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Autore: Lo Otta    13/08/2017    1 recensioni
A volte una persona si trova più a suo agio sott'acqua, tra pesci e alghe, che sulla terra, tra persone e maschere.
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Promt scartato del contest "Il Cantastorie" indetto da Little_Rock_Angel5
Genere: Angst, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Il Kantastorie'
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Un oceano di solitudine


  Ombre, molte ombre gremivano sulla banchina. Sott’acqua arrivava solo un appannato brusio, e Nicola era a suo agio più dentro che fuori dal mare. Sarebbe rimasto ore sotto quella coltre di acqua e salsedine. Ma anche lui doveva respirare, per quanto desiderasse avere delle branchie come i pesci con cui nuotava.
  Risalì fino alla superficie, e quando fu fuori il brusio divenne frastuono e iniziò a bombardargli le orecchie. Un uomo urlava il suo tempo di apnea con fare da imbonitore, e folle di adolescenti si accalcavano per vederlo o deriderlo. Alcuni lo credevano un grande atleta, altri un pagliaccio, uno scemo con la testa tra i pesci. Salito sulla banchina, Nicola prese asciugamano e vestiti deciso ad allontanarsi da quel pubblico non richiesto. Facendo per andarsene, venne fermato da due ragazzi in compagnia di due femmine, che non sprizzavano certo intelligenza da tutti i pori.
  -Ehi amico, certo che riesci a stare davvero tanto là sotto. Cosa sei, mezzo trota?- disse uno dei due ragazzi per poi iniziare a ridere, seguito dall’altro e dalle due pollastrelle.
  Caustico, Nicola rispose -In realtà la trota è più un pesce d’acqua dolce.
  -Scusa amico. Non ho passato tutta la notte a ripetere l’enciclopedia dei pescioni fessacchioni.- e riprese a ridere.
  -Certo, come vuoi. Ora scusa, ma devo andare.
  -Perché amico. Vieni a divertirti con noi. Fai due salti da qualche parte, e con le voci che girano su di te qualche sgalletta te la trovi per spassartela.
  Prima che potesse declinare l’offerta, l’altro ragazzo rispose per lui -Dai Odeo, lascialo stare. Sarà stanco, vorrà riposare.
  Salvato da quell’intervento inatteso, salutò rapidamente e si allontanò, mentre sentiva il gruppetto che aveva appena lasciato fare commenti sul suo comportamento schivo, e sul suo non volersi divertire.

  Nicola girò un po’ per il porto mentre si asciugava e rivestiva, per poi dirigersi verso una stretta palazzina sviluppata tra due grossi edifici. Salì le scale fino al secondo piano, entrò nel piccolo appartamento e posò l’asciugamano bagnato su una sedia del tavolo da cucina. Dall’altro lato stava seduto un uomo sulla cinquantina che leggeva il giornale. Nicola non parlava, l’uomo di mezza età neanche. Rimasero in silenzio alcuni minuti, mentre lui sfogliava il suo quotidiano e il ragazzo lo guardava. Quando ebbe finito di leggere, lo piegò e vide il ragazzo.
  -Ancora qua sei? Pensavo te ne fossi andato già da un po’. Visto che rimani qui senza dare una mano, almeno evita di dare fastidio.
  -Vorresti che venissi a pescare sul tuo dannato peschereccio, Fede? E questo che vuoi? Dovrei venire con te a stroncare le vite di migliaia di pesci per un po’ di denaro?
  -Quel denaro guadagnato che detesti tanto è quello che ti mantiene, quindi evita di disprezzarlo. Oppure sei venuto a dirmi che hai smesso con quelle stupide immersioni e ti sei trovato un lavoro vero?
  -Dovrei lasciare l’unica mia passione, l’unica cosa che mi fa andare avanti? Sai quante volte, sai quante quando ero sott’acqua ho pensato di lasciarmi cadere, di non riemergere più per lasciare la terra?
  -Non ricominciare con queste sciocchezze da ragazzine depresse. Tu sei un uomo temprato dalle onde del mare che si infrangono contro la chiglia del battello di famiglia. Hai alle spalle una stirpe di grandi pescatori e uomini di mare, grandi conoscitori di tutti i pesci. Ma nessuno di loro, e dico nessuno, si è messo a giocarci insieme. No, noi siamo i predatori, e quegli abitanti del mare sono le nostre prede. Comprendilo e accettalo.
  -Io non sono come loro e come te. Io non voglio catturare delle creature marine per esporle su delle bancarelle malmesse, dove marciranno e finiranno come pasto per i gabbiani.- arrabbiato, prese l’asciugamano e si diresse verso la porta della sua camera. Prima di sbattere la porta, guardò ancora l’uomo seduto e disse -Domani mattina vado a trovare il nonno, papà.

  -Signor Nicola, c’è una persona per lei.- una giovane infermiera aprì la porta per fare entrare un giovane ragazzo. Si avvicinò al letto che occupava gran parte della stanzetta dell’ospizio dove riposava un vecchio.
  -Quante volte dovrò ripeterglielo? Io sono Cola’l Vecho. Nicola sei tu, piccolo mio. Come stai?
  -Bene nonno. Ieri sono di nuovo andato a immergermi davanti alla banchina n°5, e sono arrivato fino a toccare il fondo roccioso.
  -Bravo bravo. Mi ricordo che su quel fondale c’era in qualche grotta un piccolo tesoro di ostriche giganti, che facevano perle grandi come palle di cannoni.
  -Non ci sono più nonno. Ci sono solo più piccoli molluschi tra quelle rocce.
  -Accidenti, deve essere passato quel vecchio pirata del capitan Barbasporca, per portarle in dono alle sirene. Ricordati figliolo, di stare lontano dalle profondità del porto numero 7. Sotto le acque in quelle zone si trova la dimora delle sirene. Se ti perdi tra di loro rischi di non tornare più indietro.
  -Anche la nonna era una di quelle sirene, giusto?
  -Forse sì, forse no. Sono passati molti anni e la mia memoria non è più quella di un tempo. Coff coff.- iniziò a tossire forte, con colpi molto secchi e pesanti.
  -Tutto bene nonno?
  -Certo Nicola. Coff coff coff.

  -Suo nonno non sta bene.- un dottore in camice tirò fuori delle lastre. -Nella sua lunga vita suo nonno ha sopportato grosse tempeste, respirato i neri fumi dei battelli a carbone e fumato grosse quantità di tabacco. È sopravvissuto, ma il suo corpo non ne è uscito integro come sperava. In queste condizioni potrei prospettare per lui altri cinque, massimo dieci anni di vita sedentaria e tranquilla, se non fosse per il problema ai polmoni. Sono quelli che più di tutti hanno subito le intemperie dei trascorsi del marinaio. Così com’è ora, non gli do più di un mese di vita.
  -Si può fare qualcosa?
  -Sarebbe possibile un’operazione. Sostituendo i polmoni vecchi con dei polmoni sani, potrebbe tornare arzillo. Ma servirebbero dei polmoni compatibili, e attualmente non ce ne sono di disponibili.
  -Capisco. Posso parlare con il nonno?
  -Certo, è nella sua stanza.
  Nicola lasciò l’ufficio del dottore andando nella camera d’ospedale 404. Attaccato ad una flebo riposava l’anziano omonimo.
  -Ciao nonno.
  -Oh, piccolo Nicola, sei venuto a trovarmi. Grazie.
  -Nonno, non stai molto bene. Ma io posso aiutarti. Permettimi di aiutarti.
  -Ragazzo, conosco le mie condizioni, e so che la mia vita sta per scadere. Ho vissuto tante avventure, e credo di essere a posto così. Tu continua a credere nei tuoi sogni.
  -Ma senza di te nonno, non potrei andare avanti. Mi hai insegnato a respirare. Se te ne vai, rischierei di soffocare.
  -Non dire sciocchezze. Sei giovane ed hai tutta la vita davanti. Io invece sono solo un anziano che si è rovinato con una vita di orge e bagordi. Puntare ancora su di me sarebbe inutile.
  -Perché, perché nonno non vuoi essere aiutato? Non capisci che se tu sparisci, io cercherò di raggiungerti?
  -Quando sarai più vecchio capirai.
  -No, non ti lascerò morire. Non permetterò anche a te di abbandonarmi.

  -Signor Cola, lei è un uomo fortunato. Non avrei mai pensato che sarebbe riuscito a trovare dei polmoni di ricambio in tempo. Ma un donatore ha fatto esplicitamente il suo nome, e così ora sta bene e potrà continuare la sua vita per almeno un decennio. Contento?
  -Molto. Grazie dottore. Ora però mi lasci solo.

  
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