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Autore: myricae_    05/08/2017    2 recensioni
Madeleine e Fleur passeggiano a braccetto lungo la Senna, nella Parigi del 1944, quando sulla loro strada si mettono i soldati Vincent e Paul: francesi? Le due amiche non possono affermarlo con certezza, quello che è sicuro è che tra Vincent e Madeleine si crea un sincero sentimento - come quello già nato tra Fleur e Paul - che potrebbe andare oltre il passato del soldato.
Genere: Drammatico, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Il Novecento, Guerre mondiali
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 CAPITOLO 1

 
Le pesanti tende del sipario del Théâtre de l’Oeuvre si chiusero, inghiottendo scena e attori, mentre gli applausi non accennavano a scemare.
Madeleine e Fleur battevano le mani così forte da sentirle pulsare. Le due ragazze erano l’unica gioventù in quel teatro. Era stato rappresentato Notre-Dame de Paris. Madeleine aveva letto quel libro più e più volte, e questa era la seconda rappresentazione teatrale che vedeva di una delle sue opere preferite. Fleur aveva accettato con piacere di accompagnarla, per la seconda volta.
Le due si strinsero a braccetto mentre uscivano dal teatro, passando attraverso un lungo corridoio decorato con tende cremisi e dorate. “Che meraviglia! Che meraviglia!” esclamavano le due fanciulle, incontrando la dolce notte primaverile appena uscirono.
Madeleine si sistemò frettolosamente la lunga sciarpa color arancia attorno all’esile collo, le guance arrossate e gli occhi splendenti di meraviglia. Fleur sembrava volteggiare sulle sue gambe lunghe. Si diressero velocemente a sud, verso il fiume. Appena superarono la Senna, Madeleine si calmò un poco e osò alzare lo sguardo. I lampioni che costeggiavano il Lungosenna si riflettevano sulla superficie dell’acqua, dello stesso colore del cielo notturno.
I negozi sulla loro destra – le botteghe, le drogherie, il barbiere Jean-Jacques, il bar dove secondo Madeleine vendevano le crêpes più buone di tutta Parigi – erano chiusi.
 «Che ore sono?» domandò Madeleine, a bassa voce.
 «Non ne ho idea».
 «I soldati tedeschi… non pattugliano…?».
Fleur si guardò intorno. «Io non vedo nessun crucco».
 «Sì, ma…».
 «Oh, insomma, se ci trovassero cosa credi che farebbero? Ci scorterebbero a casa, per poi tornarsene in caserma. Non ci farebbero nulla di male».
 «Ne sei sicura?».
 «Assolutamente». Ma intanto Fleur aveva accelerato il passo ugualmente. «Rilassati. È stata una bellissima serata».
 «Oh, sì! Com’era graziosa l’attrice! E la musica!» chiuse gli occhi, muovendo appena le labbra provando a ricordare la melodia.
 «Se non ci fosse l’arte, vivremmo come bestie» proseguì Fleur citando uno scrittore francese. O forse era italiano. Non ricordava.
Madeleine fece un giro su se stessa, mentre continuava a camminare, l’orlo della gonna color grano si arricciò appena.
 «Tra un mese ci sarà la rappresentazione di Madame Bovary!» esclamò Fleur.
Camminavano seguendo la falce di luna davanti a loro, ubriache di bellezza. La strada si curvò a destra e la mezza luna sparì per un attimo dietro ai tetti, per ripresentarsi non appena le due ebbero seguito la curva. Ancora una decina di minuti e sarebbero arrivate. Ma non erano pronte per coricarsi e far cadere nell’oblio del sonno quella magica serata.
Madeleine piroettò ancora un paio di volte, ridacchiando amabilmente. A un tratto, Fleur si fermò tirando l’amica per un braccio. Fleur indicò con lo sguardo due figure a un paio di lampioni innanzi a loro, appoggiati al muretto.
Madeleine si agitò e Fleur le strattonò con più forza il braccio.
 «Ci hanno viste?».
Le avevano viste. 
 «Sta’ calma».
Le due figure si erano già voltate verso di loro e ora si stavano avvicinando.
 «Fleur, imbocchiamo quel vicolo, quello lì, alla nostra destra».
 «No, non possiamo scappare». Ci troverebbero, sono soldati. «Calmati. Va tutto bene».
Fleur costrinse Madeleine ad avanzare di un paio di passi. I due soldati furono presto a poca distanza da loro. Sotto la luce del lampione, Fleur squadrò i loro volti, Madeleine abbassò lo sguardo sulla loro uniforme color cachi, sulla svastica cucita sulla manica della divisa, sui loro fucili, sui loro scarponi logori e poi sull’asfalto.
 «Paul!» esclamò Fleur, e Madeleine trasalì. Alzò lo sguardo per vedere Fleur lanciarsi tra le braccia del soldato. L’uomo le schioccò un bacio sulla bocca, poi sul collo.
 «Paul, lei è la mia amica Madeleine».
La ragazza abbozzò un sorriso, mentre il soldato le stringeva la mano. Era corpulento, i capelli biondi rasati, gli occhi di un azzurro vivace. Quello non sembrava lo sguardo di un soldato.
 «Piacere di conoscerla, mademoiselle». La sua voce non sembrava ostile, o forse era solo perché non aveva l’accento tedesco. No, non era l’accento. Era qualcosa di appena udibile, era un’inflessione straniera.
Madeleine lanciò un’occhiata a Fleur, per poi abbassare di nuovo lo sguardo studiando le sottili crepe sull’asfalto.
Paul indicò il soldato di fianco a lui. «Lui è Vincent». Vincent era più alto e più magro dell’amico, con capelli neri tagliati corti e piccoli occhi vigili. Accennò a un sorriso di cortesia, mentre stringeva la mano ora di Fleur e ora di Madeleine.
 «Non avete nomi francesi» mormorò Madeleine. «E nemmeno tedeschi» aggiunse con una punta di sollievo nella voce.
Fleur le diede una gomitata.
 «Ti è piaciuto lo spettacolo?», Paul si rivolse a Fleur.
 «Oh, sì, tesoro! Grazie per i biglietti, è stata una delle serate più belle della mia vita» e gli diede un altro bacio, sorridendo di cuore.
 «Bene, vi scortiamo a casa» disse Vincent.
Presero a camminare. Prima in fila da quattro, poi Fleur e Paul rimasero indietro di qualche passo. Dopo un po’ si allontanarono dal Lungosenna.
 «Cos’avete visto a teatro?» domandò Vincent. Seppure avesse usato il plurale, i suoi occhi scuri erano puntati su Madeleine.
E Madeleine, per il breve momento in cui rispose, riuscì a guardarlo in viso. «Notre-Dame de Paris».
 «Ti è piaciuto?», ora si stava riferendo solo a lei.
 «S-sì» mormorò, giocherellando con la borsetta che le pendeva da un lato. Non trovò nulla di meglio con cui rispondere.
Vincent rimase in silenzio per qualche istante, osservandola. Era alta ed esile. Alcune ciocche dei corti capelli biondi fuoriuscivano dal cappello, le labbra piene erano messe in risalto dal rossetto rosso.
 «Cosa ti è piaciuto dello spettacolo?».
Madeleine sembrava in difficoltà. Schiuse le labbra per parlare, ma poi parve ripensarci. Ogni cosa che le veniva in mente era, secondo lei, troppo stupida o banale. Cosa poteva dire ad un soldato? È solo una domanda di cortesia, pensò lei.
 «La musica» risolse alla fine.
Prima che Vincent potesse parlare, Fleur si avvicinò a loro esclamando: «Oh, alla mia Madeleine piace la musica! Non è vero? Cantaci qualcosa!».
 «Tu canti?» le domandò Vincent. Passarono sotto a un lampione e la luce illuminò in pieno il viso dell’uomo. La ragazza notò il colore dei suoi occhi. Si era sbagliata. Non erano scuri. Erano di due colori diversi: uno marrone, l’altro verde.  
Madeleine avvampò.
 «Ma certo!» confermò Fleur. «Dai, non farti pregare».
 «Io… veramente… non saprei cosa cantare».
 «Qualunque cosa!» questo era Paul.
 «Parlez-Moi d’Amour» le suggerì Fleur, vedendola in difficoltà.
 «Oh, no. Non è necessario» borbottò Madeleine.
Fleur iniziò a canticchiare a voce bassa e Madeleine, incoraggiata, la seguì. La sua voce dolce e acuta vibrava d’emozione. Vincent smise di sorridere, guardandola con … interesse. Paul prese a fare volteggiare Fleur, con dolcezza.
 «Sei brava», si limitò a dire Vincent una volta che lei ebbe finito.
 «Brava? Brava?», si intromise Fleur. «Affina le orecchie! Madeleine è eccezionale! Non è vero, Paul? diglielo anche tu!».
Paul annuì, senza staccare gli occhi da Fleur.
 «Non è il mio genere di musica» si difese Vincent.
Madeleine alzò lo sguardo su di lui. «Non ti piacciono le canzoni d’amore?».
 «No».
 «Oh. Conosco solo quelle» mormorò lei, continuando a canticchiare tra sé.
Ben presto si trovarono all’inizio di una delle tre vie che passavano perpendicolarmente per Rue de Écoles. Fleur e Paul si baciarono con passione, stringendosi sotto la luce della mezzaluna. Poco lontano, dietro di loro – tra i tetti spioventi -, si intravedevano le colonne illuminate della cattedrale di Notre-Dame.
Madeleine alzò gli occhi su Vincent.
 «Buona notte, soldato».
 «Buona notte, Madeleine».
Fleur e Madeleine si avviarono verso casa. A un tratto, Fleur si girò correndo verso Paul per un ultimo bacio della buona notte.
Vincent e Madeleine si guardarono, lei arrossendo e lui sorridendo appena.
 
 «Non è la creatura più bella che esista?».
 «Chi?».
 «Fleur!».
Stavano tornando a passo di marcia verso la caserma, in place de la République. Vincent diede una pacca sulla spalla a Paul. «Sì, è carina» convenne, ridacchiando.
 «Vince, penso di essermi innamorato».
 «Questo potrebbe essere una seccatura».
 «Per la missione, intendi? Nah, non preoccuparti! Conosco il mio dovere».
Davanti al cancello della caserma trovarono il maggiore Rickard Fridtzman, con il suo solito sguardo vigile.
 «Soldato, Lefevre! Soldato, Dupont!».
I due fecero il saluto militare. «Eravamo in perlustrazione» disse Paul, in un tedesco zoppicante..
Il maggiore si spostò, facendoli entrare.
Mentre tutti dormivano, Vincent si sporse dalla branda.
 «Spediremo il telegramma domani appena avremo il turno di perlustrazione» disse a Paul, in inglese.
Paul annuì.
 «Sai, Paul, mi mancano i concerti di jazz».
 L’uomo aprì un occhio. «A te mancano le donne che andavano ai concerti di jazz».
Risero di una risata amara e nostalgica.
«Good night, brother» sussurrò Paul, muovendo appena le labbra.

---- ANGOLO AUTRICE ----
​Buongiorno/buonpomeriggio/buonasera a tutti. Che gioia essere tornata su questo sito!
Se a qualcuno di voi il titolo Il soldato e l'usignolo​ non suona nuovo è perché ci sto lavorando da molto tempo ormai e ho tutta l'intenzione di portarla a compimento questa volta!
​Ho iniziato a scrivere qualcosa di genere completamente diverso, ma devo dare un degno finale a Vincent, Madeleine, Paul, Fleur e a tutti gli altri, se avrete voglia di conoscerli :)
​So che come capitolo non è lungo, ma spero di avervi cattturato ugualmente.

Adesso lascio la parola a voi, sperando di trovarvi tra i commenti.
A presto!
   
 
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