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Autore: Oxis    09/08/2017    1 recensioni
Merlino e Artù e la Camelot di sempre.
E poi una nuova arrivata, Kendra.
Una strega molto diversa da Merlino. Maldestra, poco socievole, un cuore strano che si innamora di uno dei due, lasciando l'altro deluso e minando la loro amicizia.
La sua freddezza deriva da quella magia che la possiede e di cui vuole disfarsi, che però inizia a servirle quando a Camelot spunta una nuova minaccia. Assassini assoggettati vogliono uccidere il principe.
Merlino avrà parecchio da fare per evitare che il suo protetto si faccia uccidere...
- Oxis
(editor della pagina ufficiale di Merlin Italia su FB, Merlin * •Italian Page•*)
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
Capitoli:
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Ciao a tutti!
Questa è una storia prossima alla conclusione, che ho deciso di pubblicare a puntate, con cadenza settimanale.
Mi farà taaaanto piacere se vorrete dirmi qualsiasi cosa, sul mio stile, sugli errori, sui possibili miglioramenti.
Amo Merlin e sono così egocentrica che mi piace inventare sempre un personaggio femminile protagonista delle mie fan fiction in cui immedesimarmi. 
Spero che la mia storia possa appassionarvi quanto sta appassionando me scriverla.

Grazie anche solo per essere arrivato a leggere fino qui,

Oxis
(fate un giro sulla pagina FB ufficiale di Merlin Italia, l'unica seguita dall'account ufficiale della serie tv. Si chiama Merlin * •Italian Page•* e io sono una degli editor :) )



PROLOGO

Nella foresta, Artù precedeva Merlino, brandendo la balestra e aspettando il momento giusto in cui avrebbe fatto scattare la freccia che si sarebbe conficcata con precisione nella schiena della sua preda. Un cervo maschio bruno che avevano intravisto solo per qualche secondo tra le fronde.

- Merlino, la smetti di fare tutto questo rumore? - sibilò il principe voltandosi - Questa è l'ultima volta che ti porto a una battuta di caccia, sei più goffo di un...
Un rumore trafisse il silenzio della foresta.
- Cos'è stato? - esclamò il mago guardandosi intorno.
- Shhh!
Un urlo, perfettamente distinguibili li fece sobbalzare. Artù si voltò di colpo.
- Banditi! - gridò estraendo la spada.
Due uomini incappucciati e protetti da una pesante armatura si scagliarono verso di loro, sbucando all’improvviso.
Artù scartò, bloccò rapido un colpo indirizzato alla sua testa e Merlino, nella fretta di abbassarsi per evitare la spada del secondo uomo, inciampò e cadde a terra.
Il principe era già parecchi metri più lontano, sferrando colpi al bandito.
Ma un'altra figura arrivò correndo, alle spalle del suo protetto.
- Artù! - urlò il mago.
Il giovane si voltò ma il primo bandito lo afferrò per le spalle, spingendolo con forza contro il tronco di un albero. Perse l'equilibrio e cadde a terra, la spada era già lontana, inutilizzabile. Prima che se ne rendesse conto, fu strattonato e immobilizzato. Si divincolò ma inutilmente. Vide con la cosa dell'occhio che altri due uomini avevano preso anche Merlino.
L'uomo che gli stava davanti, ridendo sguaiatamente gli puntò la spada al cuore. Artù cercò di passare in rassegna le sue possibilità ma proprio mentre cercare di fare chiarezza mentale,  sentì un grido, più flebile del primo.
Un secondo dopo, vide una spada lampeggiare in aria e scagliarsi sull'uomo di fronte a lui, che si voltò di scatto e schivò il colpo.
Artù fissò una sagoma più esile di quella del bandito, muoversi repentina sferrando colpi al bandito con una velocità fulminea.
Riuscì a scorgere solo una scia di quelli che gli parvero dei lunghi capelli rossi che sbucavano da sotto un cappuccio.
E' una donna.
Ma non aveva mai visto una donna combattere, tantomeno con così tanta forza.
- Ti dispiacerebbe darmi una mano? - gli arrivò una voce affaticata ma limpida, inconfondibilmente femminile, da dietro il cappuccio abbassato.
Artù si rese conto in quel momento che era di nuovo libero. Si alzò di scatto e afferrò la prima spada che vide a terra, lanciandosi contro l'uomo.
Lo colse di spalle e riuscì a stordirlo con un colpo alla nuca, poi si voltò e corse verso il suo servitore.
La ragazza fu più veloce. Con uno scatto fluido liberò Merlino dalla presa del primo bandito, mettendo in fuga l'altro.
Artù si girò e puntò la spada verso la figura incappucciata, che abbassò la sua.
- Chi sei? - chiese.
La donna esitò. Poi abbassò il cappuccio, rivelando il viso pallido di una ragazza, con lunghi capelli rossi legati in una treccia e occhi di un verde brillante.
Artù abbassò la spada, stupito di non trovarsi davanti a un guerriero.
- Mi hai salvato la vita - ansimò Merlino alzandosi da terra.
Lei sorrise e Merlino le tese una mano.
- Mi chiamo Merlino - disse - Tu chi sei?
La ragazza gettò un'occhiata al principe, che la scrutava con sospetto.
- Sono Kendra.
Nell’attimo in cui le loro mani si strinsero, qualcosa percorse entrambi i loro corpi come la scarica di un fulmine. Merlino ritrasse la mano di scatto e trasalì, ritraendosi all’istante.
Guardò Kendra che aveva la sua stessa espressione sbalordita sul volto. Cos’era stato? 
- Scusa... - disse incerto - Devo... averti dato la scossa.
Lei non sorrise. Abbassò lo sguardo sulla spada che reggeva con l’altra mano e la tese ad Artù.
- Questa è vostra.
Lui la prese e con un gesto lento la puntò al petto della ragazza, che si immobilizzò.
- Come sapevate che quei banditi ci avrebbero attaccato? - chiese con voce dura, fissando Kendra.
- Artù… - cominciò Merlino allarmato ma la ragazza pareva irritata più che spaventata.
- Vi ho appena salvato la vita! - esclamò quasi scandalizzata.
- Rispondete.
- Sire… - tentò di nuovo il mago.
- Taci, Merlino!
- Sono in viaggio per Camelot - rispose Kendra senza cedere allo sguardo altezzoso del principe - Ho sentito l’arrivo dei banditi e li ho seguiti fino qui. Speravo di riuscire a… rubare qualche provvista. Sono giorni che non mangio.
Artù non trattenne un sorriso sarcastico.
- Tu da sola contro sei banditi? - scoppiò in una risata era cattiva.
- Mi sembrava che qualche minuto fa non ti facesse schifo il mio aiuto.
Si guardarono torvi, poi Artù abbassò piano la spada.
Merlino era a metà tra il sorpreso e l’ammirato. 
- Di dove siete, Kendra?
- Zàlatos - rispose Kendra. Nel suo sguardo Merlino fu convinto di aver letto una punta di l’amarezza. Zàlatos non se la passava bene da qualche periodo.
- Ti portiamo noi a Camelot - si affrettò a dire Merlino in un tentativo di abbassare la tensione.
Lei lo fissò.
- Conoscete Camelot?
Merlino annuì e indicò il suo padrone.
- Lui è Artù Pendragon, il principe di Camelot.
Kendra sobbalzò.
- Siete voi? Ah, dunque ho salvato la pelle al principe di Camelot - commentò con voce sarcastica.
- Non mi avete affatto salvato la pelle! - esclamò Artù.
Kendra gettò indietro la testa e rise.
- Siete uno di quegli uomini che non accettano di essere stati salvati da una donna?
Si allontanò di qualche passo e si chinò per prendere la spada di uno dei banditi svenuti. L’elsa era intrisa di rosso. La pulì con noncuranza sull’erba e la fissò alla cintura. Spinse indietro i capelli e puntò gli occhi ridotti a fessure contro il principe.
- Non puoi parlarmi in questo modo - disse Artù.
- Ci ha salvato la vita - intervenne Merlino, poi si rivolse alla giovane - Potete venire con noi, Kendra.
- Non c'è bisogno, grazie - replicò la ragazza alzando una mano - andrò per la mia strada. Addio.
Si voltò e iniziò e si addentrò rapida nella foresta. In pochi secondi era sparita.
- Ma perché l'avete... - cominciò Merlino, ma Artù alzò una mano, in un gesto che parve molto simile a quello della ragazza.
- Merlino, sta’ zitto. Sono già abbastanza irritato in questo momento.
Merlino sospirò e raccolse la balestra del principe che aveva abbandonato al momento dell’imboscata.
- Torniamo a Camelot. Per oggi con la battuta di caccia abbiamo finito.

 

Kendra entrò a Camerot che albeggiava. Era molto stanca perché aveva camminato quasi tutto il giorno prima, fermandosi solo poche ore a dormire per evitare di imbattersi di nuovo nei banditi. Prima di varcare le mura della città si fermò un attimo e si guardò indietro, come rimpiangendo tutta la strada percorsa che la stava allontanando sempre di più dalle sue origini. Non che la spaventasse dovesse preoccuparsi di mantenersi da sola, dopotutto aveva sempre aiutato suo padre a tirare su i maiali e a curare l'orto. Ma ora non l'aveva più al suo fianco e le cose sarebbero state molto diverse.
Oltrepassò il portone principale della città e iniziò a girare per le strade indorate dalla luce mattutina.
La vita intorno a lei iniziò a risvegliarsi. Uomini che uscivano dalle case con arco e frecce, donne che portavano fuori ceste di biancheria e l’aria già pervasa dal profumo di pane che usciva dai fornai. Le risa dei bambini si unirono molto presto ai colpi regolari del fabbro.
La contemplazione del paesaggio si interruppe per un fastidioso brontolio dello stomaco di Kendra che voltò la testa in cerca di qualcosa che potesse soddisfare la sua fame. Individuò il banchetto di un mercato e si avvicinò svelta, contando le monete rimaste nella saccoccia. Erano solo due, non abbastanza per comprarsi l’invitante pasticcio di piccione che la guardava dal banco. Sospirò e si voltò, appoggiandosi con noncuranza al palo del bancone. Poi, con un gesto fulmineo, prese una delle due monete e la lanciò contro l’ampolla di vetro colma di sidro. Con uno schianto, la moneta roteò nell’aria e centrò il vetro che si frantumò in mille pezzi con una forza incredibile. Kendra afferrò il pasticcio di piccione mentre l’uomo al banco urlava di dolore tentando di estrarre le schegge di vetro conficcate nel collo.
Si allontanò in fretta, sopprimendo abilmente il senso di colpa come era stata abituata a fare.
Camelot le piacque subito, forse per la sua vitalità, molto diversa dall’atmosfera lugubre che aleggiava per le vie di Zàlatos in quel periodo.
 Finì la sua colazione camminando per la strada principale.
Non sapeva ancora cosa avrebbe fatto, aveva pensato di cercare lavoro come aiuto fabbro o serva, al suo villaggio aveva imparato molti mestieri da tutte le persone che conosceva. Suo padre le aveva detto che a Camelot avrebbe avuto una vita più facile di quello che avrebbe mai potuto avere a Zàlatos, che pochi mesi prima era stata conquistata dai Cavalieri del regno di Kolkos che avevano decimato la popolazione. Kendra allontanò il pensiero di suo padre, del suo villaggio. Non poteva permettersi di provare emozioni forti come la tristezza. La moneta contro l’ampolla aveva funzionato solo perché era affamata e con le forze a terra. Doveva restare stanca ed esausta a tutti i costi.
Il motivo per cui era arrivata a Camelot, però, poteva attendere. Aveva bisogno di un lavoro, non poteva continuare rubando all’infinito, qualcuno se ne sarebbe accorto e allora sarebbe stata in guai seri.
Girando l’angolo, cozzò contro qualcuno.
La mano ormai allenata virò verso la spada appesa alla cintura ma il suo sguardo incontro un paio di occhi familiari.
Ci mise un attimo a riconoscerlo e l’istinto le disse subito di scappare via. Si costrinse a restare ferma, mentre ordinava al suo cuore di smettere di battere forte. Niente emozioni forti. Niente paura. Bastava una sola emozione forte a distruggere una città, l’aveva imparato a sue spese. Ma ora l’emozione le bloccava il respiro.
Merlino le sorrideva sorpreso, con in mano un secchio d’acqua.
- Ehi, hai trovato la strada.
Kendra annuì. Mise una mano in tasca e cercò di calmarsi. Che fosse lui quello che stava cercando? La stretta di mano nella foresta doveva pur significare qualcosa. Era ovvio che fosse magia.
- Così sembra - disse.
- Hai fatto buon viaggio?
Dunque Merlino era un mago. E probabilmente sospettava lo stesso di lei.
- Sì. Vuoi una mano?
Il giovane alzò le spalle.
- No, ti ringrazio. E’ pesante.
Kendra guardò il cielo sopra di loro. Era tinto di una sfumatura violetta, con nuvole rosa sfilacciate.
Cavolo. Quel piccione le aveva fatto troppo bene. Sentiva le forze rigenerarsi ed eliminarle la stanchezza dal corpo. Le girò la testa. Ma come poteva essere tanto stupida?
- Ti senti bene?
Fin troppo bene. Eppure suo padre l’aveva messa in guardia. Kendra si maledisse in silenzio. Quell’orribile magia che navigava in lei senza controllo doveva essere tenuta a bada e l’unico modo possibile era quello di essere sempre perennemente esausta.
Si allontanò da Merlino, sentendo crescere in lei una forza sovrumana.
Non di nuovo, non di nuovo. Per favore.
Corse a perdifiato lungo la strada principale di Camelot ma inciampò nel selciato e cadde. Vide in un impeto di malsana gioia un rivolo di sangue sporcarle la mano e la magia si attenuò.
Ma non abbastanza. All’improvviso, fluì in lei il familiare e odiato calore bruciante con il quale fin da piccola aveva dovuto convivere e non riuscì più a resistergli. Sfociò dalle sue mani e dai suoi occhi come un violento spostamento d’aria, che la destabilizzò e si riversò sul selciato. Le pietre saltarono fuori dal proprio letto di terra, creando un fosso che divise in due la strada principale.
Kendra afferrò la spada dalla parte della lama e l’affilatura le tagliò la pelle della mano. Il sangue uscì copioso e più sangue si riversava nel terreno, meno il calore bruciava e meno la forza che si impossessava di lei era violenta.
Finì lentamente, ma finì.
Kendra si guardò intorno. C’erano delle persone a terra. Una donna e una bambina. Si impose di restare calma, poi si alzò da terra e mise la mano in tasca, allontanandosi velocemente dal proprio sangue per terra.
Mamma e figlia stavano bene, erano solo cadute per terra per lo spostamento d’aria.
Kendra tirò un sospiro di sollievo e placò il senso di colpa che come ogni volta era tornato a tormentarla.
Tremava ed era sfinita. Le girava la testa, ma questa volta perché stava per svenire. Quella stanchezza le provocò un moto di insensato sollievo, mentre si lasciava cadere a terra e si sedeva. Smise di preoccuparsi di sé stessa e si guardò intorno.
Aveva fatto un bel buco anche questa volta ma non sembrava irreparabile. La punizione per aver rubato il pasticcio di piccione. Sorrise, improvvisamente serena e vide Merlino correre verso di lei.
- Stai bene? Cosa è successo?
- Sembra che sia stato un fulmine. Incredibile, neanche piove.
- Un fulmine?
Era ovvio che lui non ci avrebbe creduto ma Kendra avvertiva le persone arrivare a frotte sulla strada e cercò di alzare la voce.
- Non chiederlo a me. L’ha appena detto quel signore, deve essere stato un fulmine. Ma come è possibile che abbia fatto tutto questo?
Fare domande prima che delle domande vengano rivolte a te, la regola base. Mostrarsi stupita. Essere una vittima. Continuare a fare domande, così nessuno le rivolgerà a te. Tremare. Attacco isterico, se ne necessario. Attacco di panico ancora meglio, ma non era quello il caso.
- Cosa è stato, Merlino? Qualcuno si è fatto male? - si affrettò a chiedere con la voce spezzata adeguatamente di spavento.
Merlino si guardò intorno.
- Stanno tutti bene. Non so cosa sia stato...
Il battito del cuore di Kendra era rallentato. Stava bene. Era passato. Controllò le proprie funzioni vitali, mentre intorno a sé gli abitanti di Camelot correvano su e giù e la confusione esplodeva. Tutto a posto. Era esausta e andava bene così. Poteva restare a digiuno fino alla mattina dopo, avrebbe corso nella foresta per sfinirsi del tutto e avrebbe dormito tranquilla, magari sotto un albero, così che il riposo non sarebbe stato efficace.
Sentì la disperazione che seguiva sempre un attacco di magia salirle per la gola e si costrinse a restare calma. Sarebbe finita presto ma aveva bisogno dell'aiuto di un altro mago.
- Hai bisogno di bere un po' d'acqua e riposarti. Vieni con me. - Merlino interruppe le sue riflessioni con un sorriso amichevole.
Kendra si alzò da terra e lo seguì.
Sopra Camelot, un cielo scuro virava verso di loro allontanandosi dall'orizzonte.

 

   
 
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