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Autore: mouthless    24/08/2017    1 recensioni
{ twinleafshipping | Dawn centric | possibile ooc | basato sulla storyline di Pkmn Perla/Diamante | presenza di headcanons }
Tratto dal primo capitolo:
"Se avesse dovuto scegliere una parola per descrivere il loro primo incontro, avrebbe scelto inaspettato. Ma anche inopportuno, tempestivo, estemporaneo.
Se avesse dovuto scegliere un'unica parola e il silenzio che ne seguiva, semplicemente non avrebbe scelto nessuna parola, alla fine.
Non era brava con le parole, Dawn. [...]"
Piccole avvertenze::
-La storia segue la trama e l'ambientazione del videogioco Pokémon Perla/Diamante, fatta eccezione per l'aggiunta di alcuni miei headcanon.
-Possibile ooc per alcuni personaggi.
-Per una semplice questione di comodità, i personaggi e i luoghi portano i nomi della versione inglese del gioco.
-Ho deciso di considerare Lucas nei panni del player, il racconto è principalmente incentrato su Dawn come assistente del Prof. Rowan.
-La pairing della Twinleafshipping è presente come tema principale, se non è ben accetta ai vostri gusti personali siete pregati di comportarvi da persone educate e ragionevoli o di cercare letture alternative.
Troverete avvertenze più dettagliate all'interno, accompagnate anche da qualche motivazione nel caso.
Buona giornata.
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Barry, Lucas, Lucinda, Prof Rowan, Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC, Otherverse | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Videogioco
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Il rosmarino (Rosmarinus officinalis, L., 1753) è un arbusto appartenente alla famiglia (tassonomia) delle Lamiaceae e al genere Rosmarinus. Il nome del genere deriva dalle parole latine ros (rugiada) e maris(del mare).
Il rosmarino era anticamente associato ai rituali funebri: si bruciavano rami di rosmarino come incenso e si ponevano rami di questa pianta tra le mani dei defunti come simbolo dell'immortalità dell'anima. A causa forse che erano le guerre a procurare il maggior numero di morti all'epoca, il rosmarino era sacro al dio della guerra, Ares (o Marte per i Romani).
Si riteneva anche che il rosmarino rendesse più acuta la memoria e facesse sì che ricordi remoti si presentassero alla mente con grande chiarezza. Per questo motivo gli studenti romani erano soliti affrontare esami particolarmente impegnativi portando sulla testa coroncine di rosmarino.
Nel Medioevo veniva ancora utilizzato come incenso, ma per scacciare spiriti maligni e streghe durante gli esorcismi.
Il profumo persistente di questo arbusto rappresentava anche la durevolezza di un sentimento d'affetto o d'amore e per questo motivo il rosmarino veniva utilizzato nelle pozioni magiche che avrebbero dovuto suscitare l'amore.
Secondo altre credenze un rametto di rosmarino posto sotto al cuscino prima di dormire avrebbe tenuto lontani gli incubi e favorito sonni sereni.
Tutte le tradizionali credenze sul rosmarino sono accorpate nell'attuale simbologia di cui questo arbusto è caricato nel linguaggio dei fiori. Significa memoria, ricordo, affetto e amore duraturi, il rosmarino simboleggia anche profonda e duratura lealtà.



 

Fresca e libera, dove nuove foglie respirano! Era sempre stato il motto di Twinleaf Town, una piccola città situata nella parte sud-occidentale della regione di Sinnoh. Una cittadina in cui l'aria profumava di foglie fresche, il luogo ideale per l'inizio di un'avventura, che accoglieva i suoi abitanti con la stessa premura con cui una madre stampa sulla fronte del proprio figlio un bacio ogni mattina come bonaugure, un buon augurio per la giornata. Proprio tra le braccia di una così attenta matrigna, anni prima erano venuti alla luce due giovani, il cui futuro prospettava un successo dal retrogusto amarognolo come portata principale accompagnato da risate ed attimi fuggenti nel vento. Quello stesso vento che, dai primi minuti di vita dei pargoli sino ai giorni correnti, aveva cantato alle loro orecchie parole persuadenti, incoraggianti, entusiasmanti, incentivanti, accattivanti. Racconti di terre lontane ed inni all'avventura.

Una finestra aperta su un mare grigio in tempesta negli occhi di uno, un campo di girasoli in un fresco pomeriggio di primavera nella chioma dell'altro. 
Erano sempre stati estremamente disparati, Lucas e Barry. Per loro, disparati significava inevitabilmente anche complementari. Era stato deciso dal destino, così come li aveva fatti sbocciare a pochi passi di distanza aveva anche buttato carboni nei loro cuori ardenti al primo incontro. Ai due bastò semplicemente incrociare gli sguardi per capire che sarebbero stati amici inseparabili per tutta la vita.

In inverno la cittadina faceva scoprire un suo lato accuratamente nascosto, così magico che solo un incantesimo altrettanto speciale poteva rivelare: la neve.
Lucas detestava vestirsi di tutto punto per coprirsi dal gelo ma, come ogni volta del resto, finiva per farsi trascinare dall'allegria di Barry. Barry era tante cose, specialmente due: contagioso e raggiante.
Tra una nevicata e l'altra, i due bambini si divertivano a giocare con la neve fino a quando non era proprio il vento, con una gelida carezza sulla punta del naso, ad invitarli a rientrare.

In primavera erano soliti recarsi al lago a nord della città, il Lake Verity, che aveva catturato la loro curiosità affascinandoli sin da subito con le sue leggende ed i suoi misteri.
C'era un giovane uomo, un vicino di casa, amante dei Bidoof. Era un ragazzo gentile e solare, che tutte le prime domeniche del mese bussava di porta in porta per distribuire allegria, sorrisi e dolci preparati con amore dalla sua compagna. Era un fotografo, un'anima appassionata e completamente dedita all'arte; Barry e Lucas videro per la prima volta il Lake Verity così, di sfuggita, in una delle foto del vicino. E fu stesso lui ad accompagnarli alla scoperta del posto, il giorno seguente.
Fu uno sguardo a far nascere quel legame profondo fra i due ragazzi, il primo, e, così come era successo tante altre volte, sarebbe bastato uno sguardo per capire se un ricordo fosse stato degno da incorniciare e custodire o da abbandonare con le foglie e la polvere al vento. 
Era stato uno sguardo a farli affezionare al lago.
Era stato uno sguardo a farli appassionare ai Pokémon.
Era stato uno sguardo a farli innamorare della vita, e del mondo.

In estate si spostavano verso sud, concentrando completamente la loro attenzione sul laghetto difronte casa di Lucas.
Dire che Barry detestasse pescare sarebbe stata una mezza bugia, nonostante finisse sempre per tornare a casa con un muso lungo, la maglia tutta bagnata e le stelle che gli sorridevano dal cielo limpido. Ecco che, nelle sue mancanze, metteva piede l'altro, aiutandolo a ritornare sul sentiero ciottolato sicuro. Che si completassero era un dato di fatto e un'inevitabile verità, quasi fossero stati creati appositamente uno ad incastro rispettivo con l'altro; come se fossero stati due metà precise di quella che, una volta, era un'unità.

In autunno erano più spensierati che in qualsiasi altro periodo dell'anno. Sarebbero stati ore con gli occhi fissi sul terreno come attirati da una potente calamita, nell'intento di collezionare foglie colorate perse dagli alberi tutt'intorno al villaggio. E si divertivano a giocarci, con i loro amici alberi. Si stendevano sul soffice tappeto di fogliame ed erbetta, accoccolati fra le grosse radici, a contare le poche penne gialle, rosse e arancioni ancora attaccate ai rami, e dai rami il loro sguardo passava oltre, al cielo, ora azzurro ora grigio, perennemente contornato da nuvole al pari di addobbi festivi.
Uno dei loro passatemi preferiti, però, era spargere il miele sulle cortecce, perché sapevano che avrebbero potuto osservare i Pokémon che presto sarebbero arrivati dalla finestra della camera di Barry, mentre addentavano con allegria e stupore un giorno un panino, un giorno un biscotto, lasciando tracce di terriccio sparse su tutto il pavimento.

Dawn non se ne accorse. O meglio, non subito. Fu l'atteggiamento del professore nei confronti delle due nuove facce incontrate che le fece aprire gli occhi. Se un attimo prima era stata diffidente, ora era curiosa. Si sentiva attirata, in qualche modo e per qualche strano motivo, a lei ancora sconosciuto. E sentiva come un subbuglio nel suo stomaco, che i due ragazzi possedessero qualcosa di speciale, qualcosa che lei, nei suoi anni di vita, ancora non era riuscita a scoprire ed imparare. Per questo motivo decise di cambiare piede con cui partire e di appoggiare il suo professore nella scelta che aveva appena silenziosamente fatto. Confrontandosi con il suo io, come era solito operare.

Aveva preso una decisione, ed era proprio per quella decisione, giuratasi di annaffiare giorno dopo giorno senza privarla mai di attenzioni, che si ritrovava in quel momento cruciale della sua esistenza in piedi davanti all'uscio del laboratorio del suo mentore.
Con una leggera brezza che le spostava delicatamente i capelli, riuscì a sentire finalmente qualcosa. Le bastò un attimo per capire che, quel qualcosa, lo avrebbe rincorso, afferrato, abbracciato e custodito per sempre, mentre con occhi che non si accendevano da tempo fissava un berretto rosso avvicinarsi in lontananza.

sorrise, come non faceva da tempo.

 

 
   
 
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