Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Altair13Sirio    22/08/2017    3 recensioni
***ATTENZIONE SPOILER MANGA***
"Sai, la tua determinazione mi ricorda una storia... Narra di quando i Giganti raggiunsero l'ultima città rimasta ancora in piedi nel regno di Mahle e come questi furono respinti da un semplice bambino armato di una fionda. Un bambino solo, con una fionda! E’ una storiella per bambini, una favola... Ma l'essenza del racconto rimane: Mahle è superiore agli sporchi Giganti di Eldia, e il popolo di Eldia deve essere sottomesso a Mahle! La tua determinazione mi ricorda tanto quel bambino del racconto..."
In una mattina grigia e coperta dalle nubi, due vecchi amici si incontreranno inaspettatamente sul campo di battaglia. In questo scontro alcuni lotteranno per la propria vita e la patria, altri per espiare le proprie colpe; qualcuno lotterà per l'amicizia e l'amore, qualcun altro perché non ha scelta.
"Non farmi pentire di aver fatto quella promessa!"
Il nemico dell'umanità e un eroe improbabile... La battaglia per la difesa dell'umanità e la rivincita contro secoli di persecuzioni... Il futuro del mondo intero...
"Non mi aspettavo di vedere proprio te, tra tutti quanti..."
Tutto sarà deciso da una casualità.
"Non importa come, io tornerò da lei!"
Genere: Angst, Azione, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Conny Springer, Jean Kirshtein, Levi Ackerman, Reiner Braun, Sasha Braus
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
Capitoli:
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Quella notte le stelle brillavano serenamente in cielo, accompagnate dalla loro compagna di sempre, la luna, che illuminava la terra con il suo chiarore tenue e rendeva riconoscibili anche le sagome più confuse e lontane. Persino i soldati in cima alla Barriera a fare la ronda potevano essere riconosciuti da terra.
Le onde accarezzavano dolcemente la riva e i piccoli moli su cui stavano dei soldati a fare la guardia a distanza più ravvicinata rispetto a quel “confine” che separava la loro isola dal resto del mondo; tra questi soldati a passare la notte in piedi, sempre sull’attenti e con i nervi tesi nonostante la calma del mare, c’era Mikasa Ackerman, che stava svolgendo il suo dovere con la sua solita solerzia, sempre attenta e pronta ad entrare in azione. Aveva lasciato la tenda che condivideva con Sasha con il sorriso quella sera, sapendo che la sua compagna avesse un “appuntamento” con qualcuno di molto speciale e non voleva assolutamente disturbare…
Nell’accampamento militare regnava il silenzio; i soldati erano tutti andati a dormire, fatta eccezione per quelli addetti alla ronda notturna. La luce della luna illuminava interamente le viuzze tra le tende dei soldati e per dove non riusciva ad arrivare c’erano le piccole lanterne pendenti dai paletti conficcati nella terra morbida dell’isola. I detriti della battaglia con i Giganti erano stati lentamente portati via dall’esercito, che li aveva ammassati lungo il confine dell’avamposto Gloria per realizzare una sorta di barriera che proteggesse anche dall’interno, anche se la sua utilità era sicuramente bassa date le poche possibilità di essere attaccati dall’entroterra… Il comandante Hanji aveva inizialmente pensato di utilizzare i frammenti di case e pareti che erano stati distrutti dai Giganti per costruire una sorta di bacino di raccolta per i rifiuti del villaggio, fuori dall’avamposto, e aveva finito per posizionarli provvisoriamente a formare quella “linea di confine” interna, ma poi Armin le aveva consigliato di utilizzarli in previsione di un altro attacco da parte di Mahle: i detriti, posti in punti strategici del villaggio, avrebbero funzionato come barriere per arrestare l’avanzata dei nemici, mettendo squadre armate di soldati a presidiare queste linee di difesa. L’idea era piaciuta al comandante, tanto che aveva deciso di lavorare subito alla sua realizzazione, ma intanto i massi erano rimasti al loro posto…
L’accampamento era in silenzio, fatta eccezione per una singola tenda, posta in mezzo ad altre uguali dalle stesse dimensioni e dallo stesso colore: era la tenda di Mikasa Ackerman e Sasha Blouse, fuori dalla quale stava un piccolo fuoco che andava lentamente a spegnersi, dove sembrava stesse avendo luogo una vera e propria festa. Al suo interno erano presenti la stessa Sasha, che aveva riordinato tutto quanto per rendere il luogo dove dormiva più presentabile, e Connie Springer, che era stato rilasciato proprio quel giorno dall’infermeria.
Nonostante non fosse ancora completamente guarito, era stato concordato che non necessitasse più delle cure ventiquattro ore su ventiquattro e poteva tornare a svolgere le sue mansioni di sempre anche se con alcune limitazioni. Connie era un tipo troppo movimentato per restarsene in un letto per così tanto tempo; era passata una settimana da quando si era risvegliato dopo la battaglia con Reiner e aveva creduto di impazzire, rinchiuso lì, sempre sotto gli occhi vigili di qualche infermiere. Le sue ferite al viso si erano quasi rimarginate, alcune sottili e profonde cicatrici avevano preso il loro posto, mentre il suo occhio nero adesso si era sgonfiato, anche se quel colore non se n’era ancora andato del tutto… Il colorito di Connie era tornato lentamente, anche dopo aver cominciato a mangiare con regolarità, e continuava a dire a tutti di stare bene nonostante fosse ancora vessato da dolori improvvisi. Ma Connie non voleva pensarci…
Quella sera era speciale, era la loro sera, e se lo erano promesso a vicenda: quella sera non avrebbero pensato ad altro se non alla loro amicizia.
<< Ho dovuto mangiare la carne di quel cinghiale… >> Spiegò Sasha portando due vassoi di legno con sopra due pezzi di carne fumante arrostita al punto giusto, come sapeva fare solo lei. << Sai, se avessi aspettato ancora sarebbe andata a male. >>
Connie sorrise lanciando un’occhiata furba alla ragazza. << Mangiona! >> La punzecchiò nascondendo una risatina, mentre la ragazza gli faceva eco con una risata sarcastica e poggiava i piatti sul grosso ceppo di legno posto in mezzo a loro; quel legno era stato ricavato da un albero gigante caduto; ma essendo il tronco di quell’albero troppo grosso per poterlo utilizzare interamente, si era deciso di dividerlo in più pezzi e distribuirli ai soldati in modo da rendere un po’ più vivibili e simili a una “casa” le loro tende… Il loro uso veniva poi deciso dai vari proprietari: nel caso di Sasha, la ragazza aveva insistito per tenerlo come tavolino dove pranzare con comodità.
<< Dovresti ringraziarmi, invece! >> Commentò lei sedendosi. << Avrei potuto decidere di darti della carne avariata, tenendomi tutta questa delizia che ho cacciato personalmente nei boschi a est di qui… >> Sasha si stava vantando ancora una volta delle sue doti di caccia, cosa che a Connie non dispiaceva affatto; lo divertiva sentire come si eccitasse la ragazza al pensiero di cacciare un grosso animale con le proprie forze, e quei discorsi gli facevano venire sempre appetito.
Sorrise con aria assonnata poggiando la testa su una mano e rimase a guardare la ragazza di fronte a sé che prendeva il coltello per tagliare la carne. Lei notò il suo sguardo e gli chiese se ci fosse qualcosa che non andava. << Sei stanco per caso? Oppure la carne non è di tuo gradimento? >> Improvvisamente sembrò cambiare radicalmente stato d’animo, diventando molto tesa.
Connie scosse la testa e se ne uscì da quei pensieri che gli avevano annebbiato la mente, distraendolo dal discorso. << No, no… E’ solo che… Mi ero distratto un secondo, tutto qua. >> Rispose vagamente agitando le mani come per descrivere qualcosa di astratto. Sasha lo guardò con disappunto e abbassò lo sguardo sulla propria carne, cominciando a tagliarla a pezzettini piccoli. Quella era la loro serata, Connie non poteva mostrare di non apprezzarla o fare figure simili…
Il ragazzo prese le posate che Sasha gli aveva dato e cominciò a tagliare la carne a pezzi più grossi di come aveva fatto Sasha. << Bocconi più piccoli! >> Disse a un tratto la ragazza fulminandolo mentre sollevava un pezzo di carne infilzato dalla forchetta. Lui la guardò con la bocca mezza aperta ed emise un verso interrogativo. La ragazza si spiegò sorridendo:<< Se mangi la carne a bocconi più piccoli potrai gustarne il sapore più a lungo. Inoltre non fa bene ingozzarsi a tavola, assicurati quindi di masticare bene prima di deglutire. >>
A Connie sembrava di avere davanti sua madre. << E va bene… >> Mormorò mostrando un leggero sorrisetto. Avrebbe fatto come voleva, in fondo aveva cucinato con tanto amore quella carne per lui…
Quando Connie mise in bocca il pezzo di carne appena tagliato, una miriade di sensazioni sconosciute lo investì, inondando il suo palato di un piacevole calore e un succoso sapore leggermente salato che sprigionò, oltre al gusto stesso della carne, un retrogusto di spezie e condimenti che si sposavano perfettamente in quella circostanza. Assaggiare qualcosa di così buono dopo una settimana tremenda come quella appena vissuta, per Connie era quasi come se avesse raggiunto il paradiso!
Il ragazzo masticò appena la carne, rimanendo con la mandibola paralizzata per il sapore che lo colpì in quel preciso istante. Rimase a guardare sbalordito la ragazza che sedeva di fronte a lui, dall’aria molto imbarazzata, e abbassò poi lo sguardo verso il proprio piatto di carne cotta e fumante.
<< Strepitoso… >> Mormorò con occhi sgranati, facendo tirare un sospiro di sollievo a Sasha.
<< Lo pensi davvero? >> Chiese lei con più serenità.
Connie annuì tornando a fissare la sua carne con più incredulità. << Assolutamente! >> Rispose senza pensarci neanche un attimo. << La consistenza è perfetta, tenera ma non troppo in modo da farti gustare ogni morso come se fosse il primo, e poi la cottura è proprio come piace a me! E le spezie che hai usato, questo sapore mi ricorda… >> Connie alzò lo sguardo al cielo e agitò una mano con fare pensoso. << Mi ricorda qualcosa… >> Smise di parlare non appena si fu reso conto che Sasha di fronte a lui stava singhiozzando rumorosamente.
La ragazza aveva lo sguardo basso, le spalle scosse da sussulti improvvisi e le mani una accanto all’altra che ancora stringevano le posate conficcate nella carne; carne su cui adesso ricadevano diverse lacrime amare che ne avrebbero rovinato il sapore… Ogni suo respiro sembrava tirato con difficoltà e lei non sembrava nemmeno voler cercare di ricomporsi in quella situazione.
<< Ehi… Sasha? >> Connie cercò di far alzare lo sguardo alla sua amica, ma quando le posò la mano sulla guancia lei rimase immobile. L’unico cambiamento nel suo stato d’animo fu che smise di singhiozzare sonoramente.
<< Scusami… >> Mormorò con la gola riarsa abbandonando le posate e asciugandosi con una manica della camicia le lacrime che le avevano bagnato le guance. << E’ che… Stavo pensando che a quest’ora avrei potuto essere da sola qui… >>
Connie non capì.
Sasha lasciò andare un altro singhiozzo acuto. << Se non fossi tornato… Se tu non avessi mantenuto la tua promessa quel giorno… >> Mormorò tremando, ma riuscendo a pronunciare le parole tutte assieme. << Io non avrei avuto più nessuno a cui cucinare questa carne… >>
Le parole della ragazza arrivarono al cervello di Connie, che però ci mise ancora qualche istante a elaborare tutto e a comprendere quale fosse il problema: se lui fosse morto, Sasha avrebbe terribilmente sofferto la sua mancanza.
<< Ma… Ma che cosa stai dicendo? >> Esclamò il ragazzo scendendo dal suo sgabello e raggiungendola per poggiarle entrambe le mani sulle spalle, stringendola a sé. Cercò di intercettare il suo sguardo:<< Sasha, non avrei mai potuto andarmene così! >> Le sue parole non avevano molto senso, ma Sasha avrebbe sicuramente capito il suo intento in quella situazione. << Sei troppo importante perché io possa abbandonarti! >>
<< Però hai detto di esserti arreso. >> Rispose a un tratto alzando lo sguardo e asciugandosi una lacrima dall’angolo di un occhio. Tirò con forza col naso e rimase a fissarlo mestamente. << Hai detto di aver perso la speranza di sconfiggere Reiner… >>
Connie lo aveva detto? Non lo ricordava. Sapeva cosa fosse successo, ma non sapeva cosa avesse pensato la sua testa in quei momenti concitati dove un turbinio di emozioni si era impossessato di lui, quel giorno dell’assalto. << Forse è vero… Ma solo per un istante. >> Disse abbassando lo sguardo pensieroso e poi rialzandolo di scatto. << Sasha, non appena ho pensato a te, ho ritrovato tutta la forza per vincere quella battaglia! Non mi sono arreso; ho lottato per tornare da te! >>
La ragazza non sembrava del tutto convinta delle parole di Connie, ma adesso era riuscito a farle alzare lo sguardo e lei aveva smesso di singhiozzare con tutta quella forza. Forse stava trovando le parole giuste, nonostante la sua incapacità nell’esprimere i propri sentimenti…
<< Ammetto di essere stato un idiota! >> Disse stringendo le spalle e inspirando a fondo. << Non avrei dovuto mentirti, non avrei dovuto fare un sacco di cose… Ma, se può farti stare meglio… Anche io ho avuto paura di non poter essere qui, stanotte. >>
Sasha lo guardò confusa mentre Connie le asciugava ancora le lacrime dagli angoli degli occhi, tenendole il viso tra le sue mani. Adesso era lei che non capiva quale fosse l’intento delle sue parole.
<< Quando sono finito a terra e Reiner ha cominciato a dirmi di mostrargli ciò che sapevo fare… >> Mormorò mostrando un leggero sorriso. << Ogni volta che mi rialzavo, pensavo solamente a te… Non c’era altro nella mia testa. Volevo vederti ancora una volta; ho fatto di tutto per poter assaggiare di nuovo la carne cucinata da te! >> Scosse la testa sospirando, continuando a sorridere. << E’ perché… Perché tu sei la cosa più bella che sia capitata nella mia vita! E… Non voglio pensare di morire senza averti vista un’ultima volta, né di vivere senza di te. >> Agitò le spalle di colpo, come se si fosse liberato tutto a un tratto di un grande peso che portava con sé. Sia Connie che Sasha arrossirono mentre il ragazzo diceva queste cose, e la ragazza smise di piangere, trattenendo i sospiri all’interno del proprio petto.
Sasha piegò le labbra a formare un sorriso lieto, felice di aver sentito quelle parole dal suo amico, e si fece avanti per abbracciarlo. << Grazie, Connie… >>
Il ragazzo la osservò dall’alto con un po’ di stupore mentre lei affondava il proprio viso nel suo petto. << Per cosa? >> Chiese ingenuamente. Ricordava di aver visto Sasha piangere in preda al panico, oppure ripetere che sarebbe stata uccisa… L’aveva vista rischiare la vita innumerevoli volte, eppure non aveva mai visto quel lato così triste e incerto di lei, quel lato che temeva di perdere qualcuno più di sé stessa…
Sasha mosse un po’ la testa strofinando la fronte con il petto del ragazzo. << Per tutto… Grazie di esistere, grazie di essere qui con me questa sera, grazie di aver mantenuto la tua promessa… Grazie, perché senza di te, forse neanche io sarei qui… >>
Connie la guardò con un po’ di sorpresa, pensando che la ragazza stesse dicendo le stesse cose che aveva cercato di dire lui per tutto quel tempo. << Lo vuoi sapere un segreto? >> Chiese piegando indietro la schiena, vedendo Sasha che alzava lo sguardo curiosa per incontrare il suo. Connie abbassò la testa fino a sfiorare la punta del naso della ragazza con il suo e disse:<< E’ grazie a te se oggi sono qua… >> Sussurrò sorridendole, facendola arrossire nuovamente. << Quindi… Grazie, Sasha. >>
Sasha lo fissò con gli occhi lucidi, sul punto di scoppiare nuovamente a piangere; le labbra le tremarono e il suo sguardo vacillò. Prima che potesse reagire in qualche modo incontrollabile, la ragazza tornò ad affondare il volto nella maglietta verde di Connie, che questa volta sorrise divertito per la timidezza della sua amica.
Dopo un po’ di tempo passato a stare abbracciati in quel modo, Connie convinse la ragazza a tornare alla loro carne, che ormai doveva essersi raffreddata. Nonostante una riluttanza iniziale a volerlo lasciare andare, come se ancora fosse in pericolo di vita e lei stesse cercando di tenerlo ancorato a sé, Sasha allentò la presa attorno alle spalle del ragazzo e tornò a rivolgere il proprio sguardo verso il suo piatto di carne che la aspettava su quel ceppo di legno. Ripresero a gustare la carne, e prima che se ne rendessero conto tutte le lacrime e i pensieri negativi erano scomparsi; i due avevano ripreso a comportarsi come sempre, facendo battute su qualsiasi cosa gli passasse per la mente, scherzando e discutendo delle loro giornate come se non si vedessero da una vita.
Quando Connie ingoiò l’ultimo boccone, si asciugò le labbra con un fazzoletto passatogli da Sasha e commentò con calma:<< Era tutto squisito! >>
<< Lo dici solo perché siamo amici! >> Fu la risposta scherzosa della ragazza, che volse lo sguardo da un’altra parte con un sorrisetto dipinto in volto.
<< Ma no! >> Protestò Connie alzando la voce. << Che cosa ti fa pensare che starei mentendo? >>
<< Ci sono un sacco di ragioni per dire che quella carne facesse schifo! >> Ribatté lei con tono indignato.
<< Cosa? >> Fece lui incredulo. << Quali ragioni? >>
Sasha cominciò a contare sulle proprie dita le varie “ragioni” per cui la sua carne sarebbe stata cucinata male:<< Per prima cosa, l’ho cotta all’aperto su una brace di fortuna: con l’umidità che c’è questa sera non è una buona idea cucinare qualcosa fuori, e poi il fuoco era troppo alto e dato che non potevo farmi beccare ho dovuto fare in fretta. >>
Connie alzò lo sguardo titubante, pensando di non aver visto nemmeno una nuvola in cielo quella sera, mentre riguardo al fuoco non seppe come rispondere.
Sasha continuò:<< Poi non era carne di ottima qualità come il cinghiale dell’altra volta! Era troppo dura, e il sapore della selvaggina troppo forte. Ho usato troppe spezie per condirla, finendo per fare un enorme pasticcio, e infine l’abbiamo dovuta mangiare fredda… >>
<< Chissà di chi è la colpa… >> Borbottò Connie con un sorrisetto malizioso, riferendosi alla sua ultima affermazione.
<< Eh?! >> Esclamò lei spalancando gli occhi con stupore. << Guarda che non ti ho chiesto io di consolarmi! >>
Connie agitò una mano come per dirle di lasciar perdere e rise. << D’accordo, sai una cosa? Non importa! >> Disse sorridendole con sincerità e rivolgendole uno degli sguardi più dolci che avrebbe potuto tirare fuori. << Non mi interessa di che carne si trattasse, non mi interessa delle spezie o della cottura… E’ ottima perché l’hai cucinata tu! >>
Sasha stava per ribattere qualcosa con veemenza, ma si trattenne e arrossì rendendosi conto di avere appena ricevuto altri complimenti dal ragazzo che stava seduto davanti a lei. Per non mostrare il proprio imbarazzo cercò di sviare il discorso e si ricordò improvvisamente di qualcosa.
La ragazza saltò sul proprio sgabello prima di voltarsi e andare a rovistare in una borsa nascosta nell’oscurità della tenda, in fondo a un angolo, afflosciata su sé stessa. Ne tirò fuori con grande enfasi una bottiglia di vetro contenente un liquido scuro che sbatté dolcemente contro le sue pareti e si rimescolò con sé stesso generando delle minuscole bollicine d’aria che galleggiarono qualche secondo prima di sparire.
<< Ta-dah! >> Esclamò la ragazza mostrando la bottiglia con fierezza. << Che te ne pare? >>
Connie la guardò sbalordito. << Ma quello… E’ vino? >> Chiese non riuscendo a credere ai suoi occhi, pensando che la ragazza gli stesse facendo uno scherzo. Il vino, come la carne, era uno di quei beni “di lusso” che all’interno delle mura erano molto rari; con la riconquista del Wall Maria era tornato ad essere più largamente usato, ma ai soldati non era comunque permesso berlo se non in eventi eccezionali.
Sasha annuì compiaciuta, ammiccando. << Sono riuscita a sgraffignarne una bottiglia dalla dispensa degli ufficiali! >> Era sempre stata un’esperta in questo genere di operazioni, la sua fame e la sua curiosità non le avevano mai posto alcun freno.
<< Lo sai che se dovessi essere scoperta, rischieresti un’azione disciplinare molto severa? >> Fece il ragazzo ghignando con malizia per stuzzicarla un po’.
Sasha mise mano al tappo di sughero che chiudeva la bottiglia e lo tirò con forza. << Non credo ci sarà alcun problema se dico che l’ho preso per te! >> E detto questo si lasciò sfuggire una risata divertita mentre il ragazzo la fissava allibito.
Sasha prese un sorso dalla bottiglia e rimase ad osservare con un occhio strizzato quel vetro colorato che le faceva girare la testa; rabbrividì quando il vino entrò a contatto con le sue papille gustative e poi sorrise serenamente mentre questo andava giù nel suo stomaco. << Come completare un ottimo pasto… >> Disse con aria sognante.
<< Allora non era cucinata male! >> La prese in giro Connie tornando al discorso di prima.
La ragazza lo zittì maldestramente e gli tese la bottiglia. << Tieni. >>
Connie accettò la bottiglia sorridendo e vi guardò dentro chiudendo un occhio. << Non sarà mica un po’ troppo per noi due soli…? >> Chiese dubbioso prima di portare il vetro alle labbra e bere un sorso di quel liquido scuro.
Il ragazzo sentì il vino inondargli la bocca con il suo sapore frizzantino, sfrigolando e riempiendo le sue narici di quell’odore forte e piacevole che era proprio caratteristico della bevanda. Lo sentì scendere giù nel suo stomaco quando deglutì e avvertì il calore che sprigionò una volta fermatosi, facendogli reagire automaticamente con un piccolo brivido come aveva fatto Sasha.
<< Allora… >> Mormorò la ragazza prima di vedersi nuovamente la bottiglia davanti. << Com’è essere un eroe? >> Chiese dopo aver lanciato un’occhiata interrogativa al vino ora nelle sue mani e tornando a bere un altro sorso. Sorrise dolcemente rivolgendo lo sguardo verso Connie.
<< Che vuoi dire? >> Chiese il ragazzo tendendo il braccio per ricevere nuovamente la bottiglia. La strinse per qualche secondo nella sua mano ascoltando la risposta di Sasha prima di bere nuovamente.
La ragazza strinse le spalle prima di restituirgli la bottiglia di vino. << Sai, con la tua avventura molta gente si è convinta che tu abbia veramente fatto un grande favore all’umanità, impedendo l’avanzata al terribile “Gigante Corazzato”. >> Assunse un tono canzonatorio quando nominò il traditore. Connie la guardò con occhi dubbiosi dopo aver bevuto dalla bottiglia.
<< Lo odi? >> Chiese notando il cambiamento nella sua voce.
Sasha si voltò verso di lui guardandolo incredula. << Mi pare ovvio! >> Disse indignata. << Quello là mi ha quasi ammazzata, te ne sei dimenticato? >> No che non se n’era dimenticato; Connie ricordava bene anche le minacce di Reiner riguardanti Sasha, quelle parole terribili a cui non voleva nemmeno pensare che lo avevano portato a una rabbia incontrollabile e lo avevano fatto reagire.
<< No, hai ragione… >> Le passò la bottiglia con trasporto, ma rimase a fissarla con occhi mesti. << E’ solo che… Prima di quella battaglia, io non lo odiavo… Non riuscivo a odiarlo completamente per quello che avevamo vissuto assieme. >> Mormorò senza che Sasha gli chiedesse niente.
La ragazza abbassò la bottiglia prima ancora di poter prendere il suo sorso e lo guardò tristemente. << Connie… >> Mormorò.
Il ragazzo sorrise. << Ripensandoci ora, mi sento uno stupido: non ero in grado di odiare Reiner perché pensavo di poterlo ancora cambiare… Ma dopo il nostro scontro ho capito che lui non è altro che una marionetta: forse nemmeno lui desidera ucciderci tutti, ma non ha scelta e non osa opporsi al suo destino. Questo fa di lui un nemico da eliminare! >> Alzò lo sguardo con determinazione verso Sasha, che ascoltò con occhi spalancati tutto il suo discorso. La ragazza prese poi un piccolo sorso dalla bottiglia e la passò nuovamente a Connie.
<< E… Lui che cosa ti ha detto? >> Sussurrò curiosa, sperando di non essere troppo invadente.
Connie osservò la bottiglia e la fece dondolare un poco, guardando il vino al suo interno roteare e formare piccole onde. << Ha detto che mi odia, e sicuramente dopo quello che gli ho fatto non c’è alcun dubbio di ciò… >> Rise con tono sarcastico prima di bere ancora. << Ma sai una cosa? >> Disse togliendo la bottiglia dalle sue labbra e voltandosi a guardare Sasha con serenità. << Non mi interessa: ha detto che voleva uccidere te e tutti gli altri, questo mi basta per non ascoltare più una sua parola e attaccarlo a prima vista la prossima volta che si farà vivo! >> Abbassò lo sguardo con malinconia. << Potrà dispiacermi… Ma non mi tirerò più indietro! >>
Sasha lo fissò con curiosità, chiedendosi se quello scontro con Reiner non lo avesse profondamente cambiato anche dentro di sé. Dopo un po’ il ragazzo le restituì la bottiglia sorridendole, dicendole di non preoccuparsi più di quello: si sarebbe occupato lui di Reiner, la prossima volta.
Sasha abbassò lo sguardo con imbarazzo e osservò il vino nella bottiglia perdendosi in quel liquido scuro e profondo, con i suoi movimenti sinuosi e morbidi. << Non dovresti dire questo… >> Mormorò. Connie alzò lo sguardo interrogativo chiedendole cosa intendesse. Sasha alzò la voce:<< La prossima volta che Reiner si farà vivo… Non te ne occuperai da solo! >>
Connie la fissò con sorpresa, leggendo i suoi occhi decisi come se fossero le pagine di un libro; gli bastò uno sguardo per capire che la ragazza non avrebbe accettato scuse né altre bugie per cercare di tenerla al sicuro. La prossima volta, Reiner lo avrebbero affrontato insieme. Sorrise.
<< Certo che no! >> Disse tirando indietro la schiena e avvertendo una lieve fitta al fianco che lo fece tornare subito al suo posto. << Mi sorprenderei se d’ora in avanti mi lasciassi andare da qualche parte senza la scorta! >>
Sasha sembrò offendersi per il suo commento e disse che si stava solo preoccupando per lui. Passò poi a ricordargli quanto fosse sempre distratto e la sua grande difficoltà nel mantenere la concentrazione anche in combattimento; gli spiegò i suoi punti di forza che avrebbero potuto sostituire le mancanze del ragazzo e quindi rendere meno complicato uno scontro qualora avessero dovuto lottare assieme. Infine, Sasha non dimenticò di ricordare a Connie le sue straordinarie abilità con l’arco e quanto sarebbe stata utile in uno scontro con il Guerriero, con lei che lo attaccava dalla distanza e lo costringeva a restare cauto mentre Connie non gli dava tregua da vicino; a quel punto il ragazzo sembrò voler tagliare corto allungando il braccio verso la bottiglia di vino che lei teneva in mano, dicendole di aver capito e che non c’era bisogno di essere tanto pesante.
Dopo aver preso un rapido sorso dalla bottiglia, Sasha la restituì a Connie che la osservò con aria annoiata prima di bere. << Comunque non hai risposto alla mia domanda… >> Mormorò lei mentre lui ancora beveva.
<< Quale domanda? >> Chiese il ragazzo togliendo la bottiglia dalle labbra. Poi si ricordò della domanda che aveva fatto nascere tutta quella discussione e Connie disse:<< Oh. >> Si grattò una tempia con l’indice e concentrò lo sguardo sul terreno erboso sotto la tenda. << Quella sull’eroe? >>
Sasha annuì mentre Connie abbassava lo sguardo e pensava a come rispondere.
<< Bé… >> Mormorò incerto, mostrando un sorrisetto quasi nervoso per la sua risposta. << Non mi sento proprio un eroe… >>
Sasha rimase a bocca aperta e portò in avanti la schiena per avvicinarsi al ragazzo. << Ma che stai dicendo? >> Chiese alzandosi e avvicinandosi a lui. La ragazza si fermò accanto al ragazzo e lo guardò negli occhi, cercando di capire se stesse già perdendo lucidità a causa del vino: entrambi avevano un po’ la mente annebbiata, ma non erano ancora completamente ubriachi e ci sarebbe voluto ancora tempo perché l’alcol facesse completamente effetto. << Hai affrontato Reiner nonostante sapessi di avere ben poche speranze e in più sei riuscito a metterlo in fuga, mettendo in gioco la tua stessa vita! Se non sei un eroe, che cosa dovresti essere…? >>
Connie alzò lo sguardo piegando un labbro divertito. << Un… Babbeo? >> Chiese ricevendo come risposta una botta sulla nuca da parte della ragazza. Lui si mise a ridere mentre lei lo spingeva giù dal suo sgabello e lo costringeva a cercare appoggio attorno a sé, mentre con la mano destra manteneva in equilibrio la bottiglia per non far cadere il vino.
<< Mi fai proprio arrabbiare… E niente più vino per te! >> Esclamò Sasha dandogli un altro colpo al fianco e confiscandogli la bottiglia con un rapido movimento della mano. Connie si ritrovò improvvisamente a mani vuote e agitò spasmodicamente le braccia in cerca di un appiglio; appiglio che trovò nella camicia di Sasha e che tirò con forza facendo cadere indietro la ragazza su di sé.
Sasha lanciò un urletto acuto prima di cadere a terra e schiacciare con il suo peso il petto di Connie, che di colpo si ritrovò senza fiato. La ragazza cominciò a ridere incontrollabilmente mentre Connie riprendeva il fiato con un’espressione preoccupata dipinta in faccia; per qualche motivo Sasha trovava particolarmente divertente quella situazione, mentre il ragazzo pensava a quanto si fosse spaventato nel sentire i propri polmoni improvvisamente svuotati, accompagnati da varie fitte al torace e ai fianchi che gli avevano fatto credere di essersi piegato in due.
<< Ma che cavolo fai? >> Chiese infastidito lui cercando di attirare l’attenzione della ragazza. Lui le diede qualche colpetto sulle spalle e sulla pancia per dirle di spostarsi, ma lei rimase a ridere senza far caso ai suoi gesti; quella risata così pura e vitale, anche se un po’ sgraziata come tutto quello che coinvolgeva Sasha, sembrò improvvisamente il suono più bello che potesse raggiungere le orecchie di Connie. Il ragazzo arrossì quando si rese conto di questi pensieri e si limitò a rivolgerle uno sguardo poco divertito, mentre lei intanto continuava a ridere beata con la testa poggiata sul suo petto.
<< Scusa… >> Ansimò la ragazza cercando di darsi un contegno. Quelle risate erano il segno della gioia che pervadeva Sasha nel sapere che lui fosse ancora lì, erano qualcosa di più che semplice euforia dovuta al vino, e per questo al ragazzo non davano più tanto fastidio. << E’ che non ti ci vedo proprio a fare il modesto! >>
Connie distolse lo sguardo sbuffando. << Dì pure che non mi ci vedi a fare l’eroe… >> Borbottò mostrandosi indignato. Ma la ragazza gli prese il volto fra le mani e lo costrinse a piegare la schiena per avvicinare il viso al suo.
<< No, no… >> Disse soffocando le risate. << Qualunque cosa accada, tu sarai sempre il mio eroe. >> Disse fermando il viso di Connie a pochi centimetri dalla sua faccia e mantenendo gli occhi chiusi. Le sue labbra piegate in quel suo solito sorriso furbo mostravano la serenità e la semplicità con cui Sasha aveva formulato quel pensiero, o confessione; qualunque fosse il modo di intendere o di nominare ciò che lei aveva appena fatto, si poteva comunque interpretare in un suo grande affetto nei confronti del ragazzo, che a sua volta provava lo stesso per lei.
Connie la osservò stupefatto, contemplando la – e forse accorgendosi solo in quell’istante della – sua bellezza: era la bellezza di una ragazza semplice, che amava divertirsi e amava la vita, che nonostante il suo aspetto poco serio era capace di pensieri profondi e mostrava un grande attaccamento verso le persone importanti della sua vita. Era una ragazza dal cuore nobile, capace di atti di grande coraggio nonostante la sua grande pavidità. Era la sua amica più grande, era cresciuto assieme a lei e teneva a lei più di ogni altra cosa: era naturale per lui pensare che avrebbe lottato anche cento uomini da solo, pur di tornare da lei.
Sasha aveva messo in bilico sul proprio ventre la bottiglia di vino, mentre con le mani aveva avvicinato la faccia di Connie alla sua e se ne restava ferma con gli occhi chiusi ad aspettare chissà cosa. Il ragazzo sorrise, forse capendo perfettamente ciò che volesse Sasha, e per questo fece l’esatto contrario e allungò una mano per afferrare la bottiglia e portarsela alle labbra.
<< Ehi! >> Fu la reazione della ragazza non appena si rese conto della scomparsa del peso sulla sua pancia, e aprì gli occhi mostrando un’espressione di grande disappunto.
Connie le fece l’occhiolino mentre beveva. << Sono felice di sapere che pensi questo di me… >> Disse dopo aver preso un bel sorso dalla bottiglia. Si mosse un po’ e si sistemò meglio per sdraiarsi accanto a lei; Sasha si spostò un poco per fargli posto e il ragazzo le sorrise con trasporto. Le passò un braccio dietro alle spalle e la abbracciò con affetto, mentre lei smetteva di rivolgergli quel broncio per il suo furto della bottiglia e poggiava la testa su una sua spalla con un’espressione rilassata sul volto. << Spero di essere abbastanza per te… >>
Sasha ridacchiò prendendogli la bottiglia per evitare che lui si scolasse tutto quanto il vino rimasto e prese un sorso. Con una mano cominciò a carezzargli la testa, che però adesso non era più rasata come la teneva di solito il ragazzo: il periodo di convalescenza gli aveva precluso la possibilità di radersi come avrebbe voluto e quindi adesso sulla sua testa era presente una corta e sottile peluria che la ragazza non era abituata ad avvertire sotto le sue dita. Sorrise beatamente e strofinò la tempia alla spalla di Connie, lasciando pendere da un fianco del ragazzo la bottiglia che ancora teneva dalle punte delle dita:<< Sei più che abbastanza! >>
   
 
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