Storie originali > Generale
Segui la storia  |       
Autore: Jessie_Tzn    01/09/2017    1 recensioni
«Dalla finestra della sua camera, Iris riusciva a vedere in lontananza gli aerei che spiccavano il volo e che, allontanandosi, diventavano sempre più piccoli fino ad essere un puntino di luce e, infine, sparire del tutto.
La ragazza dai folti capelli ricci voleva sparire come quegli aerei che ogni giorno vedeva decollare e viaggiare tra le nuvolette bianche del cielo. Forse la soluzione a tutti i suoi problemi era quella: andare via da quei luoghi, da quelle persone, da quei pensieri.»
Genere: Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo V - Un sospiro di sollievo
 
 
La mattina del quinto giorno le gocce di pioggia ticchettavano contro la finestra. Iris aprì gli occhi e guardò l’orologio scoprendo che fossero solo le sei e mezza. Era presto, il cielo era tanto nero quanto lo era a mezzanotte. Si sedette sul bordo del letto e i primi minuti di quel giorno furono dedicati a quel pensiero fisso: «Dove potrei prendere quei soldi?»
L’intera giornata trascorse così come le altre: doccia, colazione, autobus, scuola. Ormai tutte le mattine procedevano in questo modo e non vi era via di scampo. La borsa pesante sulla spalla, il sorriso leggero sul viso e i pensieri che vagavano per una mente troppo affollata.
Matematica, italiano, diritto, religione e informatica. Quattro campanelle che separavano un’ora dall’altra, cinque quaderni di Iris che circolavano di banco in banco. Compiti copiati, chiacchiere a bassa voce e sonnellino sullo zaino di chi, come Ugo, ha proprio sonno.
Quella mattina si decise la meta del viaggio. Le mete ormai erano a conoscenza di tutti e bisognava prendere una decisione per non restarne fuori. La professoressa Beatrice Trivaldi di italiano intervenne alla seconda ora.
«Trovo che voi non prestiate abbastanza attenzione alle alternative italiane» fu così che cominciò il suo discorso. Aveva l’aria decisa di chi ce l’avrebbe messa tutta. Mentre parlava si poteva percepire la sua reale intenzione di far cambiare idea ai suoi ragazzi.
«Spesso percepiamo la volontà di volerci allontanare il più possibile dal nostro nido perché solo in quel modo potremmo trovare qualcosa che sia realmente in grado di regalarci emozioni, di farci brillare gli occhi. Io credo che non sia esattamente così.» S’interruppe un paio di secondi per riflettere e per scegliere le migliori parole da utilizzare. Il silenzio regnava nell’aula, erano tutti desiderosi di conoscere il continuo di quel filosofico discorso.
«Io credo che di monumenti ammirevoli qui in Italia ce ne siano a centinaia. Credo che per farvi brillare gli occhi basterebbe fare una passeggiata di pochi metri fuori da questa scuola. Ho sentito che tra le mete italiane vi sarebbero interessate Venezia e Firenze, una più bella dell’altra anche se di Venezia ne ho solo sentito parlare e ho letto qualche libro. Firenze, invece, l’ho vissuta in prima persona e mi sembra di viverla ancora adesso mentre ve ne parlo.» e sorrise mentre giocava con la sua penna che passava da una mano all’altra. Per risultare convincente la professoressa cominciò ad elencare tutto ciò che avrebbero potuto trovare una volta giunti lì.
«La cattedrale di Santa Maria del Fiore, la Galleria degli Uffizi, Palazzo Vecchio, Palazzo Pitti» e continuò questa lista con un’altra decina di posti da visitare.
«La bella Firenze di Dante Alighieri, il più grande poeta di tutti i tempi.» la prof aveva una sorta di cotta per il poeta fiorentino. Non perdeva occasione per citarlo ed era presente in ogni suo discorso. La professoressa in questione non era affatto giovane e il suo aspetto non smentiva tale verità. Aveva il viso rugoso ed i capelli bianchi – escluso qualcuno biondo che dava un pizzico di colore a quella tela bianca. Per via di questo aspetto e della sua ossessione per Dante Alighieri, alcuni andavano raccontando che la professoressa fosse in realtà la Beatrice alla quale il poeta aveva dedicato indimenticabili versi d’amore. Inutile prenderla in giro quindi, quegli ottocento o novecento anni li portava una meraviglia!
Bisogna specificare, però, che la prof Trivaldi aveva un modo di parlare sereno e pacato che faceva incantare chiunque l’ascoltasse. Utilizzò quel tono di voce per convincere i ragazzi e, inevitabilmente, quest’ultimi furono completamente d’accordo con lei. A questo punto anche la meta del viaggio era stata decisa ed Iris non sapeva ancora come poter partecipare.
All’uscita di scuola le nuvole avevano finito di mettere tristezza nel cielo e avevano lasciato spazio a qualche raggio di Sole. Iris prese posto sull’autobus giallo che l’avrebbe portata a casa sua. 
Oggi il suo vicino di posto era un ragazzino di dodici anni. Aveva cinque anni in meno rispetto a lei e portava degli occhiali per la vista azzurri come i suoi occhi. Dopo un paio di secondi, prese dalla borsa delle gomme all’anguria.
«Vuoi?» chiese timidamente alla ragazza che gli sorrise. Le piacevano da morire quelle gomme, ma non le pareva il caso di prenderle da un ragazzino. Le veniva in mente quel detto che dice: «Come rubare delle caramelle a un bambino». Se avesse accettato, probabilmente avrebbe passato qualche giorno a sentirsene in colpa. «No, grazie. Sei molto gentile» si limitò a dire. Il ragazzino alzò le spalle e ripose nello zaino tutte le gomme tranne quella che avrebbe mangiato di lì a poco.
Iris scese dall’autobus e fece il suo percorso quotidiano: cancello, scalinata, porta, entrata.
Il particolare che la rallegrò fu l’assenza delle urla dei suoi genitori. Finalmente un giorno di tregua dopo tanti di guerra. Sorrise a questo pensiero mentre sua madre la raggiungeva all’ingresso.
«Ciao cara. Preparati che tra poco è pronto a mangiare. Oggi pomeriggio devo fare la spesa e tu mi accompagni perché lo sai che farla da sola mi annoia.» le disse senza respirare tra una frase e l’altra.
«Ma io devo studiare oggi pomeriggio!» protestò Iris avvolta dal suo senso del dovere.
«Vedi di non scocciarmi che sai che non sopporto lamentele. Così ho deciso e così facciamo» ribadì sua madre iniziando ad alzare il suo tono di voce. Iris capì che non le conveniva tentare di spiegare che il giorno seguente avevano un compito importante, tanto non le avrebbe dato ascolto e si sarebbe arrabbiata di più. Si diresse verso camera sua e si distese sul letto per mettere il suo cervello in pausa per qualche minuto. Con delle urla simili a quelle delle sorellastre di Cenerentola, sua madre la chiamò per pranzare.
Fortunatamente ci misero solo un’ora per fare la spesa e Iris poté dedicare le ore restanti di quel pomeriggio a studiare per il compito di inglese. Era un compito di grammatica quindi le bastò ripassare tutte le regole una decina di volte per essere sicura. Un po’ d’ansia abitava sempre nel suo cuore e, nonostante le ore passate a studiare, aveva sempre timore che qualcosa potesse andare storto e non voleva problemi anche nell’ambito scolastico.
«Iris, scenderesti la spazzatura?» le chiese sua madre dopo aver cenato. Nonostante suonasse come una domanda, la ragazza sapeva di non poter negarsi a quel simpatico privilegio di gettare l’immondizia altrimenti avrebbe dovuto ascoltare le diecimila lamentele di sua madre. Prese quindi la busta come quasi tutte le sere e scese velocemente le scale. Poggiò la busta di spazzatura in fondo al vialetto di casa e tornò indietro.
All’ingresso del palazzo erano poste l’una accanto all’altra, vicino al cancello, tutte le grigie cassette della posta. Iris gli diede uno sguardo e notò che in quella con il loro nome vi era una busta da lettere bianca che al ritorno da scuola e dal supermercato non c’era. Infilò la mano nella cassetta e riuscì a sfilarla. Non era una bolletta, un volantino, una cartolina o un avviso e sul retro lesse che era indirizzata proprio a lei. Mise la busta sotto la maglia per non farla vedere a nessuno e salì le scale. Appena entrata avvisò la madre che aveva buttato la spazzatura, corse in camera sua e chiuse la porta alle sue spalle.
Si sedette sul letto e aprì la busta. La sua bocca rimase semiaperta per qualche secondo, forse il suo cuore perse qualche battito e il respiro le si fermò per un istante. Nei suoi occhi castani si riflettevano diverse banconote da cinquanta euro che erano sicuramente abbastanza per garantirle tutta la gita, forse sarebbero anche avanzati.
Tra le banconote vi era un bigliettino che Iris afferrò dopo essere riuscita a sbloccarsi. Era profumato e bianco come la busta che lo conteneva. Vi era una scritta in blu molto imprecisa, in stampatello. Le lettere sembravano essere scritte da una mano tremante e non c’erano firme. Nessuno di sua conoscenza aveva quella grafia così strana e, nonostante lo sforzo, non riuscì a capire a chi appartenesse.
Tuttavia, anche se la grafia fosse così particolare, la frase scritta al centro del bigliettino era dolce e passò gran parte della notte a leggerla e rileggerla. Quando mise il tutto nel cassetto del suo comodino, continuò a ripetere quelle parole nella sua mente. Nel frattempo il suo cuore era già partito per Firenze e stava andando in giro per la città.
La fanciulla chiuse gli occhi e riuscì ad addormentarsi ma, al posto dei suoi soliti incubi degli ultimi giorni, fece un meraviglioso sogno. Forse il merito apparteneva alla sua anima che nella notte le ricordava quelle parole sussurrandogliele all’orecchio:
«Buon viaggio Iris, candido fiore fra milioni di spine»


#SpazioAutrice
Saaalve a tutti!
Come sempre, prima delle altre cose, vi ringrazio per i voti e i commenti al capitolo precedente e per seguire la mia storia alla quale sto dedicando tutto il tempo possibile!
Finalmente Iris è riuscita ad avere ciò che le occorreva, ma chi avrà avuto questo pensiero per lei?
Voi chi sospettate? Sentitevi liberi di “accusare” chi volete!
E poi, siete contenti della destinazione scelta per il viaggio?
Attendo le vostre risposte nei commenti!
Se il capitolo vi è piaciuto, non esitate a cliccare sulla stellina!
A presto! :)
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: Jessie_Tzn