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Autore: shira21    31/08/2017    2 recensioni
Heather e Alejandro sono manipolatori, malvagi e disposti a tutto pur di vincere. Heather e Alejandro sono simili ma, soprattutto, sono innamorati
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alejandro, Heather | Coppie: Alejandro/Heather
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: A tutto reality - Il tour
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Sono furiosa.
No, furiosa è ancora troppo poco per come mi sento!
Quel dannatissimo idiota… quello stronzo!
Sono stanca di lui, delle sue vittorie, dei suoi flirt, del suo sorriso.
Sento il sangue bruciarmi nelle vene mentre cammino avanti e indietro nella stiva. Con le dita sto torturando uno dei codini e ho il respiro accelerato.
Non ce la faccio più: se sorride un'altra volta a quella stupida di Courtney giuro che lo butto personalmente giù dall'aereo, senza paracadute!
Ormai praticamente sto marciando, al ritmo di una sola parola.
«Maledetto» e passo. «Maledetto» altro passo. «Maledetto», ancora uno. «Maledetto» giro su me stessa e daccapo.
Sembro un leone in gabbia e, quel che è peggio, non riesco neanche a concentrarmi sulla gara. Tra poco ci dovrà essere la votazione ma l'unica cosa che riesco a pensare è a come la guardava, le parlava e se la rigirava tra le dita.
Non è gelosia; figurati se sono gelosa. No, la mia è solo sana irritazione. Ho perso ed è colpa di quella... di quella... argh, non ho parole per definirla!
Ecco, non sono gelosa!
«Maledetto, maledetto, mal...»
«Maledetto! Solitamente sei più fantasiosa con i tuoi insulti, chica!»
Mi giro di scatto e vedo Alejandro appoggiato tranquillamente a una pila di scatoloni. Devo aver sbattuto la testa e anche forte visto che mia prima reazione è controllare se ho i capelli apposto.
Grazie al cielo mi blocco in tempo ma non posso fare lo stesso per quell'insopportabile e sgradito fremito nello stomaco quando lo guardo.
Ha i capelli sciolti e la mia mente dispettosa mi fa immaginare di passarci in mezzo le dita; è uno di quei pensieri folli che me lo fanno odiare ancora di più.
Lo fulmino con lo sguardo «Da quanto sei lì a fissarmi come un pervertito?»
Lui ride piano. «Pervertito? Pensavo di essere un maledetto».
«Sei anche quello», lo vedo inarcare un sopracciglio e divento rossa. «Cioè, non parlavo di te... non sei mica il centro del mondo!»
Ma è troppo tardi e lo sappiamo entrambi; è ovvio che parlassi di lui.
Vederlo così tranquillo, così indifferente al mio inutile tentativo di flirt con Duncan, mi manda talmente fuori di testa che smetto di pensare. Semplicemente, agisco.
Mi avvicino a lui, a passi svelti, gli occhi che bruciano di rabbia mal repressa.
Lo afferro per il bavero della sua camicia rossa e lo sbatto con forza contro la parete alle sue spalle.
Lo vedo sgranare gli occhi mentre il mio volto è a pochi centimetri dal suo.
«Cosa credi di fare con Courtney? Pensi che dopo aver usato lo stesso trucchetto così tante volte di fila, funzioni ancora? Sei. Ridicolo!»
Alejandro inclina la testa di lato, gli occhi verdi completamente concentrati su di me. Poi vedo un sorriso comparire sulle sue labbra «Sei gelosa, hermosa?»
Ormai l'ho capito: quando vuole davvero farmi irritare usa uno di quei suoi termini spagnoli che lo fanno credere tanto figo.
«Io? Gelosa? Ma fammi il piacere. Con me i tuoi giochetti non hanno mai funzionato!» Certo, se s'ignora lo stormo di pterodattili che spicca il volo nel mio stomaco ogni volta che lo vedo, il modo in cui il cuore mi batte più velocemente quando mi sorride o il modo in cui mi formicola la pelle quando mi sfiora. Grazie al cielo sono una ragazza che non ha problemi ad ignorare certe cose.
«Forse perché con te non ci ho ancora provato... anzi, non sarebbe neanche provare chica perché so che ci riuscirei».
Stavolta tocca a me inarcare un sopracciglio, ironica «Davvero? Sei troppo sicuro di te».
Poi Ale fa una cosa impensabile: alza la mano e mi sistema alcune ciocche sfuggite dai codini. Nel gesto la punta delle sue dita mi sfiorano la guancia e vedo i suoi occhi diventare più scuri, simili alla foresta amazzonica.
Mi congelo sul posto mentre l'aria mi si blocca da qualche parte nel tragitto. Ma cosa...?
Prima che possa dire o fare nulla, si china al mio orecchio e mi sussurra «È solo strategia. Lei non m'interessa così come non m'interessavano le altre, mi princesa!»
Sento il calore del suo respiro sulla mia pelle e ogni grammo di rabbia evapora, semplicemente sparita.
Mi rendo conto che lo sto ancora tenendo per la camicia e che il mio corpo è premuto contro il suo, siamo vicini come mai.
Appena me ne rendo conto l'aria tra noi si carica di elettricità statica.
Sbatto le ciglia più volte mentre allontano il viso per vederlo meglio. «Sei serio? È cosa dovrebbe significare, che invece di me t'importa?» Lo so che le mie parole grondano sarcasmo ma è l'ultimo brandello di difesa che mi è rimasta.
Lui sorride e maledizione a lui se non è bellissimo quando lo fa.
«Significa che è con te che voglio arrivare in finale ed è con te che voglio stringere un alleanza. Gli altri sono solo pedine!» Wow, è quasi ancora più affascinante quando mostra che mente diabolica c'è dietro quella bella struttura ossea...
Respiro veloce e il suo odore mi pizzica la punta del naso.
Alejandro poggia la mano a coppa sulla mia guancia e devo trattenermi dallo strofinarmici contro come un gatto in cerca di coccole.
Io, coccole? Mai stata il tipo e non inizierò oggi!
«Quierida, se ti stessi manipolando ti direi di fidarti di me e altre stronzate simili. Invece non lo farò perché sarebbe un insulto.» Appoggia la fronte alla mia; è così vicino che vedo il mio riflesso nei suoi occhi, così vicino che i nostri respiri si confondono l'uno con l'altro.
«Io e te siamo uguali, per questo meritiamo noi di andare in finale. Gli altri ragionano come bambini».
Mi mordo il labbro e, mio malgrado, sorrido. «Va bene, alleati», un lampo soddisfatto gli illumina lo sguardo e mi piace che non lo mascheri. «Ma davanti gli altri faremo finta di continuare ad odiarci!»
Guarda a destra e a sinistra, prima di chiedere con un sorriso malizioso «Ora gli altri non ci sono... significa che non mi odi più?»
Ci provo a reggere il suo sguardo, giuro che ci ho davvero provato ma alla fine mi ritrovo a fissare la punta delle mie scarpe.
Per la prima volta incapace di parlare, scuoto semplicemente la testa. Alejandro, che tiene ancora una mano sul mio volto, usa l'altra mano per costringermi a guardarlo.
Mi sembra di essere fatta di ghiaccio e fuoco quando mi guarda in questo modo!
Non so chi dei due faccia l'ultimo passo verso l'altro ma le sue labbra si trovano di colpo sulle mie, esigenti e passionali come lui. Questo bacio non ha nulla di casto ma è così impetuoso che facciamo persino fatica a respirare. Mi morde il labbro inferiore, non delicatamente ma forte. Istintivamente apro la bocca mentre quel piccolo dolore non fa altro che accentuare il piacere che mi sta crescendo dentro come un uragano. La sua lingua subito trova la mia e io sposto, finalmente, le mani sul suo collo fino in mezzo ai suoi morbidi, lunghi capelli scuri. Non so se sia possibile ma lo attiro ancora più vicino a me.
Un gemito echeggia nella stiva, un gemito che non mi rendo neanche conto di emettere talmente sono concentrata su Alejandro.
Scivola a terra, la schiena solo parzialmente appoggiata alla parete, e io finisco sopra di lui con le gambe a sinistra e a destra dei suoi fianchi.
Gli graffio il collo mentre le sue mani stringono la pelle nuda sotto al corto top che indosso. Passa le dita sulle costole, sul punto vita fino alla curva dei fianchi dove affonda le dita per stringermi al suo corpo eccitato.
Una parte del mio cervello registra a malapena un rumore a pochi passi dai noi, simile al grattare dei topi, ma non riesco a concentrarmi.
Le sue labbra si separano dalle mie, facendoci ossigenare per qualche secondo prima che inizi a mordere e baciare tutta la linea del collo fino alle clavicole. Inarco la schiena grazie ad anni di yoga mentre schiaccio il bacino contro il suo.
Mi stringe ancora più forte e io gli graffio la pelle dei pettorali mentre gli tolgo camicia e canottiera. Lui emette un basso ringhio.
Sembra che ci stiamo divorando, troppo affamati per essere dolci o delicati.
Mi toglie il reggiseno e, non volendo restare indietro, gli do una piccola spinta sulla spalla. Ora è quasi sdraiato sotto di me. Con un sorriso ferino, mi chino sulla sua pelle abbronzata e inizio a baciare i segni rossi che ho appena lasciato sui pettorali, tracciando con la lingua la linea di ogni singolo addominale fino ad arrivare con i denti al bordo dei jeans.
Ansimiamo forte, ormai è impossibile capire ogni gemito a chi appartenga.
Penso che al momento potrebbe arrivare Chris con tutta la troupe e non riuscirei a separarmi da lui. L'ho fatto per troppo tempo, mi rifiuto di farlo ancora.
Lo sento slacciarmi i pantaloncini e alzo lo sguardo per guardarlo negli occhi.
Una muta domanda, una conferma di voler davvero andare avanti.
Mi tiro di nuovo su, ancora a cavalcioni su di lui e il volto davanti al suo. Lo bacio sulla punta del naso, sugli zigomi e sulla linea della mascella. Lo bacio agli angoli degli occhi e sento le sue ciglia fremere. Bacio la dannata fossetta.
Quando apro di nuovo gli occhi sto bruciando esattamente come lui.
«Non l'ho mai fatto prima» sussurro, forse un po' a disagio ad essere in difetto di esperienza.
Lui mi sfila i pantaloncini e gli slip insieme e mi ritrovo nuda, con solo le scarpe addosso.
Mi bacia con ancora più ardore di prima e lo sento mormorare «Tranquilla, non è un problema. Sai che mi piace essere primo». E malgrado la passione che mi sta divorando, rido e gli do un piccolo pugno sul braccio. Alejandro mi sorride di rimando, compiaciuto di avermi fatto rilassare.
E quando entra dentro di me, dimentico ogni singola altra cosa. Dimentico le telecamere, dimentico il gioco, dimentico persino il milione. Supero quel piccolo scoglio di dolore che mi ha strappato un urlo subito inghiottito da un altro bacio e rincorro quel punto di rottura che sento accumularsi dentro di me.
Sento la pelle scivolosa di sudore, il mio e il suo, e per un secondo penso che sembra che stiamo gareggiando anche qui. Per noi sarebbe impossibile farne a meno, essere competitivi è nel nostro sangue.
Poi dimentico anche di pensare mentre riesco a mormore solo il suo nome.
Siamo ancora appoggiati l'uno contro l'altro, sdraiati su questo pavimento che è meglio non guardare troppo da vicino.
Lui gioca con i miei capelli, i codini sciolti e che ora formano un caschetto disordinato intorno al mio viso. Non ho mai provato nulla di simile. Faccio ancora fatica a respirare.
«Ho perso il controllo, hermosa. Di certo non t'immaginavi cosa la tua prima volta».
Dovrei dare battaglia, essere sarcastica ma ho un piacevole torpore a rallentarmi e addolcirmi.
Per questo, e solo per questo, invece di fare la stronza, mi stringo di più contro di lui, il naso sepolto nella linea dei suoi pettorali.
Le sue dita scivolano giù lungo la linea della schiena e poi di nuovo su.
«Spero che tu non suggelli così ogni singola alleanza!»
Sento il petto vibrare per la sua risata e mi ritrovo a pensare che amo questo suono.
«Solo tu. Sei sempre stata solo tu, mi princesa, a farmi questo effetto!»
Sorrido, soddisfatta. «Cosa significa mi princesa?»
Sento nuovi brividi lungo la spina dorsale, dove continua ad accarezzarmi pigramente. «Significa mia principessa».
«E lo sono?»
«Cosa? Una principessa?»
«No, idiota». Appoggio il mento sul suo petto e lo guardo. Poi mormoro «La tua principessa». Non so perché ma ho bisogno di sentirglielo.
Forse è perché io lo sento mio.
Forse è perché non potrei sopportare che qualcun'altra lo tocchi senza spargere sangue.
Alejandro mi tira su e mi bacia. E stavolta è dolcissimo, delicato eppure mi accende come un fuoco d'artificio.
Si separa di pochi centimetri e quando parla mi sembra di sentire il sapore delle sue parole. «Lo sei, Heather, sempre... anche quando fai la stronza o diventi intrattabile!»
Sorrido perché potrebbe essere la cosa più dolce che qualcuno mi abbia mai detto.
«Bene perché tu sei mio. Vedi di fartelo entrare in testa. Se ti vedo baciare un'altra, sei un uomo morto!»
Ride e io torno ad accoccolarmi contro il suo petto.
Sento la stanchezza farmi chiudere le palpebre e anche lui sembra esausto.
Gli poso un bacio all'altezza del cuore e mormoro «E comunque io non ero gelosa!»
Certe cose è meglio ribadirle, anche se non ci crede nessuno.
   
 
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