Si sedette e rimase lì per ore ad ammirare le onde del mare che, ad intervalli regolari, si infrangevano sugli scogli. Tutto andava male. Le uniche cose che riuscivano a distrarla, erano la sua chitarra, il suo skateboard e il mare.

Del mare non si vedeva la fine, non sapeva a che profondità arrivasse, e questo, le permetteva di immaginare qualsiasi cosa. Talmente era grande che le dava un senso di libertà che non provava guardando la città in cui viveva, la stessa città di cui si sentiva prigioniera.

Avrebbe voluto scappare con la sua chitarra e il suo skateboard. Con questo pensiero, sfiorò delicatamente le corde dello strumento nero pece che si era portata in grembo, quasi in modo affettivo, producendo un suono acustico e dolce. Posò di nuovo lo sguardo sugli schizzi d'acqua salmastra. Di tanto in tanto qualche pesce balzava fuori dall'acqua, sotto la luce tiepida del crepuscolo.

Doveva tornare a casa, lo sapeva, ma non ne aveva nessuna voglia; stava molto meglio lì.

Si distese e sentì la sabbia ancora tiepida toccarle delicatamente le braccia nude. La giacca di pelle che aveva indossato quando era uscita di casa, giaceva ora sotto la sua testa, nel tentativo di non far impregnare di granelli i capelli, raccolti in uno chignon disordinato.

Avrebbe dormito volentieri lì, sotto al cielo, ogni minuto più scuro, che pian piano si stava puntellando di stelle;
con il suono rilassante del mare.

Ma di nuovo, la consapevolezza di dover tornare a casa la investì in pieno e, suo malgrado, si alzò dalla sabbia, raccolse la giacca, si mise in spalla la tracolla della chitarra e si avviò di mala voglia verso il lungomare ricoperto di asfalto.

Le luci dei lampioni la accompagnarono fino al portone di casa. Aprì malvolentieri il battente di legno,  sperando, di poter davvero far diventare eterna la sensazione di libertà che solo il mare le donava.

-_Dark_Angel