Fanfic su artisti musicali > Linkin Park
Ricorda la storia  |      
Autore: xstumpsmile    02/09/2017    1 recensioni
*In memory of Chester Bennington*
-Hey Chaz, lo so che mi stai guardando, e so che la stella che spicca tra le altre sei tu. [...]-
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Chester Bennington, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
STAR

*In memory of Chester Bennington*



 

L'ennesimo urlo. Alison cercò di sopprimere quel rumore fastidioso e tornò con lo sguardo sul suo libro. Quelle grida si ripetevano puntualmente ogni giorno, e venivano dalla casa accanto alla sua. Era trasandata, piena di crepe e con il tetto che cadeva a pezzi. Non aveva mai visto nessuno entrarci e tantomeno uscirci. La guardava sempre da lontano, con una strana paura negli occhi, ma anche con il solito pizzico di curiosità che si faceva sempre spazio nel suo sguardo. Quelle urla spaventose non sembravano essere rivolte a qualcuno in particolare, sembravano condannare la persona stessa. Erano urla piene di dolore e rammarico, rabbia repressa per qualcosa che non si era riusciti a diventare.

Quel giorno Alison decise di poggiare il libro sulla scrivania e di andare a controllare chi veramente si celasse dietro quelle grida strazianti. La curiosità e la voglia di aiutare quella persona la stavano mangiando viva.

Si mise di fretta una felpa e in men che non si dica si ritrovò ad attraversare il viale lastricato che l'accompagnava dalla porta di casa fino al cancello. Si voltò verso destra e vide la casa; un brivido le percorse la schiena e per poco non volle tornare nella sua calda camera da letto. Dopo pochi passi arrivò davanti alla porta, fece per bussare ma notò che non era chiusa. Con cautela l'aprì del tutto, cercando fare il minimo rumore.

Le sembrava di essere in un film horror e lei odiava i film horror.

Nessuna luce era accesa e nessuna finestra era aperta. La ragazza prese il cellulare e accese il flash per illuminare la stanza. Non c'era assolutamente nulla, solo polvere e assi di legno sparse per terra. Con passi piccoli e lenti si fece strada tra l'odore di marcio e il pulviscolo. Stando attenta a dove mettesse i piedi, Alison finì quasi per inciampare nel gradino di una scala. I gradini portavano al piano superiore, dove probabilmente si nascondeva la persona che stava cercando.

Il legno scricchiolava sotto il peso della ragazza. Più camminava, più si sentiva pesante e invadente. Stava violando la privacy di qualcuno, stava cercando di aiutare una persona a lei sconosciuta e che probabilmente non voleva essere scoperta.

Per un attimo pensò di girare i tacchi e andarsene, ma il suo spirito altruista e voglioso di stare accanto qualcuno che aveva bisogno la bloccò. Sospirò e osservò l'ambiente circostante: vi erano 3 stanze, la porta di ogni stanza era chiusa. Serrò gli occhi, e la sua mente si immerse nel silenzio che circondava la vecchia struttura. Udì dei gemiti, o meglio, singhiozzi. Provenivano dalla porta alla sua sinistra. Con fare deciso abbassò la maniglia ed entrò.

La stanza era buia, come il resto della casa. Alison puntò la luce proveniente dal cellulare davanti a sé. Non vide nulla. Poi la punto verso l'angolo a lei più lontano della stanza. Un ragazzo era accovacciato a terra, con la testa fra le mani e il cappuccio della felpa tirato su, con l'intento di coprirgli il viso. Quest'ultimo notò lo strano bagliore e alzò di scatto lo sguardo.

«Chi sei? Cosa vuoi? Vattene!» urlò con gli occhi rossi dal pianto.

«S-sono qui p-per aiutarti.» balbettò Alison cercando di avvicinarsi.

«Stronzate.» commentò il ragazzo puntando lo sguardo altrove.

La ragazza dai capelli biondo cenere prese coraggio e si accasciò accanto al ragazzo di cui non conosceva assolutamente il nome. Il ragazzo la guardò irritato e abbassò il cappuccio della felpa. I capelli erano rasati, gli occhi scuri e piccoli, i vestiti gli stavano larghi, ma ciò non sembrava dargli fastidio.

«Perché vieni qui per sfogarti? Sai com'è, abito qui accanto e sento sempre le tue urla. Vorrei almeno capire cos'è che ti turba tanto.» disse Alison fissando il vuoto.

Il ragazzo sospirò: «vengo qui perché è l'unico posto in cui non mi sento esposto, nessuno mi vede e nessuno mi giudica. Qui sono solo e mi sento a mio agio. Posso tranquillamente prendermela con me stesso, urlare e sfogarmi, perché tanto so che nessuno verrà mai a controllare o a rimproverarmi. -l'adolescente guardò Alison accennando un piccolo sorriso- Tu sei un caso a parte.»

La bionda non si arrese: «e come mai hai tutto questo rancore da sfogare? Cosa c'è che non va?»

«Tutto non va. Mi sento come se il mondo mi stesse crollando addosso. Non ho amici, quindi non posso confidarmi con nessuno. Per i miei genitori sono una disgrazia, il figlio non voluto, quindi meno li vedo, meglio mi sento. La gente mi odia e mi giudica senza neanche conoscermi. Sono arrabbiato con me stesso per non essere ciò che tutti vorrebbero che fossi. Voglio sparire, andarmene, a volte penso persino alla mor...»

«Non dirlo e nemmeno pensarlo! -Alison sbottò prima che lo sconosciuto finisse la frase- La morte non è la soluzione a tutto, non si scappa dai problemi ma si cerca di risolverli. Li si affronta. E se hai bisogno di qualcuno accanto, ci sarò io.»

Il ragazzo rimase esterrefatto dalle parole della bionda, non se le sarebbe mai aspettate.

«Comunque, sono Alison Wood.» la ragazza gli tese la mano.

«Chester, Chester Bennington.» rispose ricambiando il gesto.

***

*24 anni dopo*

Il balcone dell'appartamento di Alison non era molto spazioso, ma a lei non importava, a lei bastava poter vedere le stelle.

Quel giorno guardò il cielo con una tristezza assoluta. Non voleva vedere le costellazioni, voleva solamente guardare quei puntini luminosi immersi in quell'oceano blu e pensare a lui.

Solo due giorni prima aveva ricevuto la brutta notizia: Chester, l'amico che aveva cercato di aiutare per molti anni, si era suicidato.

Non era riuscita a piangere, per niente. Si era semplicemente sdraiata terra, sul suo balcone a fissare il cielo, in silenzio. Guardava le stelle e pensava al suo sorriso, quel sorriso che era riuscita a fare spuntare solo dopo pochi attimi di conversazione. Le mancava tremendamente quell'uomo. Aveva cercato in tutti i modi di fargli vedere la luce nei momenti più bui, di fargli capire che non era solo, ma non ce l'aveva fatta. Aveva fallito. Si sentiva così responsabile, ma allo stesso tempo sentiva di aver fatto tutto il possibile. Non era questo il suo posto, lui meritava di meglio. Meritava una famiglia che gli volesse bene, degli amici pronti a fargli spuntare sempre il sorriso, meritava di trovare l'amore della sua vita, realizzare i suoi sogni. Ma tutto ciò non si trovava qui. Non secondo lui.

Alison abbozzò un sorriso nel vedere una stella più luminosa rispetto alle altre.

«Hey Chaz, lo so che mi stai guardando, e so che la stella che spicca tra le altre sei tu. Ovunque tu sia, ricordati che ti voglio bene.»

La donna chiuse gli occhi e si lasciò trasportare dai ricordi.

  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Linkin Park / Vai alla pagina dell'autore: xstumpsmile