Anime & Manga > Inazuma Eleven
Ricorda la storia  |      
Autore: _Equinox    05/09/2017    3 recensioni
|| HiroMido || Lievi accenni alla BanGaze || Angst
- Chi sei tu? - gli chiese allora, sfiorandogli con la mano ambrata il viso pallido.
- Hiroto... - disse solamente.
Genere: Angst, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Bryce Whitingale/Suzuno Fuusuke, Claude Beacons/Nagumo Haruya, Dave/Saginuma, Jordan/Ryuuji, Xavier/Hiroto
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

n.d.A. : non pensavo sarei tornata a scrivere, non in questo fandom, almeno. La verità è che ho ripreso a guardare la serie e boh, mi andava di buttare giù qualcosa. Vi anticipo che potrebbe arrivare una raccolta di tre one-shots a tema Inazuma Eleven Ares. Chissà. Buona lettura, spero possiate apprezzare questa breve fanfiction.





 

L’ultima cosa che riuscì a vedere fu quel sorriso dolce e curioso, indirizzato al capitano della tanto odiata squadra avversaria. Poi il buio, seguito immediatamente da un bagliore troppo acceso. Automaticamente, si parò davanti all’albino, come a volerlo proteggere dagli occhi vitrei e inespressivi di Gran. Non gli avrebbe permesso di fargli del male, piuttosto si sarebbe fatto massacrare.

<< E così vi siete divertiti a disobbedire. Sapete perfettamente come viene punita l’insubordinazione >> emise con freddezza il ragazzo dalla pelle pallida, facendo stringere i pugni al capitano della neonata Chaos.

<< Stavamo concludendo alla grande, prima del tuo arrivo! >> urlò Burn, facendo un passo in avanti verso l’altro rosso, il quale, senza scomporsi, ghignò.

<< La Raimon stava rimontando, se la partita fosse andata avanti, evidentemente avreste perso, o quantomeno subito un pareggio >>

A quell’affermazione, gli occhi del ragazzo si infiammarono, assumendo una sfumatura dorata molto più carica. Era arrabbiato, aveva i nervi a fior di pelle e probabilmente avrebbe spaccato la faccia a Gran da un momento all’altro. D’un tratto, però, un tocco gelido gli sfiorò la mano. Si voltò appena, incrociando lo sguardo freddo di Gazel.

<< Lascia perdere, Burn. Non sa a cosa attaccarsi, dato che è consapevole di non essere alla nostra altezza. Lui e la Genesis sono stati scelti solo perché è il favorito di papà >> sussurrò con la sua solita calma l’albino, andando a stringere la mano del proprio capitano, un leggero sorriso accennato sulle labbra. Al numero 11 della Genesis non sfuggì questo dettaglio, tanto che, con uno scatto rapidissimo, si parò in un niente davanti ai due, strappando successivamente la pietra di Aliea dal petto di Gazel, con una violenza inaudita. La perdita del contatto con il minerale fece urlare di dolore il giovane, che non tardò a perdere i sensi. Prima di toccare il suolo, tuttavia, le due braccia calde di Burn lo avvolsero, tenendolo stretto.

<< Suzuno… Hey… >> lo scosse leggermente, tenendo i denti stretti. Puntò ancora lo sguardo sul rosso, il cuore che batteva a mille per la rabbia.

<< Maledetto! >> gridò furioso, per poi continuare << Guarda! Guarda che stai facendo! Come puoi ritenere uno sport più importante dei tuoi amici?! >>

<< Gli amici sono elementi di poco valore, non contano in battaglia. Indeboliscono >>

<< Tutta questa ossessione per nostro padre ti sta distruggendo, Gran! Sei diventato un mostro >> continuò il giovane capitano, stringendosi al petto l’esile corpo dell'amico.

<< Stai tranquillo, Gazel starà bene… Forse. Ora, se permetti, abbiamo gli allenamenti per battere la mitica Raimo- >>

<< Raimon di qua, Raimon di là! È una fissa la tua! Sorridi al solo pensiero di doverla affrontare, le tue preoccupazioni sono dirette solo a quella squadra! Ti sei persino dimenticato in che stato è ridotto Midorik- >> non fece in tempo a concludere la frase, perché lo sguardo tagliente di Gran lo paralizzò, assieme ad una terribile fitta al petto. Anche la sua pietra era sparita. Lentamente, con gli occhi sgranati, si accasciò sul corpo di Fuusuke, poggiando la propria fronte sulla sua.

<< L’importante è stare insieme, ghiacciolino… >> mormorò con un leggero sorriso Nagumo, prima di chiudere gli occhi.

Gran se ne andò, con gli occhi fissi nel vuoto e una terribile morsa al petto.

Le parole di Haruya erano andate a fondo.



 

Si rigirava il cristallo tra le pallide dita, con noncuranza, continuando a porgersi un’unica domanda:

Chi sono io?

Nonostante fossero passati numerosi giorni dall’esilio della Chaos, non riusciva a darsi pace. Era consapevole che il resto degli orfani si trovasse al sicuro, ciononostante non aveva ricevuto buone notizie dall’orfanotrofio: solo pochi erano riusciti a riprendersi e altrettanti stavano migliorando le loro condizioni fisiche. Tra questi, nessun accenno a Midorikawa Ryuuji. Diede un forte pugno alla parete dietro il suo letto.

<< Perché non riesci a reagire?! >> Sussurrò a denti stretti, allarmato dalla salute del giovane dai capelli verdi. Si decise che quella poteva essere la volta buona. Si vestì, scompigliandosi i capelli in modo da lasciarli cadere attorno al suo viso. Uscì dall'Accademia nel cuore della notte e corse, corse fino a perdere fiato fino all’orfanotrofio. Entrò dal retro, perché voleva evitare lo sguardo critico di tutti coloro fossero lì. Raccolse dall’erba due margherite ed entrò cautamente nella struttura, con una meta ben precisa. Raggiunto il secondo piano, camminò fino alla fine del corridoio, per poi far scorrere con cautela la porta in carta. Il suo cuore perse un battito quando realizzò che nell’aria vi era il fastidioso suono di un macchinario per rilevare il battito cardiaco. Poi lo vide, steso a terra su un futon, collegato a quell’aggeggio terribile. Notò che aveva gli occhi aperti e non sapeva se questa cosa lo consolasse. Non stava fissando nulla in particolare, semplicemente era sveglio ed immobile, con il respiro lento. Un’altra figura c’era accanto a lui: non ci mise molto a riconoscere Saginuma, che non tardò a notarlo e a scattare in piedi. Gli si avvicinò, con rabbia negli occhi ed un'espressione di odio puro, per poi tirarlo fuori dalla stanza.

<< Che ci fai qui? Tornatene a distruggere persone >> lo rimproverò severamente, con tono sprezzante. L’altro, senza smuoversi, prese a squadrare il corvino.

<< Vedo che stai bene >> commentò sarcasticamente << Mi fa piacere >>

<< Smettila di fingere, bastardo, se sei venuto qui a schernirci puoi andare via >> proseguì il maggiore. Il rosso prese a guardarlo meglio e non gli sfuggirono le evidenti occhiaie.

<< Non dormi? >>

Osamu strinse i pugni.

<< Faccio i turni notturni, mi alterno con Miura… >> sussurrò volgendo lo sguardo al ragazzo nella stanza << Va tenuto d’occhio >>

Di nuovo, una morsa al petto colse il ragazzo in flagrante.

<< Che gli è successo…? >> Domandò in un impercettibile sussurro.

Stupito da quella domanda, il maggiore storse le labbra.

<< Ha avuto un piccolo infarto pochi giorni dopo l’esilio, a causa dello stress a cui si era sottoposto per mantenere la forza donatagli dalla pietra. L’hanno salvato appena in tempo, ma tutt’ora non parla, è difficile farlo mangiare perché vomita tutto e si muove poco. È un vegetale… >>

A quelle parole, Gran sgranò gli occhi. Gli faceva male sentire quelle orribili cose su Ryuuji.

Fece per avvicinarsi, ma il braccio del corvino lo bloccò.

<< Ricordati che l’ultima volta che vi siete visti, lo hai schiaffeggiato e beffeggiato, non hai avuto neanche un minimo di tatto quando Burn e Gazel lo hanno ferito a parole dopo avergli rimosso la pietra. Lui ora potrebbe odiarti >> disse semplicemente, per poi farlo passare e chiudere la porta scorrevole.

Il rosso si avvicinò tremante al futon dell’orfano, quasi tremando. Rimase a fissarlo da lontano, rendendosi conto di quanto fossero lunghi e belli i suoi capelli verdi, sparsi sul cuscino in quel momento. Posò accanto ad essi le due margherite e si inginocchiò per poterlo osservare meglio. Il ragazzo dalla pelle ambrata mosse appena gli occhi nella sua direzione, mentre il ticchettio dei battiti aumentava. Quando Gran riuscì a leggere lo sguardo scuro dell’altro, si rese conto di quanto fosse spaventato ed intimorito dalla sua presenza. Gli crollò il mondo addosso.

 

<< Guardati, non sei stato buono a compiere una banalissima missione, Reize >> la sua mano andò a colpire forte la guancia scura del cadetto, dopodiché lo spinse ai piedi di Gazel e Burn.

<< Lascio a voi questa nullità >> sussurrò andandosi a sedere alla propria postazione. I due ragazzi ghignarono e gli tolsero il cristallo dal petto, aggredendolo a parole. Dall’alto riuscì a scorgere le lacrime sul viso dell’ex capitano della Gemini Storm.

Poi lo guardò e disperato cominciò a chiamarlo.

<< Hiroto! Hiroto! HIROTO! >>

Ma Gran non gli diede ascolto.

 

Quella scena era fissa nella sua mente.

<< Ciao, Midorikawa… >> provò a sorridergli, cercando di rassicurarlo. La verità era che aveva fatto un errore madornale abbandonandolo nel momento del bisogno. Non aveva obiettato quando suo padre aveva negato l’ipotesi di inserire Ryuuji nella formazione della Genesis, non aveva battuto ciglio quando la Gemini Storm venne esiliata e il verdino continuava ad urlare il suo nome in cerca di aiuto, non aveva mai fatto nulla.

Midorikawa Ryuuji era sempre stato il bambino più difficile del Sun Garden: era stato ritrovato per strada, i suoi genitori massacrati dalla Yakuza e sua madre probabilmente stuprata innumerevoli volte sotto i suoi innocenti occhi. Non parlava, non aveva amici, tutti i bambini lo definivano strano. Un po’ di conforto lo aveva trovato giocando con Hiroto, ma anche in quel caso si sentiva inferiore e mai all’altezza.

Il capitano della Genesis provò ad avvicinarsi un po’ per stringergli la mano, ma la ritirò, troppo spaventato. Gli occhi verdi si incupirono, tuttavia non si diede per vinto e fece intrecciare velocemente le loro dita.

In quel preciso istante, Midorikawa si alzò appena con il busto, per assumere una posizione più eretta. Lo fissò a lungo, ma mai qualcosa per interrompere quel lieve contatto.

<< … Un passatempo >> esordì all’improvviso il minore.

<< Come? >>

<< Ero un passatempo durante le notti in Accademia, vero? >> Ripeté con tono rassegnato e tremante. Di lì a poco avrebbe pianto << Anche se dicevi di amarmi quando mi trascinavi in camera tua, non hai lottato quando mi hanno allontanato >> concluse, ormai sull’orlo del pianto.

<< Non avrei potuto fare al- >>

<< Io per te avrei rischiato l’esilio altre ottomila volte! Cosa che non avresti fatto tu! >> Urlò con violenza Ryuuji, interrompendolo.

Il giovane dalla pelle nivea rimase in silenzio ad ascoltare il pianto liberatorio dell’altro. Stava male, non quanto il suo ex compagno, certo, eppure sentiva un allucinante dolore al petto. Le parole taglienti che seguirono gli causarono un dolore ancora maggiore.

<< Gran è colui che detiene il potere, ogni cosa è sua. Lui decide tutto, se vuole raggiungere un obiettivo lo fa. Gran era anche attratto dal culo di Reize e dalle sue labbra, lo aveva marcato come suo e guai a chi osava toccare il suo prezioso giocattolino. Com’è stato Gran quando glielo hanno portato via? >>

Al capitano si fermò il cuore. Non pensava che l’astio nei suoi confronti fosse così elevato. Cercò di mantenere un certo contegno, ma la sua voce tremante ed i suoi occhi lucidi fecero trapelare il dolore insediato nel suo cuore.

<< Ryuuji, io… Davvero, non volevo andassi via. Non volevo vederti ridotto in queste condizioni… Ma devi capire che- >> gli scivolò una lacrima sul viso.

<< Io voglio indietro Hiroto… >> sussurrò devastato il verde, andandosi a coprire il viso con le mani.

Quell’incontro stava facendo risalire in superficie il dolce Kiyama, in estremo contrasto con il freddo e pragmatico Gran. Lo strinse a sé di getto.

<< Devi perdonarmi, Ryuuji. Io non riesco a non farti soffrire sempre… >>

L’altro rimase zitto, poi lentamente sollevò le esili braccia e abbracciò con delicatezza il rosso.

<< Mi hai ferito… Hai ferito il mio cuore. L’amore verso di te era quanto di più puro potessi avere e l’hai infangato >> si staccò poco dopo, gli occhi color pece ancora lucidi e colmi di lacrime. Anche il giovane dai capelli cremisi stava piangendo e ciò lasciò sorpreso l'ex membro dell’Aliea.

<< Chi sei tu? >> Gli chiese allora, sfiorandogli con la mano ambrata il viso pallido.

<< Hiroto… >> disse solamente. Fu in quel momento che Midorikawa lo abbracciò ancora, più forte.

<< Io non ti ho mai preso in giro, Ryuuji. Non tra le mura delle mie stanze. Gran e Reize erano spinti dalla passione e dal desiderio ad agire in quel modo. Ma in fondo non avrebbero fatto nulla se io e te non avessimo infiammato quella passione >> gli mormorò nell’orecchio, la voce ancora rotta dal pianto ed i singhiozzi che si combianavano a quelli di Ryuuji.

Midorikawa era confuso, non sapeva come agire. Si sentiva a pezzi e tutto ciò che avrebbe voluto era tra le sue braccia. Ma non sarebbe rimasto lì a lungo.

<< Abbandona l’Aliea e torna da me… >> disse solo, nascondendo il viso nell’incavo del suo collo.

Il rosso gli sollevò delicatamente il capo e andò alla ricerca delle sue labbra, pronto a baciarle com’era solito fare.

<< Non posso… >> fu però la risposta. Rassegnato, il verdino si staccò, asciugandosi il volto, per poi stendersi di nuovo e dargli le spalle.

<< Allora potete andare via, Gran-sama >>

 
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inazuma Eleven / Vai alla pagina dell'autore: _Equinox