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Autore: AlnyFMillen    04/08/2017    2 recensioni
|Harry Potter AU|
Aprì gli occhi di scatto, il blu delle iridi brillante per determinazione. Impugnò decisa la bacchetta e batté leggermente sul bordo del bicchiere, prima di pronunciare le fatidiche sillabe.
"Evanesco"
Attese pazientemente che la magia si compisse - cinque, dieci, quindici secondi - eppure non accadde nulla.
"Ma perché non mi riesce?" piagnucolò, afflosciandosi contro il tavolo come un palloncino sgonfio.
Congiunse le braccia e vi affondò il viso, con tutta l’intenzione di rialzare il capo ed incominciare a picchiare ripetutamente la fronte sugli avambracci. Aveva sbagliato ancora, nonostante avesse seguito le istruzioni così alla perfezione. Era decisamente un caso perso! Non poteva certo sperare di passare l'interrogazione in quel modo. Già vedeva la scritta marchiata a fuoco sulla sua fronte: bocciata.
Genere: Fantasy, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Alya, Chloè, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Sabrina
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Easy...




Va bene, ce la puoi fare.
La ragazza socchiuse le palpebre, prese un gran respiro e buttò fuori.
Non c'era nessun bisogno di essere nervosa, si ripeté. Doveva stare calma. Nulla sarebbe potuto andare per il verso sbagliato, non quella volta. Si era impegnata come mai in vita sua, doveva assolutamente andare bene.
Strinse convulsamente le prime falangi attorno al bordo della sedia, fin quando non sentì le nocche diventare bianche. Cominciò a contare, prima incerta, più avanti sempre più convinta.
Uno...
Sapeva? Era stata l'intera mattinata attaccata ad una misera paginetta, leggendo e rileggendo più e più volte le stesse, identiche righe, pronta a scattare verso la biblioteca alla più minima incertezza. Aveva cercato, spulciato, sezionato ogni singolo procedimento e studiato attentamente quelle sei fatidiche lettere che ora la mettevano in crisi.
Quindi si, sapeva, ne era piuttosto sicura.
Due...
Intrappolò il labbro inferiore tra i denti e corrugò leggermente le sopracciglia. La fronte si increspò all'attaccatura coi capelli, il naso arricciò verso destra. Le sarebbero venute le rughe a forza di fare tutte quelle smorfie.
Due e mezzo...
Beh essere “sicura, constatò leggermente intimorita dai suoi stessi pensieri, era una parola grossa se associata ad una come lei. Per meglio dire, non si sentiva una completa incapace. Non ancora almeno. Che il Cappello Parlante avesse fatto cilecca quando, al momento dello smistamento, l'aveva inserita in Grifondoro? Insomma, poteva dirsi molte cose, ma la sicurezza tipica della sua casa proprio non le si addiceva. Lei per prima era rimasta in parte sorpresa, soprattutto perplessa nel non sentirsi nominare Tassorosso, tanto che aveva dovuto domandare ben tre volte per avere conferma di ciò che le sue orecchie avevano sentito.
Scosse la testa, dando così la possibilità ai due codini posti sui lati del capo di ondeggiare a destra e sinistra. Continuò la sua ascesa, prima che lo sconforto potesse abbracciarla completamente.
Due e tre quarti...
L'oggetto?
Sbirciò dall'occhio destro giusto per essere sicura che il calice posizionato a pochi metri dal suo naso non fosse scomparso, poi lo richiuse di scatto.
Si, l'oggetto c'era. Anche se nel tempo in cui aveva richiuso gli occhi poteva benissimo essere scomparso e... No. Il calice era lì. Che lei lo vedesse oppure no, era lì. Convinta di quello, poteva andare avanti. Non avrebbe permesso all'incertezza di bloccarla nuovamente.
Aveva tutto: poteva farlo.
Tre.
Aprì gli occhi di scatto, il blu delle iridi brillante per determinazione. Impugnò decisa la bacchetta e batté leggermente sul bordo del bicchiere, prima di pronunciare le fatidiche sillabe.
Evanesco
Attese pazientemente che la magia si compisse — cinque, dieci, quindici secondi — eppure non accadde nulla.
“Ma perché non mi riesce?”, piagnucolò, afflosciandosi contro il tavolo come un palloncino sgonfio.
Congiunse le braccia e vi affondò il viso, con tutta l’intenzione di rialzare il capo ed incominciare a picchiare ripetutamente la fronte sugli avambracci. Aveva sbagliato ancora, nonostante avesse seguito le istruzioni così alla perfezione. Era decisamente un caso perso! Non poteva certo sperare di passare l'interrogazione in quel modo. Già vedeva la scritta marchiata a fuoco sulla sua fronte: bocciata.
Sicuramente l’incantesimo avrebbe fatto fiasco e la professoressa Tikki se la sarebbe presa con lei, additandola come scansafatiche, rimproverandola. L’ennesima figuraccia di dimensioni stratosferiche, per di più davanti ad Adrien.
Già, Adrien. Adrien che forse avrebbe finalmente capito quanto lei fosse davvero incapace, che forse non le avrebbe più rivolto la parola fino alla fine dei suoi giorni. Se lo meritava, non gli avrebbe dato torto. Una babbana mancata, ecco cos'era. Se non riusciva nemmeno a far sparire un semplice bicchierino, come poteva anche solo pensare di riuscire addirittura a far apparire, chessò, qualcosa di molto più grande?
“Perché, perché, perché?”. Non chiedeva molto, solo che le fosse spiegato il perché.
“Se stai cercando il motivo per cui quella smorfiosa di Sabrina Raincomprix ha tutta l'aria di volermi incenerire — con scarsi risultati, oserei dire — sarò lieta di risponderti, mia cara amica di intelligenza inferiore!”, trillò una voce, pochi metri più in alto dalla sua testa piegata.
“Di intelligenza estremamente inferiore”, mugugnò la ragazza, senza cambiare posizione nel riconoscere il tono scherzoso della sua migliore amica.
“Uhm, testa bassa e braccia incrociate... Quali pensieri negativi ti ha portato il vento oggi?”, domandò Alya Césaire, Corvonero fin al midollo.
Marinette emise un verso animalesco, nel mentre poggiava la guancia destra all’altezza del gomito, così da potersi voltare verso l’altra. La ragazza se ne stava lì, a guardarla con un misto di rimprovero, sconcerto e divertimento, le braccia incrociate sotto al seno. Immaginò non fosse tanto difficile dedurre il suo stato d’animo, vedendola così spalmata sul suo spicchio di tavolo, con i libri e le pergamene sparpagliate ovunque e i più strani oggetti appoggiati lì nelle vicinanze. Era proprio messa male, non ci voleva tutto questo gran spirito investigativo per capirlo, specialmente per qualcuno che la conosceva così a fondo ed aveva un intelletto più sviluppato della media.
“Non capisco perché non mi riesce”, piagnucolò la corvina, alzando il capo e fissando con aria vagamente imbronciata prima il calice, poi la sua bacchetta. “Le ho provate tutte.”
“Andiamo, Marinette: mancano ancora tre ore al compito. Ce la farai. C’è riuscito quella cima di Kim, figurarsi se vieni bocciata tu”, la rassicurò l'amica, prendendo una sedia da lì accanto e accomodandosi.
Fatto ciò, diede poi uno sguardo al caos che regnava sul tavolo e, con un movimento non proprio gentile del braccio, scansò alcuni tomi dall'aria abbastanza pesante, così da poter appoggiare un gomito sulla superfice legnosa. La neo-asiatica sospirò, sconsolata, l'altra cercò di sdrammatizzare muovendo la mano su e giù poco lontano dal suo viso.
“Fidati di una che se ne intende, sei solo stanca.”
Marinette si limitò a riflettere per qualche istante, poi prese un gran respiro e alzò definitivamente il capo.
“Hai ragione, ho solo bisogno di distrarti”, dichiarò allora, ostentando un minimo di sicurezza in più.
“E io so anche cooome”, cantilenò Alya, dondolandosi sulla sedia.
Le sorrise spontaneamente. Eccolo il centro del discorso, quello per cui l’amica si era avvicinata e che aveva avuto intenzione di rivelarle, poco prima di scoprire il suo stato d'animo.
“Perché Sabrina vuole ucciderti?”, domandò allora curiosa, accantonando per un attimo il problema della scuola e chiudendo a chiave il fatidico cassetto interrogazioni.
“Indovina”, incitò la Corvonero, esaltata.
“Fammi pensare...”
Assottigliò lo sguardo azzurro per concentrarsi.
Non aveva certo un cervello di dimensioni enormi, ma un piccolo quesito credeva di poterlo risolvere. Se Alya sembrava così estasiata, un motivo doveva pur esserci, era sicuro tanto quanto il fatto che glielo avrebbe detto più che direttamente entro pochi secondi.
Batté un dito sulle labbra, concentrata.
Eppure voleva arrivarci da sola, non avrebbe ceduto. Dopotutto, era lei quella che doveva distrarsi, no?
Se non è perché ha preso un voto molto alto, allora...
Probabilmente c'entrava un ragazzo, ma chi e in che contesto non le era ancora dato sapere. Forse, ma solo forse, poteva collegarsi tutto al ballo che si sarebbe tenuto di lì a breve.
Sbarrò gli occhi stupita.
“C'entra forse un certo ragazzo e un certo ballo?”, domandò, sorridendo ammiccante verso l'amica.
Quella rise ad alta voce, poi annuì, cercando di reprimere un sorriso fin troppo smagliante che fece ulteriormente insospettire la corvina.
“Aspetta, aspetta, non dirmi che lui è...”, disse allora, sempre più contenta.
Alya annuì di nuovo, questa volta ancora più energicamente.
Non era raro che si infatuasse di qualche nuovo alunno, potessero essere questi matricole o diplomati. Alle volte, nei corridoi, faceva persino delle osservazioni considerevoli su qualche professore, più o meno giovane. Mai che mancasse di analizzare ogni singolo dettaglio di un ragazzo: se per esempio un individuo di sesso maschile passava accanto al tavolo dove stavano studiando, subito lei si rivolgeva a Marinette, pronta a far domande su domande per sapere cosa ne pensasse. Inutile dire che la povera ragazza non s'accorgeva quasi mai di nulla e cadeva dalle nuvole ogni qualvolta l’altra le faceva il terzo grado.
Si chiedeva spesso, Marinette, come facesse a registrare i più minimi dettagli in pochi secondi, ma spesso l'amica si limitava a rispondere proclamandosi una persona attenta ed oggettiva. Eppure, nonostante i commenti fossero molteplici, non rimanevano altro che tali e nessuno di loro si era mai concretizzato.
Più volte aveva sospettato ci fosse qualcosa sotto. Insomma, tanti bei ragazzi, alcuni dei quali anche ben disposti a intraprendere una relazione, ma nessun fatto. Alya aveva sempre rifiutato qualsiasi tipo di uscita al di fuori di alcune singole eccezioni.
E da lì, la verità. Nessun dubbio, il ragazzo misterioso poteva essere uno ed uno soltanto.
“Nino me lo ha chiesto, mi ha chiesto di andare al ballo con lui!”, sbottò alla fine quella che ormai sembrava più una bomba ad orologeria che un
adolescente.
"Lo sapevo!", fece la Grifondoro.
Entrambe, senza neanche rendersene conto, avevano abbandonato le proprie postazioni, congiunto le mani in avanti e incominciato a saltellare assiduamente.
“Ancora non ci credo!”
“Starete benissimo!”
“Lo spero davvero!”
La prima a fermarsi fu Marinette. Si bloccò di punto in bianco e prese per le spalle l’amica.
“Devi assolutamente raccontarmi tutto”, disse seria, prima di accorgersi che un piccolo gruppetto nelle vicinanze le stava osservando stranito.
Le guance arrossirono lievemente e lei si affrettò a sedersi, un po’ a disagio.
Alya, però, continuava incurante a restare in piedi, troppo eccitata per rimanere ferma. Nonostante ciò, forse più infastidita che imbarazzata dalle occhiate che si erano catalizzate su di lei, si poggiò pesantemente sul sedile, muovendo convulsamente le mani mentre iniziava a raccontare.
“Per farla breve: ero davanti all'ingresso del dormitorio assieme a Nino, con cui ho in comune il corso di Difesa”, iniziò, guardando l'amica in cerca di conferma.
Marinette annuì, poggiò il mento sul palmo della mano, pronta al racconto.
“Sfortunatamente — o meglio, fortunatamente, considerando come si sono andati a sviluppare i fatti — avevo dimenticato il libro di testo sulla scrivania. Non potevo presentarmi a lezione senza, l
insufficienza sarebbe stata assicurata. Così lui si è offerto di accompagnarmi a recuperarlo, dicendo di dover salutare un suo amico da quelle parti o qualcosa di simile. Ma sai com’è per entrare da noi, o risolvi l'indovinello o rimani fuori, e diciamo che sono stata molto vicina dal restare lì per tutto il giorno.”
Si guardò poi attorno, prese una piuma, un foglio dal tavolo e recuperò l’inchiostro, ringraziando il cielo che non si fosse rovesciato a terra in tutto quel marasma. Iniziò quindi a scarabbocchiare una porta e due omini stilizzati dalle sembianze vagamente similari ai due protagonisti del racconto. Senza preavviso, balzò in piedi.
“Caso ha voluto che, proprio in quell’istante, passassero di lì quelle serpi di Chloé e Sabrina. Naturalmente non potevano continuare come se nulla fosse la loro passeggiatina e si sono fermate. Non so bene come ci siamo arrivati, ma una cosa tira l’altra e Chloé ha cominciato ad insinuare che fra me e Nino ci fosse qualcosa”, arricciò le labbra in una tipica posa schifata, il povero foglio succube della penna.
”Nino è diventato rosso come un peperone. Sembravi tu con il signorino Agreste, avresti dovuto vederlo.”
“Ehy!” protestò Marinette.
“Che c'è? E’ vero. Comunque, io ho semplicemente risposto pan per focaccia tirando in ballo Kim. E a proposito di ballo, è uscita fuori la questione delle coppie e degli inviti. Quella reginetta dei miei stivali ha dichiarato di andare con Adrien, cosa di cui dubito fortemente, mentre Sabrina stava per chiederlo a Nino, così su due piedi, solo per farmi dispetto. Ma in quel momento”, avvicinò le mani tra loro e simulò un’esplosione con tanto di effetti sonori, piegando le dita e poi stirandole di botto. “Lui si è svegliato dal trance, ne ha dette quattro a quelle due galline, si è voltato verso di me e mi ha invitato. Inutile dire ho acconsentito”, concluse soddisfatta, un’espressione gongolante stampata in volto.
“Finalmente, sono contenta per voi”, dichiarò la corvina, sorridente.
“Già, ora mancate solo tu ed Adrien da accoppiare e poi il quartetto felice sarà completo.”
“C-Cosa?” 
Alya sbuffò sonoramente e tornò a sedersi di fronte all'amica. L'occhiata che le
dedicò non prometteva nulla di buono: era in arrivo un bel discorso motivazionale.
“Su, Marinette, quando ti deciderai a dichiararti? Ormai sono anni che va avanti questa storia, non puoi più continuare in questo modo o quell'oca di Chloé te lo porterà davvero via”, la rimproverò.
Marinette sospirò a sua volta, il capo chino.
“Lo so Alya ma... oh, insomma! Lui è bellissimo, intelligente, simpatico, assolutamente perfetto. Guarda me. Sono solo una semplice maghetta da quattro soldi che non riesce a fare nemmeno il più semplice degli incantesimi”, mormorò afflitta, dando uno sguardo alla tavolata.
"Marinette Dupain-Cheng!", urlò l'altra, tanto forte da farla sobbalzare. “Che fine ha fatto la ragazza, così determinata e coraggiosa, nonostante la sua timidezza? Che fine ha fatto quella ragazza che, il primo giorno di scuola, ha affrontato Chloé a viso aperto, senza che nessuno glielo avesse chiesto? Che fine ha fatto la mia amica?” 
“Non lo so, davvero non lo so!”
Alya la osservò prendersi il viso fra le mani e scuotere ripetutamente il capo. A quel punto le venne da sorridere.
“Bene. Allora, la prossima volta che incontriamo Adrien, direi che potresti tentare la sorte ed invitarlo al ballo”, decretò, poggiando le mani sui fianchi e assumendo una posa degna del miglior comandate che, vittorioso, torna dalla battaglia.
“Alya...”, tentò la corvina, ma l
altra stava già sventolando lindice a destra e sinistra in segno di dissenso.
“Niente Alya e Alya”, la fermò sorridente.
Fece per aprire bocca nuovamente, quasi sicuramente al fine di rincarnare la dose di sicurezza nella sua decisione, ma la vista di qualcosa vicino l'entrata del portone la bloccò.
La neo-asiatica osservò con timore il sorriso a trentadue denti delinearsi sul viso dell'amica e, seguendo la traiettoria del suo sguardo, raggiunse l'oggetto che aveva attirato la sua attenzione.
Subito il cuore accelerò la sua folle corsa nella gabbia toracica.
Un Troll in Trasfigurazione sarebbe stato una cosa da niente, in confronto a ciò che stava per affrontare.



  
 

 
 
A(l)n(y)golino

Salve a tutti^^
Ebbene si, Alny è tornata ad assilarvi! Questa volta, mi butto su un AU a tema Harry Potter. Più e più volte, girando per il web, ho intravisto immagini che fondevano i due argomenti. Quindi mi sono detta: perchè non scriverci qualcosa? Beh, in realtà ci sarebbero molti motivi per non scriverci, ma ce ne sono comunque altrettanti che sostengono il contrario u.u 
Questa mini long era nel computer da un po', ma solo oggi mi sono decisa a postarla. Uhm... Cosa ne dite? Un po' una cretinata? Io ci ho provato.
Una piccola informazioncina: il ballo di cui si parla è, ovviamente, il Ballo del Ceppo, e quindi la storia si ambienta durante i mesi invernali.
E niente, grazie per aver letto!
Salutoni,
AlnyFMillen
 
 
 
   
 
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