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Autore: Mikirise    15/08/2017    3 recensioni
Prima di capire che sarebbero potuti essere più di amici, Leo e Calypso si sono incontrati cinque volte.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Calipso, Leo Valdez
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il momento giusto




I


Leo si siede al tavolo e sente che tutto intorno a lui non fa altro che girare. La ragazza davanti a lui, d'altro canto, rimane in silenzio, lanciando sguardi alla ragazza mora che dovrebbe veramente tanto suonare il campanellino. Almeno ha tempo di riprendersi. Riprendersi velocemente è sempre riprendersi immagina.

E il campanello suona. E tutto torna a girare velocemente.

“Calypso Nighshade.”

“Leo Valdez.”

“Portoricano?”

“Questo è leggermente... sono nato in Texas, mia madre viene dal Messico.”

“Io sono maltese.”

“Oh.”

“Già.” La ragazza lancia un'occhiata veloce all'orologio davanti a lei, prima di sospirare. “Sono arrivata a New York qualche anno fa. Ho studiato alla Columbia Arte e adesso ho, insieme alla mia coinquilina una galleria d'arte. Sono ricca, il che mi rende arrogante, noiosa, egocentrica e insicura.”

“Sembra divertente.”

“Sono gli aggettivi con i quali mi hanno descritto i miei ex. Ulisse, Francis e Jacquotte. Hanno anche detto che sono diventata una ragazza cinica e senza cuore, a cui non importa ferire, non importa amare, non importa essere altro che una ragazzina viziata che comprerà l'amore dagli altri. Uno stereotipo di Hollywood. Sinceramente, speravo di diventare uno stereotipo di New York, ma immagino vada bene così.”

“Queste sono decisamente tanti elementi.”

“Abbiamo cinque minuti per conoscerci. Tanto vale farti vedere il peggio di me. Così potrai andare dai tuoi amici e dire, oh, sì, bella ragazza, un po' strana, non vorrei mai più rivederla. Sembri quel tipo di persona che è stata costretta a venire qui.”

“Magari mi piace conoscere nuove persone in modo non convenzionale.”

“Allora sei un pervertito.”

“Forse.”

“Forse.”

Leo si guarda intorno e cerca di riprendere in mano il flusso dei propri pensieri. Parlare di sé. Dovrebbe star parlando di sé. “Beh, quindi in questo minuto e mezzo ho capito che: sei maltese, sei ricca e hai avuto tre storie importanti. Nessuna delle quali è finita bene.”

“Se hai capito solo questo non sei un buon investigatore. Non ti ingaggerei mai, perché sono abbastanza sicura anche di aver fatto capire che sono ben istruita, che ho un lavoro non stabile ma che amo e che nell'ambito amoroso come in tutti gli altri sono per le pari opportunità.”

“O magari volevo che lo ripetessi per avere una conferma.” Leo cerca di sorridere, ma sente di avere la nausea. “Dovrei dare anche io così tante informazioni in un minuto e mezzo?”

“Puoi farlo più lentamente, o rimarremmo con due minuti vuoti in cui ci guarderemo in faccia dopo che ti avrò ripetuto che non voglio avere niente a che fare con te.”

“Okay, uau.” Leo si passa una mano sul viso. “Allora. Io non sono ricco ma ci provo. Sto finendo l'università, Ingegneria Meccanica. Sono stato cresciuto da mia madre, in Texas, ma sono sicuro di aver già detto qualcosa del genere, e non ho mai avuto una vera storia seria perché, a detta di tutti sono rumoroso, fastidioso e abbastanza appiccicoso. Ma questo non secondo le mie ragazze non-serie. Questo secondo il mio migliore amico. Annabeth.”

Calypso sorride per una frazione di secondo, poi torna ad avere quell'espressione neutra ed annoiata. “È stata Annabeth a mandarti qui?”

“È stata mia sorella. Piper. Dice che sono una persona triste e sola e che non dovrei stare tutto il giorno a giocare con le mie cose meccaniche come il nerd che sono. In più, ha paura che non sappia che ha una storia seria e che sta pensando di andarsene in California e lasciarmi qui solo. Tutti i miei amici sono fidanzati, o quasi e si sentono in colpa ad invitarmi alle loro stupide serate tra coppie. Dopo che Chione mi ha dato buca l'ultima volta, tutti credono che me la sia inventata, il che sarebbe esilarante, perchè mi sarei inventato una ragazza che mi tratta male e che non ha il minimo rispetto di me, secondo i miei migliori amici. La cosa mi preoccupa perché, beh, loro pensano che io abbia un'autostima così bassa, capisci?” Alza le spalle. “Sono abbastanza patetico?”

“Sei più patetico di me.”

“No, non saprei. Tu sei un osso duro da battere.”

Calypso alza un lato delle labbra. E poi sembra voler dire qualcosa, quando, di nuovo suona il campanello e la ragazza dai capelli mori inizia a parlare di numeri e di nuovi incontri.

“Beh, allora. Sei un ragazza carina, un po' strana e credo di non volerti vedere mai più.” Leo prende un respiro. “A meno che tu non mi voglia vedere come un amico.”

“Non voglio vederti mai più, Leo Valdez.”

Leo alza le spalle e poi si alza dalla sedia, controllando a quale numero è stato assegnato dopo. “Bene” risponde distrattamente.

“Bene” ripete lei.

Ed è così che si sono incontrati la prima volta.









II

“Oh mio Dio. Non ci credo, sei il tipo dello speed date.”

Leo alza la testa dalla pila di fogli disordinati sul tavolo e guarda come una ragazza dai capelli rossi e gli occhi verdi gli si avvicina e si siede accanto a lui. “Mi dispiace tanto ma...” Si guarda intorno e prova a bere il suo cioccolato caldo. Si stropiccia un occhio e appoggia la testa su una mano. “Ehi” prova a dire nel tono più affascinante che ha. Peccato che il sonno non gli permetta di arrivare nemmeno al trenta percento del suo fascino, visto che, secondi dopo, sbadiglia e la ragazza sorride.

“Io non sono... nel senso ero in quello speed club, ma non ero lì per me, ero con una mia... tu sei Leo Valdez, no? Ho una…” La ragazza spinge verso di lei un'altra ragazza, tutt'altro che sorridente, che ruota gli occhi e sbuffa. Leo deve concentrarsi per riconoscerla. L'unica cosa a cui pensa è che ha sonno e che questo è il suo primo incarico e non può consegnare un lavoro in ritardo. Quindi sbatte le palpebre e osserva la ragazza dai capelli color cannella, annuendo lentamente. “Questa mia amica, la ricordi?”

“La ragazza che aveva gli ex con nomi da pirati” risponde e annuisce lentamente. “E il nome da ballo caraibico. Tutto molto a tema.”

“Calypso” mormora lei, e ruota gli occhi, prima di lanciare uno sguardo truce a Rachel, che alza le sopracciglia. “Siamo venute a prendere del caffè e questo è uno dei pochi bar che hanno i tavoli liberi e fanno buoni caffè. E tu sei seduto qui.”

Leo sbatte di nuovo le palpebre. “Mi dispiace. Non pensavo fosse un reato.”

“Infatti non lo è.” Calypso si siede accanto alla ragazza dai capelli rossi e sbatte le punte delle dita sul tavolo. “Solo che -Rachel pensa che io ti debba delle scuse.” Si guarda intorno, poi annuisce a se stessa. “Non sono stata molto gentile. Mi dispiace.”

Leo annuisce lentamente. Riprende in mano i fogli, raggruppandoli su una pila davanti a lui. “Neanche io sono stato troppo gentile, quindi immagino che vada bene così.” Si stira e si guarda intorno.

“Ma io sono decisamente meno gentile di te” ribatte Calypso, mentre l'altra ragazza, quella Rachel le lancia un'occhiata infastidita. “E non ci ho nemmeno provato.”

Leo aggrotta le sopracciglia. Sembra essere una sfida, quindi sospira, si gratta la testa e dice: “Sono stato io a darti della patetica, quindi forse dovrei scusarmi io.” Inclina la testa e sorride da un lato, mentre vede come le guance di Calypso iniziano a colorarsi di un rosso furente.

“Questo, mostriciattolo, non è per niente…” inizia lei, alzandosi dalla sedia e puntando il dito contro di lui, che continua a sorridere. Deve trattenere una risata a dirla tutta.

Rachel però le poggia entrambe le mani sulle spalle, e fa qualcosa con la faccia, probabilmente, una specie di smorfia di avvertimento, prima di girarsi verso Leo e mostrargli il sorriso più plastico che lui abbia mai visto. E le ragazze vivono di sorrisi plastici intorno a lui. “Era tutto qui, Leo Valdez” dice, poi prende sottobraccio Calypso e la trascina verso la porta del bar, mentre lui le saluta con la mano.

“Chi erano quelle?” chiede Nyssa dopo qualche secondo, comparendo dietro le sue spalle. E Leo sobbalza e lancia un grido un po' troppo acuto, ma adesso non ha tempo. Deve finire quello stupido progetto.









III

 
“Non ci posso credere” mormora Leo, nascondendo il viso dietro la mano e sospirando pesantemente. Hazel inclina la testa nonnstar genuinamente capendo niente, mentre Frank alza un sopracciglio e si para davanti a Leo, senza che il ragazzo debba dire niente.

“Cos'è successo?” chiede girando indietro la testa e poi sorridendo ad Hazel, che lo osserva in un silenzio minaccioso. “È qualcosa che potrebbe rovinare la mostra di Hazel?”

Leo scuote la testa lentamente, e poi Frank annuisce e sorride verso la sua ragazza, che sembra essere già nervosa di suo e che non ha bisogno di un dramma alla Leo Valdez. “Ricordi lo speed date a cui mi ha mandato Piper?”

“Quello in cui hai incontrato la donna della tua vita.” Il ragazzone si guarda intorno e continua a sorridere in modo rassicurante ad Hazel, finché lei non decide di girarsi ed andare a parlare con gli altri ospiti e, non voleva che nessuno dei suoi amici potesse dimenticarlo, potenziali acquirenti. Lancia uno sguardo finale di ammonimento e Leo finge di non vederlo. È la cosa migliore per tutti. “Sì.” Si gira verso di lui e gli passa un bicchiere di champagne che nessuno dei due ha intenzione di bere.

“Se stai parlando di Sarah Thompson, cavolo se hai ragione.” Leo si affaccia per guardare quello che succede dietro ad Frank, con un'espressione di dolore. “Se stai parlando della tipa col nome di una musica caraibica, che poi ho incontrato al bar di Nyssa e che adesso sta parlando con Hazel come se fossero vecchie amiche, santo cielo no.”

Frank sbatte le palpebre per poi girarsi poco discretamente verso le ragazze. Che sembrano andare dolorosamente d'accordo. Dolorosamente per Leo. “Hai intenzione di parlarci?” chiede, girandosi ancora una volta verso l'amico.

“Ma sei impazzito? Quella tipa è esattamente l'opposto di quello che vorrei in una relazione. È gratuitamente cattiva. E ho detto basta alle persone gratuitamente cattive nella mia vita. Mi basta Rafael.”

“Alleluia.” Chissà perché questo tono sembra essere sarcastico. Leo preferisce andare oltre e non pensarci. “Quindi niente.” Frank lancia un'altra occhiata in direzione di Hazel, che si tira indietro una ciocca di capelli, con quel sorriso che ha quando qualcuno le fa un complimento. Uhm.

“Quindi potresti proteggermi per tutta la serata e starmi accanto? Così non potrà vedermi e venire ad insultarmi.” Si strofina le mani una contro l'altra. “Ora come ora non penso che potrei…” Non finisce la frase. Decide di concentrarsi piuttosto su un quadro di Hazel, che tanto non capisce, quindi tanto vale fare finta.

Frank sospira, ma non se ne va. Annuisce e decide di guardare anche lui il quadro davanti a loro.









IV

 
Leo sta seriamente calcolando le probabilità che Calypso si giri e che lo veda. Se rimane in silenzio e immobile le probabilità si abbassano, ma è anche vero che lei non rimarrà lì per sempre, a fumare una sigaretta che già sembra essere arrivata a metà della sua vita. Quindi. Beh. Ma se si muovesse -Leo non è mai stato silenzioso. Si potrebbe mimetizzare trai rumori della mostra. Peccato che la gente di classe non sia rumorosa. Che odio.

“Puoi rimanere” dice Calypso e Leo salta sul posto e rimane più immobile di prima. Cinque secondi. Si è staccato da Frank per cinque secondi e solo perché lui doveva andare in bagno e guarda cosa succede. Qualcuno deve odiarlo davvero tanto. “O puoi andartene. Lo fanno tutti.” Calypso non si gira e non sembra star più nemmeno fumando. È solo lì, immobile, con un braccio che le copre lo stomaco e sul quale poggia il gomito della mano con cui tiene la sigaretta.

Leo si accarezza il collo e annuisce lentamente. E rimane in piedi lì, finché la sigaretta non si consuma da sola e Calypso si muove e sembra star piangendo.

E poi è lei ad andare via.












V

Calypso si siede al tavolo e Leo le lancia un'occhiata veloce. Chiude il quaderno davanti a lui e rimane in silenzio. Lei fa lo stesso. E si guardano in faccia. Questa è forse la cosa più imbarazzante che gli sia capitata dopo, beh, dopo la volta che era entrato nella stanza di Hazel e Frank senza bussare.

“Un giorno potremmo incontrarci perché vogliamo effettivamente incontrarci” commenta casualmente lei. Almeno. A Leo sembra che lo stia facendo abbastanza casualmente.

Lui sbatte le palpebre per risposta. Lei si morde le labbra.

“Sulla cosa della… Hazel è una bravissima artista.”

“Non…” Leo sospira, scuotendo la testa. Vede Nyssa lanciargli sguardi da dietro il bancone e ha il cellulare in silenzioso. E vede Calypso davanti a lui deglutire e rimanere in silenzio. E sente se stesso muovere le mani e morderai l'interno delle guance. “Odio quando le persone piangono. E odio ancora di più il fatto che non posso farci niente. Quindi… non dico che non sono curioso su quello che… ma se vuoi non dirmelo… e comunque, la mia offerta sull'essere, beh, sai no?, amici. Quella è ancora valida. E poi così magari un giorno io ti dico perché sono patetico e tu mi dici perché tu ti senti patetica e potremmo litigare su chi è veramente patetico e poi fare pace. Sai, no?, da amici.”

Calypso annuisce lentamente. “Da amici” ripete. “Da amici non è male.”

Leo sorride e tira un sospiro di sollievo. “Esatto. Già. Da amici non è male.
  
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