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Autore: Soul of the Crow    26/08/2017    0 recensioni
Umani, vampiri, demoni ed angeli: quel mondo devastato avrebbe presto visto combattere queste grandi schiere.
Manca però una figura tra di esse: una che non può prendere alcuna delle due parti, che fa semplicemente il suo dovere in quel mondo fin troppo crudele con tutti. Quel qualcuno ha una sua storia, una che tenta di non far sparire per sempre, ma che saprà tenersi stretta quando ritroverà coloro che ha fallito ad aiutare anni prima?
[Dal capitolo...]
- Anche se è ciò che tu hai deciso, non significa che la cosa mi debba piacere. -
- Non mi importa. Farò di tutto per la mia famiglia. E se Guren, Shinoa o gli altri intendono usarmi, che facciano come vogliono. -
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- ... Questa è la scelta peggiore che potevi fare, ma immagino non potrò fermarti ugualmente. Non è forse così? -
- Sì. Salverò Mika, te lo assicuro. -
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- Mmm... Allora forse c'è ancora qualcosa che posso fare. -
Nel mondo dopo l'Apocalisse si aggiunge un'altra persona: un nuovo alleato per la Shinoa Squad, che necessiterà del loro aiuto per portare a termine le promesse fatte a chi le ha dato uno scopo.
[Pairings: fem!MikaYuu, altre in seguito] [AU per discostamento dagli avvenimenti del manga] [Successivo cambiamento di rating]
Genere: Generale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Mikaela Hyakuya, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Yūichirō Hyakuya
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Gender Bender
Capitoli:
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The seventh page:  red apple and sea blue


La nobiltà ed i suoi membri, di nascita più che di cuore… Il dovere verso i propri sottoposti che vanno protetti ed istruiti perché possano diventare forti e sopravvivere nel mondo intorno a loro, mettendo così le basi di quello che sarà il loro domani… Ce ne erano gran poche di persone così, e questa sembrava una cosa che la venuta dell’Apocalisse non aveva cambiato: non ci si cura più dei propri dipendenti, ma si preferisce perdersi nel lusso che si possiede e si continua ad accumulare beni a discapito di chi già crede in te e degli sconsiderati/prede facili che s’incontrano lungo il cammino. Se il mondo doveva andare avanti col meccanismo di scambio “dai e ricevi”, per l’alta società esisteva solo “tu mi dai tutto e nulla ottieni in cambio” … Per quanto marcia ed ingiusta fosse quella logica, fu proprio per questo che diventò predominante nel mondo che era la Terra prima dell’Apocalisse: chi è astuto e ingegnoso escogita ciò che più gli pare, anche senza curarsi dei mezzi, ed arriva allo scopo voluto; al contrario, se uno non è sveglio ma si vuole basare solo su impegno ed onestà, si ritroverà presto ad inginocchiarsi davanti alla dura e cruda realtà. Un’idea moralmente sbagliata, ma i fatti sono quello che sono.


Anche per gli shinigami c’era un discorso di “classi sociali”, seppure ciò che le divideva non erano le stesse differenze che separavano i nobili ed i poveri tra gli umani: i Tristi Mietitori erano divisi in tre categorie, le quali erano Geodes, Shards e Jewels.

Il “ceto” più basso erano i “Geodes”: non associati ad alcuna pietra preziosa, erano semplici mantelli scuri che, almeno a Kaguya, davano una sensazione di pesantezza ed oscurità che nemmeno Obsidian le aveva mai suscitato; erano gli umani che sulla Terra si erano suicidati e, ritornati come Tristi Mietitori, non avevano volto, corpo, nome o ricordi.
Tuttavia, si trattava appunto di “geodi”: fuori rocce senza valore ma all’interno rivestite di splendidi cristalli, questi stessi shinigami erano forse gli unici ad avere delle vie d’uscita dalla loro condizione: potevano divorare le anime degli esseri umani che stavano per morire, riassorbendo abbastanza energia da riguadagnare i ricordi. Con questo metodo, si potevano ottenere degli shinigami non dissimili dagli Shards, ma era qualcosa che i Jewels e gli altri Shards cercavano di impedire perché anime divorate da quelli erano comunque danneggiate, accumulando così Pagine della Vita che andavano riparate, oltre al fatto che i Geodes erano disposti a ferire altri umani e shinigami pur di ottenere il loro “pasto”; tuttavia, un Geode diventava così se non si era pentito di ciò che aveva fatto, che si trattasse delle cattive azioni commesse in vita o dell’atto di suicidarsi in sé. Avendo assorbito abbastanza energia dalle anime dei defunti da essersi ricordato almeno i peccati ed i motivi che hanno portato al suicidio, doveva agire come pseudo-Shard e raccogliere anime finchè non fossero passati 134 anni (il perché proprio quel numero nessuno lo sapeva) o finchè quello Shard non fosse arrivato ad occupare il posto che gli spettava, al termine dei quali diventava un’anima che veniva giudicata; se il Geode si era invece pentito di ciò che aveva fatto in vita, si trasformava direttamente in un’anima ed attendeva il giorno del suo giudizio.
Al contrario dei Geodes, Shards e Jewels erano costretti in quei ruoli: si diceva che “più in alto ti trovi nella società, più responsabilità e doveri ti ritrovi”, ed infatti per liberarsi potevano solo aspettare che qualcosa li cancellasse definitivamente.

Gli “Shards” erano shinigami che invece avevano conservato identità, personalità e ricordi di quando erano umani. Le loro erano “morti che non dovevano verificarsi” e, per descriverli bene, riusciva a pensare solo ad una vecchia frase dettale dalla principessa Amethyst: “Una persona ha solo un libro ed una penna a sua disposizione, e questi due strumenti non li potrà mai sostituire con altri durante la vita: quando l’uno esaurisce le pagine e l’altra l’inchiostro, allora si è davvero arrivati alla fine”. In sintesi, ognuno aveva una sola vita e poteva decidere cosa farne, seppure questa avesse già un limite definito; tuttavia, la Jewel dell’ametista aveva aggiunto che le “penne” dei futuri Shards si “rompevano”, facendo spargere tutto l’inchiostro sulle pagine che rimanevano. Tra le possibilità che avevano a disposizione, avevano fatto qualcosa (forse anche una roba da nulla) che aveva spezzato il corso che gli eventi dovevano seguire e cancellato gli altri percorsi che avevano davanti: di quel libri macchiati, ci si doveva sbarazzare.
La principessina aveva aggiunto che questi erano gli unici casi in cui Obsidian doveva mai intervenire: era lui che doveva falciare quelle vite che non erano andate nel verso che dovevano seguire, facendole diventare Shards, frammenti che potevano soltanto essere sbriciolati ancora di più. Per una colpa che nemmeno sapevano di avere, venivano tolti loro i ricordi che riguardavano le altre persone che avevano incontrato da umani, lasciando spazi vuoti che li avrebbero accompagnati nella loro solitudine.
Gli Shards custodivano il potere delle gemme che permetteva loro di avere accesso a diversi poteri e guarire più in fretta le loro ferite.

Infine, la casta più alta tra gli shinigami: i “Jewels”, coloro che racchiudevano in sé stessi il potere delle cinque pietre cardinali dell’antichità: ametista, berillio, diamante, rubino e zaffiro. Il loro era un gruppo un po’ particolare, in quanto erano loro stessi delle vere e proprie “distorsioni”: da quello che le aveva raccontato Obsidian, i Jewels sia attuali che precedenti erano tutte “persone che non si sapeva esistessero”: non era come sulla Terra che uno poteva far sparire le sue tracce sbarazzandosi dei propri documenti, no… Nel grande libro che raccontava ciò che doveva succedere sulla Terra, i Jewels erano persone che erano state “lasciate fuori” da tutto quanto, forse perché non avrebbero mai potuto influire sull’ordine degli eventi, od estromessi perché potevano rappresentarsi più problematici da gestire degli stessi Shards? In fondo, un gioiello si preferirebbe tenerselo per sé ed ammirarlo in una collezione privata, piuttosto che mostrarlo ad ignoranti che non ne comprendono il valore.
I Jewels non avevano una punizione da scontare, ma non potevano spostarsi dal mondo degli shinigami, soprattutto quando diventavano “completi”; inoltre, oltre ai poteri garantiti loro dalle gemme, potevano attingere di più alla fonte di quel potere per accrescere le proprie abilità senza il problema che smettessero d’invecchiare subito, cosa che gli Shards non potevano fare (un po’ di potere dalla gemma in più e avrebbero smesso di invecchiare subito). Inoltre, potevano stringere patti con demoni, come Kaguya era riuscita con Yuri, senza essere influenzati da questi ultimi.
Ognuno di loro comandava un gruppo di Shards:
•    La fazione viola era in carica delle predizioni, cioè le date e cause di morte delle persone, oltre che di eventuali irregolarità nell’ordine degli eventi. La stessa Amethyst si occupava del giudizio delle anime che entravano nel mondo degli shinigami e delle procedure necessarie per stipulare un patto con un demone.
•    La fazione verde dirigeva e controllava tutte le attività che si svolgevano fuori da Chroma: addestramento dei nuovi Shards, gestione dei Geodes, controllo e direzione delle attività (agricoltura, edilizia e simili) svolte dalle Raw Gems, anime particolari che non potevano diventare nessuna categoria di shinigami, reincarnati quindi in automi di gemme per svolgere i più svariati lavori. Berillium tuttavia aveva insistito che loro stessi partecipassero attivamente alle mansioni, e fintanto non aveva ottenuto lamentele dai suoi sottoposti.
•    La fazione bianca aveva i propri membri e compito sconosciuti, così come Diamond, il Jewel che tecnicamente era a capo di tutti gli shinigami.
•    La fazione rossa, comandata da Ruby, aveva come compito la raccolta delle anime umane e la gestione del personale da mandare in ogni parte del mondo umano in relazione al carico di lavoro.
•    La fazione blu era il ramo della ricerca: prima un semplice gruppo per la raccolta di informazioni sugli sviluppi sulla Terra per aiutare la fazione viola, ma con la guida di Sapphire, si era evoluta in una branca di sviluppo di strumenti per semplificare il lavoro di tutte le altre fazioni (Un esempio erano i contenitori ovoidali usati dagli shards del rubino in cui venivano tenute le anime per tutto la durata del trasporto dal mondo umano a quello degli shinigami).
Di qualsiasi problema a livello generale all’interno di una fazione, il Jewel ne era ritenuto responsabile e doveva risponderne assieme agli Shards sotto il suo comando; tuttavia, un qualsiasi errore commesso dal singolo che però non comprometteva i compiti assegnati, non sarebbe stato fatto ricadere sul gruppo in sé, ma il Jewel o lo Shard stesso dovrà risponderne personalmente: la massima pena prevista era l’esilio per qualche mese sulla Terra senza poteri di shinigami, ma dato che a gran pochi insegnava qualcosa sulle responsabilità di appartenere al sistema, si era preferito spostarsi su punizioni più mirate: Kaguya intanto era stata esiliata per mesi solo perché aveva interferito negli affari degli umani, causato la morte di persone che non erano ancora parte della lista dei morti, e stretto un patto con Yuri senza l’autorizzazione di Amethyst, ma non era cambiato nulla per lei… Almeno, progettava di non dare troppe noie alla principessina o un certo cane la avrebbe rinchiusa di nuovo in quella polverosa biblioteca.
Ora però c’era altro di cui preoccuparsi: quando Jasper tornava con novità sul da farsi!?
Kaguya tirò l’ennesimo lungo sospiro nell’osservare il pezzo di carta, trovato tra le viole del pensiero, su cui era riportata la predizione della principessa, facendo rigirare annoiata il foglietto tra le mani:
- Proprio vero che sono diventati un po’ troppo “ribelli” mentre io non c’ero… Solo perché oggi ero un po’ più stanca del solito, continuavo a traballare e alla fine sono caduta, ora Jasper mi ha obbligata a stare qua finché non mi sono riposata un po’… Ufff… - strinse ancora di più il foglio fino ad accartocciarlo:
- How dare SHE gave ME orders?! It should be the other way around! It is HER that has to listen to what I say! [1] – urlò irritata, ma ricordandosi dove era, si tappò subito la bocca e si allontanò strisciando dalla finestrella della minuscola stanza: da quel che le era stato detto, era l’attico della mansione di uno dei nobili di Sanguinem, ma era talmente malandato che si capiva non era stato usato da chissà quanto (ancora si chiedeva a che servissero tante stanze in una casa se dovevano essere lasciate a sé stesse. Che almeno qualcuno le ripulisse! Villa Akagi non era tanto più piccola, ma molte stanze erano destinate ai materiali di ricerca od ai servitori, ai quali non era permesso tornare a casa perché non rivelassero ciò che succedeva lì); da un lato sperava fossero riusciti a trovare qualcosa di più decente, in fondo le dimore dei nobili lì erano l’esatto contrario dei quartieri dei poveri/stalle del bestiame (bambini donatori di sangue), ricche dello sfarzo di colori più intensi ed accattivanti, il fasto dell’oro e delle gemme preziose (che però avevano tutto da invidiare a quelle del mondo degli shinigami: non lo ammetteva ad alta voce, ma quelle della Terra erano semplici pezzi di vetro al confronto, non importava che fossero autentiche o false), e lo sfoggio di quanto più si ha di pregiato (che fossero sete, mobili, strumenti, ecc. ); non credeva di certo di ritrovarsi in quella sottospecie di attico ormai inabitabile per i comuni mortali: quello che doveva essere un semplice studio, comodamente riempito da un divano, qualche piccolo scaffale con libri, un tavolo ed alcune sedie, ora era il covo di ragni ed insetti: i muri bianchi ora erano grigi, spogli e pieni di crepe e buchi, gli scaffali cadevano su sé stessi per quanto erano vecchi e non mantenuti, ed i libri erano illeggibili e ricoperti di muffa (Kaguya ridacchiò amaramente, comparando quelle pagine a tutte le anime corrotte che aveva visto ininterrottamente per tre anni); il divano pareva stato rattoppato in alcuni punti ed i cuscini sostituiti, ed il tavolo e le sedie avevano almeno le gambe riparate ed erano stati spolverati. Quelli sarebbero serviti se dovevano restare lì, e poi nessuno sarebbe venuto a dare loro la caccia: in primis, nessuno sapeva che i Tristi Mietitori esistevano, i vampiri erano esseri immortali quindi non potevano vederli, e chi avrebbe mai sospettato che la radice di un problema si nascondesse tranquillamente nella casa di un nobile?
- Signorina, ci scusi per l’attesa. Siamo tornati. – la voce di Alan/Topaz la tolse dai suoi pensieri, portandola a guardare verso la porta da dove era già emerso il volto del ragazzo: gli shinigami, almeno quelli completi, potevano passare attraverso muri e porte senza problemi. L’ultima volta che li aveva visti loro non riuscivano ancora (non senza rimanere incastrati all’interno di un muro), quindi poteva solo dire che…
- Eccoci Kaguya, ti abbiamo portato da mangiare! – un’altra voce, più allegra e squillante si fece sentire, ed una ragazza in tutta fretta spinse da parte Topaz per correre verso la Jewel:
- Amber! – le gridò contro lo Shard del Topazio, cercando di rimettersi in equilibrio dopo essere stato quasi spinto a terra, tentando al contempo di non far cadere il vassoio che teneva nella mano sinistra:
- Ti spiacerebbe fare un po’ più d’attenzione intorno a te?! E poi, smettila di fare così ogni volta che non vedi la signorina per tanto tempo! –
L’altra lo ignorò, stringendo a sé la castana e strofinandosi addosso a lei, manco fosse un gatto di casa che voleva le coccole dalla sua padrona.
- Pfff. – l’unico suono che emise poco dopo Ruby fu necessario per far staccare un po’ l’altra e farle notare l’espressione infastidita:
- So già che il mio fisico non è dei migliori, e te me lo sbatti letteralmente in faccia Amber… - farfugliò la Jewel, dando un’altra occhiata alla Shard: i suoi capelli non erano più biondi scuri, ma arancioni bruni (segno che era diventata un Triste Mietitore completo, avendo assorbito tutto il potere della pietra) e anche di fisico era cresciuta un po’… La Akagi maledisse mentalmente di essere per metà giapponese: possibile fosse destinata a rimanere piccola e magra in picco? E la sua crescita rallentata dai poteri di shinigami non la faceva sentire meglio…
Intanto, Marie/Amber si sistemò il cappello beige e le pieghe della lunga giacca arancione chiara, rimettendosi a schiena dritta e ginocchia sul pavimento (essendosi abbassata per abbracciare Kaguya che si era seduta per terra vicino alla finestra e non sul divano), rivolgendo un grande sorriso alla sua superiore:
- Hai comunque qualche anno meno di me, quindi non ti preoccupare che cresci ancora! E poi è meglio essere piccola e carina che diventare una stangona scontrosa come Galena! – disse soffocando la sua superiore in un altro abbraccio, staccandosi dopo qualche minuto per prendere il vassoio da Topaz, mostrando un piatto di zuppa di verdure, una pagnotta, una mela ed un bicchiere d’acqua. Coi pasti frugali che le erano stati concessi in quei tre anni, quel poco era molto più che sufficiente:
- Ora mangia qualcosa e rimettiti in forze che tra poco usciamo. –
Ruby fece per allungarsi e prendere il vassoio, ma Alan allungò una mano verso di lei:
- Non è meglio alzarsi? Il pavimento non è tra i posti migliori per sedersi a mangiare. –
Ruby però scosse la testa e prese il vassoio, posandolo a terra:
- è meglio che stare seduti sulle sedie di quella biblioteca per tre anni, credimi. E poi non intendo lamentarmi del posto, anche se d’ora in poi dovete stare attenti riguardo al cibo. –
Vedendo la faccia confusa dei due Shards, lei si rimise a spiegare:
- Questa è la dimora di uno dei nobili, ma si tratta comunque di vampiri, e loro non necessitano di cibo ma di sangue per sopravvivere. Quindi, perché credete sia possibile che siate riusciti a procurarmi da mangiare senza problemi? –
- Beh, era tutto quando in cucina e sembrava già tutto preparato. Non per noi ovviamente… E comunque il signor Yuri non è stato d’aiuto: abbiamo provato a chiedergli cosa ti sarebbe piaciuto, ma lui ci ha ignorati. – rispose Amber scocciata, mostrando la katana Red Lily che aveva preso alla Jewel, non senza le proteste dello stesso Yuri.
Kaguya intanto si era messa a mangiare un po’ di zuppa, sollevandosi al sapore del dado e al dolce delle verdure che sentiva, specie dopo essere stata abituata al cibo insipido preparatole da Obsidian. Se pensava che quel cane preparava da mangiare anche per Amethyst, Kaguya sentì pietà per la bambina, ma era facile che lo Shard dell’ossidiana le avesse solo voluto giocare un brutto tiro.
- Appunto. Per chi credi fosse già predisposto tutto? E poi… - si volse quindi verso lo Shard del topazio:
- Topaz, ti ricordi il nome del proprietario di quest’abitazione? –
Lui si portò una mano al mento in segno che stava pensando, impallidendo però quando credette di avere la risposta:
- è Ferid Bathory, se ho ben capito quando le guardie lo hanno visto rientrare questo pomeriggio. – all’annuire della sua superiore, il ragazzo continuò:
- Un vampiro a cui piace nutrirsi particolarmente del sangue di bambini, anche qui in città dove è vietato nutrirsi direttamente dagli umani e si deve fare affidamento su bottiglie di sangue distribuite periodicamente. Ora tutto ha senso… -
Amber continuò ad osservare i suoi due amici perplessa, poi il suo volto s’illuminò, segno che doveva aver capito a cosa si riferissero:
- Quindi quello lì… Non dirmi che si porta qua dei bambini per prendergli il sangue? Se è così, quel cibo era lì forse è lì per loro! E noi glielo abbiamo preso… Ma non potevamo nemmeno lasciare Kaguya senza mangiare dopo quello che ha passato per colpa del signor Obsidian. –  
Kaguya fece un cenno di sì con la testa sconsolata, passando l’ultimo tozzo di pane sul piatto per ripulirlo dai resti del pasto:
- Esatto. Da quel che ho potuto constatare, sopravvivere qui a Sanguinem è impossibile per quei bambini in condizioni normali: viene prelevato loro il sangue a tempi regolari, e sarebbe impossibile per loro recuperare forze solo con la spazzatura che gli rifilano i vampiri da mangiare. Il solo fatto che li fanno abitare in posti che sono una sfida alle norme sull’igiene è la prova che quei succhiasangue non si curano di loro.
Per tirare avanti, quei bambini devono fare carte false, cioè cercare aiuto tra quelli che li tengono in cattività, e qui ci sono nobili che sono disposti a far loro piccoli favori in cambio di quella goccia in più di sangue, come il tipo che vive sotto questo tetto. –
Marie sorrise e battè le mani:
- Complimenti Kaguya! Sei riuscita a capire tutto questo in così pochi giorni che siamo qua! –
- Ci riesce chiunque con un po’ d’attenzione Amber. E poi perché dai del “tu” alla signorina Ruby, che è la nostra diretta superiore, ma dai del “lei” al signor Obsidian? – la rimproverò Topaz, guadagnandosi una Shard dell’ambra che si rialzò imbronciata:
- Ti ho detto di chiamarmi Marie, non Amber! Kaguya è nostra amica, per forza le do del “tu”, ma il signor Obsidian mi fa paura e a me i cani non sono mai piaciuti! –
- Basta voi due! – li zittì la castana senza però riuscire a soffocare una risata alla scenetta, concedendosi un ultimo sorso di acqua gelida:
- Non è il momento per queste discussioni. Piuttosto, voi come vi sentite? – chiese preoccupata: nei tre anni che è stata assente, i suoi Shards erano stati mandati ad allenarsi con quelli di Berillium e, conoscendo l’altro Jewel, dubitava che li avrebbe ritrovati come li aveva lasciati. Berillium aveva addestrato anche lei prima che potesse scendere sulla Terra, ma ogni giorno le era sembrato una sfida alla sopravvivenza: il Jewel del berillio era noto per essere la violenza incarnata con tutti meno che gli altri Jewels, ed i suoi stessi Shards che ormai erano capaci di gestire e sopportare il suo comportamento. Con tutti gli altri, non passava giorno che non andasse a cacciarsi nei guai durante lavoro, in particolare coi Geodes che ogni volta cercava di farlo a pezzi, impresa quasi impossibile, ma Berillium non ne usciva comunque mai intero… L’età forse cominciava a fare effetto anche a lui. Non sembrava avere che poco più di vent’anni, ma le era stato riferito che tra non molto sarebbe stato più vicino ai quaranta che ai trenta.
- Ancora come al solito, però si preoccupano un po’ troppo Amethyst e i suoi Shards: non è che il fatto di “sparire non appena diventi un semplice ingranaggio nel meccanismo” o come lo chiamano loro succede subito. – disse noncurante Amber, rigirandosi una ciocca di capelli tra le dita.
- Vorrei tanto che il signor Berillium mettesse un po’ il freno ai suoi modi però: gli unici rimasti quasi indenni siamo noi, ma solo perché abbiamo usato tutto il potere delle pietre per diventare shinigami completi… Gli altri Shards della fazione rossa non si sono ancora ripresi del tutto. – spiegò Topaz, per poi aggiungere:
- Il signor Obsidian però era spesso presente come supervisore degli allenamenti: non appena ha visto come si evolveva la situazione, ha predisposto che alcuni Shards della fazione verde e lo stesso Berillium si facessero carico della nostra parte di lavoro mentre noi siamo qui a Sanguinem, e che assistessero i feriti fino alla guarigione. Non dobbiamo quindi preoccuparci di quello che succede fuori dalla città. –
Stavolta fu il turno di Kaguya di spalancare gli occhi sorpresa, ma si ricompose subito dopo e disse infastidita:
- Non parlare di lui con quel tono formale Topaz. Quello è uno Shard che non capisce quale è il suo posto, soprattutto perché è fin troppo poco attento a quello che succede fuori dalla fazione viola. Per l’unica volta in cui gli capita di essere attento nei confronti di qualcuno che non sia la signorina… Va beh. Rimanete sull’attenti, perché c’è da aspettarsi di tutto da lui. – si alzò poi, spolverandosi le calze e gli shorts, rimettendosi gli stivali che aveva lasciato ad un lato del divano.
Fece poi per avviarsi verso la porta, ma si fermò un attimo per rivolgersi ai due Shards:
- Cercate di non diventare subito apatici però. Mi servite intorno per quando mi annoio. – ghignò lei, guadagnandosi l’ennesima espressione imbronciata (ma adorabile lo ammetteva di Amber) ed una lieve risata da Topaz.
- Se non si vuole annoiare allora, le consiglio di seguirci. Abbiamo incontrato la signorina Jasper in cucina poco fa e ci ha detto che un ospite speciale è arrivato. –
Curiosa, Ruby fece cenno ai due Shards di guidarla per la magione.

Il trio ritrovò la Shard del diaspro sulla soglia della cucina, nascosta vicino ad una colonna delle porte, spiando quello che succedeva all’interno:
- Ehi Petra, che fai… - le chiamò Marie, ricevendo solo un “shhh” da parte di Petra ed un cenno di avvicinarsi.
I nuovi arrivati fecero quanto detto, e videro una bambina bionda che stava mangiando un pasto come quello che aveva ricevuto Ruby:
- E quindi? È per caso lei uno dei bersagli? – domandò Alan
- Sì. Da quanto ho visto e da quello che le ha detto Bathory, sembra passare qua abbastanza spesso. E altra cosa: toglietevi le lenti a contatto. – ordinò loro Jasper
Fatto quanto detto, i tre notarono subito qualcosa di irregolare riguardo la bambina:
- “Nome: Mikaela Hyakuya” e qui tutto a posto, ma che ha il numero dei giorni rimasti!? – chiese stupita Maria, notando che il numero continuava a scendere e salire manco fosse una slot impazzita.
- Chissà... Qualcosa potrebbe ancora cambiare riguardo alla sua data di morte… O forse è solo una delle famose “interferenze” nell’ordine degli eventi di cui parlava Obsidian? – si domandò Ruby, gli occhi non intenzionati a staccarsi dalla bambina che intanto si era alzata (non senza prima prendere diversi altri alimenti con sé e metterli in una borsa) e si era avviata verso la porta, fermandosi però vicino a loro; tuttavia, scosse la testa e se ne andò via in fretta, per quanto glielo permetteva l’anemia: quel poco che aveva mangiato non le avrebbe fatto recuperare subito le forze, ma era chiaro non volesse stare sotto lo stesso tetto del nobile vampiro più del dovuto.
- è come l’altra volta… - mormorò la Jewel, facendo voltare gli Shards verso di lei:
- Che intende? L’ha già vista prima? – chiese Topaz, voltandosi ad osservare la bambina che stava sparendo nel corridoio illuminato dalla luce soffusa delle lampade che gettavano ombre sul rosso e l’oro che caratterizzavano muri e tappezzeria dell’abitazione.
- Sì, il primo giorno che sono arrivata qua: lei e l’altro bersaglio mi sono letteralmente finiti addosso, ma a differenza del suo amico che non sembra essersi accorto di me, lei è riuscita a vedermi. La storia che la sua morte è vicina dovrebbe essere vera, ma rimane il fatto che qualcosa sta interferendo o il numero dei giorni non si comporterebbe a quel modo. – dedusse la castana, cominciando a fare ampi passi per seguire la bambina:
- Io vado con lei. Voi intanto cercate informazioni su Ferid Bathory e gli altri vampiri: ho mandato un messaggio a Sapphire stamattina, quindi tra non appena potrà dovrebbe mandarvi qualcosa su cui effettuare qualche ricerca. Ci servirà se quei succhiasangue diventeranno un intralcio. – ordinò lei senza voltarsi, per poi scomparire nel corridoio.
Amber corse quindi sopra per le scale (poteva usare le ali e volare fino all’ultimo piano ed attraversare i muri senza problemi, ma era meglio evitare se c’erano bambini intorno che li potevano vedere), ma Topaz si fermò non appena si accorse che la Shard del diaspro non li stava seguendo.
- Dove sta andando, signorina Jasper? – domandò lui.
- In città, giusto a fare quello per cui siamo venuti qua. Solo perché ci siamo noi, non vuol dire che non manderanno i Geodes… E preferirei non dover avere ancora a che fare con loro. – affermò lei, toccandosi la spalla destra: c’era una cicatrice in quel punto, ricordo di uno dei suoi primi lavori come shinigami. Un Geode stava per divorare l’anima del bersaglio ed era cominciata una lotta quando lei si era messa in mezzo: non era ancora abbastanza esperta da gestire un confronto, così quando quel Geode aveva deciso di fare di lei il pasto del giorno, non aveva avuto scelta se non versargli addosso uno speciale liquido che aveva sì danneggiato il Geode abbastanza da farlo andare via, ma le aveva bruciato una spalla e lasciato un’escoriazione che non era mai guarita. Da allora cercava di evitarli, ma fortunatamente non le capitava spesso di incontrarli.
- Molto bene, capisco. Cerchi di fare attenzione allora. – le augurò lui; fece per avviarsi per le scale, quando fu l’altra a fermarlo:
- Solo una cosa: perché dai del “lei” a tutti meno che a Marie? –
Lo sentì soffiare infastidito prima di rispondere:
- Lei non è una persona a cui sono obbligato a portare rispetto. È solo una “Amber”. – rispose lui senza peli sulla lingua
- Ehi!!! – protestò la Shard dell’ambra dai piani superiori, facendo rincamminare Alan per raggiungerla e cominciare a lavorare.
Jasper si lasciò sfuggire una risata prima di uscire dalla magione:
- Ahahah. I ragazzi d’oggi… è bello vederli così vivaci. –


Nel giro di qualche minuto, Kaguya era già fuori dall’abitazione, intenta a rimanere pochi passi dietro la bambina; non aveva spiccicato una parola, ma non era nemmeno tanto convinta se questa Mikaela fosse riuscita davvero a vederli oppure avesse solo uno spiccato sesto senso, per cui si limitò a seguirla nei quartieri di Sanguinem, passando dalla parte dei ricchi alle case lasciate a loro stesse dei donatori di sangue che non erano troppo diversi dall’attico della magione Bathory: insetti, polvere e mancata cura erano gli unici a fare compagnia a chi ci viveva. Non le dispiaceva l’architettura tanto simile alla città Chroma e agli altri borghi del mondo degli shinigami, ma quella parte della città le sembrava invivibile… Come pensavano i vampiri di tenere a lungo lì quei bambini se li lasciavano in quei posti? Va bene stabilire subito una gerarchia se deve essercene una, ma questo è oltrepassare i limiti… O forse era lei troppo abituata ad un minimo di lusso a villa Akagi?
In ogni caso, il suo silenzio non durò per sempre perché arrivate nei pressi di un’arcata fatta di tubature vicino ad uno strapiombo, Mikaela cominciò a barcollare (come aveva fatto per molte volte durante la camminata) e il suo passo cedette, così Kaguya prese una rincorsa e la raggiunse con un paio di ampie falcate, afferrandola e togliendole la borsa che pesava non poco; la bambina dagli occhi blu leggermente oscurati a causa della stanchezza mise non poco a capire in che situazione si trovava: un’estranea vestita in modo insolito (chiaramente non una dei donatori di sangue anche perché sembrava troppo grande per esserlo) la stava tenendo stretta, la borsa col cibo preso dalla casa di Ferid in un’altra mano e quella che sembrava una spada legata ad una cintura. Il primo istinto fu rialzarsi ed andarsene da lì, ma si sentiva troppo debole; inoltre, il motivo per cui era andata da Ferid era per il contenuto della borsa e non poteva lasciarlo andare lì, ma gli occhi rossi della ragazza più grande sembravano suggerirle che rimanere non fosse nemmeno la cosa più saggia da fare. Indecisa sul da farsi, alla fine vide solo un’altra possibilità in quella situazione:
- P-per favore, mi… Mi lasci andare, signora vampira. – disse in preda ai tremori che più volte durante la camminata la avevano quasi fatta finire con la faccia a terra, o (peggio ancora) addosso a delle guardie vampire che di certo la avrebbero mandata via con una calcio, andando a far sprecare il contenuto della borsa.
La castana allora notò che stava stringendo troppo il braccio della bambina e che l’altra non aveva staccato lo sguardo dalla katana Red Lily; lasciò quindi andare delicatamente la presa sulla spalla ma senza mollarla completamente per non far finire a terra la biondina, rimuovendo intanto la spada dalla cintura che cadde per terra ancora infoderata; fatto questo, s’inginocchiò, guardandosi intorno per assicurarsi che nessuno le stesse osservando, e si rivolse nuovamente alla biondina:
- Quindi te riesci a vedermi? – le domandò, fissando gli occhi rosso castani da shinigami in quelli blu mare dell’altra, o forse quel colore era una tinta più sull’azzurro del cielo? Non ne era tanto sicura… Ma che stava andando a pensare?!
La bambina si limitò ad annuire confusa, gli occhi però non fissi in quelli dell’interlocutrice, ma sulla borsa:
- La rivuoi immagino. – allungò quindi la borsa, riportandola verso di sé quando Mikaela provò ad afferrarla, il tentativo la fece solo diventare meno stabile sui suoi stessi piedi.
Ruby prese quindi con la mano libera la katana, allungandola verso la bambina che si era come pietrificata, magari aspettandosi che la castana sguainasse la spada e minacciasse di usarla contro di lei Sospirò quindi irritata, e s’inginocchiò:
- è già la terza volta che succede, quindi immagino non sia un caso. Tanto per cominciare, io non sono una vampira, ma un’umana. – sentì Yuri ridere nella sua testa a quell’affermazione (“umana” era proprio qualcosa che non era da anni ormai, forse anche prima di diventare shinigami: non era chissà quanto convinta che una bambina che andasse in giro con l’obbligo di assassinare gente a sangue freddo corrispondesse alla comune definizione di “essere umano”).
- Io per ora vivo nel posto in cui sei andata oggi… So quello che fai lì. – la bambina spalancò gli occhi e guardò dietro di sé, imitando il gesto precedente di Kaguya per assicurarsi che nessuno ascoltasse.
- Non c’è nessuno qua, ma scommetto che il bambino con cui ti ho vista qualche giorno fa non sarebbe tanto contento. È ovvio che a nessuno piace restare in questa specie di discarica, ma era un po’ troppo agitato per uno che se ne starà fermo se sa che doni il sangue a quel nobile, per cui… - rimise la katana a terra per battere le mani, sforzando un sorriso convincente:
- Facciamo così: io non gli vado a dire quello che fai al tuo amico, “Yuu-chan” o comunque si chiami, e tu stai zitta riguardo al fatto che vivo nella stessa magione di quel tipo. - quella lieve minaccia era solo per vedere come reagiva, ma non ottenne alcuna reazione: Mikaela era ancora intenta a fissare la borsa del cibo, ora vicina ai piedi della ragazza più grande che si era inginocchiata poco prima; Kaguya quindi sospirò, le lanciò la sua spada, riprese in mano la borsa e e riprese a camminare:
- Allora? Dove vivi te? – le domandò, e la bambina sembrò riprendersi dallo stato di trance in cui era finita quando la spada le era finita in mano. Yuri si era già messo al lavoro sembrava…
- Se hai tanta paura che ti faccia del male, puoi tenere la mia katana finchè non arriviamo a casa tua. La borsa te la porto io: ho visto che fai fatica a reggerti in piedi, e una zuppa ed un tozzo di pane di certo non ti rimettono in forze. –
Mikaela allora la raggiunse lentamente ed insieme si avviarono verso i quartieri dei donatori di sangue dopo un’altra oretta buona di camminata; la biondina aveva minacciato di cadere un paio di volte, ma la shinigami era arrivata subito a sorreggerla. Si stava annoiando però di quel silenzio:
- Sei proprio un’ingenua sai. – la bambina quindi si paralizzò, voltandosi verso il Mietitore, anche stavolta più confusa che spaventata.
- Ti sei avvicinata ad un nobile malgrado il rischio che ne comporta. Ti sei avvicinata a me anche se ti ho detto che non sono una vampira quando avrebbe potuto benissimo essere una bugia. Hai tenuto la mia katana pur consapevole che me la posso riprendere quando voglio e tranciarti la gola. Sei coraggiosa… O forse solo molto sciocca… -
- Lo so. – mormorò lievemente l’altra. Finalmente una parola in cui non sembrava intimorita.
- Yuu-chan [2] è fatto così. Non gli piace stare qua, ma non abbiamo molta scelta: continua a dire che la farà pagare ai vampiri un giorno, ma non è possibile che un umano possa sconfiggere un vampiro. Possiamo solo continuare a vivere qua… Intanto io farò ciò che posso per supportare la mia famiglia. Anche se devo fare lavori sporchi per questo… -
- Per “famiglia” immagino altri bambini. Tutti gli adulti nel mondo sono morti. – si diede mentalmente della bugiarda: Yuri le aveva dato notizie interessanti. A quanto pare era stato utile che Obsidian lo avesse preso… O forse quel cane nero era diventato abbastanza gentile da lasciarle indizi per rendere il suo lavoro e le sue giornate più interessanti? E se quello che aveva sentito era vero, esistevano umani che potevano sconfiggere i vampiri… Peccato fossero a chilometri e chilometri da lì, oltre ad essere sicuramente in un posto più pulito ed illuminato.
- Mh mh. I miei fratelli e sorelle dell’orfanotrofio. Tra i vampiri, Ferid-sama [3] è un nobile. Se gli do il mio sangue in cambio, mi dà quello che voglio: è così che posso portare del cibo alla mia famiglia. Non riusciamo ad andare avanti chissà quanto con quello che ci danno i vampiri. –
- Non fatico a crederlo. Basta vedere anche solo il posto in cui abitate… -
- Per ora va bene così. –
- “Per ora” continui a ripetere. Vuol dire che tra un po’ non sarà più così? –
L’altra non rispose subito, rabbuiandosi un attimo, ma poi tornò subito a sorridere:
- Yuu-chan è convinto di poter battere i vampiri. A volte convince un po’ anche me di questo… Io intanto faccio solo da supporto: per andare avanti qua bisogna essere svegli. Lui non lo è molto a dire il vero, ma deve continuare a dare speranza ai nostri fratelli e sorelle e… Oh! Siamo arrivati! – una casetta ancora lasciata a sé stessa, uguale alle altre: Kaguya quindi lasciò a Mika la borsa e fece per andarsene, ma fu fermata dall’altra:
- Non la rivuoi? – le chiese, porgendole la katana, ma l’altra fece “no” con la testa:
- Ho idea che ci rivedremo presto. Puoi tenerla te fino ad allora, ma cerca di non farla vedere a Yuu-chan o gli verrà l’idea di usarla contro i succhiasangue. – estese quindi la mano verso la spada senza afferrarla, ma lasciando scorrere l’energia della pietra rossa nella sua mano per rimpicciolirla finchè non diventò grande quanto un coltello svizzero.
L’altra la guardò stupefatta e Kaguya ridacchiò:
- Che c’è? Non sai che le ragazze sono capaci di far magie quando vogliono? – ridacchiò lei.
Mika annuì tranquilla, ma quando fece per aprire la porta, fu fermata ancora dalla shinigami:
- Non vorrai mica entrare in quello stato spero. – constatò Kaguya, e la biondina subito capì a cosa l’altra si stava riferendo: il marchio lasciato dal morso di Ferid sicuramente era ancora lì. Presto si sarebbe formato un livido, e l’uniforme che i vampiri facevano indossare al bestiame lasciava scoperta spalle e collo quando bastava da lasciare il segno in bella vista.
- Stai ferma. – le ordinò il Triste Mietitore, mentre la sua mano sfiorava il segno del morso ed energia rossa scorreva sulla spalla della bambina. Pochi secondi dopo, Ruby tolse la mano, sorridendo tra sé e sé nel constatare che la spalla era di nuovo sana e candida.
- A posto ora. – lasciò quindi la borsa per terra e cominciò a frugare nella sua tasca; quando trovò che cercava, prese la mano libera di Mika e le diede ciò che aveva in tasca: la mela avanzata dal suo pranzo.
- Consideralo un grazie per la chiacchierata. – fece quindi un paio di saltelli indietro e s’incamminò:
- Alla prossima Mika-chan! Ci vediamo alla magione di Ferid! –
L’altra cercò di chiederle come conosceva il suo nome, ma Kaguya era già sparita, obbligata però a sentire Yuri che si lamentava: malgrado lui fosse sigillato nella spada, il loro contratto prevedeva che le loro menti rimanessero collegate anche nel malaugurato caso in cui fossero costretti a separarsi; per ora, lui era la sua garanzia che avrebbe rivisto quella bambina e che le potesse dare qualche informazione interessante su di lei: interferenza o meno, non aveva mai visto anime che si comportavano a quel modo.
- Mhmhmhmh ~ ♪ … Lalala ~ ♫ … I found you, my dear fairy with eyes of blue ♥. I bid you good night ~. Enjoy my treat and a nice chat with my little devilish friend. Fufufu ~ ♥ [4] -
Era un pò che non si sentiva così di buon umore da canticchiare: di certo il sogno che Mika avrebbe avuto quella notte sarebbe stato interessante e diverso dal solito.  



[1]: “Come osa LEI dare ordini a ME?! Dovrebbe essere il contrario! È LEI che dovrebbe ascoltare ciò che IO ho da dire!”  

[2]: “-chan” è un sufisso onorifico giapponese che corrisponderebbe ad un diminutivo del nome, ma è utilizzato sia tra adolescenti ed adulti per indicare amicizia e confidenza tra i due interlocutori. È usato in connotazioni meno strette tra le ragazze, mentre nelle coppie o tra parenti (più grandi nei confronti dei più piccoli) indica affettuosità od intimità, e tra soli ragazzi ha una connotazione ironica o deriva da una lunga amicizia.
(fonte: wikipedia-suffissi onorifici giapponesi)

[3]: “-sama” è un suffisso onorifico giapponese che è usato soprattutto per riferirsi a persone di grado più elevato rispetto a sé stessi od a persone che si ammirano.
(fonte: wikipedia-suffissi onorifici giapponesi)

[4]: “Mhmhmhmh ~ ♪ … Lalala ~ ♫ … Ti ho trovata, mia cara fatina dagli occhi blu ♥. Ti auguro buona notte ~. Goditi il mio regalo ed una buona chiacchierata col mio piccolo diabolico amico. Fufufu ~ ♥”


Angolo dell’autrice
Non ve lo aspettavate immagino, la shinigami che doveva solo spiarli va a finire per parlare con uno dei bersagli.
Aspettatevi altre scene con insieme a Mika e Yuu prima della rientrata in scena di Ferid.

Spero che vi siate goduti il capitolo e che magari vogliate lasciarmi un piccolo commento.
Alla prossima pagina della storia.
Crow
  
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