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Autore: Fielda    25/08/2017    2 recensioni
“Non puoi vergognarti per qualcosa che ha trasceso lo spazio e il tempo! Qualcosa che è venuto prima di loro!”
“Se voglio sotterrarlo non è perché me ne vergogno” ribatté lei, mantenendo la calma. “Le nostra strade si sono divise tempo fa. È inutile rivangare quello che avrebbe potuto essere”
“Quello che avrebbe dovuto essere!” sbottò lui al culmine dell’ira, alzandosi e andando a piantare le mani nella balaustra del balcone, come a voler sfogare contro il mondo il veleno che covava dentro.
***
Tratto dall’ultimo capitolo:
“Rukia, vuoi dirmi qualcosa?”
Rukia tornò a guardarlo. Aveva gli occhi lucidi e le labbra tremavano dai pensieri che non riusciva a buttare fuori.
“Non lo so”
- Spudoratamente Ichiruki -
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Inoue Orihime, Kuchiki Rukia, Kurosaki Ichigo, Renji Abarai
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo
Capitoli:
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Nei mesi che avevano preceduto l’addio al celibato di Ichigo, Rukia aveva elargito largamente favori a colleghi e sottoposti in vista di momenti più opportuni in cui quei favori le sarebbero tornati indietro. Aveva dovuto rinunciare all’addio al nubilato di Orihime, ma questo le aveva concesso più sicurezza riguardo le altre due visite a Karakura, per lei più importanti perché in vista del suo obiettivo principale, far felice il suo migliore amico.
 
Alcuni di questi favori le avevano richiesto sforzi considerevoli, ma mai si era tirata indietro né aveva anche solo pensato di rinunciarvi. Rivedere Ichigo, organizzare la festa per lui e presenziare al suo matrimonio erano per lei fini più che meritevoli di ogni sforzo di cui lei fosse capace.
 
Renji una volta aveva osservato scherzosamente che non si era attivata con così tanto vigore nemmeno quando si erano sposati; Rukia aveva sorvolato sul commento, tuttavia, nella quiete della sua solitudine, non aveva potuto che dargli ragione. Ichigo era una persona estremamente importante per lei, e su questo non c’erano dubbi; ma forse era persino la più importante in assoluto, e ciò creava non pochi problemi, soprattutto alla sua coscienza.
 
Era una consapevolezza che aveva tardato e faticato a imporsi nella sua mente; eppure c’erano troppi fattori combacianti che non potevano essere ignorati.
 
L’unico freno che le era rimasto era il dubbio se Ichigo ricambiasse questo struggimento; ed era un dubbio che avrebbe preferito non chiarire, ma che invece era diventato nitido come un’immagine riflessa quella notte della loro riunione, la sera prima che venisse a sapere del loro matrimonio.
 
Si era distaccata, aveva cercato di farsi da parte e non irrompere con prepotenza nel cuore e nella mente di Ichigo, pur compiendo violenza contro sé stessa e i suoi sentimenti; aveva tentato con ogni mezzo di scansare l’inevitabile, di occultare l’evidente, aveva davvero provato a lasciarlo alla sua vita, a farlo concentrare su ciò che aveva e non su ciò che desiderava, ma era bastato un rapido gesto, un cenno di un istante, a decretare il suo clamoroso fallimento.
 
Un movimento di pochi centimetri, in cui erano racchiuse tutte le più dolci e pericolose delle emozioni: la confidenza più profonda, accompagnata dalla più sincera spontaneità; e la malizia, quella che fa fremere le membra, libera e spensierata.
 
Ichigo aveva approfittato delle gocce alcoliche scivolate sul suo decolleté per posarvi sopra dei baci, tanto leggeri quanto spontanei, come se le sue labbra fossero abituate a trovare il contatto con quella pelle, come se i loro corpi fossero avvezzi a incrociarsi in intime vicinanze.
 
Fu colta da un brivido quando la sua mente lasciò che quel gesto ripercorresse la sua pelle.
 
Si alzò e corse a chiudersi in un bagno.
 
Non voleva vedere nessuno, la sua faccia doveva essere terribile; un misto di turbamento, eccitazione, stupore e di nuovo turbamento.
 
E tutte erano legate dallo stesso spaventoso filo conduttore: gli era piaciuto, pur essendo un gesto appena percettibile, pur avendo oltrepassato il confine del lecito di un solo soffio, pur risultando lo sbandamento di un istante subito rimpianto, gli era piaciuto da morire.
 
Chiuse la porta dietro di sé e si abbandonò contro il muro del gabbiotto. Chiuse gli occhi, ispirando ed espirando lentamente, nella speranza che il tempo placasse quel tremore, quella voglia pazza di andarlo a cercare e gettare all’aria ogni cosa per compiere finalmente ciò che, a detta sua, avrebbe dovuto essere.
 
***
 
Ichigo raggiunse la balconata, popolata da piccoli gruppi di persone dai toni vivaci.
 
Sperando di non essere riconosciuto da nessuno, si mise in un angolo e chiuse il viso tra le mani, appoggiando i gomiti alla balaustra.
 
Anche se gli avrebbe fatto comodo attribuire quel gesto avventato all’alcol, la sua coscienza non faceva che lapidarlo di sensi di colpa da un lato, mentre dall’altro l’orgoglio cercava di raccogliere i suoi frantumi, distrutti e sparpagliati da quello che vedeva come l’ennesimo rifiuto.
 
Ciò che regnava sovrana era l’irrazionalità; com’era possibile essersi rammaricato per il rifiuto di Rukia se era in procinto di sposarsi? Com’era possibile che gli fosse venuto così spontaneo cercare un contatto intimo con una donna che non era la sua futura moglie, e risentirsi perché questa non aveva reagito?
 
Quale persona orribile farebbe questo alla propria fidanzata?
 
Lui non era un egoista, non lo era mai stato. Non aveva mai esitato un solo istante a mettere a repentaglio la sua vita per un amico; più volte aveva affrontato la morte pur di proteggere qualcuno che gli stava a cuore. Spesso il destino di migliaia di persone si era trovato nelle sue mani, ma lui aveva sempre superato sé stesso pur di essere all’altezza del nemico.
 
Forse, era proprio a causa di questo innato altruismo che si era ritrovato, una volta spentasi ogni minaccia, insieme a una donna che aveva sempre visto come una semplice amica; una donna che sì, rispecchiava ogni canone di bellezza femminile, era fedele, dolce e devota, ma per cui, al contrario di ogni aspettativa, erano stati necessari anni perché potesse dire di ricambiare i suoi sentimenti.
 
Sentimenti che sono sembrati quasi fasulli quando aveva scoperto, qualche tempo addietro, che Rukia versava nella sua medesima condizione.
 
Non si era mai fatto certe domande finché la guerra dei mille anni non era finita; ma, quando aveva cominciato a farsele, era ormai troppo tardi.
 
Forse era colpa sua, forse aveva dato troppo per scontato. Ciò che lo legava a Rukia era concreto e palpabile, tanto che tutti, intorno a loro, ne erano sempre stati consapevoli. Era colpa sua, poiché invece di trovare una soluzione – come era sempre riuscito a fare, dannazione – l’aveva lasciata andare e si era unito a un’altra donna semplicemente per farla contenta.
 
Ma ora era troppo tardi per cambiare le cose. Lei era sposata, lui lo sarebbe stato a breve, entrambi avevano figli e una vita stabile nei rispettivi luoghi di appartenenza.
 
Non c’era nulla che potesse fare.
 
Nulla...
 
...
 
 
Nulla.
 
Se avesse ragionato così, poco prima di affrontare Ulquiorra, o Aizen, o Yhwach, a quest’ora non esisterebbero né lui, né i suoi amici, né il suo né l’altro mondo.
 
Solo perché non c’erano in ballo delle vite significava che Rukia non valeva la pena?
 
Una morsa di rabbia gli strinse il cuore.
 
Rukia valeva la pena.
 
Rukia valeva il cuore spezzato di Renji, quello in frantumi di Orihime, i giudizi e le critiche dei loro figli e di ognuno dei loro amici.
 
Loro non avrebbero capito, ma lui avrebbe smesso di sacrificarsi per la felicità dei molti.
 
La felicità che gli interessava era di altri.
 
“Ichigo, stai bene?”
 
Era Chad, l’alcol non sembrava avere effetto su di lui.
 
“Dov’è Rukia?” domandò, senza rendersi conto di essere rosso di rabbia.
 
“L’ho vista andare in bagno” rispose lui, preoccupato e, prima che potesse aggiungere altro, Ichigo sgusciò dal suo raggio d’azione.
 
Raggiunse il bagno delle donne e senza esitare sbatté giù la porta.
 
Un paio di ragazze davanti agli specchi se ne andarono in tutta fretta.
 
La porta di un gabbiotto si aprì.
 
“Ichigo?”
 
Forse si aspettava di trovarla in lacrime, divorata dagli stessi tormenti che inghiottivano anche lui; invece era seria, contrita, quasi spaventata. Come se non le interessasse granché di lui, della situazione, come se fosse solo dispiaciuta per aver creato tanto caos. Possibile che la loro angoscia fosse così asimmetrica?
 
“Rukia, ho bisogno che tu sappia una cosa”
 
Si avvicinò a lei, e lei arretrò di qualche passo, tornando con le spalle al muro. Quasi come se temesse di essere toccata.
 
“Non sentirti in dovere di rispondermi adesso. Voglio sapere cosa pensi... ma voglio saperlo quando avrai la mente fredda”
 
“Tu non hai la mente fredda” obiettò Rukia con la consueta sicurezza.
 
Ichigo sbatté una mano contro il muro, a una spanna dalla testa di Rukia, ma lei non fece una piega.
 
“Smettila di essere così fottutamente razionale e ascolta per un solo istante quello che vuoi, non quello che devi
 
Rukia alzò in mento, fiera e dura come un macigno.
 
“Non posso, Ichigo”
 
L’uomo si chinò su di lei, furioso come poche altre volte era stato.
 
“Se l’avessi pensata così anni fa, io sarei morto per mano di un hollow”
 
Rukia distolse lo sguardo e Ichigo capì di aver colpito nel segno.
 
“Era diverso. Tu stavi rischiando la vita ed era mio dovere fare di tutto per aiutarti. Anche trasgredire le regole”
 
“Un conflitto di interessi in cui io sono uscito vincitore. Hai messo me davanti a tutto ancora prima di conoscermi. Cos’è cambiato da allora, Rukia?”
 
Rukia tornò a guardarlo. Era accigliata, nervosa, tesa come se volesse ardentemente defilarsi da quella situazione scomoda, ma senza avere davvero le forze per staccarsi da lui.
 
“Noi siamo cambiati. Le persone che amiamo sono cambiate. Anche le circostanze sono cambiate”
 
Sussultò quando la mano di Ichigo si posò con delicata prepotenza sul suo fianco.
 
Non sembrava scoraggiato né convinto di ciò che aveva sentito, così come non era convinta lei che lo aveva pronunciato. I suoi occhi appassionati la scrutavano alla ricerca della verità che gli veniva celata, e la sua mano scorse sotto il top sfiorando la pelle nuda della sua schiena e provocandole un brivido che non poté controllare né nascondere.
 
Rukia era paralizzata. Ichigo era così vicino che le sue capacità di giudizio sembravano scivolarle via dalle dita come sabbia, ma strenuamente si aggrappava a quel barlume di razionalità che le era rimasta e che le impediva di cedere alla sua potente aura carica di magnetismo.
 
Ichigo guardò le sue labbra, le sopracciglia aggrottate ma la bocca schiusa.
 
“Io manderei tutto all’aria per te. Tutto. Avevo bisogno che lo sapessi.”
 
Non attese una risposta, così come aveva preannunciato; si limitò a lasciarsi calamitare dalle labbra di Rukia, tanto vicino da farle sentire il proprio respiro sulla pelle, e quando lei, attratta come se le labbra di Ichigo rasentassero la vita stessa, si sporse per toccarle, Ichigo si allontanò, fuggendo da lei e da quel bagno, silente spettatore di dichiarazioni sospese.
 
   
 
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