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Autore: RaidenCold    20/08/2017    0 recensioni
Il nemico del Santuario è l'antico mostro Tifone, che Atena ritiene avere una sede sull'isola di Death Queen; radunati tutti e 12 i cavalieri d'oro, decide di inviare Leonidas e altri quattro per stanare il nemico. Sull'isola però troveranno qualcosa che anni prima ha cambiato radicalmente la vita di molte persone al Santuario.
Nel frattempo Kara, la misteriosa donna incontrata da Leonidas e Lambda a Delfi, nonché reincarnazione di Echidna, parte per quella che con tutta probabilità sarà una missione senza ritorno...
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aries Kiki, Nuovo Personaggio, Phoenix Ikki
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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                        Marzo 2013, Kypros:

Subito dopo aver udito la notizia, mi sono recato al tempio.

Lei era là, vestita con un bellissimo abito della sua terra natia,

distesa dentro un feretro in legno, accanto al suo sposo.

Lei era tutto per me.

 

 

Quel giorno le nubi in cielo erano scure come la cenere, eppure da alcuni spiragli uscivano i raggi del sole che fendevano l'aria, dando al Santuario un aspetto ancora più surreale di quanto già non avesse.

Leonidas e Lambda stavano salendo la scalinata che conduceva alla sala del gran sacerdote: erano molto emozionati, sarebbe stato un evento unico.

Si guardarono negli occhi e si strinsero forte la mano l'un l'altro per alcuni istanti; quando se le lasciarono aprirono il portone davanti a loro.

Camminarono lungo il corridoio e si misero nelle rispettive posizioni, Lambda accanto a Bull e Leonidas tra Lun e Ian. Nella loro stessa fila c'era anche Kalos; Leonidas non riusciva a smettere di pensare a ciò che aveva appreso a Delfi e ad Asgard, e il pensiero che lui ed il cavaliere dei gemelli fossero legati in qualche modo ormai lo ossessionava.

Di fronte a loro sull'altro lato del corridoio vi erano gli altri cavalieri d'oro, ad eccezione di Chiron che sedeva sul trono sacerdotale; era la prima volta che Leonidas lo vedeva con l'armatura del Sagittario addosso, e gli parve davvero maestoso con quelle scintillanti vestigia alate.

 

Chiron osservò la sala che splendeva d'oro, tutte le armature scintillavano all'unisono e mai come in quel momento aveva avvertito una tale quantità di cosmo in un luogo solo.

Infine Minerva entrò nella stanza e si diresse verso di lui; Chiron si inginocchiò, lasciò il posto alla ragazza e si mise in fila assieme agli altri cavalieri d'oro.

Minerva indossava uno splendido chitone di seta e portava diversi gioielli dorati su tutto il corpo, collane, bracciali, cinture e anche una specie di coroncina; nella mano destra reggeva uno scettro che rappresentava Nike, la vittoria.

In quel momento era certamente la piena manifestazione della regalità una dea.

“Miei valorosi cavalieri, oggi, dopo quasi trecento anni, le dodici armature d'oro sono riunite in sintonia in questa stanza, e ci fanno udire la loro voce.”

Minerva aveva un atteggiamento talmente maestoso ed una voce così autorevole che a Leonidas non parve nemmeno essere lei.

“Ebbene è infine giunto il momento di avanzare, poiché la nostra battaglia sta per cominciare. Il nostro nemico è Tifone, re di un esercito di mostri, e in questi ultimi anni abbiamo incontrato la sua progenie infernale; il nostro sacerdote, Chiron di Sagittarius mi ha esortato a compiere la prima mossa, dunque, esponi ciò di cui devi parlare.”

Il cavaliere si fece avanti:

“Vi ringrazio divina Atena. Cavalieri, gli ultimi eventi hanno condotto le mie indagini ad un luogo che sembra accomunarli, ovvero la temuta isola di Death Queen. È un luogo maledetto e spesso viene definito un vero inferno su terra: la terra è spaccata ogni giorno dai terremoti ed il cielo è oscurato dalle nubi di cenere vulcanica. La vegetazione è praticamente assente e bisogna cercare a lungo per trovare qualche goccia d'acqua, e dulcis in fundo, è il covo dei cavalieri neri.

Ebbene, ho ragione di pensare che proprio in questo luogo con l'aiuto di questi guerrieri rinnegati da Atena il nemico stia organizzando le sue forze, per questo ho deciso di inviare cinque cavalieri d'oro sull'isola a stanare i nostri avversari.”

Chiron si girò verso la fila di Leonidas:

“Ad eccezione di Bull, che rimarrà qui al santuario, tutti i cavalieri di questa fila si recheranno sull'isola; siete naturalmente liberi di rifiutare l'incarico, ma voi siete cavalieri d'oro, non abbiate paura della tenebre perché ovunque andiate la luce di Atena vi seguirà.”

I cinque ragazzi si avvicinarono al trono prostrandosi dinnanzi a Minerva; parlò, secondo le antiche usanze, Kalos il più anziano di loro:

“Nobile Atena, non ti deluderemo.”

Minerva li esortò ad alzarsi e i cinque cavalieri si rimisero ai loro posti;

“Andate ora.”

Detto ciò i cavalieri si congedarono.

 

Chiron uscì dalla stanza, ed ad attenderlo vi era un uomo dai capelli arancioni con indosso un'armatura d'argento; la maggior particolarità di quel cavaliere era che al posto delle sopracciglia vi erano due curiosi pallini rossi:

“Viene dal Jamir.”- spiegò Lambda a Leonidas- : “Egli è il cavaliere dell'Altare, colui che ha il ruolo di primo ministro del gran sacerdote, è una figura molto rispettata al tempio.”

“Però anche tu vieni dal Jamir, come mai non hai quelle... cose?”

“Solo coloro che appartengono alle caste più nobili li possiedono.”

“Tuo padre però era un cavaliere d'oro...”

La ragazza sorrise:

“Non era davvero mio padre in realtà, però è come se lo fosse dato che si è preso cura di me come una figlia.”

Il cavaliere d'argento si avvicinò a Lambda:

“Sei cresciuta molto, ora questa armatura ti calza alla perfezione! Spero che tu sia abile a ripararle come tuo padre...”

“Non sarò mai abile quanto te grande Kiki.” - rispose lei sorridendo;

“Suvvia, con il tempo tutto si perfeziona. Ad ogni modo non ho ancora avuto modo di conoscere il nuovo cavaliere del Leone...”

Kiki strinse la mano a Leonidas ed il ragazzo si presentò - in modo un po' impacciato:

“Io sono Leonidas, per me è un piacere conoscervi.”

“Spero che vada tutto bene sull'isola di Death Queen,buona fortuna!”

Kiki salutò i due ragazzi ed uscì dal palazzo del sacerdote.

 

“Quindi ti recasti da lui quella notte?”

“Già, mio padre si fidava ciecamente di lui ed anche io; mi ha insegnato a riparare le armature e ad usare i colpi dell'Ariete, è grazie a lui se ora sono un cavaliere d'oro.”

“Non pensavo che tu sapessi riparare le armature...”

“E' una tradizione che i vari cavalieri dell'ariete si tramandano da un po'. Naturalmente io non sono minimamente abile come Kiki o come lo era mio padre; pensa che l'armatura che ora indossi è stata fatta dal loro lavoro combinato!”

“Che cosa?”

“Durante la guerra contro Ade, trent'anni fa, le armature d'oro di Leo, Virgo, Lybra, Sagittarius e Aquarius vennero completamente distrutte da Thanatos, dio della morte al servizio del signore degli inferi. Ciò che mio padre e Kiki avevano a loro disposizione era nient'altro che polvere, eppure attraverso gli antichi scritti dei riparatori di armature, sono riusciti dopo dieci anni di duro lavoro a ridare vita alle cinque armature.”

“Sorprendente... e io che pensavo che niente potesse distruggere un'armatura d'oro!”

“Nulla eccetto un dio.”

“Tifone sconfisse gli dei...”

“Non è ancora nel pieno dei suoi poteri, altrimenti non saremmo qui a parlarne ora ed il mondo brucerebbe nelle fiamme della distruzione.”

“Kiki ti sostituirà alla prima casa dunque mentre saremo via?”

“Pare di sì.”

“E le altre case?”

“Altri quattro cavalieri d'argento, ma come Kiki anche costoro godono di molto rispetto e spesso vengono accostati ai cavalieri d'oro. Probabilmente si tratta di Mime della Lira, Soren di Orione e Tsuru della Gru... il quarto cavaliere però non ho idea di chi possa essere. Ad ogni modo, Deneb sarà la personale guardia del corpo assieme ad altri due cavalieri di bronzo, Yuria di Cassiopea e André di Andromeda.”

“Andrè?”

“Lo conosci?”

“Sì, certo! Era un mio compagno di addestramento, era dai fatti di Metellene che non avevo più sue notizie, spero di riuscire a salutarlo prima di partire.”

Davanti a loro comparve Lun, che come al solito sprizzava energia da tutti i pori:

“Non sto più nella pelle, questa missione sarà incredibile!”

“Lun guarda che probabilmente moriremo. “ - sorrise maliziosamente Leonidas;

“Mpf, tu morirai, io sconfiggerò tutti i cavalieri neri... e senza il tuo aiutooo...”

I due ragazzi scoppiarono a ridere, poi si strinsero vigorosamente la mano:

“Vedrai Lun, di loro non rimarrà nulla.”

“Gli faremo vedere che con i cavalieri d'oro non si scherza!”

 

 

Il vento fece oscillare i petali rossi in modo turbinoso per tutta la scalinata:

«Sta arrivando brutto tempo...» - pensò Kypros accarezzando le sue amate rose.

Entrò nella dodicesima casa ed il profumo dei fiori inebriò le sue narici; adorava quell’aroma, lo faceva sentire al sicuro. Anzi, quella casa era ciò che proteggeva gli altri da lui, la solitudine era la sua fonte di sicurezza.

Per questo provò immenso stupore nel trovare al centro del salone una ragazza dai lunghi capelli smeraldo intenta ad ammirare le sue rose.

“Miia, se non sbaglio.”

La ragazza si voltò spalancando i suoi grandi occhi verdi brillanti:

“C-chiedo scusa, non volevo disturbare, è solo che questi fiori sono bellissimi, non ne ho mai visti di così stupendi.”

“Ti ringrazio.”

“Voi siete Kypros.”

“Dammi pure del tu.” - disse sorridendo.

La ragazza, un po’ imbarazzata, si fece avanti per stringergli la mano, ma il cavaliere d’oro si portò indietro. Ancora una volta.

“Perdonami, non posso avere contatto fisico con altre persone.”

La ragazza abbassò lo sguardo dispiaciuta e rimase per qualche istante in silenzio, poi chiuse gli occhi, perse l’equilibrio e si accasciò a terra.

 

Miia si risvegliò sopra un divanetto, aprì gli occhi e vide Kypros tutto trafelato intento a smanettare un armadio pieno di strane boccette, erbe e strumenti vari, che sembravano appartenere a un farmacista più che ad un cavaliere:

“Da qualche parte deve esserci quella giusta, accidenti!”

Kypros si mise le mani nei capelli e si voltò un istante verso la ragazza, poi tornò a cercare disperato quel che cercava.

Dopo alcuni secondi si rese conto che Miia si era svegliata, ed incredulo si precipitò in ginocchio accanto a lei:

“Grazie al cielo sei viva!”

Kypros sorrise con gli occhi lucidi, poi con la mano si coprì gli occhi e respirò profondamente, come se avesse pianto e stesse cercando di ricomporsi.

“Non capisco… cosa è successo?”

Il ragazzo si alzò in piedi:

“Sei stata punta da una delle mie rose lungo la scalinata che porta al tempio del grande sacerdote.”

Miia si guardò la coscia, dove effettivamente vi era un taglio che aveva forato i pantaloni ed aveva sfiorato le sue carni.

“Solitamente basta essere sfiorati ed in poche ore giunge la morte … eppure tu sei viva.”

Miia rise allegramente:

“Vedi, mio padre ha in sé il veleno dell’idra, ed addestrando me e i miei fratelli ci ha abituato a sopportare tale sostanza mortale. È stato molto doloroso, però mi ha donato immunità; il tuo veleno è leggermente diverso, quindi il mio corpo ha avuto bisogno di abituarvisi e ciò deve avermi destabilizzato per un attimo.”

“Quindi… tu... sei immune al mio veleno?” - domandò sbalordito.

La ragazza annuì e Kypros sospirò sollevato:

“Certo che mi hai fatto prendere un bello spavento...” disse sedendosi mentre si asciugava il sudore dalla fronte.

Miia si alzò in piedi e lo abbracciò; Kypros rimase senza parole con gli occhi spalancati, nonostante avesse addosso l’armatura d’oro riusciva a sentire il calore che il corpo della ragazza emanava:

“Devi aver sofferto molto la solitudine. Posso solo immaginare quanto deve essere doloroso rimanere solo per così tanto tempo...”

“P-prima….” balbettò il ragazzo: “Prima”- riaffermò con tono più deciso: “Avevo una persona… era la mia maestra, il precedente cavaliere dei pesci. La amavo più di ogni altra cosa al mondo… però mi è stata portata via.” - quelle parole uscirono tutte insieme di colpo, come se quell’abbraccio, il primo contatto fisico che aveva avuto con un’altra persona dopo sei anni, avesse aperto un lucchetto nel suo cuore.

Poi respinse la ragazza, non pensava di potersi meritare un tale gesto così all’improvviso, senza conseguenze, senza morte ed orrore.

“Non avere paura, non mi fai male.”

“No è che…”

“Tranquillo.”

Kypros sorrise chiudendo gli occhi, poi le strinse dolcemente la mano:

“Grazie Miia.”

La ragazza ricambiò il sorriso:

“Spero di rivederti presto.”

“Anche io; fa attenzione.”

“Lo farò di certo.”

Gli diede un bacio sulla guancia e se ne andò dalla casa dei pesci;

Kypros sentì battere il cuore dopo tanto tempo.

   
 
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