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Autore: Blue_Passion    27/08/2017    3 recensioni
Amu e Ikuto, i due capitani pirati più temuti al mondo.
Se si incontrassero?
Se nascesse qualcosa?
Se avessero un passato dimenticato?
La storia di due reali ribelli, ambientata sulle acque del mare, può cominciare.
Questa ff è completamente differente da quelle scritte da me in precedenza, spero vi piacerà.
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amu Hinamori, Ikuto Tsukiyomi, Nuovo personaggio, Tadase Hotori, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo
Capitoli:
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Avviso: a fine capitolo ci sarà un angolino più lungo del solito, ma vi prego di leggerlo, ci sono importanti notizie sullo sviluppo delle mie storie. Grazie_
 
 
Canto che uccide

-Kuroneko, ti conviene far tappare le orecchie a tutta la tua ciurma, o almeno rinchiuderli sotto coperta-
-Lo so…mi informo sui mari, e so perfettamente che questo mare non è affatto una passeggiata. Non si tratta solo di frequenti temporali e mari in tempesta, sbaglio? Qui parliamo di creature assassine-
-Esatto. La mia ciurma non avrà problemi, del resto sono ragazze, sai che loro non sono interessate, ma voi…è stato incosciente da parte tua approdare qui sapendo che avreste potuto incontrare la marina ad un orario scomodo, perché l’hai fatto? –
-Perché amo le sfide-
Scuoto la testa, fissando male quell’idiota.
-Ma che ti dice il cervello? Solo per una sfida metteresti davvero in pericolo la vita dei tuoi uomini?! –
-Affatto, ma se loro sono consenzienti lo farei, stanne certa-
-Ma questa non era una sfida, dannazione! –
-No, hai ragione. Ma dimmi…le tue ragazze riescono a controllare una nave con questi mari? –
-Che tu ci creda o meno siamo riuscite a superare mari molto più tempestosi di questo, e poi con la guida di Utau non avranno difficoltà. Anche se sono delle ragazzine sono tutte molto forti, supereranno senza intoppi questo tratto di mare, mentre voi…loro faranno di tutto per trascinarvi di sotto, soprattutto te, sei il capitano, dovresti coprirti le orecchie anche tu-
-Non serve, riesco a resistere, e poi ho te con me, non mi accadrà nulla-
-Soprattutto perché non ti permetterò di morire, siamo alleati ora, non lascio morire così facilmente i miei punti di forza, ed oltre a questo dobbiamo ancora sfidarci seriamente, prima vorrei prenderti a calci in culo-
-Grazie mille ragazzina. KUKAI, RAZZA DI CANE IDIOTA! AVVERTI LA CIURMA DI MOLLARE LE POSTAZIONI E VENIRE IMMEDIATAMENTE QUI-
Mi tolgo le mani dalle orecchie e faccio un sorrisetto. Wow, che grande famiglia felice.
-Desidera, capitano? –
-Quante volte ti avrò detto che basta che mi chiami Ikuto? In ogni caso, dove si è cacciato tuo cugino? –
Vedo piano tutti affollarsi intorno a Kuroneko, probabilmente a causa del tono che ha usato per chiamare Kukai, tranne il ragazzino dai capelli verde chiaro.
 -È sottocoperta, Ikuto-
-Vallo a chiamare…devo dirvi una cosa importante-
-Certo-
Vedo il ragazzo allontanarsi e sparire sottocoperta, per riemergerne poco dopo con il ragazzino dai capelli verde pallido.
-Cosa dovevi dirci, Ikuto? –
-Questa volta dovrete proteggervi il più possibile, intesi? Sotto mio esplicito ordine dovrete tapparvi le orecchie con qualsiasi cosa che non vi faccia più sentire nulla e rimanere sotto coperta, intesi?! –
-Si capitano! –
Il ragazzo dai capelli viola alza la mano, leggermente confuso.
-Ma scusi, perché dobbiamo farlo? –
-Nessuno sopravvive a questo mare se non è allenato al loro canto, o almeno nessuno che sia maschio-
-E lei? –
-Anche io vedrò di non prestare troppa attenzione alle voci, ma comunque avrò la piccoletta con me, quindi potrà risvegliarmi lei dalla trance-
-Agli ordini capitano! –
In meno di un minuto sono tutti sottocoperta, dove probabilmente si tapperanno le orecchie. Wow, il gattino sa farsi obbedire, ad un mio comando così le mie sottoposte danno di matto e fanno di tutto per proteggermi.
-Vedo che almeno hai avuto una buona idea per una volta, Kuroneko, e se te lo chiedi, tranquillo, sono dalla tua parte-
-Grazie mille tesoro-
Mi afferra per le spalle, cominciando a spingermi all’indietro e lasciandomi poi ad un certo punto con una, per allungarla dietro di me e armeggiare con qualcosa, per poi essere spinta non proprio gentilmente all’interno di una stanza.
Cado a terra, mentre fisso Kuroneko in piedi sulla soglia della cabina del capitano con occhi spalancati. Ma che gli è preso?
-Che cavolo combini?! –
Mi alzo in piedi, scattando verso di lui, solo per essere nuovamente spinta all’indietro.
-Non posso rischiare la tua vita, mi vedo costretto a rinchiuderti qui, spero mi capirai e riuscirai a perdonarmi, in futuro-
-Ma che dici…fermo! –
Mi alzo di nuovo in piedi, correndo verso la porta solo per schiantarmici contro, guardando poi dalla piccola finestrella la figura di Kuroneko che si allontana e scompare alla mia sinistra, diretto probabilmente verso il timone.
Comincio con forza a sbattere i pugni sulla porta, cercando di aprirla, chiamando il nome di quell’idiota.
-Kuroneko, Kuroneko dannazione! Ti farai uccidere! Lasciami subito uscire, non posso rimanere qui come una stupida, KURONEKO! CAZZO IKUTO LASCIAMI USCIRE! IKUTO! –
Continuo a percuotere la non più tanto innocente porta che mi separa dalla libertà fino a che non vedo del sangue, fermandomi e accasciandomi piano a terra. Si farà uccidere!
Non posso stare con le mani in mano, devo trovare una soluzione! Ma cosa?
 
 
La sento smettere di urlare e battere la porta, sospirando. Non mi sarebbe dispiaciuto il suo aiuto, ma non posso permetterle di morire, starà più al sicuro nella cabina.
Guardo dritto, fissando il mare tempestoso avvicinarsi sempre di più, mentre un minuscolo nodo alla gola mi costringe a deglutire impercettibilmente.
Bene Ikuto, hai deciso tu questo, affrontalo.
Sento il primo scossone quando un’onda troppo violenta va a scontrarsi con la fiancata della nave, costringendomi a stringere di più la presa sul timone.
Giro lo sguardo verso la nave di Amu, vedendola abbastanza lontana dalla mia e con tutte le vele spiegate.
Immagino possano sfruttare così tanto il vento perché hanno tutta la ciurma a disposizione, io essendo in uno devo evitare di spiegarle tutte, la nave potrebbe sbilanciarsi, o rischio comunque di far rompere l’albero maestro e in questa situazione non posso permettermelo.
Sento improvvisamente una melodia meravigliosa levarsi in aria, facendomi stringere gli occhi. Stringo di più il timone, chiudendo gli occhi per un secondo e concentrandomi.
Quando apro gli occhi le voci melodiche di prima si sono trasformate in orripilanti versi indistinti, sofferenti, viscidi.
Stridono e mi fanno male alle orecchie, ma devo resistere.
Sento la porta della cabina ricominciare a essere percossa, mentre la voce di Amu sovrasta per un attimo quelle delle sirene.
Probabilmente ha sentito il canto; che sia preoccupata?
Mando via quel pensiero, continuando a prestare attenzione al mare e alle onde.
Una figura salta improvvisamente fuori dall’acqua per poi rifugiarsi subito dopo al suo interno, sparendo dalla mia vista.
Ne noto un’altra, e piano inizio ad individuare le figure tutte intorno alla nave.
Sono corpi fatti d’acqua, sinuosi, femminili, con una coda e dotate di branchie. Sirene, tra le creature più infide di tutto il mare.
Dannazione, ci hanno circondati!
Giro di scatto il timone verso sinistra, facendolo girare in senso antiorario per due volte, in modo da far disperdere le creature, giusto per prendere un po’ di tempo.
Lo rigiro nello stesso modo al contrario, riprendendo la rotta, facendo una smorfia quando ancora più sirene affiancano la nave.
DANNAZIONE!
Un’onda sovrasta la nave, sommergendola per un attimo per poi risparire in mare, lasciando il ponte totalmente pieno d’acqua e una versione di me fradicia dalla testa ai piedi.
Dall’acqua sul ponte risalgono delle figure, che si agitano e starnazzano un po’, facendomi venire la voglia di tapparmi le orecchie.
Sono salite sul ponte quelle troie, usano l’acqua come portale.
Stringo il timone, prendo la scopa lasciata a terra da Kairi prima e ne spezzo un pezzo, incastrandolo nel timone.
Lo mollo, scendendo sul ponte e sfoderando la mia spada.
Le figure in poco si alzano in piedi, trasformandosi in donne fatte totalmente d’acqua, avvicinandosi piano a me.
Ne trancio una a metà, facendola urlare di dolore mentre altre cercano di toccarmi, facendo la stessa fine.
In poco sono di nuovo tutte in piedi, e non ci vuole molto che il numero di prima si duplica.
Cavolo…cinque dietro di me, quattro davanti, quattro alla mia destra e tre alla mia sinistra, per un totale di sedici in tutto.
Andate all’inferno!
Schivo un paio di attacchi provenienti da una di quelle che mi stanno davanti, prendendo poi un minimo di rincorsa e scivolando sull’acqua rimasta sul ponte, passando fra due sirene che tentano di afferrarmi.
Passo la lama della mia spada sul mio palmo sinistro, andando poi a stringere quella stessa mano sulla collana che ho al collo.
Sento subito il cambiamento, e mentre i contorni di ciò che vedono diventano ancora più definiti mi tolgo velocemente la giacca da corsaro che avevo posta sulle spalle, sento un forte mal di testa e leggermente male dove finisce la spina dorsale, per poi liberare il sigillo.
Un paio di orecchie da gatto e una coda blu tendenti al nero mi spuntano subito, facendo spalancare gli occhi alle sirene.
Conoscono il mio potere allora? Benissimo!
Continuo a schivare i loro attacchi e a non tenere conto della loro voce, colpendole occasionalmente con la coda e con ondate d’acqua scatenate da questa che colpisce il terreno.
-Credete davvero di potermi prendere? Difenderò la mia nave, la mia ciurma e il mio sogno, costi quel che costi! Quindi preparatevi, perché delle donne-pesce come voi non mi interessano per nulla-
A queste parole le sirene urlano, mentre piano iniziano a trasformarsi. L’acqua precedentemente trasparente/azzurrina si tinge di rosso, e gli occhi all’apparenza gentili diventano rosso brillante.
Sulle mani spuntano degli artigli, e dalla bocca posso perfettamente vedere i denti aguzzi far capolino.
Le ho fatte arrabbiare.
-Pirata, già una volta molti anni fa ci siamo fatte sconfiggere dal tuo potere, non riaccadrà-
La frase la dicono con una specie di voce che fa eco, una più femminile e dolce, l’altra distorta, roca e a scatti, come se disturbata.
Non solo abbiamo perso i prigionieri su quell’isola, no, adesso mi tocca anche sfidare queste squilibrate.
Si lanciano su di me, urlando, infuriando la tempesta contro la mia nave, graffiandomi con gli artigli e riuscendo un paio di volte anche a mordermi.
-Ttuu ccii aappppaarrttiieennii! –
Lo dicono ancora più forte di prima, facendo sentire perfettamente i due toni differenti.
-Non appartengo proprio a nessuno, se non a me stesso! –
Altre onde sovrastano la nave, facendo apparire più sirene mostruose.
Sfodero la seconda delle mie spade, tendendola nella mano sinistra, cominciando a farle rotare e tranciando tutte le sirene che mi si avvicinano.
So che non le ucciderò così, ma mi farà prendere del tempo.
Inutilmente cerco di sopprimerle, resistere a tutte quante, che come minimo saranno sulla trentina, imprecando.
Una mi si attacca al braccio, mordendolo così forte da rompere la pelle, la carne e raggiungere l’osso.
Altre due mi si gettano sulla schiena, arpionandomi con gli artigli e iniziando a strascinarmi sul bordo della nave.
Pianto una delle spade a terra, solo per essere deluso da una delle sirene che me la strappa di mano e la getta lontano.
Cazzo.
Impianto i piedi a terra, continuando a farmi trascinare fino a che non sono accanto al parapetto.
In un modo a me sconosciuto vengo afferrato da una specie di catena d’acqua, che avvolge parte del mio petto, le mie braccia, le mie gambe per finire col formare una grossa catena finale intorno al collo, la parte con la “serratura”.
Mi ritrovo in acqua, trascinato dalle catene e dalle sirene, mentre cerco di divincolarmi e salire di nuovo in superficie, rendendomi conto che tutti i miei tentativi sono inutili.
Sono stato un vero idiota…ed io che volevo vedere almeno una volta Gioiellino nuda…vedete di non uccidervi lì sopra.
Allungo un’ultima volta il braccio verso l’alto, mentre mi sento ancorato a qualcosa e spostando un poco lo sguardo vedo sfocatamente degli scheletri.
Il cimitero dei marinari. Sarà qui che morirò? Che tristezza.
Lascio cadere il braccio, abbandonandomi al buio più totale mentre sento la risata delle sirene riecheggiare sul fondo marino, vittoriose. Merda…mi sono fatto sconfiggere così facilmente.
 
 
Osservo tutta la scena impotente, la porta non si apre nemmeno con la spada, ci ho provato già dieci volte.
Mi accascio, andando a toccarmi il collo.
IL COLLO! La collana!
Prendo un pugnale, tagliandomi il palmo destro e poggiandolo sulla collana a forma di lucchetto che ho al collo, sentendo subito la trasformazione avvenire.
Ikuto ha il mio stesso potere, solo…lui è un gatto, a quanto pare. I gatti non vanno d’accordo con l’acqua, stupido.
Delle orecchie mediamente grandi e pelose mi spuntano in testa, rosa con la punta fucsia, e nove code fanno capolino da sotto la camicia, sbucando dai pantaloni e costringendomi ad abbassarli leggermente.
Sono folte, paffute e con una punta sottile e sinuosa, tinta del colore della punta delle orecchie, mentre il resto è rosa come i miei capelli, tranne per l’attaccatura alla schiena: bianca.
I miei capelli si allungano ancora di più, tingendosi di bianco sulla parte finale.
I miei vestiti vengono presto sostituiti da un cortissimo kimono bianco e rosa, con una fascia fucsia stretta in vita che forma un fiocco dietro.
Ora si che posso considerarmi una Kitsune.
Sfondo la porta con una coda, uscendo e guardandomi attorno. Quell’idiota starà morendo annegato.
Mi avvicino al parapetto, prendendo un bel respiro e tuffandomi in acqua. Bene caro, mi devi un favore.
Entrata in acqua, non vedo inizialmente niente a causa delle bollicine d’aria e per colpa del sodio. Cazzo Ikuto la prossima volta che mi chiudi nella tua fottuta cabina ti lascio annegare!
Assottiglio lo sguardo, notando quello scemo incatenato al fondale marino da quelle strane catene sireniche, sorvegliato da almeno dieci di quelle creature maligne.
Lo ammazzo! Giuro che se muore lo strozzo, e se riesco a salvarlo lo uccido comunque!
Creo una bolla d’aria intorno alla mia bocca, che mi permette di respirare. Ho bisogno di tempo se voglio salvarlo.
Senza farmi vedere mi avvicino, degnandomi finalmente di dare anche ad Ikuto una delle mie magiche bolle d’aria, giusto perché non muoia.
Quell’idiota!
Adocchio una fiancata di una nave, probabilmente affondata parecchi anni orsono, e muovendo contemporaneamente gambe e code mi ci nascondo dietro.
Quanto odio queste situazioni, sono anche tutta bagnata…odio l’acqua quando si tratta di queste cose!
Mi sporgo per vedere che succede, e noto che piano le catene intorno al corpo di Ikuto si stringono sempre di più; ha il volto praticamente viola.
Sento uno scricchiolio, per quello che si può sentire in acqua, e cado in avanti con il pezzo di legno in mano, staccatosi a quanto pare da quella vecchia reliquia. Fan culo, legno marcio del cazzo!
Le sirene si girano verso di me, ed appena mi adocchiano diventano rosse, iniziando a soffiare, un po' come i gatti, ma sembrano più urli strozzati che altro.
Mi sposto a sinistra, giusto in tempo per evitare un siluro d’acqua formato da una di quelle stronzette.
Si stringono intorno ad Ikuto, guardandomi minacciosamente ed avvinghiandosi addosso a lui.
Eh no! Tutto ma non questo! Nessuno tocca il mio migliore alleato!
Intorno a me si forma un’aura fucsia, quasi rosso, molto simile a fiamme incandescenti pronte a incenerire tutto quello che trovano.
Le sirene mi guardano più spaventate, e si allontanano leggermente da Ikuto, ma non abbastanza per permettermi di prenderlo.
-Lui è mio! Lasciatemelo immediatamente! –
Le sirene prima negano, e ad un mio nuovo urlo si spostano e mi lasciano via libera.
Mi precipito da Ikuto, tirando, cercando di staccarlo da quelle catene, salvarlo da morte certa, ma inutilmente.
A quanto pare mi hanno dato il via libero, ma non vogliono lasciarlo.
Mi sento afferrare la caviglia, e loro sono lì, che mi tengono e si aggrappano a me, iniziando piano ad avvolgermi con quegli strane vincoli che mi impediscono di muovermi.
Cazzo, cazzo, cazzo! MERDA!
-Lasciatemi subito! –
Loro scuotono la testa, visibilmente agitate ma senza paura.
Mi agito sempre di più, in particolare quando una si avvicina ad Ikuto e rompe la bolla d’aria che ho creato per lui, baciandolo successivamente.
Divento rossa di rabbia, sentendo la mia bolla esplodere a causa di altre puttanelle lì presenti, ma non mi interessa niente. Inizio ad urlare, scalciare, agitare le braccia e dimenarmi, osservando quella lurida baciare Ikuto.
È svenuto per l’amor del cielo!
Con un ultimo urlo leggermente strozzato mi libero, bevendo un sacco di acqua e sentendo l’aria abbandonarmi, ma tengo duro e raggiungo Ikuto, tirando una codata terribilmente forte a quella lì, che viene catapultata a metri e metri di distanza, formando un bel buco e un’onda d’urto che fa agitare tutto il fondale marino e la superficie dell’acqua.
Migliaia di bollicine ci avvolgono, permettendomi di agire con più calma e avvolgere le catene con le mie code. Le riscaldo, stringendo successivamente e spezzandole, afferrando poi Ikuto da sotto le braccia e trascinandolo in superficie, dove finalmente posso concedermi una profonda boccata d’aria.
Sputo fuori acqua su acqua, continuando a tossire fino a che non riesco a creare una catena rossa grazie al mio potere, legandola successivamente all’albero maestro e tirandoci su entrambi.
Scaravento Ikuto a terra, facendolo atterrare di schiena causandogli probabilmente una contusione ai polmoni. Inizia a tossire, e a quel punto sputa un po’ d’acqua.
Coglione.
Corro verso di lui, scivolando un paio di volte e osservando quelle sgualdrine fare capolino dal parapetto, guardandoci attente. Hanno paura, no?
Corro più veloce, buttandomi poi al fianco di Ikuto e sbattendo un pugno sul suo petto, facendogli fare un violento spasmo e piegare leggermente in due, mentre inizia ad espellere l’acqua presente nei suoi polmoni. Non la eliminerà mai tutta così!
Mi avvicino a lui, prendendo il suo viso tra le mani e facendo una smorfia. Merda.
A capofitto poggio violentemente le mie labbra sulle sue, iniziando la respirazione bocca a bocca. Mi stacco appena tossisce ancora, riuscendo questa volta a fagli aprire gli occhi. Mi guarda incantato, come se fossi la cosa più bella a questo mondo e tutto intorno a noi si fa più lento, l’acqua che prima infuriava sulla nave diventa meno potente, le miriadi di goccioline che saltano di qua e di là rallentano, le nuvole vorticano più lentamente e gli scossoni alla nave sono più tenui.
Continua a fissarmi, alzandosi piano sui gomiti e avvicinandosi al mio volto. Mi avvicino a lui con il suo stesso carisma, protendo leggermente le spalle in avanti e schiudo le labbra, lasciando un sono sospiro uscire da esse; ci avviciniamo, e ancora, e ancora. Gli tiro un manrovescio che lo fa cadere a terra, ringhiando leggermente.
-Cretino! Potevi morire! E cos’era quella merda di espressione? Ti pare il momento di sognare, ragazzino?! In piedi, gattaccio! –
Mi giro, scattando in piedi e tirando un violento fendente permessomi dalla mia coda ad una figura acquatica che si disintegra, riformandosi dopo poco.
Kuroneko si riprende e poggiando le mani dietro di lui alza la schiena, dandosi più slancio e tirandosi in piedi.
Corre verso il lato est della nave, il lato opposto a quello dove mi trovo io, e con la coda e la mano afferra due spade che precedentemente erano dentro un barile.
Si avventa sulle creature che ci circondano, scatenando poi con i suoi poteri un’infinità di fulmini, facendo evaporare quelle cose.
Quindi possono evaporare? Calore…ci vuole calore. Ovvio, l’acqua evapora a contatto con il calore, e se è superiore al normale calore umano quelle puttanelle evaporano in un secondo. È per questo che trascinano le persone in fondo al mare e non le toccano se non sott’acqua! Solo a contatto con la pelle umana calda si feriscono.
Beccate, puttanelle!
-Ikuto! Ho bisogno dei tuoi fulmini, però prima dobbiamo radunarle tutte al centro! –
-Ricevuto! –
Si spinge verso le sirene, correndo da una parte all’altra, in cerchio, venendo poi raggiunto subito da me. Usando le mie catene ne scaglio parecchie al centro, mentre Kuroneko usa delle code d’ombra per bloccarle.
Rimaniamo uno davanti all’altra, con in mezzo a noi le sirene, bloccate e tremanti, rosse di rabbia e viola dalla paura.
-Al mio segnale! –
-Amu, quale segna…?! –
Alzo le braccia e le code, creando un’enorme palla di fuoco e allungandola sulle catene, che iniziano velocemente a vorticare intorno alle sirene.
Ikuto si riprende dal leggero shock di prima, spalancando gli occhi e la bocca, alzando le mani e spingendole successivamente verso il basso, scatenando una pioggia di fulmini, molto simile a quella di prima, solo che concentrata in un solo punto.
Davanti a noi si forma un tornado fatto di fiamme e fulmini, che si scontrano e sopprimono le urla delle sirene.
Annulliamo lentamente la forza devastante dei nostri poteri, osservando l’enorme bruciatura che è rimasta sul legno del ponte.
Siamo al centro dei mulinelli, se non facciamo qualcosa ci ribalteremo.
Cazzo!
Assottiglio lo sguardo e lo punto davanti a noi, dove vedo con piacere la mia nave e la mia ciurma uscire proprio in questo momento dalla parte critica del mare in tempesta. Bene, considerando un raggio medio di lunghezza dovremmo ricoprire una vasta zona, abbastanza da scacciarle senza ferire nessuno delle nostre ciurme.
-Ikuto! Ricopri quell’area di mare con i tuoi fulmini, devi elettrizzare l’acqua! –
-Tu cosa farai? –
-Penserò a far evaporare la più profonda superficie; Ikuto, raggio medio! –
-Sicuro! –
Prende una corda, legandola all’albero maestro e tenendola con la mano sinistra, correndo poi verso il parapetto della nave, buttandosi.
Si tiene alla fiancata della nave, tirando un pugno con il destro alla superfice dell’acqua, aprendo poi la mano.
Sul mare si riversano miriadi di fulmini, e da sotto i fondali si sprigiona elettricità.
Riesco a vedere da qui le figure delle sirene bruciarsi!
Bene, ora è il mio turno.
Mi sporgo anche io dal parapetto del lato sinistro, il mio, e prendendo un profondo respiro urlo, scatenando un’onda d’urto così potente da fendere buona parte dell’acqua. Tocco uno spruzzo d’acqua che mi è arrivato vicino, osservandolo riversarsi in mare. Appena tocca la superficie, sembra come se tutto intorno a noi si sia ricoperto di ghiaccio, pur continuando a muoversi, e ad un mio sospiro, faccio uscire dal dito indice della mano sinistra una scintilla, dando così fuoco all’intera superficie ricoperta da quella strana sostanza.
L’acqua incendia, vaporizzandosi e facendo sparire anche quelle poche sirene che si erano salvate dall’attacco di Ikuto.
-Hey, gattaccio, al timone! Tiraci fuori di qui! –
-Ricordati, dopo questo non prendo più ordini da te! –
-Muoviti, deficiente! –
 -Si, si! –
Si slancia con un’ombra verso il timone, togliendo quell’insulso pezzo di legno con cui l’aveva bloccato prima e afferrandolo saldamente, girandolo leggermente verso destra.
Vuole seguire la corrente, logico!
Mi guardo intorno, cercando di individuare altre sirene, sospirando quando non ne vedo, dirigendomi poi lentamente verso Kuroneko.
Cado a terra quando da dietro mi arriva uno spruzzo d’acqua, rialzandomi velocemente e girandomi, vedendo tre sirene…nere?! Oh, cazzo, cazzo, cazzo!
Ad una manca un braccio, mentre un’altra credo non possa usare i suoi cari poteri, e all’ultima manca metà corpo, ma comunque: lo stadio nero non porta nulla di buono-
-Hai ucciso le nostre sorelle, pagherai! –
-Ah sì? Prendetemi, troie! –
Mi dò lo slancio con le gambe verso di loro, toccando poi le spalle di quella a metà e quella senza poteri, che si inceneriscono subito. Appena assumono la forma nera perdono la loro liquidità totale.
Faccio una capriola a mezz’aria e atterro, girandomi poi verso l’ultima.
Se ne sta ferma immobile come se nulla fosse…non sarà mica che…?!
Improvvisamente dei muri d’acqua mi avvolgono, e mentre si stringono piano intorno a me guardo il cielo. Sarebbe l’unica via di fuga, ma è troppo…altro.
Cosa fare, cosa fare?
Se usassi il fuoco brucerei la nave, e le catene non arrivano così in alto.
Le pareti iniziano a raggiungermi sempre di più e a solidificarsi, creando spuntoni che piano e lentamente mi trafiggono, bucandomi il braccio sinistro, ferendomi lo stomaco e aprendomi la gamba destra e lo stesso lato del viso. Chiudo gli occhi, conscia che se non faccio nulla morirò…merda! MERDA!
-AMU! –
Guardo in alto, vedendo un’ombra sbucare sull’unica uscita a mia disposizione.
Sprigiono una barriera di fuoco attorno a me, scongelando il ghiaccio che mi aveva trafitta e salto, afferrando quell’ombra e lasciandomi trascinare via.
Per un pelo!
L’ombra mi abbandona a terra, giusto dietro alla sirena; è la mia occasione.
Appuntisco le code, spargendole poi attorno a me come una corona appuntita che punta verso l’esterno, dirigendole poi verso la sirena.
Quella viene infilzata da tutte le code, e mentre si gira sconvolta verso di me rilascio una scarica di fuoco che la fa urlare nel dolore. Ne rilascio ancora, e ancora, e ancora, fino a che quella non mi afferra una coda. La stringe, bagnandola e congelandola successivamente, mentre il ghiaccio si estende via via su tutte le mie code, congelandomi anche la parte inferiore del corpo e metà busto.
Fa freddo, freddo. Cosa posso fare? Adesso? Ikuto deve restare al timone, e se anche cercasse di attaccarla finirebbe per danneggiare anche me.
Stringo gli occhi, mentre la puttanella davanti a me ghigna, aprendo la bocca e facendone uscire una catena che mi si stringe intorno al collo, soffocandomi.
No, no…non posso morire ora.
Apro la bocca, sputando sangue e saliva, mentre la sirena davanti a me comincia a ridere.
-BBeennee…aaddeessssoo cchhee ttuu mmoorriirraaii, ppoottrròò pprreennddeerree qquueell bbeell ppiirraattaa llaaggggiiùù…ee ffaarrlloo mmiioo!!
Stringo i pugni, sentendo il fuoco avvolgermi e vedo la sirena spalancare gli occhi.
-Tu…mi fai davvero…SCHIFO! PUTTANA CHE NON SEI ALTRO! –
Il fuoco mi avvolge, e più di venti catene escono dalla mia schiena, avvolgendo la sirena e scaricando su di lei tutte le mie fiamme, disintegrandola.
Cado a terra, tossendo sangue e osservando le ceneri di quella lì venire spazzate via dall’acqua, mentre mi ripulisco il lato della bocca.
Senso uno scossone enorme alla nave, che viene inclinata di molto verso destra, guardando poi Ikuto. Ha uno sguardo serio sul volto, bagnato fradicio, in mezzo alla tempesta, malconcio, e gira a scatti il timone. Io…mi fido di lui, mi fido!
Facciamo una specie di salto quando prendiamo in pieno un’onda più alta della altre, e ci immergiamo in acqua con tutta la nave come se niente fosse…appena riemergiamo sento un’improvvisa calma accanto le mie orecchie, e un rumore assordante dietro di me; il cielo splende, e le acqua si sono parecchio calmate. Siamo…usciti!
Guardo di nuovo Ikuto, che ha un piccolo sorriso sul volto e chiudo gli occhi, sorridendo.
-Ikuto! –
-Hn? –
-Ci siamo riusciti! Ci siamo riusciti! –
-Si…Amu-
Si, ce l’abbiamo fatta…
 
 
 
 
Angolino autrice (che chiede umilmente perdono):
E si conclude qui lo scontro tra le sirene e i nostri due protagonisti!
Deludente? Forse…ma come primo scontro serio non posso farci nulla…eheh.
Ma passiamo ad altro…scusatemi! Chiedo perdono in ginocchio, non so come potrò mai farmi perdonare! Ho avuto gli esami, e ho dovuto studiare, e dopo quello…sono entrata in modalità “nullafacente”, e così ho sviluppato una specie di blocco dello scrittore. Ho un sacco di cose in mente, riesco a scrivere, ma…sono stanca. Appena poggio le dita sula tastiera mi stanco, mi vanno via le forze e lascio tutto incompleto. Mi ci sono voluti mesi per finire questo capitolo, pur avendo abbastanza chiaro tutto.
 
Ma chi voglio prendere in giro?! È il primo combattimento decente che faccio, e ho dovuto riempirmi di shonen e storie piene di lotte per farne una decente…non si finisce mai di imparare, nhe?
 
Non posso mettervi alcun dialogo a fine angolino perché sinceramente non ho voglia, e…bho, non mi viene in mente nulla.
 
Ikuto: Ma come…e il mio momento?
Io: Taci, gatto! Non voglio parlarne, piuttosto va a crepare! Ho avuto un periodo del cazzo!
 
Non per scherzare, ma ho avuto un periodo di profonda depressione quest’anno…per fortuna che ho sempre i miei amici vicino! Senza di voi come farei, eh? E voi sapete che mi riferisco a voi, sciocchini! Grazie mille per non avermi lasciata!
 
Per chi mi segue dai due anni che ho postato questa storia voglio dire “grazie”, e avverto che dopo questo capitolo non so quando aggiornerò, ma proverò il prima possibile, anche se prima voglio aggiornare un’ultima volta tutte le mie storie…e no, non perché vado in pausa o cosa, solo che mi concentrerò su tre storie alla volta, così a poterle finire velocemente e decentemente, avanzando con calma, e appena avrò finito TUTTE le storie (consapevole che sono una marea) potrò finalmente proporre i miei nuovi progetti, con calma! Magari uno o due alla volta…che ne dite?
Voglio avvertire subito che le tre storie saranno:
Crazy in love.
Red Rose and Death Rebel
Girls and Vampires.
Spero non mi odierete per le scelte, ma la prima e l’ultima sono le più vicine alla metà…lasciamo a parte questa che è solo all’inizio, e per di più non sono nemmeno sicura quale sia il loro scopo…voi preferite che abbiamo un obbiettivo del tipo “troveremo il leggendario tesoro” o “diventeremo -questo-“?
Ditemelo, per favore.
 
 
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che possiate perdonarmi, per tutto.
Come al solito scusate eventuali errori, e grazie di tutto! (sono ripetitiva)
 
Alla prossima.
Baci Blue!
 
 
P.S: grazie se siete arrivati fino alla fine dell’angolino, grazie mille!

   
 
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