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Autore: Crystal25396    07/08/2017    5 recensioni
Che non ci si possa smaterializzare all’interno dei confini di Hogwarts è un particolare che chiunque abbia mai letto “Storia di Hogwarts” conosce. Eppure quella mattina, qualcuno vi era riuscito.
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Dal secondo capitolo:
Quando Hagrid, dopo aver bussato, ottenne il permesso di entrare, i due trovarono il preside seduto alla sua scrivania, che li osservava dietro i suoi occhiali a mezzaluna.
«Oh, Hagrid! Qual buon vento ti porta? Qualche problema o questione che vorresti discutere sul tuo nuovo incarico?»
«No signore. Non ho problemi con quello, ma con questo qui» rispose Hagrid facendo cenno allo strano tizio col cravattino, che si stava guardando attorno incuriosito, con un’espressione innocente e bambinesca sul volto.
Quando si rese conto che l’attenzione era rivolta tutta verso di lui, l’uomo fece un profondo inchino verso il preside, salutandolo con un amichevole «Salve!»
«L’ho trovato vicino al Lago Nero. Credo che abbia qualche rotella fuori posto…»
«Ehi!» esclamò l’uomo con aria imbronciata.
«…e che sia un Babbano.»

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Cross-over Harry Potter / Doctor Who
La storia può essere letta anche da chi non ha mai visto Doctor Who.
Genere: Fantasy, Science-fiction, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Silente, Remus Lupin, Rubeus Hagrid, Severus Piton, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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Capitolo 11
Il Lupo e l’Alieno – seconda parte
 
 

Il Dottore ridacchiò.
«Impossibile per voi umani, forse.»
«Quindi è vero…» sussurrò Remus bianco in volto, fissando un Dottore tranquillo e sorridente «Non sei umano. Si può sapere chi sei, Dottore?»
 
Il Dottore lo guardò in silenzio per un po’ e Remus non poté che fissare per la prima volta con attenzione i suoi occhi. Già altre volte vi aveva notato qualcosa di strano, qualcosa che andava oltre il luccichio meravigliato di chi non è abituato ad avere a che fare con la magia, qualcosa di completamente diverso dallo stupore. L’aveva notato di sfuggita quella volta nelle cucine e poi ancora nella sala dei professori, subito dopo la sua lezione con il Molliccio. C’era qualcosa di molto saggio e antico, nei suoi occhi. Una fiamma capace di ardere qualsiasi cosa e un ghiaccio in grado di congelare anche il più temibile dei nemici. Era qualcosa che, ne era sicuro, andava al di là della sua immaginazione e quello sguardo da antico guerriero per un attimo lo fece rabbrividire.
 
Poi ad un tratto, l’espressione del Dottore muto e una più familiare aria bambinesca si dipinse sul suo volto.
«Hai fame?»
«Come, scusa?» chiese Remus preso in contropiede.
«Sono tre giorni che non mangio, ho fame.» si lamentò il Dottore poggiando una mano sullo stomaco, che aveva preso a brontolare con forza.
«E vuoi farlo adesso? Stavamo facendo un discorso serio!»
«Certo! E lo continueremo, ma davanti ad una bella ciotola di crema pasticciera.» disse afferrando la sua giacca di tweed che era stata appesa all’attaccapanni di fianco al letto.
«Crema pasticcera?»
«Sì, certo! Cosa credi che potrei mangiare per rimettermi in forze? Cioccolato?»
«Onestamente, sì.» ammise Remus, osservando con un’alzata di sopracciglia la faccia schifata del Dottore.
«Ti assicuro che è la cosa migliore dopo aver subito un attacco da un Dissennatore.» insistette.
«Per te, forse. A me servono solo bastoncini di pesce e crema. E prometto che ti racconterò tutto, ma non a pancia vuota, perché sto davvero morendo di fame.» insistette dirigendosi verso l’uscita dell’infermeria a grandi falcate.
Remus rimase imbambolato a fissarlo, mentre l’uomo spalancava le porte di colpo, evitando per un soffio di darle sul naso a Madama Chips, che stava rientrando con alcune lenzuola pulite fra le braccia. Lo vide scusarsi e rassicurare rapidamente la medimaga sulle sue condizioni di salute, mentre dava dimostrazione di ciò saltellando sul posto. Remus era letteralmente senza parole. Ma lo stava prendendo in giro o faceva sul serio?
«Che fai, vieni o no?» gli urlò il Dottore, dopo aver convinto una ancora titubante Madama Chips a lasciarlo andare.
Forse tutta quella solennità che aveva creduto di vedere in quell’uomo  se l’era solo immaginata… Così Remus si ritrovò a sospirare esasperato e a seguirlo lungo i corridoi che conducevano alle cucine.
 
Pochi minuti dopo, i due si ritrovarono seduti al tavolo dove poche settimane prima Tasky aveva servito loro tea e biscotti. Proprio come allora, Remus teneva in mano una tazza di quella bevanda calda, accompagnata da una fetta di torta al cioccolato, mentre il Dottore…
«Merlino, e io che pensavo scherzassi…» disse Remus mentre il Dottore era chino sulla sua ciotola di crema pasticcera, dentro cui inzuppava alcuni bastoncini di pesce fritto.
«Vuoi?» chiese a bocca piena allungandogli la ciotola.
«No, grazie. Non vorrei rimettere il tea che mi ha preparato Tasky…» rispose Remus storcendo il naso poco convinto. Sul serio era buona quella roba?
«Allora» disse il Dottore addentando con gusto un bastoncino di pesce ricoperto di crema «Sbaglio o noi due stavamo facendo un discorso serio?»
«L’intenzione era quella. Diciamo che la cosa ha avuto risvolti inaspettati. Più che seria la cosa è diventata comica…» ammise Remus prendendo un sorso di tea e continuando ad osservare di sottecchi il Dottore.
«Quindi lo vuoi sapere chi sono o non ti interessa più?»
«Certo che mi interessa!» esclamò Remus facendo sorridere il Dottore.
«Bene, allora! Cosa vuoi sapere?» domandò poggiando i gomiti sul tavolo e addentando l’ultimo pezzetto di pesce che gli era rimasto.
«Chi sei?»
«Fono il Doffohe.» rispose senza curarsi del boccone che stava ancora masticando.
«Questo lo sapevo già.» sospirò Remus cercando di sorvolare sul suo atteggiamento così terribilmente infantile. A volte si chiedeva se lo facesse di proposito, o era proprio nella sua indole comportarsi in quel modo.
«Fecché me lo hai chiefto, alloha.»
«Va bene, d’accordo, riproviamo. Se non sei umano, cosa sei, Dottore?»
«Ecco, ora va meglio.» disse mandando già il boccone e fissandolo soddisfatto.
«Lo avevi capito anche prima che era quella la domanda, senza rispondere in quel modo stupido, quindi avanti, sputa il rospo, chi sei?»
«E’ una domanda difficile, diciamo che non sono nato sulla Terra.»
Per poco a Remus non andò di traverso il tea e in fretta agguantò un tovagliolo per metterselo sulla bocca ed evitare così di sbrodolarsi. Si era aspettato di tutto, da una spia del Ministero a un Babbano infiltrato per chissà quale motivo; aveva fatto le ipotesi più assurde su quale fosse la vera identità del Dottore, anche le più fantasiose, ma quello…
«Sei un alieno?» domandò con gli occhi sgranati. Che si potesse trattare di una forma di vita extraterrestre era un’idea a cui non aveva minimamente pensato.
«Sì, immagino di sì.» rispose lui ridacchiando.
«Di che specie? Da che pianeta provieni?»
«Sono un Signore del Tempo. Nome pomposo, lo so, amavano mettersi in mostra, i Signori del Tempo. Avresti dovuto vedere che cappelli… Delle frane in fatto di moda, pensa che avevano bandito i fez. E io adoro i fez! I fez sono forti…»
«Ok, ma… Che ci fa un alieno qui, ad Hogwarts? E per di più nel corpo docenti!»
«Oh, è una lunga storia. Ero in viaggio - io viaggio parecchio, sai? – e ad un certo punto la mia Macchina del Tempo è stata come attratta da questo preciso luogo e da quest-»
«Ferma, ferma! Aspetta.» lo bloccò Remus facendo un cenno con la mano e scuotendo la testa confuso.
«Hai detto… Macchina del Tempo?»
«Tempo e Relativa Dimensione Interne allo Spazio. In poche parole, TARDIS. Sì, è la mia macchina del tempo e, giusto a titolo informativo, può andare praticamente ovunque, spazio incluso.» spiegò il Dottore con una nota d’orgoglio nella voce
«Ma… Come puoi viaggiare nel tempo?» domandò Remus con gli occhi sgranati «E’ pericoloso, rischi di creare confusione nel continuum temporale o essere visto da qualcuno che conosci, potresti anche creare uno scompiglio tale da portare alla fine del mondo! Te ne rendi conto?»
«Già successo, ma non per colpa mia, e già fatto.» disse il Dottore con un sorriso soddisfatto «L’ho anche riavviato una volta, sai? Parlo del mondo… Il Big Bang 2! Opera mia. Grande trovata è stata, quella…»
«Che cosa?!» esclamò Remus sconvolto.
«Rilassati Remus, cosa credi ci stia a fare la parola “Tempo” nel nome “Signore del Tempo”?» disse il Dottore allungandosi e provando a dargli delle pacche di conforto sulla spalla «Viaggiare nel tempo per noi è come andare a fare una scampagnata.»
«Hai appena detto che sei stato responsabile della fine del mondo» lo rimproverò Remus, poggiando le mani sul tavolo, come per sorreggersi da tutte quelle informazioni che lo stavano investendo.
Il Dottore lo fissò deluso, aspettandosi una diversa reazione da parte dell’uomo, e con aria imbronciata borbottò: «Non potevi soffermarti solo sulla parte in cui io salvo il mondo? Fai troppo caso ai dettagli, tu.»
«Dettagli? Tu li chiami dettagli? Non è una cosa da tutti i giorni provocare la fine del mondo e rimettere subito dopo tutto a posto come se nulla fosse.»
«In effetti a me è una cosa che capita un po’ troppo spesso… E comunque quella volta io non c’entravo nulla. Devo ancora capire chi è stato, ma ci sto lavorando.» disse intingendo il dito nella crema rimasta e porgendo poi la ciotola soddisfatto a Tasky, ringraziandolo con un «Era deliziosa».
 
«Quindi?» chiese Remus attirando di nuovo l’attenzione su di se.
«Quindi cosa?» domandò il Dottore leccando via la crema che gli era rimasta sull’indice, pulendosi poi mani e bocca con un tovagliolo.
«Cosa ci fai ad Hogwarts!»
«Ah! Giusto, sì. Beh, ero in viaggio, lunga storia, magari un giorno te la racconterò, ha a che fare con un lago. Fatto sta che ad un certo punto il TARDIS, non so per quale motivo, è atterrato nei giardini della scuola il primo settembre di quest’anno. Sinceramente non ci ho dato molto peso, ogni tanto capita che il TARDIS mi porti dove vuole lei, ma questa volta è ripartita senza di me, lasciandomi bloccato qui. Così Hagrid mi ha portato da Silente e quando ho scoperto che la scuola aveva bisogno di un insegnante di Astronomia ho proposto ad Albus di lasciare a me l’incarico. In ogni caso, sarei dovuto restare qui per cercare di capire dove e soprattutto quando il TARDIS avrà intenzione di atterrare di nuovo. E questo è quanto.» concluse con un’alzata di spalle.
«Questo spiega molte cose.» commentò Remus, che ora aveva le idee decisamente più chiare, nonostante facesse ancora fatica a credere che l’uomo davanti a lui proveniva sul serio dallo spazio.
«E’ stato Albus a chiedermi di mantenere segreto il tutto e così si è inventato la storia del Magonò. Non che, in caso contrario, sarei andato in giro a spiattellare la cosa a chiunque…» disse il Dottore
«A me però l’hai detto» osservò Remus aggrottando le sopracciglia.
«Tu non sei chiunque. E comunque Albus non deve saperlo per forza…» rispose con ovvietà il Dottore, facendolo sorridere.
«Mi rende felice sapere che ti fidi tanto di me… Considerato poi che anche io ti ho mentito.» disse abbassando la testa e fissando lo sguardo nel poco liquido aromatizzato che era rimasto nella tazza.
«Di che parli?» domandò il Dottore guardandolo confuso.
«Delle mie condizioni di salute. Vedi, io… Come posso dire…» balbettò Remus grattandosi nervosamente una guancia.
«Aspetta… Le persone si bevono davvero la storia della salute cagionevole?» lo anticipò il Dottore, allungandosi leggermente verso di lui e abbassando la voce per non farsi sentire troppo dagli elfi domestici.
Remus sobbalzò sorpreso e puntò gli occhi su di lui, le labbra socchiuse dallo stupore e un’espressione sorpresa dipinta sul volto. Si fissarono in silenzio per qualche istante, poi l’alieno sorrise divertito.
«Remus, ho 1076 anni, un’intelligenza che voi umani vi sognate, e non lo dico per vantarmi, ma è oggettivamente così… Credi davvero che non avessi capito che sei un Lupo Mannaro?»
«Cosa…» tentò di dire prima di venire nuovamente interrotto dal Dottore.
«Mi è venuto il dubbio dopo la lezione sul Molliccio, alla successiva Luna Piena ne ho avuto la conferma.» spiegò con un’alzata di spalle.
«E se fos-»
«La tua versione a quattro zampe perde peli, lo sai?» lo interruppe «Ce n’erano diversi ciuffi nel tuo ufficio. Dovresti pulire quando torni umano la mattina, o qualche studente particolarmente sveglio potrebbe accorgersene.»
«Sul serio? Tutto qui? Non dici niente sul mio essere un pericoloso assassino?» domandò Remus ancora scosso. Quell’uomo la stava prendendo troppo alla leggera. Era un Lupo Mannaro, per Merlino, non un qualche animale piccolo e tenero.
Il Dottore scoppiò in una fragorosa risata, prima di tornare a darsi un contegno con un colpo di tosse, resosi conto di aver attirato l’attenzione di tutti gli elfi domestici della cucina.
«Pericoloso? Tu? Non farmi ridere, Remus Lupin. Non è una maledizione come la tua che ti rende pericoloso. Dubito che tu abbia anche mai solo alzato un dito contro qualcuno e la prova è il fatto che tu non solo abbia frequentato le scuole qui, ma che ci sia anche tornato da insegnante. Albus non avrebbe mai lasciato entrare qualcuno che potesse nuocere ai ragazzi della scuola.»
Remus si ritrovò a sorridere. Era tanto che non riceveva parole di conforto da qualcuno: da quando aveva perso tutti i suoi amici, le persone che venivano a sapere della sua malattia non facevano che allontanarlo spaventate. Trovare lavoro era stato difficilissimo, a malapena aveva i soldi per comprarsi da mangiare. Mai nessuno, in quegli ultimi 12 anni aveva provato a capirlo, anche semplicemente a regalargli parole gentili e di conforto. Ricevere una visita da Albus Silente era stata una sorpresa, sapere che la cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure lo aveva lasciato sconvolto e felice. Difficilmente avrebbe dimenticato la gioia che aveva provato quando aveva di nuovo varcato le porte di Hogwarts e alla fine doveva ammettere che anche rivedere Piton lo aveva rallegrato. Era come essere tornati indietro nel tempo, quando lui era solo un ragazzo che vagava per i corridoi della scuola progettando qualche nuovo scherzo, ridendo con i suoi amici più cari, i Malandrini.
Già. I Malandrini… Era l’unica cosa che gli mancava. Certo, aveva ritrovato Lily e James in Harry e si era ripromesso che avrebbe vegliato su di lui. Non aveva potuto occuparsi del ragazzo quando era rimasto solo, ora che lo aveva ritrovato non avrebbe ripetuto lo stesso errore. Anche se da lontano, anche se solo come suo insegnante, Harry avrebbe saputo che ci sarebbe sempre stata una persona pronta ad aiutarlo.
Eppure, non era la stessa cosa. Gli mancavano i Malandrini: la straordinaria capacità di mettersi nei guai di James, la risata canina di Sirius, le idee malsane di Peter… L’amicizia dei Malandrini. Sarebbero stati insostituibili, mai sarebbe riuscito a trovare di nuovo persone magnifiche come loro, ne era certo.
Una certezza, che però, era stata spazzata via definitivamente proprio in quel momento. Dopo anni, Remus aveva finalmente trovato qualcuno che non lo giudicava per la sua licantropia, qualcuno che lo sosteneva e apprezzava… E che gli ricordava terribilmente i suoi migliori amici. Il Dottore era i Malandrini concentrati in un’unica entità. Non sarebbe mai riuscito a sostituirli, questo mai. Ma, finalmente, aveva di nuovo qualcuno che poteva chiamare un vero amico.
 
«E lo stesso discorso può essere fatto per te» sorrise Remus «Scusa se ho dubitato di te, Dottore.»
«Non devi scusarti, è normale che tu ti sia insospettito.» gli rispose strizzandogli l’occhio. Non era difficile intuire cosa Remus stesse pensando. La vita di un Lupo Mannaro non doveva certo essere stata semplice. Gli umani erano terribilmente affascinanti, una razza che lo sorprendeva e affascinava ogni volta. Erano complessi, le loro anime traboccavano di sentimenti che li rendeva facilmente vulnerabili… Ma che nella maggior parte dei casi si tramutava nella loro forza. Erano una razza contraddittoria. Avevano un gran cuore, ma facilmente si facevano condizionare dalla paura. E un Lupo Mannaro era una di quelle cose che facilmente spaventava. Remus non era il primo che incontrava, ne aveva già conosciuto un altro, anni addietro, ma era diverso. In quel caso si trattava di una specie aliena che si era impossessata di un corpo umano. Certo, poi c’era stata la Regina con il suo piccolo problema peloso, ma non aveva mai avuto a che fare con i reali del ventunesimo secolo.
Remus, invece, era diverso da quella creatura. Lui era un uomo innocente colpito da una maledizione da chissà quanto tempo. Non aveva colpe e di certo non aveva istinti omicidi. Era un uomo che nella vita era stato giudicato per un qualcosa che lui non aveva voluto e che aveva un’indole completamente opposta a quella del suo alter ego animale.
Lo sguardo che si scambiarono bastò a far comprendere ad entrambi cosa pensava l’altro di quella situazione e non ci fu bisogno di parole per capire che tutti e due avevano compreso. Entrambi avrebbero mantenuto il segreto ed entrambi avevano trovato una persona si cui contare in quell’avventura fra le mura di Hogwarts.
 
«Il lupo e l’alieno, siamo proprio una bella coppia» disse il Dottore facendo scoppiare a ridere Remus, mentre lui si alzava per stiracchiarsi con ampi movimenti.
«Un duo molto bizzarro, direi» ridacchiò Remus prendendo un ultimo sorso di tea e porgendo poi la tazza vuota a Tasky, ringraziandolo ed alzandosi anche lui.
«Io avrei detto fantastico o invidiabile, ma se preferisci va bene anche bizzarro. Mi piace il bizzarro» rispose fissandolo sorridente mentre lasciavano la cucine per ripercorrere la strada inversa a quella fatta poco prima.
Di lì a pochi minuti Remus aveva una lezione con quelli del primo anni e il Dottore aveva un assoluto bisogno di sgranchirsi le ossa. Stava molto meglio rispetto a prima, mangiare gli aveva ridato le energie, ma si sentiva ancora un po’ intorpidito e doveva a tutti i costi togliersi quella strana sensazione di perenne stanchezza di dosso. Un’invasione aliena sarebbe stata la cosa perfetta per rimetterlo in forze, ma ormai ci aveva perso le speranze e l’unica cosa che ora poteva fare era andare a fare un giro nel parco della scuola.
 
«Gli studenti saranno felici di sapere che ti sei svegliato» disse Remus mentre percorrevano il lungo corridoio tappezzato di quadri «Hai ricevuto molte visite, sai? Erano tutti molto preoccupati.»
«Ecco perché tutti quei dolci…» riflettè a voce alta il Dottore. Aveva notato che sul mobile ai piedi del letto erano stati accatastati numerosi pacchetti provenienti da Mielandia e fiori profumati probabilmente colti dal giardino di Hogwarts.
«Già... Ad un certo punto Madama Chips ha dovuto impedire agli studenti di venire a farti visita, o ci sarebbe stato un via vai di persone troppo grande.» spiegò ricordando come la medimaga aveva letteralmente cacciato via un gruppo di Corvonero che erano andati a trovare il Dottore, gridando che quella era un’infermeria e che i malati avevano bisogno di pace e tranquillità, non di regali e chiacchiericci costanti nelle orecchie.
«Della partita cosa sai dirmi? Cosa è successo dopo che i Dissennatori hanno invaso il campo?» domandò curioso il Dottore.
«La vittoria è andata a Tassorosso, ma da quello che dice Hagrid, la colpa è dei Dissennatori. Anche Harry, come te, risente molto dei loro effetti e quando sono entrati in campo ha perso la presa sul manico di scopa ed è precipitato. Non si è fatto nulla per fortuna, Silente ha frenato la sua caduta con un incantesimo ed è stato dimesso dall’infermeria due giorni fa. Ma Cedric Diggory è riuscito a prendere il boccino e nonostante abbia insistito con Madama Bumb perché il risultato della partita venisse annullato, Tassorosso ha vinto legalmente. Neanche la squadra di Grifondoro ha avuto nulla da ridire.»
«E dei Dissennatori che mi dici? Come stanno gli altri studenti?»
«Si sono spaventati, ma stanno tutti bene, solo tu ed Harry ne siete stati vittime. Hagrid dive di non aver mai visto Silente così furioso, dubito che i Dissennatori si avvicineranno nuovamente così tanto alla scuola.»
Giunti davanti l’ingresso principale, i due si fermarono per separarsi, ma una strana espressione sul volto del Dottore attirò l’attenzione di Remus.
«Perché quella faccia?» gli domandò aggrottando la fronte.
Il Dottore si riscosse e sfregandosi le mani sfoggiò uno dei suoi sorrisi migliori.
«Nulla. Ignorami, troppi pensieri per la testa.»
«Preoccupato per i Dissennatori?» tentò di capire Remus.
«Sì. No… Non quanto dovrei. Credo…»
«E allora cos’hai?»
«Domande, Remus Lupin. Domande.» rispose in tono enigmatico il Dottore prima di voltargli le spalle e uscire all’aria aperta, lasciando Remus con numerosi interrogativi a girargli per la testa e una lezione a cui, se non si sbrigava, sarebbe senza dubbio arrivato in ritardo.










***
Angolo dell’autore
 
Non  riesco proprio a tornare ad aggiornare ogni settimana… Ma questo caldo non aiuta, sono stata ferma su questo capitolo per un lasso di tempo esorbitante e solo oggi sono riuscita a renderlo decente.
Allora, che dire… Questo capitolo è molto particolare, il più denso di dialoghi senza dubbio, ma in questo caso erano necessari. Inoltre, questo è anche un capitolo fondamentale non solo per i nostri due protagonisti, ma anche per voi. O almeno, per quelli che non conoscono il Dottore e si sono addentrati in questa storia ugualmente. Ecco, finalmente anche chi non ha mia visto Doctor Who sa chi è il misterioso Dottore e sicuramente, o almeno spero, ora avrà le idee più chiare.
Che altro dire… Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che vi piaccia come sto sviluppando l’amicizia fra Remus e il Dottore. Onestamente, io li adoro assieme. Devo stare attenta che non mi parta la ship…
 
Ad ogni modo, vi invito a seguirmi sulla mia pagina Facebook, così da rimanere aggiornati sulle pubblicazioni e gli aggiornamenti (qui il link --> https://www.facebook.com/Crystal25396-EFP-364711913877418/) e se vi va, potete trovarmi con lo stesso nome anche su Instagram.
 
Come sempre, ringrazio tutti quelli che si sono addentrati e hanno deciso di leggere questa storia e in particolare ringrazio:
- Cara93, Kunieda e Oceania99 che l’hanno aggiunta alle seguite;
- janefitzgerald, MrZer0 e Oceania99 che l’ha aggiunta alle preferite;
- Plumose Things e _gaiuccia_ che l’ha aggiunta alle ricordate;
- Oceania99, saylveon,  _purcit_ e ShessomaruJunior che hanno lasciato una recensione.
 
Alla (settimana? Onestamente non lo so) prossima!
-Crystal-
   
 
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