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Autore: Raja_    28/08/2017    1 recensioni
Trovatisi in palestra da soli, mentre tutti i loro compagni erano già andati a farsi la doccia, Kuroo e Bokuto si erano seduti uno davanti all’altro, con le tute ancora madide di sudore, a discutere di argomento fin troppo piccante e di una questione lasciata in sospeso, molto tempo prima. I due, infatti, si erano ripromessi, al loro primo anno di liceo, di scambiarsi per una volta i rispettivi ragazzi, entro il giorno del diciottesimo compleanno di Bokuto ed entrambi volevano che quel desiderio diventasse realtà il prima possibile.
Genere: Erotico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Keiji Akaashi, Koutaro Bokuto, Kozune Kenma, Tetsurou Kuroo
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Threesome
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Trovatisi in palestra da soli, mentre tutti i loro compagni erano già andati a farsi la doccia, Kuroo e Bokuto si erano seduti uno davanti all’altro, con le tute ancora madide di sudore, a discutere di argomento fin troppo piccante e di una questione lasciata in sospeso, molto tempo prima. I due, infatti, si erano ripromessi, al loro primo anno di liceo, di scambiarsi per una volta i rispettivi ragazzi, entro il giorno del diciottesimo compleanno di Bokuto ed entrambi volevano che quel desiderio diventasse realtà il prima possibile.
«Abbiamo aspettato troppo.» sussurrò Kuroo, con faccia corrucciata ma adornata dal suo solito sorriso sardonico.
«Lo so… dovevamo agire prima.» mormorò Bokuto guardandosi attorno con circospezione. Orecchie troppo curiose avrebbero potuto udire qualche parola di quella conversazione decisamente perversa.
«Abbiamo ancora un mese prima del tuo compleanno… siamo ancora in tempo per rimediare.» sogghignò il capitano della Nekoma, mettendo fine alla loro chiacchierata.

Pochi giorni dopo, infatti, decisero che avrebbero messo in atto il loro piano ai danni, se così si potevano definire, di Akaashi e Kenma.
Kuroo, infatti, avendo casa libera, chiese ai tre ragazzi di andare a dormire da lui, prima che le vacanze estive giungessero alla fine. Il suo migliore amico aveva accettato immediatamente e aveva costretto il suo alzatore a fare lo stesso; Kenma, dal canto suo, avrebbe preferito rimanere a casa a giocare alla sua amata PSP ma il suo compagno di squadra si era presentato da sua madre con aria spavalda e le aveva chiesto il permesso.
L’aveva intenerita, dicendole che quelli erano gli ultimi mesi che lui e Kenma potevano passare insieme, prima che lui partisse per l’università, e gli avrebbe fatto piacere passarli con il suo “migliore amico”, riuscendo a strapparle una lacrima commossa e il consenso.

Si era ritrovato così, Kenma, quella sera, a suonare il campanello di quella casa, aspettando che il ragazzo gli aprisse con il suo solito sorriso sghembo. Salutò Kuroo e iniziò a guardarsi intorno con aria interrogativa, cercando Akaashi e Bokuto.
«Sono di sopra.» rispose il moro a quella domanda inespressa. Il setter della Nekoma annuì e andò in cucina, iniziando ad aprire tutte le mensole, in cerca di qualche snack.
Kuroo lo seguì e si sedette con grazia sul tavolo, fissandolo intensamente e iniziando a immaginarlo piegato contro il ripiano della cucina, con lui che affondava per entrare completamente nel suo corpo. Quelle immagini estremamente eccitanti, però, fecero risvegliare il suo amichetto nelle parti basse.
«Kuro…» lo chiamò Kenma. «Devi fare la spesa.» sospirò, chiudendo il frigorifero praticamente vuoto e voltandosi verso il padrone di casa che scese dal tavolo con la grazia di un felino e si avvicinò pericolosamente a lui, bloccandolo tra il suo metro e ottantasette e il ripiano freddo della cucina. Sentì la mano di Kuroo avvolgerlo, mentre l’altra gli sfiorava la guancia e lo portava più vicino a sé. Le loro labbra si toccarono dolcemente, ma quelle del moro iniziarono subito a farsi più pressanti, facendo gemere il piccolo setter che si lasciò guidare dalla lingua e dalla mani esperte del più grande.
Un applauso, però, li interruppe. «Ehi, ehi, ehi. Qui, qualcuno sta diventando socievole, eh?» esordì l’asso della Fukurodani, scendendo le scale ed entrando in cucina.
«Beh, e allora?» rispose Kuroo.
«Allora voglio divertirmi anche io.» rise il gufo, agguantando un Akaashi alquanto indifferente e baciandolo appassionatamente.
«Bokuto-san, smettila.» lo rimproverò il setter, staccandosi velocemente, con le guance rosse.
Kuroo sorrise, tutto stava procedendo secondo il piano che lui e l’asso avevano studiato attentamente, prese Kenma per mano e si avvicinò agli altri due. «Che ne dite di guardare un film? Ho noleggiato un horror, in previsione di stasera.» propose.
Il setter della Nekoma alzò le spalle con la sua tipica aria indifferente e, con il cellulare in mano, si diresse in salotto, aspettando gli altri. Kuroo e Bokuto si lanciarono un’occhiata e si sorrisero trionfanti, seguendo il ragazzo e posizionandosi ai lati opposti, per lasciare ai due alzatori i posti centrali.
Tetsurou mise il film e i quattro pallavolisti iniziarono subito a guardare la TV che illuminava la sala buia.

Kuroo avvolse Kenma con un braccio dietro la schiena e lo tirò a sé, sperando che il biondo, impaurito, si avvinghiasse a lui ma l’effetto fu completamente diverso. Il film a quel ragazzo decisamente apatico, non suscitava nessun effetto, nonostante fosse abbastanza pauroso. Kenma guardò il moro, confuso. «Sei sicuro di aver messo il film giusto?» chiese, guadagnandosi un’occhiataccia da parte di Akaashi.
Keiji, infatti, si era ritrovato Bokuto rannicchiato contro di lui, tremante e con un cuscino sugli occhi, mentre lui lo guardava, scocciato, facendo dei sospiri profondi.
«M-ma… se fa… paurissima!» piagnucolò Koutarou, aggrappandosi al braccio del ragazzo al suo fianco. «AKAASHI…»
«Bro, sei proprio un gufo fifone.» rise il capitano della Nekoma, beccandosi anche lui un’occhiataccia da parte di Keiji.
Tetsurou sospirò, per poi illuminarsi quando gli venne in mente una tattica che lui e il suo migliore amico avrebbero dovuto usare con i loro alzatori. «Ehi, bro.» attirò l’attenzione di tutti su di sé con un sorriso malizioso sul viso, allungandosi in direzione dell’asso della Fukurodani, che si avvicinò in risposta.
Kuroo gli portò una mano dietro la nuca tirandolo verso di lui e unendo le loro labbra in un bacio appassionato. Keiji e Kenma sgranarono gli occhi alla vista di quell’atto inaspettato. Erano confusi e continuavano ad osservare i due che come calamite non riuscivano a staccarsi.
Il biondo faceva scattare gli occhi felini da un capitano all’altro, trattenendo il fiato e appiattendosi sul divano, mentre il setter della Fukurodani li guardava in cerca di una risposta logica a quel gesto, non trovandola.
Quando i due ragazzi si staccarono, Koutarou si leccò un labbro soddisfatto. «Sapevo che eri eccitato bro, ma non credevo volessi iniziare così presto.»
«Perché? La cosa ti dispiace?» stuzzicò l’amico con lo sguardo per poi rivolgere la sua attenzione ai due ragazzi seduti proprio lì in mezzo a loro, seguito da Bokuto.
Kenma deglutì per poi distogliere lo sguardo dai due ragazzi, arrossendo di colpo. «Credo sia meglio che io vada a casa.» provò a dire, cercando di alzarsi, ma venne bloccato immediatamente dalle mani calde di Kuroo.
«No, no, no... tu non vai da nessuna parte.» gli prese il polso, stringendolo piano. «Vorrei… anzi, vorremmo… che tu restassi.» lo guardò malizioso per poi baciarlo, assaporando le sue labbra morbide.
«Tutto ciò mi fa immaginare che debba rimanere anche io!» Keiji incrociò le braccia al petto, guardando il suo compagno di squadra che aveva iniziato a lasciargli silenziosamente qualche bacio sulla spalla.
«Resteresti?» domandò Koutarou, facendogli gli occhi da cucciolo.
Il moro distolse lo sguardo, arrossendo. «Va bene.»
«VERAMENTE?» chiesero in coro Bokuto e Kuroo, che si era staccato dalle labbra del suo alzatore quando aveva sentito quelle parole. Kenma, nel frattempo, aveva ripreso il suo cellulare e si era messo a giocare per non prendere parte a quel discorso. Aver visto il suo ragazzo che baciava il suo migliore amico gli aveva fatto perdere di vista un attimo, la realtà.
«Sì, veramente… come se avessi scelta.» replicò il moro, alzandosi dal divano e dirigendosi verso il bagno.
Kuroo lo guardò mentre si allontanava e, inventandosi la scusa di dover controllare una cosa in cucina, lo seguì. Gli sgattaiolò dietro intrufolandosi con lui e chiudendo poi la porta dietro di sé. «Non credevo ti facessi convincere così facilmente.»
«Diciamo che ho capito che intenzioni avete e la cosa non mi dispiace.» ammise Keiji, voltandosi nella sua direzione e guardandolo maliziosamente. «Ho sentito delle voci sul tuo conto…» continuò, avvicinandosi a lui con passo felpato per poi accarezzargli i pettorali dalla maglietta che indossava. «Sono un po’ curioso di vedere cosa sei capace di fare.»
«Cosa sono capace di fare, dici?» si avvicinò pericolosamente a lui, spingendolo contro il lavandino sicuro di sé e delle proprie doti. «Ti sorprenderesti delle mie capacità.»
«Dovresti dimostrarmelo…» continuò a provocarlo. «Ho a che fare con Bokuto-san tutti i giorni.»
Kuroo non sapeva se cedere o continuare ad affrontarlo ma più lo guardava, con quel suo fisico alto e snello e la sua pelle alabastro che aveva già fatto perdere il capo al suo migliore amico, più aveva voglia di assaggiare quel suo corpo morbido e longilineo. «Mi stai forse sfidando?» lo accusò con tono scherzoso e malizioso.
L’alzatore, trovatosi a pochi centimetri da lui, gli aveva cinto le braccia attorno al collo diminuendo ancora di più la distanza tra di loro. «Chi lo sa… hai paura di perdere, Kuroo-san?»
Tetsurou lo sollevò afferrandolo per i glutei sodi, facendolo poggiare sul marmo del lavandino. Non lo degnò di altre parola e, nella foga del momento, iniziò a deliziare il suo collo, lambendo porzioni di pelle, segnandolo con morsi rossi.

In salotto, nel frattempo, Kenma e Koutarou avevano messo il film in pausa per aspettare che i due ragazzi tornassero, ma erano già passati diversi minuti e il capitano della Nekoma e il setter della Fukurodani sembravano spariti. Il biondo alzò lo sguardo dal suo cellulare e guardò confuso il gufo dall’altra parte del divano.
Bokuto sbuffò annoiato. «A cosa giochi?» domandò, avvicinandosi a Kenma, cercando di osservare lo schermo. Il più piccolo gli mostrò il display, facendogli vedere cosa stesse prendendo tanto la sua attenzione. «Sembra interessante… cosa devi fare?»
«Devi rompere i blocchi, cercando di far rimanere il poligono sulla torre… se dovesse cadere è game over.»
«Posso provare?» si sedette vicino a lui in attesa di una risposta. L’alzatore della Nekoma annuì e gli passò il telefono. Koutarou sorrise e lo prese, passando un braccio sulla spalla di Kenma, tirandolo a sé e facendo aderire il suo braccio sinistro al suo petto, come se niente fosse.
Bokuto iniziò a giocare, ottenendo vari punti ma non riuscendo ad eguagliare né superare il record del biondo. Ci stava quasi per riuscire, dopo l’ennesimo game over, quando un rumore strano li fece sobbalzare sul divano. Si voltarono entrambi in direzione del corridoio e quando non videro nessuno, decisero di andare a vedere da dove provenisse.
Si alzarono e camminarono silenziosamente verso il bagno, sperando che Keiji non si fosse fatto male nonostante Koutarou sapesse bene da dove provenisse quel rumore: erano i gemiti del suo ragazzo.
Bussarono e aspettarono risposta e, non ottenendola, decisero di entrare e di controllare che stesse bene ma, quando aprirono la porta, quello che si trovarono davanti, fece gelare il sangue nelle vene a Kenma: Kuroo, intrappolato tra le gambe di Akaashi, nascondeva il proprio volto nel collo del moro.
Quando sentì la porta aprirsi, però, si staccò dal ragazzo guardando i due li fissavano sorpresi. Bokuto si avvicinò sorridendo, malizioso e quando fu al fianco del suo migliore amico e gli batté una pacca sulla spalla, per poi aiutare Keiji a scendere dal lavandino. «Scusate se vi abbiamo interrotti.» ridacchiò.
«Nessun problema… ci siamo lasciati un po’ andare con le provocazioni.» rispose il capitano della Nekoma, ricomponendosi.
Kenma, nel frattempo, scuoteva la testa, continuando a guardare il suo ragazzo negli occhi. Geloso nel vederlo avvinghiato ad un altro, gli si avvicinò e gli prese la manica della maglia, tirandola appena.
Keiji, inizialmente, vedendolo in quello stato, si sentì leggermente in colpa e gli si avvicinò. Quando si accorse che il biondo non lo guardava in faccia, gli portò una mano sotto il mento, sollevandolo e incrociando i suoi occhi grigi con quelli dorati dell’altro alzatore. «Kozume? Rilassati. gli sussurrò, sfiorandogli le labbra in un piccolo bacio delicato. Il biondo arrossì di colpo e si staccò da quel contatto, nascondendo il viso sotto il braccio del suo ragazzo che si era avvicinato lui.
«Gattino.» Bokuto si avvicinò a lui. «Io e Kuroo avevamo fatto un patto quando eravamo al primo anno di liceo… ma forse, dovrebbe essere lui a dirti tutto.»
«C-cosa? Io? Ah no… te lo scordi. Se vuoi glielo dici tu, altrimenti niente.»
«Kuro…» il setter della Nekoma alzò gli occhi su di lui, serio. «Dimmi che significa tutto questo?»
«Bokuto ti illuminerà.»
«KURO…» lo chiamò con voce ferma. «Dimmelo TU e fallo subito.»
«Ci eravamo promessi di scambiarci per una volta i rispettivi ragazzi, entro il giorno del diciottesimo compleanno di Bokuto.» sospirò, in attesa di una bella tirata di orecchie.
«E visto che il mio compleanno è a settembre e noi siamo ad agosto… beh, sì insomma… avete capito no?»
«Bokuto-san, stai scherzando? Veramente voi due vi siete promessi una cosa così stupida?» domando Keiji, sorpreso dall’idiozia dei due capitani.
«Non mi sembra che fino a un momento fa ti stesse dispiacendo, però.» commentò Kenma, acido.
«Non ho mai detto che mi dispiaceva… e non ero neanche l’unico a pensarla così.» i loro sguardi gelidi si scontrarono, facendo venire la pelle d’oca a Kuroo, che ascoltava le loro risposte fredde.
«Me ne sono accorto!» rispose sorpassando il ragazzo e andando verso Bokuto. Lo prese per il colletto della maglietta e lo tirò a sé, facendo incontrare le loro labbra, stupendo tutti i ragazzi presenti compreso Koutarou che, dopo un iniziale momento di incredulità, portò le mani attorno alla schiena del più piccolo, avvicinandolo ancora di più e facendo unire le loro lingue, davanti agli occhi esterrefatti dei due ragazzi.
Kuroo deglutì sonoramente e si avvicinò a loro, avvolgendo le braccia attorno alla vita del suo alzatore, iniziando a mordergli il collo. Akaashi, allo stesso tempo, toccò i muscoli tonici del suo capitano e fece scivolare le mani sotto la sua maglietta. Il respiro di Kenma si era fatto affannoso e quando si staccò dalle labbra di Bokuto, una strana sensazione si era fatta spazio nella sua mente e nel suo corpo.
Tetsurou lo strinse e portandogli una mano sotto il mento lo costrinse a voltare la testa e lo baciò con un’irruenza che non gli apparteneva… o forse sì?

In pochi minuti, Kenma si ritrovò in camera di Kuroo. A la luce spenta, le labbra del suo “migliore amico” gli lambivano il corpo tremante mentre a pochi centimetri da loro la coppia della Fukurodani non riusciva a staccarsi e i mugolii iniziarono a riempire la stanza.
Keiji, nonostante la sua aria da bravo ragazzo, aveva una certa predilezione per i morsi e i graffi infatti, la schiena e il collo di Bokuto erano pieni dei suoi segni. Il middle blocker della Nekoma, invece, aveva un atteggiamento che, sebbene la situazione non fosse poi così tranquilla, riusciva a calmare l’immenso imbarazzo del suo setter.
Erano passati dal guardare un film in TV a spogliarsi di ogni timidezza, concedendosi baci rubati e toccate veloci e fugaci.
In poco tempo non c’era più la vergogna che li aveva accompagnati inizialmente. Erano solo loro quattro e la cosa sembrava andar bene a tutti… soprattutto quando la mattina successiva Kenma si era svegliato abbracciato ad Akaashi, con Kuroo e Bokuto che gli scattavano fotografie compromettenti che avrebbero utilizzato in futuro per replicare la serata.
   
 
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