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Autore: Jadis_    31/08/2017    1 recensioni
Due mondi stanno per incontrarsi: l'arrivo di una ragazza tra le mura di Hogwarts scombussolerà tutto il mondo magico.
Dal testo:
"La tempesta si stava calmando, permettendole di vedere meglio il sentiero, ma allo stesso tempo condannandola allo scoperto. Il cavallo cedette di schianto, facendola volare dalla sella, e mandandola con la faccia nella neve gelida: si era rotto una zampa. "Maledizione!" urlò, battendo i pugni per terra. Si rimise in piedi e si scrollò di dosso la neve, ma ormai parte dei vestiti era bagnata. "
Crossover tra "Le Cronache di Narnia " e "Harry Potter"
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Altro personaggio, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Voldemort
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Rincontrarsi

 


Era arrivato il giorno di Natale e con esso anche quel maledetto ballo. Alexandra sospirò per l'ennesima volta, tenendo tra le mani il vestito da cerimonia che aveva trovato nel suo baule.

"Forse, se uso la magia, posso renderlo quanto meno decente" pensò.

Non le piaceva, quell'abito, per lei era tutto fuorché bello a cominciare dal colore: giallo canarino. Senza contare che era troppo grande di almeno due taglie  in confronto alla sua.

"Ma dove cavolo l'hanno preso?" si domandò mentalmente, mentre per la frustrazione lo rimetteva nel baule.

"Alexandra!" esclamò Hermione.

"Ciao anche a te, Hermione!"

"È mezz'ora che ti cerco!"

"Cos'é successo di così grave? Ron ha tentato di prendere a pugni Krum?"

"No, ma che dici!"

"E allora?"

"C'è un Gufo che ha un pacco per te."

"Io non ricevo mai pacchi!"

"Ti dico che è per te. Vieni!" disse, prendendola per mano e trascinandola fuori dal dormitorio.

Sul tavolo accanto al camino della Sala Comune, un gufo attendeva con pazienza il destinatario del pacco.

"C'è scritto il tuo nome" le disse Hermione, indicando il biglietto posto sulla scatola.

Effettivamente il quadrato di pergamena, notò la Grifondoro, aveva il suo nome scritto sopra. Lo prese tra le mani e lo dispiegò; la calligrafia con cui l'interno era scritto non le risultò famigliare, almeno non subito. Lesse il messaggio ad alta voce, avendo notato l'evidente curiosità della compagna:

"Questo penso che l'apprezzerai. Goditi la serata. Buon Natale."

Finiva così, con quel semplice augurio: il mittente non si era nemmeno preso la briga di firmare con uno pseudonimo. 

"Allora? Che fai, non lo apri?"

"Sì, ma prima lascia che dia una ricompensa al nostro piccolo amico" rispose, per poi prendere dalla ciotola posta a poca distanza da lei un biscotto da offrire al gufo.

Il volatile apprezzò molto l'offerta, e dopo aver preso la sua "ricompensa" spiccò il volo, uscendo dalla finestra.

Alexandra tolse il nastro dalla scatola, ne alzò il coperchio e tirò fuori il contenuto.

"È bellissimo!" esclamò Hermione.

E lo era davvero: l'abito che teneva tra le mani era stupendo, ma aveva un profumo che la Grifondoro avrebbe riconosciuto tra mille.

"Mamma..." mormorò, mentre le lacrime iniziavano a pungerle gli occhi.

 

 

 

"Maestà, la Strega Bianca chiede udienza" disse la guardia, inginocchiata davanti al suo re.

A Sirius saltò il cuore in gola: la sua Jadis era a palazzo.

"Ditele che la riceverò" rispose pacatamente Aslan.

Il soldato fece un cenno d'assenso col capo e uscì dalla stanza.

"Sarai tu a parlarle" disse il leone, nello stesso tono.

"Ne siete sicuro?"

"È per il bene di vostra figlia" sospirò. "Buona fortuna."

 

 

 

Alexandra guardò l'orologio appeso sopra al camino: le 18:00 in punto scoccarono in quel preciso istante. Rimise l'abito dentro la scatola alla bell'e meglio: tanto l'avrebbe indossato da lì a poco.

"Sarà meglio andarci a preparare" disse, rivolta a Hermione.

"Sì, altrimenti fra qualche minuto troveremo la fila al bagno" rispose annuendo la compagna.

 

 

 

Sirius aveva ripercorso per la decima volta la sala deserta con passi lenti e pesanti: l'attesa lo stava divorando dentro. Respirò a pieni polmoni, cercando di combattere quel senso di ansia che aveva in corpo, ma era inutile, lo sapeva bene.

Jadis venne scortata da una giovane guardia fino alla Sala del Consiglio. Ginarrbrik la guardò con aria preoccupata: non l'aveva mai vista così tesa.

"Mia Signora, siete sicura che..."

"Sì, non preoccuparti. Aslan è l'unico che può comprendere le mie scelte" disse, per poi fare cenno al soldato di aprire la porta.

 

 

 

Si stava rimirando allo specchio e ancora non riusciva a capacitarsi di quanto fosse così identica a sua madre; forse solo i capelli stonavano in quel contesto.

"Sei stupenda!" esclamò una delle sue compagne.

Alexandra sorrise e non badò agli sguardi invidiosi del resto delle ragazze.

"Sono solo invidiose" le bisbigliò all'orecchio Hermione.

"Non l'avevo notato, sai?" le rispose sarcastica.

"Credo che dovremmo scendere: i nostri cavalieri ci attendono!"

"Mia madre mi ha sempre detto che una donna deve farsi attendere" replicò la Grifondoro.

 

 

 

La porta ormai era stata chiusa alle sue spalle. Jadis era immobile e guardava con una sorta di incredulità l'uomo che aveva di fronte. Gli anni passati ad Azkaban non sembravano averlo scalfito: la massa di capelli neri e ricci era ancora lì, perfettamente in ordine, anche se iniziava ad intravedersi qualche guizzo bianco tra quelle ciocche. Gli occhi argentei, quelli che avrebbe voluto anche per sua figlia, la squadravano, forse alla ricerca di un qualcosa che lei non era più.

"Sirius..." pronunciò flebilmente.

Felpato ne era rimasto affascinato: era bella da togliere il fiato. La osservò ancora a lungo: aveva una ciocca di capelli biondi davanti al viso come ai tempi in cui frequentava Hogwarts, ma ancora una volta a colpirlo furono gli occhi verdi come smeraldi, con quella sfumatura argentea che l'avevano fatto innamorare di lei. Lo scrutavano, nel tentativo di capire il perché della sua presenza. Avrebbe voluto stringerla a sé e baciarla, ma non era del tutto sicuro che lei fosse ancora la persona che aveva sposato.

"Cosa ci fai qui?!" domandò la donna, rompendo definitivamente quel silenzio che si era creato.

"Mi ha mandato Silente."

"Dov'è Aslan? Ho chiesto di parlare con lui."

"Ha detto che devi parlare con me" rispose, avvicinandosi a lei.

Jadis fece istintivamente qualche passo indietro.

"Io voglio parlare con lui, non con te."

"Ti dovrai accontentare di me" affermò lui, per poi spostarle una ciocca di capelli dal viso con delicatezza.

"Da quanto sei qui? E non eri a Azkaban?"

"Sono fuggito da Azkaban un anno fa. Sono qui da un mese."

"Chi ti ha messo al corrente della situazione? Silente o Aslan?"

"Nessuno di loro due."

"E chi allora?"

"La persona a cui hai messo Voldemort alle calcagna. Speri davvero che fargliela pagare serva a qualcosa?"

"Lui deve pagare per quello che ha fatto a Lily!"

"E nostra figlia? Lo sai in che casino l'hai messa?!"

"Certo che lo so! Credi che mi piaccia la cosa?!"

"Non lo so: tu non sei più la donna che ho sposato!"

"Hai ragione, non lo sono..."

"Perché cerchi una vendetta inutile? Non ti farà stare meglio."

"Sirius, non farmi la predica: tu non sei meglio di me!"

Felpato non seppe come replicare. Restò in silenzio, sperando che lei proseguisse.

"Non sono io quella che pur di prendere Codaliscia si è fatta dodici lunghi anni ad Azkaban!"

"Sai benissimo che dovevo prenderlo!"

"E dimmi, la cosa ti ha fatto stare meglio? Quando potevi benissimo venire con me, evitarti gli anni di prigione e veder crescere tua figlia? E vieni a farmi la predica quando tu, per la tua stupida caccia all'uomo, hai rinunciato a tutto!"

Sirius strinse le mani a pugno e si morse il labbro: Jadis aveva stramaledettamente ragione, e non c'era stato giorno in cui lui non avesse rimpianto la sua scelta. Sapeva di aver sbagliato.

"Non mi ha fatto stare meglio... e non farà stare bene nemmeno te."

"Lo so."

"Allora perché continui?"

"Perché non ho altra scelta!"

"Sì, invece!"

"No! Credi che non lo sappia? So che Voldemort è in combutta con mia madre!"

"Hai sempre e comunque una scelta."

"Quale? Quella di accettare la proposta di Aslan? "

"Non solo."

"Non chiedermi di fidarmi te: sai benissimo che non lo farei."

"E perché?"

"Perché ho già riposto in te la mia fiducia una volta, e mi hai deluso!"

"Mi dispiace..."

"Non me ne faccio nulla di un 'mi dispiace'! Io mi ero fidata di te! Mi avevi promesso che una volta fuggito da Azkaban saresti venuto da me, e invece ti sei messo a dare la caccia a Minus!"

"Non solo: Harry aveva bisogno di me."

"Harry è sempre stato ben protetto. Io avevo bisogno di te! Tua figlia aveva bisogno di te!"

"E adesso?"

"'E adesso' cosa?"

Sirius si avvicinò pericolosamente a lei. 

"Adesso hai ancora bisogno di me?" chiese, a pochi centimetri dal suo viso.

"Ti ho già detto che di te non mi fido..."

"Non ti ho chiesto se ti fidi o meno. Lo sai benissimo cosa intendo..."

"Guardia!" esclamò Jadis. "Il nostro incontro finisce qui!"

 

 

 

Harry faceva avanti e indietro da mezz'ora, mentre ogni tanto, come se fosse un tic nervoso, si risistemava la cravatta. Indossava un semplice gessato nero, che aveva noleggiato il sabato prima a Hogsmeade durante la solita gita scolastica, visto che aveva dimenticato il completo scelto prima della scuola alla Tana. Poteva però ritenersi fortunato: a Ron era andata davvero male.

Il rosso indossava un vecchio abito, probabilmente appartenuto a qualche suo lontano zio, pieno di merletti e dal colore indescrivibile. 

"Lo odio!" esclamò.

"Ti avevo detto di noleggiare quello smoking."

"Harry, lo sai com'è fatta mia madre..."

"Allora non ti lamentare!"

"Nervosetto?"

"Un po'..."

"Dài, andrà bene."

"Tu, invece?"

"Io?"

"Lo sai a cosa mi riferisco."

"Non ti preoccupare."

"Ron, non combinare casini..."

"Non farò nulla, promesso!"

 

 

 

Sirius afferrò Jadis per il braccio prima che potesse varcare la soglia della porta, e fece cenno alla guardia di richiuderla.

"Il nostro discorso non è ancora finito: esigo una risposta."

"Dovrebbe essere scontata." 

"Non credo alle risposte evidenti. Ho imparato molto tempo fa che tu la verità la nascondi molto bene."

"Be', non ti darò alcuna risposta, se non quella che reputi ovvia."

"Non lo inghiotti mai il tuo dannato orgoglio? "

"Lasciami!"

"Voglio una risposta! E non ti perderò di nuovo."

"Accontentati di quella ovvia!"

Sirius mollò la presa sul braccio di Jadis, si avvicinò alla porta e l'aprì quel poco che bastava per comunicare con la guardia.

"Fa' preparare una stanza, la Strega Bianca rimane qui."

"Come volete" rispose il soldato.

Felpato chiuse nuovamente l'uscio e vi si piazzò davanti.

"Che hai intenzione di fare?" chiese la donna.

"Nulla, solo farti restare qui."

"Stai scherzando, vero?!"

"No. Visto che non vuoi dirmi che piani hai, né tantomeno darmi una risposta, e siccome Aslan ci ha espressamente raccomandato di risolvere le nostre questioni per il bene di nostra figlia, non mi hai dato altra scelta. In fondo, mi sto solo assicurando che tu non faccia danni. Non ti permetterò di affrontare tua madre da sola, né di cercare una vendetta inutile."

"Non avrai le risposte che cerchi, e non ho bisogno della tua protezione!"

"Le avrò, prima o poi. Jadis, lo faccio solo per il tuo bene e per quello di nostra figlia. Non voglio perdervi, non ora che vi ho finalmente ritrovato..."

"Ripeto: non ho bisogno della tua protezione!"

"E io ti ripeto che non ti farò commettere stupidaggini! Prima o poi lo capirai. Nel frattempo, non credo tu abbia problemi: in fondo, questo posto è casa tua o sbaglio, Vostra Maestà?"










Note dell'Autrice :

Ciao a tutti! Perdonate la lunga assenza, ma devo ammettere che scrivere questo capitolo è stato davvero difficile. Spero che vi piaccia, comunque nel prossimo chissà se Harry riuscirà definitivamente a far breccia nel cuore della protagonista? Si accettano scomesse...scherzo. 

Un bacio e alla prossima <3 
 

   
 
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