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Autore: JEANPAGET    10/08/2017    4 recensioni
Ispirato ai vari spoilers che girano, al trailer Comic Con di San Diego 2017 e soprattutto alle ‘due verita’ una bugia’ della nostra Emily circa gli Olicity “Devono sposarsi. Sono gia’ sposati. Non si sposeranno mai”
Genere: Angst, Drammatico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Felicity Smoak, Oliver Queen, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Per tutte le mie preziose lettrici.

Era distrutto. Un’altra dura giornata al municipio. Riunioni con lo staff. La visita ad un ospedale. E una al porto, e una ad una fabbrica locale, a parlare con il sindacato dei lavoratori in rivolta per le paghe troppo basse e la concorrenza cinese non piu’ sostenibile. Mani da stringere. Voci da ascoltare. Decisioni da prendere. Lodi da una parte. Critiche da un’altra. Non era possibile accontentare tutti. Era da un po’ che si era rassegnato a quella logica: non si poteva compiacere tutti. Soprattutto in quel gioco sporco che e’ la politica. Accontentare qualcuno e pestare i piedi ad un altro. Compromessi. Mediazioni. Scegliere il male minore per ottenere un bene comune. Lui cercava di fare del suo meglio. Stando ai sondaggi costantemente monitorati dal suo staff non se la stava cavando poi cosi’ male. Ma portare avanti tutti i giorni la sua missione come sindaco era piu’ impegnativo che fare l’eroe notturno. Si ripeteva che i doveri di un eroe non finiscono mai. E fare il proprio dovere ogni giorno era da eroi. Da un po’ di tempo il suo costume verde riposava nella sua teca trasparente al covo. Ma non significava che non combattesse tutti i giorni.   E quasi al termine della giornata si era presentata una nuova incognita: un agente dell’FBI. Donna. Di colore, dall’espressione dura, decisa. Agente Watson, mandata per indagare sui suoi rapporti come sindaco con Green Arrow. Si era mostrato affabile e collaborativo, come doveva. Dalle poche parole scambiate lei gli era sembrata intelligente e scaltra. Un nuovo avversario da non sottovalutare. Da qualche giorno si sentiva strano. Il suo istinto gli stava dicendo qualcosa. Qualcosa doveva succedere. Quei 5 mesi erano gia’ stati particolari. Da quel giorno dell’esplosione a Lian Yu.  La battaglia per riavere suo figlio. Chase e la sua lucida follia. Quello sparo che gli era rimasto negli occhi e che aveva chiuso la partita. Mentre stringeva forte il suo bambino e vedeva saltare in aria quell’isola dove aveva passato anni d’inferno. E dove i suoi amici erano rimasti intrappolati. Dove altri stavano soffrendo solo per il fatto che lui era presente nelle loro vite.

Si riscosse dai propri pensieri davanti alla porta dell’appartamento dove abitava da qualche mese. Non poteva piu’ stare nel suo antro nascosto al covo. Adesso aveva un figlio a cui pensare.

Entro’ velocemente, controllando comunque alle spalle di non aver nessuno. Non si fidava. Ora meno che mai. La sua posizione di sindaco. La sua doppia identita’. Con il bambino ormai a suo pieno carico doveva stare ancora piu’ all’erta. Wiliam era innocente. Non doveva andarci di mezzo. Lui aveva troppi nemici da cui guardarsi. Ma suo figlio era con lui. Ricordava quel giorno sull’isola, in ginocchio davanti a lui, in mezzo a tutta quella distruzione, dopo avergli detto di Samantha. Aveva giurato sulla sua vita che si sarebbe occupato di lui, che non l’avrebbe mai lasciato. Quel bambino muto e troppo serio che era suo figlio gli aveva stretto la mano come per aggrapparsi ad un ancora. Non lo avrebbe mai dimenticato, finche’ fosse vissuto. Non avrebbe dimenticato anche altro.

Butto’ le chiavi sul tavolinetto in entrata allentandosi contemporaneamente il nodo della cravatta. Si senti’ chiamare

“Signor Oliver, e’ lei?” La sua buona vecchia Raisa. La sua governante di famiglia. Che aveva accettato di tornare ancora al suo servizio per accudire a William mentre lui era al lavoro

“Sono io, Raisa.”

La governante si fece sulla soglia della piccola cucina

“Buonasera, signor Sindaco. Tutto bene?”

“Raisa, per favore, qui non sono il sindaco. Sono Oliver, il ragazzo scapestrato che hai conosciuto fin da piccolo.”

“Un ragazzo scapestrato con un cuore grande e buono” sorrise la governante

“Lui come sta?” chiese Oliver, facendo cenno con la testa alla cameretta di William

“Ha fatto i suoi compiti, giocato con la playstation, cenato davanti alla TV e poi mi ha chiesto di andare in camera. Niente di anormale. Solo che ..”

“Solo che?”

“E’ cosi’ triste quel ragazzino.”

A chi lo diceva. Ogni volta che lo guardava avrebbe voluto tornare su Lian Yu e passarci la vita intera in cambio della vita di sua madre. Rivedeva ancora il corpo senza vita di Samantha, in mezzo alla vegetazione bruciata. A fianco aveva ritrovato Thea, che l’aveva inseguita, ferita ma viva.  Il dolore. Il lutto. Quel sordo cupo dolore che non puo’ essere consolato. Chase da quel punto di vista aveva vinto.

“Vorrei anch’io poter fare qualcosa per rasserenarlo, Raisa”

“Ha perso sua madre. Ci vorra’ tempo Oliver. Il tempo cura tutte le ferite”

Lo sperava. Lui che pure aveva perduto sua madre da adulto, uccisa da Slade, sentiva di non averlo ancora superato. Sperava davvero per suo figlio che il tempo lenisse il suo dolore. Anche se lui non poteva fare a meno di sentirsi in colpa per tutto quello che era accaduto.

“William non e’ solo.  Ha suo padre.“ Raisa gli rammento’

Oliver fece un breve sospiro. “Vado da lui”

Ando’ verso la cameretta di William. Busso’ leggermente

“William, sono io. Posso entrare?”

Nessuna risposta

“William tutto bene?”

Un rumore ovattato di sottofondo

Oliver non esito’ un’istante e apri’ la porta di colpo. Il bambino era a letto, un libro in mano.

Alzo’ la testa nel vederlo entrare cosi’ d’ improvviso

“Ciao. Scusa non mi ha risposto e io..”   il rapporto con il figlio era cosi’ strano, fragile. A volte aveva l’impressione che se avesse detto la parola sbagliata quel ragazzino gli si sarebbe rivoltato contro.

Il bambino lo guardo’, serio. Quegli occhi cosi’ simili a quelli di Samantha che lo scrutavano, come a voler capire e decidere se poteva fidarsi o no di lui. Lo aveva conosciuto come un amico della mamma. E aveva scoperto che era suo padre e Green Arrow nel peggiore dei modi.

“Non fa niente.”

Oliver mani in tasca lo osservava a suo volta. “Come mai sei ancora sveglio? E’ piuttosto tardi.”

Il bambino poso’ il libro sul letto, si raggomitolo’ abbracciandosi una gamba. Nascose il volto tra il braccio e la gamba. La voce era tremante.

“Ho rivisto… l’incendio. L’isola. Quell’uomo dagli occhi blu e quel ghigno sulla faccia”

Oliver si accoccolo’ davanti a lui “E stato solo un sogno”

“No, e’ la realta’, e quello che e’ successo. Era un uomo cattivo, malvagio. Io l’ho visto”

“Dove pensi sia l’uomo cattivo?”

“Qui” fece William puntando un dito verso di lui

Oliver segui’ la direzione di quel dito. Indicava la TV accesa sul mobile di fronte, priva di audio. Trasmettevano l’edizione tardo-serale del telegiornale.

Oliver spense la TV e poi torno’ dal figlio

“Su, mettiti sotto le coperte, e’ ora di dormire. Staro’ qui con te fino a che non ti addormenti, va bene?”

William non disse nulla, non protesto’. Ubbidiente si mise a letto, distendendosi su un fianco. Oliver gli rimbocco’ la coperta.

“Oliver?”

“Dimmi, William” suo figlio non lo chiamava papa’. Lo capiva, anche se gli faceva male.  Doveva meritarselo il nome di padre.

 

“Pensi che domani posso andare dalla mamma?”

Domani era sabato. Di solito ci andavano di domenica, al cimitero. Ma non era un problema.

“Si, certo. Domani andremo insieme dalla mamma. Dormi adesso.”

Il bambino chiuse gli occhi. Da li’ a pochi attimi si era addormentato. Oliver gli fece una leggera carezza sui capelli. Si sentiva responsabile. Di tutto. Della sua enorme perdita. Eppure non erano rimasti che l’uno per l’altro. Dovevano andare avanti. Farsi forza. L’un l’altro.

Because it’s gonna  be lonely without mom… and Felicity 

Usci’ silenziosamente dalla stanza, chiudendo la porta alle sue spalle. Si passo’ una mano sugli occhi come a scacciare le parole di Chase che sentiva risuonare nelle orecchie. Si tolse la giacca con un gesto stanco, rimanendo in maniche di camicia.

“Signor Oliver, c’e’ una visita per lei.” Raisa stava arrivando dall’ingresso. Evidentemente era andata ad aprire.

Una visita? Ci mancava pure quella. A quell’ora, chi poteva essere?

Alzo’ lo sguardo sulla governante, il cui volto era rischiarato da un sorrisetto allusivo

“Su si sbrighi, non bisogna far aspettare l’ospite. Specie quell’ospite” disse lei ancora sorridendo rimarcando sulla parola quel

Il cuore di Oliver ebbe un fremito. Possibile? Che avesse sentito che? Che fosse?

Ando’ a lunghi passi verso l’ingresso, quasi di corsa. Era.. lei. Jeans, maglietta azzurra, un leggero giacchino chiaro, capelli sciolti. E i suoi inimitabili occhiali. Bella. Bellissima. La sua Felicity. La rimiro’ per un momento nella sua calma bellezza. I suoi occhi dietro le lenti, amati occhi verde azzurri. Dal ritorno dall’isola avevano quasi costantemente un’espressione seria, determinata. Cosi’ belli. Cosi’ suoi. Apri’ lentamente le braccia muovendo un passo verso di lei. Lei che si rifugio’ subito nelle sue braccia, stringendosi forte a lui.

“Oliver” mormoro’ semplicemente lei, affondando la faccia nella sua camicia

“Felicity…tesoro” le sussurro’ tra i capelli, posandovi un bacio subito dopo

Lei si scosto’ da lui per un momento “Non potevo non venire qui. So quel che abbiamo deciso insieme ma ho sentito come .. come se mi chiamassi. Come se fosse successo qualcosa. Come se avessi bisogno di me.”

Lui le sorrise. “Sono contento che sei qui. Vieni”

Uscirono sul terrazzino dell’appartamento. Era adorno di fiori, opera di Raisa, con vista sulla citta’ piena di luci. Era grazioso ma piuttosto piccolo, c’era spazio solo per un piccolo divanetto a due posti.

Oliver sedette e attiro’ Felicity verso di lui, stringendola di nuovo tra le braccia. Lei si rilasso’, posandogli la testa sul petto: sentiva il cuore di lui battere ritmicamente sotto l’orecchio appoggiato al suo torace, la camicia bianca stretta tra le dita di una mano. Lui chiuse gli occhi sorridendo, finalmente in pace.

“Mi sei mancata, moglie mia” le disse sommessamente

“Anche tu, marito mio.”

Si, erano sposati. Da quasi 4 mesi ormai. Dopo che erano tornati da Lian Yu, lei ferita abbastanza seriamente, cosi’ come Thea, e lui con la sue nuove responsabilita’ di padre. Non le aveva lasciate un attimo all’ospedale, entrambe, pur con i suoi impegni di sindaco. Perfino Slade era passato a salutare quelle indomite donne che aveva imparato a rispettare, prima di partire per andare alla ricerca del figlio, grazie alle indicazioni avute da Oliver. Oliver che gli aveva stretto la mano: quel che aveva fatto a sua madre non si poteva cancellare ma quel che aveva fatto sull’isola aveva salvato Felicity e Thea e Curtis e gli altri. Lo stesso non si poteva dire per Diggle. Quel dispiacere minava il suo cuore.

Ricordava ancora quando, lei con i segni delle ferite sul volto, ammaccata, nel letto dell’ospedale, le gambe che non poteva ancora muovere bene a causa del chip malfunzionante dovuto ai contraccolpi delle esplosioni ricevuti sull’isola, le aveva chiesto di sposarla. Lei non riusciva a credere alle proprie orecchie.

“Oliver avevamo detto di fare un passo alla volta”

“Si, lo so. Ma prima dell’isola. Io non voglio piu’ aspettare. Ho imparato che bisogna godere della presenza delle persone nella nostra vita finche’ si puo’ perche’ non sai mai quando le cose cambiaranno. E io non voglio stare lontano da te un minuto di piu’.”

L’aveva guardato dubbiosa “Non c’e’ bisogno di sposarmi per questo”

“Sposami Felicity. Voglio che tu sia mia moglie.”

“Tu vuoi sposarmi per ottenere la custodia di Wiliam, vero?” la voce le tremava quasi nel dirlo

“No, amore mio.” Si era seduto sul letto accanto a lei. “Posso immaginare perche’ lo pensi. Ma non pensi anche che come sindaco di Star City potrei ottenerla ugualmente e da solo? La mia proposta di matrimonio non ha niente a che fare con William.”

Lei aveva abbassato lo sguardo “C ’e’ Susan”

“Con Susan e’ finita.” Tono fermo, definitivo. Conosceva quel tono.

“Ma l’hai allontanata per proteggerla.”

“E non l’ho piu’sentita da allora. Ne’ l’ho cercata.”

Le prese una mano

“E’ stata una storia nata gia’ finita. Non era te. Non poteva essere te. Ho voluto illudermi. Sapevo di illudermi. Nel mio cuore ci sei solo tu. Non c’e’ posto per nessun’altra.”

“Oliver”

Le prese il volto fra le dita accarezzandole una guancia, fissandola intensamente

“Io ti amo Felicity Meghan Smoak. Voglio stare solo con te. Camminare insieme a te. Avere una famiglia insieme a te. Tenere la tua mano nella mia finche’ avro’ vita. Rendimi di nuovo un uomo felice. Ho fatto molti sbagli nella mia vita. Ma tu. Tu sei la mia luce, la mia forza. Il mio amore. Ho bisogno di te. E tu di me. Ci siamo trovati. Ricordi lo hai detto tu: abbiamo trovato noi stessi l’uno nell’altra. Io non voglio perderti o dover lasciarti andare. Mai piu’.”

Lei lo guardava commossa. Emise un piccolo singhiozzo

“E’ un si’?”

Felicity lo aveva abbracciato stretto “Si’, Oliver, si’.” Neanche lei voleva perderlo.

Si erano sposati con una breve cerimonia nella piccola cappella dell’ospedale. Aveva celebrato Ray Palmer, di ritorno da una delle sue scorribande nel tempo, che era tornato a Star City per qualche giorno assieme a Sarah.

Lei aveva un semplicissimo abito corto bianco, lineare e senza fronzoli. Una piccola unica rosa bianca con un fiocco di tulle, pure bianco, nelle mani come bouquet, portatole da Thea che faceva da testimone al fratello. Ammaccata anche lei, in via di guarigione dalle ferite corporee. Sorridente e solenne in piedi accanto all’altare, vicino a Curtis testimone emozionatissimo della sposa.

Oliver l’aveva portata in braccio dalla stanza alla cappella, lei non camminava ancora bene. Ma poi l’aveva messa giu’ e insieme avevano camminato lentamente, un passo dopo l’altro, mano nella mano, verso l’altare.

Poi lo scambio dei voti. Le fedi nuziali al dito. Quella di lui che entrava a fatica. Quel dolce lunghissimo bacio che uni’ le loro labbra e che sarebbe diventato presto un qualcosa di piu’ se gli applausi non li avessero interrotti. I sorrisi partecipi e un po’ imbarazzati dei presenti. Sarah che li osservava pensosa e commossa. Sarah che ricordava quel che aveva detto a Oliver tanto tempo prima, che aveva bisogno di qualcuno che potesse alimentare la luce che era ancora dentro di lui. E non aveva sbagliato individuando in Felicity quel qualcuno .

someone who can harness that  light that’s still inside you

Stabilirono che non avrebbero vissuto insieme subito. William era ancora traumatizzato, doveva accettare che lui fosse suo padre.  Era troppo presto per vedere un’altra donna al suo fianco. Ma Oliver non voleva rinunciare alla donna che amava. Dovevano andarci cauti, con pazienza. Decisero insieme di andare molto piano, e che il bambino per il momento veniva prima di loro.

“Tuo figlio ha la priorita’” aveva detto lei, che sapeva bene cosa significava crescere con un solo genitore

Ma Oliver era stato chiaro

“Non voglio che tu dica questo. William e’ importante ma anche tu lo sei. Sei la donna che amo, mia moglie. E c’e’ Thea. Siete la mia famiglia.”

“Hai cosi’ tanti pensieri e impegni Oliver, non voglio esserti di peso con il bambino all’inizio” aveva obiettato lei

“Pensieri e impegni ne avro’ sempre. Tu, mio figlio, mia sorella, la mia famiglia, Diggle anche se adesso e’ distante. I miei amici e il mio team e la mia citta’. Tutti voi siete una priorita’ per me.” aveva affermato serio e deciso.

Avevano passato quelle poche ore di ‘luna di miele’ insieme nel letto dell’ospedale, abbracciati, niente altro. Solo la reciproca presenza, in compagnia del loro amore. Ricordando i momenti lieti e meno lieti dal loro incontro nello stanzino IT della Queen Consolidated. Sorridendo e piangendo insieme, ripercorrendo tutta la loro storia, che li aveva portati fino a li’. Per poi togliere gli anelli, baciarli l’un l’altra e metterli al collo, tutti e due, appesi a una sottile catenina.

Catenina che le dita di Felicity avevano cercato sotto la camicia di lui, e che stavano accarezzando la fede femminile appesa al suo collo. La fede che lui le aveva infilato al dito. E che le avrebbe infilato di nuovo al dito una volta che le cose si fossero sistemate.

Parlarono. Quietamente. Di tutto. Non si vedevano da qualche giorno.

Lui le racconto’ di quel che gli era successo negli ultimi giorni. E dell’agente FBI che si era presentata.

Lei gli racconto’ dei progressi e delle difficolta’ che stava incontrando per mettere in piedi l’azienda cui voleva dare vita, il suo vecchio sogno. Per aiutare le persone con problemi motori. Si confidarono, si consolarono, si diedero forza.

Lui le racconto’ anche di quello che era successo poco prima con William. Lui si sentiva in colpa per Samantha, inutile nasconderlo, nonostante fossero passati dei mesi.

“Non ti torturare. Samantha era una madre. E ha fatto la sua scelta. Voleva salvare William. Esattamente come te.”

“William e’ ancora cosi’ giovane, indifeso. Questo passato continua a inseguirmi, a far pagare ad altri i miei errori.”

Oliver si alzo’, sciogliendosi dall’abbraccio di lei. Si affaccio’ al parapetto. Lei lo raggiunse. Guardarono insieme le luci della citta’ in silenzio per un breve momento. Poi lei lo tocco’ sul braccio e parlo’

“Abbiamo detto che non dobbiamo piu’ permettere al passato di influenzarci, ricordi? Tu con tuo padre. Io con il mio. L’isola. Billy. Chase. Tutto quanto. Tutto quello che e’ successo ci deve insegnare a guardare avanti, non indietro. Ricordare e’ giusto, tormentarsi no.”

“Vorrei poter fare di piu’ per lui.” Disse lui sospirando, mettendosi dietro di lei e abbracciandola, posandole un piccolo bacio sulla fronte. Lei si strinse a lui con le mani sulle sue forti braccia, continuando a guardare la citta’.

“Sei suo padre.” Disse piano “Stagli accanto. Questo puoi e devi fare. Vedrai, con il tempo si aggiustera’ tutto. Io, se potro’, ti aiutero’ con lui meglio che posso. Sarai un bravissimo padre, io lo so.”

Lui le sorrise fra i capelli “Come fai?”

“A far cosa?”

“A essere cosi’ forte, piena di fiducia e di ottimismo, nonostante tutto”

Lei si giro’ nelle sue braccia a guardarlo e gli accarezzo’ la guancia ispida di barba

“Io credo in questa vita Oliver, credo in me. E credo in te. Ho sempre creduto in te. Fin da quando ti ho conosciuto.”

Fu lui a cercare la catenina sotto alla maglietta di lei, trovare la fede maschile appesa e a baciargliela.

“Non stanotte… ma una di queste notti verro’ da te. Ho voglia di urlare al mondo che sei mia. Mia moglie. La mia bellissima moglie.”

“E io ti aspettero’” sorrise lei

“Fino ad allora ricorda che ti amo”

“E tu ricorda che anche tu sei il mio per sempre”  disse lei, sporgendosi verso di lui per baciarlo. Si baciarono per un lungo minuto, dolcemente, senza fretta. Furono purtroppo interrotti dal trillo del cellulare di lei. Un trillo particolare.

“Cosa c’e’?” chiese lui

“Segnale dal covo. C’e qualcosa che non quadra.” Disse lei esaminando il display con attenzione

“Lo senti anche tu, vero?”

“Qualcosa nell’aria? Come se dovesse succedere “

“Qualcosa di brutto” lo dissero insieme

“Lo affronteremo. Qualcosa sia, lo affronteremo insieme. Perche’ e’ questo quel che facciamo.” Disse lei, dolce e decisa, come sempre.

Si alzarono velocemente, un altro bacio intenso e veloce e si separarono.” Ci vediamo fra poco”

Lei spari’ nel buio del pianerottolo. Lui avviso’ Raisa che doveva uscire.

“La signorina?” Chiese lei

“E’ gia’ andata via.”

“Non se la lasci scappare, Oliver. La signorina Smoak intendo. Quella e’ una ragazza in gamba, diversa da tutte le altre. “ 

Oliver si fermo’ a osservare un attimo la sua vecchia governante con espressione pensosa. “Perche’ dici che e’ diversa?” lui lo sapeva bene ma voleva sentirlo dire da un’altra persona.

“Perche’ e’ l’unica che riesce a farla sorridere.”

Era vero. Era l’unica che riusciva a farlo. Perfino nei momenti piu’ duri, difficili. Anche quando era in pericolo. Anche prima di andare in battaglia a Lian Yu, quando l’aveva abbracciata dopo quello struggente e inaspettato bacio, tuffando il volto nel suo collo, sorridendo quando non sapeva ancora se avrebbe mai ritrovato vivo suo figlio o se sarebbero sopravvissuti.

Saluto’ Raisa e usci’ di corsa, verso il covo.

Alcune nuvole si addensavano da est. Un presagio? Nuovi nemici in arrivo? Black Siren si era salvata ed era a piede libero. Se l’era svignata in fretta e non ne avevano piu’ avuto notizie certe, ma non significava niente di buono. Era stato tutto troppo calmo dal ritorno a Star City. E quell’agente gli avrebbe dato sicuramente filo da torcere.

Arrivo’ velocemente al covo, si vesti’ e usci’ di nuovo, seguito dalle raccomandazioni di Felicity di stare attento. Il cappuccio verde ben calcato sul volto, la faretra sulla schiena, l’arco saldo nella mano. Dinah era gia’ fuori, nel suo nuovo costume da Black Canary, assieme agli altri. Mancava solo Diggle. Suo fratello. Quella frattura fra di loro. Faceva male. Si sforzo’ di non pensarci in quel momento. Ma avrebbe fatto di tutto per riportarlo fra di loro.

Le segnalazioni dei server lo indirizzarono verso un vecchio magazzino ingombro di merci e all’apparenza deserto. Ma lui sentiva che qualcosa non andava.

Con una capriola si fiondo’ nel mezzo del cortile. Il cappuccio imperlato dalle prime gocce di pioggia che cominciavano a cadere.

“Overwatch, mi senti?”

“Sono qui”

Lei agli auricolari. Come sempre. Insieme a lui.  La sua roccia. La sua certezza. Che sceglieva ogni giorno di stare al suo fianco. Come lui aveva scelto e continuava a scegliere lei.

Se nuovi nemici fossero sorti e avessero attaccato lui era pronto, li avrebbe affrontati uno alla volta, con l’aiuto di chi aveva accanto. Perche’ ora piu’ che mai aveva un motivo per farlo. Sua moglie. Suo figlio. La sua famiglia. Quella di sangue e quella di elezione. I suoi amici. Il suo team. La sua citta’. Era Oliver Queen. Era Green Arrow. E avrebbe lottato. Non avrebbe ceduto. Mai.

A hero’s duty never ends.

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Eccoci qui. Guardando bene il trailer le scene nella cameretta di William sono in due momenti diversi, si vede da come sono vestiti e anche dagli atteggiamenti. Presumo che una sia subito dopo il ritorno da Lian Yu e l’altra a seguire, quando i rapporti padre-figlio saranno piu’ distesi. Pero’ io l’ho vista cosi’ come ho scritto.

A me Oliver con quello sguardo sotto al cappuccio di Green Arrow ha dato un piacevolissimo brivido.

E sono sicura che Wiliam non ha sognato l’uomo cattivo, il mitico Chase, il cattivo che ha uguagliato e a volte pure superato Slade. Credo che, come scappato a Josh Segarra, lo rivedremo in stagione 6 o come flashback o come gemello alieno di Terra non so quale numero. Magari buono 😊

Una squadra di cattivi. Un’avversario FBI da non sottovalutare. E poi non avranno dimenticato il Vigilante e/o Cayden James. Speriamo che gli autori tengano bene insieme il tutto. La stagione ha molto potenziale.

Solo una cosa: spero che William, pur essendo una parte molto importante della stagione il cui tema principale sara’ la famiglia, non finisca per ‘mangiare’ il resto e soprattutto l’Olicity. L’amore per il figlio, per Felicity e per Thea sono tutti e tre importantissimi, anche se non paragonabili, per Oliver. E ha bisogno di tutti e tre. A me la frase di Malcom sul fatto che il figlio fosse la persona che Oliver amava di piu’ al mondo ha sempre dato un po’ di fastidio.

Spero che questa one shot vi sia piaciuta. Vi auguro un Buon Ferragosto. Ci sentiamo presto e un bacio a tutte!

Ps: citazioni

Enjoy the people in your life while you can, you never know when  it will change/ Godi della presenza delle persone nella tua vita finche’ puoi, non sai mai quando le cose cambieranno.  - libro “The haunting of Barry Allen” prima parte di una storia crossover The Flash/Arrow -  C. e S. Griffith

Una storia nata gia’ finita - canzone “Il pescatore” di P.Bertoli e F.Mannoia

Io credo in questa vita, credo in me. - canzone “Credo” di Giorgia

A hero’s duty never ends. – sottotitolo al Arrow | Comic-Con® 2017 Trailer | The CW

   
 
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