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Autore: De_drums    10/08/2017    4 recensioni
[Jikook]
Quando arrivò allo studio di registrazione, il giorno dopo, Jimin lo trovò intento a cantare nuovamente la propria parte -la speranza che utilizzasse la traccia già esistente ed evitasse una nuova mole di lavoro era talmente vana che si chiese come avesse potuto anche solo prenderla in considerazione. Conosceva Jeongguk da anni, ormai, sapeva quanto fosse perfezionista e capace di cantare la stessa strofa all'infinito, se il risultato non lo soddisfaceva.
Rimase al di là del vetro ad osservarlo per un po': il viso non più infantile, il corpo definito, la determinazione negli occhi che lasciava intravedere, però, quel poco di insicurezza che lo aveva sempre caratterizzato. Per quanto potesse sembrare impavido e pronto ad affrontare qualunque cosa, ricercava sempre il confronto con gli altri, per essere totalmente sicuro.
Jimin sorrise -almeno in questo, il suo Jeongguk non era cambiato affatto.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Park Jimin
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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A Silvia e Giada, le mie uniche gioie
quando si parla di Jikook
 
 
 
Hyung?”
“Mh?”
“Devo chiederti una cosa”
“Sì?” rispose Jimin, alzando lo sguardo dal cellulare. “È successo qualcosa?”
“No, è tutto a posto”, scosse la testa. “Mi stavo solo chiedendo se ti andasse di registrare una cover insieme a me”
“U-Un duetto?” balbettò, sorpreso.
Jeongguk annuì, scostando la frangia dagli occhi. “We don't talk anymore
Jimin rischiò di strozzarsi con l'acqua che stava bevendo, tossendo poco elegantemente. “Sei sicuro?”
“Sì”
“Kookie-“
“È solo una canzone, hyung, non c'è nulla di strano. Penso tu abbia la voce più adatta per cantarla, ma se non te la senti posso chiedere a Tae e-“
“Lo farò” lo interruppe Jimin, alzandosi senza una ragione precisa. “Canterò con te”
Jeongguk fece un cenno di assenso, prima di voltargli le spalle e chiudersi nuovamente in camera.
Quando arrivò allo studio di registrazione, il giorno dopo, Jimin lo trovò intento a cantare nuovamente la propria parte -la speranza che utilizzasse la traccia già esistente ed evitasse una nuova mole di lavoro era talmente vana che si chiese come avesse potuto anche solo prenderla in considerazione. Conosceva Jeongguk da anni, ormai, sapeva quanto fosse perfezionista e capace di cantare la stessa strofa all'infinito, se il risultato non lo soddisfaceva.
Rimase al di là del vetro ad osservarlo per un po': il viso non più infantile, il corpo definito, la determinazione negli occhi che lasciava intravedere, però, quel poco di insicurezza che lo aveva sempre caratterizzato. Per quanto potesse sembrare impavido e pronto ad affrontare qualunque cosa, ricercava sempre il confronto con gli altri, per essere totalmente sicuro.
Jimin sorrise -almeno in questo, il suo Jeongguk non era cambiato affatto.
Suo - quella parola gli faceva uno strano effetto, ora che non poteva più definirlo tale. Solo pochi mesi prima sarebbe andato in giro sbandierando il fatto che Jeongguk avesse scelto di stare con lui, magnificando le gesta del suo fidanzato; ora non riusciva nemmeno più a pensare a quelle semplici lettere senza che una morsa di amarezza gli chiudesse lo stomaco.
Si costrinse a scacciare quei pensieri, era lì per cantare, non per perdersi nei ricordi.
Jeongguk uscì dalla sala, scompigliandosi pensieroso i capelli. “Cosa ne dici?”
“Me lo stai chiedendo davvero?”
“Uhm, sì?” rispose, scoccandogli un'occhiataccia.
Jimin sospirò. “Era magnifica l'altra volta e lo è rimasta, non dovresti neanche-”
“Sai come sono fatto”
“Sì, lo so fin troppo bene” ribatté, sorridendo. “Vuoi fare prima i cori o-“
“No, registra la tua parte. Ho bisogno di un po' d'aria, lì dentro non si respira”
Jimin annuì, entrando nella saletta e mettendosi le cuffie -sentiva il cuore stranamente pesante al pensiero di cantare proprio quella canzone.
Appena la musica iniziò, i ricordi invasero la sua mente senza lasciargli scampo - ogni piccolo particolare della loro storia premeva per farsi spazio in quel mare di immagini un po' sfocate.
 
 
 
Should've known your love was a game
Now I can't get you out of my brain
Oh, it's such a shame
 
 
 
Era partito tutto da uno stupido gioco, un obbligo o verità per passare il tempo.
Alla domanda su quale fosse il suo hyung preferito, Jeongguk si era fatto improvvisamente timido e aveva sussurrato il nome di Jimin. Ignorando le risatine degli altri e approfittando della confusione, il diretto interessato lo aveva preso da parte, incuriosito da quella risposta.
“Quindi?”
“Quindi cosa?”
“Sono davvero il tuo hyung preferito?”
“Ugh, ma perché non sto mai zitto” aveva borbottato Jeongguk, strappandogli una risatina.
“Ehi, non c’è niente di male nell’ammettere che sono meglio di loro!” lo aveva stuzzicato Jimin, scompigliandogli i capelli. “D’altronde lo sanno tutti, non troverai mai un altro come me e-“
“Sta’ zitto, hyung!”
“Non accetterò questa mancanza di rispetto!” aveva esclamato imbronciandosi, per poi prendere a fargli il solletico – o almeno, ci aveva provato, ma Jeongguk era sempre stato più forte di lui e gli era bastato un attimo per ribaltare la situazione e farlo diventare la vittima.
Alla fine si erano ritrovati entrambi con il fiatone, Jeongguk appoggiato con le mani ai lati del suo corpo per non cadergli rovinosamente addosso e lo sguardo che vagava per la stanza. “Mi piaci sul serio, hyung
“Mi piaci anche tu” aveva sorriso Jimin, ponendo momentaneamente fine a quella conversazione.
Dopo quella sera, nonostante passassero già fin troppo tempo insieme, avevano legato ancora di più – non era raro vederli in un angolo della stanza, un po’ in disparte, a parlottare e a ridere improvvisamente per chissà quale segreto avevano appena condiviso.
Non erano mancate le domande degli altri che, ficcanaso com’erano, non avevano resistito alla tentazione di sapere se tra loro ci fosse qualcosa oltre all’essere ormai migliori amici; avevano sempre negato, però, perché era davvero tutto lì. Si piacevano a vicenda, certo, ma nessuno dei due aveva mai specificato in quale modo: poteva essere una cotta innocente, puro e semplice rispetto o anche solo una constatazione. Non doveva per forza evolversi in qualcosa di romantico, come credevano tutti.
Come aveva sempre pensato anche Jimin, fino a quando non si era reso conto che quello che provava andava effettivamente oltre al semplice affetto fraterno o all’ammirazione: si era innamorato. Non avrebbe saputo dire quando era successo, ma un giorno si era semplicemente reso conto che voleva qualcosa di più da Jeongguk – non gli bastava essergli solo amico, voleva una relazione, voleva poter dire di stare insieme a lui. Si era fatto coraggio e gli aveva confessato tutto, ottenendo in cambio un’espressione così stupita che, per un momento, si era chiesto se non gli fossero improvvisamente spuntate un paio di ali o qualche assurdità del genere – la reazione dell’altro era stata così incredula da lasciarlo interdetto per qualche secondo. Quando finalmente il più piccolo si era ripreso ed erano riusciti a parlarne, gli aveva chiesto se volesse essere il suo ragazzo – forse era affrettato, e Jeongguk non gli era sembrato completamente sicuro, ma sentiva che era la cosa giusta da fare.
Jeongguk ci aveva pensato su, gli aveva chiesto una notte per rifletterci, e alla fine aveva convenuto che non fosse una cattiva idea – si conoscevano ormai fin troppo bene e Jimin gli piaceva davvero, quindi perché non dargli una chance? Non poteva andare poi così male, no?
Vedere il sorriso illuminare il suo volto, dopo avergli comunicato la sua decisione il mattino seguente, lo aveva convinto di aver fatto la scelta giusta. Sarebbe stata la sua prima relazione importante ed era spaventato a morte, ma si fidava di Jimin e sapeva che avrebbe potuto contare su di lui.
All’inizio era stato tutto nuovo e travolgente, ma al contempo gli sembrava non fosse cambiato nulla – erano sempre due ragazzini pieni di coreografie da imparare e che passavano il tempo infastidendo scherzosamente gli altri, come si addiceva alla loro età. L’unica differenza erano i baci, e qualche abbraccio in più – Jeongguk non era esibizionista, a dispetto della maschera che poteva adottare, e preferiva accoccolarsi a lui quando nessuno poteva vederli, nei rari momenti di quiete al dormitorio; Jimin era un po’ infastidito da quello strano atteggiamento, ma non sembrava darci troppo peso e tutto era andato per il meglio.
Almeno fino a qualche mese prima.
 
 
 
'Cause even after all this time I still wonder
Why I can't move on
Just the way you did so easily
 
 
 
Jeongguk ricordava bene quando tutto aveva iniziato ad andare alla deriva.
Era tornato nel dormitorio una sera, dopo alcune ore extra di allenamento, e aveva trovato Jimin seduto sul divano, lo sguardo perso nel vuoto.
Hyung, tutto bene?” aveva mormorato, gettando il borsone in un angolo.
Jimin non aveva risposto, si era limitato a voltare il capo nella sua direzione e a fissarlo.
“Okay, mi stai spaventando” aveva ammesso, posando una mano sulle sue in un gesto di conforto. Nel momento in cui le loro dita si erano sfiorate, però, lo aveva sentito irrigidirsi e una strana sensazione lo aveva pervaso.
Jimin aveva inspirato, cercando di controllarsi e non cadere preda di una crisi isterica. “Perché non lo fai anche davanti agli altri?”
“Eh?” aveva chiesto Jeongguk, aggrottando le sopracciglia in un’espressione confusa. “Che stai dicendo?”
“Tutto questo prendermi per mano, abbracciarmi, baciarmi – cosa ti frena dal farlo pubblicamente?”
“Ancora con questa storia?” aveva risposto, stizzito; non era la prima volta che affrontavano quel discorso. “Perché vuoi così tanto che ti baci davanti a tutti?”
“Perché è quello che fanno le coppie normali! Capirei se ti imbarazzasse durante i fansign o ai concerti, ma sono i nostri amici, Kook, non degli sconosciuti!”
Jeongguk aveva sospirato, era stanco e non credeva di riuscire a reggere l'ennesima discussione. “Te l'ho già detto, non mi piace che tutti ci vedano. Sanno benissimo che stiamo insieme, non sono stupidi -non c'è bisogno di dar loro una dimostrazione pratica”
Jimin era scoppiato a ridere, anche se non c'era nulla di divertente. “Quindi cosa credi di fare? Passerai la vita a vergognarti di mostrare affetto alle persone che ami?”
“Non riesco a credere che tu mi stia rinfacciando una cosa simile, hyung!” aveva alzato appena la voce, iniziava ad essere irritato dal suo comportamento.
“Non hai risposto alla domanda”
Aish, Jiminnie, perché sei così fissato? Anche se non faccio gesti plateali, non vuol dire che i miei sentimenti siano meno reali e-“
“Non potrai nasconderti per sempre, lo sai, vero?”
“Non mi sto nascondendo, sono solo spaventato dalle possibili reazioni se rendessimo pubblica la cosa!”
“Quindi ciò che pensano gli altri è più importante di me”
“Non è così!”
"Sei infantile, Jungkookie, cerca di crescere” aveva concluso in tono glaciale, prima di uscire sbattendo la porta.
Infantile - Jimin aveva osato definirlo in quel modo, Jeongguk avrebbe detto inesperto.
Cosa poteva saperne dell'amore? Non aveva mai avuto una fidanzata né tantomeno un fidanzato, la sua esperienza si limitava a qualche bacio fugace dato quasi per gioco.
Come poteva Jimin pretendere che, da un giorno all'altro, fosse all'altezza di una relazione? L'idea che forse fosse troppo presto, che avesse paura o non si sentisse pronto, non lo aveva nemmeno sfiorato. Lo aveva semplicemente trascinato, pieno di entusiasmo, in quel rapporto ancora acerbo e alle prime armi, l'età di entrambi che influiva pesantemente. Mentre Jimin avrebbe voluto dirlo a tutti, Jeongguk era restio a rivelare quella parte così intima della sua vita; nonostante lo stoicismo del più piccolo, l'intesa innegabile tra di loro non era passata inosservata e ci era voluto davvero poco, prima che gli altri iniziassero a fare commenti maliziosi su quanto fossero legati. Lo erano sempre stati, fin dall'inizio, ma chiunque si sarebbe accorto del cambiamento nel loro rapporto.
C'era qualcosa di più nel modo in cui si guardavano e sfioravano, ma anche nelle discussioni che si erano fatte sempre più frequenti negli ultimi tempi, come se non riuscissero a trovare un punto di incontro e risolvere quei diverbi.
Jeongguk ci aveva provato, il dubbio di essere davvero troppo immaturo per Jimin si era insinuato pian piano dentro di lui e aveva fatto di tutto per migliorarsi. Aveva cercato di dargli più attenzioni, anche pubblicamente, nonostante non si sentisse a proprio agio – l'unica cosa che lo consolava era il fatto che avrebbe potuto spacciarlo per fanservice, se le voci avessero iniziato a circolare. Aveva addirittura chiesto aiuto a Seokjin, che era il più grande e ne sapeva decisamente più di lui, della vita; non erano mancati i consigli di Taehyung, che conosceva Jimin come le proprie tasche e forse capiva cosa volesse davvero.
Le aveva provate tutte, ma alla fine si era semplicemente stancato: qualunque cosa facesse sembrava non andare bene e sapeva di non poter continuare così. Avevano altre cose a cui pensare, le prove, il comeback, le lezioni di canto -non poteva permettersi di perdere ulteriore tempo.
Si erano quindi lasciati, nonostante Jimin avesse insistito per riprovarci, non ottenendo altro se non confonderlo ulteriormente. Voleva stare con lui? Era meglio se si fossero separati? Jeongguk non riusciva più a venirne a capo.
Da quel momento la tensione tra loro aveva raggiunto un punto di non ritorno e avevano silenziosamente deciso di ignorarsi – non scherzavano più, non ridevano insieme, si sedevano lontani l’uno dall’altro, come se la distanza fisica potesse aiutarli a superare l’accaduto e dimenticarsi davvero di tutto quello che c’era stato tra di loro, cosa tutt'altro che facile considerato che dovevano stare a stretto contatto tutto il giorno.
Jimin era fermamente convinto che a Jeongguk non importasse più di nulla di lui e se ne fosse facilmente fatto una ragione, decidendo di andare avanti con la propria vita. Tralasciando l'espressione corrucciata che ogni tanto gli si dipingeva sul volto, lo vedeva tranquillo e concentrato, come se niente fosse accaduto. Si chiedeva continuamente come potesse essersi ripreso così in fretta, mentre lui non riusciva a smettete di pensare a cosa fosse andato storto, di chi fosse la colpa, se avesse fatto qualcosa di sbagliato.
Jeongguk, dal canto suo, era ormai sicuro che Jimin avesse trovato qualcun altro -forse Taehyung, vista la quantità di tempo che passavano insieme, ma non avrebbe saputo dirlo con certezza. Sperava solo che, chiunque fosse venuto dopo di lui, fosse la persona giusta per Jimin -dopotutto gli voleva bene, e si meritava qualcuno che lo amasse e sopportasse le sue stranezze.
Con il tempo –c’erano volute intere settimane perché ciò succedesse- erano comunque tornati a parlarsi, qualche scambio di battute, un saluto quando si incrociavano per i corridoi; vista dall’esterno, la situazione sembrava essersi ristabilita, come se nemmeno la loro amicizia fosse stata scalfita da quella rottura.
Entrambi, però, sapevano che nulla sarebbe mai potuto tornare come prima: si era rotto qualcosa, e non valeva la regola del tempo che cura tutte le ferite, erano consapevoli che non sarebbero mai più stati quelli di un tempo. Nessuno impediva loro di riprovarci, ma sarebbe stato tutto vano, ciò che avevano non sarebbe tornato e non potevano farci nulla.
 
 
 
We don't talk anymore
Like we used to do
We don't laugh anymore
What was all of it for?
Oh, we don't talk anymore
Like we used to do
 
 
 
Jeongguk strinse l’asta del microfono con fin troppa forza, cantando gli ultimi versi.
Era rientrato nella sala per registrare il ritornello insieme a lui, e nel tempo che aveva passato da solo non aveva fatto altro che riflettere e rimuginare.
La verità è che quella situazione gli faceva schifo: gli mancava Jimin, gli mancava baciarlo, intrufolarsi nel suo letto quando era troppo inquieto per dormire da solo, gli mancava prenderlo in giro e ricevere in cambio pugni che non avrebbero fatto male a nessuno, fare lo stupido con lui, abbracciarlo.
Avrebbe voluto cambiare le cose, sarebbe stato addirittura disposto ad ammettere la loro relazione se questo avesse potuto aiutarlo a riavere il suo ragazzo indietro – sì, lo considerava ancora come tale nonostante non stessero più insieme da mesi, semplicemente non riusciva a pensare a lui come ad un semplice amico o conoscente. Ma era troppo orgoglioso ed aveva troppo amor proprio, non poteva scendere ad un compromesso del genere sapendo che poi avrebbe continuato a starci male e avrebbero ricominciato a litigare, come in un circolo vizioso senza fine; stava a Jimin fare il primo passo e accettare le sue condizioni, almeno fino a quando non si sarebbe sentito davvero pronto per mostrare a tutti quello che avevano. Gli serviva ancora un po’ di tempo, non era ancora arrivato al punto –pur avendo fatto degli enormi progressi- da comportarsi come le coppie normali che il suo hyung amava tanto.
Jimin, di fianco a lui, si lasciò scappare un singhiozzo e si asciugò le lacrime con il dorso della mano, prima di riaprire gli occhi e guardarlo. Si era reso conto solo in quel momento di quanto fosse stato egoista, di come avesse cercato di forzare Jeongguk -ancora piccolo, ancora influenzabile- a fare qualcosa che non voleva, mettendolo a disagio. Non gli importava di dover tenere il loro rapporto al riparo da occhi indiscreti, tutto ciò che voleva era stare con lui -l'aveva capito troppo tardi, però, e sicuramente non aveva la benché minima speranza di rimediare. Lo aveva soffocato, privandolo della sua libertà, e non lo avrebbe biasimato se l'avesse respinto. Eppure non voleva arrendersi: quella canzone parlava sì di una rottura, ma anche di due persone che non riescono a lasciarsi andare, e lui non voleva darsi per vinto.
“Cosa siamo diventati, Jungkook-ah?” sussurrò, incrociando il suo sguardo.
Jeongguk sorrise amaramente, stringendosi nelle spalle. “Non lo so, hyung
 

Buonasera!
Ebbene sì, oltre ai Namjin apprezzo altre coppie e ogni tanto sperimento – questa volta è toccato ai Jikook, ultimamente hanno iniziato a piacermi davvero e l’idea mi frullava in testa da un bel po’, perciò ecco qui.
Premetto che, come al solito, non ho seguito l’idea originaria, ovvero: basare l’intera ff sulla canzone. Ho ripreso alcuni concetti, ma sicuramente non ho seguito il testo per filo e per segno come era (forse) mia intenzione fare. Il duetto era troppo bello e dava troppi feels, comunque, era solo questione di tempo prima che ci scrivessi qualcosa (e per una volta non mi sono neanche dovuta sforzare con il titolo, che bellezza lol)
Detto questo, come per le ultime storie che ho scritto c’è qualcosa che non mi torna – non riesco a capire se a livello di trama proprio e nel modo in cui l’ho scritta, boh. Però non mi fa schifo, ecco, quindi ho voluto pubblicarla comunque – magari rileggendola più avanti mi convincerà di più, non so.
Ho deciso di inserire comunque strofe della canzone perché, nonostante non l’abbia seguita alla lettera, credo che non stonino troppo e che colleghino (e al tempo stesso dividano) le varie parti.
So che il finale è un po’ aperto e lascia spazio a varie interpretazioni, e credetemi se vi dico che solitamente odio questo tipo di conclusione, ma mi sembrava il più adatto per questa storia.
Spero seriamente di non aver fatto un casino e che non ci siano errori madornali, al momento sono troppo deconcentrata per riguardarla come si deve, nel caso lo farò domani.
Se volete lasciare un commento e dirmi cosa vi piace (o anche che vi ha fatto schifo, eh), siete liberissimi di farlo! ^^
De(b)
  
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