Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
Ricorda la storia  |      
Autore: Dihanabi    22/08/2017    1 recensioni
TULIPA [Il sapore della felicità]
"Quel prezioso momento in cui la bellissima fragilità e l’innocente debolezza di un’anima pura si rivela a lui."
In cui Yoongi scrive per la prima volta della felicità.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jung Hoseok/ J-Hope, Min Yoongi/ Suga
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

TULIPA

Il sapore della felicità

 

 

 

 

Accade in una rara notte di vacanza. Fresca rispetto alle altre, resa tale da un vento leggero che soffiava tra gli alberi, che circondavano l'abitazione silenziosa al di fuori del fruscio delle foglie.

È estate, però, e il calore del sole aveva regnato sovrano tutto il giorno, facendo di quella brezza leggera la migliore delle benedizioni per una notte cullata da Morfeo.

 

Eppure Yoongi non sembra del medesimo parere, perciò, mentre tutti gli altri dormono, sgattaiola furtivo nel loro ampio giardino, camminando a piedi nudi sulle mattonelle candide rese cobalto dalle luci distanti nella notte.

Sono fredde contro i suoi piedi, ma non fastidiose.

Yoongi cammina con il suo taccuino stretto al petto e una penna tra le dita.

 

Si trovano in Thailandia, e l'aria è molto più leggera che a Seoul. Gli ricorda la sua infanzia a Daeug.

Ricorda di casa, ma anche di se stesso che scappava sul tetto, la notte, a scrivere testi guardando le stelle, sognando un sogno impossibile.

Un sogno adesso realtà.

 

Yoongi accelera il passo ed è fuori, dinanzi alla piscina, e nell'acqua lo vede: il riflesso delle stelle. Luminose, piccole, stelle.

 

Pensa a se stesso, al se stesso di anni prima. Così diverso eppure uguale. E gli viene da ridere a pensarci adesso, che nonostante tutta la strada che ha fatto ha ancora le stesse abitudini.

Eppure è così cambiato. È cresciuto.

 

Pensa alla depressione, ai litigi in famiglia, a quel "non me ne fotte un cazzo" urlato a denti stretti o soffocato nel cuscino, nella sua camera quando nessuno poteva sentirlo.

 

Pensa alle volte in cui si fermava completamente, quasi il mondo fosse in stasi con lui, solo per immaginare il futuro come lo desiderava lui, come lo bramava il se più ambizioso.

 

Non si è mai arreso, all'epoca.

 

Non che non sia mai caduto, si sia ferito da solo, o gli altri non abbiamo cercato di ostacolarlo in tutti i modi possibili, oh no. È caduto tante di quelle volte che le ginocchia sanguinanti non sentono più dolore, ha pianto di frustrazione tante di quelle volte che non sapeva più se ne valesse la pena.

La verità dietro la sua perseveranza non è la forza... O il coraggio.

Il motivo è opposto.

Ne è diventato conscio solo negli anni, maturando, capendo.

 

La verità è che Min Yoongi, senza sogni, non aveva motivo di esistere. E allora i suoi demoni tornavano, le sue paure lo aggredivano e le ombre lo avvolgevano.

 

Eccola la verità. "Se ti arrendi ora, che senso ha alzarsi domani mattina. Se non hai più uno scopo a cosa serve tutta questa fatica. Quale pensiero avrà maggiore importanza delle voci che dicono che non meriti un posto a questo mondo?"

 

Ha provato a mollare, in realtà, e pensa sia giunto il momento di ammetterlo almeno a se stessi.

 

Ha tentato così tante volte di essere quello che gli altri volevano che lui fosse, il figlio che i genitori avevano sempre voluto. Aveva cercato, ripetutamente, invano, di immaginare se stesso in un altro modo, con una vita normale e semi-soddisfacente. Ma era stato soffocante.

Era come uccidersi, impedendosi di essere se stesso. Impedendosi di vivere, di respirare, quasi l’aria intorno a lui sparisse. E semplicemente non ce l’ha fatta, e lottare per un sogno che per gli altri era inutile e sciocco gli sembrava molto meno doloroso e molto più Min Yoongi.

 

Non ha mai capito se all’epoca fosse stata una scelta coraggiosa, o tutt’altro, è stato un codardo non essendo ciò che il mondo voleva.

 

Ora però non ha più alcun dubbio sulle sue decisioni e per quanto le voci a volte ritornano, per quanto i pensieri lo tormentino ancora, lui sa chi è.

Era questa la sua strada.

 

 

La verità più dura, chiamata anche realtà, è che Yoongi era un bambino solo senza una meta, che non trovava senso nella società, ne in se stesso... Ma lo ha trovato con la musica.

 

Min Yoongi non è Min Yoongi senza la musica.

 

 

Allora ha sempre scritto di questo, parlato di questo.

Di sogni, di realtà e della prima volta che si è seduto difronte ad un pianoforte.

Cazzo è stato il suo primo amore quel pianoforte. Di un amore tale che ha cambiato la sua storia e non solo quella.

 

 

 

Ma non oggi. Non è di questo che vuole scrivere, il messaggio che vuole trasmettere.

Oggi è un giorno diverso… Una notte diversa, in verità.

Lo sente nell’aria, quel brivido frizzante simile a champagne. Quella leggerezza che rende la sua mente un po’ più fluttuante.

 

Oggi guarda le stelle e non sanno solo di quelle notti sul tetto con la musica, ma delle strada che ha fatto da allora.

Di quanto in alto è arrivato.

 

Guarda le stelle. Sospira. Ed è come se il suo sogno fosse una scintilla colorata nel cielo, che si propaga da lui fino a lassù; tocca altre vite e fluttua, brillante, colorata.

 

 

È felice.

 

 

Vuole scrivere della felicità.

Non lo ha mai fatto. Nessuno scrive della felicità.

 

È bravo nel dire quanto la vita sia una merda, quanto è dura, dolorosa, aspra, quanto ti butta giù quando pensavi di aver fatto un passo avanti. Quanto si deve essere disposti a mandar giù carbone per arrivare da qualche parte. Sa descrivere la sensazione del pugno della vita sul tuo volto, del sangue metaforico che scorre.

Ma... Ma la felicità...

Un sentimento così puro, così giusto, così... Reale.

 

 

C'è un pensiero che passa nella sua mente, qualcosa che aveva visto in tv, probabilmente uno di quegli spot per la sensibilizzazione che finiscono sempre per far piangere tutti. È sfuggevole il ricordo, ma un concetto arriva. "Le persone dimenticano la felicità troppo in fretta quando questa scompare." Basta un litigio e si dimentica quello che una persona a fatto per noi, basta un errore per cancellare più cose giuste. Ogni momento bello viene come accantonato in un angolo della propria mente e viene sostituito con sentimenti negativi. Perdonare non è altrettanto facile, amare nuovamente non lo è… Essere felici è dura.

 

 

Lui è felice, in questo momento. È stato reso felice.

Le stelle in quel momento lo rendono felice, eppure una volta le dava per scontate. Crede che è il modo di vedere le cose che rende una persona serena o meno.

 

 

 

 

 

Un anno prima

 

“Yoongi-hyung!” lo chiama una voce allegra, maschile e leggermente roca, nasale forse. Riconoscerebbe quella voce tra un milione.

Si volta, solo per incontrare dei ciuffi neri resi luminosi dalla luce artificiale di un lampione da giardino. “Hyung, guarda che spettacolo!” dice entusiasta.

“Cosa?” chiede confuso Yoongi.

“Questo!” è risposta del ragazzo dal sorriso smagliante, che fa una piroetta con le braccia distese, alte, allo scopo di indicare tutto quello che li circonda per 360 gradi.

Yoongi gli sorride, contagiato dalla gioia del ragazzo, ma ancora incerto. L’altro se ne accorge, e si avvicina a lui.

“Siamo in Thailandia! L’aria è leggerissima e pulitissima e non vedevo un cielo così da una vita! E poi… Poi… Guarda i fiori!” Gli prende una mano tra le dita, in un gesto istintivo, trascinandolo con lui e facendogli vedere ogni cosa bella che vi era, ogni cosa che gli occhi degli altri appariva scontata.

 

“Oddio! quelle bianche!” dice percorrendo rapidamente pochi passi, prima di piazzarsi davanti a dei fiori.

Yoongi si avvicina, e si abbassa accanto a lui, che nel mentre si era seduto a terra.

“Adoro quelle bianche!” dice, ma il sorriso è più leggero ora, come la sua voce, e persino Yoongi, che lo conosce quasi meglio di come conosce se stesso, non riesce a cogliere quella particolare sfumatura tra malinconia e… dolcezza?

 

“’SeokSeok...” gli basta dire per far sapere a Hoseok quella domanda implicita nel tono della sua voce Cosa c’è che non va?

Hoseok si irrigidisce per un secondo, ma si rilassa quello successivo, mentre accarezza i petali con le dita così sottili che Yoongi inizia a preoccuparti di poterle spezzare quando le stringe tra le sue.

È delicato.

Così delicato che Yoongi si ferma ad osservarlo dimenticandosi di respirare, quasi il semplice movimento dell’aria circostante potesse distruggere quel momento, quel piccolo momento in cui l’anima di Jung Hoseok si mostrava oltre le sue barriere, oltre il suo sorriso luminoso, oltre la sua forza d’animo. Quel prezioso momento in cui la bellissima fragilità e l’innocente debolezza di un’anima pura si rivela a lui.

 

“Sono Cosmee...” dice, e Yoongi ci mette un attimo per comprendere che quello è soltanto il nome del fiore. “Le più comuni sono quelle rosa, ma a me piacciono bianche.”

“A me sembravano quasi margherite...” borbotta Yoongi, che di fiori se ne interessa poco e che capisce ancor meno.

Hoseok ride, e per un secondo Yoongi teme di aver rotto il momento, di aver fatto tornare il ragazzo rumoroso che era sempre.

“Ma sono molto più grandi delle margherite!” lo prende in giro.

 

C’è un attimo di silenzio e lo sguardo, quello sguardo che Yoongi ha visto in lui solo un altro giorno oltre quello, un giorno per lui molto importante, torna sul suo viso.

“La cosmea vuol dire gioia di amare di vivere.” sorride mentre lo dice, di un sorriso così piccolo che Yoongi percepisce appena gli angoli rialzati mentre osserva le sua labbra muoversi.

“Mia madre adora questo fiore, e quando ero piccolo erano cresciute in giardino.”

Ora capisce, la dolcezza. Ora comprende la malinconia, la nostalgia di quei momenti.

 

 

“Questo ha un significato molto bello.” indica una pianta, mentre camminano per il giardino, così vicini che le loro spalle coperte da un tessuto tanto leggero da essere appena esistente strofinano tra loro. “Ma è velenosa.” ride.

“Come mai sai tutte queste cose?” chiede Yoongi, seriamente curioso.

“Mia madre.” risponde solo, a arrossisce e un po’ e Yoongi lo coglie come il più dolce dei segreti quel amo i fiori che non pronuncia a voce, e allora semplicemente gli sorride consapevole “è una cosa bella.”

Sono davanti alla pianta ora, dei boccioli bianchi brillano nella notte. La luna li illumina così magnificamente che Yoongi inizia a comprendere la felicità di Hoseok in questi momenti.

“Qual’è il significato?” chiede Yoongi.

Hoseok forse non lo sente, perché fissa la pianta in silenzio, respirando leggero, con un’espressione così calma.

Dura qualche attimo, forse qualche minuto, quella quiete.

“Il ritorno della felicità.”

 

 

Yoongi si perde in quel bianco, nelle ombre formate dalle foglie intorno. “È bello.”

“Tu credi?”

“Si.”

“Io… non sono sicuro la felicità ritorni.”

Yoongi lo guarda, e si sente male a quelle parole, ma Hoseok sembra ok, il suo sguardo è ok. Per un secondo teme di non conoscerlo abbastanza.

“Non guardarmi così, sto bene! Non è quello che intendevo!” quasi lo rimprovera. A Hoseok non piace quello sguardo preoccupato, non vuole essere trattato come un oggetto rotto.

“Voglio dire, la felicità ritorna, ma… Cazzo non so come spiegarlo.” ride e si passa una mano tra i capelli, spingendoli in dietro e lasciando il vento leggero accarezzargli la fronte prima che la frangia torni a coprire la pelle.

Yoongi ride con lui, poggia una mano sulla sua spalla “Hobi sono io, se parli ti capirò.”

Hoseok ride, annuisce convinto ma ci pensa comunque un secondo prima di parlare di nuovo, come a cercare un modo per mettere le parole in fila nonostante la confusione nella sua mente.

 

“La felicità non se ne va e torna, o qualcuno la riporta da noi… È… È come noi vediamo le cose. Se una mattina stai meglio del giorno prima vedrai le cose belle che prima non notavi e ti renderanno felice. Quelle cose però sono sempre state lì.”

 

Yoongi pensa molto a quelle parole. Le applica a dei casi, le ripete.

Si guarda intorno e vede delle meraviglie che prima non aveva notato, che senza Hoseok non avrebbe apprezzato. È passata un ora, solo vagando nel giardino della villa in Thailandia, e Yoongi ha sorriso così tanto.

 

Ha ragione, Hoseok. La felicità è in noi, e nell’essere felici per le cose che si amano senza darle per scontate un solo giorno, vivendo ogni cosa come se fosse la prima.

 

Hoseok è cresciuto con delle cosmee nel giardino e ne apprezza la bellezza tutt’ora ogni volta che le vede. Guarda il cielo ogni notte ed è come se non lo avesse mai visto prima. Visita una città dove è stato centinaia di volte sentendo il brivido della prima volta che vi ha messo piede, ma anche la familiarità che sa di casa per tutte le volte che vi è stato.

 

La felicità non sarà una scelta, ma ci si avvicina. Spesso le persone che non hanno nulla sono più felici di quelle che hanno molto, chi ha pochi giorni ancora li vive più intensamente di chi ne ha mille. E Yoongi comprende in quella notte, in quel giardino, che la vita non va vissuta sapendo che non ci sarà un’altra occasione per fare grandi cose, ma anche apprezzando il fatto che le stiamo facendo per la prima, o per la milionesima volta come fosse sempre la prima.

 

“Questo?” chiede Yoongi Che significato ha?” indica un fiore dai petali arrotondati, anch’esso bianco, come la maggior parte dei fiori nella villa.

Hoseok lo guarda e sorride così tanto, così intensamente, che Yoongi si chiede cosa avrà detto mai, per poterlo dire sempre se questo farà tornare quel sorriso così luminoso.

 

“Speranza.”

 

 

Yoongi scuote la testa e sorride, di quel sorriso gommoso e dolce che gli ha donato il soprannome di Suga. Unisce le loro dita, in un gesto lento, che il tocco della loro pelle è così leggero che Hoseok teme di averlo immaginato.

 

“Andiamo, Hope, mostrami, altri fiori!”

 

 

 

 

Yoongi cammina da solo per il giardino. Il vento leggero, quasi un soffio, si infrange nella camicia in un piacevole conforto.

Cammina e non si accorge che sta involontariamente giocando con l’anello che ha comprato insieme ad Hoseok durante il viaggio a Dubai.

Osserva i fiori nel giardino, osserva le stelle, osserva la luce artificiale che brilla chiara, arancione.

 

Si siede su una panchina, al lato del vialetto, e sospira.

Gli era mancata la Thailandia. Gli erano mancati i ricordi in quel posto, per quanto nella sua mente fossero sempre vividi.

Riguarda il ciottolato che aveva percorso con Hoseok e trova che il giardino sia cambiato in quegli anni, ma è ugualmente grato del fatto che sono riusciti ad alloggiare nello stesso luogo questa volta, per la loro settimana di pausa prima del tour.

Ci sono più colori, oltre i fiori bianchi. Proprio avanti a se riesce a riconoscere dei gigli, messi in modo tale da formare le sfumature del tramonto, così calde e accoglienti. Ovviamente è Hoseok che glielo ha insegnato, in America, ricorda. Devozione, gli aveva spiegato Hoseok quando gli aveva chiesto il significato di quel particolare fiore.

 

Prende il taccuino tra le mani, la carta giallognola e ruvida sotto le dita, ma la penna sfera vi scorre così bene.

 

Scrive di una strada, di più strade. Scrive di scelte.

Scrive di chi è, di cosa c’è di bello in quel che vede. Scrive che le stelle non sono solo stelle, che l’aria non è così scontata, quando ti accarezza la pelle nel modo giusto. Scrive di una mano che lo tira su, ma allo stesso tempo della scelta di afferrarla.

 

La felicità è stata una scelta. Una scelta per oggi, non deve essere infinita, non può esserlo.

Una mattina, quando starà meglio del giorno prima noterà le cose belle che sono sempre state lì, noterà un sorriso troppo luminoso, con un nero al lato del labbro superiore, dannatamente carino, e delle dita troppo sottili, che esprimono la fragilità di un corpo altrimenti accogliente.

 

Altri giorni non saranno così, ma è giusto, è così che deve essere. Si sveglierà e non noterà nulla, ma è abbastanza sicuro che qualcuno sarà sempre accanto a lui per ricordargli cosa sta rischiando di perdersi.

 

Infine scrive della dolcezza e della malinconia, parla della bellezza della fragilità, della fiducia nel mostrare le debolezze.

Parla di qualcuno senza parlare di nessuno. Lo sa. Ma sa che soltanto un’altra persona sarà in grado di capirlo.

Non ha bisogno di fare nomi, non ha bisogno di parlare di amore per dire dire ti amo.

 

 

“Yoongs.” è una voce maschile e leggermente roca, nasale forse. Yoongi neppure si volta, chiude gli occhi e sorride. Ha finito la canzone. Scrive solo un’ultima parola, alla fine. Sotto tutto il testo. È scritta più grande. È il titolo.

 

Ci sono delle dita sottili, un po’ abbronzate ora che ha preso un po’ di sole, in contrasto con quelle sempre bianche come neve di Yoongi. Una mano si posa sulla sua coscia mentre l’altra di gli sfila il taccuino, chiudendolo. “Basta lavorare, sweetie.”

Yoongi lo guarda, un sorriso premuroso. “L’ho finita.”

 

Stringe le dita di Hoseok e poggia il capo sulla sua spalla. “Perché ti sei alzato?” domanda, affondando il naso nel collo di Hoseok e ispirando quell’odore così familiare, della sua pelle e del bagnoschiuma un po’ più dolce.

“Andiamo Yoongs?” chiede.

 

Hoseok cammina un passo avanti a lui, gli tiene la mano e si fa strada nel giardino. Parla allegro, nonostante sia sveglio da qualche minuto.

Yoongi lo guarda da dietro, come le ciocche ora rosa siano in contrasto con il colore biscottato della pelle, proprio lì sulla rasatura dietro al collo. La canottiera bianca stretta si perde sotto l’elastico dei pantaloncini grigi della tuta. È morbido, all’apparenza. Familiare, nella tuta.

Gli ricorda il debutto, le notti in cui andava a prenderlo in sala prove, le chiacchierate in studio alle due del mattino.

Gli sembra quasi di vedere un po’ più de vero Hoseok e meno di Jhope, senza trucco, senza vestiti raffinati, con i capelli arruffati.

 

È bello.

 

È casa.

 

Camminano per ore. Non lascia mai la sua mano. Alle volte si appoggia un po’ di più, altre si ferma a guardare quel sorriso, da cui dipende il suo, quasi dimenticandosi di rispondere nonostante non abbia mai perso una parola.

 

 

 

 

Yoongs?” lo chiama, la voce bassa, quasi un sussurro. Si sta per addormentare, lo vede nel modo in cui è rilassato, completamente abbandonato come poche volte. Ha la testa sulla coscia di Yoongi, il corpo steso tranquillamente nella coperta che hanno gettato nel portico. Stringe il gambo di un fiore tra le dita.

Yoongi mugugna in risposta, per fargli sapere che ha la sua attenzione, ma non smette di passare le dita tra le ciocche rosa del ragazzo, accarezzandolo piano, sapendo quanto questo piaccia al più piccolo, sapendo quanto ne abbia un dannato bisogno.

 

Di che parla la canzone?”

Di felicità, ‘Seok.”

Veramente?” chiede, dolce e stupito. “Quale è il titolo?” chiede pensieroso.

Tulipa.”

 

Yoongi.”

Dimmi.” il dito traccia il profilo di Hoseok, la curva perfetta del naso, sorpassa le labbra, soffermandosi sul piccolo puntino al lato, supera il mento, percorre tutta la mascella.

Hoseok apre gli occhi, alza la braccia lentamente, stanco, e avvicina il fiore al suo busto, poggiandolo all’altezza del petto.

Il suo sguardo è dolce, così dolce che Yoongi non sa per quanto può reggerlo.

Tulipa, Yoongs? Il vero nome del tulipano?” è il fiore che tiene Hoseok tra le dita. Il fiore che Yoongi gli ha dato.

Si.”

Sai il significato del tulipano?” sorride, e ci prova a trattenerlo, quel sorriso. Cazzo se ci prova, ma dannazione, non ne è in grado.

L’effetto che quel sorriso ha su Yoongi è immediato. Arrossisce e guarda lontano. Hoseok guarda per un secondo il fiore, le punte bianche e il fondo viola, saturato, brillante nella notte. Poi il suo sguardo torna a Yoongi, aspettando la risposta, il sorriso che ormai trionfa e la fossetta solitaria che spunta al lato.

Dannatamente adorabile.

 

 

Dichiarazione d’amore.” Risponde.

 

 

 

 

 

NdA

 

Gli eventi rari in cui le mie fic contengono solo malinconia velata nei ricordi passati e non angst sbattuto in faccia!

NON SIETE FELICI?

Anyway, ringrazio le poche anime che sono giunte fino a qui e hanno superato le oltre 3000 parole di carie e tortura psicologica.

Se vi è piaciuta, o volete insultarmi, vi prego di commentare. (mi rendete una bambina felice anche se criticate se le critiche sono costruttive thx.)

  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS) / Vai alla pagina dell'autore: Dihanabi