Per tutte le mie preziose lettrici.
Era distrutto. Un’altra
dura giornata al municipio.
Riunioni con lo staff. La visita ad un ospedale. E una al porto, e una
ad una
fabbrica locale, a parlare con il sindacato dei lavoratori in rivolta
per le paghe
troppo basse e la concorrenza cinese non piu’ sostenibile.
Mani da stringere.
Voci da ascoltare. Decisioni da prendere. Lodi da una parte. Critiche
da
un’altra. Non era possibile accontentare tutti. Era da un
po’ che si era
rassegnato a quella logica: non si poteva compiacere tutti. Soprattutto
in quel
gioco sporco che e’ la politica. Accontentare qualcuno e
pestare i piedi ad un
altro. Compromessi. Mediazioni. Scegliere il male minore per ottenere
un bene
comune. Lui cercava di fare del suo meglio. Stando ai sondaggi
costantemente
monitorati dal suo staff non se la stava cavando poi cosi’
male. Ma portare
avanti tutti i giorni la sua missione come sindaco era piu’
impegnativo che
fare l’eroe notturno. Si ripeteva che i doveri di un eroe non
finiscono mai. E
fare il proprio dovere ogni giorno era da eroi. Da un po’ di
tempo il suo
costume verde riposava nella sua teca trasparente al covo. Ma non
significava
che non combattesse tutti i giorni. E quasi al termine della
giornata si era
presentata una nuova incognita: un agente dell’FBI. Donna. Di
colore,
dall’espressione dura, decisa. Agente Watson, mandata per
indagare sui suoi
rapporti come sindaco con Green Arrow. Si era mostrato affabile e
collaborativo,
come doveva. Dalle poche parole scambiate lei gli era sembrata
intelligente e
scaltra. Un nuovo avversario da non sottovalutare. Da qualche giorno si
sentiva
strano. Il suo istinto gli stava dicendo qualcosa. Qualcosa doveva
succedere.
Quei 5 mesi erano gia’ stati particolari. Da quel giorno
dell’esplosione a Lian
Yu. La battaglia
per riavere suo figlio.
Chase e la sua lucida follia. Quello sparo che gli era rimasto negli
occhi e
che aveva chiuso la partita. Mentre stringeva forte il suo bambino e
vedeva
saltare in aria quell’isola dove aveva passato anni
d’inferno. E dove i suoi
amici erano rimasti intrappolati. Dove altri stavano soffrendo solo per
il
fatto che lui era presente nelle loro vite.
Si riscosse dai propri pensieri
davanti alla porta
dell’appartamento dove abitava da qualche mese. Non poteva
piu’ stare nel suo
antro nascosto al covo. Adesso aveva un figlio a cui pensare.
Entro’ velocemente,
controllando comunque alle spalle di
non aver nessuno. Non si fidava. Ora meno che mai. La sua posizione di
sindaco.
La sua doppia identita’. Con il bambino ormai a suo pieno
carico doveva stare
ancora piu’ all’erta. Wiliam era innocente. Non
doveva andarci di mezzo. Lui aveva
troppi nemici da cui guardarsi. Ma suo figlio era con lui. Ricordava
quel
giorno sull’isola, in ginocchio davanti a lui, in mezzo a
tutta quella
distruzione, dopo avergli detto di Samantha. Aveva giurato sulla sua
vita che
si sarebbe occupato di lui, che non l’avrebbe mai lasciato.
Quel bambino muto e
troppo serio che era suo figlio gli aveva stretto la mano come per
aggrapparsi
ad un ancora. Non lo avrebbe mai dimenticato, finche’ fosse
vissuto. Non avrebbe
dimenticato anche altro.
Butto’ le chiavi sul
tavolinetto in entrata allentandosi
contemporaneamente il nodo della cravatta. Si senti’ chiamare
“Signor Oliver,
e’ lei?” La sua buona vecchia Raisa. La
sua governante di famiglia. Che aveva accettato di tornare ancora al
suo
servizio per accudire a William mentre lui era al lavoro
“Sono io,
Raisa.”
La governante si fece sulla soglia
della piccola cucina
“Buonasera, signor
Sindaco. Tutto bene?”
“Raisa, per favore, qui
non sono il sindaco. Sono Oliver,
il ragazzo scapestrato che hai conosciuto fin da piccolo.”
“Un ragazzo scapestrato
con un cuore grande e buono”
sorrise la governante
“Lui come sta?”
chiese Oliver, facendo cenno con la testa
alla cameretta di William
“Ha fatto i suoi compiti,
giocato con la playstation,
cenato davanti alla TV e poi mi ha chiesto di andare in camera. Niente
di
anormale. Solo che ..”
“Solo che?”
“E’
cosi’ triste quel ragazzino.”
A chi lo diceva. Ogni volta che lo
guardava avrebbe voluto
tornare su Lian Yu e passarci la vita intera in cambio della vita di
sua madre.
Rivedeva ancora il corpo senza vita di Samantha, in mezzo alla
vegetazione
bruciata. A fianco aveva ritrovato Thea, che l’aveva
inseguita, ferita ma
viva. Il dolore. Il
lutto. Quel sordo cupo
dolore che non puo’ essere consolato. Chase da quel punto di
vista aveva vinto.
“Vorrei anch’io
poter fare qualcosa per rasserenarlo,
Raisa”
“Ha perso sua madre. Ci
vorra’ tempo Oliver. Il tempo cura
tutte le ferite”
Lo sperava. Lui che pure aveva
perduto sua madre da adulto,
uccisa da Slade, sentiva di non averlo ancora superato. Sperava davvero
per suo
figlio che il tempo lenisse il suo dolore. Anche se lui non poteva fare
a meno
di sentirsi in colpa per tutto quello che era accaduto.
“William non e’
solo.
Ha suo padre.“ Raisa gli rammento’
Oliver fece un breve sospiro.
“Vado da lui”
Ando’ verso la cameretta
di William. Busso’ leggermente
“William, sono io. Posso
entrare?”
Nessuna risposta
“William tutto
bene?”
Un rumore ovattato di sottofondo
Oliver non esito’
un’istante e apri’ la porta di colpo. Il
bambino era a letto, un libro in mano.
Alzo’ la testa nel
vederlo entrare cosi’ d’ improvviso
“Ciao. Scusa non mi ha
risposto e io..” il
rapporto con il figlio era cosi’ strano,
fragile. A volte aveva l’impressione che se avesse detto la
parola sbagliata
quel ragazzino gli si sarebbe rivoltato contro.
Il bambino lo guardo’,
serio. Quegli occhi cosi’ simili a
quelli di Samantha che lo scrutavano, come a voler capire e decidere se
poteva
fidarsi o no di lui. Lo aveva conosciuto come un amico della mamma. E
aveva
scoperto che era suo padre e Green Arrow nel peggiore dei modi.
“Non fa niente.”
Oliver mani in tasca lo osservava a
suo volta. “Come mai
sei ancora sveglio? E’ piuttosto tardi.”
Il bambino poso’ il libro
sul letto, si raggomitolo’
abbracciandosi una gamba. Nascose il volto tra il braccio e la gamba.
La voce
era tremante.
“Ho rivisto…
l’incendio. L’isola. Quell’uomo dagli
occhi
blu e quel ghigno sulla faccia”
Oliver si accoccolo’
davanti a lui “E stato solo un sogno”
“No, e’ la
realta’, e quello che e’ successo. Era un uomo
cattivo, malvagio. Io l’ho visto”
“Dove pensi sia
l’uomo cattivo?”
“Qui” fece William
puntando un dito verso
di lui
Oliver segui’ la direzione di quel
dito. Indicava la TV accesa sul mobile di fronte, priva di audio.
Trasmettevano
l’edizione tardo-serale del telegiornale.
Oliver spense la TV e poi torno’ dal
figlio
“Su, mettiti sotto le coperte,
e’ ora
di dormire. Staro’ qui con te fino a che non ti addormenti,
va bene?”
William non disse nulla, non protesto’.
Ubbidiente si mise a letto, distendendosi su un fianco. Oliver gli
rimbocco’ la
coperta.
“Oliver?”
“Dimmi, William” suo figlio non
lo
chiamava papa’. Lo capiva, anche se gli faceva male. Doveva meritarselo il nome
di padre.
“Pensi che domani posso andare dalla
mamma?”
Domani era sabato. Di solito ci
andavano di domenica, al cimitero. Ma non era un problema.
“Si, certo. Domani andremo insieme
dalla mamma. Dormi adesso.”
Il bambino chiuse gli occhi. Da li’ a
pochi attimi si era addormentato. Oliver gli fece una leggera carezza
sui
capelli. Si sentiva responsabile. Di tutto. Della sua enorme perdita.
Eppure
non erano rimasti che l’uno per l’altro. Dovevano
andare avanti. Farsi forza.
L’un l’altro.
Because
it’s gonna be
lonely without mom… and Felicity
Usci’ silenziosamente dalla stanza,
chiudendo la porta alle sue spalle. Si passo’ una mano sugli
occhi come a scacciare
le parole di Chase che sentiva risuonare nelle orecchie. Si tolse la
giacca con
un gesto stanco, rimanendo in maniche di camicia.
“Signor Oliver, c’e’
una visita per
lei.” Raisa stava arrivando dall’ingresso.
Evidentemente era andata ad aprire.
Una visita? Ci mancava pure quella. A
quell’ora, chi poteva essere?
Alzo’ lo sguardo sulla governante, il
cui volto era rischiarato da un sorrisetto allusivo
“Su si sbrighi, non bisogna far
aspettare l’ospite. Specie quell’ospite”
disse lei ancora sorridendo rimarcando
sulla parola quel
Il cuore di Oliver ebbe un fremito.
Possibile? Che avesse sentito che? Che fosse?
Ando’ a lunghi passi verso
l’ingresso,
quasi di corsa. Era.. lei. Jeans, maglietta azzurra, un leggero
giacchino
chiaro, capelli sciolti. E i suoi inimitabili occhiali. Bella.
Bellissima. La
sua Felicity. La rimiro’ per un momento nella sua calma
bellezza. I suoi occhi
dietro le lenti, amati occhi verde azzurri. Dal ritorno
dall’isola avevano quasi
costantemente un’espressione seria, determinata.
Cosi’ belli. Cosi’ suoi. Apri’
lentamente le braccia muovendo un passo verso di lei. Lei che si
rifugio’
subito nelle sue braccia, stringendosi forte a lui.
“Oliver” mormoro’
semplicemente lei,
affondando la faccia nella sua camicia
“Felicity…tesoro” le
sussurro’ tra i
capelli, posandovi un bacio subito dopo
Lei si scosto’ da lui per un momento
“Non potevo non venire qui. So quel che abbiamo deciso
insieme ma ho sentito
come .. come se mi chiamassi. Come se fosse successo qualcosa. Come se
avessi
bisogno di me.”
Lui le sorrise. “Sono contento che sei
qui. Vieni”
Uscirono sul terrazzino
dell’appartamento. Era adorno di fiori, opera di Raisa, con
vista sulla citta’
piena di luci. Era grazioso ma piuttosto piccolo, c’era
spazio solo per un
piccolo divanetto a due posti.
Oliver sedette e attiro’ Felicity
verso di lui, stringendola di nuovo tra le braccia. Lei si
rilasso’, posandogli
la testa sul petto: sentiva il cuore di lui battere ritmicamente sotto
l’orecchio appoggiato al suo torace, la camicia bianca
stretta tra le dita di
una mano. Lui chiuse gli occhi sorridendo, finalmente in pace.
“Mi sei mancata, moglie mia” le
disse
sommessamente
“Anche tu, marito mio.”
Si, erano sposati. Da quasi 4 mesi
ormai. Dopo che erano tornati da Lian Yu, lei ferita abbastanza
seriamente,
cosi’ come Thea, e lui con la sue nuove
responsabilita’ di padre. Non le aveva
lasciate un attimo all’ospedale, entrambe, pur con i suoi
impegni di sindaco.
Perfino Slade era passato a salutare quelle indomite donne che aveva
imparato a
rispettare, prima di partire per andare alla ricerca del figlio, grazie
alle
indicazioni avute da Oliver. Oliver che gli aveva stretto la mano: quel
che
aveva fatto a sua madre non si poteva cancellare ma quel che aveva
fatto
sull’isola aveva salvato Felicity e Thea e Curtis e gli
altri. Lo stesso non si
poteva dire per Diggle. Quel dispiacere minava il suo cuore.
Ricordava ancora quando, lei con i
segni delle ferite sul volto, ammaccata, nel letto
dell’ospedale, le gambe che
non poteva ancora muovere bene a causa del chip malfunzionante dovuto
ai
contraccolpi delle esplosioni ricevuti sull’isola, le aveva
chiesto di
sposarla. Lei non riusciva a credere alle proprie orecchie.
“Oliver avevamo detto di fare un passo
alla volta”
“Si, lo so. Ma prima
dell’isola. Io
non voglio piu’ aspettare. Ho imparato che bisogna godere
della presenza delle persone
nella nostra vita finche’ si puo’ perche’
non sai mai quando le cose
cambiaranno. E io non voglio stare lontano da te un minuto di
piu’.”
L’aveva guardato dubbiosa “Non
c’e’
bisogno di sposarmi per questo”
“Sposami Felicity. Voglio che tu sia
mia moglie.”
“Tu vuoi sposarmi per ottenere la
custodia di Wiliam, vero?” la voce le tremava quasi nel dirlo
“No, amore mio.” Si era seduto
sul
letto accanto a lei. “Posso immaginare perche’ lo
pensi. Ma non pensi anche che
come sindaco di Star City potrei ottenerla ugualmente e da solo? La mia
proposta di matrimonio non ha niente a che fare con William.”
Lei aveva abbassato lo sguardo “C
’e’
Susan”
“Con Susan e’
finita.” Tono fermo,
definitivo. Conosceva quel tono.
“Ma l’hai allontanata per
proteggerla.”
“E non l’ho
piu’sentita da allora. Ne’
l’ho cercata.”
Le prese una mano
“E’ stata una storia nata
gia’ finita.
Non era te. Non poteva essere te. Ho voluto illudermi. Sapevo di
illudermi. Nel
mio cuore ci sei solo tu. Non c’e’ posto per
nessun’altra.”
“Oliver”
Le prese il volto fra le dita
accarezzandole una guancia, fissandola intensamente
“Io ti amo Felicity Meghan Smoak.
Voglio stare solo con te. Camminare insieme a te. Avere una famiglia
insieme a
te. Tenere la tua mano nella mia finche’ avro’
vita. Rendimi di nuovo un uomo
felice. Ho fatto molti sbagli nella mia vita. Ma tu. Tu sei la mia
luce, la mia
forza. Il mio amore. Ho bisogno di te. E tu di me. Ci siamo trovati.
Ricordi lo
hai detto tu: abbiamo trovato noi stessi l’uno
nell’altra. Io non voglio
perderti o dover lasciarti andare. Mai piu’.”
Lei lo guardava commossa. Emise un
piccolo singhiozzo
“E’ un si’?”
Felicity lo aveva abbracciato stretto
“Si’,
Oliver, si’.” Neanche lei voleva perderlo.
Si erano sposati con una breve
cerimonia nella piccola cappella dell’ospedale. Aveva
celebrato Ray Palmer, di
ritorno da una delle sue scorribande nel tempo, che era tornato a Star
City per
qualche giorno assieme a Sarah.
Lei aveva un semplicissimo abito corto
bianco, lineare e senza fronzoli. Una piccola unica rosa bianca con un
fiocco di
tulle, pure bianco, nelle mani come bouquet, portatole da Thea che
faceva da
testimone al fratello. Ammaccata anche lei, in via di guarigione dalle
ferite
corporee. Sorridente e solenne in piedi accanto all’altare,
vicino a Curtis
testimone emozionatissimo della sposa.
Oliver l’aveva portata in braccio
dalla stanza alla cappella, lei non camminava ancora bene. Ma poi
l’aveva messa
giu’ e insieme avevano camminato lentamente, un passo dopo
l’altro, mano nella
mano, verso l’altare.
Poi lo scambio dei voti. Le fedi
nuziali al dito. Quella di lui che entrava a fatica. Quel dolce
lunghissimo
bacio che uni’ le loro labbra e che sarebbe diventato presto
un qualcosa di
piu’ se gli applausi non li avessero interrotti. I sorrisi
partecipi e un po’
imbarazzati dei presenti. Sarah che li osservava pensosa e commossa.
Sarah che
ricordava quel che aveva detto a Oliver tanto tempo prima, che aveva
bisogno di
qualcuno che potesse alimentare la luce che era ancora dentro di lui. E
non
aveva sbagliato individuando in Felicity quel qualcuno .
someone
who can harness that light
that’s still
inside you
Stabilirono che non avrebbero vissuto
insieme subito. William era ancora traumatizzato, doveva accettare che
lui
fosse suo padre. Era
troppo presto per
vedere un’altra donna al suo fianco. Ma Oliver non voleva
rinunciare alla donna
che amava. Dovevano andarci cauti, con pazienza. Decisero insieme di
andare
molto piano, e che il bambino per il momento veniva prima di loro.
“Tuo figlio ha la
priorita’” aveva
detto lei, che sapeva bene cosa significava crescere con un solo
genitore
Ma Oliver era stato chiaro
“Non voglio che tu dica questo. William
e’ importante ma anche tu lo sei. Sei la donna che amo, mia
moglie. E c’e’ Thea.
Siete la mia famiglia.”
“Hai cosi’ tanti pensieri e
impegni
Oliver, non voglio esserti di peso con il bambino
all’inizio” aveva obiettato
lei
“Pensieri e impegni ne avro’
sempre.
Tu, mio figlio, mia sorella, la mia famiglia, Diggle anche se adesso
e’
distante. I miei amici e il mio team e la mia citta’. Tutti
voi siete una
priorita’ per me.” aveva affermato serio e deciso.
Avevano passato quelle poche ore di
‘luna di miele’ insieme nel letto
dell’ospedale, abbracciati, niente altro. Solo
la reciproca presenza, in compagnia del loro amore. Ricordando i
momenti lieti
e meno lieti dal loro incontro nello stanzino IT della Queen
Consolidated.
Sorridendo e piangendo insieme, ripercorrendo tutta la loro storia, che
li
aveva portati fino a li’. Per poi togliere gli anelli,
baciarli l’un l’altra e
metterli al collo, tutti e due, appesi a una sottile catenina.
Catenina che le dita di Felicity
avevano cercato sotto la camicia di lui, e che stavano accarezzando la
fede
femminile appesa al suo collo. La fede che lui le aveva infilato al
dito. E che
le avrebbe infilato di nuovo al dito una volta che le cose si fossero
sistemate.
Parlarono. Quietamente. Di tutto. Non
si vedevano da qualche giorno.
Lui le racconto’ di quel che gli era
successo negli ultimi giorni. E dell’agente FBI che si era
presentata.
Lei gli racconto’ dei progressi e
delle difficolta’ che stava incontrando per mettere in piedi
l’azienda cui
voleva dare vita, il suo vecchio sogno. Per aiutare le persone con
problemi
motori. Si confidarono, si consolarono, si diedero forza.
Lui le racconto’ anche di quello che
era successo poco prima con William. Lui si sentiva in colpa per
Samantha,
inutile nasconderlo, nonostante fossero passati dei mesi.
“Non ti torturare. Samantha era una
madre. E ha fatto la sua scelta. Voleva salvare William. Esattamente
come te.”
“William e’ ancora
cosi’ giovane,
indifeso. Questo passato continua a inseguirmi, a far pagare ad altri i
miei
errori.”
Oliver si alzo’, sciogliendosi
dall’abbraccio di lei. Si affaccio’ al parapetto.
Lei lo raggiunse. Guardarono
insieme le luci della citta’ in silenzio per un breve
momento. Poi lei lo
tocco’ sul braccio e parlo’
“Abbiamo detto che non dobbiamo
piu’
permettere al passato di influenzarci, ricordi? Tu con tuo padre. Io
con il
mio. L’isola. Billy. Chase. Tutto quanto. Tutto quello che
e’ successo ci deve
insegnare a guardare avanti, non indietro. Ricordare e’
giusto, tormentarsi
no.”
“Vorrei poter fare di piu’ per
lui.”
Disse lui sospirando, mettendosi dietro di lei e abbracciandola,
posandole un
piccolo bacio sulla fronte. Lei si strinse a lui con le mani sulle sue
forti
braccia, continuando a guardare la citta’.
“Sei suo padre.” Disse piano
“Stagli
accanto. Questo puoi e devi fare. Vedrai, con il tempo si
aggiustera’ tutto. Io,
se potro’, ti aiutero’ con lui meglio che posso.
Sarai un bravissimo padre, io
lo so.”
Lui le sorrise fra i capelli “Come
fai?”
“A far cosa?”
“A essere cosi’ forte, piena di
fiducia e di ottimismo, nonostante tutto”
Lei si giro’ nelle sue braccia a
guardarlo e gli accarezzo’ la guancia ispida di barba
“Io credo in questa vita Oliver, credo
in me. E credo in te. Ho sempre creduto in te. Fin da quando ti ho
conosciuto.”
Fu lui a cercare la catenina sotto
alla maglietta di lei, trovare la fede maschile appesa e a baciargliela.
“Non stanotte… ma una di
queste notti
verro’ da te. Ho voglia di urlare al mondo che sei mia. Mia
moglie. La mia
bellissima moglie.”
“E io ti aspettero’”
sorrise lei
“Fino ad allora ricorda che ti
amo”
“E tu ricorda che anche tu sei il mio
per sempre” disse
lei, sporgendosi verso
di lui per baciarlo. Si baciarono per un lungo minuto, dolcemente,
senza
fretta. Furono purtroppo interrotti dal trillo del cellulare di lei. Un
trillo
particolare.
“Cosa
c’e’?” chiese lui
“Segnale dal covo. C’e qualcosa
che
non quadra.” Disse lei esaminando il display con attenzione
“Lo senti anche tu, vero?”
“Qualcosa nell’aria? Come se
dovesse
succedere “
“Qualcosa di brutto” lo dissero
insieme
“Lo affronteremo. Qualcosa sia, lo
affronteremo insieme. Perche’ e’ questo quel che
facciamo.” Disse lei, dolce e
decisa, come sempre.
Si alzarono velocemente, un altro bacio
intenso e veloce e si separarono.” Ci vediamo fra
poco”
Lei spari’ nel buio del pianerottolo.
Lui avviso’ Raisa che doveva uscire.
“La signorina?” Chiese lei
“E’ gia’ andata
via.”
“Non se la lasci scappare, Oliver. La
signorina Smoak intendo. Quella e’ una ragazza in gamba,
diversa da tutte le
altre. “
Oliver si fermo’ a osservare un attimo
la sua vecchia governante con espressione pensosa.
“Perche’ dici che e’ diversa?”
lui lo sapeva bene ma voleva sentirlo dire da un’altra
persona.
“Perche’ e’
l’unica che riesce a farla
sorridere.”
Era vero. Era l’unica che riusciva a
farlo. Perfino nei momenti piu’ duri, difficili. Anche quando
era in pericolo.
Anche prima di andare in battaglia a Lian Yu, quando l’aveva
abbracciata dopo
quello struggente e inaspettato bacio, tuffando il volto nel suo collo,
sorridendo quando non sapeva ancora se avrebbe mai ritrovato vivo suo
figlio o
se sarebbero sopravvissuti.
Saluto’ Raisa e usci’ di corsa,
verso
il covo.
Alcune nuvole si addensavano da est.
Un presagio? Nuovi nemici in arrivo? Black Siren si era salvata ed era
a piede
libero. Se l’era svignata in fretta e non ne avevano
piu’ avuto notizie certe, ma
non significava niente di buono. Era stato tutto troppo calmo dal
ritorno a
Star City. E quell’agente gli avrebbe dato sicuramente filo
da torcere.
Arrivo’ velocemente al covo, si
vesti’
e usci’ di nuovo, seguito dalle raccomandazioni di Felicity
di stare attento. Il
cappuccio verde ben calcato sul volto, la faretra sulla schiena,
l’arco saldo
nella mano. Dinah era gia’ fuori, nel suo nuovo costume da
Black Canary,
assieme agli altri. Mancava solo Diggle. Suo fratello. Quella frattura
fra di
loro. Faceva male. Si sforzo’ di non pensarci in quel
momento. Ma avrebbe fatto
di tutto per riportarlo fra di loro.
Le segnalazioni dei server lo
indirizzarono verso un vecchio magazzino ingombro di merci e
all’apparenza
deserto. Ma lui sentiva che qualcosa non andava.
Con una capriola si fiondo’ nel mezzo
del cortile. Il cappuccio imperlato dalle prime gocce di pioggia che
cominciavano a cadere.
“Overwatch, mi senti?”
“Sono qui”
Lei agli auricolari. Come sempre.
Insieme a lui. La
sua roccia. La sua
certezza. Che sceglieva ogni giorno di stare al suo fianco. Come lui
aveva
scelto e continuava a scegliere lei.
Se nuovi nemici fossero sorti e avessero
attaccato lui era pronto, li avrebbe affrontati uno alla volta, con
l’aiuto di
chi aveva accanto. Perche’ ora piu’ che mai aveva
un motivo per farlo. Sua
moglie. Suo figlio. La sua famiglia. Quella di sangue e quella di
elezione. I
suoi amici. Il suo team. La sua citta’. Era Oliver Queen. Era
Green Arrow. E
avrebbe lottato. Non avrebbe ceduto. Mai.
A hero’s duty never ends.
=======
Eccoci qui. Guardando bene il
trailer le scene nella
cameretta di William sono in due momenti diversi, si vede da come sono
vestiti
e anche dagli atteggiamenti. Presumo che una sia subito dopo il ritorno
da Lian
Yu e l’altra a seguire, quando i rapporti padre-figlio
saranno piu’ distesi.
Pero’ io l’ho vista cosi’ come ho scritto.
A me Oliver con quello sguardo
sotto al cappuccio di Green
Arrow ha dato un piacevolissimo brivido.
E sono sicura che Wiliam non ha
sognato l’uomo cattivo, il
mitico Chase, il cattivo che ha uguagliato e a volte pure superato
Slade. Credo
che, come scappato a Josh Segarra, lo rivedremo in stagione 6 o come
flashback
o come gemello alieno di Terra non so quale numero. Magari buono 😊
Una squadra di cattivi.
Un’avversario FBI da non
sottovalutare. E poi non avranno dimenticato il Vigilante e/o Cayden
James.
Speriamo che gli autori tengano bene insieme il tutto. La stagione ha
molto
potenziale.
Solo una cosa: spero che William,
pur essendo una parte
molto importante della stagione il cui tema principale sara’
la famiglia, non
finisca per ‘mangiare’ il resto e soprattutto
l’Olicity. L’amore per il figlio,
per Felicity e per Thea sono tutti e tre importantissimi, anche se non
paragonabili, per Oliver. E ha bisogno di tutti e tre. A me la frase di
Malcom
sul fatto che il figlio fosse la persona che Oliver amava di
piu’ al mondo ha
sempre dato un po’ di fastidio.
Spero che questa one shot vi sia
piaciuta. Vi auguro un
Buon Ferragosto. Ci sentiamo presto e un bacio a tutte!
Ps: citazioni
Enjoy the people in your life while
you can, you never
know when it will
change/
Godi della presenza delle persone nella tua vita finche’
puoi, non
sai mai quando le cose cambieranno. - libro “The
haunting of Barry Allen” prima
parte di una storia crossover The Flash/Arrow -
C. e S. Griffith
Una storia nata gia’
finita - canzone “Il pescatore” di
P.Bertoli e F.Mannoia
Io credo in questa vita, credo in
me. - canzone “Credo” di
Giorgia
A hero’s duty never ends.
– sottotitolo al Arrow |
Comic-Con® 2017 Trailer | The CW