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Autore: Scarlatta    05/09/2017    3 recensioni
"Solas, Var lath vir suledin"
"Vorrei che fosse possibile, Vhenan"
[...] Eppure lei continuava a cercare, sognare e attendere... Decisa a trovare un modo per cambiare il cuore del Temibile Lupo.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cullen, Inquisitore, Solas
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Una morsa allo stomaco, come una fame dilaniante.

Incrocio i tuoi occhi, sempre troppo trasparenti per non leggerci dentro quello che provi.

La fame si acquieta. Per un po'.

Ar lath ma.
Volevo che tu fossi libera da tutto e invece non riesco a liberarti neppure da me stesso.
Inizio a rendermi conto ora della crudele ironia della storia: cerco sempre di agire per un bene superiore, anche a costo di sporcarmi le mani, eppure mi ritrovo a peggiorare le cose.
Desideravo liberare il mio popolo dal controllo di falsi dei e l'ho lasciato cadere in rovina io stesso.
Ho tolto i marchi della schiavitù dal tuo viso e ho finito col lasciarteli nel cuore.

Me ne ero andato senza dirti addio. So che potrebbe non sembrare un'azione delle più coraggiose, per quanto di coraggio me ne sia costato tanto, ma non volevo che tu mi vedessi per quello che sono ora, per quello che sono realmente.
Cosa avevo da offrirti? Promesse di una verità che mi fa male solo pensare. Hai lottato tanto duramente per salvare questo mondo e ora, per rimediare ai miei antichi errori, devo distruggerlo. Ed è una scelta terribile quella che ho preso, ma anche l'unica scelta rimastami.
Sì, avrei preferito non incontrarti mai più se le uniche cose che avevo da offrirti fossero stati pochi anni di relativa pace prima di annientare tutto ciò che ti circonda.

Io non vorrei farlo.
Io non sono un mostro.
Io devo farlo.
Io devo essere un mostro.

Ho fatto la mia scelta ormai da tempo eppure non riesco a lasciarti andare.
Ogni volta, ogni notte, mi riprometto che è l'ultima e poi ti faccio di nuovo questo... Ci faccio di nuovo questo. Non dovremmo essere qui e la colpa è solo mia. Ancora una volta.
Non posso più raccontarmi bugie: sei sempre stata troppo intelligente per credere che questi fossero solo sogni.
Pur prendendo l'aspetto del lupo, so di non poter ingannare il tuo cuore, non più di quanto possa ingannare il mio.
Chissà cosa penserai di me. Millenni di esperienza per ritrovarmi qui a commettere gli stessi errori di un comune sh'amlen.

Controllo. Razionalità. Mi sono sempre vantato di queste doti, ma sono conscio di non averne fatto un grande sfoggio con te.
La prima volta che mi hai baciato non potevi saperne nulla di tutta questa storia, di quello che avrebbe comportato legarti a me. Del resto come avresti potuto? Ma io sì, io lo sapevo e sono stato io più di te a desiderare quel bacio, a prendermelo. Poi ho provato a dimenticarlo e quando non ci sono riuscito ho sperato che fossi stata tu ad averlo dimenticato. Non so onestamente come avrei reagito nel sentirmi rifiutato ma so che sarebbe stato meglio per entrambi, o almeno sarebbe stato più facile. Eppure anche lì, su quel balcone, per la seconda volta, avevo l'occasione di fare la cosa giusta e non l'ho fatta. Anzi, ti ho baciata di nuovo e per di più lasciando trapelare ogni mia paura di perderti.

Paura.
Cosa ne poteva sapere il demone della paura dei miei veri demoni interiori?!
"La paura di morire da solo".
No: la paura di giungere alla morte da solo; e di essermelo meritato, in fondo.

Per centinaia d'anni ho riposato nell'Oblio, sicuro che mai avrei trovato qualcuno come te. Invece sei qui. Non sei un sogno, tu sei reale, e ciò significa che qualsiasi cosa può esserlo. Sei nata da sbagli e menzogne di un popolo ormai perduto da tempo eppure sei perfetta, perfetta così come sei. Sei unica.
La tua semplice esistenza ha scosso l'intero mondo, perfino il mio mondo.
Ho cercato di spiegartelo più volte, di farti capire quanto uno spirito come il tuo sia meravigliosamente raro, ma non credo tu ne abbia davvero preso coscienza, o mi abbia creduto.
Forse è anche tua inconsapevolezza a renderti tanto candida. Come una cerva, assolutamente ignara della sua grazia o della sua bellezza.

E ti vorrei. Vorrei far tacere questa fame per sempre, ma non posso.
E non posso neanche pensare di sporcarti, di ferirti con un altro dei miei egoistici errori, di toglierti la possibilità di essere più felice con qualcuno di migliore.

«Va tutto bene, Vhenan. Il Temibile Lupo non ti prenderà mai», vorrei rassicurarti a occhi chiusi mentre poggio la fronte sulla tua.
E sarebbe vero, non ti porterei mai con me su questo cammino che conduce alla morte. È mio e solo io ne devo portarne il peso. Ma ti prego: continua a credere in noi due, amore mio. Fallo anche quando il sogno finirà. Fallo anche per me, perché io non posso.
   
 
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