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Autore: Flos Ignis    04/08/2017    6 recensioni
Una grande novità sta per sconvolgere la caotica quotidianità della gilda più forte di Fiore: due giovani maghe, Alchimiste della Luce e del Buio, chiedono di poter entrare a Fairy Tail. Il loro arrivo porterà una ventata di novità che creerà non poche situazioni piene di comicità, ma porterà anche alla luce sentimenti finora celati nel profondo dei cuori.
E proprio quando tutto sembra volgere al meglio per ognuno di loro, un evento riporterà l'antica tristezza nei cuori delle gemelle della luce e del buio; stavolta avranno i loro compagni a sostenerle nella loro battaglia personale contro l'odio, ma dovranno vincere in fretta.
Perchè c'è chi non aspetterà per sferrare il suo attacco contro la gilda che tanto l'ha ostacolato in passato. Il mago oscuro immortale è pronto a dare il via alla battaglia finale.
Ohayo minna! Un paio di appunti obbligatori: seguo la storia del manga fino al capitolo 417, dopodichè mi limito a prendere qualche spunto da quelli successivi per la mia storia.
Spero davvero di intrattenervi piacevolmente con le mie parole, che la mia storia possa trasmettervi i sentimenti che ho provato nello scriverla!
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lluvia, Lucy Heartphilia, Natsu, Natsu/Lucy, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo
                  
 

A Manto, che ha amato questa storia quanto me, che ha dato l’ispirazione per le gemelle ed il loro magnifico legame: siamo noi, sorella mia, lo saremo sempre.
A Ori_Hime, un’anima romantica che apprezzerà sicuramente l’amore che verrà mostrato in questo capitolo finale.
A tutti gli amici che mi circondano: i miei nakama, i miei preziosi legami.

 
 
Furono necessari molti giorni per sanare le ferite di quella battaglia.
La sede della Gilda di FairyTail divenne un ospedale improvvisato, amici e alleati venivano momentaneamente ospitati da loro.
Il master Makarov era stato per giorni in lacrima-conferenza con i membri del consiglio, rassicurandoli sul fatto che sì, stavolta era sicuro, il mago Zeref era definitivamente morto e tutta la magia che aveva disseminato nel continente era scomparsa insieme a lui: non ci sarebbero stati altri demoni, manufatti o sette di alcun genere che avrebbero portato il marchio del più grande mago nero mai esistito.
Erano stati acclamati come dei grandi eroi… per circa cinque minuti: poi era stata affrontata la questione dei danni alla periferia della città, delle spese per la ricostruzione, dei permessi per l’ambulatorio improvvisato, della riabilitazione pubblica dei membri della gilda indipendente Crime Sorciere…
Paradossalmente, il buon vecchio Terzo Master aveva ricevuto più critiche sulla gestione del pericolo in quella situazione che nell’ultimo anno.
Ci aveva guadagnato un mal di testa da record.
Makarov aveva scaricato le conseguenze addosso a tutti i suoi figli, spaccando timpani e mobilio tramite la trasformazione in gigante; molti di loro avevano accelerato la guarigione con metodi più o meno ortodossi pur di sfuggire a un tale concentrato di furia.
Le acque si erano calmate solo dopo molte urla e diverse ore di meditazione, imposte tramite l’ordine medico di una Porlyusika sbraitante all’urlo di: -Hai quasi novant’anni, stai fermo o ti cede il cuore, stupido!-
 
 
-Ho sentito bene?-
-Non è da te fare proprio questa domanda, Cobra!-
-È amore!-
-Potrò correre per il mondo veloce come il vento e libero come l’aria!-
-…-
Gerard Fernandez fu l’unico a non esprimere soddisfazione o incredulità per la sentenza appena emessa dalla principessa Hisui sui membri della sua gilda.
Assoluzione completa.
Secondo la legge erano maghi liberi; ma lui si chiese se fosse quella la redenzione che aveva sempre cercato, la fine di quella spirale infinita di colpe e dolore che l’aveva infettato da molti anni e che, come un morbo velenoso, si era diffusa a chi aveva avuto accanto.
Avrebbe mai perdonato sé stesso?
-Quindi ora Crime Sorciere è stata riconosciuta come gilda legale. Sono felice per te, Gerard.-
Il sole scarlatto che aveva squarciato la sua oscurità era di fronte a lui, splendida nonostante le bende bianche che ancora le fasciavano entrambe le braccia. I suoi capelli sembravano fili di seta rossa, e l’indistruttibile destino che li aveva legati fin dall’infanzia lui l’aveva sempre visto nella chioma scarlatta della custode del suo cuore.
-Ti ringrazio, Erza. Mi hanno anche nominato custode temporaneo di alcuni ex maghi detenuti per la loro riabilitazione e per il reinserimento nella società. Mi chiedo il motivo per cui la principessa abbia dato fiducia proprio a noi…-
-Non c’è nessuno più adatto a salvare qualcuno dall’oscurità di chi  in passato ne è stato vittima, uscendone vincitore.-
Titania gli rivolse il più fiducioso dei sorrisi e una volta di più lui si sentì un povero, piccolo e insignificante essere umano di fronte allo sguardo della dea cui aveva votato la vita.
Quella stessa vita che ora gli era stata restituita, senza più ombre concrete a minacciarla… una vita che non apparteneva solo a lui.
-Esci con me, Erza.-
Tutti i suoi compagni tacquero all’improvviso, Meldy ridacchiò sorpresa, ma nessun altro suono ruppe quell’istante infinito in cui gli occhi della sua Fata si erano inumiditi di commozione.
Le tese la mano, pronto ad afferrare lei, l’amore ed ogni cosa che potesse nascere da quel momento in poi tra loro.
Lei la afferrò con la solita sicurezza in volto, ma con dita tremanti: era l’attimo in cui i migliaia di frammenti delle loro vite finalmente non solo si riconoscevano e accettavano, ma iniziavano a fondersi insieme per creare l’armonia di una vita.
-Era ora che me lo chiedessi.-
-È quello che pensavamo anche noi, Master!- e tutti i suoi nakama scoppiarono a ridere, provocando un violento imbarazzo in entrambi.
Se Gerard si limitò a nascondere il rossore abbassando lo sguardo, Erza tirò fuori le sue fidate spade e iniziò a rincorrerli per tutto il piazzale della città.
Lui sorrise a quella scena, finalmente sereno.
 
 
-Perché Gray-sama è fuggito dall’infermeria?-
Il mago del ghiaccio fece una smorfia di disappunto a quella scelta lessicale, ma rispose comunque: -Era diventato insopportabile restare bloccato insieme a tutta quella gente! Siamo diventati un ricovero per pazzi da legare, perciò il permesso di uscita me lo sono preso di nascosto.-
-Ma le tue ferite…?-
-Sono guarito ormai, mi mancavano solo gli ultimi controlli. Piuttosto, devo parlare con te.-
Juvia era venuta a trovarlo a casa non appena era stata informata della sua fuga di quella notte, e ora si trovavano insieme davanti ad una tazza di thè caldo.
Alla pesca, il preferito della donna seduta di fronte a lui.
-Le tue ferite sono guarite?-
-Gray-sama è preoccupato per Juvia?- per un momento, lui non riuscì a rispondere: lo sguardo dolce e profondo di quegli occhi oltremare doveva essere dichiarato illegale.
-Avevamo lasciato una conversazione in sospeso, prima dell’arrivo di Zeref stavi cercando di confidarti...- si grattò la testa, un po’ a disagio: non era pratico di conversazioni a cuore aperto, specialmente con una ragazza.
-Gray-sama ha ragione, ma Juvia ha capito che era solo stanca di vedere i suoi amici soffrire. Juvia vorrebbe andare in vacanza per qualche giorno per rilassare la mente e ripristinare le energie, così che al ritorno sia pronta per ricominciare come sempre.-
Gray aveva effettivamente avuto la sensazione che si comportasse in modo diverso dal solito, ma erano stati cambiamenti talmente impercettibili che nessuno se ne era accorto, nemmeno lei stessa: quando Levy e Gajeel erano stati salvati dai loro amici di Sabertooth, erano semplicemente esplose tutta la stanchezza e la preoccupazione che si erano accumulate in lei nel corso del tempo.
Probabilmente una piccola pausa era davvero ciò di cui necessitava.
-Conosco un vecchio capitano di marina che vive sulla costa, una volta gli salvai la vita da un tritone arrabbiato: alla fine della missione mi offrì a un prezzo ridicolo una casa a pochi passi dal lago Fiordaliso. A tempo perso l’ho sistemata, dato che aveva bisogno di alcuni lavoretti, ma è troppo lontana per abitarci stabilmente. Ti andrebbe di venire a vederla?-
Lei batté le palpebre, emozionata e confusa, prima di saltargli addosso e strizzarlo in un abbraccio che sembrava più che altro un placcaggio spaccaossa.
A occhio e croce, l’idea le era piaciuta abbastanza.
-Gray-sama vuole portare Juvia in vacanza! Gray-sama vuole sposare Juvia e andare a vivere in quella casa dove faremo nascere i nostri figli!-
Gray si era infilato in un gigantesco, pericoloso e terrificante guaio.
E la cosa più spaventosa di tutte era proprio che ci era finito per una sua precisa volontà, e non ne era minimamente pentito.
-Beh… magari iniziamo con una semplice settimana di vacanza, che ne dici?-
 
 
-Nonno? Posso entrare?-
Il Master di FairyTail alzò lo sguardo dai documenti che stava analizzando, vedendo suo nipote sulla porta, con le nocche ancora alzate per bussare e un’espressione seria in volto che non presagiva di certo una tranquilla chiacchierata.
-Laxus, ragazzo mio. Entra pure.-
Egli quasi piegò la testa per passare sotto l’arco di legno, facendo sorridere l’anziano seduto alla scrivania.
-I feriti come stanno?- strano, non era da suo nipote temporeggiare: doveva essere qualcosa che gli stava particolarmente a cuore, quella che voleva discutere con lui.
-I bambini stanno migliorando a vista d’occhio, ormai sono quasi del tutto guariti, e in pochi giorni gli ultimi ospiti se ne andranno. Ma non sei venuto per chiedermi questo, vero?-
-Esatto. Hai iniziato ad addestrarmi come tuo successore, anche se probabilmente non accadrà ancora per molti anni. Però ho già cominciato a studiare alcuni documenti: per i membri di FairyTail ancora minorenni hai dovuto chiedere la custodia, prima di inserirli ufficialmente in Gilda, dico bene? Legalmente, sei il loro tutore.-
Makarov lo fissò stranito, senza capire il motivo per cui all’improvviso Laxus se ne uscisse con certe considerazioni, seppur giuste.
-Tutto questo è vero, ma perché hai tirato fuori l’argomento?-
Laxus rimase in silenzio per un intero minuto: aveva irrigidito i lineamenti, così che nessuno potesse leggergli l’espressione, ma già questo rivelava l’agitazione che il suo burbero nipote nascondeva malamente nel suo grande cuore.
Il dragon Slayer dei fulmini respirò profondamente, per poi domandargli qualcosa che gli fece perdere diversi battiti. Se il cuore non gli cedette sul momento fu probabilmente un miracolo.
-Voglio chiederti il permesso di frequentare Mirajane Strauss, in quanto suo padre adottivo gradirei avere il tuo consenso.-
 
 
Poco distante, nell’appartamento in cui aveva preso dimora il Drago d’Acciaio, si stava svolgendo un trasloco.
Levy aveva deciso di lasciare il dormitorio femminile per andare ad abitare con Gajeel dopo che questi gliel’aveva chiesto, seppur a modo suo, e come c’era da aspettarsi lei si era portata dietro più libri che vestiti.
Erano due giorni che stavano vivendo nel caos più completo, tra tubi di ferro, spade e romanzi d’avventura: Lily si era occupato di raccattare le armi, Gajeel di spostare i mobili e Lily di sistemare gli oggetti più piccoli, ma erano ancora in alto mare.
-Lily, mi serve una mano: queste mensole vanno tolte per mettere il nuovo armadio.-
L’exceed si avvicinò a Levy nella sua forma cresciuta portando il mobile nella stanza, mentre Gajeel schiodava e mangiava le parti in ferro… di nuovo.
-Kurogane, smettila di mangiare tutti i chiodi che trovi o dovremo comprarne altri!-
Lui fece per rispondere, ma senza più viti le mensole caddero in testa a tutti insieme ai ninnoli ed ai libri che sostenevano. Caddero l’uno addosso all’altro, mentre Lily rimpicciolì con uno sbuffo di fumo.
-Ahi ahi…-
Levy si passò la mano sulla testa, massaggiandosi i bernoccoli.
-Gamberetto, sei un peso piuma, ma se non ti sposti non posso alzarmi… né garantire per la tua incolumità.- terminò lui con ben più di un pizzico di malizia malcelata.
Solo allora lei si accorse di essere stesa sul suo compagno, completamente spalmata addosso a lui. L’elettricità tra loro nacque dal nulla, come ogni volta in cui si toccavano, e fu così improvvisa e violenta che non videro il loro piccolo amico sgattaiolare via per lasciarli soli.
-La casa sarà più piccola con te qui dentro, anche se non occupi molto spazio piccola come sei…-
-Buzzurro insolente!-
-…in compenso i tuoi libri sono così tanti da restringere di parecchio lo spazio vitale!-
-Che antipatico! Se non ti vado bene posso anche andarmene...-
Occhi tristi, che il suo compagno non poteva sopportare in alcun modo, lo spinsero a concludere il concetto che voleva passasse in quella testolina blu che tanto adorava e che spesso l’aveva mandato in confusione.
-Ovvio che non voglio te ne vada, ti ho chiesto io di trasferirti qui.-
-E allora perché…-
-Se c’è meno spazio, sei costretta a starmi più vicina.-
Lei arrossì deliziosamente, tanto che Gajeel iniziò a divorarla. E lei, piccola com’era, non ebbe certo la forza o la volontà per opporsi…
 
 
Alle porte della città, cinque figure stavano svolgendo i saluti di rito prima di una lunga separazione.
-Dunque state partendo?-
-Siete sicuri di stare bene?-
Angie aveva quasi le lacrime agli occhi, ma sapeva che quel giorno sarebbe arrivato presto: avrebbe solo voluto un po’ più di tempo per conoscere quei ragazzi così speciali, e poi chissà quando li avrebbero rivisti!
Anche Iris era dispiaciuta, ma lo dimostrava certamente di meno. Si era divertita come non mai in quei giorni, tutti i loro amici si erano fatti in quattro per farle distrarre dalla tragedia evitata per un soffio e ce l’avevano fatta.
Anche gli alleati che non avevano ancora avuto occasione di conoscere erano stati incredibilmente gentili con loro, scambiando chiacchiere leggere e battute mordaci tra loro e i membri di Fairy Tail che conoscevano meglio.
Anche a distanza di giorni, le gemelle ridevano come pazze al ricordo delle assurde gare di Natsu e Sting, o le battute insinuanti di Lyon a Gray-sensei sulla sua imminente vacanza in compagnia.
-La sede di Lamia Scale non è molto distante, sono solo poche ore di treno: verrò a trovarvi quanto prima, soprattutto perché ora che il mio caro fratellino si è finalmente dato una mossa con la bella Juvia, qualcuno dovrà pur darsi da fare per impedirgli di mandare tutto a monte! Anche se ammetto che il mio cuore ha subito un brutto colpo per questo smacco…-
-Lyon-san, sono certa che Gray-sensei avrà molta cura di Juvia-san: non devi temere per lei.- Angie era leggermente in soggezione, quegli occhi neri la mandavano in confusione, ma ci teneva a scambiare qualche ultima parola con lui prima di salutarlo.
-Ti ringrazio piccola, sei molto gentile e posata per la tua età, ma soprattutto sei davvero troppo dolce per farti traviare da qualcuno: stai attenta, che sei circondata da ragazzi che potrebbero traviarti!-
Prima che lei trovasse una risposta adatta, ci pensò sua sorella Iris a rispondergli, distraendosi un momento dal suo commiato con i Draghi Gemelli. In particolare da Rogue, il mago dagli occhi malinconici che aveva tentato di salvarle…
-Non preoccuparti per lei, è perfettamente al sicuro! La difendo io, e se pensi che ‘i ragazzi che potrebbero traviarla’ siano Natsu o Gray-sensei allora sei davvero uno stupido! Loro le vogliono bene, tutto qui. Cosa c’è di male?-
-Iris, non parlare così!-
-Non preoccuparti piccola Angie, non saranno le parole di una bambina a risentirmi… Hai ragione piccola peste, non c’è nulla di male nel volerle bene, anzi è davvero facile affezionarsi. Le stavo appunto facendo l’augurio che questo non cambi.-
Il Mago del Ghiaccio fece un sorrisetto ghignante a Iris ed uno più dolce ad Angie, prima di voltarsi e intraprendere la strada di casa.
Lanciando un ultimo saluto che fece battere forte un piccolo cuore coraggioso.
-La prossima volta che ci vedremo, piccola Angie, sarai diventata una bella signorina! Sono ansioso di rivederti! E tu bada a lei, sorella pestifera!-
-Puoi giurarci, brutto Iceberg dai capelli a punta!-
Angie non rispose a voce, ma impresse a fuoco quelle tenere parole che l’avevano scaldata piacevolmente. Consapevole che per lui erano state appena frasi amichevoli, ma finalmente sicura che per lei avessero un significato particolare.
Il tempo avrebbe visto il futuro che avrebbero percorso.
-Iris, io vado ad aiutare Lucy-nee a cucinare. Tu finisci pure con calma i tuoi saluti, ci vediamo a casa più tardi!-
Fece un piccolo occhiolino alla gemella, salutò un ultima volta i Draghi Gemelli e prese a costeggiare il fiume per tornare a casa.
Rimasero in tre.
-Dobbiamo ripartire anche noi. È stato davvero un piacere conoscerti, Iris-chan!-
Sting la strinse in un amichevole abbraccio che lei ricambiò di cuore: erano diventati buoni amici in quei pochi giorni, si erano scoperti molto simili ed era stato facile come respirare scoprirsi a ridere insieme.
Le sarebbe mancato, senza dubbio alcuno, ma mai quanto l’altro ragazzo che, ora che lo guardava bene, sembrava un po’ teso.
Si staccò da Sting per avvicinarsi a lui , che si era notevolmente rilassato nel momento in cui aveva visto i due separarsi. Sting si allontanò un po’, lasciando agli ultimi due rimasti di salutarsi con un minimo di privacy: gliene fu decisamente grata.
-Io ancora credo di doverti ringraziare, Rogue: hai rischiato la tua vita per salvarmi, per andare a cercare Angie…-
-Non devi ringraziarmi, l’ho fatto volentieri: non potevo permettere che Zeref vi facesse del male, e comunque alla fine il mio aiuto non è servito a molto.-
-Ma non è certo stata colpa tua se noi abbiamo deciso di sacrificarci! Non fraintendermi, sono contenta di essere viva, ma se Natsu non fosse riuscito a sconfiggerlo, se noi fossimo riuscite ad arrivare fino in fondo, io comunque non avrei rimpianti. So di aver fatto del mio meglio per proteggere Fairy Tail e questo mi basta.-
-Sei una ragazzina davvero coraggiosa… e spericolata. Sei davvero forte, Iris, e molto matura.-
-Non sono sicura di essere così brava come dici:non ho il coraggio di perdonare che ha Angie, infatti ancora sono in collera con nostro… beh, con quello che ci ha messo al mondo, e non ho nemmeno la forza necessaria a salvare me stessa e mia sorella… saremmo morte, se non fosse stato per i nostri nakama e tutti voi che siete corsi in nostro soccorso.-
Rogue la fissò in silenzio per qualche istante, scrutando i lineamenti tesi, quasi mortificati della bambina cresciuta troppo in fretta che lo fissava con una muta sfida nello sguardo.
Si avvicinò piano, abbracciandola con delicatezza. Soppresse violentemente l’impulso di partire a razzo e portarla via con sé, facendo prevalere l’Uomo al Drago che avrebbe solo voluto marcare il territorio.
Ma Iris era solo una bambina, era ancora troppo piccola e lui la amava già abbastanza da volere il suo bene: per il momento il bene di lei era stargli lontana, almeno fisicamente, finchè non fosse cresciuta abbastanza per capire i sentimenti e ciò che comportavano.
-Nessuno pretende che tu sia sempre imbattibile, ora non sei più solo tu che proteggi la tua gemella, ora è tutta la Gilda che protegge entrambe. Hai tutto il tempo del mondo per diventare forte, ora che Zeref non rappresenta più una minaccia alle vostre vite. Per quel che vale, io sono felice che tu sia viva.-
Le vennero le lacrime agli occhi, ma non pianse. Ciò su cui non aveva controllo invece erano le emozioni che avevano scatenato quella sua reazione commossa: calore, affetto e protezione.
Nulla di male le sarebbe accaduto tra quelle braccia, ne aveva avuto la conferma durante la battaglia del resto: l’avevano protetta e l’istinto le diceva che l’avrebbero fatto sempre.
Non era abituata ad essere lei quella protetta, solo da pochi mesi aveva ricominciato a sentirsi quasi bambina, quando ancora l’innocenza ti portava ad affidarti alle persone più grandi perché ti sostenessero.
Ma aveva comunque quasi tredici anni ormai, perciò l’infanzia era un’età passata, e tutto ciò che aveva passato l’aveva resa più matura della sua età.
Ora che si trovava avvolta in quell’abbraccio, si sentì bambina e ragazza al contempo, e l’unica cosa sensata che riuscì a fare fu ricambiare saldamente, aggrappandosi come per non annaspare nel turbine di sentimenti che le albergavano nell’animo.
-Ti voglio bene, Rogue. Mi mancherai.-
Ciò che le era uscito con un filo di voce contro la sua volontà era assolutamente reale, ma Iris lo percepiva come incompleto per qualche ragione. Tuttavia, le risultava difficile ragionare in quella situazione, per cui lasciò perdere e si staccò, pur malvolentieri.
Lui sorrise appena, evidenziando il rossore contenuto delle guance, ma gli occhi cremisi ardevano di gioia quasi selvaggia: il grigio tempesta di lei quasi si perse nuovamente in quei rubini caldi e solitamente dolci che ora parevano brillare come gemme.
-Anche io, Iris. Sono sicuro che ci rivedremo molto presto. Fino ad allora, tieni questo per me: è un amuleto, ti proteggerà al posto mio.-
Il Drago d’Ombra le prese una mano e vi depositò qualcosa, chiudendole poi le dita sul misterioso talismano. Fece a malapena in tempo a ringraziarlo nuovamente che lui sparì, inghiottito dalle sue ombre.
Triste per quella separazione, aprì il piccolo pugno per osservare ammirata il piccolo ciondolo che pendeva da un laccio in cuoio: due draghi, uno bianco e uno nero, intrecciati saldamente tra loro a formare un perfetto cerchio, ammiccavano con due piccole pietre al posto degli occhi.
Non era un’amante dei gioielli, ma quella collana le parve un tesoro meraviglioso e la indossò immediatamente.
Da quel momento, il ciondolo non avrebbe più lasciato il suo collo.
 
 
-Le bambine dormono?-
-Sì, erano stanche dopo la festa d’addio che abbiamo celebrato tutto il giorno , e tristi per gli ultimi saluti.-
-Hanno unito i letti per dormire insieme…-
-Stai tranquillo Natsu, non credo sia di nuovo per gli incubi. Sono solo loro, che si vogliono bene e hanno voglia di dormire vicine.-
Chiusero piano la porta della stanza per non rischiare di svegliare le gemelle, per poi scendere le scale e sedersi insieme su un divano. Si presero per mano, fissandosi silenziosamente. A volte, le parole non erano necessarie.
Lucy baciò il suo Compagno lentamente, assaporando ogni momento, godendosi finalmente un attimo solo per loro per la prima volta da troppi giorni.
C’era stato troppo da fare, troppe ferite da sanare e troppi commiati per concedersi un po’ di intimità, ma ciò non significava che non si fossero mancati.
-Luce…-
Natsu le prese il volto tra le mani, fissandola con uno sguardo così adorante che le ginocchia divennero gelatina, ma per fortuna erano entrambi seduti.
-Ti devo la vita, Lucy: a te, Iris e Angie , che mi avete risvegliato l’anima e la coscienza, oltre ai ricordi. Grazie.-
-Non potevo permettere ad un demone di portarti via da me, da questa famiglia. Non che tu non abbia tentato di lasciarci indietro per fare tutto da solo…-
-Ti chiedo scusa per questo, ti prometto un’altra volta che non accadrà mai più.-
-Spero sia l’ultima volta che abbiamo bisogno di fare questa conversazione…-
-In realtà è proprio di questo che volevo parlarti. Le parole probabilmente non basteranno più, perciò voglio dimostrarti con i fatti che non andrò da nessuna parte senza di te, mia Luce.-
Le sollevò dall’abbraccio in cui erano immersi, per poi baciarla nuovamente, stavolta con passione crescente, ma era come se le stesse parlando sulle labbra, come se le volesse comunicare qualcosa di importante il più vicino possibile al suo cuore.
Quando si separarono, lei aveva il fiato corto per l’emozione. Avrebbe mai smesso di tremare così dopo un solo bacio del suo amato? Sperava di no.
Intrecciarono occhi e mani, mentre Natsu scivolava in ginocchio davanti a lei, ancora seduta sul divano.
Determinato come poche altre volte era stato in vita sua, Natsu le chiese qualcosa di straordinario, promettendole in cambio qualcosa che solo lui poteva donarle, qualcosa che lei già custodiva: il suo cuore.
-Tu sei la mia Compagna, e insieme ci prendiamo cura delle bambine. È come se fossimo già una famiglia, ma manca ancora qualcosa. Vorrei che tu sapessi, mia Luce, in ogni istante della vita che intendo passare con te che non esisterà luogo in cielo o in terra in cui noi saremo separati. Ti chiedo di passare insieme il resto delle nostre vite, di fidarti di me abbastanza da affidarmi per sempre il tuo prezioso cuore. Il mio, tu lo avrai sempre, in ogni caso, qualsiasi sia la tua risposta… vuoi sposarmi?-
Lucy pianse di gioia, senza fiato e senz’anima… quelle poche, romantiche frasi glieli avevano strappati via, ma se erano il prezzo per sentirsi così felici, allora lei non li rivoleva indietro.
-Sì!-
Riuscì appena a sussurrarlo prima di baciare il suo fidanzato, acconsentendo a qualcosa che era già accaduto: il suo cuore apparteneva a lui da molto tempo e non aveva la minima intenzione di riprenderselo.
Una nuova pagina della loro vita stava per cominciare, piena di nuove, emozionanti avventure da dividere in due… in quattro… o forse, anche se ancora nessuno di loro poteva saperlo, in cinque.
 
 
 

Note finali:
Non mi sembra vero: è davvero finita?
Quest’avventura durata così tanti mesi, che ancora prima di venir messa per iscritta era nata nel mio cuore, ora è finita.
Come ogni volta che si conclude qualcosa, mi sento triste. Normale, perché scrivere Light’s & Shadow’s Maker mi ha fatto compagnia, consolata, rallegrata, commossa.
Ma al tempo stesso, era ora di mettere un punto fermo, perché le mie adorate gemelle ora sono pronte a volare da sole in questo mondo che io ho preso in prestito dal mitico Mashima, arricchendolo di due piccole maghe che mi hanno riempito il cuore.
Spero che chiunque sia giunto e giungerà fin qui possa aver apprezzato la loro storia: quest’ultimo capitolo è dedicato un po’ a tutti i personaggi, ho voluto dare un piccolo spazio a ciascuna coppia, più o meno dichiarata, perché volevo che tutti voi poteste vedere tutti questi tipi di amore come li vedo io, anche solo per un attimo.
Perché l’amore è magico, sfida le leggi naturali: quando viene condiviso, invece di diminuire esso si moltiplica, si espande di cuore in cuore e divampa senza controllo.
Durante il periodo in cui ho scritto questa storia, sono stata innamorata: per la prima volta in vita mia, ho completamente perso la testa per qualcuno che non mi ricambiava, ma a suo modo mi ha fatta sentire speciale. Ora che tutto è finito, mi sembra quasi poetico che anche la mia storia debba concludersi, ma nonostante le mie pene di cuore ho voluto mantenere il lieto fine che avevo in mente fin dall’inizio.
Sapete perché? Il motivo è che queste storie servono a dare speranza a cuori spezzati come il mio, perciò ho un messaggio per tutti coloro che amano, ameranno, hanno amato: ne vale la pena.
Qualsiasi epilogo attende l’amore di ognuno di noi, vale sempre la pena di costruirne la storia.
Ora che ho finito con l’angolo introspettivo, passo a ringraziare tutti coloro che hanno letto, seguito, ricordato, preferito e recensito questa storia. Non ce l’avrei fatta senza tutti voi!
Forse un giorno tornerò a scrivere di due gemelle molto speciali, sarebbe meraviglioso farlo… voi che ne pensate? Vi piacerebbe leggere le loro future avventure?
Fino ad allora, Iris ed Angie resteranno nel mio cuore e in quello di mia sorella, la mia cara Manto, da cui sono state originate; ma resteranno anche dentro ognuno di voi, se almeno un po’ le avete amate.
Ora è davvero finita. Grazie a tutti per aver condiviso con me questa splendida avventura!
Flos Ignis
  
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