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Autore: funny1723    14/08/2017    0 recensioni
Dal testo:
"Bellamy si sdraiò a terra ed incrociò le braccia dietro alla testa. Era stanco. Dio, non era mai stato così stanco in tutta la sua vita.
Chiuse gli occhi e cercò di distogliere la mente dalla miriade di pensieri che lo tormentavano.
Erano arrivati alla fine."
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellamy Blake, Clarke Griffin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'ATTIMO CHE PRECEDE L'ALBA







Bellamy si sdraiò a terra ed incrociò le braccia dietro alla testa. Era stanco. Dio, non era mai stato così stanco in tutta la sua vita. 
Chiuse gli occhi e cercò di distogliere la mente dalla miriade di pensieri che lo tormentavano. 
Erano arrivati alla fine. 
Erano sopravvissuti ad un lancio interspaziale, ad una Terra sconosciuta ed ostile e, alla fine di tutto, non erano stati in grado di sopravvivere a loro stessi. 
Sospirò rassegnato. 
"Che stai facendo?" 
Clarke si sedette accanto a lui, i vestiti sporchi erano strappati in più punti. 
Bellamy la guardò di sottecchi per un istante. 
"Aspetto" 
Clarke alzò un sopracciglio, in attesa di spiegazioni. 
"Non ce la faremo" si limitò a precisare il moro. 
"Sciocchezze, abbiamo affrontato di peggio."
Sentirlo parlare così la disturbava. 
Anche se non voleva ammetterlo a se stessa, Clarke aveva sempre ammirato la tenacia e la forza di Bellamy. Aveva sempre ammirato il suo essere deciso, ma misericordioso. 
Il suo essere un soldato. E, forse, proprio per questo non si era mai pienamente resa conto della verità: era solo un ragazzo. Come lei. Come tutti gli altri. 
Clarke si stese a sua volta. "Che fai?" 
"Mi sembra ovvio no? Mi metto comoda." 
La bionda si stirò leggermente, la schiena a contatto con l'erba umida della notte. 
Bellamy la guardò accigliato. 
"Non dovresti cercare di convincermi a non darmi per vinto e ad andare avanti nonostante tutto o roba simile?" 
Clarke sghignazzò. 
"Sì, forse dovrei, ma non ora." 
Si girò a guardarlo, negli occhi tutte le cose che non si erano mai detti, che non c'era mai stato bisogno di dirsi. 
"Adesso staremo qui e per un attimo fingeremo di essere ragazzi normali, con vite normali, che passano una normale notte da adolescenti medi. Va bene?" 
Bellamy sbuffò qualcosa sul dovere e sulla normalità (o meglio, la mancata normalità), ma Clarke decise di ignorarlo. 
Rimasero in silenzio uno accanto all'altra per un po'. Non abbastanza da appisolarsi, ma neanche così poco da avere una crisi nervosa. 
Bellamy richiuse gli occhi. Accanto a sè, i lievi fruscii prodotti da Clarke gli trasmettevano una quiete che non viveva più da ormai troppo tempo, da prima che nascesse Octavia e che la sua vita diventasse complicata. 
Per quanto assurdo, il pensiero che l'indomani ci sarebbe stata anche Clarke con lui, schierata al suo fianco - fino alla fine - lo rincuorava. 
Sapeva di essere egoista e che avrebbe dovuto essere triste per lei, piangere magari, però non riusciva a farlo. Non riusciva a non pensare a quanto Clarke gli rendesse ogni cosa più facile. 
Se c'era lei, anche la fine del mondo non sembrava un disastro troppo grande. 
Sospirò di nuovo.
"Dobbiamo andare." 
Bellamy riaprì gli occhi, ritrovandosi quelli di Clarke puntati addosso. Per un istante, rimase incantato dai tremuli riflessi dorati che sembravo risplendere in essi. Era sempre stata così bella? 
Ignorò quello strano sfarfallio alla bocca dello stomaco e si tirò su. 
Clarke si compiacque nel vedere che sembrava aver recuperato la sua solita sicurezza. 
"Sei pronto adesso?" 
Bellamy le tese una mano in un gesto assurdo di cavalleria. 
Clarke la strinse sorridendo, lasciandosi tirare su. 
Al di là degli alberi, il sole stava sorgendo. 
Era giunto il momento. 
Avanzarono di qualche passo, le mani ancora unite a trasmettersi un conforto necessario. 
"Sì, sono pronto."
 
   
 
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