Videogiochi > Dragon Age
Ricorda la storia  |       
Autore: LysandraBlack    05/08/2017    6 recensioni
Aenor Mahariel, fiera Cacciatrice tra i Dalish.
Geralt Amell, ambizioso mago intrappolato nella Torre del Circolo.
Kallian Tabris, sogna una vita tranquilla nell'Enclave di Denerim.
Elissa Cousland, ansiosa di mettersi alla prova.
Natia Brosca, che non conosce altro che i bassifondi di Orzammar.
Duran Aeducan, comandante dell'esercito e Principe della città dei nani.
Sei eroi, provenienti da ambienti radicalmente diversi, si ritroveranno loro malgrado a fermare il Flagello che si abbatte sul Ferelden. Ce la faranno?
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Alistair Therin, Custode, Leliana, Morrigan, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'The unlikely heroes of Thedas'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO UNO: FORESTA DI BRECILIAN

 





Tamlen le lanciò uno sguardo interrogativo, l'arco puntato sui tre umani che avevano fatto l'errore di avvicinarsi troppo all'accampamento dei Dalish.

«Allora? Che ne facciamo di loro?» Le chiese.

Aenor scrollò le spalle. «Se li lasciamo andare, ne arriveranno altri.» Portò una mano all'elsa della spada a due mani, avanzando verso i tre malcapitati.

Il compagno ghignò, soddisfatto della risposta. «Non ci si può aspettare altro dagli shem...»

Il primo umano non ebbe nemmeno il tempo di girarsi per fuggire, che la freccia di Tamlen gli si conficcò dritta nel petto, all'altezza del cuore.

Il secondo cercò di farsi scudo con le braccia, ma la spada di Aenor gli andò a tranciare gli avambracci, conficcandosi nella clavicola.

Il terzo riuscì a fare una decina di metri, prima di essere abbattuto dalla seconda freccia dell'elfo.

«Ah, le comodità dell'arco: rapidità, meno schizzi di sangue, poter colpire a distanza...» Cantilenò Tamlen scherzosamente, guardando la compagna estrarre la spada dal corpo dell'uomo. Uno spruzzo di sangue si levò dal cadavere mentre crollava a terra. Aenor non lo degnò di risposta, mentre puliva la lama sui vestiti del morto e la rinfoderava con facilità.

«Cosa ne pensi della caverna che dicono di aver trovato?» Gli chiese, scrutandosi intorno. «Potrebbero anche essere un mucchio di sciocchezze, per quanto ne sappiamo.»

Tamlen si rigirò tra le mani la tavoletta con le inscrizioni che i tre gli avevano consegnato. «Non lo so, questa deve pur venire da qualche parte. E ci sono rovine nascoste per tutto il Ferelden, magari stiamo per trovare qualcosa di grosso.»

«Dovremmo parlarne con la Guardiana...» Suggerì Aenor, poco convinta.

«Non mi dire che credi a quegli shem?» Le chiese Tamlen, scoppiando in una risata incredula. «Avranno probabilmente visto un orso, altro che demone...»

«Ma se ci fosse davvero?»

La squadrò divertito, sollevando un sopracciglio. «La grande predatrice ha paura di un orso!» La sbeffeggiò, accarezzando l'impennaggio di una delle frecce che portava nella faretra sulle spalle. «Non preoccuparti, fortunatamente ci sono qua io.» Le diede un buffetto sulla spalla, per poi incamminarsi nella direzione che gli umani avevano indicato.

«Proprio di questo mi preoccupo...» Borbottò risentita Aenor, seguendolo.

Si fecero strada tra gli alberi, in silenzio, attenti ai suoni della foresta attorno a loro. Incontrarono delle tracce fresche di lupo, segno che uno dei numerosi branchi della foresta di Brecilian era uscito a caccia.

Raggiunsero l'ingresso della caverna stranamente senza intoppi.

«Hei, non mi ricordo di averla mai vista prima d'ora...» Commentò sorpreso Tamlen, avvicinandosi a quella che un tempo era stata una colonna di pietra, che giaceva in pezzi e ricoperta dal sottobosco. Un sentiero di rocce coperte di muschio conduceva in profondità, mentre dal soffitto pendevano stalattiti e rampicanti.

«Continuo a pensare che sia una pessima idea.» Aenor poteva quasi percepire che c'era qualcosa di sbagliato da quelle parti. «Possiamo avvisare la Guardiana e tornare qui con qualche persona in più. Non hai idea di cosa potrebbe esserci là sotto!»

«Siamo cacciatori ormai, servirà più di qualche storiella su un demone dagli occhi neri per spaventarmi... Anche se non posso dire la stessa cosa di te.» Le appoggiò una mano dietro la schiena. «E poi, se mettiamo in agitazione tutto il clan per niente, ci prenderanno per cretini!»

Aenor sbuffò, odiava dargliela vinta, ma sapeva che se fosse tornata indietro, lui sarebbe entrato là dentro da solo. E almeno così poteva controllare che non finisse mangiato da qualche ragno gigante.

Rabbrividì al pensiero. “Non esistono grotte senza ragni giganti...”

Si fecero strada tra i rovi che crescevano avvinghiati alle rocce, scendendo sempre più in basso, finchè la vegetazione non lasciò il posto alla nuda roccia.

Passarono sotto un antico arco di pietra, sbucando in una sala, anch'essa di pietra, sorretta da larghe colonne decorate. Le enormi radici della foresta si erano scavate la strada fin là sotto, facendo crollare parte del soffitto. Dall'alto filtrava un po' di luce, che con la polvere del luogo si diffondeva in modo sinistro per tutta la stanza.

Aenor si ritrovò suo malgrado ad ammirare l'abilità architettonica di coloro che avevano costruito quel posto: sembrava antico di chissà quanti secoli, eppure aveva resistito tutto quel tempo.

Un ticchettio sinistro la fece subito tornare sull'attenti. Sfoderò la spada, facendo segno a Tamlen di stare in allerta. Non riuscì a fare più di tre passi che una sagoma nera, grossa un paio di volte lei, le piombò addosso dal soffitto.

Schivò buttandosi alla propria destra, frapponendo la spada tra lei e la cosa, che si rivelò essere un ragno gigante, le chele che schioccavano fameliche grondanti veleno.

Senza pensarci due volte, Aenor menò un potente fendente dal basso, tranciando una delle zampe pelose della bestiaccia, che soffiò e si tirò indietro, pronta per attaccare nuovamente, quando una freccia dall'impennaggio bianco gli si conficcò in uno dei troppi occhi. Furente, il ragno emise un lamento acuto, indietreggiando e dimenandosi, perdendo sangue.

In suo aiuto spuntarono altri due ragni, leggermente più piccoli del precedente.

«Fenedhis lasa!» Grugnì, colpendo una delle creature e sbilanciandola. Quella cadde su un fianco, le zampe che si dimenavano freneticamente. «L'avevo detto che non era una buona idea!» Conficcò la lama nella testa della bestia, estraendola poi velocemente, stando attenta che il veleno schizzato dalla ferita non la colpisse. Si girò verso Tamlen, in tempo per vederlo finire l'altro ragno.
Insieme, fronteggiarono l'ultima creatura, che sibilava ferita, schioccando minacciosamente le chele, abbattendola.

«Meno male che c'eri anche tu, no?» Le sorrise sardonico lui, andando a recuperare le frecce.

«Ugh. Non dirmi che le riutilizzi dopo che sono finite in quella roba.» Commentò Aenor, indicando il veleno verdastro che colava da esse.

«Perché sprecarlo? Potrebbe far comodo.»

Lo guardò raccogliere le frecce una ad una, ispezionarle per vedere se erano ancora utilizzabili, e rimetterle nella faretra.

Si addentrarono ulteriormente tra le rovine, oltrepassando una vecchia porta di legno ormai marcito. Incontrarono ancora un paio di ragni, che non diedero troppi problemi.

Girando tra i corridoi, passarono accanto ad uno scheletro ricoperto di ragnatele, probabilmente di qualche sventurato avventuriero. Aveva ancora addosso parti dell'armatura, arrugginita e inutilizzabile, l'elsa spezzata di un pugnale in mano.

Svoltarono per un lungo corridoio, notando altri resti, impossibile dire se di elfi o umani.

Ad un certo punto, Tamlen accelerò il passo, fermandosi di fronte ad una statua, che ritraeva una figura snella, con una lancia in mano e un abito lungo.

«Non è possibile! Guarda, lo riconosci?» Esclamò lui, indicando la statua.

Aenor squadrò l'oggetto, indecisa. «Forse. Sembra familiare.»

«Quando ancora il nostro popolo viveva ad Alrathan, queste statue erano scolpite per onorare i Creatori. Dopo che gli shem ci resero schiavi, la maggior parte di esse andò perduta... Non capisco, tutta la struttura sembra opera umana, ma questa statua è sicuramente elfica. Possibile che questo posto risalga ai tempi di Arlathan?» Spiegò, l'eccitazione per la scoperta palpabile nella sua voce.

«Forse hai ragione, ma non c'è molto altro che ci possa aiutare, qua sotto.» Commentò lei laconica.

«Sì, hai ragione... In ogni caso, deve esserci ancora qualcosa di valore, qui!» L'elfo lanciò un'ultima occhiata alla statua, prima di incamminarsi a passi veloci lungo il corridoio, impaziente.

«Come sapevi della statua?» Gli chiese lei, rompendo il silenzio che la stava innervosendo.

«Era in uno di quei libri che la Guardiana non lascia toccare a nessuno. L'ha chiamato “l'amico dei morti”... Qualcuno che portava le anime dei defunti verso il loro ultimo riposo, o qualcosa del genere.»

«“Amico dei morti”?» Sbuffò Aenor. «Questo sì che porta fortuna...»

«Non era considerato un dio malvagio, non come Fen'Harel.» Ribattè Tamlen. «Che quella statua sia in un posto così sinistro...» Si strinse nelle spalle, lasciando la frase a metà.

Aenor si guardò attorno. Capiva benissimo, quel posto metteva i brividi. «Cosa pensi che fosse?»

Tamlen scosse la testa. «Non ne ho idea. Sembra umano, ma... forse alcuni dei nostri antenati vivevano sottoterra, come i nani.» Fece una smorfia. «Personalmente, sceglierei mille volte di stare là sopra, piuttosto che qua sotto.»

«Nessuno vivrebbe volontariamente in un luogo del genere...»

«Non lo so, Aenor, ho una strana sensazione. Come se avessimo... disturbato qualcosa, venendo qua sotto.» L'elfo si guardò intorno, scrutando accigliato la penombra che li circondava. Si riscosse subito dopo. «In ogni caso, ci vorrà bel altro per spaventare un cacciatore Dalish.»

«Te lo ricorderò, quando staremo a testa in giù in un bozzolo di tela di ragno, in attesa di essere mangiati vivi.» Commentò lei.

«Beh, se non volevi venire, potevi tornartene all'accampamento. A proposito,» Si girò a guardarla, nascondendo a malapena un sorrisetto divertito. «Non dovevi aiutare Mastro Ilen oggi?»

Lei si arricciò una ciocca di capelli corvini attorno al dito e guardandolo di sottecchi. «Forse... Ma non potevo certo lasciarti cacciare nei guai da solo, no?» Gli si avvicinò, sorridendo. «Non sia mai che mi perda il divertimento di essere mangiata viva da un aracnide sovrappeso.»

«Ah, quindi mi hai seguito per la fauna locale e il brivido dell'avventura...» La afferrò per i fianchi, tirandola a sé. Una mano salì a carezzarle la nuca, mentre i loro nasi si sfioravano.

«Mi conosci, mai una giornata tranquilla!» Ridacchiò Aenor, socchiudendo gli occhi e lasciando che il profumo di lui la inebriasse: sapeva di foglie secche in autunno e di resina di pino.

Quando le labbra di Tamlen si posarono su quelle morbide di lei, Aenor sembrò dimenticarsi del luogo in cui si trovavano, contavano solo i loro respiri, le mani di lui sulla sua schiena, la sua lingua che le carezzava la propria. Gli passò una mano tra i capelli biondi, scompigliandoli e traendolo maggiormente a sé.

Dopo qualche attimo, Tamlen si staccò da lei, un sorriso soddisfatto stampato in faccia. «Vedo che scendere qui è servito a qualcosa...»

«La prossima volta, possiamo semplicemente sgusciare dietro uno degli aravel, sai? Non è necessario rischiare la pelle.» Lo canzonò lei, sfiorandogli la guancia col dorso della mano.

«Hai fino a quest'inverno per ripensarci, ma vhenan.» Le prese delicatamente il mento, seguendo col pollice il percorso del Vallaslin, che scendeva lungo il collo.

«Non credere sia così semplice farmi desistere, Lethallin.» Gli prese il viso, guardandolo negli occhi. «Ci vuole ben altro per annullare questa unione.»

«Ma serannas, Aenor Mahariel.» Le diede un buffetto sulla fronte. «Ora vediamo cosa c'è in fondo a queste rovine e andiamo ad avvisare la Guardiana Marethari, prima di ritrovarci come quel tipo laggiù.» Indicò ciò che restava di uno scheletro, appoggiato tristemente ad una radice che sporgeva dal terreno. Si voltò, riprendendo l'arco in mano e proseguendo per il corridoio buio.

Aenor lo seguì dopo un attimo di esitazione. Per un momento, quel posto le era sembrato meno terribile, ma quel momento era ormai passato. Sfoderò nuovamente la spada, affrontando le tenebre.

Stavano procedendo spediti, quando un rumore metallico rimbombò per i corridoi di pietra. Si fermarono immediatamente, cercando di capire da dove provenisse. Sentirono un rumore di passi strascicati, seguito da un grido rauco e disumano, che fece loro gelare il sangue nelle vene.

«Fenedhis lasa!» Esclamò con orrore Tamlen, mentre uno scheletro avanzava verso di loro, le cavità dove dovevano esserci stati gli occhi ora delle braci ardenti, pezzi di armatura che pendevano dal corpo e spada a due mani alzata. Lo sgomento durò poco, incoccando dopo un attimo una freccia e mirando alla testa. Colpì sfortunatamente l'elmo, rimbalzando via.

«Tempo di tornare morto!» Urlò Aenor, ignorando il cuore che le batteva all'impazzata e menando un fendente al petto del cadavere. Quello parò con la sua spada, il metallo vecchio che risuonò sinistramente con l'impatto, le ossa che sferragliavano assorbendo il colpo.

Senza dargli il tempo di contrattaccare, Aenor gli sferrò un calcio sulle ossa del bacino, facendolo barcollare all'indietro. Afferrò saldamente la propria spada, mentre con tutta la forza che aveva in corpo staccò la testa alla creatura, che caracollò al suolo, le ossa che si sparpagliavano per il pavimento.

«Cos'era quella cosa?!» Esclamò Tamlen, sconvolto. «Ci deve essere della magia oscura, per far risvegliare i morti.»

«Beh, buona fortuna a questo qua, se vuole risvegliarsi di nuovo.» Ribattè lei, dando un calcio alla testa dello scheletro e mandandola a rotolare ancora più lontano. «Sempre meglio, direi.» Commentò sarcastica, avanzando lentamente verso una grande porta di legno sormontata da un arco in pietra, pronta ad attaccare qualsiasi cosa fosse saltata fuori dalle tenebre.

La porta era chiusa, ma riuscirono a sfondarla con una spinta ben assestata.

L'elfa entrò per prima, avanzando di qualche passo incerto verso il centro della sala. Qualcosa di grande e luccicante attirò la sua attenzione, ma prima che potesse capire cosa fosse, un ruggito aggressivo la colse di sorpresa.

Qualcosa di grosso e peloso le si abbattè contro, scaraventandola a terra. Sbattè la testa sulla pietra dura, la visione che le si oscurò per qualche secondo, cercando di liberarsi da quella che doveva essere una zampa, più grossa di lei, premuta contro il suo petto.

«Hei!» Sentì Talmen urlare, poi il peso su di lei sparì.

Cercando di riprendere fiato, barcollò per rimettersi in piedi. Un guaito segnalò che una delle frecce del compagno era andata a segno. Senza perdere tempo, recuperò la spada che era scivolata poco più in là e si lanciò all'attacco con un affondo, sorprendendola alle spalle e lasciando uno squarcio sul fianco della bestia. Quella emise un lamento acuto, per poi fronteggiarla di nuovo.

Si prese un attimo per capire cosa fosse: aveva la forma di un grosso orso, la pelliccia strappata e sanguinolenta che lasciava spazio a degli spuntoni ossei, e sotto di essi carne violacea, malata e nauseante. Emanava un puzzo di marcio e putrefazione.

Un'altra delle frecce di Tamlen si conficcò nella spalla della bestia, dandole l'opportunità di menare un altro fendente alla zampa posteriore. La creatura crollò a terra, cercando di rialzarsi spostando il peso sulle altre zampe. L'elfo la colpì prima sulla spalla, poi in un occhio, facendola ringhiare di dolore e dando spazio di manovra alla compagna, che raccolse tutte le energie in un ultimo fendente al fianco della bestia, conficcandole la spada tra le costole, spingendo con tutto il suo peso finché non fu dentro quasi fino all'elsa.

La creatura cadde su un fianco, sussultando in preda agli spasmi, per poi afflosciarsi sul pavimento, una chiazza di sangue nerastro che si allargava sotto di essa.

Aenor cadde a terra, esausta, le mani sulle ginocchia.

«Odio questo posto.» Esalò, chiudendo gli occhi e cercando di riprendere fiato.

«Ti ha ferita?» Le chiese Tamlen, preoccupato.

Lei scosse la testa. «Non credo...» Stese le gambe, che ancora le tremavano. «Per i Creatori, cos'era quella cosa?»

L'elfo si strinse nelle spalle. «Non lo so e non lo voglio sapere. Spero solo non ce ne siano altre.» Lo sguardo gli si posò al centro della stanza. Rimase incantato.

Aenor si voltò nella stessa direzione, notando che quella struttura luccicante che aveva visto entrando era in realtà composta da una lastra riflettente, adornata da due grandi statue in pietra che sembravano sorvegliarla.

«Meraviglioso, non è vero?» Esclamò Tamlen, avvicinandosi ad essa.

L'elfa si rialzò faticosamente in piedi, una brutta sensazione ad attanagliarle lo stomaco.

«Mi chiedo cosa significhino le incisioni...»

Vide Tamlen salire i tre gradini che portavano allo specchio, rapito da esso.

«Probabilmente, “non toccare”.» Lo avvertì lei, affrettandosi a raggiungerlo e prendendogli la mano prima che potesse toccare qualcosa.

«Tranquilla, non riusciremmo a romperlo nemmeno provandoci, credo. Vedi quanto è pulita la superficie? Nemmeno una crepa, o un granello di polvere, è fantastico! Vorrei proprio sapere che cosa dicono le scritt- Hei!» Sobbalzò, liberando la mano da quelle di Aenor con uno strattone. «Hai visto? Si è mosso qualcosa!» Scrutò il vetro con sguardo febbrile.

«Tamlen, per favore, allontanati. Potrebbe essere pericoloso.» Lo pregò lei. Quello specchio aveva qualcosa di sinistro.

«Non preoccuparti, voglio solo... Ecco! L'ho visto di nuovo! L'hai visto?!» Sobbalzò eccitato, avvicinandosi ancora di più al vetro, fin quasi a toccarlo.

Ad Aenor sembrava di aver visto qualcosa, come un riverbero, nella superficie dello specchio. Fece un passo indietro, spaventata. «Tamlen, andiamo via.»

«Lo senti? Credo sappia che siamo qui.» La ignorò lui, concentrato solo sul vetro. «Vedo qualcosa... sembra una città, come... sotterranea?» Sfiorò lo specchio, che reagì al suo tocco con una serie di increspature concentriche, come se avesse buttato un sasso dentro una pozza dall'acqua cristallina in una giornata senza vento. «E una grande oscurità... » Sobbalzò, sgranando gli occhi in un espressione di terrore. «Mi ha visto! Mi ha visto! Non- non riesco a distogliere lo sguardo...»
Tamlen emise un guaito d'orrore. «Aiuto!» Urlò, mentre sulla superficie dello specchio si creavano molteplici increspature.

«Tamlen!» Aenor schizzò in avanti per afferrarlo, ma prima che potesse raggiungerlo venne scaraventata indietro, una luce bianca accecante che sembrava spaccarle la testa.



 

Aprì gli occhi a fatica, guardandosi attorno. Era sdraiata su un pagliericcio, accanto ad uno degli aravel del suo clan. Si mise a sedere, la testa che le girava, le budella che sembravano essere in fiamme. “Tamlen.” Un ronzio insistente alle orecchie le impediva di pensare lucidamente, ma trovare Tamlen era importante.

Si mise in piedi barcollando e a passi incerti raggiunse Fenarel, che sedeva sotto un albero poco lontano da lei.

«Sei sveglia, devi avere gli Dei dalla tua parte, Lethallan!» La salutò calorosamente. «Eravamo tutti preoccupati per te, come ti senti?»

«Tamlen. Dov'è?» Lo interruppe lei. Qualcosa non andava. Come era tornata all'accampamento?

L'altro esibì un'espressione preoccupata. «Non lo sappiamo. Lo shem che ti ha portata qui ha detto di non averlo visto da nessuna parte.»

«Lo shem?» Chiese lei. «C'erano degli umani, ma ce ne siamo sbarazzati...» Questo se lo ricordava.

«Lo shem che ti ha riportata qui due giorni fa... Davvero non ricordi?»

«Due giorni?!» Esalò Aenor, sconvolta. «Due giorni che non sapete dov'è Talmen, e nessuno è ancora andato a cercarlo?!» Un giramento di testa la prese alla sprovvista, facendola barcollare.

Fenarel fece per afferrarla, ma lei si scostò in malo modo. «La maggior parte dei nostri cacciatori sono fuori a cercarlo, ma quello shem non ci ha detto dov'è la caverna dove ti ha trovata... Dice di essere un Custode Grigio, quello.»

Aenor lo ignorò, non le interessava sapere altro sullo shem, voleva solo accertarsi che Tamlen fosse vivo.

«In ogni caso, la Guardiana ha detto che voleva parlarti, appena ti fossi svegliata, vado a chiamarla. Siediti.» Continuò Fenarel, allontanandosi poi in tutta fretta e tornando con Marethari.

Aenor aveva camminato avanti e indietro per tutto il tempo, incapace di sedersi e in preda all'ansia.

«Vedo che stai meglio, Da'len. Siamo stati fortunati che Duncan ti abbia trovato. È stato difficile persino per la mia magia liberarti da qualsiasi cosa fosse quell'oscurità, sembrava succhiarti via la vita.» La salutò Marethari, la preoccupazione che trapelava dal suo volto corrucciato.

«Quindi, qualunque cosa sia, potrebbe aver preso anche Tamlen?» Chiese Aenor, un nodo alla gola.

«Se ha incontrato la stessa entità, sì. Il Custode Grigio dice di averti trovata all'esterno di una caverna, già colpita dal male. Duncan pensa che ci potrebbero essere stati dei Prole Oscura, in quelle caverne... è vero?» Le chiese la donna.

Aenor scosse la testa. «Ricordo solo lo specchio.» Rispose.

«Uno specchio? Uno specchio ha fatto tutto ciò? Non ne ho mai sentito parlare, in tutte le mie ricerche.» Sospirò. «Speravo di ottenere delle risposte, ma a quanto pare le domande aumentano. E Tamlen è ancora scomparso, e la sua vita è più importante di qualsiasi artefatto. Se è stato infettato nello stesso modo in cui sei stata colpita tu, è in gravi condizioni. Duncan è tornato alla caverna per cercare i Prole Oscura, ma non possiamo contare solo su di lui per ritrovare uno dei nostri.»

«Andrò io. So dov'è, e Tamlen...» La interruppe Aenor, bloccandosi subito. Anche solo pensare che gli fosse capitato qualcosa era doloroso.

«Ti sei ripresa abbastanza, Da'len?» Le chiese Marethari.

La ragazza cercò di apparire più risoluta possibile. «Sto bene. E sono l'unica qui a sapere dov'è la caverna. E se fosse successo qualcosa a Tamlen...» Inspirò profondamente, ricacciando indietro le lacrime. «Devo trovarlo, Guardiana.»

Marethari accennò un sorriso stanco. Dopotutto, anche se non avevano ancora partecipato al rituale dell'Unione, l'affetto che legava Aenor e Tamlen non era un segreto per nessuno nel clan. «Molto bene. Ho dato ordine al clan di preparare i bagagli, partiremo verso Nord, è tempo di spostarci. Porta Merril con te, andate in queste rovine e trovate Tamlen, se potete.»

Aenor annuì, per poi allontanarsi senza aggiungere altro alla ricerca di Merril, la Prima della Guardiana.
Fenarel la rincorse. «Aenor!»

Lei non si fermò neanche. «Sì?»

«Stai andando a cercare Tamlen? Vengo con te.» Annunciò il ragazzo. Era un cacciatore, e avere un altra spada su cui contare le faceva sicuramente comodo. Aenor lo ringraziò, mentre andavano a recuperare Merril.

Sulla strada, incontrarono Junar, un altro dei cacciatori, e un elfo che Aenor non aveva mai visto prima. Aveva il viso pulito, non portava alcun Vallaslin, tuttavia sembrava avere più o meno la stessa età della ragazza.

«Sono contento che ti sia ripresa!» La salutò Junar. «Non eri qua quando Pol è arrivato, vero?» Indicò il ragazzo di fianco, che arrossì leggermente, salutandola a sua volta. «Pol è un Orecchie Piatte, è arrivato qualche giorno fa da una delle città degli umani...»

«Scusate, ma ora proprio non mi interessa.» Lo interruppe sgarbatamente Aenor, proseguendo per la sua strada. Che qualche Orecchie Piatte si fosse rifugiato dal Clan non era una novità, ma la maggior parte di essi tendevano a non durare a lungo. Non erano cacciatori, addestrati da una vita e cresciuti nella foresta. Non come lei, o Tamlen. Tamlen era forte, e scaltro, se la sarebbe cavata.

Raggiunsero Merrill, che li aspettava già pronta al limitare dell'accampamento.

«Come apprendista della Guardiana, potrei scovare qualcosa che vi è sfuggito. In ogni caso, l'obbiettivo primario è trovare Tamlen.» Li rassicurò la maga, mentre si dirigevano verso le rovine.

La foresta sembrava più cupa e ostile del solito, mentre i tre la attraversavano.

Improvvisamente, Aenor si accorse di qualcosa tra la boscaglia. Tese le orecchie, facendo segno agli altri di stare in allerta e preparare le armi. Merrill sfoderò il suo bastone magico, mentre Fenarel estrasse la spada, impugnandola con la sinistra mentre con la destra teneva un piccolo scudo di legno.

Aenor si avvicinò furtivamente alla creatura: più bassa e tozza di lei, aveva però forma umana. Senza chiedersi cosa fosse, partì alla carica, cogliendola di sorpresa e disarmandola con un fendente preciso. Fenarel sopraggiunse poco dopo, colpendo la creatura alle spalle e uccidendola.

Si fermarono ad esaminarla: di familiare, a parte avere due braccia, due gambe e una testa, non aveva altro. La testa era deforme, con denti appuntiti che uscivano dalla bocca e la faccia contorta in un ghigno malevolo, la pelle che sembrava essere stata fusa con dei pezzi di metallo inchiodati al cranio. Un'accozzaglia di pezzi di materiale e foggia diversi componevano l'armatura leggera, ricoperta da spuntoni di metallo aguzzo. L'arma, una spada dall'aria sinistra, era stata chiaramente assemblata rozzamente, e sembrava più un coltellaccio da macello che una spada vera e propria.

«Cos'è questa cosa? Prole Oscura?» Chiese Merrill, chiaramente turbata.

«Non ne ho idea. In ogni caso, se ce ne sono altri, dobbiamo muoverci. Tamlen potrebbe essere in pericolo.» Rispose bruscamente Aenor, rimettendosi in cammino e affrettando il passo. I ragni giganti erano una cosa, ma Prole Oscura? Non erano addestrati a combattere quella roba. Dovevano trovare Tamlen e andarsene da lì il prima possibile.

Prima di raggiungere la rovina, incontrarono altre due di quelle creature, che eliminarono velocemente, seppur con qualche difficoltà. Aenor si rese conto che, nonostante fingesse di essersi ripresa, sentiva le gambe molli e le mani che reggevano la spada le tremavano leggermente.

Entrarono nella caverna, Merrill che si guardava intorno stranita. «Interessante.»

Aenor decise di ignorarla, mentre quella continuava ad analizzare le rovine.

«Dobbiamo trovare Tamlen. O quel che resta di lui, dubito che sia ancora vivo, con quei mostri in giro...» Sentì dire alla Prima.

Aenor si girò di scatto, fronteggiandola, furente. La superava di mezza testa. «Stai zitta. Non puoi saperlo.» Ringhiò, guardandola dritta negli occhi.

L'altra sembrò rendersi conto delle sue parole, perché chinò la testa in segno di scuse. «Mi dispiace, hai ragione. Scusa.»

«Non perdiamo altro tempo.» Dichiarò l'altra, voltandosi e ricominciando a camminare, la spada tenuta davanti a sé. Avrebbe ritrovato Tamlen, non importava se avesse dovuto affrontare un drago per farlo.

Si inoltrarono tra i corridoi, ripercorrendo la strada che Aenor e Tamlen avevano fatto due giorni prima. Incontrarono piccoli gruppi di quei mostri, ma riuscirono in qualche modo a cavarsela, anche e soprattutto grazie agli incantesimi di Merrill. Finalmente, raggiunsero la stanza che conteneva lo specchio. Entrarono, sorpresi di trovarci già qualcuno.

Aenor provò una stretta al cuore, realizzando che la figura non era Tamlen, bensì un umano.

«Ah, sentivo qualcuno combattere contro i Prole Oscura. Tu sei l'elfa che ho trovato nella foresta, vero? Sono sorpreso di trovarti già guarita.» La salutò quello.

«Non ho idea di chi tu sia, shem.» Lo squadrò guardinga.

«Anche se non ti avesse salvato la vita, un Custode Grigio merita rispetto.» La redarguì Merrill.
Aenor provò un moto di stizza nei confronti della compagna. Poteva anche essere il re degli Shem in persona, non le importava un bel nulla.

Prima che potesse ribattere, l'umano la interruppe, alzando una mano. «Non mi devi niente. Era mio dovere riportare al clan uno dei suoi cacciatori ferito, i Custodi Grigi e i Dalish sono alleati da lungo tempo.»

«Stiamo cercando Tamlen, il nostro compagno.» Tagliò corto Aenor, che non aveva alcuna intenzione di perdere tempo a parlare con uno shem, Custode Grigio o meno. «Ero qui con lui, ha toccato lo specchio e poi...» Restò in silenzio, incerta su cosa fosse realmente accaduto.

«Lo specchio attira i Prole Oscura. I Custodi Grigi hanno trovato altri specchi prima d'ora, si crede che fossero usati nel Tevinter per comunicare. Col passare del tempo, alcuni si ruppero, restando contaminati dalla stessa corruzione dei Prole Oscura... Se Tamlen ha toccato lo specchio, deve averla fatta uscire. È questo che ti ha infettato, e sicuramente ha infettato anche lui.» Spiegò l'uomo.

Aenor ascoltò attentamente. Qualcosa non le tornava, ma questa “corruzione” avrebbe spiegato il perchè si sentisse così debole, nonostante le cure della Guardiana. «Quindi, ho contratto l'infezione dei Prole Oscura.»

Duncan annuì gravemente. «So che puoi sentirla dentro di te. Le cure sono solo temporanee, posso sentire come si stia diffondendo. E fintantoché questo specchio esiste, potrà infettare altri.»

La ragazza rimase in silenzio. Probabilmente, quello che l'uomo stava dicendo era la verità.

«Per ora, dobbiamo occuparci dello specchio.» Sentenziò Duncan, estraendo uno dei due pugnali che portava sulle spalle e voltandosi verso l'artefatto. Sferrò con forza un colpo, mandando il vetro in frantumi, sprigionando un'energia che Aenor non seppe identificare. «Andiamocene, devo parlare con la Guardiana riguardo ad una cura per te...» Disse l'uomo.

«E Tamlen?!» Sbottò lei, furente.

«Non c'è nulla che possiamo fare per lui.» Rispose stoico l'altro.

«Non vado da nessuna parte senza di lui!» Urlò Aenor, furiosa. Che lo shem se ne andasse, non aveva bisogno né di lui né della sua cura. «Fen'Harel ma halam, shemlen, sei libero di andartene!» Si spostò di lato, per permettergli di levarsi di torno.

Lui restò impassibile di fronte al suo scoppio di collera. «Sarò chiaro: non c'è nulla che puoi fare per lui. Sono passati tre giorni da quando è stato infettato, senza che fosse curato. Tu sei sopravvissuta grazie alle cure della vostra Guardiana, e alla tua volontà. Ma Tamlen, non ha speranza. Devi fidarti di me.»

Aenor perse definitivamente le staffe. «Fidarmi?! Di uno shemlen?! Non ho alcuna intenzione di abbandonarlo, dovessi affrontare un centinaio di quei Prole Oscura!» Fece due passi verso l'uomo, incurante del fatto che fosse molto più in alto di lei, più grosso e sicuramente più avvezzo al combattimento. «Non me ne frega nulla se morirò entro qualche giorno, non abbandonerò Tamlen. E la tua fiducia te la puoi anche ficcare nel-»

«Aenor!» La interruppe Merrill.

«Non intrometterti!» Le urlò lei, girandosi di scatto a fronteggiarla.

La guardavano come se fosse impazzita. Da Merrill se lo aspettava e degli shem non c'era da fidarsi... ma Fenarel?! Guardò negli occhi quest'ultimo, quasi implorandolo. «Non puoi pensarla come loro. Non puoi abbandonare il tuo migliore amico.»

Fenarel sfuggi al contatto visivo, abbassando lo sguardo. «Lethallan... se è davvero la corruzione dei Prole Oscura, credo che il Custode Grigio abbia ragione. Non c'è niente da fare per lui.»

La ragazza dovette trattenere le lacrime che le pungevano gli occhi. Come potevano tradirla in questo modo? Come potevano abbandonare Tamlen ad un destino così orrendo? Scosse la testa. «Avremmo almeno dovuto trovare il corpo.»

«I Prole Oscura l'avranno portato via.» Disse Duncan. Il suo tono era quasi dolce, come se stesse assecondando i capricci di un bambino. Aenor sentiva montare ancora di più la rabbia, verso lo shem, verso i suoi cosiddetti amici, soprattutto verso sé stessa. Era tutta colpa sua.

La verità la colpì come un macigno: era colpa sua. Avrebbe potuto fermare Tamlen, dirgli di tornare indietro, supplicarlo, convincerlo in qualche modo. E invece aveva creduto di poter affrontare qualsiasi cosa si nascondesse in quelle rovine. Si era lasciata convincere dal compagno, e ora era lui ad averne pagato le conseguenze , e lei ad essere rimasta sola.

Strinse i pugni, lasciandosi sfuggire un singhiozzo, le braccia rigide lungo il corpo. Abbassò lo sguardo, in segno di resa.

«D'accordo.» Acconsentì, guardando in basso verso il pavimento, i pezzi di vetro dello specchio sparsi per la stanza, ora innocui. Gli altri la precedettero verso l'uscita. Fenarel fece per avvicinarsi a lei ad un certo punto, ma qualcosa lo fece desistere.

Raggiunsero l'accampamento degli elfi senza problemi, anche se Aenor si rifiutò di estrarre la spada per combattere contro i Prole Oscura che incontrarono lungo la strada.

«Siete tornati, è un sollievo.» Li accolse Marethari. «Duncan, non mi aspettavo di rivederti così presto.» La donna li scrutò, un'espressione affranta in volto.

«Non mi aspettavo nemmeno io di essere di ritorno a breve, Guardiana.» La saluto Duncan.

«Avete notizie di Tamlen?» Chiese Marethari.

Aenor non rispose, restando in silenzio a fissare l'erba. Se si fossero messi subito alla sua ricerca, se quello shem non avesse tenuto nascosto il luogo dove si trovavano le rovine, forse qualcuno dei cacciatori avrebbe trovato Tamlen prima dei Prole Oscura.

«È ormai troppo tardi per lui, non abbiamo trovato nulla.» Rispose l'umano.

Marethari sospirò, affranta. «Ciò che temevo. Duncan, ho bisogno di parlarti un momento. Da'len, parleremo in seguito della tua cura. E riferisci ad Hahren Paivel l'accaduto, dovrà preparare una funzione per il morto.»

“Morto”.

La parola continuò a rimbombare nelle orecchie di Aenor ore dopo che la Guardiana l'aveva proferita. A parlare con l'Hahren c'era andato Fenarel, vedendo come era ridotta l'amica. Aveva poi tentato di confortarla, ma non c'era niente che potesse fare.

Mentre l'intero clan si stringeva attorno al falò per commemorare uno dei loro cacciatori, Aenor li osservava da lontano. I Dalish non piangevano la morte, ma la accettavano come un evento naturale della vita.

Stronzate. Tutte stronzate.

Non poteva essere naturale, come le era stato strappato via l'ultimo delle persone a lei care. Prima i suoi genitori, ora Tamlen. Sparito nel nulla a causa di una malattia magica portata da uno specchio maledetto. Dov'era la normalità in tutto questo?!

Sopraggiunse la notte, e mentre venivano accesi fuochi per tutto l'accampamento, gli elfi si riunivano per dare un ultimo saluto ad uno di loro.

«Lethallan, è il momento...»

Aenor alzò lo sguardo, riconoscendo Fenarel. Prese la mano che lui le offriva per alzarsi, per poi avvicinarsi agli altri. Erano tutti raccolti in cerchio, intorno a dove sarebbe dovuto esserci il corpo. Aenor avanzò verso il centro. La Guardiana le porse un oggetto, piccolo, di forma ovale. Un seme di qualche albero, che la ragazza non riconobbe. Non le importava neanche. Non ci sarebbe stato nessuno sotto le radici di quell'albero, non aveva senso. Si inginocchiò, appoggiando le mani sulla terra umida e appena smossa, inspirandone l'odore.

«Ir abelas, ma vhenan. Falon’Din enasal enaste.» “Piango la tua perdita, mio cuore. Che Falon'Din ti guidi”. Sentiva le lacrime scorrerle giù dalle guance, ma non fece nulla per fermarle. «Che ti possa ritrovare presto, emma sa'lath.» “Mio unico amore, ci rincontreremo presto.” L'unica consolazione di quella corruzione, era che non avrebbe dovuto attendere a lungo.

«Falon'Din enasal enaste.» Recitarono in coro tutti gli altri.

Uno ad uno, piano piano ognuno se ne andò, finché rimase da sola, accovacciata sulla terra umida. Non seppe per quanto a lungo rimase lì, ad aspettare che la Corruzione prendesse anche lei, ma quando la Guardiana le appoggiò una mano sulla spalla, il cielo era ormai illuminato dalle prime luci dell'alba.

«Ti devo parlare, Da'len.»

La seguì obbediente, senza più forze. Marethari la condusse da Duncan, che era rimasto in disparte, rispettoso del dolore del clan.

«Io e la vostra Guardiana abbiamo parlano, e siamo giunti ad un accordo che ti riguarda. Il mio ordine ha bisogno di aiuto, e tu hai bisogno di una cura. Me ne andrò tra poche ore, e spero che tu scelga di venire con me. Saresti un eccellente Custode Grigio.» L'uomo sembrava sincero. Ad Aenor non interessava.

«Grazie, ma non è necessario.» Rifiutò in tono piatto.

«Forse non hai capito la tua condizione. La Corruzione non può essere curata, alla fine ti ucciderà lo stesso. Le cure che hai ricevuto hanno rallentato la diffusione, ma nel giro di qualche tempo sarei morta, o peggio. Unirti ai Custodi Grigi può impedirlo.»

«Non mi interessa.» Scosse la testa. Non capivano, come avrebbero potuto?

«Sta arrivando un Flagello, e ci servono Custodi capaci come te. Il nostro ordine è l'unica cosa che può contrastare i Prole Oscura, non capisci?» Le chiese Duncan. Dal tono, cominciava a spazientirsi. «Non lo faccio per pietà, ma perché credo tu abbia del potenziale.»

«Oh, non ne dubito, shemlen.» Lo interruppe Aenor. «Ma ho il diritto di rifiutare. Se devo morire, morirò nel modo che preferisco. E sarò grata quando arriverà il momento.»

«Da'len! Non è da te piangerti addosso in questo modo!» Esclamò sorpresa Marethari. «Capisco che la morte di Tamlen sia stata un duro colpo per te, so che eravate legati, ma non avrebbe voluto vederti gettare via la tua vita! Non quando puoi dedicarla a qualcosa di più grande di tutti noi.»

«Non sapremo mai cosa avrebbe voluto Tamlen. È morto no?» Ribatté irata la ragazza. «Mentre io sono ancora qua. No, Duncan dei Custodi Grigi, non andrò da nessuna parte.»

L'uomo perse la pazienza. «Allora non mi lasci altra scelta.» Si schiarì la voce. «Invoco il Diritto di Coscrizione su questa ragazza, Aenor Mahariel.» Annunciò.

«E io lo riconosco, Duncan dei Custodi Grigi.» Rispose la Guardiana.

«Mi dispiace che non sia stata una tua decisione, ma la minaccia dei Prole Oscura è troppo grande per essere ignorata.» Concluse l'uomo.

Aenor sgranò gli occhi. «Non può farlo!» Rantolò verso Marethari. Aveva preso la sua decisione, era pronta a morire, perché lasciava che questo shemlen la portasse via contro la sua volontà?!

«Da'len, lo faccio per il tuo bene. Non lasciarti morire, ma combatti per tutti noi.» Rispose semplicemente Marethari, guardandola con occhi pieni di compassione.

La rabbia si impossessò nuovamente della ragazza, che si scagliò contro Duncan in un attacco di furia cieca. Non avesse avuto altro che il piccolo pugnale che portava alla cintura, sarebbe anche stata una possibile minaccia per l'uomo, ma così ridotta, stanca, debilitata e quasi disarmata, fu facile per lui stordirla con un colpo alla testa. 












Note dell'Autrice: 

Salve a tutti! Questa è la prima long che scrivo e pubblico, ho già la trama ben delineata e sono fiduciosa di portarla a termine. In linea generale, l'idea è postare un capitolo alla settimana. Sono abbastanza lunghi, il dono della sintesi non mi appartiene, ma spero siano scorrevoli. I primi capitoli tratteranno delle singole Origini dei sei protagonisti, per poi seguire il viaggio della Custode e dei suoi compagni, man mano che si aggiungono al gruppo, dal punto di vista dei vari personaggi. 
Grazie per aver letto, ogni commento, critica o suggerimento è ben accetto! :D 

Per chi volesse dare un'occhiata, sto disegnando i vari protagonisti. QUI c'è Aenor.

  
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Dragon Age / Vai alla pagina dell'autore: LysandraBlack