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Autore: The berlin burning rose    24/08/2017    2 recensioni
[Berlin]Eins: Jakob - Never let you down; Jakob si sentiva un fallito.
Zwei: Christa - Fall to pieces; Christa si sentiva fragile.
Drei: Timo - Numb; Timo si sentiva perso.
Vier: Britta - Mrs. Potato Head; Britta si sentiva respinta
Fünf: Bernd - Heroes; Bernd avrebbe voluto sentirsi un eroe.
Sechs: Wolfrun - Nobody's home; Wolfrun si sentiva privata dalla gioia.
Sieben: Büchner 2 - Wish you were here; Büchner 2 si sentiva solo.
Acht: Claudia - Take me away; Claudia si sentiva troppo grande.
Genere: Generale, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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BerlinDeutsche Melodie.

A Fabio Geda e Marco Magnone, che mi hanno fatto conoscere la bellezza di Berlino e del Reichstag.

 

 

Eins: Jakob - Never let you down (Wookid)                               

                                                          

Will you come along cause I'm about to leave this town

In my eyes, a waterfall, all I can hear, a siren call

Could you be waiting by the shore, oh I could drown without you

Will you be holding out the line when I fall?

 

Jakob si sentiva un fallito. Tutti gli dicevano che lui fosse troppo buono. Bernd, Büchner 2, Timo, persino Britta. Anche Sven, glielo diceva. Dicevano tutti che lui pensasse prima agli altri, poi a se stesso. E Jakob aveva sempre pensato che quella, fosse una cosa buona e giusta.

E invece.

Invece finiva sempre che gli altri si approfittassero di lui.

E Christa. Christa, lei non l'avrebbe mai e poi mai lasciata andare, anche se lo aveva fatto sentire uno schifo, anche se lo aveva rifiutato, ferito. Ma lui la amava ancora, e sempre si ripeteva che sarebbe stato così fino alla fine, fino a che tutto fosse finito. Avrebbe sempre pensato prima a Christa, alla ragazza dai capelli lunghi e biondi, dall'aspetto fragile ma dal carattere forte e spigliato. Ma Jakob si sentiva comunque un fallito. Un ragazzino di quindici anni, dopotutto, che vuoi che sappia fare?

Non sapeva come c'era arrivato, a guidare i ragazzi del Gropius. Chi lo aveva eletto? Non ricordava nemmeno perché Sabine lo avesse convinto a candidarsi.

"Sei grande", gli diceva sempre Bernd. Bernd. Come avrebbe fatto, adesso, senza di lui? Era perso, completamente. Era rimasto da solo, senza una vera spalla. Timo lo sosteneva, sì, ma non lo incoraggiava. Sapeva, Jakob, quanto il ragazzo più grande fosse freddo e di come non facesse mai trasparire le emozioni che provava davvero, era suo amico, ma non avrebbe mai sostituito quello che, una volta, era stato suo fratello.

E poi, si era reso conto di essersi fatto una promessa, una volta. Aveva promesso a se stesso, e a Bernd, che avrebbe prima pensato alla vita dell'amico, e poi alla sua.

Aveva fallito.

E avrebbe fallito anche tante altre volte.

E avrebbe fallito con Christa, ma l'avrebbe protetta con tutte le sue forze.

 

I'll never let you down, never let you down

Never let you down, never let you down

I'll never let you down, never let you down.

 

 

Zwei: Christa - Fall to pieces (Avril Lavigne)

 

If I had my way

I'd never get over you

Today's the day

I pray that we make it through

Make it through the fall

Make it through it all.

 

Christa si sentiva fragile. Fragile per amare, fragile per resistere. Fragile per la solitudine nella quale, a volte, si trovava.

E lei, Jakob, lo amava.

Lei Jakob lo ammirava, lei a Jakob avrebbe dato tutto. E avrebbe voluto amarlo, e avrebbe voluto restare per sempre al suo fianco.

Aveva mentito, lo sapeva. Aveva mentito al ragazzo che amava, sapeva soprattutto questo.

Lui, a lei, piaceva. Le piaceva da morire. Ed era proprio per questo che lo aveva lasciato andare.

Christa era fragile, Christa, che una volta era stata incapace di mentire, ora aveva detto un'enorme bugia, che la faceva star male.

Che le faceva spezzare il cuore ogni volta che vedeva Jakob piangere, anche se lo faceva quando era solo. E la vicinanza, l'affinità con Jakob, le mancava così tanto da sembrare soffocarla.

E no, Timo non le piaceva. Sembrava che fosse così, all'inizio. Per entrambi. Ma Timo a lei non era interessato, Timo voleva soltanto sopravvivere da solo, solo con Verme. E a lei, nonostante tutto, andava bene. Lei lo rispettava, lo ammirava, ma Jakob, Jakob non lo avrebbe mai scordato.

Le bugie che aveva detto, erano a causa della sua fragilità. Della sua paura di cadere a pezzi, della sua paura di crollare se Jakob avesse cambiato idea, o fosse andato via da lei e dai suoi compagni.

Christa aveva deciso di proteggere se stessa e Jakob.

Più se stessa.

Perché era una codarda, una codarda fragile, vigliacca, falsa e bugiarda.

E avrebbe dato di tutto per rivivere quel momento, riabbracciare Jakob e rimettere ogni cosa a posto.

 

And I don't want to fall to pieces

I just want to sit and stare at you

I don't want to talk about it

And I don't want a conversation

I just want to cry in front of you

I don't want to talk about it

'Cause I'm in love with you.

 

 

Drei: Timo – Numb (Linkin Park)

 

I'm tired of being what you want me to be

Feeling so faithless, lost under the surface

I don't know what you're expecting of me

Put under the pressure of walking in your shoes

Every step that I take is another mistake to you.

 

Timo si sentiva perso. Confuso, completamente intorpidito. Come se il mondo che gli era intorno fosse solo la sua immaginazione. Avrebbe voluto che fosse così. Non era riuscito a credere a Rolf, la prima volta. Quando gli aveva detto che non era suo padre. Tutta la sua vita era una menzogna. Aveva odiato Rolf, aveva odiato Babette, aveva odiato il suo vero padre. Aveva odiato ogni cosa che lo circondava. La rabbia era penetrata nelle sue membra, letale, violenta, e insieme al sangue che gli scorreva nelle vene, sentiva un moto di violenza e rancore, in tutto il corpo.

Ma la rabbia era sbollita, sì.

Non era più il ragazzino immaturo del Reichstag a cui piaceva fare a botte per gioco, a cui piaceva fare da bullo ai bambini più piccoli. No.

Ma chi era? Chi era, Timo?

Non si riconosceva più.

Non sapeva più come sentirsi, non sapeva più se reagire o rimanere immobile, come un burattino apatico. E non riusciva nemmeno più a piangere, non riusciva più ad arrabbiarsi. Era diventato una bambola di carne e pelle che non riusciva a reagire, che riusciva solo a chiedersi chi, e cosa fosse.

Non provava affetto nemmeno più per Jakob, o Christa, o Britta.

Non capiva se stesso, e questo lo costringeva ad allontanare i suoi amici.

L'unico a cui davvero voleva bene, era Verme. Verme non lo aveva mai lasciato. Verme non era una bugia. Verme era l'unico frammento di verità che aveva, della vecchia vita. Il bambino era rimasto con lui. Non era scappato, non gli aveva rivelato di essere una falsità, una favoletta raccontatagli da bambino, non come Claudia, non come le cose che gli diceva sua mamma, non come Rolf e nemmeno come Bertrand. E quando Jürgen era con lui, beh, era in quei momenti, che il ragazzo riusciva davvero a sentirsi Timo.

 

I've become so numb, I can't feel you there

Become so tired, so much more aware

By becoming this all I want to do

Is be more like me and be less like you

 

 

Vier: Britta - Mrs. Potato Head (Melanie Martinez)

 

Kids forever, kids forever

Baby soft skin turns into leather

Don't be dramatic it's only some plastic

No one will love you if you're unattractive

 

Britta si sentiva respinta. Si sentiva brutta, stupida, inutile per Gropiusstadt, per l'Havel. Avrebbe voluto piacere almeno a qualcuno, e non solo a Christa e a Nora.

I ragazzi non la volevano, perché il più delle volte pensavano che lei fosse un'idiota, una buona a nulla. E Britta rideva, la prendeva scherzando, la cosa. Ma in realtà non si sentiva così. Si sentiva piangere il cuore, si sentiva talmente inutile da voler soltanto chiudersi in una camera e restar lì a piangere.

E c'era stato un ragazzo che a lei piaceva. E che le aveva rivelato di essere innamorato di lei.

Solo che quel ragazzo non c'era più.

Bernd le mancava più di ogni altra cosa.

Ora, era lei a prendersi cura della piccola Nina, sempre col sorriso, perché, come diceva sua nonna, quando Britta sorrideva, era bellissima.

E Britta, bellissima, voleva davvero esserlo. Almeno sentirselo.

A Nina diceva che Bernd ora era in Paradiso, il Paradiso in cui erano anche suo fratello Ferdinand e la sua mamma. E la piccola non reagiva, si limitava solo ad accennare un piccolo sorriso, a battere le mani in un modo tutto suo. Disegnava sempre, disegnava Bernd.

"Se lo disegno, tornerà da me, Britta?"

E Britta la aveva abbracciata, rassicurandola. Non le aveva mentito, semplicemente non aveva risposto. Ed era scoppiata a piangere.

Poi, però, era arrivato qualcun'altro. Qualcun'altro che era più simile a lei di quanto pensasse.

Qualcuno che aveva perso tutto, qualcuno che aveva perso il fratello e che era completamente a pezzi. E Britta, quei pezzi, voleva rimetterli insieme.

E un giorno, questo ragazzo, l'aveva presa per mano, l'aveva abbracciata, con le lacrime agli occhi, e le aveva chiesto di proteggerlo. E Britta lo avrebbe protetto. Lo avrebbe amato. Proprio come aveva fatto con Bernd. E finalmente, si sentiva bellissima.

 

Oh Mrs. Potato Head tell me

Is it true that pain is beauty?

Does a new face come with a warranty?

Will a pretty face make it better?

 

Fünf: BerndHeroes (David Bowie)

 

I, I will be king

And you, you will be queen

Though nothing, will drive them away

We can beat them, just for one day

We can be heroes, just for one day

 

Bernd avrebbe voluto sentirsi un eroe. Sognava di poter salvare qualcuno, poter salvare Jakob, Britta, gli altri e se stesso dal virus.

Voleva essere un eroe, anche solo per un giorno.

Ferdinand e sua madre gli dicevano sempre che tutti sono eroi, gli eroi che servono al mondo per cambiarlo, migliorarlo, riempirlo di vita.

Bernd ci aveva sempre creduto, ogni giorno. Ma non riusciva a sentirsi un eroe.

Avrebbe voluto essere l'eroe che salva il mondo da un'apocalisse, che difende le proprie opinioni e i propri pensieri e che protegge le ragazze e gli amici.

Era sempre stato molto, molto timido. Era estroverso, ma timido. Non gli piaceva mostrare le sue paure, ma ci riusciva sempre, in qualche modo.

Tipo quella volta in gita, sul ponte. Ogni volta che ci pensava, si vergognava di se stesso.

Poi, però, pensava a come Jakob lo aveva difeso, e sorrideva.

Pensò che sono gli amici, a renderti un eroe. A farti rialzare, a farti ridere e a sostenerti, a tirar fuori le parti migliori di te.

E Bernd pensava anche che con i suoi compagni, l'eroe lo era stato.

Anche solo per un giorno, anche solo per quei tre anni.

Loro c'erano. Loro lo sostenevano.

E lui sosteneva loro.

Nina. Nina, sosteneva.

E gli amici, i compagni di quel mondo fantasma, gli mancavano. Gli mancava sua sorella, gli mancava il suo migliore amico, quello che per lui era come un fratello. Gli mancava la sua dolcissima Britta, gli mancava da morire.

Li guardava dall'alto. Sorrideva, quando li vedeva ridere.

E sì, che lui fosse stato un eroe, ancora lo pensava.

 

Though nothing, will keep us together

We could steal time, just for one day

We can be heroes, forever and ever

What'd you say?

 

 

Sechs: Wolfrun - Nobody's home (Avril Lavigne)

 

I couldn't tell you

Why she felt that way

She felt it everyday

And I couldn't help her

I just watched her make

The same mistakes again

 

Wolfrun si sentiva privata dalla gioia. Veniva respinta da tutti, ognuno, a Berlino, tranne alle persone che di lei avevano paura. Pensavano che lei fosse pazza. Matta da legare, insomma.

La sete di potere, la voglia di essere il centro di tutto, la voglia che Berlino appartenesse solo a lei. Non solo Berlino Ovest. Tutta quanta.

Sognava di dominare la Germania, essere a capo del Mondo. Ma quella, quella non era cattiveria.

Lei voleva solo indietro la sua Dorothea.

Pensò che se lei fosse stata il capo, la droga non sarebbe esistita assolutamente. Avrebbe spazzato via tutto il male, avrebbe definitivamente chiuso ogni discoteca, e se fosse stato così, sua sorella sarebbe stata ancora con lei.

Avrebbe voluto solo il bello, solo la gioia, la libertà, quando era piccola. Avrebbe aperto un maneggio bellissimo, come diceva sempre a Dorothea.

Avrebbe reso migliore il mondo, più bello e più libero.

Era quello, il suo sogno. Da quando era bambina.

Come quando sentiva quelle storie sul nazismo, e sull'America che aveva liberato gli Ebrei. Lei avrebbe voluto essere una di quei soldati americani che lottavano per la libertà.

Solo che adesso, con tutto il male che c'era nel mondo, pensava che la gioia fosse solo qualcosa riservata alle persone che meno lo meritano.

Non voleva più la gioia.

Voleva la morte, voleva la violenza.

O almeno così voleva far credere.

Wolfrun avrebbe solo voluto riabbracciare Dorothea.

Wolfrun avrebbe solo voluto tornare a casa.

Anche se, a casa, non avrebbe trovato nessuno.

 

She wants to go home

But nobody's home

That's where she lies

Broken inside

With no place to go

No place to go

To dry her eyes

Broken inside.

 

 

Sieben: Büchner Due - Wish you were here (Pink Floyd)

 

So, so you think you can tell Heaven from Hell, blue skies from pain.

Can you tell a green field from a cold steel rail?

A smile from a veil?

Do you think you can tell?

 

Büchner Due si sentiva solo. Tutti gli dicevano che non lo fosse. Glielo diceva Jakob, glielo diceva Britta.

Ma lui era così che si sentiva.

A lui mancava suo fratello, quello che era stato l'unica cosa che lo faceva sorridere.

Da quanto, non sorrideva?

Tanto, pensò.

Troppo, si ripeté.

I compagni di Gropius cercavano di farlo reagire, ma lui rispondeva con occhiatacce, monosillabi, o quei "voglio stare da solo", che non facevano altro che creare altre crepe nel suo cuore già spezzato.

E Büchner Due non voleva che il suo cuore si rompesse completamente.

Non piangeva, nemmeno. Da tempo.

Aveva perfino dimenticato come si facesse, e a volte nemmeno ricordava come si chiamasse.

Louis. Si chiamava Louis Büchner.

E senza François, che senso aveva farsi chiamare ancora in quel modo?

Con suo fratello, era andata via anche la sua identità.

Era sbiadita, era quasi sconosciuta. Lui, senza François, non era niente.

Aveva passato tutta la vita con lui, con il suo gemello, e adesso?

Sapeva che non gli rimaneva tempo. Ma quel tempo, quegli ultimi giorni, avrebbe voluto passarli con lui.

E invece, il destino, aveva voluto così.

Avrebbe voluto che Büchner Uno, come lo chiamavano sempre, fosse stato ancora con lui.

Ancora lì.

Fino alla fine.

 

How I wish, how I wish you were here.

We're just two lost souls swimming in a fish bowl, year after year,

Running over the same old ground.

What have we found?

The same old fears.

Wish you were here.

 

 

Acht: Claudia - Take me away (Avril Lavigne)

 

I cannot find a way to describe it

It's there inside, all I do is hide

I wish that it would just go away

What would you do, you do, if you knew

What would you do

 

Claudia si sentiva troppo grande. Come soffocata, oppressa, in quell'enorme città fantasma che era Berlino, ma che a lei era sempre sembrata troppo stretta. Fin da piccola, era sempre stato così. Voleva andar via, correre da qualche altra parte, in cerca del posto a cui apparteneva.

Voleva che qualcuno la portasse via da lì.

Da sola, aveva paura. Ma non voleva ammetterlo.

Sarebbe voluta scappare con Timo.

E maledisse la sua mania di potere, maledisse la cattiveria e la pazzia con la quale lo aveva trattato.

Dopotutto, era ancora lui a piacerle. Non Roberto, né nessun altro.

Con Roberto, non sarebbe mai fuggita. Avrebbe fatto solo danni, quel buono a nulla.

Dove cercava Timo, trovava lacrime e sensi di colpa.

Trovava tristezza, ogni volta che provava ad avvicinarglisi e lui la respingeva.

Il suo cuore ogni volta si spezzava.

Timo non era neanche più lo stesso, e se lei pensava che fosse cambiato in negativo, beh, quanto si sbagliava.

Se ne rese conto quando lo vide aiutare una bambina, una volta. Non sapeva chi fosse, quella ragazzina.

La bambina, in ogni suo movimento, sembrava vivere in un mondo completamente suo, un mondo che sembrava essere bellissimo. Il mondo in cui, forse, Claudia avrebbe voluto essere.

E voleva conoscerla, quella bambina.

Voleva sapere come si chiamasse.

Nei suoi occhi, ci vedeva se stessa.

Quando ancora Claudia viveva nel suo bellissimo mondo immaginario, dove poteva correre senza farsi male, senza che i polmoni le andassero a fuoco per la stanchezza data dal virus, dove poteva vivere con la sua adorata mamma.

Avrebbe tanto voluto tornarci.

 

All the pain I thought I knew

All the thoughts lead back to you

Back to what was never said

Back and forth inside my head

I can't handle this confusion

I'm unable, come and take me away.

 

 

 

Nota dell’autrice.

 

Ehi, gente.

So bene che in pochissimi leggeranno questa raccolta, dato che la saga di Berlin, purtroppo, è sottovalutata.

A parer mio, questa Saga mi ha praticamente cambiato la vita. In meglio.

Sono di ritorno da Berlino, purtroppo. Vorrei vivere lì, mi è piaciuta davvero tanto, e per questo, ho solo da ringraziare infinitamente gli autori di questi fantastici libri.

Mi piacerebbe tantissimo una recensione, anche se non conoscete, probabilmente, la saga.

Ho preso questa cosa anche un po’ per farli conoscere, questi libri, perché, secondo me, meritano davvero.

E, sì, per chi ha letto la saga, come si può notare sono indecisissima tra la coppia di Britta e Bernd o quella di Britta e B-Due. Ma ora che Bernd è morto – purtroppo - Britta e B-Due a vita.

Fabio e Marco (sì, scusate la confidenza), se state leggendo, e se avete letto, sappiate che avete migliorato il mio modo di vedere le cose e di vivere (e lo ha cambiato anche un certo ragazzo berlinese di nome Timo). E infine, Jakob e Christa, insieme, per me resteranno sempre una combinazione meravigliosa.

 

- Bianca.

   
 
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