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Autore: Kim WinterNight    26/08/2017    2 recensioni
[Sequel di 'Alive'.]
«Siamo giunti all'ultimo campo per Laura.
Stavolta però si ritrova ad avere qualcuno al suo fianco, qualcuno che però non è Marco.
Forse questa è la volta buona, forse la ragazza riuscirà a superare l'attrazione che da sempre la lega a qualcuno che non la ama.
Lei ci proverà, supportata da sua sorella Tamara, dall'immancabile e storica amica Viola e da tutti i loro compagni di avventura, sotto la supervisione di educatori e istruttori che non rinunceranno a mettere i ragazzi alla prova e a combinare un bel po' di casini.»
Come per le due storie precedente, troverete una colonna sonora diversa per ogni capitolo. Vi basterà cliccare sul collegamento presente sul titolo per essere rimandati direttamene al brano su YouTube.
Inoltre, come di consueto, il titolo della storia porta il nome di una canzone dei P.O.D. intitolata proprio 'Boom': vi consiglio di andarla a sentire! ;)
Buon ascolto e buona lettura e, come sempre, non esitate a farmi sapere il vostro parere ♥
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Youth Of The Nation'
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ReggaeFamily

Capitolo sedici: Immigrant Star




«Adesso prendo il vino e me ne vado...»

Sbuffai, entrando in camera mia per mettere in carica il cellulare.

Nel frattempo, sentii che Nicolò si stava arrampicando su per le scale: produceva un baccano assurdo e strillava come suo solito.

«No, e adesso questo che vuole?» protestai a voce non troppo bassa, senza curarmi del fatto che lui potesse sentirmi. Non mi importava, lo sopportavo a malapena e non ero contenta di trovarmelo tra i piedi anche in camera mia.

«Chissà...» ribatté Viola.

Il ragazzo arrivò in fretta sulla soglia e cominciò a straparlare come al solito, perforando i miei timpani e la soglia della mia pazienza. Non avevo proprio alcuna intenzione di averci a che fare.

«Dove siete voi due?» urlò Nicolò, rivolto a me e Viola.

«In camera nostra, cosa te ne frega?!» sbottai.

«Dai Lalli, non trattarlo male che poi rompe il doppio...» bisbigliò Viola.

Nel frattempo ci adoperammo per cominciare a preparare i bagagli: alla partenza ormai mancava pochissimo, la mattina seguente sarebbe tutto finito e ognuno sarebbe tornato alla propria vita. Da un lato ero piuttosto contenta, ma dall'altro c'era una vena di malinconia che permeava il mio essere. Ovviamente, Viola mi sarebbe mancata, così come Giovanna e Marta. Marco no di certo, ma questo era logico.

Udii Nicolò che parlava animatamente con Marco, poi quest'ultimo aprì il frigorifero che si trovava in cucina e la sua voce arrivò in un rimbombo confuso fino a noi.

«Marta, vedrai che faremo una bella festa!» assicurò il ragazzo, per poi afferrare rumorosamente le due bottiglie di vino che aveva comprato apposta per quella sera.

Poi tutto accadde in un secondo: un frastuono terribile, rumore di vetri infranti, un puzzo nauseabondo a base di alcol e poco altro...

Io e Viola strillammo simultaneamente e ci tappammo entrambe il naso con due dita, soffiando aria dalla bocca.

«Oddio che schifo! Che cazzo è successo?» sbottai irritata, procedendo a tentoni verso la porta. L'aria era irrespirabile, volevo chiudermi dentro la stanza e non sentire più quell'olezzo disgustoso.

«No!» sbraitò Marco. «No, cazzo... il vino! Dodici euro sprecati, no! Cazzo, e adesso?! No, non ci credo, che peccato!»

La scena era talmente raccapricciante che io e Viola non potemmo più trattenerci e scoppiammo a ridere come due pazze.

Nel frattempo raggiunsi la porta e la sbattei con forza, rendendomi conto che fortunatamente l'odore del vino non si sentiva più tanto forte come prima.

Allora lasciai libere le mie povere narici e risi, risi fin quasi a perdere il respiro; era assurdo, Marco se l'era proprio meritato quell'incidente con il suo diamine di vino!

«Quant'è che l'ha pagato? Dodici euro?!» strillò Viola in tono incredulo, portandosi una mano alla fronte. «Oddio, ma... come si possono spendere tutti quei soldi per un litro di vino?»

«Non era un litro, ma settantacinque millilitri» precisò lui dalla cucina, continuando a imprecare come un forsennato.

Nel frattempo Giovanna arrivò in nostro soccorso, salendo di corsa le scale per dare una mano a Marta.

«Vi prego, pulite in fretta! Non si respira qui dentro!» implorai, sistemandomi vicino alla finestra per poter respirare un po' d'aria pulita e fresca.

Poi continuai a ridere, trovando che quella fosse la lezione perfetta che Marco doveva ricevere.

«Così impara!» sentenziò Viola in tono malizioso. «Cretino.»

«Così impari, Marco!» gridai io senza pormi alcun tipo di problema. Ormai ero troppo divertita per smettere di prenderlo in giro.

Io e Viola stavamo facendo un baccano assurdo e, mentre Giovanna faceva avanti e indietro dalla nostra stanza alla sua per recuperare stracci e disinfettanti vari, Marta ci intimava di abbassare la voce perché avremmo potuto disturbare gli altri ospiti del residence.

A noi, neanche a dirlo, importava ben poco.

«Che è 'sta puzza?! Oddio! Mi sembra di essere in cantina, che schifo!» si lamentò Tamara, che intanto stava cercando di salire le scale in modo da controllare cosa stesse succedendo.

«Tami, stai giù! Quell'imbecille di Marco ha fatto cadere una delle sue bottiglie di alcol sul pavimento della nostra cucina!» la ammonii, accostandomi maggiormente alla zanzariera della finestra.

«Cosa?» Mia sorella si bloccò a metà strada e si lasciò andare a una fragorosa risata. «Gli sta bene! Così impara a voler sempre assumere quella merda!» proferì con entusiasmo, poi fece dietrofront e si allontanò nuovamente.

«Andate a fanculo!» gracchiò Marco dalla cucina, per poi lasciare la nostra stanza tra borbottii e imprecazioni irripetibili.

«Ma smettila, non è morto nessuno!» lo rimbrottò Viola, accostandosi a piccoli passi alla finestra sotto cui lui stava passando proprio in quel momento.

«Uhm... dodici euro sprecati, ma dimmi te... cazzo, non ci voleva...»

La sua voce cupa e amareggiata si perse nell'aria.

Io e Viola rimanemmo perplesse per un attimo, poi tornammo ad abbandonarci a un'altra serie infinite di risa.


Veramente ridicolo.

Mi venivano in mente soltanto quelle due parole per descrivere Marco e il suo comportamento, specialmente durante quell'ultimo campo. Non so come mai non mi fossi mai resa conto di che razza di idiota aveva attirato la mia attenzione in passato.

Prima di scendere a cena, scambiai qualche messaggio con Danilo.


Quel cretino del mio ex ha fatto cadere una bottiglia di vino da 12 euro in camera mia... non sai che puzza, ahahahahah, gli sta bene!

Domani torni a scuola, vero? Come ti senti? Sei pronto?


Ahah dai si sono pronto


Mi fa piacere! A che ora dovrai alzarti? :)


Alle 7 e 10 circa

Infatti vado a letto tra poco


Alle nove vai già a letto?! O.O


E si mi tocca cucciolotta


Io non riuscirei XD dai, adesso vado a cena... lascio il telefono in carica. Mi raccomando, stai tranquillo per domani, poi comunque ci risentiamo! Un bacio :3


Abbandonai il cellulare sul comodino e non aspettai una sua risposta, uscii dalla stanza in compagnia di Viola e Marta, contenta che non ci fosse più quella puzza nauseante di alcol.

Raggiungemmo il resto del gruppo in piscina, dove già le pizze erano state sistemate sul tavolo. Per l'occasione, questo era stato posizionato su una piattaforma di cemento dove in genere stazionavano le sdraio.

Avevo portato con me il computer, dentro il quale era già pronta la playlist che io e Marta avevamo preparato apposta per l'occasione. Lo consegnai a Giovanna, lei lo sistemò su una sedia e io mi avvicinai per poterci collegare le casse portatili. Selezionai la playlist e la feci partire in riproduzione casuale.

La musica fu un dolce sottofondo durante la cena: io avevo preso una pizza con il gorgonzola e me la gustavo appieno, decisamente affamata. Era una bella serata, non c'era caldo e non soffiava troppo vento da disturbarci, ma abbastanza per mantenere una temperatura piacevole.

Parlammo ancora dell'incidente di Marco con il vino e tutti lo prendemmo ancora in giro per ciò che aveva combinato.

«Tanto le bottiglie erano due!» protestò con un boccone di pizza ancora da inghiottire.

«Mastica, ingoia e poi parla! Ci manca solo che mi sputi in faccia!» mi lamentai, dal momento che ero seduta proprio di fronte a lui.

Tamara, al suo fianco, quasi soffocò per via di un'improvvisa risata. «Stavo bevendo, Lau... vuoi farmi morire?»

Feci spallucce. «Che ho detto?»

Finimmo abbastanza in fretta di consumare la nostra cena; io mi accostai alla postazione dove si trovava il mio computer e mi ci sedetti di fronte, regolando il volume e sollevandolo un po'.

«Tutti a ballare!» esclamò Giovanna con enfasi, trascinando in piedi Gabriella e Simona.

«Lau, metti una canzone per loro...» mi suggerì Marta.

«Tipo?»

«Qualcosa di reggaeton...»

Scorsi la lista dei brani con il cursore, poi intravidi un titolo famigliare e ci cliccai sopra due volte per farlo partire. Si trattava di El mismo sol, per l'immensa gioia di Gabriella che subito si agitò come una matta sulle note ritmate e dal sapore latino.

Marco si alzò dalla sua sedia e si avvicinò a bordo piscina. «Com'è l'acqua?» domandò.

In quel momento appresi che Samuele stava facendo un bagno notturno e mi ritrovai a pensare che sarebbe stato bella anche per me un'esperienza del genere.

«Bella fresca...» commentò l'istruttore con il suo solito tono piatto.

Poi, un rumore indecifrabile si diffuse nell'aria e io sobbalzai sulla sedia, non capendo cosa fosse successo.

«Cazzo! Ah, è gelida, cazzo!» sentì strillare Marco.

«Non dirmi che... ma che cazzo... si è buttato in acqua?» sbottai allibita.

«Sì! Ed è anche completamente vestito!» commentò Marta, per poi scoppiare a ridere.

«Che genio» fece Giovanna con ironia.

«Oddio, gli farà malissimo! Ha appena cenato!» strepitò Viola; sentivo già l'ansia farsi strada nella sua voce, quella ragazza era proprio un caso perso.

«Cavoli suoi» borbottò Tamara, poi sghignazzò e si sistemò meglio sulla sua sedia.

«Ah, cazzo! Devo uscire, sto morendo di freddo!» squittì Marco in tono stridulo e insolitamente acuto. Sembrava proprio una femminuccia, non potevo credere che uno come lui stesse davvero dando vita a uno spettacolo tanto ridicolo e raccapricciante.

Non potei fare a meno di ridere a mia volta, mentre Gabriella ballava ancora, come se niente fosse, sulle note del famoso brano reggaeton.

Marco uscì di corsa dall'acqua e si accostò nuovamente al tavolo, dove si lasciò cadere sulla sedia che aveva occupato fino a poco prima. Intanto continuava a borbottare e imprecare, e dal tremore della sua voce intuii che era infreddolito e che il suo corpo doveva essere scosso da profondi brividi.

«Guai a te se mi bagni, ho il cellulare in mano!» lo ammonì subito Tamara, seduta di fianco a lui.

«Macché.» Lui ridacchiò. «Alla fine ho fatto bene, era una cosa da provare!»

«Uh, che emozione!» lo schernì con pungente ironia mia sorella.

In quel momento dalle casse si diffuse immigrant Star dei Mellow Mood, brano che non avevo potuto evitare di inserire nella playlist: era troppo allegro e dai toni estivi per escluderlo.

«Tami, senti!» richiamai mia sorella.

Lei fece un balzo dalla sedia. «Adesso sì che si può ballare!» esclamò con entusiasmo.

Anche io, dopo un po', mi costrinsi ad alzarmi e a ballare insieme a lei, trascinando con me anche Viola. I nostri movimenti erano tutto fuorché perfetti e armoniosi, eppure non ci importava perché ci stavamo divertendo da morire e quella giornata stava andando piuttosto bene.

Non riuscivo a credere che l'ultima sera del mio ultimo campo fosse arrivata e stesse anche per volgere al termine.


Don't forget who you are

Oh my little baby


Mi ritrovai a cantare quelle parole, rendendomi conto che anche io non dovevo dimenticarmi della mia identità, di chi ero e di cosa volevo.

Durante quel campo ero riuscita a non farlo, a non farmi condizionare dalla presenza di Marco, dall'attrazione che da sempre intercorreva tra noi. Ero stata me stessa, ero stata forte e non avevo ceduto ad avances che, un tempo, non avrei respinto e, anzi, avrei atteso con impazienza.

Un tempo avevo creduto di poter costruire qualcosa con quel ragazzo, ora sapevo che mi ero illusa, niente più. Ero stata ingenua, mi ero lasciata fregare e avevo perso di vista la me stessa che non si lasciava mettere i piedi in testa da nessuno.

E, soprattutto, ero cambiata nel corso del tempo, avevo imparato dai miei errori e avevo trovato un nuovo equilibrio. Forse questo non aveva a che fare con Danilo e con la sua presenza nella mia vita, era semplicemente la stabilità che mi permetteva di accogliere nuove persone e nuove esperienze nella mia vita.

Stavo bene con me stessa, anche se certe volte risentivo dei miei limiti fisici, ma tutto sommato le cose mi andavano bene ed ero così riuscita ad aprirmi a Danilo e quelle nuove sensazioni che pian piano stavo scoprendo con lui.

Eppure, mentre mi agitavo a ritmo di musica, ebbi come l'impressione che lui non sarebbe stato al mio fianco per sempre. Era un'impressione remota, quasi intangibile e inesistente, che però si stava pian piano rafforzando in me.

C'era qualcosa che non mi convinceva.

  
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