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Autore: Arya Tata Montrose    04/08/2017    1 recensioni
Le sue labbra si tirarono in un sorriso, mentre si faceva strada nella sua mente il pulsare classico del dopo-sbornia. Immediatamente, Ochako sembrò ricordare: la sera prima, c’era stata la riunione della sezione A e, come era ben immaginabile, si erano ridotti proprio male.
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Sequel stupido di "Corde sulla sabbia", un po' di ironia partita da una vignetta ancora più stupida.
[Kacchako][Post-canon][997 words]
Genere: Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katsuki Bakugou, Ochako Uraraka
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Good-ass Morning
 
 

 
Si svegliarono con il rumore delle onde del mare e l’odore di salsedine misto al caffè fresco. Spirava una frizzante brezza marina ed all’orizzonte il sole aveva appena cominciato il suo percorso attraverso il cielo, mentre si dalla spiaggia si levavano grugniti di ogni sorta. 
Ancora, Ochako non aveva aperto gli occhi, ma percepiva forte i raggi del sole premerle gentilmente sulle palpebre poiché levasse il suo sguardo sul nuovo giorno. Sotto di lei, vibrava il petto di Bagugou, scosso da qualche suono indistinto che classificò come “’giorno”. Le sue labbra si tirarono in un sorriso, mentre si faceva strada nella sua mente il pulsare classico del dopo-sbornia. Immediatamente, Ochako sembrò ricordare: la sera prima, c’era stata la riunione della sezione A e, come era ben immaginabile, si erano ridotti proprio male. Kaminari e Kirishima sembravano aver svaligiato ogni scaffale di alcolici di ogni negozio della città. Per una sera, dopo tanto tempo, erano stati normali ragazzi della loro età, senza l’incombere delle loro vite da eroi. Che normali fosse una parola grossa, poi era assodato, ma tutti avevano riadattato ai loro standard il significato di quella parola. 
Una nuova vibrazione sembrò percorrerla, assieme a degli strani colori che si proiettavano sulle sue palpebre ancora chiuse. Questa volta, la voce roca ed impastata dal sonno di Bakugou aveva formulato delle parole comprensibili, sebbene mormorate. 
Anche Ochako brontolò una risposta e seppellì nuovamente il suo viso nel petto del ragazzo, chiedendo altri cinque minuti in quella quiete così… eterea. 
Lo sentì emettere un profondo respiro, rimanendo fermo sotto di lei, mentre lei stringeva per un secondo l’abbraccio in cui l’aveva stretto: la gamba in mezzo alle sue, la testa sul suo petto e un braccio che lo tratteneva accanto a sé. Sentì la mano di Katsuki muoversi sulla sua schiena, accarezzandola col pollice. Un altro sorriso nacque sulle sue labbra. Amava quando Katsuki si dimostrava così infinitamente dolce. Non era un tipo romantico, lui. Era piuttosto rude e sgarbato, diretto e, cazzo, dannatamente scurrile – una pessima abitudine che pian piano le stava attaccando, come le era stato fatto notare la sera prima da Iida. Ma Ochako vedeva in lui dell’altro e, quando la sera prima Ojiro le aveva chiesto cosa trovasse in lui, aveva risposto che bisognava guardare oltre. «Molto oltre» aveva specificato, forte del fatto che il ragazzo, oramai, le dormisse in grembo. 
 
«Ohi, chi vuole il caffè?» sentì urlare e, finalmente, con un grugnito si decise ad aprire gli occhi. Iida. 
Mai come in quel momento, Ochako aveva desiderato che il suo amico stesse un po’ zitto. La testa le pulsava e il sole la accecava. Le urla del ragazzo non erano certo il massimo per smaltire la sbronza – che, ovviamente, Tenya non si era preso.
Un «chiudi il becco, che tanto lo prendiamo tutti», si levò da un punto che Ochako non fu in grado di identificare. La voce però era quella di Jirou – forse.
Ochako mise a fuoco una macchia scura seduta sulla sabbia che si massaggiava le tempie, mentre quella accanto a lei sembrava star ancora dormendo. Jirou e Kaminari, di certo. Kaminari non doveva aver accolto bene l’urlo della ragazza. E nemmeno lei, a dire il vero. O Ochako. O Bakugou. O nessuna delle figure che, più o meno sedute, brontolavano e si reggevano la testa. 
Gli unici che sembravano immuni dagli effetti di tutto l’alcol che si erano scolati la sera prima sembravano essere Momo, Todoroki e Iida. Quelli che, a conti fatti, ricordò Ochako, avevano bevuto di meno.
Ochako decise di alzarsi, liberando il suo ragazzo dalla sua stretta. Al posto del falò che la sera prima scoppiettava allegro in mezzo a loro, c’era una serie di caffettiere rette da una griglia di metallo. Momo, sicuramente. Il caffè dovevano essere andati a comprarlo proprio quella mattina. Si sedette sulla brandina accanto a Katsuki. Nonostante il pressante mal di testa, Ochako ridacchiò, al paragone che le venne immediato tra il borbottare del ragazzo e quello delle tre caffettiere che annunciavano il caffè.
Quando si furono tutti più o meno tirati a sedere, passò Momo distribuendo ad ognuno una tazza di ceramica. Fu poi il turno di Iida, che versò il caffè e infine passò Todoroki con una pastiglia per uno. 
«Bella serata, ieri» commentò Kirishima.
«Sì, dovremmo farlo piò spesso» chiosò Hatsume.
Momo rise e scoccò un’occhiata a Todoroki, mentre questo aiutava Kaminari a prendere la pastiglia.
Jirou lo ringraziò e aggiunse: «Sì, dovremmo, ma non voglio sentire nulla per il resto della giornata»
Kaminari, accanto a lei, ridacchiò e fece per battere un cinque a Kirishima: «Siamo stati grandi, amico»
Poi calò il silenzio, nel mentre che ognuno si riprendeva un po’ dalla serata. Ad Ochako, ancora rimbombavano nelle orecchie i fuochi d’artificio della sera prima, gentilmente offerti dal suo ragazzo – assieme a varie e colorite minacce. Quasi sputò il caffè, nel ricordare anche che, già brilla, gli aveva urlato che i suoi fuochi fossero belli quasi quanto il suo sedere.
«Non strozzarti, cazzo. Non sono abbastanza sveglio per queste puttanate», le fece presente Katsuki. Adorabile
Ochako sorrise. Non era esattamente ortodosso, ma era il suo modo di preoccuparsi per lei. Ora toccava a lei preoccuparsi per lui. Prese un altro sorso di caffè e, con tutta la concentrazione di cui era capace, naturale e rilassata, gli chiese: «Come sta il tuo meraviglioso culo oggi, Katsuki?» 
Resistette – di nuovo – alla tentazione di sputare il caffè quando lui, tranquillo come la brezza leggera di quella mattina, le rispose. «Una fottuta meraviglia»
 
Jirou lo sputò davvero, il caffè, e maledisse il suo udito sviluppato. Kaminari fu il primo a chiederle se stesse bene, il tono apprensivo e una mano sulla sua spalla. 
La ragazza alzò lo sguardo verso i due che sorseggiavano il loro caffè sulla branda e sorridevano sornioni. «Bakugou ha una pessima influenza su di lei» disse, lo sguardo sconcertato.
Kirishima rise di gusto, seguito dalla risata più controllata di Tsuyu, seduta qualche passo più in là: «Oh, non sai nemmeno quanto, Jirou-chan.»





 
Angolino autride
Salve a tutti! 
Eccomi che mi ripresento con questa cretinata partita da una vignetta stupida ma che mi ha fatto pensare a loro. E dato che non sapevo infilarla in un contesto ho pensato "ehi, ma perchè non allunghi inutilmente il brodo di Corde sulla sabbia?" 
Quindi eccomi qui, sperando vi sia piaciuta come l'altra! 
A proposito di allungare il brodo, poi, ho deciso che le raccoglierò tutte in una serie :3
E nulla, chiudo perchè mi fonde il pc!
 
A presto, 
Tata

 
   
 
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