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Autore: RosaNera_Rinnegata_30613    10/08/2017    1 recensioni
Apollo, in un momento di nostalgia, ripensa al suo Giacinto, al tempo passato insieme e a cosa cambierebbe se potesse tornare indietro per poterlo avere ancora con sé.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Apollo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A hundred days have made me older since the last time that I saw your pretty face…

S
ono ormai passati anni da quando i miei occhi si sono posati per l’ultima volta sul tuo viso, il tuo bellissimo viso. Lo ricordo ancora nei minimi particolari: la pelle ambrata, le labbra morbide sempre incurvate in un sorriso, gli occhi viola che scintillavano di allegria e mi ispiravano le migliori composizioni che io abbia mai creato e ogni volta che ci ripenso mi chiedo come saresti ora, anche se sono certo che saresti l’uomo più bello della Terra anche con delle rughe a increspare quella pelle un tempo liscia, proprio come la mia. Perché sì, gli anni sono passati anche per me, sono invecchiato, ma sono un Dio e come tale, se tu potessi vedermi, non noteresti la minima differenza. Ma se tu fossi ancora qui con me e lo volessi, ti starei accanto con l’aspetto di un vecchio; per te rinuncerei all’oro dei miei capelli per il colore della neve e permetterei alle rughe di deturpare il mio viso e il resto del mio corpo, ora perfetti proprio come nelle statue che voi mortali avete scolpito e venerate.
Ad essere sincero, però, la domanda che più mi perseguita non è come saresti ora, ma piuttosto, mi ameresti ancora come nei pomeriggi che trascorrevano insieme giocando e amandoci su quei prati verdi e rigogliosi come era anche il nostro amore?

 


A thousand lies have made me colder and I don’t think I can look at this the same...

E in tutti questi anni non ho fatto altro che mentire a me stesso, dicendomi che ti avrei dimenticato e per farlo, ho finto indifferenza con gli altri, quando invece dentro di me il dolore diventava sempre più forte e neanche il perdermi tra le braccia di altri è riuscito a placarmi. Sono passato da un amante ad un’altra, sperando che almeno in uno avrei trovato l’antidoto all’amore che provo per te, un veleno che circola nelle mie vene e che brucia al solo ricordo di te, ma allo stesso tempo è anche dolce e io non so più se ringraziare o maledire l’alato Eros per avermelo somministrato. Nessuno, però, aveva ciò che cercavo, nessuno è riuscito a catturare il mio cuore come invece hai fatto tu. Ogni volta credevo che quel sentimento che stava sbocciando in me sarebbe cresciuto fino a superare quello che sentivo per te, e ogni volta mi sbagliavo. Ogni volta si è trattato solo di attimi fugaci in cui la gioia che provavo con te era come la debole luce di una candela destinata a spegnersi paragonata alla fulgida luce del Sole di cui io sono il Dio.
La cosa peggiore, o forse migliore, è che i loro nomi sfuggivano alla mia memoria dopo appena qualche giorno, mentre il tuo nome, Giacinto, è ancora così splendente da offuscare tutto il resto, anche ora, a distanza di anni da quel fatidico giorno. Il giorno in cui, pur essendo il Dio della profezia, non sono riuscito a prevedere cosa sarebbe successo, che quel maledetto disco avrebbe cambiato la traiettoria stabilita, colpendoti la nuca, spegnendo la luce dei tuoi occhi e cancellando il tuo bellissimo sorriso.
Ho sempre dato la colpa a Zefiro, fin dal primo momento, quando ti ho preso tra le braccia, già privo di vita, il tuo sangue che cominciava a macchiare la mia tunica candida. Gli ho dato la colpa perché era più facile che affrontare la realtà, perché nella mia arroganza non riuscivo a vedere con chiarezza, ma ero convinto che Zefiro ti avesse strappato dalle mie braccia perché troppo geloso e non accettava che tu avessi scelto me. Ma non era così. Ho continuato a mentire a me stesso, a negarmi la dura e amara verità, sperando che così il mio senso di colpa sarebbe sparito e invece è solo peggiorato.

Non posso continuare a nascondermi.

La verità è che non è stato Zefiro ad ucciderti, ma io. Sì. Io, con la mia arroganza e il mio egoismo. Se non fossi stato così egoista da pensare solo a me stesso e alla mia felicità e avessi permesso al vento dell’Ovest di passare solo un po’ di tempo con te, le cose sarebbero andate diversamente e ora non starei piangendo la tua morte. Forse a quest’ora ti starei stringendo tra le braccia, ammirando il Sole tramontare. Ma tu non ci sei, perché le Parche hanno deciso di far pagare a te il prezzo del mio egoismo.
 


But all the miles that separated, desappear now when I’m dreaming on your face…

Per quanto essere un Dio sia una cosa fantastica con tutti i doni e i sacrifici che ci vengono offerti, le suppliche, i poteri che abbiamo e con cui possiamo far accadere o impedire quasi ogni cosa, è anche una condanna delle volte. Questa è una di quelle. Perché nonostante i miei poteri non posso riportarti indietro, non posso semplicemente schioccare le dita e riaverti qui o scendere negli Inferi e chiedere ad Ade di lasciarti andare.
Ci sono delle leggi che nemmeno un Dio può infrangere.
E l’immortalità non fa che peggiorare le cose, perché vivrò per sempre e questo dolore che mi opprime il cuore non sparirà mai, ma sarà un mio compagno costante fino alla fine, se mai ci sarà.
Quando i tuoi occhi alla fine si sono chiusi, dal tuo sangue ho creato quei bellissimi fiori cremisi che portano il tuo nome e che ogni giorno, solcando il cielo con il mio dorato carro, vedo punteggiare i prati, un promemoria dolceamaro di ciò che successe quel giorno, un pallido riflesso di te. Gli ho dato anche il tuo nome, un suono così dolce che qualsiasi poeta dovrebbe usarlo almeno una volta in una delle sue opere. E ogni volta che li guardo mi assale un senso di nostalgia e tristezza, ma allo stesso tempo è come se ti rivedessi, come se non fossero passati tutti questi anni. Hanno anche il tuo profumo, dolce e inebriante, che riporta inevitabilmente la mia mente a quei giorni felici e se chiudo gli occhi riesco ancora a vederti, davanti a me, con i tuoi ricci neri che incorniciavano scompigliati il tuo viso dandoti un’aria sbarazzina che ti donava, gli occhi grandi, le labbra non troppo carnose, fatte apposta per baciare e per un attimo riesco a immaginare che il tempo si sia fermato a quando ti cullavo dolcemente tra le mie braccia, quando esistevamo solo noi due.

 


            I’m here without you baby but you still long my lonely mind…

Ora, però, tu non ci sei più e io sono qui, nel nostro prato preferito, con l’unica compagnia dei giacinti, ma stai tranquillo, perché nella mia mente tu vivrai ora e sempre.


 
I’m here without you baby and I’ll dream about you all the time
  
      I’m here without you baby but you still with me in my dreams…

Anche quando non sono qui non faccio altro che pensare a te, sognarti ad occhi aperti. Basta qualsiasi cosa per farmi pensare a te: il gorgoglio di un ruscello mi ricorda la tua risata, il cinguettio degli uccelli la tua voce, le stelle i tuoi occhi e…forse è meglio se mi fermo qui, anche se potrei continuare a fare l’elenco per tutto il giorno. Ma non ce n’è bisogno, tu lo sai già, Giacinto, non c’era giorno in cui non te lo dicessi.

 


And tonight it’s only you and me…


Ricordo che ogni giorno mi dicevi che non potevo trovare nessun altro paragone tra te e quello che ci circondava e sempre, invece, riuscivo a sorprenderti, trovando un paragone ancora più bello del precedente.

Avevi un modo talmente carino di arrossire, che mi veniva voglia di dirtene un altro, ma mi trattenevo, era il nostro gioco e le regole, che nessuno aveva detto, ma che entrambi conoscevamo, permettevano un solo paragone. Eppure, nonostante quei complimenti ti facessero arrossire, non c’era timidezza in te, quando di notte, da soli in una caverna, sul prato o in qualsiasi altro posto fosse abbastanza confortevole, mi accarezzavi e baciavi anche in punti proibiti, per premiarmi di un paragone che ti era particolarmente piaciuto e lasciavi che io facessi lo stesso con te.
Vorrei solo che ora, alla luce delle stelle, potessi fare lo stesso e assaggiare le tue labbra, la tua pelle e sentire le tue mani sul mio corpo, di nuovo insieme, di nuovo solo tu ed io.
 


Everything I know and everywhere I go it gets hard but it won’t take away my love…

Essendo il Dio della profezia, so cosa sta succedendo ora in tutto il mondo e cosa succederà anche fra mille anni, eppure non riesco a prevedere quando avrà fine il dolore che provo per la tua morte, forse per il semplice motivo che non succederà mai. Perché, ti prometto, che dovunque andrò, qualunque cosa farò, per quanti anni possano passare non dimenticherò mai l’amore che provo per te.

 



And when the last one falls and when it’s all said and done it gets hard but it won’t take away my love…

 
Neanche quando Zeus, il più potente degli Dei, Signore del Cielo, l’essere più potente dell’Universo cadrà assieme a tutto il resto, quando l’ultima stella smetterà di brillare, l’ultima montagna si sgretolerà, l’ultimo albero seccherà, quando l’ultima parola al mondo verrà pronunciata e l’ultimo gesto compiuto, il mondo intero cadrà in pezzi e io insieme ad esso, cambierà qualcosa nei miei sentimenti. Perché anche allora, quando non sarà rimasto niente, il mio amore continuerà ad esistere, forte e puro come il primo giorno, perché una creatura come te, Giacinto, merita di essere ricordata anche quando non esisterà nient’altro e dopo quello che ti ho fatto, permetterti di essere ricordato è il minimo che io possa fare.

Ti amo Giacinto, ora e sempre.




NDA:
Ciao a tutti e grazie per aver speso qualche minuto del vostro tempo per leggere questa mia piccola creazione :-). è la prima ff che pubblico su questo fandom, perciò spero tanto che vi sia piaciuta, anche perchè sono molto affezionata a questa coppia e personalmente il risultato mi piace. Fatemi sapere cosa ne pensate nel bene o nel male che sia.
RosaNera_Rinnegata_30613
   
 
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