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Autore: leti_0907    19/08/2017    3 recensioni
-No, My lady. Non c'è più niente che tu possa fare- con quella frase la gelò completamente. Non poteva averlo detto veramente.
-Mi stai dicendo che preferisci morire?- gli urlò in faccia. -Mi vuoi abbandonare, è così?-
-Affatto, fosse per me non ti lascerei mai- la rassicurò. Ci mancherebbe altro. -Ma è il destino, Ladybug-
-Il destino si può mutare, poiché è solo una conseguenza inevitabile delle nostre scelte. Tu puoi ancora vivere, Chat Noir, se solo lo volessi-
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Il pianto di Hugo la distrasse dalla realizzazione del suo nuovo abito, e per girarsi verso il figlio di circa un mese si punse un dito con l'ago. Mugolò dal dolore, e, mentre si infilava il dito ferito in bocca per succhiare il sangue che colava, si avvicinò alla culla. Il gemello più piccolo strillava ed agitava i piccoli pugni in aria, come a pretendere qualcosa di cui Marinette non sapeva.


-Oh tesoro, ma cosa ti prende?- esclamò la donna, prendendolo in braccio e lanciando uno sguardo a Louis, che, beato, dormiva ancora. Possibile che non sentisse il fratello piangere? E perché invece Hugo reagiva così?


-La pappa l'hai fatta mezz'ora fa, sonno è impossibile siccome hai dormito fino ad adesso… hai mal di pancia, piccolo?- gli domandò, fissandolo mentre si dimenava, come se potesse capire e rispondere alla domanda.


Iniziò a cullarlo, ma proprio in quel momento dalla botola della stanza spuntò Sabine, lo sguardo a metà tra lo sconforto e il sorridente. Marinette seguì con lo sguardo i movimenti della donna, che si avvicinava alla sedia su cui era seduta. Chissà cosa era successo per esibire quell'espressione così demoralizzata, si chiedeva Marinette mentre la madre infilava un dito tra le dita del bambino. Fece oscillare il braccio del piccolo che a poco a poco si stava riaddormentando.


-Mamma, sei ufficialmente la mia soluzione preferita- esclamò eccitata, mentre Sabine scoppiò a ridere. -Non sapevo come farlo dormire, questa piccola pesta. In questi giorni non riposa molto-

-Quando vuoi, sono disponibile-dichiarò la donna, facendole segno di porgerle il bambino. -C'è una persona che ti sta aspettando in cucina. Ti conviene scendere-
 

La ragazza, piuttosto incuriosita, diede in braccio alla madre Hugo e si affrettò a scendere lungo le scale che collegavano la sua camera ad il resto della casa, non prima però di aver scoccato un bel bacione in fronte ai figli. Quel gesto era puramente quotidiano e spontaneo: anche se i bambini ancora non riuscivano a comprendere le paure e l'amore, Marinette, con quel bacio, ci teneva a dimostrar loro che sarebbe sempre tornata da loro, a costo di morire e risorgere in seguito.


Raggiunse la cucina e la figura che vide seduta al tavolo con in mano una tazza di the freddo la mise in allerta. Maestro Fu non usciva mai da casa se non per rare occasioni, soprattutto quelle di pericolo, e ritrovarselo in casa non era molto rassicurante.


<> lo chiamò per annunciare la sua presenza nella stanza e lui sollevò il viso. Era molto preoccupato, lo si notava da come le sopracciglia erano corrugate. -Come posso aiutarla?- domandò, spostando una sedia per potersi sedere.


-Noto che ti sei ripresa molto bene dal parto- prese parola, osservandola per bene. Era vero, Marinette era davvero in forma per essere una donna che un mese prima aveva dato alla luce due gemelli: la sua pancia non era piatta come prima, ma le piaceva persino di più. Testimoniava che i bambini non erano un sogno.


-Già, mi sento molto meglio- sorrise. -Mi doveva dire qualcosa di importante? Non la si vede molte volte da queste parti-


-Hai ragione, figliola- disse, abbassando lo sguardo sul contenuto della tazza ed specchiandosi nel liquido ambrato del the.


Come avrebbe detto alla giovane che una nuova minaccia incombeva sulla città? Non era di certo da poco quella notizia, e si sentiva un egoista a strappare una madre ai propri figli, ma la situazione era grave: aveva commesso un errore ma non voleva che ci andasse in mezzo tutta Parigi. Era d'obbligo, a quel punto, chiedere aiuto a Ladybug.


-Mi dica tutto allora- a quella frase, il maestro si commosse. Aveva un cuore d'oro, pronta sempre ad aiutare chi era in difficoltà. Ora capiva perché Adrien se ne era innamorato perdutamente.


-Ti ricordi del Miraculous della Farfalla che possedeva il signor Agreste?- Marinette annuì. Si ricordava del loro primo nemico, e in fondo ringraziava Gabriel di essere diventato Papillon: aveva avuto in modo di far innamorare di lei Chat Noir, il suo Adrien.


-Beh… è stato rubato- confessò l'anziano. Marinette sgranò gli occhi. Come era possibile? Il Miraculous della Farfalla era custodito nello scrigno apposito per i Miraculous, come era possibile che qualcuno sia fosse intrufolato nella casa del maestro e sapesse dove si nascondeva?


-Ne è certo?- si assicurò la giovane, mentre posava le mani intrecciate sul grembo.


-Purtroppo si- sospirò l'anziano, lasciandosi andare contro lo schienale della sedia. -Non so come il ladro sapesse dello scrigno, ma adesso è inutile stare qui a ripensarci. Dobbiamo intervenire e c'è bisogno di Ladybug-


-Io ci sono- dichiarò Marinette, ma non appena ebbe pronunciato l'ultima lettera, un boato interruppe la quiete che regnava sulla città. I due si guardarono e in contemporanea corse alla finestra per osservare la Tout Eiffel: un esplosione di farfalle nere si stava propagando per Parigi, colpendo le persone e trasformandole in strani mostri.


Marinette strinse i pugni. Non poteva lasciare che la sua città venisse invasa da quegli esseri, comandati dal nuovo Papillon, e, anche se la sfida era divenuta più ardua non avendo al suo fianco il suo compagno di avventure, avrebbe fatto il possibile per dare un futuro prospero alla sua Parigi e soprattutto ai suoi figli. Non avrebbe permesso a quella sottospecie di Papillon 2 la vendetta di farla franca, e Ladybug le avrebbe dimostrato che con lei non si scherzava.


Senza avvertire Fu, corse su per le scale ed aprì di botto spaventando Tikki e Sabine, che stava ancora cullando Hugo. -Mari, che succede? Cosa era quel botto?- le chiese a raffica la madre, ma ottenne uno sguardo determinato.


-C'è bisogno di Ladybug- disse a Tikki, che annuì. -Tikki trasformami!-


La coccinella venne risucchiata nel suo orecchino sinistro e ben presto apparvero la sua maschera e la tutina rossa rigorosamente a pois neri. Prima di correre sul terrazzo, Marinette si avvicinò ai neonati e diede loro un bacio sulla fronte, guardandoli con tenerezza, per poi rivolgersi alla madre. -Resta qui con i bambini, e soprattutto non uscire di casa. Risolverò tutto vedrai- la rassicurò.


Salita in terrazza, prese il suo yo-yo e lo fece volare fino al comignolo di una casa, per poi saltare fino al tetto. Era così bello ritornare a provare quelle stupende emozioni: la sensazione del vuoto sotto i piedi, il vento che sferzava le sua pelle e scompigliava i capelli… era tutto così bello eppure così estremamente doloroso. Non aveva più nessuno con cui condividerlo.


Scosse la testa ed atterrò sul tetto della casa che dava sulla via dove lei, in forma di Ladybug, aveva incontrato Chat Noir. Sospirò di dolore: quando passeggiava con i bambini, evitava sempre di percorrere quella strada, il ricordo vivo di Adrien che si presentava faceva male. Erano passati quasi tre anni…


Abbassò la testa. Non ce l'avrebbe mai fatta senza di lui.


-È passato così tanto tempo da quella volta, eppure a volte mi sembra che fosse solo ieri quando ti sei letteralmente catapultata tra le mie braccia. Anche se sono ancora mortalmente offeso che tu mi abbia fatto penzolare a testa in giù, il mio cervello annaspava nel sangue- Ladybug sgranò gli occhi. Quella voce l'aveva già sentita, solo una persona aveva quella tonalità… ma era impossibile. -Eppure mi sono così tanto innamorato di te che quasi non mi importava che tu mi rifiutassi, ti avrei sempre amata e protetta da lontano. Quando invece mi hai detto il tuo primo ti amo e mi hai annunciato che presto saremmo diventati genitori, ho sentito di essere la persona più felice del mondo. Anche adesso, qui, su un tetto, mi rendo conto di essere l'uomo più fortunato del mondo… Marinette-


L'interessata si voltò di scatto, e ciò che vide le fece venire le lacrime agli occhi. Una figura avvolta dall'inconfondibile tutta mogano in pelle, che evidenziava ed aderiva ai muscoli non indifferenti delle braccia e gli addominali, la maschera, le orecchie da gatto e la coda che fendeva l'aria la stava osservando con evidente amore negli occhi prato. Chat Noir le sorrise con dolcezza, e fu allora che la giovane eroina si permise di piangere. Lacrime di gioia scorrevano senza freni lungo le goti e notò, con la vista appannata, che anche il ragazzo aveva gli occhi lucidi per la commozione. Si alzò e corse verso Adrien, che l'accolse tra le sue braccia stringendola al petto.


Aspirò il suo profumo, inebriandosi di quella essenza che avrebbe voluto racchiudere in una boccetta per avere sempre Marinette con sé. Adrien era felice come non mai: era tornato a casa, era con Marinette ed era padre di due gemelli. Che altro poteva avere di più?


-Oh mio Dio, ancora non ci credo!>> esclamò lei, divincolandosi dalla presa e lo guardò negli occhi. -Pensavo fossi morto!-


-Per due mesi lo sono stato- le spiegò. -Ma Maestro Fu mi ha guarito. È stato lui, oggi, a convincermi a mostrarmi. E non sai quanto gli sono debitore-


-Sei qui- sospirò mentre sfregava la testa contro il petto di Adrien. Lui le alzò il mento e la fissò negli occhi prima di baciarla con trasporto. Marinette ricambiò con tutto l'amore che aveva da offrirgli. Quello non era un bacio consumato dalla passione, dalla voglia di sfregare le loro pelli calde, era un bacio dettato dall'amore profondo che provavano l'un per l'altro, e questo a loro bastava.


-Non me ne sono mai andato, My Lady-





TA-DAAAA! Adesso potete amarmi gente!😂😊
   
 
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