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Autore: piumetta8    02/09/2017    2 recensioni
Ormai libero dall'influenza di Rasputin, per Bartok è il momento di compiere una buona azione...
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bartok
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La notte era cupa, fredda e troppo umida, con una brina sottile che stendeva un velo bianco sulle coloratissime coperture a forma di cipolla della cattedrale simbolo della città.

Bartok volava leggero sui tetti, per le strade remote, deserte e poco illuminate: il genio della lampada doveva aver provato la stessa, smisurata, sensazione di felicità quando Aladino, esprimendo il suo terzo desiderio, lo aveva liberato dalla costrizione di vivere in un minuscolo spazio vitale!


Anche Bartok, pipistrello ottuso e svitato, comico e simpatico, finalmente era stato liberato dalla sua maledizione: Rasputin! Aveva fatto da servo a quel subdolo sadico che si era venduto l’anima al diavolo, lo aveva venerato soltanto perché troppo timoroso per ribellarsi a quell'avido! E durante la battaglia finale con Anastasia, capito che il padrone avrebbe fatto una brutta fine, aveva preferito defilarsi e farsi gli affari suoi. Fare il codardo anziché l’eroe.

Ed era stata la scelta migliore!


Uno stridio molto forte attirò l’attenzione del pipistrello albino che tese in ascolto le enormi orecchie e aguzzò la vista per capire chi avesse lanciato quell’urlo. Volando silenziosamente e con destrezza nel buio più totale, raggiunse un vicolo chiuso dove quattro famelici gattacci affamati avevano attorniato una pipistrellina viola e bianca con gli occhi sgranati dal terrore.

“Aspetta ragazzina, sto arrivando!”

In una sorta di solidarietà di specie, Bartok aveva deciso che non avrebbe mai permesso a quei felini con l’acquolina in bocca di trasformare un suo simile nella loro cena.

La pipistrellina ormai era attorniata e i suoi aguzzini già affilavano gli artigli per trasformarla in cibo per gatti quando un’enorme palla di neve che ruzzolava bene fino a diventare valanga, rotolò giù da un tetto sommergendoli.


La piccola pipistrella che, fino ad allora aveva tenuto gli occhi chiusi sicura di essere ormai spacciata, li riaprì nel sentire tutto quel frastuono e vide i gattacci scappar via urlando e borbottando, fradici di neve. Si guardò intorno per scoprire chi l’avesse salvata ma non c’era nessuno.

“Ehilà c’è qualcuno nei paraggi? Vorrei ringraziare il mio salvatore!”

Nonostante gli anni trascorsi insieme a Rasputin, Bartok aveva sempre avuto un buon cuore e ,anche se un po’ imbarazzato, sapeva sarebbe stato scortese non farsi avanti per presentarsi. Sorrise e volò giù dal tetto trovandosi difronte a quella creatura così carina con i suoi occhi rossi e la pelliccia bianca. La giovane pipistrella lo sfiorò timidamente.

“Sta bene signorina? Quei gatti non le daranno mai più fastidio!”

L’eroe ostentò un sorriso dolce e amorevole.

“Ti ringrazio tanto per avermi salvata! Ormai ero spacciata…”

Balbettò lei, arrossendo.

“ Non c’è di che! Come ti chiami?”

“Transilvania!”

L’ex servitore del male era rimasto perplesso, indeciso  se ridere o fare qualche apprezzamento carino.

“Io sono Bartok!”

“Un nome delizioso!”

L’ala di Transilvania ne aveva avvolto all’improvviso il corpo ricoperto di morbidi peli, cogliendolo alla sprovvista.

“Che cosa fai?”

“Ti do un abbraccio, stupido!”

Bartok si rilassò e avvolse anche le sue ali intorno alla nuova amica. Poi con uno dei migliori sorrisi irriverenti, da allievo di Rasputin aggiunse:

“Sei sicura di non essere un pipistrello-vampiro?”

   
 
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