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Autore: Sputnik from outer space    20/08/2017    0 recensioni
Russell Curlings, ragazzo apparentemente privo di qualsivoglia talento, scopre di esser stato accettato nella prestigiosissima Hope's Peak Academy. L'eccitazione iniziale scema improvvisamente quando scopre da un misterioso individuo che è stato intrappolato tra le mura della scuola fino alla fine dei suoi giorni. Una scappatoia però esiste: uccidere uno degli altri quattordici compagni e scampare ad un processo. Russell non ha alcuna intenzione di piegarsi a queste condizioni, dunque, con l'aiuto di Grace e Alfredo, cercherà di svelare il mistero dell'Accademia e di fuggire.
Genere: Avventura, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DDG02 OMICIDIO

Russell non riusciva proprio ad addormentarsi. Parliamoci chiaro: nessuno sarebbe stato in grado andare a letto e passare una bella notte di sonno dopo aver saputo che sarebbe rimasto chiuso per sempre in un edificio, senza mai vedere la luce del sole se non ripresa da uno schermo. Tranne forse quel Donald De Wit, che in quanto a calma pareva parente di Gandhi.
Passò due ore buone a girarsi qua e là nel letto. Troppe cose erano successe in un solo giorno.
Infine decise di alzarsi e dare una controllata al regolamento del gioco. Già, il gioco. Che problemi aveva quel Kyanid? Istigare dei ragazzi ad uccidersi vicendevolmente: semplicemente assurdo. Anche se Russell non conosceva per niente i suoi compagni era sicuro che non sarebbe mai successo nulla del genere. Accese il tablet e selezionò "Regolamento".
- Regola numero uno...- cominciò, sospirando lievemente dopo essersi seduto su una poltrona. - L'unico modo per poter uscire dalla Hope's Peak Academy è quello di uccidere un proprio compagno. Sono ammessi tutti i generi di arma. È possibile strangolare, picchiare a morte, soffocare, avvelenare, utilizzare coltelli, oggetti contundenti e armi da fuoco. Si possono uccidere un massimo di due persone.
- Regola numero due. Sono vietati gli atti di violenza nei confronti del preside e vandalismo contro gli oggetti scolastici. Ogni contravventore sarà punito severamente.
"Punito severamente. Mi vengono i brividi. Spero di non dover mai scoprire che tipo di esecuzioni adotta." pensò, mentre un brivido gli percorreva la schiena. "A quanto pare questo non è solo un regolamento, c'è anche una piantina della scuola e informazioni personali. Potrà tornarmi utile, in futuro."
Improvvisamente sentì bussare alla porta. Diffidente si avvicinò all'uscio. Per quanto poteva essere fiducioso l'idea di qualcuno che ti viene a cercare nel cuore della notte lo rese non poco inquieto.
- Chi è? Qualcuno ha bussato?- domandò timidamente.
- Sì, qualcuno c'è. Aprimi, stecchetto- rispose dall'altra parte il temibile Sauli Borisov.
"No, no, no! Cosa diavolo vuole il Super Accademico Tiratore Scelto da me? E se volesse uccidermi? Lui ne sarebbe capace..." cominciò a dirsi, terrorizzato. Prese ad ansimare senza sosta e Sauli, non ricevendo risposta, tornò a bussare.
- Avanti, tappo. Voglio solo parlare. Non ho cattive intenzioni.
"D'accordo. Mi fiderò. Ma se prova a toccarmi, comincerò ad urlare." si convinse, poi girò le chiavi nella toppa ed aprì la porta.
- Grazie, Rusty. Belle camere ci hanno dato, eh? Spaziose, decisamente spaziose. Nella caserma dormivamo tutti insieme in uno stanzino minuscolo- disse, infilandosi nella stanza senza attendere una parola dal padrone.
- Mi chiamo Russell. Cosa ti serve?- fece secco il castano.
- Andiamo subito dritti al punto, uh? Mi piace. Volevo parlare con te di affari...- replicò Borisov, accomodandosi su una sedia che era nei pressi.
- Che genere di affari?- chiese. Non aveva capito molto di quella situazione, ma già sapeva che non c'era nulla di buono.
- Più che affari, forse un patto, un sodalizio- batté le mani, poi se le sfregò. Guardò un attimo Russell, che sembrava quasi impietrito. Sorrise in modo poco amichevole e ricominciò: - Vedi, sono quasi sicuro che ognuno di noi abbia una vita al di fuori di questa scuola, escluso De Wit, che essendo il Super Accademico Hacker sarà tutto computer, computer e computer.
- Quindi? Non credo di aver compreso dove tu voglia arrivare.
- Come parli forbito. Te la tiri tanto perché sei entrato in quest'accademia, eh? Nah, non sono qui per litigare. La cosa è molto semplice: voglio uccidere qualcuno.
- Ch... che cosa?- balbettò Russell, indietreggiando leggermente.
- Ohi, ohi! Tranquillo, fuscello, tu fai parte del mio piano. Non intendo farti del male! Praticamente: faccio secco uno dei nostri compagni, forse quello che mi gira sempre intorno, Ethan. Tu, nello stesso orario, ne accoppi un altro. Copriamo le nostre tracce e facciamo in modo che tutti credano che l'assassino sia uno solo. Senza prove i coglioni cominceranno ad accusarsi a vicenda e di sicuro sbaglieranno. Noi saremo fuori, felici e contenti. Che te ne pare?
- Mi pare proprio un'idea del cazzo. Cosa ti fa credere che ti seguirò?- gli ringhiò contro, con gli occhi fissi nei suoi.
- Avevo pensato anche a questo. La mia famiglia è molto ricca, potrò ricompensarti a dovere una volta all'esterno. E poi tutti noi desideriamo di fuggire.
- Ci sono altri modi per farlo. Perché hai scelto proprio me?
- Avanti, guardati! Hai l'aria così innocente, e sei così mingherlino... nessuno sospetterebbe di te!- esclamò divertito l'energumeno.
- Beh, scordatelo. E ora sparisci di qui- disse con i denti stretti, indicando la porta. Sauli improvvisamente cambiò espressione: rapidamente il sorriso sparì dal volto, lasciando al suo posto una smorfia di rabbia. Per un attimo Russell credette che gli sarebbe saltato al collo. Poi però si alzò ed uscì dalla camera.
Quando era sulla soglia si girò e si rivolse a Russell: - Ringrazia che non abbia ancora escogitato un alibi, altrimenti ti avrei spaccato la testa all'istante, pezzo di merda.
Curlings, assicuratosi che il biondo si fosse allontanato, corse alla porta e la chiuse con una doppia mandata. Appoggiò la schiena sulla sua superficie e si lasciò scivolare a terra. Era madido di sudore.
"È da quando sono entrato nella sala conferenze che me lo sono detto: quel tipo è da evitare. Almeno adesso lo so, sono il suo nuovo bersaglio. Sarà meglio avvertire Grace e i gemelli, domani."
Per sicurezza andò a barricare l'ingresso con un comò che si trovava vicino al letto, poi si stese nuovamente. Forse per il nervosismo, forse per i troppi pensieri crollò immediatamente e dormì fino al mattino seguente.
*PLIN PLON*
- SONO LE SETTE IN PUNTO. L'ORARIO NOTTURNO È FINITO, GLI STUDENTI SONO PREGATI DI RIPRENDERE LE LORO MANSIONI- strillò l'annuncio del preside, svegliando Russell.
"Tsk... le loro mansioni... ma per chi ci ha preso?" pensò irritato il ragazzo. Subito dopo si mise a sedere e sbadigliò sonoramente, grattandosi un po' la testa decise che era meglio mettere a posto i bagagli e farsi una bella doccia rinfrescante. Se proprio doveva vivere in quel posto era meglio farlo decentemente, no?
Passò una ventina di minuti, si rivestì ed uscì per unirsi agli altri nella sala da pranzo per fare colazione. Lì c'era già della gente, a quanto pare molto rispettosa delle regole, ma all'appello mancavano ancora molte persone. Ad un tavolo c'erano Dustin, Henry e Alfredo che discutevano animatamente, quasi come se tutto rientrasse nella normalità. Accanto a loro c'erano Sherley, Rachel e Grace, ognuna per conto proprio.
Appena Grace lo vide alzò il braccio in segno di saluto, e lo invitò a sedersi vicino a lei.
- Come hai passato la notte?- gli chiese, sorridendo.
- Ecco, volevo appunto parlartene. È venuto a trovarmi quel Borisov, durante la notte.
- Scherzi? Parli del Tiratore Scelto, quel bulgaro enorme?- esclamò, prendendogli l'orlo della giacca e strattonandolo.
- Sì, parlo di lui. Smettila di agitarmi, anche se non ho ancora mangiato rischio ugualmente di mettermi a vomitare!- la avvertì.
- Oh, scusami. Comunque, cosa voleva da te?
- Ecco, è questa la parte importante. Voleva che mi alleassi con lui per uccidere due compagni e fuggire di qui. Sembrava ci avesse pensato molto, l'aveva preparato molto bene.
- E... e tu hai accettato?- domandò timidamente la ragazza.
- Certo che no! Però subito dopo aver rifiutato lui mi ha minacciato di morte, mi sono spaventato tantissimo.
- Che persona meschina che è! Non ti preoccupare, lo diciamo a tutti così troveremo il modo di escluderlo. Uno così inaffidabile deve essere allontanato, non credi?- si infervorò lei.
Piano piano cominciarono ad arrivare anche gli altri studenti. Prima Ethan Birth, che stropicciandosi gli occhi arrancò fino al tavolo della mensa, per poi crollarvici sopra.
- Qualcuno svegli quel cretino...- disse sbadigliando Noreen, la Scassinatrice.
Dopo di lei arrivarono anche Nicole, Touka e i gemelli Logan e Chuck, ma di Borisov e De Wit neanche l'ombra.
In breve nella sala calò il silenzio, perché tutti si erano accorti dell'assenza dei due, e i dubbi si stavano facendo celermente largo. Cominciarono a saettare qua e là sguardi insospettiti, finché Alfredo Zanesi, il Criminologo, non si alzò e prese parola: - Credo che dovremmo andare a cercarli.
- Ma che diavolo vuoi, quattrocchi? Non siamo mica le loro badanti!- fece Rachel, col suo solito tono strafottente.
- No, dico sul serio. Quei due si detestano: non sappiamo cosa possa essere successo, sono entrambi imprevedibili! Non m'importa cosa pensiate, io vado a controllare- affermò, seccamente.
- Io sono con te!- esclamò Grace, alzandosi in piedi.
- Vengo anch'io- fece Dustin, sorprendendo tutti. Fin da quando l'avevano conosciuto non si era mosso molto, né aveva parlato granché. Vista la situazione decisero di unirsi al gruppo anche Sherley e Russell.
- Okay- fece Zanesi - Dividiamoci: io, Sherley e Russell andremo da Donald; Grace e Dustin da Sauli.
Corsero in parti opposte, i primi tre verso l'ingresso, gli altri due nei pressi della sala conferenze.
- Uhm... Come dovremmo aprire la porta? Questa è chiusa a chiave- disse Sherley.
- Ciò dimostra che Donald non è morto, a meno che il suo assassino non sia ancora all'interno della scena del crimine. DONALD! DONALD APRI!- gridò, facendo sobbalzare gli altri due.
- Porca miseria, Zanesi! Mi hai fatto prendere un infarto!
Ignorando completamente Redson, il ragazzo prese a bussare freneticamente sull'uscio.
- E che cazzo, arrivo, arrivo...- rispose ai colpi Donald, con la tipica voce roca di chi si è appena svegliato. Sentirono lo scatto della serratura, poi la figura esile del ragazzo apparve dal buio. Quello squadrò i suoi presunti soccorritori dalla testa ai piedi e dette uno sguardo all'orologio da polso.
- Cosa cacchio volete da me? È l'una del mattino, deve esservi andato di volta il cervello!- gridò spazientito, poi fece per sbattere loro la porta in faccia.
Zanesi infilò il piede giusto in tempo per bloccare la chiusura e disse: - Non sei intelligente come sembri. Hai scordato di metterti gli occhiali, sono le undici.
- Uuuh... va bene, ho capito. Mi preparo ed arrivo. Ma sul serio tutto 'sto casino solo per me?- domandò mentre rientrava nella stanza.
- A dire il vero non solo per te. Neanche Borisov si è fatto vedere- precisò Sherley.
- Beh, speriamo che Sergente Gorilla non si faccia vedere per sempre. Svegliarmi presto mi ha già abbastanza rovinato l'umore. Oltretutto ieri sera quel Kyanid è venuto qui per farmi un pippone sulle regole ed il resto.
- D'accordo, Donald. Vieni con noi, andiamo da Grace e Dustin- disse Zanesi, che si stava già incamminando.
- Chiamali per cognome, per piacere, i nomi non me li ricordo- replicò l'Hacker. Di sicuro aveva proprio l'aspetto da hacker: capelli castani scompigliati come se fossero stati colpiti da un fulmine, occhi stretti e leggermente arrossati, un paio di occhiali blu e pelle pallidissima, tipica di chi esce poco di casa. Per di più indossava una maglietta rossa con sopra una t shirt rappresentante un Koopa e un paio di jeans con l'aria di essere vecchi d'anni.
- Certo, come ti vesti... Sembri proprio uno sciattone- commentò tagliente Alfredo.
- Almeno io non giro come un damerino. Chi diamine va in giro a scuola in giacca e cravatta? Avanti, sei un criminologo o un avvocato? E poi i tuoi occhiali, ma salti fuori direttamente dagli anni '70?- rispose con un ghigno Donald.
- Vuoi fare a botte, nerd dei miei stivali?- ringhiò, girandosi minacciosamente contro il ragazzo.
- Nerd? Mi prendi per il culo, mangia-spaghetti di merda?
- Ora hai passato davvero il limite! Te li do io gli spaghetti, Biancaneve!- urlò il Criminologo, prima di gettarsi contro l'avversario di testa.
In un attimo i due erano a terra a picchiarsi selvaggiamente e tirando insulti mai sentiti, il primo in Italiano ed il secondo in Afrikaans; evidentemente era Sudafricano. Poi tornarono all'Inglese e le parole che piovevano erano di una fantasia e cattiveria unica.
- Se si spaccano gli occhiali i cocci di vetro li togli tu dagli occhi, okay?- disse Sherley, rivoltasi a Russell che assisteva alla scena a bocca aperta. - Ohi! Sembri uno stoccafisso, riprenditi!- continuò quella.
- Un attimo... cacchio, dobbiamo fermarli! Quei due finiranno per ammazzarsi!- esclamò finalmente il corvino, riscossosi da quell'apparente stato di trance. Sherley sbuffò lievemente, poi seguì l'ordine di Curlings ed andò insieme a lui a separare i litiganti.
Fortunatamente riuscirono nel loro intento senza riscontrare troppi danni collaterali, tra i quali un pugno sul naso per Russell e un calcio nello stomaco per Sherley.
Si presero tutti una pausa per riprendere un il fiato, poi Donald, inclinando un po' il capo, si rivolse ad Alfredo: - Porca puttana amico. Certo che picchi duro, eh? Mi piaci.
- Anche tu non sei male. Credo che andremo d'accordo!- rispose l'altro, scoppiando a ridere.
"Miseriaccia. Pensa invece se si odiassero, che diamine sarebbe successo." pensò Russell, alzando gli occhi al cielo.
- Ottimo!- esclamò il Criminologo, rialzandosi - Ora che ci siamo presi una bella pausa e ci siamo svagati, direi che possiamo anche raggiungere gli altri!
- Direi proprio di sì, fratello- aggiunse Donald, tirandogli una pacca sulla spalla e allontanandosi con lui.
- Questi qua mi stanno già snervando...- fece Sherley sottovoce. Curlings le rispose con un risolino imbarazzato, poi si alzò e li seguì.
"Ssss... Che gabbia di matti!" si disse Redson.
Per i corridoi del primo piano riecheggiò un urlo terrorizzato.
- Oh, no! Grace!- gridò Russell prima di fiondarsi verso la stanza di Sauli. Trovarla non sarebbe stato difficile: conosceva la direzione, e in più le camere degli studenti, invece di essere contrassegnate con un numero, presentavano sulla porta un cartellino con nome e cognome dell'occupante, con anche una piccola immagine versione 8-bit di questo. O almeno questo era quello che credeva. Aveva seguito con lo sguardo Borisov finché non era scomparso dal suo campo visivo, la sera prima, ma evidentemente quello era più furbo di quanto credesse ed era andato nella direzione opposta della sua camera, magari per evitare di essere seguito. In una situazione del genere, se intendevi uccidere, l’ideale era seguire, non andare in giro alla cieca, con altri potenziali assassini.
- Presto, da questa parte!- fece Alfredo, indicando un lato del corridoio. Individuata la camera di Borisov, Russell tirò un calcio alla porta ed irruppe.
- Grace! Che succede, stai bene?- domandò preoccupato.
- Non ti preoccupare, Rus! Non sono stata io a gridare, quello era Dustin- precisò lei, sorniona.
- Perché urli come una donnicciola, Grissom?- chiese con un ghigno De Wit.
- Gu... guarda lì- balbettò l'interpellato.
Russell e gli altri tre dovettero spostarsi per avere una visione di ciò che il Biologo stava indicando. Però, appena Curlings vide una sedia rovesciata a terra, capì cos'era successo e si sentì ricoprire di sudore gelido.
- Questo non è affatto un bene!
- Oh, merda...
- Sto per vomitare!- disse Sherley, tra un conato e un altro. Indietreggiò e si infilò nel bagno, per risparmiare gli altri dello spettacolo.
Il castano, invece, si accasciò in terra, privo di sensi. Si riprese qualche minuto dopo, disteso su un letto.
"Cos... cosa ci faccio qui?" si chiese, stranito.
- Tutto bene, Rus? Ti abbiamo portato nella mia stanza, sei svenuto- esclamò Grace, prendendolo per mano, quasi come se gli avesse letto nel pensiero.
- Grace... Cosa è successo?
Lei si alzò, prese un profondo respiro e si chinò vicino a lui: - Abbiamo rinvenuto... il corpo di Borisov. Un annuncio del preside ha avvertito anche gli altri, pare che quello ci tenga d'occhio tramite delle telecamere.
- Come? Non è possibile. L'ho visto così poco tempo fa, non può essere... morto.
- Invece è così! Si è suicidato, l'abbiamo trovato impiccato.
Gli ci volle un po' di tempo per metabolizzare la cosa. In effetti, solo poche ore prima, Sauli era andato nella sua stanza e aveva parlato con lui.
*PLIN PLON*
- CHIEDO SCUSA, ME NE ERO QUASI SCORDATO. AVETE SEI ORE DI TEMPO PER RACCOGLIERE PROVE E TESTIMONIANZE, DOPODICHÉ DOVRETE TUTTI PRESENTARVI IN PALESTRA- gridò tramite il megafono la voce cavernosa di Kyanid.
- Oh, no. Abbiamo così poco tempo... stai meglio, Russell? Dovremmo cominciare a muoverci!- disse Grace, energica come sempre.
"Da dove lo tira fuori tutto questo entusiasmo? In fondo si tratta pur sempre di un ragazzo morto..."
Rimasero tutti presso la mensa, il luogo più spazioso dove poter discutere. A rompere quel silenzio tombale ed apparentemente infinito, fu Noreen Hunt, la Scassinatrice.
- Allora, qualcuno vuole raccontarmi com'è andata?- esclamò, prendendo i compagni di sorpresa. Passò qualche momento a scrutare i volti di questi: ognuno guardava in una direzione diversa, spaventato. C'era chi sudava copiosamente, chi digrignava i denti, chi giochicchiava con le proprie dita, poi c'erano Dustin e Ethan che scoppiarono a piangere a dirotto.
- Lo faccio io- si offrì McHimmon, alzandosi in piedi - Come tutti voi sapete io, Curlings, Zanesi, Grissom e Redson ci siamo offerti volontari per andare a cercare De Wit e Borisov, che non si sono presentati a colazione. De Wit era ancora coricato, mentre Borisov... ecco... la porta era aperta, così io e Dustin siamo entrati. Le luci erano ancora spente, così le ho riaccese e abbiamo trovato Sauli impiccato. Tutto qui- spiegò la rossa.
- Quindi si tratta di un suicidio. Non vedo perché si debba tenere un processo!- si infervorò Rachel, portandosi dietro il solito consenso di quasi tutti i ragazzi.
- Magari perché, evidentemente, potrebbe anche non trattarsi di un suicidio, zucca vuota!- ringhiò Yamagamashi, la Sabotatrice.
- Fermi tutti! Prima che vi mettiate a litigare vorrei sapere se qualcuno di voi ha notato qualcosa di strano, questa notte e... nei dettagli, per piacere- fece Alfredo, con tono autoritario. - Allora?- continuò - Proprio nessuno ha né visto né sentito nulla?
Silenzio.
- D'accordo. Andrò a dare un'occhiata alla scena del crimine. Se vi viene in mente qualcosa, qualsiasi cosa, non esitate a dirmela.
- Aspetta! Non puoi andare da solo. Se fosse un omicidio e tu fossi il colpevole potresti far sparire delle prove- insinuò Grace.
- Mi sembra ragionevole. Si vuole aggiungere qualcun altro?- domandò il Criminologo.
Infine venne formato un altro gruppo, composto da Zanesi, McHimmon, Chuck Dasper e Provenza. Il primo, conscio di dover mantenere un certo ordine, vista la situazione, invitò i suoi compagni a spostarsi in palestra ed evitare di muoversi di lì. Seppur riluttanti, decisero di seguire il suo consiglio.
- Quindi è da questa parte camera sua?- chiese quest'ultima.
- Sì. Come mai lo chiedi?- replicò sospettoso Alfredo.
- No, niente di che. È che l'altra sera l'avevo visto andare in un'altra direzione...- rispose la Fashion Blogger.
Grace si irrigidì e contrasse leggermente la mascella. Forse Nicole aveva visto Borisov mentre andava a trovare Russell, non poteva permettere che venisse coinvolto. Era sicura che lui non c'entrasse nulla in quella faccenda, così cercò di volgere l'attenzione dei compagni su qualcos'altro.
- Uh... guardate, ragazzi! Si è sbloccata una nuova sezione del tablet!- disse ad un tratto, sperando che bastasse a distrarli.
- Oh, davvero? Fammi controllare- fece Chuck, sfilando di tasca il piccolo apparecchio. Gli altri lo imitarono.
- Archivio di Kyanid, eh? Pare che sia un rapporto completo sul decesso del russo- constatò Zanesi.
- Bulgaro- precisò la Fumettista.
- Sì, sì, va bene. Vediamo...- cominciò, raddrizzandosi gli occhiali sul naso - Caso numero uno. Il nome della vittima è Sauli Borisov, nato a Varna, Bulgaria, il 17 ottobre del 20XX.
- Un bocciato, lo immaginavo!- lo interruppe Dasper, facendo anche un risolino. Alfredo gli scoccò un'occhiataccia, poi riprese.
- È stato rinvenuto dagli studenti Dustin Grissom e Grace McHimmon impiccato. La causa del decesso è il soffocamento.
- Tutto qui? Non parla di luogo di ritrovamento o altro?- intervenne Nicole.
- Cosa ti aspettavi? Che ti rivelasse chi sono i suoi genitori, o forse quanto pesava?- la schernì il Trasformista.
- Dateci un taglio, voi due. Siamo arrivati- sbottò Grace.
Nessuno aveva ancora tirato giù il corpo, che se ne stava ancora a penzolare dal soffitto.
- Parla di soffocamento, non di rottura dell'osso del collo. Poverino, non dev'essere stato piacevole. Di sicuro, se si è suicidato, non è stato come se lo aspettava- disse tristemente il Criminologo.
- Giusto, prima che me ne scordi. Mi sono accorta di qualcosa di strano. Per preservare la scena del crimine avevo intenzione di chiudere a chiave la porta, ma queste non c'entravano- fece Grace, andando a prendere un mazzo dal comodino.
- Ne sei sicura? Non è che ti sei sbagliata?
- No, non credo. Ho provato un po' di volte. Aspetta, adesso ti faccio vedere.
- Allora? Non mi dire che sei così imbranata da non saper chiudere una porta!- la prese in giro Chuck.
- Prima non funzionava... lasciamo perdere.
"Tsk... donne!" pensò scherzosamente Dasper.
- C'è qualcosa che non mi torna- fece ad un tratto Provenza, sorprendendo tutti i presenti.
- Tu... tu avresti un'opinione? Impressionante, e io che pensavo fossi tutta ombretto e cipria.
- Dasper, uno di questi giorni ti sgozzo.
- Per favore, Nicole, riprendi- la invitò Grace.
- Credo... non so... c'è qualcosa che mi sfugge... è la corda, sì, la corda.
- La corda?
- Guardate, è molto in alto. Se avesse tolto la sedia con un calcio di sicuro il collo gli si sarebbe rotto.
- Evidentemente il tablet indica solo le cause della morte, non i danni che la vittima subisce. Il collo potrebbe essere rotto.
- Ti sbagli, Alfredo- esordì Kyanid, spaventando i ragazzi. Era apparso dalla porta del bagno, non si sa cosa ci facesse lì dentro. Avanzò fino a distare pochi passi dal cadavere.
- Il mio archivio segna tutto il necessario, tranne il luogo del delitto e il luogo del ritrovamento del corpo. Se gli appunti non menzionano il collo rotto, vuol dire che il ragazzone non ha il collo rotto!
- Beh, questo mi fa venire qualche dubbio.
- E non è tutto!- esordì un'altra voce.
- Russell! Da dove sei sbucato?
- Scusatemi, volevo partecipare anch'io all'indagine. Posso dirvi che cos'ho notato?
- Certo, fai pure.
- Ecco. L'ho notato appena entrato, ma il trauma di vedere un cadavere me l'aveva fatto momentaneamente scordare. Guardate, adesso rimetto la sedia come doveva essere prima- disse, prima di andare a sollevare la sedia rovesciata in terra.
- Oh, cavolo. Come abbiamo fatto a non notarlo prima? Fortunatamente non abbiamo ancora tirato giù il corpo, altrimenti sarebbe stato più complicato accorgersene- constatò Alfredo.
- Sauli non arrivava con i piedi alla sedia... va bene, ora l'abbiamo confermato, è stato un omicidio. Avvertiamo gli altri e cerchiamo di raccogliere testimonianze. Me ne sono accorto, in palestra. Sembra che alcuni sappiano ma che non vogliano parlare. Chi rimane a cercare altre prove?- domandò il Criminologo.
- Io e Rus, voi andate pure- rispose Grace.
Pochi secondi dopo erano rimasti soli, insieme a quell’enorme cadavere penzolante dal soffitto.
- Russell- attaccò d’un tratto Grace.
- Dimmi, Grace.
- Devi giurarmi che non sei stato tu. Io voglio crederti, con tutto il cuore, ed è per questo che non dirò agli altri ciò che è successo la scorsa notte, ma in un modo o nell’altro dovrai anche dimostrare la tua innocenza- fece lei con tono grave.
- Te lo giuro. Cattureremo il vero colpevole, costi quel che costi. Non posso permettere che tutti i nostri compagni, compresi noi due, muoiano per un egoista. Ero sicuro che tutto questo non sarebbe mai successo- rispose Russell, anche se un po’ a disagio.
Rimasero in silenzio ancora per qualche istante, dopodiché si misero a rovistare nella stanza. Sembrava tutto abbastanza in ordine: il letto era disfatto e la sedia era a terra, tutto il resto sembrava immacolato.
Certo, pensò Russell, non aveva bisogno di disfare le valigie se contava di restare per poco nell’accademia, ma qualcosa non tornava.
Quali valigie?
Il mastodontico Sauli sembrava essersi cambiato prima di andare a trovare Curlings (bizzarro), ma sarebbe andato fino al deposito bagagli, dall’altro lato del piano terra, solo per una maglietta e un paio di pantaloni? Alquanto improbabile.
Grace si avvicinò al corpo e lo annusò. Russell, abbastanza nauseato, le domandò senza mezzi termini: - Si può sapere che diavolo stai facendo?
- Borisov ha del profumo addosso. Che se lo sia messo per incontrare te? Forse voleva sedurti…
- Anche solo l’idea mi terrorizza. Comunque sì, lo sento anche io. Strano, non trovi?
- Adesso non vorrei trarre le conclusioni troppo affrettatamente ma…- si interruppe qualche secondo, forse per creare una pausa ad effetto, ma il ragazzo era fin troppo impaziente e la esortò a continuare.
- Ci sono due opzioni: o era innamorato di te, si è dichiarato la notte scorsa, tu l’hai rifiutato, lui si è infuriato, ti ha aggredito e nella colluttazione l’hai strangolato.
- Direi di no, Grace. Come potrei uscire vincitore da uno scontro con quel bisonte? Andiamo, sii realista. Ma soprattutto come avrei potuto sollevarlo ed appenderlo con una corda? Guardami, sono pelle e ossa…
- Hai ragione, l’avevo esclusa a priori ma volevo ugualmente condividerla con te- replicò divertita. – La seconda, probabilmente la più attendibile, è quella che Sauli doveva incontrarsi con un’altra persona, prima o dopo di te, forse una ragazza.
- Credo dopo, quando è venuto da me non si era messo tutti quei litri di profumo. Quindi stai dicendo che l’assassino potrebbe essere…
- Esatto, una delle ragazze- completò Grace, cupa.
Russell si sedette. Aveva bisogno di riflettere, questa era un’informazione estremamente importante, che poteva sconvolgere tutto. Si era appena giustificato dicendo di non essere in grado di sollevare l’enorme massa di Borisov, dunque doveva essere improbabile anche per una ragazza, tranne per quella Touka Yamagamashi, che sembrava gridare: “SICARIO FREELANCE” per quanto era sospetta.
- Potrebbe anche essere un ragazzo, cerchiamo di non andare nella direzione sbagliata così presto…
- Non abbiamo tutto questo tempo, Russell. Mancano solo quattro ore e mezza al processo e se allora non avremo qualcosa di concreto in mano, tutti cominceranno ad accusarsi vicendevolmente.
Curlings dette un ulteriore occhiata alla stanza. – Non abbiamo trovato nulla. Cosa diremo agli altri?
- Non diremo proprio nulla. Come hai detto tu prima, chiunque potrebbe essere colpevole. Meglio non dire quello che abbiamo scoperto, almeno per adesso. Torniamo in palestra, raccogliamo le testimonianze ed effettuiamo congetture. Questo è il minimo che possiamo fare- girò sui tacchi ed uscì dalla stanza. Sull’uscio, però, si bloccò d’improvviso.
- La chiave!- esclamò, quasi entusiasta.
- Chiave? Di che stai parlando?- domandò stranito Russell.
- Prima l’avevo trascurato come dettaglio, pensavo di essermi sbagliata. Invece no! Non bisogna mollare immediatamente una pista, solo se te lo dicono gli altri!- continuò la ragazza, che aveva ormai preso a girare in tondo, parlando da sola.
- Grace, per favore, spiegami, non capisco niente…- fece pazientemente lui.
- Prima, quando avevo tentato di chiudere la porta per preservare la scena del crimine, non ci ero riuscita. Non è soltanto questo; ricordi quando Grissom si è messo ad urlare?
- Sì, certo che me lo ricordo. Io e i ragazzi che erano con me ci siamo messi subito a cercare la camera di Borisov.
- Proprio così. Ma tu, nonostante il Tiratore Scelto fosse andato a trovarti la sera prima, non sei riuscito a trovare subito la sua stanza. Scusa, potrebbe sembrarti stupido, ma credo che temendo per la tua sicurezza tu abbia aspettato sulla porta che se ne andasse.
- No, non ti sbagli. Non ci avevo dato molto peso, pensavo volesse solo seminarmi- disse pensieroso Russell. Adesso anche lui cominciava ad essere sospettoso. – È andato esattamente dall’altra parte dell’ala…
- Ecco! Ci siamo! In conclusione abbiamo la testimonianza di Nicole Provenza. Anche lei ha detto di averlo visto andare in un’altra direzione. A questo punto sono sicura che Borisov, in quel momento, non stesse andando da te, bensì nella sua vera camera.
- Hai ragione, tutto coincide. Sauli Borisov è stato assassinato nella stanza di qualcun altro, che poi ha effettuato uno scambio piuttosto affrettato, lasciando tracce evidenti, come le chiavi- concluse Curlings.
- Adesso il problema è questo, Russell: chi può essere stato abbastanza veloce da effettuare il cambio delle chiavi? Siamo stati via per un brevissimo lasso di tempo.
Uno sguardo vacuo prese possesso del volto del ragazzo. Visto che non accennava né a muoversi né a parlare, Grace lo scosse delicatamente, chiamandolo per nome. – Ehi, Russell! Ti senti bene?
- Alfredo Zanesi, Chuck Dasper, Nicole Provenza sono le persone che erano con te quando ti sei accorta che qualcuno aveva scambiato le chiavi. Potenziali colpevoli per presenza, in quanto suppongo tu non tenessi con te la chiave. Touka Yamagamashi, Ethan Birth, Rachel West e Henry Osborn invece sono potenziali colpevoli per le loro prestazioni fisiche. Non dimentichiamo però che gli altri potrebbero nascondere qualche sorpresa. Tante piste, logiche ma pur sempre troppe. Troppi colpevoli.
Grace era atterrita. Fino a quel momento aveva visto Russell tirare fuori qualche debole ipotesi, non pensava che con qualche secondo di riflessione avrebbe potuto analizzare complessivamente la situazione.
- Sei portato come osservatore. Dico sul serio.
- Di tanto in tanto mi riesce più facile. Adesso andiamo in palestra, non abbiamo tempo da perdere.
Uscirono di fretta dalla camera di Borisov. Se fossero riusciti ad interrogare tutti prima dell’inizio del processo, c’era una buona possibilità di ricostruire le dinamiche dell’evento senza troppa confusione. Russell era certo che se fossero arrivati fin lì senza nulla di concreto in mano sarebbe stato il caos.
Arrivati in palestra la trovarono vuota, fatta eccezione per Alfredo Zanesi, seduto in un angoletto con aria affranta.
- Alfredo, cosa diavolo è successo?- domandò Grace, con una nota preoccupata nella voce.
- Non sono capace a mantenere l’ordine, a quanto pare- sospirò, rassegnato.
- Spiegati, veramente non capisco.
- Appena sono tornato erano rimasti sì e no in cinque, poco fa se ne sono andati anche loro. A quanto pare, appena vi siete diretti sulla scena del crimine, qualcuno ha detto che aspettare in palestra era assurdo se l’assassino è tra di noi, così ha spinto tutti a tornarsene nelle stanze. Chiunque sia stato è un gran figlio di puttana.
- Chiunque sia stato potrebbe essere l’assassino, non credi? Così, mentre gli altri se ne tornavano camminando, si è fatto una bella corsa e ha fatto sparire le prove rimanenti.
- No! Impossibile. Nessuno potrebbe muoversi ad una tale velocità, a meno che voi due non vi foste spostati alla pari di una lumaca.
- Rus ha fatto una piccola lista di chi potrebbe essere stato, ma comunque non basta. Se non possiamo contare sulla collaborazioni di tutti i compagni li prenderemo singolarmente per interrogarli. Se ci dovessero essere altri istigatori, questa sarebbe la scelta migliore.
- Grace ha ragione. Avanti, Alfredo, dacci una mano!- propose Russell.
Il ragazzo chinò il capo, rassegnato. Arrivati a questo punto rifiutare sarebbe stata una mossa alquanto meschina. Si aggiustò gli occhiali sul naso, si alzò faticosamente e disse: - Va bene. Sono con voi, ragazzi.
   
 
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