Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: dimest    11/08/2017    1 recensioni
"Levi chiuse gli occhi per un breve istante. Da notti ormai non dormiva come doveva e, se lo faceva, non dipendeva dalla sua volontà, ma dalla stanchezza fisica o dagli intrugli soporiferi che gli rifilava Hanji.
Non partecipava più alle missioni: l’umanità aveva vinto, i Titani erano stati abbattuti… erano solo rimaste le macerie di una guerra lontana e finita; le mura si sarebbero riparare con il tempo, ma le ceneri di chi era perito mescolate ai ricordi sarebbero state molto più difficili da lasciare andare."
Ognuno di noi ha qualche peccato da espliare, ma quando questo si rivela essere il proprio cuore?
(Coppia ErenxLevi)
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Levi Ackerman
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: i personaggi qui narrati non mi appartengono. Sono di proprietà di Isayama e utilizzati qui a seguito senza scopo di lucro. Lo stesso vale anche per il testo della canzone, cantata ed eseguita dal gruppo dei Breaking Benjamin. Le note d'autore sono a fine pagina.


Dance with the Devil


Here I stand,
helpless and left for dead

 
Aveva visto cadere quelli che amava uno dopo l’altro.
Isabel e Farlan se n’erano andati per primi. Il dolore in quell’occasione era stato insopportabile.
Poi c’erano stati Erwin e quella pazza di Hanji a fargli da famiglia ai cui si era aggiunta, poco dopo, la sua squadra di attacco. Con loro aveva vissuto momenti belli, momenti difficili, momenti che si erano semplicemente impadroniti della sua quotidianità prima ancora che lui ne fosse consapevole. La loro morte aveva distrutto tutto.
Ma Erwin, Hanji ed Eren erano stati il suo punto di riferimento, quell’unica luce capace di tenerlo ben ancorato alla vita. La missione affidatagli, l’obiettivo di raggiungere quella vecchia cantina era per lui un motivo valido per non lasciarsi prendere dallo sconforto.
In un secondo momento si erano aggiunti gli imbecilli, fortunati, non-si-sa-come-sopravvissuti membri della squadra 104; amici di Eren, pazzi almeno quanto lui da seguire la sua folle volontà di affrontare i Giganti, nonostante vivere fosse l’unica cosa che volessero davvero. La loro forza d’unione risiedeva nella cooperazione, nella fiducia reciproca che nemmeno i traditori dell’umanità furono in grado di spezzare.
La responsabilità del destino di quei marmocchi gli ricadde addosso senza dargli nemmeno il tempo di rendersene conto.
Il sangue di Erwin sulle mani e sulla coscienza lo fecero crollare, ma con quella folle squadra al seguito ed Hanji da accudire nel nuovo ruolo, fu in grado di resistere alla depressione.
In più c’era stato Eren che, a poco a poco, si era insidiato nel suo profondo. A lui aveva donato quel briciolo di umanità che gli restava in corpo; in cambio aveva ricevuto quanto più amore fosse possibile .
Ne era stato spaventato all’inizio, ma Eren, fermo, ribelle e passionale, era stato in grado di penetrare all’interno della sua corazza glaciale; l’aveva distrutta con quella forza che solo un ragazzo nel fiore dell’età poteva avere, infine, era rimasto al suo fianco, seguendolo in ogni sua battaglia.
Ora che nemmeno lui c’era, cosa gli rimaneva?
 

Close your eyes,
so many days go by
Easy to find what's wrong
Harder to find what's right

 
Levi chiuse gli occhi per un breve istante. Da notti ormai non dormiva come doveva e, se lo faceva, non dipendeva dalla sua volontà, ma dalla stanchezza fisica o dagli intrugli soporiferi che gli rifilava Hanji.
Non partecipava più alle missioni: l’umanità aveva vinto, i Titani erano stati abbattuti… erano solo rimaste le macerie di una guerra lontana e finita; le mura si sarebbero riparare con il tempo, ma le ceneri di chi era perito mescolate ai ricordi sarebbero state molto più difficili da lasciare andare.
Quasi per ripicca, le immagini di un passato appena sfumato gli passarono davanti gli occhi come un treno in corsa. Su di sé percepì il calore di quei sentimenti e riaprì le palpebre di scatto.
Sapeva che era sbagliato amare. In un mondo come il loro, non c’era spazio per le cose belle: prima o poi tutte sfumavano, lasciando il posto solo ad una profonda tristezza e alla consapevolezza che nulla di quello che era accaduto sarebbe mai dovuto esistere.
Le mani calde di quei ricordi gli accarezzarono il corpo. Si posarono sul collo, sulle spalle, sui pettorali fasciati dalla camicia sudata, sui fianchi stretti dalla cinta dei pantaloni…
L’amore era qualcosa di sbagliato. L’aveva provato sulla pelle e sotto; gli aveva riempito il cuore e le vene, infine, si era preso anche l’anima. Avrebbe dovuto rifuggirne, allontanarlo con tutto se stesso, ma qualcosa dentro di lui l’aveva accettato, se n’era assuefatto con una calma tale da fare male, come una malattia incurabile che ti consuma dentro per anni e che alla fine ti lascia senza fiato, morente.
Sapeva che era sbagliato e, come un drogato, si era lasciato travolgere pur sapendo che ne avrebbe sofferto ancora.
Eren l’aveva toccato sia fuori che dentro. Rispettivamente, anche lui aveva toccato quel ragazzo con altrettanta passione. Erano due anime sole che avevano scoperto una complicità fatta di opposti; una volta unite, era impossibile separarle.
 

I believe in you,
I can show you that
I can see right through

all your empty lies
I won't stay long,

in this world so wrong

 
Eren era uno dei pochi che era riuscito ad intravedere oltre I suoi comportamenti scostanti, le occhiate taglienti e le parole glaciali. Aveva creduto in lui e si era lasciato guidare.
Levi, dal canto suo, era sempre riuscito a capirlo: il ragazzo era un libro aperto, troppo sincero con gli altri e se stesso per rifugiarsi dietro parole rassicuranti costruite su delle piccole bugie.
Una notte, per puro caso, si erano incontrati sul tetto di una delle basi della Legione, avevano parlato del loro passato e si erano scoperti più affini di quanto avrebbero mai pensato. La passione era arrivata qualche tempo dopo, in un giorno di pioggia, troppo freddo fuori per poter allenarsi o cavalcare. Eren si era presentato nella sua stanza mentre Levi, sdraiato sul letto, l’aveva invitato a sedergli a fianco. Il ragazzo gli si era avvicinato titubante, con nervosismo misto ad eccitazione, l’uomo, troppo stanco per accorgersi della gravità della situazione, non ci aveva fatto caso.
Da un bacio ne era seguito un altro.
A una carezza rude, frettolosa perché causata dalla voglia di saggiare la consistenza del corpo del partner, seguiva una accaldata, più dolce al fine di vivere l’intensità dell’attimo.
Levi aveva detto di non volere quella relazione; Eren, testardo, era rimasto accanto a lui.
Più Levi continuava a respingerlo con gesti e parole scostanti, più quelle risuonavano vuote e senza senso; nemmeno la sua immagine riflessa nello specchio gli credeva.
Molte sere si fermava a pensare come sarebbe stato vivere in un mondo in cui la gente non moriva così facilmente. Magari sarebbe stato felice e avrebbe lasciato che quei sentimenti gli riempissero il cuore con altrettanta facilità. Forse, e solo forse, avrebbe amato come le persone a lui vicine meritavano di essere amate.
Quello però non era il loro mondo, quello reale in cui vivevano, e quei sogni ad occhi aperti non rimanevano altro che dolorose illusioni.
 

Say goodbye,
as we dance with the devil tonight
Don't you dare look at him in the eye
As we dance with the devil tonight

 
Levi chiuse gli occhi ancora una volta. E, ancora una volta, il fantasma di quelle mani lo travolse.
Sentì il loro tocco spostarsi dal collo alle spalle, il petto, gli addominali... Avvertì il desiderio di toccarsi mentre quelle carezze martoriavano i suoi sensi.
Seguì la sensazione di quei ricordi oltre la cintura dei pantaloni. La peluria gli sfiorò le dita e, poco dopo, sentì la stessa solleticargli il polso mentre la mano si lasciava andare in movimenti ondulatori sulla sua asta.
L’aria nella stanza divenne bollente, il sudore incominciò ad imperlargli la pelle mentre i baci provenienti dal suo passato si posavano sulle guance e sulle labbra. Gemiti gutturali gli vibrarono nella gola, rudi come la mano che si muoveva sul suo cazzo.
Si lasciò andare all’intensità dell’amplesso aggrappandosi all’immagine disperata del suo amante che si contorceva sotto di lui.
 

Trembling,
crawling across my skin
Feeling your cold dead eyes
Stealing the life of mine

 
A quel sogno passionale, seguì il solito incubo.
Gli occhi languidi di Eren, resi lucidi dal sesso, divennero due orbite vuote: freddi, neri e senza vita, completamente il contrario di quelli che Levi aveva imparato (suo malgrado) ad amare.
L’uomo tremò appena alla vista di quel corpo giovane che, improvvisamente, divenne freddo, rigido, con schizzi di sangue ovunque il suo sguardo si posasse. Non c’erano ferite aperte, eppure il sangue continuava ad allargarsi su quella pelle abbronzata e liscia. In poco tempo Eren stesso divenne una macchia indistinta di carne e sangue.
Levi riaprì gli occhi, focalizzandosi sul soffitto davanti a sé.
Tentò con ogni fibra del suo essere di allontanare quelle immagini che lo perseguitavano da alcuni mesi, ma come si può ingannare se stessi e i ricordi più oscuri che ci perseguitano?
 

I believe in you,
I can show you that
I can see right through

all your empty lies
I won't last long,

in this world so wrong

 
Stanco di quel mostro che la sua mente contorta aveva creato in preda ai sensi di colpa, aveva sellato il suo cavallo in gran fretta, ignorando totalmente le parole di Hanji. La donna aveva rinunciato nell’impresa di riportarlo indietro: da troppo tempo tentava di curare quelle ferite lasciate aperte nel corso degli anni che ormai non capiva nemmeno quale parte di Levi fosse rimasta viva e quale fosse morta. L’aveva osservato consumarsi all’ombra di un passato che mai avrebbe potuto riottenere. Si era chiesta cosa avrebbe mai potuto renderlo nuovamente una persona razionale invece di un cadavere che, sì, camminava, respirava, ma non viveva; poi aveva lasciato scegliere a lui il suo ricovero, promettendogli di stargli accanto in ogni decisione.
Levi lo sapeva questo e le era grato, ma non poteva più mentire a se stesso, tantomeno poteva trascinare l’amica giù con sé all’Inferno nel quale si era rinchiuso. Troppe volte si era lasciato ferire dagli eventi e, altrettante, si era rialzato, tentando di allontanare qualsiasi cosa buona gli si avvicinasse per non soffrire ancora.
Con rabbia scese da cavallo, si avvicinò alla sua meta e con disperato rancore, guardò quelle lettere incise sulla pietra. La prese a calci, tirò fuori la lama del suo 3DMG e falciò l’erba accanto.
Eren gli aveva detto di star bene nonostante dietro quegli occhi si celava un dolore immenso.
Levi pensò a come sarebbe stato poter cancellare quelle lacrime nascoste dall’orgoglio con promesse di un futuro che non poteva dargli. Se fossero nati in un altro mondo, in un altro tempo, non si sarebbe fatto scrupoli a sussurrargliele, magari seguite da un bacio o una carezza.
Poi l’avrebbe amato: ogni giorno della sua vita l’avrebbe viziato con quei gesti che da sempre avrebbe voluto provare a dargli.
Se solo non fossero nati in un mondo così crudele…
Per la prima volta nella sua vita, Levi odiò davvero ogni cosa che lo circondava. L’erba, le piante, perfino il cielo plumbeo (in realtà i suoi occhi da tempo avevano creato quella sciocca illusione che, ogni giorno da quell’evento, il Sole avesse smesso di brillare) erano per lui una vista orribilmente sbagliata; tutto doveva essere morto, esattamente come si sentiva di essere.
Aveva sacrificato l’ultima cosa in grado di renderlo una persona per degli ingrati che, alla prima occasione, lo avevano additato come assassino. Come se la cosa gli importasse.
Il fardello di quella scelta avrebbe continuato a gravargli sulle spalle.
– Finché morte non ci separi. – pensò ironicamente.
 

Say goodbye,
as we dance with the devil tonight
Don't you dare look at him in the eye
As we dance with the devil tonight

 
Quasi volesse punirlo, la sua testa proiettò il ritratto sbiadito di un giovane uomo davanti a sé. Lo guardava con occhi spenti, tutti i colori erano stati risucchiati dal fumo dell’irrealtà, ma a Levi non serviva: conosceva troppo bene le sfumature di quello sguardo.
Una mano fredda ed inconsistente gli accarezzò uno zigomo. L’ombra di un sorriso distorse l’immagine di quelle labbra. E Levi, erroneamente, desiderò di poterle baciare un’ultima volta. Si lasciò martoriare anche quell’ultima briciola di cuore che possedeva dall’immagine davanti a sé, dalle mani che si strinsero sulle sue.
Sentire ciò che non poteva essere davvero toccato fu l’ultima goccia che strappò via da lui ogni traccia di razionalità.
 

Hold on.

 
 Aveva resistito, giusto?
 

Hold on.

 
Sì. Aveva resistito per troppo tempo.
Ora che non c’era più nulla a tenerlo legato a quel mondo, poteva lasciarsi andare, raggiungere quel passato che continuava a tormentarlo.
Era sopravvissuto.
Aveva portato a termine la sua missione.
Aveva vissuto più a lungo di chiunque altro avesse conosciuto e amato.
L’immagine davanti a sé sbiadì per un qualche secondo, ma Levi, prontamente, la ricreò. Voleva che Eren lo guardasse negli occhi. Forse così poteva raggiungerlo.
Poi sollevò la lama del 3DMG.
 

Goodbye.

 


N.A:
Salve a tutti e grazie per aver letto fino a qui.
Scrivere di notte non può portare a nulla di buono, specialmente se tale prodotto è stato concepito sotto la doccia in un piccolo momento di debolezza.
Tornando al testo. Qui il Diavolo che ti divora l'anima l'ho identificato nell'amore bruciante che lascia il vuoto totale e disperato nel momento in cui tutto scompare.
Non ho voluto soffermarmi troppo sulla vicenda: lasciare al lettore libera interpretazione o immaginazione, è una cosa che ho sempre amato fare (soprattutto in casi simili).
Spero che il testo vi sia piaciuto e che non presenti gravi errori (nel caso, non esistate a farmelo sapere).
Grazie mille a tutti.
A presto.

 
   
 
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