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Autore: HikariMoon    30/08/2017    2 recensioni
I Maestri della Luce sono di nuovo a Gran RoRo, ma quasi ottant’anni sono passati. Magisa nelle mani dei nemici, nessun sostituto per il Guerriero Rosso e il Guerriero Giallo, una nuova Guerriera Verde restia ad integrarsi nel gruppo, senza l’aiuto del Nucleo Progenitore e senza sapere chi sia veramente dalla loro parte. Ma per liberare Magisa, per penetrare nella fortezza in cui è imprigionata, i Maestri della Luce dovranno sforzarsi di superare le proprie differenze e, soprattutto, fidarsi gli uni degli altri. O rischiare di venire catturati. E questa volta, non basterà Battle Spirits a tirarli fuori dai guai.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hideto Suzuri, Mai Viole/Shinomiya, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Yuuki Momose
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Battle Spirits Resurgence - I Guerrieri della Luce'
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CAPITOLO 1

La rotta della Limoviole, si capì presto, non era così casuale come inizialmente era sembrata.

I granroriani, ancor prima di raccontare tutto al gruppo di umani, avevano sperato nel loro appoggio. Ed era per quel motivo che Serjou, non appena sveglio, aveva comunicato a M.A.I.A. la rotta per il luogo più probabile dove trovare appoggio.

Era stato una scommessa rischiosa. Non perché dubitassero dei Maestri della Luce, l’avventura precedente aveva ben mostrato il loro coraggio. Ma semplicemente perché, ne erano sicuri, Magisa non avrebbe mai voluto che i Maestri della Luce azzardassero una missione di salvataggio solo per lei.

Il futuro di Gran RoRo veniva prima di tutto.

E il futuro di Gran RoRo aveva bisogno che i Maestri della Luce fossero liberi.

Aileen, però, si era rifiutata di abbandonare Magisa al suo destino. Serjou, prima, e Zungurii, poi, non avevano fatto gran resistenza e avevano deciso che il gruppo dei Maestri della Luce, unito, era l’unico veramente in grado di poter trionfare in una simile missione.

Solo che i Maestri della Luce non erano al completo. E nessuno sapeva quando lo sarebbe stati: giorni? Mesi?

Un’unica cosa era certa. Magisa non avrebbe avuto ancora tutto quel tempo. Era già passato un mese, quanto sarebbe passato prima che l’Imperatore non la reputasse più di nessuna utilità?

Per tutto il racconto, i tre granroriani si erano chiesti quando rivelarlo agli umani. Poi, l’occasione era arrivata e avevano sperato che gli anni non li avessero cambiati.

"Maga Magisa è stata fatta prigioniera un mese fa.”

Avevano lasciato che fosse M.A.I.A. a dirlo, mentre loro scrutavano i volti dei quattro Maestri della Luce in cerca di una speranza. In cerca di una conferma.

I secondi erano sembrati infiniti. Li avevano fissati mentre annuivano, mentre i quattro accettavano a pieno che cosa fosse successo. Poi, senza neppure scambiarsi uno sguardo, la risposta dei Maestri della Luce si palesò sui loro volti.

L’avrebbero liberata.

Anche se non erano al completo. Anche se c’era il rischio che diventasse simile alla fuga dal palazzo dei Mazoku, quando avevano quasi rischiato di perdere la vita. Anche se, molto probabilmente, era una trappola. Ma, dopo tutto quello che Magisa aveva fatto per loro, non potevano tirarsi indietro.

“Dove si trova?”

I tre granroriani si scambiarono degli sguardi veloci. Il momento era arrivato e non potevano dire di non avere paura. Nessuno sapeva veramente che cosa li avrebbe attesi.

Aileen fece un cenno a M.A.I.A. e si sentì più libera, almeno per qualche istante, del peso che si portava dietro da allora, da quando Magisa era stata catturata. Se la Maga era nelle mani dell’Imperatore, la colpa era anche sua. Magisa non aveva voluto rischiare di veder morire un altro Guerriero, non finché poteva fare qualcosa. Ma lei non poteva accettare di vedere morire Magisa.

Gli occhi della granroriana si fissarono allora sulla cittadina, meta finale della loro missione. Non ci aveva mai messo piede, ma come tutti avrebbe riconosciuto quel luogo. La prima di sei roccaforti.

“Qui, nel regno di Rubino. Nella fortezza del Governatore.”

Era il primo atto. Non restava che escogitare un piano efficace.

“Ci stiamo dirigendo là?”, Mai si rivolse direttamente a Serjou, consapevole che ogni minuto sprecato era un minuto in meno per prepararsi.

Il granroriano scosse la testa. “Stiamo raggiungendo le aree circostanti il villaggio Miao Miao.”

“Dalle informazioni che ho avuto, è lì che dovremmo avere le possibilità maggiori per contattare la ribellione. Sono gli unici da cui possiamo risalire alla situazione in città.” Zungurii cercò di sembrare rassicurante, ma lui stesso non sapeva quanto aiuto avrebbero potuto avere. O quanto si sarebbero potuti fidare.

Yuuki, che nel frattempo si era alzato, era fermo davanti alle vetrate e osservava il paesaggio. Conosceva bene quel luogo, purtroppo.

“Tempi di arrivo?”

Serjou imitò il ragazzo, osservando per qualche istante all’esterno. Presto la catena montuosa alla loro destra sarebbe finita. Da lì, non sarebbe mancato molto per raggiungere il lago. O ciò che ne restava.

“Un paio d’ore al massimo.”

Kenzo cercò di fare qualche calcolo veloce. Si arrese dopo pochi tentativi, sapendo benissimo di non conoscere così bene il regno per capire quanta strada avessero percorso. Ma erano di sicuri passati troppo pochi minuti dalla loro decisione e Serjou non aveva detto niente a M.A.I.A.

“Quindi la rotta che stiamo percorrendo da stamattina-”

Zungurii abbozzò un sorriso imbarazzato, incrociando lo sguardo del ragazzino con gli occhiali. “Non è proprio casuale.”

“Quindi avete impostato la rotta prima di sapere la nostra risposta.” Mai incrociò le braccia e passò lo sguardo sui granroriani, faticando però a nascondere il divertimento nel suo sguardo.

“Eravamo fiduciosi, Lady Viole. Ma mi auguro non pensiate che il nostro sia un obbligo. Metterci in contatto con la ribellione sarà utile per farvi un’idea della situazione.”

La ragazza sospirò, scuotendo leggermente la testa. “Almeno così abbiamo guadagnato tempo.”

Kenzo afferrò ancora un pezzo di pane dolce, ignorando ostinatamente il ghignò di Hideto che gli mimava con la bocca il numero quattro, e si concentrò su Serjou.

“Come ci metteremo in contatto con loro? C’è un qualche segnale? Un punto prestabilito?”

“Immagino avrete un modo per evitare di venir intercettati dal Governatore e i suoi uomini”, aggiunse Mai che aveva intuito il filo del ragionamento dell’amico.

“Me ne occuperò io”, replicò Aileen sommessamente. Quando si ritrovò gli sguardi di tutti puntati addosso, chiuse le mani a pugno. “Conosco molto bene alcuni dei ribelli”, offrì nella vana speranza che bastasse a saziare lo sguardo curioso di Kenzo e quelli vagamente diffidenti degli altri tre.

Fuori dalle vetrate il paesaggio stava cambiando, il deserto stava lasciando di nuovo spazio alla savana e ai boschi.

“Questo non spiega come però”, suggerì incoraggiante Hideto afferrando a sua volte un pezzo di pane dolce e roteando gli occhi quando Kenzo lo fissò trionfante.

“Abbiamo già usato questo metodo più volte. Funziona.”

E la risposta di Zungurii fu l’ultima cosa detta al riguardo. Ai Maestri della Luce non restava che fidarsi sulla parola.

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Aileen proseguì per lunghi minuti nella foresta. Doveva essere sicura di essere sufficientemente lontana dalla Limoviole. Non che volesse propriamente farne un segreto, ma purtroppo intuiva la reazione del gruppo.

Si fermò in una piccola spianata tra gli alberi. Si posò ad uno di essi e lasciò che lo sguardo si perdesse sul paesaggio davanti a lei. Il villaggio Miao Miao sembrava ancora più piccolo di quanto non lo fosse, soprattutto confrontato alle enormi risaie.

Era come vivere continuamente le vite di altre persone. Se non erano le sue visioni, erano i racconti di chi aveva vissuto più a lungo di lei. Ci sarebbe voluta andare veramente nel villaggio, ma non era disposta a correre il rischio di condannarlo alla stessa fine della casa di Zungurii.

Inspirò e tornò a concentrarsi sulla missione che la attendeva. Allungò davanti a lei la mano stretta a pugno. Avrebbe preferito che ci fosse un altro modo per contattarli.

Espirò e aprì la mano. Su di essa era apparsa una piccola farfalla verde. L’insetto si librò in aria, sollevandosi leggermente dal palmo e diffondendo scintille luminose.

“Vai da Fresia. Chiedile dove e quando possiamo raggiungerli.”

La farfalla volteggiò per qualche breve istante. Poi, si diresse verso le montagne dietro il villaggio, diventando ben presto invisibile nel cielo azzurro.

Aileen si sedette su una radice e prese in mano un legnetto, iniziando a vergare figure casuali sulla terra. Da quando la sua vita era diventata solo un intrico di bugie?

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“Perché si è dovuta allontanare così tanto? Ha qualcosa da nascondere?”

Hideto lanciò ancora un’occhiata verso gli alberi tra cui Aileen era scomparsa. Poi, spostò lo sguardo sugli altri granroriani del gruppo e rimase in attesa.

“Non è una questione di mancanza di fiducia.” Zungurii, appoggiato ad un albero, lanciò un sassolino contro un non ben precisato bersaglio dall’altra parte della radura.

Serjou, ai piedi della Limoviole, non disse nulla.

Hideto sbuffò e tornò a sedersi. “Sarà…”

Il ragazzo prese il proprio mazzo di carte e cominciò a sfogliarlo, chiedendosi quanto tempo sarebbe stato necessario per contattare i ribelli. Ogni paio di carte, però, continuava a guardare di sottecchi verso il bosco.

Mai, seduta poco distante e intenta a connettere il proprio computer al sistema della Limoviole, se ne accorse.  Si morse un labbro e tornò a fissare lo schermo. Voleva fidarsi, voleva farlo con tutta sé stessa. Ma non poteva non dare ragione a Hideto.

Sperava solo che la diffidenza di Aileen fosse dovuta al fatto di sentirsi fuori posto nel loro gruppo. Dopotutto, in quei tre anni, loro quattro erano diventati molto uniti. Quasi più uniti del gruppo originario, se doveva essere sincera.

Il suo sguardo si sollevò dallo schermo per dirigersi verso Zungurii e Serjou. Erano stati uniti anche allora, ma adesso c’era qualcosa che sentiva dividerli. Ottanta anni erano tanti dal suo punto di vista. E a Gran RoRo?

“Il sistema operativo si è connesso.”

Mai sbatté le palpebre e non riuscì ad evitare di sobbalzare. Voltò la testa di scatto, ritrovandosi davanti M.A.I.A.

“Cosa?”

“L’operazione di connessione ha avuto successo.”

La ragazza tornò a fissare lo schermo e si diede mentalmente della stupida per essersi distratta in modo così evidente. Poi, vedendo la conferma sul display, sorrise.

“Kenzo, ci sono riuscita. Adesso so come connettere anche il tuo portatile.”

Il robot emise un rumore simile ad uno sbuffò infastidito e tornò verso l’astronave. Un secondo dopo, Kenzo era seduto sul tronco accanto a lei con un sorriso entusiasta.

Hideto, per un attimo, pensò di raggiungerli ma quando si rese conto che i due avevano cominciato a parlare in informatichese, o qualsiasi fosse stata la lingua che usavano in quei momenti, preferì rimanere dov’era. Mise nella tasca dei pantaloni il mazzo di carte e si accorse solo in quel momento che Yuuki, poco distante, non aveva detto una parola da quando si erano fermati.

Senza pensarci due volte, il Guerriero Blu si alzò e lo raggiunse. Il ragazzo mostrò di averlo notato, ma il suo sguardo rimase verso il bosco.

“Non pensi che ci metta un po’ troppo?”

“Non sappiamo quanto tempo i ribelli impiegheranno per rispondere. Per quello che ci riguarda, potrebbero impiegarci anche ore.”

Hideto alzò gli occhi al cielo, sperando che non fosse veramente così. Aveva lasciato a casa i suoi album di carte.

“Ma come li vuole contattare? Tu hai visto se si è portata dietro qualcosa?”

Yuuki scosse la testa.

“Se entro dieci minuti non arriva, ti sfido ad un duello.”

Il Guerriero Bianco sorrise e gli posò una mano sulla spalla, attirando la sua attenzione.

“Credo che proverò a prendere la mia rivincita un’altra volta.”

Hideto seguì con lo sguardo la direzione che l’amico gli accennava e vide apparire proprio Aileen. L’arrivo della granroriana mise tutti sugli attenti, anche Mai e Kenzo che riaffiorarono dal mondo digitale in cui erano sprofondati.

La ragazza raggiunse il gruppo, ma incrociò appena lo sguardo con i Maestri della Luce, indirizzando tutta la sua attenzione verso i soli Serjou e M.A.I.A.

“Ho le coordinate. Non sono molto distanti da qui.”

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Non esisteva un accampamento stabile dei ribelli. Questa fu la prima cosa che i quattro terrestri scoprirono. Zungurii, non appena le astronavi si intravidero tra gli alberi, spiegò loro che la ribellione non poteva mai fermarsi in un posto e che, nel regno, era molto facile trovare gruppi più o meno autonomi. Era ad uno di quei gruppi che lui e la sua famiglia si erano uniti.

In attesa che Serjou fermasse la Limoviole, i quattro si chiesero che cosa li avrebbe attesi. Avrebbero dovuto soppesare ogni parola, attenti a non rivelare troppo, attenti a non dare un vantaggio ai propri nemici. E questo bastava a far venire loro i nervi a fior di pelle e a contrarre lo stomaco. Sembrava di essere tornati sulla Terra. Sembrava di essere tornati ad allora.

Un simile timore, seppur condiviso, era molto meno evidente sul volto dei granroriani che apparivano molto più rilassati.

Tutti quanti si erano riuniti attorno alla postazione di Serjou e osservavano con interesse il piccolo gruppo di astronavi nascosto tra la vegetazione. Quasi tutte erano già state mimetizzate sfruttando la vegetazione e solo su una si riusciva ad intravedere l’equipaggio che stava procedendo a camuffarla. Si accorsero anche che tutte le astronavi avevano colori molto più neutri rispetto alla Limoviole, principalmente tonalità brune e rosse. Era evidente che lo scopo principale era sfruttare al massimo la possibilità di confondersi con l’ambiente desertico del regno. Cosa che non si poteva dire della loro astronave.

Davanti a loro un paio di granroriani li guidarono da terra verso il luogo in cui potessero atterrare. Serjou non mostrò alcuna incertezza nel guidarla nello spazio ristretto, rendendo chiaro quanto negli anni fosse diventato normale. Il granroriano, una volta avuto l’ok dall’esterno, spense i motori e l’astronave si zittì sotto di loro.

“Qualcuno vi scorterà all’accampamento, Lady Viole. Io e M.A.I.A. resteremo qui per collaborare all’opera di mimetizzazione”, comunicò Serjou rompendo il silenzio. “Capirete che la velocità sia essenziale.”

“Rimarrò anche io”, aggiunse Zungurii sorridendo. “Due mani in più sono sempre utili. Così ne approfitto per salutare alcuni amici che ho intravisto.”

Hideto annuì e scrutò fuori dalla vetrata cercando di riconoscere qualcuno tra i granroriani.

“Qui c’è anche qualcuno della tua famiglia?”

“No. Loro sono in un altro gruppo. Fino al mese scorso, quando sono venuto sulla Limoviole, erano più a nord.”

“E come farai a rincontrarli?”, esclamò sbattendo gli occhi Kenzo. Come facevano a tenersi in contatto se continuavano a spostarsi? Dubitava che usassero con tanta leggerezza le comunicazioni radio, sicuramente tenute sotto controllo dagli uomini del Governatore.

Zungurii ghignò. “Abbiamo i nostri segreti!”

Nessuno ebbe il tempo di aggiungere altro. Uno dei due granroriani fece loro cenno di scendere e si diresse subito verso il retro. Serjou ruotò sulla poltrona e indicò con un breve cenno l’uscita a poppa.

“Avviatevi pure, Lady Viole. Vi raggiungeremo più tardi.”

La Guerriero Viola annuì. Aileen, fino a quel momento accanto a loro, si era già avviata. “Venite.”

I Maestri della Luce si scambiarono un veloce sguardo e si affrettarono a seguirla. Fuori, sul retro della Limoviole, vennero avvolti dall’aria calda tipica del Regno, solo debolmente mitigata da una leggera brezza. Le voci dei granroriani si udivano perfettamente nel silenzio del bosco, ma i Maestri della Luce si resero presto contro di non riuscire a capirne nemmeno una sillaba. Aileen si accorse delle loro espressioni mezzo sorprese e mezzo divertite e ridacchiò.

“Non avrete pensato che abbiamo sviluppato una lingua solo quando siete arrivati voi umani, spero!”

Il rumore del portellone che si abbassava permise di spostare l’attenzione su altro, consentendo loro di nascondere i vari gradi di imbarazzo visibili sul loro volto. Quante cose di Gran RoRo avevano dato per scontate durante il loro primo viaggio?

Scesero lentamente, messi leggermente a disagio dal granroriano che li fissava armato. Arrivati quasi in fondo, il suo sguardo li superò e si fermò dietro di loro. Voltandosi leggermente, videro che Zungurii era sbucato fuori e aveva alzato la mano in segno di saluto, gesto ricambiato dal granroriano che li attendeva.

“Benvenuti. Il vostro arrivo era atteso.”

Quello lo capirono e i Maestri della Luce chinarono il capo in segno di saluto. Il granroriano ricambiò con un gesto brusco.

“La vostra guida dovrebbe arrivare a momenti.”

“Sono qui, Calent.”

La voce dolce e melodiosa attirò la loro attenzione, risuonando familiare soprattutto a Hideto e Yuuki. A pochi passi da loro era immobile una granroriana dal corpo sottile, i lunghi capelli corvini raccolti una lunga treccia che scendeva ben oltre la sua schiena. Sarebbe parsa quasi umana, se non fosse stato per i tratti spiccatamente felini: grandi orecchie da gatto grigie, la pelle non rosa ma beige a macchie grigie, la lunga coda e i grandi occhi verdi.

Furono gli occhi a far riconoscere ad Hideto chi fosse. Brillavano della stessa dolcezza e gentilezza di allora, anche se velati dalla malinconia e dall’inquietudine. Erano anche leggermente circondati da una sottile rete di rughe, probabilmente più di tensione che di vera vecchiaia. La granroriana riconoscendo all’istante i Maestri della Luce, in particolare Hideto, sorrise e giunse le mani davanti al petto.

“Guerriero Blu, è un piacere rincrociare le nostre strade.”

Chinò il capo verso gli altri. “Ed è un onore poter conoscere finalmente gli altri Maestri della Luce.”

I ragazzi risposero al saluto, Mai e Kenzo ricordando vagamente i racconti di Dan e Clarky sul villaggio Miao Miao, Yuuki con i tratti del volto tesi e le labbra strette, memore di che cosa aveva fatto per Kajitsu. Lo sguardo della granroriana incrociò quello di ciascuno di loro, fermandosi forse per un istante in più su Yuuki, ma passando oltre velocemente e fermandosi infine sull’abitante del Regno di Smeraldo. Quest’ultima sorrise e si fece avanti. Dietro di lei il granroriano annuì e si allontanò per raggiungere i suoi compagni.

“Sophia, sono felice di rivederti.”

La granroriana allargò le braccia e Aileen non esitò ad abbracciarla. “Anch’io.”

Quando si separarono, la ragazza tornò a voltarsi verso gli altri Maestri della Luce. “Quindi conosci già Hideto?”

Sophia annuì, un sorriso divertito sulle labbra. “Sì, ha visitato il mio villaggio allo stesso tempo di Clarky e Dan.”

Il Guerriero Blu portò una mano dietro la testa, sentendosi le orecchie avvampare. Se anche non rinnegava le sue decisioni passate, tra cui cercare di impossessarsi di Supremo Drago del Chaos (ottenere carte rare allora gli era sembrato l’unica cosa a cui Gran RoRo poteva servirgli), a posteriori si era pentito di aver approfittato della loro ospitalità cercando di derubarle.

“Non credo di essermi mai scusato.”

“Sei stato perdonato già molto tempo fa”, assicurò con un sorriso Sophia, sorriso che però non raggiunse i suoi occhi che rimasero velati da un’evidente tristezza. Il suo sguardo vagò poi oltre il gruppo, verso la Limoviole su cui si intravedeva Zungurii che si faceva passare fronde e teli per mascherare l’astronave, operazione sicuramente resa più difficile dall’intenso colore viola.

“Non vedo il Guerriero Giallo e il Guerriero Rosso.”

I sorrisi sui volti dei Maestri della Luce scomparvero e i quattro si guardarono attorno, fissando qualsiasi cosa che non fossero gli occhi speranzosi della granroriana. Quest’ultima, però, capì subito che cosa significasse la loro reazione, prima ancora che Aileen accanto a lei potesse dire qualcosa.

“Capisco. Parleremo ancora all’accampamento.”

Al termine della frase sollevò il braccio e indicò con la mano la direzione tra gli alberi da cui era probabilmente arrivata. “Vogliamo andare?”

I Maestri della Luce annuirono e si avviarono. Aileen affiancò Sophia e le due, che evidentemente si conoscevano, iniziarono a chiacchierare tra di loro in una lingua ancora diversa da quella dei granroriani di prima. Conclusero che si dovesse trattare della lingua con cui la ragazza era cresciuta nel Regno di Smeraldo.

Loro quattro rimasero qualche passo indietro, scambiandosi sottovoce idee su come avrebbero dovuto affrontare l’argomento Dan e Clarky con l’ennesimo granroriano che li aveva conosciuti. Bisognava far capire che non era per disinteresse che i due non si trovavano lì con loro. Ovviamente non avrebbero accennato minimamente alla loro avventura nel futuro e se, nel concordarlo, Yuuki, Mai e Hideto lanciarono sguardi eloquenti nella direzione di Kenzo, quest’ultimo non replicò ed ebbe la decenza di arrossire imbarazzato.

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L’accampamento apparve davanti a loro quasi dal nulla. Le voci e i rumori erano udibili già a diversi metri, ma l’accampamento vero e proprio era nascosto dalla vegetazione fino a quando non si superavano gli ultimi alberi. La radura in cui i ribelli erano accampati era uno spazio abbastanza largo per contenere una dozzina di tende di varie dimensioni, più uno slargo centrale dove, come spiegato da Sophia, venivano prese le decisioni che riguardavano il gruppo. Poco oltre, la radura era sovrastata da un costone di roccia alto alcune decine di metri

Le tende avevano tutte sfumature che si confondessero il più possibile con la vegetazione. Le uniche note di colore erano date da capelli e pelle dei ribelli. La maggior parte aveva aspetto simile a quello di Sophia, qualcuno assomigliava agli abitanti del villaggio di Zungurii e altri ancora avevano aspetti ancora diversi.

“La mia tenda è da questa parte. La condivido con altre mie compaesane.”

L’arrivo dei quattro umani non passò inosservato. I ribelli, divisi in gruppetti più o meno grandi ed occupati chi a chiacchierare, chi a cucinare, chi a sistemare le provviste, si zittivano non appena il gruppo si avvicinava, seguendoli con lo sguardo fino a quando non li avessero superati di qualche metro. Più di qualcuno di loro era arretrato d’istinto o aveva stretto con più forza le mani sulle armi che tutti avevano in dotazione.

Hideto si voltò verso Yuuki, che gli camminava a fianco. “Che accoglienza.”

Il Guerriero Bianco si guardò alle spalle e posò lo sguardo su un quartetto di ribelli che, una volta che loro si erano allontanati, aveva ripreso a discutere sottovoce e in uno dei loro dialetti, lanciando loro più volte delle occhiate furtive.

“Sono diffidenti.”

“E possiamo incolparli per questo?”, aggiunse Mai. Ottant’anni decisamente pesavano.

Un attimo dopo si ritrovarono fermi davanti ad una tenda, indistinguibile dalle altre. Sophia si volto verso di loro e annuì, sollevando un lembo della tenda ed entrando. Aileen la seguì immediatamente e anche gli altri quattro non si fecero attendere, perlomeno per liberarsi di tutti quegli sguardi. Potevano quasi immaginare di ritrovarsi a cinque anni prima, quando tutti li guardavano con diffidenza e si voltavano dall’altra parte.

Dentro l’ambiente era completamente diverso. Ai lati erano disposte sei brandine, con coperte dai materiali grezzi ma dai colori delicati. Accanto a ciascuno di essi c’erano delle sacche. A terra però c’erano dei tappetti colorati e dei cuscini piatti simili a quelli che usavano nel villaggio Miao Miao. Al centro era acceso un piccolo fuoco su cui era sospesa su un gancio una piccola teiera da cui si spandeva l’odore fiorato e avvolgente del tè. Oltre a loro non c’era nessun altro.

I quattro Maestri della Luce rimasero fermi all’entrata mentre Sophia si si inginocchiò e si sedette su uno dei cuscini. Aileen aveva raggiunto una piccola scansia in un angolo, da cui stava estraendo delle tazze in terracotta di semplice fattura.

“Prego, Maestri della Luce. Potete accomodarvi.”

Mai sorrise e si sedette su uno dei cuscini. “Grazie della tua ospitalità, Sophia.”

Yuuki, Hideto e Kenzo la imitarono e ben presto i Maestri della Luce si ritrovarono con una tazza in mano che Sophia si premurò di riempire, prima di riaccomodarsi con le mani strette sulla propria e posate in grembo.

“Aileen ci ha avvisato che volevate farci delle domande.”

Kenzo annuì vistosamente, posando subito la tazza ancora fumante di cui era riuscito a malapena bere un sorso.

“Zungurii e gli altri ci hanno accennato che molte cose sono cambiate. Se voi potete darci altre informazione sarebbe utilissimo. E poi vorrem-”

Il ragazzino corrugò la fronte e strinse le labbra, voltandosi a cercare l’ok da parte degli amici. Dopo la gaffe del giorno precedente preferiva evitare di parlare troppo. Di Sophia si potevano fidare, no? Era stata amica di Dan e Clarky: doveva pur valer qualcosa.

“Abbiamo bisogno di sapere tutto quello che potete dirci sul Governatore e sulla sua fortezza”, completò Mai posando una mano sulla spalla dell’amico e sorridendo incoraggiante.

Sophia strinse impercettibilmente le mani attorno alla tazza, ma Yuuki si inserì nel discorso prima che potesse parlare.

“Se il Governatore si trova attualmente nella fortezza, piantine, turni di guardia. Tutto quello che potete dirci.”

La granroriana abbassò lo sguardo sul liquido ambrato nella tazza. Gli umani attesero in silenzio, faticando a stare fermi sui cuscini.

“Vi dirò quello che so”, sussurrò Sophia, gli occhi velati dallo sconforto. “E non vi chiederò di dirmi il motivo. Qualunque cosa sia, però, vi chiedo di stare attenti. Senza di voi la speranza di Gran RoRo è condannata a spegnersi.”

Tutti annuirono solennemente, ben capendo che la granroriana aveva probabilmente perfettamente intuito quale motivo li spingesse a rischiare la loro libertà nella fortezza.

“L’unica volta che ho incontrato il Governatore è stato molti anni fa. Lo ricordo come se fosse ieri. Fu il giorno in cui persi il mio ruolo di Sacerdotessa.”

Sophia abbassò lo sguardo e chiuse gli occhi, le ciglia imperlate di lacrime che si sforzò di non far cadere. Aileen posò una mano sulla sua per impedire che le tremassero.

“Vi prego! Non profanate il tempio!”

Sophia cercò di farsi largo tra i soldati ma quelli la spinsero via colpendola con i fucili. Si ritrovò a terra un attimo dopo, le mani graffiate e la tunica piena di fango. Dietro di lei sentì qualcuno che passava un braccio attorno alle spalle e le sussurrava di fermarsi. Era tutto inutile e lo sapevano entrambe.

Il portone venne abbattuto con un lugubre rumore di legno che si spezzava. Sophia sentì le lacrime rigarle il viso sporco, mischiandosi alla pioggia che continuava a cadere dal cielo da quella mattina. I soldati vennero mandati avanti e fuori rimase solo un drappello. Con loro c’era anche il Governatore, possente e fiero, avvolto nel mantello rosso trattenuto da una spilla dorata a forma di drago ruggente.

La sacerdotessa deglutì e strinse la mano di Fresia. Alzo quindi gli occhi sul granroriano che le dava le spalle.

“Come potete farlo? Voi sapete quanto sia sacra quella carta! Quando sia importante per il nostro regno!”

Un lampo illuminò a giorno la spianata e il rombo glaciale del tuono che lo seguì fece sussultare le due granroriane. Il Governatore voltò lentamente la testa, lanciando appena uno sguardo di sufficienza sulle due, fradice e infangate.

“Ditemi, a quanto è stata utile nascosta in questo misero villaggio?”

Tornò a voltarsi e le due spostarono lo sguardo sulla porta del tempio. I soldati uscirono con un cofanetto stretto tra le mani.

“È arrivato il momento che sia usata per far rinascere questo regno.”

“No, aspetta! Non posso aver capito correttamente. Tu ci vuoi dire che il Governatore ha messo le mani su Supremo Drago del Chaos?”

Sophia annuì, ma non alzò lo sguardo. Hideto si passò una mano fra i capelli, la fronte corrugata, a dir poco incredulo.

“La stessa carta che appare una notte ogni cento anni? Ora, potrei sbagliarmi, ma ci hanno detto che ne sono passati un’ottantina!”

Il Guerriero Blu continuava a fissare la ex-sacerdotessa, concentrata a fissare il proprio riflesso nel tè che ondeggiava nella tazza. Dopo lunghi istanti, la granroriana alzò la testa e incrociò il suo sguardo, gli occhi lucidi e un sorriso tirato sul volto.

“Temo di dovervi chiedere scusa, Maestri della Luce.”

Hideto sgranò gli occhi. “Vuoi dire che avrei potuto prendere quella carta quand-”

Il ragazzo chiuse la bocca e si guardò attorno, sentendosi improvvisamente osservato. Kenzo lo fissava con gli occhi sgranati, Yuuki e Mai lo fissavano con i sopraccigli alzati, un’espressione davvero poco simpatica sul volto. Mai aveva frequentato decisamente troppo la villa di Elisabeth.

“Che c’è? L’ho avrei fatto! Non posso negarlo. Quella volta, ma l’avrei fatto!”, sbuffò incrociando le braccia e alzando gli occhi al cielo. “Non lo farei più, lo sapete! Possiamo tornare ad occuparci delle cose importanti?”

La Guerriero Viola si portò una mano davanti alla bocca per nascondere il proprio riso. Kenzo e Yuuki sorrisero a loro volta, scambiandosi uno sguardo rassegnato. Hideto tornò a sbuffare e si versò una nuova tazza di tè. Il tentativo di mostrarsi offeso non ebbe molto successo, tant’è che pochi secondi dopo dovette nascondere il proprio sorriso bevendo un lungo sorso.

“Spero tu possa capirci, Guerriero Blu. Come tu stesso hai ammesso, quella carta avrebbe fatto gola a molti. Troppi. Fu così che noi guardiane del tempio decidemmo di creare una versione della leggenda che scoraggiasse i ladri. La luna crociata ha in realtà un ciclo di apparizione molto più vario ma c’era veramente uno spirito malvagio imprigionato nel tempio.”

“Solo che la carta sarebbe potuta essere presa in qualunque momento”, concluse Kenzo guadagnandosi un cenno di assenso da parte della granroriana.

“Senza contare che per un certo tempo, l’antica carta era stata perduta e solo in seguito ritrovata.”

“Da quello che ci ha detto Zungurii, c’era da aspettarselo che l’Imperatore avrebbe fatto di tutto per appropriarsi di una tale carte.”

Sophia strinse le mani in grembo fissando i Maestri della Luce con serietà e preoccupazione che velavano il suo sguardo.

“Ci sono molte carte antiche e potenti, nascoste nel cuore dei sei regni, con un potere superiore a quello di tante X-Rare. Carte legate alla creazione stessa del nostro mondo. Non so molto su queste carte, dovrete chiederlo a Magisa, lei lo saprà di sicuro. Ma so che molte di esse sono già cadute in mano all’Imperatore. Come Supremo Drago del Chaos.”

Il rumore della tenda che veniva mossa, attirò l’attenzione del gruppo. All’entrata era apparsa un’altra granroriana, anch’essa abitante del villaggio Miao Miao. Aveva anche lei i capelli neri, ma la pelle era bianca e sulla guancia sinistra aveva una lunga cicatrice che partiva dal mento e si fermava sul sopracciglio.

Aileen, nel vederla, si alzò in piedi illuminandosi. “Fresia!”

La granroriana ricambiò il sorriso e abbracciò la Maestra della Luce quando la raggiunse. Sophia tossì e gli umani tornarono a guardarla.

“Maestri della Luce, vi presento Fresia. Era la precedente sacerdotessa del tempio, prima che me ne venisse affidato l’incarico.”

Fresia si separò da Aileen e inclinò il capo nella direzione dei Maestri della Luce.

“È un onore conoscere coloro che hanno sconfitto il Re del Mondo Altrove.”

Mentre ricambiavano i saluti, Fresia si sedette accanto ad Aileen e accettò la tazza di tè offertale da Sophia. Annusatone il caldo aroma, la granroriana afferrò una piccola sacca che aveva a tracolla e ne estrasse un piccolo dispositivo scuro.

“Qui sono contenute tutte le informazioni più recenti in nostro possesso. Non possiamo confermarvi che siano corrette, ma è tutto quello che possiamo offrirvi.”

Mai prese la chiavetta che veniva loro offerta, annuendo con la gratitudine evidente nel suo sguardo.

“Vi siamo grati per il vostro aiuto.”

“Siete stati veloci a recuperarle”, commentò Hideto posando la tazza a terra.

Aileen posò la sua tazza a sua volta. “Sono stata io ad avvisare Fresia che avremmo avuto bisogno di informazioni sulla fortezza. Per guadagnare tempo.”

Il Guerriero Blu annuì senza troppa convinzione. “Fortuna che doveva essere difficile fidarsi”, borbottò sottovoce e solo Yuuki accanto a lui le sentì, ma non disse nulla. Aveva preferito rimanere in disparte in presenza di due abitanti di uno dei tanti villaggi che aveva colpito come dignitario del Re del Mondo Altrove. Le due gli sembravano innocue, ma era d’accordo con Hideto: era meglio non abbassare la guardia.

Sophia si alzò in piedi, lisciando con una mano la stoffa della tunica marrone. “Mi auguro che resterete nostri ospiti per la notte.”

“Serjou e Zungurii dovrebbero raggiungerci presto, ma non credo ci saranno problemi”, acconsentì Mai dopo aver ricevuto uno sguardo di conferma dagli altri.

Anche Fresia si alzò e le due granroriane si avviarono verso l’entrata della tenda.

“Vi lasciamo un po’ di tempo per parlare. Torneremo più tardi.”

I Maestri della Luce si ritrovarono da soli. Mai strinse la chiavetta e sospirò. Kenzo aveva già tirato fuori il suo portatile, sulla Limoviole avevano deciso che non aveva senso portarne due.

“Cominciamo a farci venire qualche idea, che dite?”

Gli altri tre annuirono e mentre Aileen spostava la teiera di terracotta che conteneva il tè rimasto, Kenzo e Mai attivarono il computer e scaricarono le informazioni contenute nella chiavetta.

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Molte delle informazioni fornite da Sophia e Fresia erano incomplete o risalivano a molti mesi prima. I turni delle guardie erano più spesso ipotizzati e variano molto. Questo avrebbe sicuramente complicato la possibilità di entrare di soppiatto nella fortezza. Fortunatamente, l’informazione più importante era presente con un discreto livello di sicurezza: la conferma che Magisa era prigioniera del Governatore e, fino almeno ad una settimana prima, non era ancora stata consegnata nelle mani dell’Imperatore.

Il problema principale era che nessuno sembrava essere riuscito a risalire al luogo esatto in cui fosse rinchiusa. Le prigioni, nel livello inferiore, parevano essere la soluzione di logica. Ma, come aveva fatto notare Yuuki, era altamente probabile che un prigioniero come la Maga del Mondo Altrove, custode del Nucleo Progenitore, fosse tenuto in un luogo meno ovvio e più sicuro.

Zungurii e Serjou li avevano raggiunti non molto tempo dopo che Sophia e Fresia li avevano lasciati. M.A.I.A. era rimasta sulla Limoviole in modo che potesse controllare che nessuno entrasse o, in caso di fuga, fosse pronta ad attivare i motori.

Anche i due granroriani si erano mostrati allo stesso tempo sollevati e allarmati dallo scoprire che Magisa fosse ancora lì dopo un mese. Unanimemente convenivano che la situazione più probabile era che tutto fosse una trappola. Il Governatore decisamente si aspettava che qualcuno tentasse di liberare la Maga, così importante per tutta Gran RoRo, e voleva usare quell’eventualità a suo favore per catturare chiunque si opponesse.

Il problema principale del loro piano, oltre ad entrare, sarebbe stato quello di avere abbastanza tempo per individuare la collocazione di Magisa.

Serjou aveva portato, conoscendo la Guerriero Viola, il portatile della ragazza. Così, Kenzo si era messo al lavoro per vedere se riusciva a convertire un dispositivo per renderlo in grado di individuare con più facilità se qualcuno si avvicinava, utile se avessero dovuto entrare nella fortezza. Mai, Yuuki, Hideto e Aileen invece si erano messi attorno all’altro computer e avevano iniziato ad analizzare la piantina in cerca di un punto debole. Serjou e Zungurii collaboravano con loro cercando di farsi venire in mente qualsiasi dettaglio che potesse essere utile.

Il Guerriero Bianco puntò il dito contro la piazza circolare che si trovava davanti alla fortezza.

“Potremmo sfruttare l’andirivieni del mercato per cercare di intrufolarci senza farci notare.”

“È sempre molto frequentato, l’ho notato di persona. Se recuperiamo degli abiti del nostro regno anche per voi, potreste passare abbastanza inosservati”, confermò Zungurii.

Aileen cercò lo sguardo degli altri Maestri della Luce, sorridendo incoraggiante.

“Forse la cosa migliore sarà dividerci. Siamo in sei se Serjou resta sull’astronave.”

Yuuki scosse la testa. “Non possiamo andare ciascuno per conto proprio. Se finissimo nei guai, farebbero presto a soverchiarci in numero.”

La Guerriero Viola distolse lo sguardo dallo schermo e si stiracchiò, tendendo le braccia dietro la schiena.

“Dovremo lasciare la Limoviole fuori città, però. Sarebbe troppo riconoscibile. Concordi Serjou?”

“Giusta analisi, Lady Viole. Senza contare che la riconoscerebbero subito come l’astronave su cui è stata catturata Maga Magisa.”

Hideto si voltò verso i granroriani, contento di poter spostare gli occhi dallo schermo per un po’. “Come è successo? Non c’è lo avete detto. Tu non eri presente, vero Zungurii?”

Il granroriano sospirò e cominciò a sbucciare la banana che si era portato dietro dall’astronave. L’espressione sul suo volto era abbattuta.

“No. Non sapete quanto mi senta in colpa. Erano venuti nel Regno di Rubino per incontrare me e il mio gruppo.”

“Dubito che il vostro intervento avrebbe risolto qualcosa. Erano in netto vantaggio numerico. Sono certo che Maga Magisa sia stata lieta che voi non siate stati coinvolti”, lo confortò Serjou con il suo solito tono flemmatico in cui però si percepiva una nota di calore.

Kenzo alzò lo sguardo dal computer, le file di dati che scorrevano e si riflettevano sulle sue lenti.

“Come siete riusciti a scappare?”

Aileen sussultò impercettibilmente a quelle parole. Ricordava fin troppo bene quegli istanti e soprattutto il perché Magisa avesse scelto quel piano folle. Quando si rese conto che Zungurii e Serjou non avessero ancora risposto, capì che toccava a lei. Come dopotutto era giusto. Era lei la causa principale della sua cattura.

“Magisa sapeva che era lei il bersaglio principale. Se avessero catturato la Maga del Mondo Altrove, gli altri avrebbero avuto un ruolo secondario. Sarebbero potuti anche scappare. Dopotutto, avrebbero avuto il Nucleo Progenitore. Ha fatto da esca.”

Il rumore dell’esplosione si sentì prima dello sbandamento della Limoviole. Non per questo rese più facile a Magisa e Aileen tenersi in equilibrio. Le due si ritrovarono a terra, inciampando l’una nell’altra nel tentativo di mettersi in piedi.

Dietro di loro, l’astronave che li inseguiva era sempre più vicina. Non avrebbero retto a lungo, questo era sicuro. Serjou stava mandando i motori al massimo, aiutato da M.A.I.A. che faceva bypassare tutti i livelli di sicurezza. Ma non era sufficiente, non nel terreno spoglio e aperto in cui si trovavano. Era stati furbi a spingerli verso il deserto. Ormai, anche a raggiungere le montagne, non sarebbero stati in grado di seminarli.

Magisa e Aileen si afferrarono ai divanetti, fissando con gli occhi sgranati l’ennesima esplosione che colpì la fiancata. Per un soffio non furono di nuovo sbalzate a terra. La ragazza alzò lo sguardo verso la Maga, il terrore che si mischiava alla tensione evidente nei suoi occhi.

“Che cosa facciamo?”

Magisa stringeva forte il suo scettro, maledicendo la sua incapacità di non essere riuscita a chiamare i Maestri della Luce, la sua totale inettitudine nel capire che cosa non funzionasse in lei e perché il legame con il Nucleo fosse sempre più tenue. Lo sentiva dentro di lei ma era come se una coltre scura le impedisse di accedervi.

“Magisa?”

La donna si voltò verso la giovane granroriana, l’amica di Vey che si era trascinata dietro nella sua folle attesa di capire cosa stesse succedendo. Per un attimo la vide riversa a terra, esanime come il giovane Mazoku che aveva pagato con la vita la sua stupidità. Scosse la testa. Non poteva arrendersi in quel modo. Sorrise ad Aileen, un’idea che si formava nella mente. Era rischiosa, ma non avrebbe permesso che un altro Maestro della Luce pagasse al posto suo.

“Non possiamo scappare. Vogliono me e non si fermeranno.”

Aileen aprì la bocca ma l’ennesima esplosione le tolse il fiato. Magisa le posò una mano sulla spalla.

“Posso attirarli verso di me. È me che vogliono. Mi seguiranno.”

La ragazza sgranò gli occhi e iniziò a scuotere la testa, senza riuscire a proferire parola. La Maga sorrise dolcemente e incrociò lo sguardo con quello di Aileen, velato di lacrime.

“Non permetterò che un altro Maestro della Luce soccomba.”

Un’altra esplosione fece inclinare pericolosamente l’astronave. Serjou si voltò verso le due, l’espressione di solito così tranquilla spazzata via da una maschera di preoccupazione e tensione.

“Maga Magisa, se non facciamo qualcosa ci cattureranno!”

Magisa annuì e strinse le mani della Maestra della Luce, sorrideva con una luce determinata che le brillava nello sguardo.

“Userò la mia bicicletta. Andate nella direzione opposta, lasciate questo regno.”

“Magisa. Io-”, Aileen deglutì e strinse gli occhi per bloccare le lacrime, “io sono una Maestra della Luce. È mio dovere proteggerti. Sei la Maestra del Nucleo Progenitore.”

“Non puoi fare nulla, Aileen.”

“E così è saltata sulla sua bicicletta e si è fatta inseguire. All’inizio sembravano indecisi sul da farsi, ma poi ci hanno lasciato perdere. Siamo scappati e poi, quando le acque si sono calmate, ci siamo incontrati con Zungurii.”

Kenzo annuì e tornò a voltarsi verso il proprio computer, rimmergendosi tra dati e simulazioni. Quando anche Mai, Hideto e Yuuki sembrarono sul punto di tornare a concentrarsi sulla piantina e su quale fosse il migliore approccio alla fortezza, Serjou e Zungurii si scambiarono uno sguardo veloce e poi si voltarono verso Aileen cercando di incrociare i suoi occhi. Ma la granroriana fissò lo schermo, mordendosi un labbro e facendo del suo meglio per ignorarli.

“Maestri della Luce, credo che ci sia ancora un dettaglio di cui dovete essere messi al corrente.”

Serjou, le mani incrociate dietro alla schiena, rimase impassibile anche quando Aileen gli puntò contro uno sguardo che brillava di rabbia.

“Qualcosa di utile per la nostra missione?”, domandò Mai senza alzare lo sguardo sul computer su cui aveva fatto partire una simulazione dello spostamento dei soldati.

“No. Niente che non possa essere rimandato a dopo che avremo liberato Magisa”, esclamò con forza la Guerriero Verde fissando i due granroriani.

Zungurii scosse la testa. “Aileen, hanno il diritto di saperlo!”

Quelle parole fecero distogliere l’attenzione dei quattro umani dai computer e tutti rimasero a osservare il diverbio che stava nascendo tra i granroriani.

“No, no e no! Non ha niente a che fare con il salvataggio di Magisa!”

Il tono di voce di Aileen faceva ben capire quale fosse la sua opinione sulla faccenda: era una questione chiusa. Né Zungurii né Serjou parevano della stessa idea e ricambiavano lo sguardo ostinato della ragazza con sguardi altrettanto severi.

“La scelta di Maga Magisa non era forse dettata dal desiderio di proteggerlo? L’avete detto voi stessa, siete una Maestra della Luce. È il vostro dovere. È anche il dovere di Lady Viole e degli altri.”

“Cosa state cercando di dirci? Cosa ha deciso Magisa?”

“Prima di fare da esca-”, le parole di Zungurii vennero interrotte subito da Aileen che balzò in piedi. “Zungurii, no!”

“Maga Magisa ha ceduto il Nucleo Progenitore.”

Le parole di Serjou si persero nel silenzio. Tutti nella tenda zittirono. Aileen sgranò gli occhi e arretrò, un’espressione ferita sul volto. Aprì la bocca più volte, quasi a voler dire qualcosa ma non uscì nessun suono. Alla fine, distolse lo sguardo dagli altri Maestri della Luce, iniziando a fissare gli intrecci di uno dei tappeti.

Anche gli altri quattro erano rimasti senza parole, ma per tutt’altro motivo. Serjou non aveva aggiunto altro, ma non serviva, la reazione di Aileen era stata più che sufficiente. Tutto acquistava un senso. Come avevano fatto a non rendersene conto? Era così ovvio. Se Magisa avesse avuto il Nucleo sarebbe già stata eliminata dall’Imperatore, se avesse avuto ancora il Nucleo loro semplicemente non sarebbero stati lì. Lentamente, quasi faticando a crederci, si voltarono verso la granroriana che a braccia conserte continuava a non volerli guardare.

La Guerriero Verde sentì i loro sguardi, sguardi di rimprovero, probabilmente di delusione dato che erano stati loro a richiedere la sincerità in cambio della fiducia. Se non fosse stato tutto così complicato, lei glielo avrebbe detto. Fin da subito avrebbe voluto dirglielo, così che magari la aiutassero, ma nella situazione in cui era non avrebbero capito. Strinse le mani a pugni, le unghie che si conficcavano nei palmi e che le avrebbero lasciato i segni.

“Non avevi il diritto di dirglielo.”

Hideto scattò su a sua volta, sconcertato dal coraggio con cui Aileen continuava a voler negare la sua stupida decisione.

“Ma che stai dicendo? L’hai detto tu stessa! Noi siamo Maestri della Luce. È il nostro dovere.”

Mai sospirò e strinse le dita alla base del naso, cercando in qualche modo di contrastare il mal di testa che quella situazione le avrebbe sicuramente provocato.

“Questo cambia tutto. Aileen non può assolutamente venire nella fortezza. Resterà sulla Limoviole.”

Yuuki, accanto a lei, annuì e tornò a guardare il computer. La leggerezza con cui la granroriana aveva quasi messo a rischio il Nucleo Progenitore, lo faceva rabbrividire e gli portavano alla mente ricordi fin troppo amari. Sua sorella aveva sofferto ed era morta per il Nucleo. E quella ragazzina sembrava considerarlo un gioco.

“Così, se falliremo, almeno avremo la certezza che Gran RoRo avrà ancora una possibilità. Altri Guerrieri ci sostituiranno.”

Kenzo si sistemò gli occhiali e si schiarì la voce. “Potrebbe aiutarmi sulla Limoviole. Io non penso vi sarei molto utile in caso di scontro con i soldati.”

“In quattro sarà più difficile, ma non più di tanto di quanto se fossimo in cinque o sei”,

“Potremmo dividerci a coppie. Sarà rischioso, ma almeno possiamo coprirci le spalle a vicenda”, propose Hideto anche lui tornato a concentrarsi sul loro piano e di nuovo seduto accanto a Yuuki.

Il Guerriero Bianco portò l’indice su un punto preciso della piantina, spostandolo lungo i corridoi. “Due potrebbero cercare di entrare dal retro e-”

“ORA BASTA!”

Aileen tese le braccia lungo i fianchi, lo sguardo indurito e il respiro che si faceva più veloce. Aveva cercato di stare calma, ma era successo tutto quello che aveva temuto. Ora che sapevano, l’avevano messa da parte. Non glielo avevano neppure chiesto. Lo avevano deciso tra di loro, salvatori di Gran RoRo. La tazza che aveva colpito con il piede rotolò sul tappeto arrivando fino al ginocchio di Hideto. Lo sguardo di tutti e quattro gli umani era diretto verso di lei, perplessi, senza capirla.

“Chi diamine credete di essere? Sono quasi settant’anni che ho scelto di combattere per Gran RoRo! Ho lasciato la mia famiglia, ho rischiato la mia vita decine di volte. Con quale diritto voi arrivate qui e cominciate a ordinare a destra e manca che cosa fare?”, inspirò e avanzò, premendo ancora più forte le unghie nel palmo. Espirò e riprese a parlare, dovevano ascoltarla, non avrebbe permesso loro di interromperla. “Se voglio rischiare la mia vita per liberare Gran RoRo, questa è una scelta mia e soltanto mia! Sarete anche i Maestri della Luce ma non per questo noi granroriani staremo a girarci i pollici a vedere se riuscirete a salvarci! Vogliamo contribuire e voi non potete impedircelo!”

Hideto la fissò un attimo, ammirando di certo la sua dedizione, cosa che lui non aveva avuto per lungo tempo, sia verso Gran RoRo sia verso Magisa, ma non riuscendo ad approvare proprio la sua testardaggine. Nessuno le voleva impedire di combattere al loro fianco, volevano solo che per quell’unica missione lei rimanesse al sicuro. Poi, tornato il Nucleo a Magisa, per quello che lo riguardava poteva benissimo combattere quanto voleva.

“Non è questo il punto. Sei la Maestra del Nucleo, anche se temporaneamente. Non puoi stare in prima linea. Se il Nucleo cade, Gran RoRo è perduta.”

“Mi credete stupida? Lo so benissimo. Ma Magisa è laggiù per colpa mia! Andrò in quella fortezza con voi o senza di voi.”

“Dobbiamo difenderti, Aileen.”

La granroriana voltò di scatto la testa verso il Guerriero Bianco ormai anche lui in piedi, anche se in grado di mantenere la fredda compostezza di cui era famoso. Lei invece quasi tremava per la rabbia repressa, di fronte al loro rimprovero, di fronte all’ostinato rifiuto di permetterle di lottare. Tutto quello da lui proprio non poteva accettarlo. La ragazza sentì gli occhi inumidirsi, sfocando i bordi di quello che aveva davanti.

“Non sono una principessa in attesa di essere salvata. Devi smetterla di cercare di proteggermi!”

Yuuki avanzò e ora i due si trovavano a soli pochi passi. Mai e Hideto si guardavano, chiedendosi come fare a far capire ad Aileen che non era per dispetto che non la volevano con loro. La prima avanzò per cercare di calmare gli animi, anche se doveva ammetterlo stava venendo voglia anche a lei di urlare. Il Guerriero Bianco vedendo Aileen quasi in lacrime, chiuse un attimo gli occhi e inspirò, cercando di rimanere calmo. L’immagine di Kajitsu che scivolava a terra tornò a tormentarlo. Perché tutte le Maestre del Nucleo dovevano essere sempre così folli? Perché non ascoltavano mai nessuno?

“Perché fai finta di non capire? Il Nucleo Progenitore è vitale. O vuoi farlo cadere nelle mani dello stesso Imperatore che voi dite sta cercando di consumare questo mondo? Anche mia sorella lo custodiva e ha sempre cercato di evitare le situazioni di pericolo!”

“E quanto bene l’ha fatto! Sbaglio o è morta?!?”

Mai boccheggiò e si porto una mano alle labbra, Hideto e Kenzo rimasero a bocca aperta e occhi sgranati. Yuuki arretrò di scatto, come se si fosse scottato o se Aileen lo avesse schiaffeggiato in pieno viso, pallido in volto, e distolse lo sguardo bruscamente. Zungurii e Serjou erano anch’essi completamente attoniti, increduli che la loro amica avesse potuto veramente tirare in ballo tra tutti proprio quel fatto.

Aileen sbatté gli occhi, aprendo e chiudendo più volte la bocca, tentando di dare suono a parole che non trovava. Quando sentì di non poter più trattenere le lacrime, scattò verso l’uscita della tenda, senza incrociare lo sguardo di nessuno. Arrivata all’uscita si scontrò contro Sophia e Fresia, borbottò una scusa con la voce spezzata e scappò di corsa.

Le due si scambiarono uno sguardo allarmato, cercando poi risposte nel gruppo di Maestri della Luce, tutti ancora scioccati. Rimasero immobili per qualche istante, incerte sul da farsi. Poi, Fresia posò una mano sul braccio di Sophia.

“Vado io”, la voce dell’ex-sacerdotessa risuonò calma e ferma nel silenziò glaciale che era sceso all’infelice esclamazione della Guerriero Verde.

Ricevuto il cenno di assenso di Sophia, che sì si sarebbe occupata di capire nel limite del possibile che cosa fosse successo, Fresia lasciò la tenda, ma questo non permise alla tensione di allentarsi.

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Fresia raggiunse lentamente i confini dell’accampamento e, quando incrociava lo sguardo dei compagni che le chiedevano cosa stesse succedendo, faceva loro cenno che era tutto a posto.

Il cielo, oltre la foresta e la montagna, cominciava a indorarsi e presto il tramonto avrebbe tinto tutto di rosso.

La granroriana non pretendeva di sapere che cosa passasse per la testa di Aileen, ma conoscendola da quando era nata poteva permettersi di fare almeno qualche ipotesi. Era stato il suo Vey a far sì che la ragazzina, ancora tormentata dagli incubi e ancora non consapevole di essere una Maestra della Luce, si confidasse con lei. Da quel momento si era sentita ancora di più la zia adottiva che Keelie Dealan, con il pancione ben evidente, le aveva chiesto di essere.

Era nato un profondo legame di affetto e di amicizia, ma non era stata capace di alleviare tutti i dubbi e le incertezze nascoste dietro le iridi scure. Incontrare i Maestri della Luce, e il Guerriero Bianco, doveva essere stato più difficile di quanto Aileen si fosse aspettato.

Senza fretta, entrò tra gli alberi e raggiunse in breve tempo la parete di roccia. Scrutò la pietra fino all’anfratto dietro cui partiva un stretto passaggio tra i massi. Erano già stati in quella zona anni prima ed era proprio su di là che, rannicchiata in un piccolo slargo, aveva trovato Aileen, poco più che bambina, intenta a fissare le stelle con uno sguardo angosciato che sembrava più maturo della sua età.

Fresia posò una mano sul sasso e alzò lo sguardo, sorridendo tristemente. Aileen cercava sempre troppo di mostrarsi più forte di quanto non servisse.

Iniziò a salire, piccole lucciole che si muovevano nell’aria, e la ritrovò nello stesso punto di allora. Ma non guardava le stelle, teneva la testa premuta sulle ginocchia e le braccia strette attorno alle gambe.

“Sapevo di trovarti qui.”

Nell’accampamento qualcuno scoppiò a ridere e altri iniziavano a sistemare le pentole sui fuochi. La ragazza mugugnò qualcosa e Fresia sospirò sedendosi accanto a lei e alzando gli occhi al cielo.

Aileen allentò la stretta delle braccia, che ricaddero molli lungo le gambe. “Fresia, ti prego. Va via.”

“È una bellissima notte”, commentò la più adulta granroriana fingendo di non averla sentita.

La Guerriero Verde bofonchiò qualcosa, le parole rese incomprensibili dalla bocca contro le gambe. Ma Fresia fece finta di nulla. Il vento portò una zaffata dell’odore piccante e salato dello stufato cucinato nell’accampamento. Aileen sospirò e si sollevò, posando la testa contro la roccia. Aveva ancora gli occhi lucidi e cerchiati di rosso, confusi e arrabbiati. Fresia le posò una mano sul braccio.

“Ti va di parlarne?”

La ragazza sembrò pensarci a lungo, deglutì un paio di volte, prima di trovare la voce di risponderle.

“Non mi accetteranno mai completamente.”

“Perché dici questo?”

Aileen chiuse gli occhi e strinse la mano dell’amica. “Pensavo che nascondere tutto, mentire su quanto successo, sarebbe stato meglio. Che mi avrebbe aiutato. Invece mi sento uno schifo. Ho incasinato tutto.”

Fresia rise. “Sbagliare è normale, Aileen. Non sai quanti errori io e Vey abbiamo fatto nella nostra vita, quanti ne facciamo ancora. Forse dovresti dar loro il beneficio del dubbio.”

La giovane granroriana posò la testa sulla sua spalla e con una mano si strofinò il volto, cercando inutilmente di fermare le lacrime.

“È tutto troppo complicato.”

L’ex-sacerdotessa fermò la mano dell’altra, facendo in modo che Aileen la guardasse e i loro sguardi si incrociassero. In quei momenti, avrebbe voluto poter fare di più, aiutarla di più a portare quei fardelli più grandi di lei. E per quanto il suo aiuto, o quello di Vey, fossero piccole cose, gocce in un lago, non si sarebbero mai tirati indietro.

“Non se accetti il tuo sbaglio e volti pagina, se accetti che anche loro possono sbagliare. La stessa dedizione che usi per difendere Gran RoRo, sono certa, ti sarà altrettanto utile per aiutarli a capire il tuo punto di vista. E aiutare te a capire il loro. Non sempre la linea tra giusto e sbagliato è così netta, a volte bisogna incontrarsi nel mezzo.”

Aileen deglutì e chiuse di nuovo gli occhi, le lacrime che riprendevano silenziose a rigarle il volto. Fresia sorrise dolcemente e le passò un braccio attorno alle spalle, attirandola a sé. In silenzio, lasciò che la giovane si sfogasse e alzò ancora gli occhi a guardare il cielo che si incupiva, rosso e blu scuro, le prime stelle che iniziavano a brillare timidamente.

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Una volta uscita Fresia, Sophia era entrata in silenzio e aveva ripreso in mano la teiera. Posatala sul fuoco, si era inginocchiata e aveva sorriso verso i Maestri della Luce.

“Una tazza di tè aiuterà a sciogliere i nervi.”

Mai non aveva esitato un attimo e aveva afferrato la tazza fumante con grato entusiasmo. Tutti erano tornati a sedersi, solo Serjou era rimasto in piedi, e si scambiavano sguardi ancora vagamente stralunati. Yuuki fissava lo schermo del computer e nessuno ebbe il coraggio di chiedergli come stava. Tutti erano consapevoli quanto ancora il Guerriero Bianco si sentisse in colpa per la morte della sorella e Aileen glielo aveva rinfacciato senza troppi giri di parole.

Hideto rifiutò la tazza di tè e si voltò verso Mai. Si vedeva che l’atteggiamento della granroriana, immaturo e carico di bugie, non gli andasse a genio. Se non fosse rimasto scioccato, gliene avrebbe di sicuro cantate quattro.

“Che facciamo con lei?”

La Guerriero Viola finì di bere e abbassò la tazza, tenendo lo sguardo puntato sulle fiamme del fornelletto.

“Sinceramente non lo so. Capisco il suo punto di vista”, la ragazza alzò la mano per fermare Hideto che aveva aperto bocca con un’espressione oltraggiata in volto, “anche lei è una Maestra della Luce. Ma non capisco perché non c’è l’ha voluto dire. Ne avremmo potuto parlare. Ci avrebbe anche potuto convincere.”

“Forse le avremmo dovuto dare il tempo. Scusate”, interruppe Zungurii mestamente. Si sentiva decisamente in colpa per aver forzato Aileen, anche se lui stesso non capiva perché si fosse ostinata a non dirlo ai loro amici.

Il Guerriero Blu sbuffò. “Aveva tutto il tempo per farlo. E non mi sembrava averne molto l’intenzione.”

La teiera sibilò furiosa, spingendo fuori un getto di vapore bollente. Sophia la prese e la spostò su un cerchio di vimini intrecciato. “Sono certa che Fresia le farà capire il suo sbaglio.”

“Questo non risolve la questione se farla partecipare oppure no”, precisò Mai cominciando a picchiettare con le unghie sulla tazza.

Kenzo abbassò lo schermo del computer e lo posò accanto a sé. Prese una tazza da Sophia, ringraziandola con un cenno del capo, e rivolse la propria attenzione agli amici.

“Se ha il Nucleo potrebbe tornarci utile. Potrebbe individuare Magisa con molta più facilità. Con il poco tempo a disposizione non possiamo creare niente che sia altrettanto efficiente.”

“Non credete che sia proprio quello che vogliono? Avranno capito, no, che Magisa non ha più il Nucleo”, replicò Hideto posando la testa sulla mano e iniziando a gingillarsi con i fili del tappeto.

“Sarà una trappola comunque, con o senza Aileen.”

E nessuno poteva dare torto a Yuuki. Mai posò la tazza e incrociò lo sguardo di ciascuno di loro, uno dopo l’altro.

“Vediamo che piano riusciamo a formare. Yuuki ha ragione, sarà comunque una trappola. Tanto vale partire in vantaggio. Poi, possiamo sfruttare le abilità che ha perfezionato nel futuro Hideto”, concluse quasi ridendo la ragazza.

Il Guerriero Blu strappò un filo e sorrise a sua volta. “Perché ho come l’impressione che proporrai me per controllare che quella testa calda non si cacci nei guai?”

Mai alzò le mani davanti a sé, assumendo la propria migliore espressione da innocente. Tutti attorno a lei risero e, almeno per il momento, il clima si fece più sereno. L’attenzione tornò a creare un piano che potesse dar loro le maggiori chance di liberare Magisa, di non far finire il Nucleo nelle mani dei nemici e di, possibilmente, non concludere in tempo record la loro avventura finendo a marcire in una prigione.

La questione Aileen, pur non risolta, finì in secondo piano, anche se nessuno di loro si aspettava che potesse risolversi facilmente.

ciao

ciao

ciao

SPAZIO AUTRICE:

Salve a tutti. Meglio tardi che mai (avrei aggiornato anche prima ma sono stata via, senza connesione, e in più mi ero presa il raffreddore quindi immaginate che voglia di stare davanti ad uno schermo), vi presento ufficialmente il primo capitolo del nuovo episodio (che è tutto bello scritto, in attesa nel mio pc di essere qui inserito). Mi raccomando, non lesinate in recensioni che sono curiosa di sapere che cosa ne pensate!

Se qualcuno aveva intuito la nuova rivelazione di Aileen, faccio i miei complimenti. Ma forse avevo dato troppi indizi? Su questo punto vorrei comunque spiegare le mie ragioni dato che forse più di qualcuno penserà “ma che originale la ragazza che ha i ricordi di Kajitsu ha anche il nucleo”. Ci ho pensato a lungo prima di scegliere tale soluzione (intanto avevo già deciso che Magisa non potesse avere il nucleo almeno temporaneamente… altrimenti che storia c’era?) e i miei motivi sono questi: 1. Volevo avere un personaggio che avesse il Nucleo ma che si ritrovasse a fronteggiare delle difficoltà nel saperlo usare (problema che né Kajitsu né Magisa avevano) 2. Aileen ha difficoltà ad accettare come suoi i ricordi delle precedenti reincarnazioni e il fatto di avere il Nucleo influirà su questo.

Fresia è un personaggio inventato da ShawnSpenster e ha fatto una breve apparizione nella sua fanfiction “Battle Spirits Rising - Julian, il guerriero rosso” (che aspettate ad andare a leggerla? Se siete in astinenza Battle Spirits, dateci un’occhiata, ci sono anche i duelli!). Si capisce anche nel capitolo, ma era la sacerdotessa del tempio del villaggio Miao Miao prima di essere sostituita da Sophia.

Ho deciso di cambiare quale sia l’intervallo di anni passato a Gran RoRo da quando loro se ne sono andati. Non più ventiquattro (correggerò anche nell’episodio precedente) ma bensì circa ottant’anni, per rendere così più evidente quanto sia differente lo scorrere del tempo nel Mondo Altrove.

Siamo quindi giunti ai saluti. Grazie a chiunque leggerà e/o recensirà, sia i nuovi sia i vecchi (grazie per la vostra pazienza: questo capitolo lo dedico a tutti voi). E con il prossimo capitolo inizia l’azione. Mi raccomando, allacciate le cinture di sicurezza e afferratevi forte che ci sarà da divertirsi (almeno spero)!

A presto, HikariMoon

  
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