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Autore: Always_Always    01/09/2017    4 recensioni
Spoiler! 1x08 The Defenders | Guests: Luke Cage, Jessica Jones, Danny Rand.
Momenti e pensieri che ripercorrono The Defenders e parlano di Matt, di cosa pensa e di cosa prova.
E di tutti gli altri che prendono atto delle sue scelte.
(...)Ed è solo lì, tra la polvere e i calcinacci di quel grattacielo in caduta libera, che alla fine Matt Murdock ritrova se stesso, in bilico tra la Vita e la Morte. Lì, tra le braccia calde di Elektra; lì, tra il suo sai e le sue labbra.(...)
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altri, Foggy Nelson, Karen Page, Matt Murdock
Note: Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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      N.B: dopo aver visto The Defenders, l'idea di scrivere qualcosa su Matt Murdock e su quello che gli passa per la testa dalla fine della seconda stagione fino alla 1x08 di questa serie ha continuato a tormentarmi, così ho provato a darle forma ed ecco qui: la mia personalissima versione di come sia andata, del perché Matt abbia appeso il costume al chiodo dopo la morte di Elektra e del motivo che l'ha spinto, alla fine, a lasciarsi andare. Sta a voi giudicare quello che è uscito.
      Consiglio la visione di questo video, le cui immagini e la cui musica mi hanno aiutato a trovare le parole giuste: https://www.youtube.com/watch?v=IkVviYlg7Yg&ab_channel=Ifirel

      
Grazie a chiunque leggerà, recensirà, o farà di questa storia la propria storia.
      Always_Always




 
Lost and Found
(I'm paralyzed)




 
Oh Father tell me: do we get what we deserve?




 
      Matthew Murdock si cerca tra i fili d'ombra di Hell's Kitchen e non riesce a trovarsi.
Affonda nelle pozze di sangue che si lascia alle spalle — sangue versato, sangue sacrificato — e riemerge con la pelle rossa, antiproiettile, pronto per fare quello che deve: il Diavolo.
      Quello che vuole? Nessuno osa chiederselo.
      Nemmeno lui.


 
      A volte la maschera che indossa è più pesante del mondo in fiamme che lo surclassa e Matt deve stringere i pugni fino a perdere la sensibilità per non perdere la testa. Cerca il dolore fisico per zittire quello che lo divora dentro, che si arrampica sulla sua gola con artigli acuminati per raschiarla tutta.
      Matthew Murdock è abituato al dolore, ne ha fatto una parte integrante della sua storia. Il tempo, però, superficiale e spietato, gli ha mostrato che ci sono cose che nemmeno il Diavolo può sopportare: vedere Elektra Natchios colare sangue dalla bocca ed esalare l'ultimo respiro stretta a lui — bellissima anche nella morte — è una di queste; e anche se sa che è così che funziona, perché quando combatti il Male in prima linea è inevitabile che tu sia il primo a esserne ferito, non riesce a ingoiare il grumo di dolore che ha incastrato giù per la trachea.
      «Ne è valsa la pena? Amarla?» gli ha chiesto Stick al funerale.
      Matt porta orchidee bianche sulla sua tomba tutti i giorni, le sente macchiarsi di rosso sotto le dita — sangue di chi l'ha amato così tanto da morire in suo nome, in sua vece — e non riesce più a respirare. Il senso di colpa lo perseguita giorno dopo giorno, notte dopo notte, fino a quando decide di calciare il dolore in fondo all'armadio insieme alla tuta rossa e alla maschera del Diavolo, nella speranza che il fantasma di Elektra Natchios lo segua.
      Ma anche senza Diavolo il senso di colpa non scompare e una volta per tutte Matthew Murdock si accorge di essersi perso.
 

 
      È Miss Jones a ricondurlo sulla giusta via. Lei e quella squadra raffazzonata di eroi dai buoni propositi che hanno una gran voglia di farsi ammazzare. Matt si approccia al gruppo con cautela, da lontano, con marcate linee di confine che ripetono "non posso farlo", "così è già troppo", "non succederà ancora"; ma Matt non può ignorare, dentro di sé, il Diavolo che stropiccia gli occhi e stiracchia le braccia alla venuta di quella nuova notte.
      Quanto ho dormito? gli chiede il Diavolo. Perché non mi hai svegliato prima?
      Matt ha ancora sulle labbra il sangue di Elektra, per questo non riesce a rispondere, però restituisce la sciarpa a Jessica e si butta a capofitto in quella missione suicida come se non avesse più niente da perdere.
      «Mi chiamo Matthew. Sono Daredevil».
      La verità, che verrà a galla soltanto dopo, è che spera di non riemergere più.

 
      I difensori — così li ha chiamati Stick con quel tono solenne che Matt non ha mai sopportato — lo fanno sentire meno solo perché anche loro, come lui, si dibattono nell'eterno conflitto delle loro doppie vite. Certo non indossano pelle rossa e non sono assuefatti alla violenza come lui, però sanno cosa significhi causare la morte di qualcuno e conoscono la fatica del sopportarne il peso; ma il Diavolo è la maschera più anziana, tra loro, il veterano stanco che deve insegnare alle nuove leve a non commettere gli stessi sbagli: Matt Murdock, stufo della vita, dovrebbe ricordare loro perché sia così importante proteggerla.
      Non ci riesce. All'ennesima possibilità di fare la scelta giusta sono gli occhi vuoti di Elektra — sul fondo dei quali è certo di vedere qualcosa — a fregarlo un'altra volta.
      «Dobbiamo stare uniti! Matt, dove vai?»
      Non c'è mai stato un noi, non per davvero; l'unica promessa che Matt riconosce è quella che vede nel sorriso incerto di Elektra quando la chiama per nome e lei esita un istante, come se volesse ricordarsi di lui ma non ci riuscisse.
      «In cosa ti hanno trasformata?» le chiede, prima che lei scappi di nuovo.
     La risposta la conosce: Black Sky, la Morte dall'alto. Ma se il Cielo ha concesso loro una seconda possibilità, allora il Diavolo e la Morte avranno un ultimo ballo, anche se fatale.
      «Ehi, Murdock! Che credevi di fare? Se stai con noi allora stai con noi».
     Jessica, nella sua spicciata brutalità, ha ragione, però ignora che sia proprio questo il filo conduttore del tormento del Diavolo: Matt voleva vivere due vite, ci ha provato così tanto da consumarsi fino all'osso e adesso si è smarrito negli sguardi di milioni di spettri che non lo lasciano in pace nemmeno quando è sveglio. La parte in cui stare sarebbe semplice da scegliere: i difensori sono diamanti preziosi — in stato grezzo, certo, ma promettenti. Con loro potrebbe colmare la solitudine e ricostruire il futuro, ritrovare i pezzi di se stesso che ha usato per rattoppare le ferite di Hell's Kitchen e ricomporsi come un puzzle, conscio di non dover più combattere le proprie battaglie da solo.
      Ma il Diavolo non merita alleati; come il perdono, è una grazia che non gli spetta.
      «Matt, so che non riuscirò a fermarti, non ci riesco mai. Ma voglio evitare che le tue due vite si mescolino, ok? Questo posso farlo. Da questo posso proteggerti».
      Foggy cerca di capire; Foggy cerca di aiutare. Si fa in quattro in nome di quell'amicizia che li ha legati fin dal principio e che è resistita a tutto, anche alle bugie sulle quali si fonda; ma le spalle di Matt non sono più così forti da reggere tutto, non ora che anche la presenza controversa ma costante dell'uomo che gli ha insegnato a essere più di un disabile è diventata una di quelle pozze di sangue in cui incespica e cade.
      «Stick è morto, Foggy. L'ha ucciso lei, Elektra. Non sono riuscito a fermarla».
      In guerra non c'è tempo per piangere i caduti, Matty. Per rimpiangere gli errori.
     Stick è sempre stato così stronzo, approfittatore ed egoista, un figlio di puttana che l'ha usato più e più volte, solo per i propri scopi.
      Ho cercato di proteggerti dal tuo cuore, Matty. Mi dispiace di non esserci riuscito.
    Gli manca fin dal primo istante in cui apre gli occhi, prima ancora di ricordarsi che il Diavolo non può permettersi distrazioni, non quando le vite di persone innocenti sono ancora sul filo del rasoio.
    Così Matt Murdock sprofonda nel labirinto del suo inferno e insegue il fantasma di Elektra — l'unica donna che l'abbia mai compreso senza cercare di cambiarlo — e decide che la salvezza di lei determinerà il destino di entrambi, perché è questo ciò che gli importa davvero — al di là della Mano, di New York, di Foggy e Karen che sa essere al sicuro: l'assoluzione dai peccati, o il rogo per espiarli.
      Elektra sarà la sua pira, Matt questo già lo sa.
      «Voi andate», dice agli altri difensori in attesa sull'ascensore di quel palazzo farcito di esplosivi. «Lei è ancora lì dentro, da qualche parte. So di poterla convincere a venire via insieme a me».
      Bugiardo.
      «Non hai molto tempo», sottolinea Luke.
      «Sbrigati», continua Jessica, «non ho intenzione di lasciarti qui».
      Danny lo fissa negli occhi e non dice nulla — è proprio questa sua inaspettata maturità che convince Matt a confidarsi con lui, a sussurrargli all'orecchio il suo ultimo desiderio.
      Proteggete la mia città.
      Un cenno d'assenso è tutto quello che Danny gli concede — ed è abbastanza.
      I difensori si arrampicano verso la loro salvezza mentre Matt va incontro alla sua. Elektra lo aspetta, lo attacca vorace e famelica, una fiera sanguinaria che sfoga su di lui tutto il suo odio — tutto il suo amore.
      «Va sempre così, vero?» le dice. «Pensiamo sempre che tra noi possa funzionare».
      «Chi dice che non funzioni?» Elektra stringe la lama del sai sul suo collo e lo intrappola in un abbraccio — una morsa che stritola. «Siamo insieme, no? È quello che ho desiderato dalla prima volta che ti ho visto. E può durare per sempre».
      Ed è solo lì, tra la polvere e i calcinacci di quel grattacielo in caduta libera, che alla fine Matt Murdock ritrova se stesso, in bilico tra la Vita e la Morte. Lì, tra le braccia calde di Elektra; lì, tra il suo sai e le sue labbra.
      «Mi dispiace, Matthew. Mi dispiace di averti fatto soffrire tanto».
      «Lo sai, noi moriremo qui».
      Certo che lo sa, lo ha sempre saputo. Ma anche lei, come lui, non ha più paura.
      «È questo che si prova a essere vivi».
      Le persone muoiono. Le leggende, invece, quelle non muoiono mai.
 
 
      «Non aveva intenzione di uscirne vivo», dice Danny dopo un po'.
      Jessica si morde la lingua fino a sanguinare, guarda le macerie fumanti davanti a lei — ciò che resta del palazzo, della loro missione, dei difensorie stringe i pugni.
      «È andato lì dentro e già sapeva che sarebbe stata la sua tomba», continua Denny.
      Vigliacco figlio di puttana.
     Jessica vorrebbe prendere a schiaffi Matt Murdock, riesumare il suo corpo per ridurlo a brandelli fino a cancellarlo per sempre.
      Come hai osato, bastardo di un cieco? Come hai osato!
     La rabbia è la voce del suo dolore, il veleno che irrigidisce i muscoli e li rende di pietra. Sapeva che sarebbe finita così, lo sentiva dentro. È un'investigatrice privata, dopotutto; e quell'avvocato strambo che adora arrampicarsi suoi muri — adorava, cazzo — non è mai stato un asso nel mantenere i segreti. Così alla fine Jessica l'ha intuito: ha guardato Matt e l'ha visto sprofondare, l'ha visto combattere al suo fianco come se cercasse il fianco di qualcun altro, l'ha visto rincorrere un amore perduto per zittire i sensi di colpa.
      I sensi di colpa, Jess; sono sempre quelli che ci fregano.
     Forse è questo lo scotto da pagare per essere persone fuori dall'ordinario: sentirsi inadeguati e schiacciati, costantemente colpevoli di non aver fatto abbastanza, di non aver dato il massimo.
      Qual è il massimo?, si chiede a volte.
      Matt Murdock le ha dato una risposta.
     «Stai bene?» le mormora Luke, il colosso dal cuore d'oro; Jessica scava nei suoi occhi profondi e lascia che lui faccia altrettanto, che interpreti le sue parole e riesca a comprenderle davvero.
      «È stato un completo idiota», risponde.
      Non siamo riusciti a salvarlo, pensa.
     Luke si avvicina quel tanto che basta per permetterle di cedere. «Ha fatto quello che voleva. Nessuno di noi sarebbe riuscito a fermarlo».
      Forse; o forse Matt Murdock aveva soltanto bisogno di essere abbracciato fino a farsi male per sentire che non si è mai soli in questo mondo, non per davvero.
      «Immagino che non lo sapremo mai», commenta Jessica, secca, però lascia che Luke le carezzi una guancia e le stringa una spalla.
      Forse anche lei ha bisogno di sentirsi meno sola. Forse è stanca di soffocare nell'alcool tutto quello che non va nella sua vita solo per non doverci pensare; forse è giunto il momento che anche lei esca dal baratro in cui sta scivolando.
      Lo deve a Matt, al Diavolo di Hell's Kitchen; a quel ninja cieco indiscreto che le ha spaccato la macchina fotografica per poi rubarle la sciarpa e agghindarsi come un deficiente.
      Proteggete la mia città, è stata la sua ultima volontà.
      Jessica ha intenzione di rispettarla.
 
 
      Quando osservano i Difensori entrare dalla porta — solo tre di loro — la vista dell'uscio vuoto è così pesante da schiacciarli. Foggy può fare il tonto, a volte — soprattutto quando può guadagnare il numero di qualche bella biondina — ma non è stupido, non lo è affatto. E mentre Karen ancora insiste, con quegli occhi da cervo e la bocca rigida, nel continuare a guardare fuori con la speranza di vederlo arrivare — ferito, malridotto, insanguinato ma vivo — Foggy sa qual è la verità, ancora prima che Danny Rand li carezzi con un'occhiata malferma destinata a cedere.
      Oh, Matt, pensa Foggy, che cosa hai fatto?
    «Dio, no», balbetta Karen prima di fiondarsi tra le braccia di Foggy e nascondere i suoi occhi — lui la stringe senza nemmeno rendersene conto, come un automa, sulle labbra tante domande che non troveranno risposta, mai più.
      Oh, Matt, perché l'hai fatto? Perché ci hai lasciati?
    Daredevil è un simbolo, un'ombra evanescente che non si lascia mai afferrare, per questo tutti si convincono della sua immortalità; nessuno pensa che ci sia un uomo, dentro di lui e che l'uomo non sia antiproiettile, né indistruttibile. Un uomo si ferisce, cade, muore.
      Anche Foggy se n'era dimenticato.
      «Forse, dopo questo…» aveva detto a Karen, accecato dalla speranza, «forse riavremo Matt. Lo riavremo con noi».
      Foggy l'ha visto sanguinare; l'ha visto morire, quasi; l'ha visto sopportare il dolore più di chiunque altro ma rialzarsi sempre, per questo non aveva dato peso alla morte. Non si era mai fermato a pensare sul serio che potesse non farcela, che quell'uscio irrimediabilmente vuoto davanti a lui potesse concretizzarsi e diventare sostanza.
      Ora che lo vive sulla pelle, quel nulla rovente che gli ustiona la carne, capisce che è straziante, più di qualsiasi cosa abbia mai provato in vita sua.
      Oh, Matt.
    Hell's Kitchen dà e toglie, è una legge che tutti conoscono: non puoi impedire che accada, puoi solo accettarla come conseguenza della vita.
      Questa sera si è presa il più devoto dei suoi figli: Daredevil.
      Questa sera si è presa la cosa più preziosa che Foggy abbia mai avuto: Matt Murdock.
 
 
      Morire e rinascere non è mai stato così doloroso.
      Il corpo deve distruggersi, bruciarsi, purificarsi, annientarsi fino a non essere che una poltiglia di sangue e ossa. Poi deve ricomporsi, insieme all'anima, ricucirsi arto dopo arto fino a plasmarsi di nuovo.
     Il nuovo grembo che gli dà la vita, il ventre gonfio che lo partorisce un'ultima volta, è un lettino insanguinato di un convento di cui nessuno ha memoria — l'anonimia è la madre di Daredevil, così è stato fin dal principio e così deve continuare a essere; Matt Murdock è solo un'involucro, un effetto collaterale fatto di carne e emozioni — forse l'essenza stessa del Diavolo, forse un mero intralcio, chi può dirlo?
      «Perché… ?» è tutto quello che riesce a mormorare Matt, semi-cosciente, mentre tenta di allungare le mani davanti a sé senza successo.
      «Perché è così che deve essere», risponde una donna accanto a lui con voce ferma ma dolce. «Perché la tua missione non è ancora finita».
      Matt Murdock sviene prima di sentire l'ultima parte, ma è normale: morire e rinascere richiede tempo.
      Il sacrificio di una vita intera.






 
   
 
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