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Autore: OneForSorrow    17/08/2017    1 recensioni
La storia si concentra sui pensieri di una donna che, come dice il titolo, sa "stare al proprio posto".
Vi prego di non linciarmi per il contenuto (e per questa orrenda sintesi), non condivido niente di quello che pensa la mia... protagonista.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La capacità di stare al proprio posto, conoscendo i propri limiti e i propri doveri, è una capacità diventata sempre più rara con lo scorrere del tempo.
Lei lo sapeva bene.
Era facile puntare il dito verso le nuove generazioni, verso la tecnologia, verso tutte quelle idee liberal-demoniache che si erano diffuse con l'avvento di Internet ma no, no, notava una grande differenza anche tra le sue coetanee. La sua vicina di casa non era soltanto una di quelle che lavoravano fuori, il ché era già di per sé sconveniente, ma aveva addirittura permesso che sua figlia, oltre a frequentare l'università in un'altra città, frequentasse anche una di quelle... quelle... Le sfuggiva il termine o forse non l'aveva nemmeno mai sentito nominare; la sua famiglia le aveva trasmesso soltanto il sapere necessario per ogni donna rispettabile e conoscere la parola per definire una donna che volta le spalle alla natura per unirsi a un'altra non era decisamente conveniente o utile. A che scopo, inoltre? Perché contaminare una giovane mente impressionabile, illustrandole tutte le perversioni esistenti e tutti i mali della società?

La sua vicina di casa aveva riso davanti ai suoi avvertimenti, riso, riso bonariamente perché in fondo non era una persona cattiva, era soltanto una donna confusa, e le aveva detto che i suoi valori, quelli in cui credeva ciecamente, erano anacronistici e che nemmeno sua nonna, pace all'anima sua, condivideva questa visione del mondo.
Lei aveva taciuto.
Aveva taciuto perché sapeva stare al suo posto, conosceva i suoi limiti e i suoi doveri e sapeva che questa capacità era diventata sempre più rara. Non aveva l'autorità necessaria per sgridare la sua vicina, in quanto donna rispettabile aveva potuto soltanto dare dei timidi avvertimenti alla vicina di casa ma non aveva potuto impartirle gli insegnamenti che la sua famiglia prima, suo marito poi, le avevano dato. Sapeva stare al suo posto e sapeva che la mancanza di disciplina non era affar suo ma dell'uomo di casa della porta accanto... Uomo che, in effetti, non c'era, scacciato via dal suo stesso regno dopo il divorzio, un'altra invenzione diabolica senza dubbio.
Una volta aveva incontrato l'uomo al supermercato e lo avrebbe compatito, se non le avessero insegnato a stare al suo posto, vedendolo sorridente con una donna più giovane al suo fianco, una donna che non era la sua vicina di casa. L'aveva salutata allegramente, presentando la sua compagna con un gran sorriso e lei non aveva potuto far altro che tendere la mano, chiedendosi se l'uomo avesse ripiegato su un'altra donna solo per l'impossibilità di tenere al suo posto quella che aveva incautamente sposato. Sostenevano di aver divorziato di comune accordo, di essere in buoni rapporti, nessuno aveva cacciato via di casa nessuno, eppure lei continuava ad aspettarsi che un giorno l'uomo sarebbe tornato a casa dalla moglie, a casa dalla vicina, insegnandole a stare al suo posto.
Non era una donna ipocrita, non era una donna falsa, provava soltanto una preoccupazione genuina per tutto il caos e tutta la confusione nell'abitazione di fronte alla sua, con divorzio e figlia sperduta chissà dove, nelle braccia di chissà quale altra povera ragazza altrettanto confusa.

Era sempre addolorata quando si trovava a pensare a tutta la confusione del mondo, a tutta la sofferenza del mondo. Aveva vissuto silenziosamente questo suo tormento interiore per anni, lacerata dal desiderio di riportare sulla retta via tutte le pecorelle smarrite. Se avesse potuto, avrebbe insegnato a tutti che la donna, nata dalla costola dell'uomo, è debole, fragile e deve saper stare al suo posto, prima nella famiglia di origine e poi nella nuova famiglia. Tutti si erano premurati di insegnarglielo e di ricordarglielo, facendo di lei la donna che era, una delle ultime a conoscere il suo posto nel mondo.

Si consolava sempre ricordandosi di aver realizzato altri sogni, tutti sogni alla sua portata, tutti sogni convenienti e rispettabili. Si era sposata, aveva avuto dei figli, se n'era presa cura e aveva inculcato loro quello che era stato inculcato a lei con tanto amore. Cercava di concentrarsi sulla gioia che la vita le aveva concesso e pazienza se suo marito aveva sentito il bisogno di ricordarle il suo posto con la violenza, pazienza se sua figlia era scappata di casa senza dare più sue notizie, pazienza se i suoi due figli maschi avevano litigato per aggiudicarsi l'attività commerciale del padre, appena dopo la sua morte per infarto. Conosceva il suo posto e non poteva arrabbiarsi nemmeno con la vita, non era conveniente.

Poteva solo concentrarsi sui ricordi positivi, sulla felicità che la realizzazione dei sogni le aveva concesso e ignorare il grande dolore che gli sviluppi degli stessi le avevano causato. Poteva solo ignorare la paura che provava costantemente, nonostante suo marito fosse morto da anni - avrebbe voluto dirgli di non abbandonarsi agli eccessi ma non aveva potuto -, poteva solo ignorare l'infelicità che le avevano causato i suoi stessi figli. Doveva persino ignorare il piccolo, meschino, sconveniente senso di sollievo che provava allungando una mano verso l'altro lato dal suo letto, nella totale oscurità della sua camera, e constatando quanto fosse freddo e vuoto. Doveva ignorarlo, lei era una che sapeva stare al suo posto e sapeva che è necessario farlo, soprattutto davanti alla morte.
Non era conveniente gioire della morte dell'uomo a cui si era legata davanti a Dio, non era conveniente gioire dell'improvviso senso di libertà - ma che libertà può avere una donna? Non è forse nata per stare al suo posto? -, non era conveniente, non era rispettabile e non poteva far altro che sgridarsi, sgridarsi da sola, sgridarsi perché non c'era più nessuno che le ricordasse di stare al suo posto se non se stessa.

Cosa avrebbero pensato di lei i suoi genitori? Fossero stati in vita si sarebbero certamente addolorati nello scoprire che la loro adorata figlia, una delle poche donne rimaste a saper stare al loro posto, covava dentro di sé questa vergognosa voglia di trasgressione e di indisciplinatezza.
Cosa avrebbe pensato sua figlia, scappata via da casa per la stessa indisciplinatezza, per quel desiderio quasi inconfessabile di indipendenza, cosa avrebbe pensato di sua madre, sua madre che con amore, con tutto l'amore di cui era capace, aveva cercato di guidarla, di educarla, di trasformarla in un altro angelo del focolare, cosa avrebbe pensato scoprendo cosa nascondeva dentro di sé?
Aveva fallito, certo, aveva fallito, forse sua figlia era andata via di casa perché in qualche modo aveva percepito questa contraddizione, questo desiderio illecito che pensava di aver domato e represso.

Una volta, una volta sola, aveva provato una sensazione che nemmeno lei aveva saputo spiegare a se stessa, a metà tra un vago presentimento e un'intuizione fugace, una voglia... ma questa, così come era arrivata a farle visita, si era dissolta all'improvviso e senza lasciar altra traccia che non il generico fastidio provato quando cerchiamo di afferrare un pensiero che ci sfugge. Non sapeva cosa aveva provato - non se l'era detto? -, non ricordava cosa avesse, per un brevissimo attimo, inconsciamente desiderato e non l'avrebbe certamente scoperto a distanza di anni, nonostante ricordasse l'episodio.
Ricordava la sensazione che l'aveva colta all'improvviso, ricordava come si era sentita quando, per un attimo e un attimo soltanto, l'aveva stretta tra le dita senza comprenderla e con quanta frustrazione se l'era sentita scivolar via come sabbia.
Se ne ricordava ancora, curiosamente sempre nei momenti in cui sedava qualche pericoloso moto ribelle dell'animo, provava qualcosa di sconveniente ed ecco che il ricordo della sensazione, sgradevole, riemergeva, ancora e ancora, fino a che non si era calmata del tutto, fino a che non abbandonava sciocche fantasticherie poco adatte a una donna come lei, una donna che sa stare al suo posto.

Non condivido nulla di quello che ho scritto, lo ripeto. In caso voleste lanciarmi i pomodori per come scrivo... Beh... non ci sarebbero problemi, almeno saprei di potermi dare all'ippica. Spero, ahm, spero che non ci siano problemi con l'HTML perché era da tanto che non ci smanettavo e avevo rimosso quasi tutto...

   
 
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