Shinra Kishitani non era mai stato molto bravo a mentire, nemmeno a se stesso.
Per esempio, trovava quasi impossibile dissimulare la propria contentezza nel vedere il suo vecchio amico Izaya Orihara presentarsi senza preavviso alla porta del suo appartamento, con il viso e gli abiti macchiati di sangue fresco, in cerca di qualcuno che gli ricucisse le ferite senza fare troppe domande. Lo stesso informatore era solito schernirlo per il suo atteggiamento apparentemente inspiegabile.
«E poi hai il coraggio di dire di non essere un sadico!» esclamava con un gesto teatrale accompagnato quel suo sorrisetto ironico, presto sostituito da una smorfia di dolore quando l'ago affondava per l'ennesima volta nella sua pelle.
Shinra, dal canto suo, non si offendeva. Si limitava invece a ridere di cuore, serbando con cura la verità; quella secondo cui la sua gioia derivava non dal vederlo soffrire, ma piuttosto dall'elettrizzante consapevolezza, anche dopo tutti quegli anni, del fatto che Izaya aveva ancora bisogno di lui.
Ebbene sì, Shinra Kishitani, medico clandestino con una lunga serie di irregolarità alle spalle già alla giovane età di ventiquattro anni, era un inguaribile romantico.
Aveva perso il conto delle volte in cui il flusso dei suoi pensieri era andato alla deriva sull'onda della nostalgia, mentre si prendeva cura delle ferite di Izaya con gesti ormai meccanici. Tornava spesso con la memoria ai pomeriggi del liceo, o addirittura delle scuole medie, con lui e Izaya che passeggiavano fianco a fianco per il cortile, discutendo del più e del meno lontani dal vociare concitato dei compagni di scuola con cui nessuno dei due, in fondo, voleva avere a che fare. Si poteva quasi dire che fossero un'eccezione l'uno per l'altro, che li sottraeva alla solitudine alla quale sarebbero stati irrimediabilmente condannati entrambi. Forse troppo strani per essere accettati dal gruppo, forse semplicemente troppo perspicaci per volersi uniformare.
Alla divisa scolastica si era sostituito un lungo cappotto bordato di pelliccia e il posto dei primi maldestri tentativi di imbastire un giro di scommesse illegali era stato sostituito da una fiorente attività di informatore, ma l'espressione sul suo viso non era cambiata affatto.
 Il sorriso forse un po' cattivo di chi sa di avere il mondo in mano e che spesso e volentieri tradiva un compiacimento del tutto personale nell'osservare come i suoi tanto amati esseri umani reagivano di fronte alle situazioni che lui stesso aveva architettato.
Già allora il giovanissimo Shinra rimaneva come ammaliato da quell'espressione, restando ad osservarla in silenzio ogni volta che se ne presentava l'occasione e provando l'irrefrenabile desiderio di venire a capo di quell'enigma che era Izaya Orihara, con la stessa caparbietà di un ricercatore che dovesse analizzare il comportamento di una nuova specie. Doveva ammettere che, nonostante il trascorrere di tanti anni, nemmeno quello era cambiato.
E per molto tempo era stato convinto che Orihara fosse completamente ignaro di quella sua silenziosa contemplazione.
Inutile dire, dunque, che il suo povero cuore aveva perso un battito quando una volta, ripulite e disinfettate le ferite, Izaya si era proteso verso di lui, afferrando i lembi del suo camice con entrambe le mani e appoggiando la fronte contro la sua.
«Lei è sempre così gentile con me, dottore» aveva sussurrato «Sarebbe disonorevole, da parte mia, non ricambiare il favore~»
A quel punto Shinra si era trovato ad annuire debolmente, incapace di pronunciare qualsiasi frase di senso compiuto. Fortunatamente, quel piccolo gesto era bastato ad Izaya, che non aveva esitato un istante di più prima di trascinarlo con sè sul divano, esibendosi in un sorriso che prometteva cose deliziosamente terribili. Per un momento aveva perfino temuto di essere caduto preda di una qualche allucinazione, che gli faceva apparire reali le scene che fino a quel momento avevano preso vita soltanto nelle fantasie che, nonostante i suoi sforzi, non era mai riuscito a reprimere.
Da quel giorno, condividere il letto (o il divano, o qualsiasi altra superficie interessante che capitasse a portata di mano) era diventata una sorta di piacevole consuetudine.
Non si trattava di solo sesso, così come non si trattava di "vero amore". Nessuno dei due sentiva il bisogno di professare il proprio affetto nei confronti dell'altro, nè di ostentare paroloni complicati e metafore profonde per descrivere quello che entrambi vedevano nè più nè meno come il naturale sviluppo di quello che in fondo sempre era sempre stato un legame forse un po' ossessivo da entrambe le parti. Era semplicemente il silenzioso accordo di due amici di vecchia data, che di tanto in tanto si tendevano la mano a vicenda per tirarsi fuori dalle difficoltà e dalla solitudine, traendo beneficio uno dalla presenza dell'altro.
Do ut des, come avrebbero detto i latini.
Erano una strana coppia, il medico clandestino e l'informatore.
Fortunatamente, nessuno dei due aveva mai desiderato una vita troppo normale.

Note dell'autrice: Hello, hello!
Ronnie torna alla carica con una mini one-shot anzi che impegnarsi a finire le cose che ha già cominciato! Yay!
In un inverso parallelo, in cui Celty e Shinra non si sono mai incontrati e i litigi di Shizuo e Izaya non sono la copertura di una forte tensione sessuale, questa è una delle coppie che preferisco. Che ci volete fare? Amo il clichè "amici di vecchia data che si conoscono da una vita e lentamente capiscono di essere attratti uno dall'altro". E vbb.
In ogni caso, ringrazio come sempre chi ha avuto voglia di spendere qualche minuto per leggere questa fanfiction e chi recensirà.
Alla prossima! ~

-Ronnie