Anime & Manga > No. 6
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Autore: Windstorm96    30/08/2017    3 recensioni
“Ci ricongiungeremo sicuramente”.
Poche parole che ancora gli riecheggiano nella testa. Una voce che ancora gli fa scendere qualche lacrima nel sonno. Una promessa che non sarà mai mantenuta.
Dopo tanto tempo, anche quando ormai Nezumi non c’è più, il cuore di Shion batte solo per lui, per quelle parole bisbigliate al momento della loro separazione. E finché continuerà a battere, una stella alta nel cielo veglierà sulle sue notti più buie.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nezumi, Shion
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Owaranai yoru ni negai wa hitotsu: hoshi no nai sora ni kagayaku hikari wo.

In questa notte senza fine ho un solo desiderio: che una luce sfolgorante illumini il cielo senza stelle.
 
 
……
 
 
Stravaganti disegni si dissolvono nel cielo limpido sopra la nuova No.6, tracciati dalle ali sottili delle tante rondinelle che sorvolano la città, annunciando liete il ritorno di una nuova primavera.
Un’altra, la diciassettesima della mia vita, la prima dopo di te, Nezumi.
Mi coglie all’improvviso, riportandomi quella nota di tristezza che mi affoga l’animo nella nostalgia.
Affacciato alla finestra della mia camera, lascio che il mio sguardo venga rapito dal colore vivace dei fiori di una camelia solitaria.
L’ondeggiare lieve delle sue verdissime fronde nella brezza profumata mi riporta con la mente a quella giornata d’uragano di cinque anni fa, a quell’inaspettato cataclisma che diede modo alle nostre vite di intersecarsi, due esistenze che sono venute ad incrociarsi per caso in un mondo troppo piccolo e limitato; un po’ come la nostra tana sotterranea, Nezumi, tra le cui spoglie mura di gelido cemento sapevano prendere vita migliaia di storie differenti.
Un quieto sospiro mi affiora alle labbra, sconvolgendo per un istante il dolce tremolio dei timidi raggi di sole.
E mi ritrovo ancora una volta a pensare a te, a chiedermi in quale luogo tu sia approdato, se dopo tanto peregrinare hai trovato finalmente una baia pacifica o se il mare in burrasca ti tiene ancora suo prigioniero.
Ma oltre ad averti sempre nei miei pensieri, ahimè, non c’è molto che io possa fare.
Posso solo attendere, col cuore in trepidazione.

 
 
 
Terre lontane, segreti celati, orrori e meraviglie dimenticati dagli uomini… quante cose ho visto nei miei interminabili viaggi, Shion.
Quanta gente vedo ogni giorno. Eppure, nei miei sogni compari sempre e solo tu.
Ho fatto bene a lasciarti? Una parte di me mi grida di tornare, e non so neppure più riconoscere quale parte è, o quanta parte sia di me, e la fatica per impedire ai miei passi di deviare dalla strada che ho di fronte mi pare a volte insostenibile.
Il giorno trascorre lento, interminabile, e anche la notte, quella stessa notte che ero solito amare, mi sembra un po’ troppo scura ora che grazie a te so cos’è la luce.
Ma ti ho fatto una promessa, e non possiamo dimenticarcene.
Non importa quanto tempo ci vorrà, io e te ci ricongiungeremo sotto questo stesso cielo.
Stamattina il sole splende vivido, inondando il panorama di una chiarezza che fa persino un po’ paura. Non una nuvola macchia l’orizzonte. Tutto si profila limpido di fronte ai miei occhi.
Eppure mi sento smarrito, e mi sorprendo a voltarmi indietro, ad osservare con una punta di malinconia le mie orme impresse nel fango morbido.

 
 
 
Le prime foglie già lasciano i rami scuriti dall’ottobre che avanza, un vento gelido spazza il terreno sterile.
Un altro inverno… ormai ne ho visti troppi.
Il fuoco nel caminetto scoppietta debolmente. Una stanchezza e un sonno pesanti mi intorpidiscono le membra e la ragione.
Ma ho paura a chiudere gli occhi.
Ho paura, perché dopo tanti anni le preziose immagini che conservo di noi due riappaiono ancora vivide nel buio oltre le mie palpebre, dipingendolo di tutte quelle lacrime che non sono state mai versate.
Mi avevi fatto una promessa, Nezumi, tanto tempo fa. Una promessa d’amore, grazie alla quale sono stato in grado di tirare avanti per tutti questi decenni. Ho tenuto duro, stringendo i denti e ripensando alle parole con cui mi hai detto addio.
Ma sempre, nelle notti buie, mi sento soffocare.
Devo uscire, so che ho bisogno di vedere le stelle. Non falliscono mai di confortarmi, e ciò mi sorprende ancora.
Lo sai, nella vecchia No.6 c’era un piccolo osservatorio, dislocato in un punto dove l’inquinamento luminoso era forse un po’ meno intenso. Ricordo ancora le lunghe lezioni del professore di astronomia, che col suo tono impassibile ci parlava di reazioni nucleari e spettri luminosi, come ricordo l’ammirazione e l’entusiasmo con cui la mia giovane mente assorbiva tutte quelle complicate nozioni.
Si tratta senza dubbio di insegnamenti preziosi per un bambino dagli occhi colmi di curiosità, che in tal modo impara a dare un nome a ciò che lo circonda, acquisendo allo stesso tempo quell’irrazionale senso di sicurezza che immancabilmente ne deriva – come se un nome racchiudesse poi in sé tutto questo significato.
Trascorrevo così le notti tentando di discernere le varie costellazioni, osservando il cielo come fosse una mappa su cui individuare linee immaginarie che già altri hanno tracciato, poiché ancora non sapevo vi si potesse scorgere dell’altro.
Sei tu che me lo hai insegnato, Nezumi.
Hai insegnato alle stelle a farmi piangere, e a questo mio pianto ad essere di una dolcezza che fa male, una dolcezza cui è troppo facile assuefarsi e che costringe i miei occhi a volare in alto alla ricerca di qualcosa.
Perché da tempo, ormai, in questa notte senza fine, ho un solo desiderio: trovare una stella che non sia solo un satellite, ma la stella mia…
 

 
 
Mi dispiace.
Mi dispiace davvero, Shion.
Quella promessa… avrei tanto voluto mantenerla.
Non hai idea di quanto lo desiderassi.
Gli anni ti hanno segnato duramente, Shion. Me lo gridano le rughe che ti incorniciano gli occhi e ti increspano la fronte, e la difficoltà con cui cammini per le vie della città, rimproverandomi per ogni giorno che non ho trascorso assieme a te.
Ma il tuo sorriso, quello non è mutato.
Sono così felice che non lo sia, e che ancora gli abitanti di No.6 ti salutino come il loro salvatore.
Mi piace pensare che sia un po’ anche merito mio, anche se dentro di me lo so che mi sono sempre dato troppo credito.
E quando poi ti fermi a guardare le stelle… allora riesco a rivivere nei tuoi occhi tutti i ricordi di noi due, tutti i momenti che abbiamo trascorso insieme, tutte le cose che non ci siamo mai detti.
Forse pensi che ormai sia troppo tardi, forse è il rimpianto che ti fa luccicare gli occhi.
Ma io so tutto, Shion.
Io so tutto, perché anche se non faccio più parte di questo mondo, ogni volta che osservi le stelle, io riesco a vederti.
Le senti le mie lacrime, da laggiù?
Perché lo sai, anche le stelle piangono nelle notti troppo buie, quando nessuno può vederle.
 

 
 
L’aria dell’ultima notte mi accoglie nel suo freddo abbraccio.
Siedo da solo su una panchina del parco, rimuginando su qualcosa che ancora mi sfugge.
Il mio sguardo scivola distratto all’infinito abisso sopra la mia testa, tuffandocisi dentro senza ormai più alcun timore.
Improvvisamente mi ritrovo a sorridere, e non so nemmeno perché.
Forse perché in fondo, senza saperlo, io sono felice anche così.
Con una promessa nel cuore e tante memorie preziose, una voce che mi sussurra all’orecchio che presto una nuova alba sorgerà e che tutto andrà bene, ancora e ancora.
Una sola stella splende ormai nel cielo che va schiarendosi ad oriente, sfumato all’orizzonte delle luci rosate della città.
Nient’altro che un puntolino tremulo che con ostinazione si rifiuta di cedere il palco a qualcuno di più ingombrante.
Quella è la mia stella.
Quanti segreti ho affidato a quel minuscolo lumino, quante mute preghiere gli ho rivolto, senza mai ricevere una risposta.
Nient’altro che un tremolare fioco, come di una voce spezzata dal pianto.
A volte ho l’impressione che pianga, la mia stella.
E penso che, dopotutto, potrebbe essere così.
Perché ormai ne sono certo: anche le stelle piangono nelle notti troppo buie, quando nessuno può vederle.
 
 
 

   
   
 
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