Serie TV > Agents of S.H.I.E.L.D.
Ricorda la storia  |      
Autore: mega n    02/09/2017    0 recensioni
Sospirai, sperando di apparire rilassato e ironico. Non potevo permettere che capisse in quale stato di disperazione mi trovavo, non potevo mostrarmi debole: «Non sarai un debole, ragazzo, vero?», quella frase di Garrett, che tanto odiavo, mi tormentava incessantemente da quando avevo più volte cercato la morte, l’unica possibilità che si era profilata nella mia mente di sfuggire a quel calvario.
«Allora da me non udirai più nemmeno una parola, se questo ti causa un così grande disturbo», ribattei con un’innaturale leggerezza, voltandole le spalle e andando a sdraiarmi sul letto senza aggiungere altro.
Ma Skye non si mosse; rimase immobile, seduta su quella sedia di metallo, di fronte alla barriera. In silenzio.
«Ward… dannazione, devo dirti una cosa importante!», esclamò, ma feci del mio meglio per ignorarla, benché fossi curioso di sapere di che si trattasse; magari, riflettei, sarebbe davvero stata una cosa importante.
Ciononostante, non volli darle soddisfazione, pur essendo terribilmente desideroso di saperlo. Anche perché mi aspettavo mi dicesse di tutto... tranne quello che mi disse...
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Grant Ward, Skye
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Aprii gli occhi.

Intorno a me vedevo soltanto la grigia cella in cui Coulson mi aveva rinchiuso; ogni volta era come svegliarsi da un brutto sogno e rendersi conto che il vero incubo era appena cominciato, perché ogni volta che provavo a convincermi che le cose sarebbero cambiate in meglio, peggioravano.

Ricacciai i pensieri suicidi che quotidianamente tentavano di portarmi alla follia, dominai le emozioni, come avevo imparato a fare in tutti quegli anni, e cominciai i miei esercizi per tenermi in allenamento; mi aiutavano a distrarmi dalla realtà che stavo vivendo, rappresentando l’unica via di fuga da quell’inferno.

«Sarai torturato psicologicamente», aveva detto Coulson, e aveva mantenuto la promessa.

Ero stanco, stanco di quella vita – se la si può definire tale – e di quella costante tortura che non pareva essere mai sul punto di finire.

«Ward!», la voce di Skye mi riportò improvvisamente alla realtà.

Mi alzai dal pavimento su cui stavo finendo le flessioni mattutine e mi piazzai davanti alla parete grigia che mi separava da lei, e poco dopo provai una felicità incontenibile quando la vidi in piedi di fronte a me.

Era sola, come al solito, ma notai immediatamente che la telecamera di sorveglianza era spenta.

Le sorrisi: «Skye…».

Con un gesto infastidito interruppe subito. Non era dell’umore giusto per ascoltarmi, che novità!

«Dobbiamo parlare». La fissai in quei suoi occhi scuri e meravigliosi per qualche istante: stava piangendo; tentava di nasconderlo dietro quella maschera di freddezza che indossava ogni volta che veniva da me, pur essendo evidente che ancora faticava a imporsi completamente su di sé, nonostante, dovevo riconoscerlo, May la stesse addestrando decisamente bene.

«Ti senti bene?», domandai preoccupato. Era inutile che mi fingessi indifferente, sarebbe stato addirittura sconveniente… sebbene mi odiasse e sfruttasse ciò che provavo per lei soltanto per ottenere informazioni; effettivamente, ammisi, me lo meritavo. Avevo tradito la sua fiducia, era naturale che reagisse in quel modo… anche se mi distruggevano il modo in cui mi squadrava sospettosamente e le parole velenose cariche di esecrazione che mi rivolgeva, erano la parte più dolorosa di quel supplizio.

«Sì, ovviamente. Non divagare, non sono scesa da te per sentire inutilmente il suono irritante della tua voce», replicò acidamente.

Sospirai, sperando di apparire rilassato e ironico. Non potevo permettere che capisse in quale stato di disperazione mi trovavo, non potevo mostrarmi debole: «Non sarai un debole, ragazzo, vero?», quella frase di Garrett, che tanto odiavo, mi tormentava incessantemente da quando avevo più volte cercato la morte, l’unica possibilità che si era profilata nella mia mente di sfuggire a quel calvario.

«Allora da me non udirai più nemmeno una parola, se questo ti causa un così grande disturbo», ribattei con un’innaturale leggerezza, voltandole le spalle e andando a sdraiarmi sul letto senza aggiungere altro.

Ma Skye non si mosse; rimase immobile, seduta su quella sedia di metallo, di fronte alla barriera. In silenzio.

«Ward… dannazione, devo dirti una cosa importante!», esclamò, ma feci del mio meglio per ignorarla, benché fossi curioso di sapere di che si trattasse; magari, riflettei, sarebbe davvero stata una cosa importante.

Ciononostante, non volli darle soddisfazione.

La sentii sospirare. Era strano, però. Non mi aveva mai parlato così, non da quando avevo abbandonato la squadra; le sue emozioni trasparivano incontrollate, e il suo tono… non era duro e freddo come lo era in genere.

Era quasi… disperato.

«Se adesso disattivo la barriera cosa fai, mi uccidi?», chiese ad un tratto. Diceva sul serio? Era completamente impazzita? Non riuscivo a credere a ciò che avevo appena udito tanto era assurdo!

Tornai di fronte a lei, giusto per vederla meglio: «Dimmi, Skye, l’HYDRA ti ha per caso fatto il lavaggio del cervello?».

Le sorrisi, quasi mi fosse naturale e spontaneo. Non mi era mai successo, e non solo lo trovai incredibilmente insensato, ma anche patetico. Avevo forse scordato che Skye mi odiava? Avevo forse scordato di essere un traditore e un prigioniero intrappolato in una cella di isolamento? Quel posto mi stava facendo diventare completamente pazzo! Era la peggiore tortura che Coulson si fosse mai inventato! Perché non poteva essere altro che quello, non poteva non essere una tortura premeditata.

Skye mi fissava in silenzio.

«No, nessuno mi ha ordinato di liberarti, o sa di questa nostra conversazione… E so che questo sarà il più grande errore della mia vita, ma…», disse ad un tratto, e la barriera che ci separava scomparve.

Sotto ogni punto di vista tutto ciò era assurdo, ma stava accadendo realmente.

«Skye, stai bene?», ripetei, trovandomela a qualche centimetro di distanza da me. Sì, era decisamente la tortura peggiora che Coulson avesse mai escogitato.

Dovetti sforzarmi incredibilmente anche solo per resistere all’impulso di stringerla tra le mie braccia, tanto mi pareva irreale. E tanto mi sentivo patetico in quell’istante.

«Tu piuttosto, che sei così preoccupato per me, stai bene?», replicò sorridendo.

Quel sorriso!

Maledizione, Coulson aveva pensato a tutto nei minimi dettagli!

Però mi mancava vederla sorridere, amavo il suo sorriso, per quanto fosse inopportuno e sconveniente che un agente addestrato a sopprimere le emozioni provasse amore verso qualcuno: «Le emozioni distraggono dalla missione e possono fare la differenza tra il successo e il fallimento della missione. Ricordatelo, Ward, è importante che impari a controllarle», mi ripeteva in continuazione uno degli insegnanti all’Accademia. E aveva sempre avuto ragione.

«Ward, te l’ho mai detto che ti amo?», domandò come se fosse stata la cosa più naturale del mondo. Fui come paralizzato, e impiegai diversi minuti prima di comprendere cosa mi avesse detto, e altrettanti per convincermi che stesse accadendo realmente e non nella mia testa. E quando formulai una risposta sensata, una frase di senso compiuto che non mi sembrasse patetica ma che esprimesse pienamente ciò che provavo, Skye non mi lasciò il tempo di rispondere; improvvisamente mi ritrovai a baciarla, stringendola a me, ormai dimentico del resto del mondo.

Chiusi gli occhi e abbandonai per un momento il rigido controllo dei miei sentimenti.

Persi la concezione della realtà, scordai dove fossi, perché e cos’avessi fatto. Tutto ciò che sapevo era che ero con la persona che amavo, e che anche lei mi amava.


 

«Ward! Ward, mi stai ascoltando?», la voce irritata di Skye mi costrinse a riaprire gli occhi, «Ti ho fatto una domanda, ti è così difficile rispondere?».

«Cosa…», balbettai, disorientato, fissandola attonito.

«Ti ho chiesto di mio padre, non hai sentito?».

Sì, Coulson aveva perfettamente progettato tutto quando aveva parlato di tortura psicologica; ero l’agente Grant Ward… e mi stavo rendendo incredibilmente patetico!

   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Agents of S.H.I.E.L.D. / Vai alla pagina dell'autore: mega n