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Autore: _Cthylla_    05/09/2017    3 recensioni
|Crossover tra Dragonball e Lobo, di DC Comics|
Dalla storia:
[Essere più o meno legati alla vita di una seconda persona sarebbe potuto risultare seccante ad altri, ma non a un angelo nato e cresciuto con quello scopo… e ora che Ginger si trovava di nuovo in attività nell’Universo Tredici, le poche occasioni in cui poteva rinchiudersi in quella camera erano diventate momenti di “riconnessione al passato” rilassanti e quasi necessari.
Necessari, sì: perché pur essendo un giovane angelo, e dunque un’appartenente alla razza più potente mai esistita, al momento Ginger aveva un grosso problema.
Anzi, enorme.
«Ginger! Gingeeeeeeeerrr!!!»
L’angelo si morse il labbro inferiore, emettendo qualcosa di estremamente simile a un ringhio. Eccolo, il problema: il Dio della Distruzione del tredicesimo Universo al quale doveva fare da assistente. In tutta la sua esistenza non aveva mai incontrato un soggetto come quello, tanto da non sospettare neppure che in giro per gli universi potesse esistere un simile… un simile…
Non le veniva neppure in mente una definizione adeguata, quella che più si avvicinava a descriverlo era “buzzurro”, ma Ginger lo riteneva un termine sia riduttivo che troppo gentile. ]
Genere: Generale, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Lord Bills, Nuovo personaggio, Whis
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Vi starete chiedendo come mi sia venuto in mente un crossover tra Dragonball e quel personaggio DC Comics tristemente poco conosciuto che è Lobo. A dire la verità, non ne ho la minima idea: la storia si è praticamente scritta da sola quando nella mia mente si è affacciato del tutto a caso il pensiero "Lobo come Dio della Distruzione sarebbe- ODDIO COSA SAREBBE".
Ecco.
Per il resto, come vedrete questa storia è ambientata nel Tredicesimo Universo, che io ho immaginato essere stato distrutto dopo gli altri cinque (in origine erano diciotto, Zeno ne ha distrutti sei lasciando i dodici che conosciamo, ma che io sappia non è specificato quando, come o perché). La storia è narrata per lo più dal punto di vista della mia OC Ginger, angelo di Lobo. Whis e Beerus compaiono verso la fine.

Buona lettura, ci risentiamo in fondo!


°° in den Wahnsinn ertrinken °°

(Annegando nella follia)

 

 

 

 

 

 

 

 

Seduta sul grande letto a baldacchino dalle coperte candide, Ginger era intenta a trasformare la sua lunga coda di cavallo in una treccia ordinata. Dedicarsi alla cura della propria persona era qualcosa che riusciva sempre a distenderle i nervi, almeno un pochino.
 
“destra, sinistra, destra, sinistra…”
 
Ginger amava l’ordine, amava la precisione -come si evinceva dalle svariate bottigliette di profumo messe in fila dalla più grande alla più piccola sul comò- e l’odore di pulito. Nella sua camera non c’era neppure un dettaglio fuori posto, e un vago sentore di fiori contribuiva a rendere l’ambiente ancor più gradevole. Anche quella che aveva occupato quando era ancora un giovanissimo angelo -e nella quale si era “disattivata” e risvegliata ogni volta che un Dio della Distruzione del tredicesimo Universo era morto e in seguito era stato sostituito - era pulita, profumata e munita di coperte soffici.
 
Essere più o meno legati alla vita di una seconda persona sarebbe potuto risultare seccante ad altri, ma non a un angelo nato e cresciuto con quello scopo… e ora che Ginger si trovava di nuovo in attività nell’Universo Tredici, le poche occasioni in cui poteva rinchiudersi in quella camera erano diventate momenti di “riconnessione al passato” rilassanti e quasi necessari.
 
Necessari, sì: perché pur essendo un giovane angelo, e dunque un’appartenente alla razza più potente mai esistita, al momento Ginger aveva un grosso problema.
Anzi, enorme.
 
«Ginger! Gingeeeeeeeerrr!!!»
 
L’angelo si morse il labbro inferiore, emettendo qualcosa di estremamente simile a un ringhio. Eccolo, il problema: il Dio della Distruzione del tredicesimo Universo al quale doveva fare da assistente. In tutta la sua esistenza non aveva mai incontrato un soggetto come quello, tanto da non sospettare neppure che in giro per gli universi potesse esistere un simile… un simile…
Non le veniva neppure in mente una definizione adeguata, quella che più si avvicinava a descriverlo era “buzzurro”, ma Ginger lo riteneva un termine sia riduttivo che troppo gentile.
 
«DONNA! Porta qui quelle tue angeliche chiappe!»
 
Appunto.
Fino ad allora le era sempre piaciuto il proprio lavoro, ma in momenti come quelli odiava davvero essere un angelo.
 
«Arrivo, Lord Lobo!» disse a voce alta, per poi fare un sospiro di rassegnazione. Faceva meglio a sbrigarsi, o quel barbaro sarebbe stato capace di spingersi al punto di sfondare la porta della sua stanza.
Di nuovo.
 
L’impressione che ebbe una volta uscita dalla stanza fu quella di aver varcato un portale che l’aveva condotta in un’altra dimensione, sporca, orrenda e spaventosa. Aveva avuto a che fare con protetti  più o meno disordinati, ma il caos che Lobo era riuscito a creare nel santuario -in tutto il pianeta, a dire il vero- raggiungeva un livello tutto suo.
Ginger aveva provato sia a dirgli di trattare con più rispetto il luogo in cui vivevano, sia a mettere in ordine personalmente i disastri di Lobo quando aveva capito che parlargliene era inutile, ma alla fine aveva gettato la spugna, decidendo di limitarsi alla propria stanza. Se quel buzzurro aveva tanta voglia di vivere in un porcile, facesse pure!, pensò mentre percorreva i corridoi devastati.
 
«Oink. Oink oink!...»
 
«…»
 
No. Non era possibile che la creatura che stava lacerando a morsi la gonna giallo chiaro della sua divisa fosse seriamente un maiale: non era possibile.
O forse sì, visto che quella bestiaccia continuava a strappare via grossi pezzi di tessuto millisecondo dopo millisecondo.
 
«Sparisci!» intimò con voce stridula alla creatura, per poi puntarle contro lo scettro con l’intento di distruggerla «Spa- AAAAAAAAH!!!»
 
A far gridare in quel modo la povera Ginger era stato un improvviso quanto poderoso schiaffo al sedere, dato da una mano tanto grande da aver preso in pieno entrambe le natiche; a esso seguì una risata gutturale e, quando l’angelo si voltò con aria assassina verso il buzzurro che aveva osato tanto, venne investita da uno sbuffo di fumo che la fece tossire.
 
«Alla buonora, pupa! Vedo che hai già fatto amicizia con Peeg» ghignò Lobo, e indicò il maiale «… e vedo anche che ti sei decisa a tirare fuori le gambe! Va-va-vooom!»
 
Dopo l’ultimo colpo di tosse, Ginger strinse i pugni tremanti di rabbia, e sollevò lo sguardo fronteggiando quello del suo Dio della Distruzione. «È stata un’idea di questo animale, Lord Lobo» indicò Peeg «Non certo mia! Ma poi dico, non le bastavano i delfini e il cane? Era proprio necessario portare qui anche un maiale?!»
 
«Peeg e Dawg avevano fatto amicizia» Lobo fece spallucce «Il resto della Banda Prosciutti l’ho sfrakatzato».
 
«…Banda Prosciutti?»
 
«Eh! Peeg e i suoi fratelli rapinavano banche!»
 
Una banda di maiali rapinatori di… no, concluse Ginger, non voleva sapere altro, era già troppo così. Strinse l’impugnatura del proprio bastone, cercando di ritrovare almeno una parvenza di calma. «Ora che è diventato un Dio della Distruzione non può prendere la sua moto quando vuole e andare in giro a far danni per il cosmo, sono io che devo accompagnarla. Quante volte devo ripeterlo ancora, perché le entri in testa questo semplice concetto?!»
 
Sempre ghignando, lasciando così scoperti i grossi denti giallognoli e appuntiti, Lobo si chinò verso di lei, avvicinandosi al punto che i suoi lunghi capelli neri ispidi e arruffati le sfiorarono fastidiosamente il viso. «E io quante volte devo ripeterti che, anche se sei una pupa non c’è male, non ho la minima intenzione di lasciarmi controllare da te?»
 
«Io devo fare il mio lavoro!» ribatté Ginger, ostinata.
 
Lobo portò il sigaro alla propria bocca, soppesando le parole dell’apparentemente giovane donna. «Hm. Non hai tutti i torti» disse, con uno sguardo stranamente divertito negli occhi rosso fuoco «Quindi da brava, tira fuori una bottiglia di scotch da quel tuo bel bastoncino e poi vai a dar da mangiare ai delfini. Ti avevo chiamata per questo».
 
Ginger sollevò un sopracciglio. «Prego?»
 
«Hai detto che devi fare il tuo lavoro, e il tuo lavoro è farmi da assistente, sbaglio?» Lobo fece spallucce, e allargò le enormi braccia muscolose «Quindi tira fuori quella bottiglia e poi sfama i delfini, bellezza».
 
«Il mio compito è vegliare su di lei, insegnarle a utilizzare al meglio i suoi poteri divini, farle da guida e occuparmi delle sue necessità primarie, ma chiedermi di lasciarla bere già a quest’ora e di dar da mangiare ai suoi animali è… è irrispettoso!» protestò con veemenza Ginger.
 
Il sorriso spaventoso di Lobo si allargò ulteriormente. «Va bene allora, se trovi questo irrispettoso cambio richiesta: tra le mie “necessità primarie” c’è quella di portarmi a letto una bella pupa, per cui-»
 
«Lord Lobo!» strillò Ginger, esasperata e alquanto arrossita «Quante volte devo ripeterle che non deve farmi proposte oscene?!»
 
«Puoi ripeterlo quante volte vuoi, ma non vuol dire che ti darò retta» replicò lo czarniano.
 
«Lei è… Lei è…è l’essere più odioso che io abbia mai conosciuto! Ecco cosa è!» gridò. Aveva provato a mantenere la calma, ma con quello lì era impossibile.
 
«Scommetto che sei così focosa anche a letto!»
 
Quella fu la classica goccia che fa traboccare il vaso, e Ginger lo colpì con una bastonata talmente forte che Lobo sfondò tutte le pareti lungo il percorso, finendo con l’essere scagliato fuori dal palazzo.
Fatto ciò, ancora imbestialita, Ginger volò via in direzione dell’immenso lago nel quale dimoravano i delfini di Lobo: quelle povere creature non avevano ancora mangiato, e non avevano colpa se Lobo era un buzzurro odioso.
 
«Io lo odio, lo odio, LO OOOODIOOOO!!!» urlò la donna una volta arrivata, mentre faceva comparire una quantità industriale di pesce gettandola ai delfini «Quanto lo odio! Per l’amor di Re Zeno, quanto vorrei liberarmi di lui! Ormai me lo sogno anche di notte!» gemette, sedendosi con fare sconsolato su uno scoglio «Possibile che non ci sia nessuno in grado di farlo fuori?!»
 
Per quante situazioni pericolose potesse affrontare, per quanti fossero i disastri nei quali poteva finire a cacciarsi, Lobo lo czarniano la scampava sempre e comunque: era così già da prima di uccidere il Dio della Distruzione di quell’Universo e diventarlo a sua volta.
 
Fosse stato per lei avrebbe evitato di far diventare Lobo una divinità, un simile schizzato era troppo perfino per ricoprire il ruolo di Dio della Distruzione: appena Lobo era nato aveva tranciato quattro dita all’ostetrica, durante l’adolescenza aveva sviluppato un agente patogeno grazie al quale aveva ucciso tutti i propri simili -eccetto la sua maestra delle elementari, ma aveva sistemato la questione anni dopo-, poi aveva ucciso tutti i suoi duecento e passa figli illegittimi… e tutto ciò, raccontatole da Lobo stesso e da lei verificato, non era che la punta dell’iceberg. I pianeti che aveva distrutto o devastato prima di diventare il Dio della Distruzione erano un numero improponibile, e quello delle vittime che aveva mietuto era un numero ancor più improponibile. Questo complice il fatto che i soli esseri viventi che Lobo amasse erano i delfini.
 
In tutto questo, già prima di diventare un dio, quel maledetto buzzurro possedeva di suo una forza bruta e una velocità spaventose, una resistenza assurda, una soglia del dolore impossibile e una capacità di rigenerazione bestiale, al punto da essere in grado di risanarsi completamente anche se di lui restavano soltanto le ossa; inoltre non aveva bisogno di sostentarsi o dormire per sopravvivere, possedeva l’abilità di rintracciare chiunque anche da un capo all’altro dell’universo, parlava correntemente ben 17.897 lingue… e ora aveva anche i poteri divini, che però non utilizzava spesso perché a suo dire non c’era gusto a distruggere cose e persone con un “hakai” -o “fraggaboom”, come l’aveva ribattezzata lui.
 
Insomma, era un’immane piaga universale.
 
«No, davvero, io non penso di poterlo reggere ulteriormente: in queste condizioni finirò col tentare di ucciderlo appena me lo troverò ancora davanti, e mi è proibito, maledizione!» lanciò un sassolino piatto sulla superficie dell’acqua, riuscendo a fargli fare una dozzina di rimbalzi, mentre riparava la gonna con la magia. «Io devo fare qualcosa. Devo trovare il modo di liberarmi di lui senza essere direttamente coinvolta, ecco cosa… oh, come sono ridotta! Mi ha esasperata al punto che parlo da sola come una povera pazza!»
 
«Un paio di modi per calmarti i nervi li conoscerei, sai?»
 
Ginger gridò per l’ennesima volta in quel giorno, ma stavolta per la sorpresa, alzandosi in piedi di scatto. «L-L-Lord Lobo!... quando… da quanto è qui?»
 
«Ma come, non siete voi angeli gli esseri superiori che avvertono le presenze e le aure e tutta quella roba del katz?» le disse, e si mise a giocherellare impunemente con la treccia.
 
«La pianti almeno di toccare i miei capelli, se non riesce a smettere di essere così volgare!» gli intimò, senza risultato «E risponda alla mia domanda: da quanto è qui?»
 
«Da quando ti sei resa conto di essere pazza» smise di giocare con la treccia e le sollevò il mento «Perché, se fossi arrivato prima sarebbe stato un problema, per te?»
 
«Lo sarebbe stato sia prima che adesso, o dopo» ribatté Ginger, sollevata che Lobo non avesse sentito il resto.
 
«Haw- haw- haw fottut-haw!» rise lui «Senti, mi va di divertirmi…»
 
«Ho già detto che non intendo accettare proposte oscen-»
 
«Seeeh, seh, ho capito» la interruppe lo czarniano «Quando sono stato via ho sentito che c’è un pianeta in cui si nascondono dei terroristi, e voglio che tu mi porti su quel pianeta. Fumare ho fumato, bere ho bevuto, è ora di ripartire e sfrakatzare qualcuno» dichiarò «Armi e bagagli sono sempre nel bastone?»
 
«Se proprio vuole ripartire con l’intento di portare altra distruzione non richiesta non potrebbe almeno farlo nella maniera corretta? Eppure ha imparato in fretta come si fa. A cosa le servono le armi» indicò il grosso uncino che Lobo portava appeso al braccio sinistro «dico io?!»
 
«Senti, io le cose le faccio in una sola maniera… alla maniera dell’Uomo!»
 
Ecco, un’altra delle cose che Ginger odiava di lui era quel suo riferirsi a se stesso in terza persona, definendosi “L’Uomo”. All’inizio del loro rapporto di lavoro aveva provato a far sì che Lobo si contenesse almeno su questo e sull’uso del turpiloquio, cercando di discuterne in maniera ragionevole. Il risultato?
 

“Essere ragionevole con l’Uomo non ti serve a un fico secco”.
 

Ecco.
Doveva ancora capire com’era riuscita a convincerlo a indossare la sua divisa da Dio della Distruzione, sebbene anche qui fosse scesa a compromessi permettendogli di portare un teschio dorato come fibbia della cintura e altri due grossi teschi dorati come ginocchiere -e tanti saluti al buongusto.
 
«Già, ma cosa lo dico a fare… dovrei saperlo, che è una causa persa» borbottò Ginger.
 
«Allora, mi porti là oppure no? Guarda che prendo la moto e vado da solo, se non mi accompagni tu» tornò a dire Lobo.
 
«Sì, ora la…»
 
Si interruppe.
Le era appena venuta un’idea, ossia: se il buzzurro aveva tanta voglia di menare le mani, perché non farlo scontrare col più forte mortale che l’Universo Tredici aveva da offrire? Uno che fosse in grado di scagliare colpi energetici di potenza devastante, in grado di incenerire quell’insopportabile czarniano? In fin dei conti lei non gli aveva ancora detto tutto-tutto quel che i suoi nuovi poteri gli permettevano di fare, e se Lobo aveva ucciso il precedente Dio della Distruzione c’era la possibilità che qualcuno nell’universo riuscisse a uccidere lui.
Anche se fino a quel momento il “qualcuno” in questione non era mai saltato fuori.
 
«Lord Lobo, ho appena avuto un’idea».
 
«Me la vuoi dire in camera tua? Fosse per me non avrei problemi nemmeno a farlo qui, ma non voglio traumatizzare i delfini».
 
“Calma, Ginger! Calma! Caaaalmaaa!” si intimò. «Ovviamente non è quel genere di idea. Stavo solo pensando che potrebbe affrontare una battaglia più divertente e interessante, invece di andare a massacrare terroristi qualunque».
 
Lobo si sedette a terra e accese un sigaro, guardando l’orizzonte. «Io ho deciso che voglio sfrakatzarli».
 
«E se trovassi il mortale più forte di questo Universo, e le organizzassi un combattimento contro di lui? Eh?» si avvicinò al suo Dio della Distruzione, che non dava mostra di starla a sentire «Cosa ne pens- Lord Lobo, mi lasci immediatamente!»
 
Avvicinarsi era stato un errore, dal momento che quella sottospecie di barbaro l’aveva agguantata e presa in braccio, e non sembrava intenzionato a lasciarla andare. Lei era un angelo, eppure la stretta dello czarniano le risultava ferrea. Sapeva di non essere la più forte tra i suoi fratelli -il più forte era sempre stato Cognac, attivo nell’Universo Quattro- e che anzi, nella classifica era al penultimo o ultimo posto, ma non credeva neppure di essere così tanto debole… fino a quel momento.
 
«Smetti di contorcerti come un’anguilla! È vero che il mio nome significa “colui che si nutre delle tue viscere e ne trae piacere”, ma non ti mangio mica».
 
Non era tranquillizzante, no. «Q-quello che sta facendo è inopportuno!»
 
«Quando e dove dovrei combattere contro questo tizio?»
 
Aveva bellamente ignorato le sue proteste, ma quantomeno sembrava essere interessato all’idea, ed era già qualcosa. «Al momento non sono in grado di dirlo, dovrei prima trovarlo, verificare la sua posizione, ma sarebbe presto, prestissimo! Indicativamente in giornata!... se poi si decidesse a lasciarmi, potrei cominciare subito. Non è una richiesta» aggiunse «Mi lasci andare immediatamente, altrimenti la getto nel lago insieme ai delfini, ha capito?!»
 
Dallo czarniano non giunse mossa, né risposta.
 
«Lord Lobo, ha sentito quello che ho detto?»
 
«Passeremo parecchio tempo insieme» disse lui «O almeno, passeremo del tempo insieme fino a quando questa storia dell’essere una divinità continuerà a piacermi… quindi smetti di comportarti come se avessi sempre un palo infilato nel culo. L’unico palo che vale la pena farti infilare in quel posto è quello dell’Uomo!»
 
Dopo un momento in cui Ginger rimase senza parole a causa dell’indecenza appena sentita, la gran rabbia che iniziò a provare le permise di liberarsi dalla presa del suo Dio della Distruzione, e anche di gettarlo nel lago con un diretto in pieno volto, esattamente come gli aveva detto.
 
«Cercherò il mortale più forte di questo Universo» disse seccamente, a voce alta «Tornerò da lei quando l’avrò trovato. Se viene a seccarmi prima di allora, sarà il mio bastone a finire nel suo c...»
 
Si interruppe, portandosi una mano davanti alla bocca, mentre si rendeva conto che la “Lobite” forse era una malattia contagiosa.
 
 
 
 
***
 
 
 
 
«Allora? Hai trovato o no questo tizio?»
 
Erano passate circa quattro ore da quando Ginger aveva dato quel diretto a Lobo, ed era ancora stupita di quante cose era riuscita a fare -e di quante regole era riuscita a infrangere- in quel breve lasso di tempo. «Certamente, Lord Lobo» sorrise perfino «Le avevo detto che avrei portato a compimento tutto in giornata, e così ho fatto».
 
Lo czarniano assunse un’aria perplessa per un breve istante. «Ti sei data una calmata, vedo».
 
«Mi sono soltanto resa conto che, volgarità a parte, tutto sommato ha ragione. Dovremo passare ancora molto tempo insieme, quindi tanto vale cercare di andare d’accordo… e “sciogliermi” un po’» replicò lei «Immagino non le dispiaccia».
 
Lobo, per tutta risposta, scrollò le spalle e con due sorsi svuotò la bottiglia di whisky che aveva in mano. «Andiamo a sfrakatzare il tizio o no?»
 
Ginger aggrottò leggermente la fronte, suo malgrado leggermente seccata per l’indifferenza che le stava mostrando. Ma come?! Gli aveva detto di voler provare ad andare d’accordo con lui, e quella era tutta la sua reazione? Odioso, odiosissimo!
Che poi quella di Ginger non fosse altro che una messinscena era un dettaglio.
Dopo aver passato una mezz’ora ad autoconvincersi che in quel caso valeva la pena infrangere le regole, si era recata sul pianeta del Kaioshin di quell’Universo. Non lo aveva fatto per incontrare quest’ultimo, bensì il suo assistente giovane e ambizioso, ma altrettanto ignorante, al quale aveva fatto un’offerta cui egli non aveva saputo resistere.
 
“Avvelena il tuo superiore alla tal ora, e lo sostituirai quando il nuovo Dio della Distruzione farà la sua comparsa e sarà necessario un nuovo Kaioshin”.
 
Non era così che funzionava, erano pochi gli shinjin che per nascita potevano aspirare a quel titolo, e lui non era tra quelli; ma era colpa di Ginger, se lui era così illuso e ignorante? Lei riteneva di no, e così facendo non sarebbe stata coinvolta direttamente nell’uccisione del suo Dio della Distruzione.
Uccidere Lobo sfruttando il suo legame con il Kaioshin però non le bastava: l’avvelenamento l’avrebbe debilitato al punto da non riuscire a reagire, ma Ginger voleva vedere quel buzzurro venire massacrato, fatto a pezzi, sfrakatzato! Per cui aveva trovato il mortale più forte di quell’Universo, aveva parlato con lui e lo aveva istruito a dovere su come e quando colpire.
Mancava solo un ultimo dettaglio da sistemare…
 
«Ora andiamo, Lord Lobo. Ma prima, per dimostrarle che i miei intenti di tendere una mano verso di lei sono veri, vorrei proporle una scommessa».
 
«Una scommessa? Sentiamo, bellezza».
 
«Se riesce a battere questo mortale utilizzando unicamente le sue capacità personali, e non quelle date dai suoi poteri divini, io potrei decidere di andare contro le regole e…»
Doveva riuscire a dirlo, doveva: ormai si era spinta talmente in là che quello, tutto sommato, era il meno. «…e avere un rapporto carnale con lei».
 
Forse prima non aveva avuto tutti i torti, nel dire che quel tizio l’aveva fatta diventare pazza. Doveva pregare che il Gran Sacerdote non venisse mai a sapere in alcun modo cosa stava combinando.
 
«VA-VA-VOOOMSKY!» esclamò Lobo «Scommessa accettata. Tanto chi li usa mai, i poteri divini? Solo una cosa, pupa…»
 
“Perderai, buzzurro che non sei altro, e io sarò più che felice di guardarti crepare. ‘Va-va-voomsky’ un corno!” pensò l’angelo. «Dica, Lord Lobo».
 
«Le prossime volte che avrai voglia, sappi che ti basterà dirmelo».
 
“Non ci saranno prossime volte, perché oggi mi libererò finalmente di te! Ne vale la pena, oh se ne vale la pena. Vadano a quel paese le regole, infrangerei tutte quelle esistenti pur di vederti finalmente morto, bi -morto e stramorto!” pensò lei. «Ora non esageri, sarà una tantum. Se vincerà la scommessa, poi».
 
«C’è qualcosa che non so e che ti spinge ad avere dubbi?» buttò lì il Dio della Distruzione.
 
A Ginger per un attimo venne il dubbio che Lobo potesse aver intuito che c’era qualcosa che non andava, ma poi si ricordò di una cosa fondamentale, ossia che era un cretino... o almeno, lei lo considerava tale. «Non vedo cosa potrebbe essere».
 
Dopo qualche istante di immobilità, Lobo fece spallucce. «Visto che lo hai trovato, andiamo o no?»
 
Ginger annuì. «Andiamo immediatamente. Si appoggi a me, così possia-AAAAAAAH!» strillò, quando lo czarniano “appoggiò” -molto per modo di dire- una mano sul suo sedere dandole una pacca dieci volte più forte di quella assestatale in precedenza.
 
«Per le due botte di prima. Nessuno colpisce l’Uomo e la fa franca» affermò lui con un ghigno malvagio, per poi spostare la mano sulla schiena dell’angelo «nemmeno quando me lo merito. Comprendido?»
 
La voglia di ammazzarlo sul posto -o almeno provarci- era sempre più grande, ma Ginger si fece forza pensando che a breve si sarebbe liberata di lui e, pur tremando di rabbia, non lo degnò neppure di una risposta, decidendo di partire immediatamente.
 
“Vedrai, buzzurro, vedrai cosa ti aspetta! E quando ti vedrò crepare, sentirai che bella risata mi farò!” pensò.
 
 
 
 
***
 
 
 
 
«Dai, Gobbledee! dai -dai -DAAAAAAAI! Distruggilo! Macellalo! SFRAKATZA QUESTO BUZZURRO!!!... non posso credere di averlo detto davvero».
 
L’angelica dignità di Ginger era rapidamente andata a farsi benedire, almeno da quando il veleno aveva iniziato a fare effetto sul Kaioshin -e dunque anche su Lobo che, suo malgrado, le stava pendendo.
La sua ordinatissima treccia era totalmente scompigliata per il troppo agitarsi, il viso era di una sfumatura lilla per i troppi incitamenti urlati, e le volte che aveva visto Gobbledee in difficoltà aveva sbattuto a terra il fondo del bastone tante volte da essere addirittura riuscita ad ammaccarlo.
Se i suoi fratelli l’avessero vista avrebbero stentato a riconoscerla, lei che era sempre stata tanto composta… a tal punto Lobo l’aveva esasperata!
 
«Fare il tifo per il mio avversario è poco bell-» avviò a protestare Lobo, ma venne interrotto da un calcio dell’avversario, che gli buttò giù tutti i denti in un colpo.
 
«È il momento!» gridò Ginger a Gobbledee, vedendo che Lobo ormai stentava anche a rialzarsi «INCENERISCILO!»
 
Gobbledee eseguì, scagliando contro il Dio della Distruzione il raggio energetico più potente che avesse mai lanciato in vita sua.
L’attimo dopo, con somma gioia di Ginger, del Dio della Distruzione Lobo lo czarniano non restavano altro che cenere e una parte semi liquefatta dell’uncino d’oro che aveva sempre portato al braccio.
 
«Sì! sì -sì -sì -sì -SÌÌÌÌÌÌÌ!» esultò l’angelo, saltellando e battendo le mani mentre si metteva addirittura a piangere per la gran gioia. Corse perfino ad abbracciare un esterrefatto Gobbledee, mentre la lunga treccia bianca si allentava fino a sciogliersi definitivamente.
 
Finalmente la sua vita da angelo era tornata a essere bella. Sarebbe rimasta disattivata per un po’, fino a quando non fosse stato eletto un nuovo Distruttore -Gobbledee stesso, magari- ma era un prezzo infinitesimale da pagare. Si era liberata di Lobo! Se ne era liberata davvero! Non poteva crederci!
 
«Allora, Gobblecoso, dov’eravamo?»
 
…e forse avrebbe fatto meglio a non crederci, per l’appunto.
Si sentì un “crack”, l’attimo successivo Gobbledee le venne strappato dalle braccia, e Ginger si trovò coperta di un liquido violaceo e appiccicoso che altro non era se non il sangue di Gobbledee stesso.
Lobo, un Lobo perfettamente in forma e munito di un nuovo uncino, aveva appena rotto il collo del suo avversario per poi strappargli la testa. Il tutto era avvenuto talmente in fretta che Ginger capì cos’era stato quel “crack” solo quando vide la testa di Gobbledee venire calciata via come fosse stata un pallone.
 
«Come non detto, ora ricordo. Grazie per l’aiuto! Haw- haw- haw fottut-haw!» rise lo czarniano.
 
Non era possibile.
Non poteva essere.
Ginger lo aveva visto morire davanti ai propri occhi, Gobbledee lo aveva ridotto in cenere, il Kaioshin era morto come da piano! Come poteva essere ancora vivo?! Perché?! Era impossibile che fosse successo, era contro ogni legge della natura!
Quelli erano i soli pensieri di Ginger, che persa ogni euforia si era chinata in avanti come un fiore appassito, guardando davanti a sé con la bocca semiaperta e lo sguardo vuoto come quello di un cadavere. Era totalmente e palesemente sconvolta, sia nel rendersi conto che Lobo era ancora vivo, sia nel capire che tutto quel che aveva fatto, tutte le regole che aveva infranto, non era stata nient’altro che una sequela di azioni inutili.
 
«Ehi, pupa».
 
L’angelo si voltò lentamente a guardare Lobo, senza proferire verbo.
 
«Come tentativo non era male, se non fossi stato immortale avrebbe anche potuto essere una bella rottura. La prossima volta che hai voglia di infrangere un paio di regole, informati meglio» le disse, mentre accendeva un sigaro «E magari quando pianifichi qualcosa cerca di non farlo vedere così bene. Allora… troviamo una stanza?»
 
Quella frase riuscì a “risvegliare” Ginger dallo stato in cui era precipitata, e dopo un colpo di bastone contro il terreno partì, volando veloce come non aveva mai fatto, in direzione di… di cosa? Non lo sapeva nemmeno lei, a livello cosciente non sapeva nemmeno perché fosse fuggita, pur essendo più forte di quella specie di mostro.
Quando dopo un lasso indefinito di tempo si fermò e si guardò attorno, scoprì di essere nell’Aldilà. Ebbe un attimo di sbigottimento, ma si rese rapidamente conto che c’era un senso, se era finita lì: c’era eccome.
Ancora sporca del sangue di Gobbledee, sconvolta e in disordine, volò fino al palazzo dov’era ubicato l’ufficio del Supervisore Derek Dodd, ossia colui che era responsabile dell’intero Aldilà: Paradiso, Purgatorio e Inferno sottostavano tutti quanti alle sue direttive, quindi se c’era qualcuno in grado di dirle cosa accidenti era successo era senz’altro lui.
 
Dimentica di ogni forma di buona educazione, l’angelo sfondò la parete dell’ufficio senza tanti complimenti. «PERCHÉ QUEL MOSTRO È ANCORA VIVO?!» fu la prima cosa che urlò, con un tono tanto stridulo da far male ai timpani «Che cosa state combinando?! EH?!»
 
Seguì qualche istante di silenzio, durante il quale Ginger si rese conto che qualcosa non tornava: quello che aveva davanti era un ometto calvo e occhialuto che non somigliava affatto a Derek Dodd, e anche la targa sulla scrivania recitava testualmente “Supervisore Konrad Kofk”.
Dov’era Derek Dodd?!
 
«Madame, solitamente si usa bussare» disse il Supervisore Kofk.
 
«S-senta, non ho tempo per… oh insomma! Cos’è successo al Supervisore Dodd?! E perché Lobo, il Dio della Distruzione, non è rimasto morto come avrebbe dovuto?! Cosa sta succedendo?!» si avvicinò alla scrivania, e vi sbatté un pugno sopra «Pretendo di saperlo immediatamente!»
 
Il Supervisore si tolse gli occhiali e, dopo averli guardati controluce, iniziò a pulirli. «Beh, madame, è normale che Lobo non sia “rimasto morto”. Il suo file è stato classificato come “Intoccabile”, in base alla clausola 27-c paragrafo 7: I-XIV della Nota sull’Immortalità datata 12 a.C., questo ben prima che diventasse il nuovo Dio della Distruzione» disse «Non ne era a conoscenza?»
 
«Quindi mi state dicendo che quel coso è anche immortale?!» si disperò Ginger «Ma il suo Kaioshin è morto, anche lui deve morire! È una regola divina che si applica a livello multiversale!»
 
«E noi ci aggrappiamo comunque alla clausola 27-c paragrafo 7: I-XIV della Nota sull’Immortalità» ribatté il Supervisore «Lobo non può essere prelevato. È stato bandito da qui quando è morto la prima volta tempo fa. Secondo lei, di chi è la colpa se io sono qui e l’ex Supervisore Dodd è ancora in terapia?» fece spallucce e allargò le braccia «Di Lobo, naturalmente. Ora, se ne ha voglia può anche provare a minacciarmi, o pestarmi direttamente, ma resto fermo sulla mia posizione: Lobo ve lo tenete vooooooi!» esclamò, indicando Ginger «Io e chiunque altro qui preferiremmo essere distrutti da lei o da Re Zeno in persona, piuttosto che far tornare qui quella piaga. Ci siamo capiti?»
 
Ginger lasciò cadere le braccia lungo i fianchi, capendo che non c’era nulla da fare. La sua era una situazione senza via d’uscita, avrebbe dovuto sopportare quello czarniano in eterno e anche di più, e consapevole di non poter fare proprio nulla di concreto contro di lui -aveva già capito che anche prenderlo a botte non serviva- crollò in ginocchio e iniziò a piangere a dirotto.
 
«Mi raccomando, rimetta a posto la parete prima di andarsene» fu il solo commento del Supervisore, il quale tornò al proprio lavoro come se nulla fosse.
 
Ginger in ogni caso non lo sentì, era troppo impegnata a disperarsi, e continuò a farlo per un quarto d’ora pieno, durante il quale prese anche a pugni il pavimento, strappò via dai capelli il legaccio dorato che li raccoglieva in una coda, e mancò poco che iniziasse a strapparsi anche i capelli.
Quando riuscì a rialzarsi in piedi lo fece barcollando, mentre dalle sue labbra cominciava a fuoriuscire una risata isterica sempre più forte.
Sembrava star diventando pazza davvero, dopotutto.
 
«Gli schizzati li abbiamo tutti qui» borbottò il Supervisore, dopo un sospiro.
 
Sebbene non c’entrasse nulla con quel che aveva detto Konrad Kofk, fu in quel momento che a Ginger, come in un flash, tornò alla mente il volto del fratello che amava di più. Era più vecchio di lei e più esperto, ma non abbastanza da farglielo pesare -non l’avrebbe fatto in alcun caso- e soprattutto era uno tra quelli più disposti a chiudere un occhio nel venire a sapere che era stata infranta qualche regoletta di poco conto, e a dare consigli sia quando erano richiesti che…quando lo erano un po’meno.
 
«Arrivo, Whis…» disse a mezza voce, rivolta a nessuno in particolare. Al momento non aveva idea di quanto ci avrebbe messo per arrivare da lui, ma non le importava neppure.
 
Quando volò via sfondando il soffitto, fu tanto veloce da non poter essere raggiunta nemmeno dagli improperi del Supervisore Konrad Kofk.
 
 
 
 
***
 
 
 
 
L’aura non poteva mentire, ma Whis stentava ancora a credere che quella donna fosse proprio sua sorella Ginger.
Ginger, sempre così tranquilla e imperturbabile, sempre così pulita e curata…
 
«Ed è immortale, Whis! Immort- AH- AH- AH- AH- AH- AH- leeee!»
 
Era completamente ricoperta di sangue altrui, i capelli sciolti, annodati e arruffati, e soprattutto aveva la faccia di chi è sull’orlo della follia… o forse quella di chi ormai aveva lasciato l’orlo per cadere nel baratro.
Era difficilissimo far preoccupare per davvero Whis, che nonostante la gentilezza mostrata era maestro assoluto di Arti Supreme quali menefreghismo e “gnorri”, ma vedere un angelo ridotto in uno stato simile era profondamente allarmante perfino per lui.
Cos’era capitato, per farla arrivare a quel punto?! Tutto quel che Ginger aveva detto fino a quel momento, ripetendolo in continuazione come un disco rotto, era stato “è immortale, è immortale”.
 
«Tua sorella sta alla grande, vedo» commentò Lord Beerus, anch’egli piuttosto inquieto nonostante la frase ironica.
 
«La situazione è seria, Lord Beerus» ribatté Whis «Non c’è molto che possa ridurre un angelo in questo stato, ormai dovrebbe saperlo… Ginger, cerca di cal-»
 
«Tutto quel che ho fatto non è servito a nulla, a nulla, A NULLA!» urlò Ginger, mettendosi le mani tra i capelli «Ho fatto avvelenare il Kaioshin del mio universo e per cosa?! PER NULL- AH- AH- AAAAH! LORD LOBO È IMMORTALE! »
 
L’espressione di Whis a quel punto divenne del tutto sconvolta, come quella di Lord Beerus: un angelo che faceva avvelenare un Kaioshin per uccidere il proprio Dio della Distruzione non si era mai sentito, era qualcosa di assolutamente proibito.
Un angelo non poteva uccidere le divinità che avrebbe dovuto supervisionare, per quanto potessero essere persone orribili od orribilmente antipatiche; se ne avessero avuto la possibilità, di certo vari di loro ne avrebbero approfittato subito.
 
«Non pensavo che voi angeli poteste…» borbottò Beerus, guardandolo con aria leggermente diffidente.
 
«Difatti non possiamo, né io lo farei in ogni caso» rispose prontamente Whis, senza mentire. Beerus non aveva il carattere più facile del mondo, e forse lavorava troppo poco, ma non si poteva neppure dire che rompesse troppo le scatole: preferiva di gran lunga mangiare e dormire, cosa che lo rendeva facilmente gestibile… e soprattutto obbediva, le poche volte in cui gli diceva di fare o non fare qualcosa.
 
«Hm» fu la replica di Lord Beerus alla questione «Sia come sia, direi che sarebbe il caso di darle una botta in testa per calmarla. A me ne hai date per molto meno!»
 
«Lord Beerus, per favore!» Whis gli diede un’occhiata di rimprovero, poi si avvicinò alla sorella, e le mise le mani sulle spalle. «Ginger, guardami» la invitò, gentilmente ma con fermezza «Guardami… ecco, brava. Adesso ci sediamo, ti preparo una bevanda calda, e mi spieghi per bene cosa accidenti sta succedendo».
 
«Non voglio una bevanda calda» disse lei, con voce  leggermente arrocchita.
 
«Quando una persona è sconvolta le si offre una bevanda calda» dichiarò Whis, col tono di chi aveva appena enunciato un dogma.
 
«A me le botte, a lei la bevanda calda» sbuffò Beerus «Dov’è la giustizia in questo? Usi due pesi e due misure, questa è cattiveria!»
 
«Lord Beerus, la prego, non è il momento!» sbottò Whis, alquanto seccato «Ecco, sorella, accomodati».
 
Ci volle una buona mezz’ora prima che Ginger riuscisse a calmarsi abbastanza da poter raccontare a Whis cosa stava succedendo e quello che aveva combinato, incluse le regole che aveva infranto. Ogni volta che si accennava a quella parte del discorso, la voce dell’angelo diventava stridula al punto che Lord Beerus si chiudeva le orecchie, con una smorfia infastidita.
 
«I-io… sì, lo ho fatto davvero Whis, l’ho fatto» mormorò «Non puoi capire… io dovevo! Quel mostro non poteva essere lasciato in giro! Ma perfino nell’aldilà non ce lo vogliono, preferiscono essere distrutti da Re Zeno in persona che averlo lì di nuovo, ti rendi conto?! Ti rendi conto?!»
 
«Se ho ben capito quel che mi hai detto, questo Dio della Distruzione aveva di suo capacità che lo portavano al punto di essere molto vicino a una divinità vera e propria, pur senza esserlo ufficialmente» riassunse Whis «Giusto?»
 
«Sì!»
 
«E il divario tra la sua forza e la tua non è eccessivo».
 
«Esatto!»
 
«È ben più folle del dovuto…»
 
«Sì, , non hai idea di quanto!»
 
«… ed è immortale».
 
Ginger annuì, non trovando la forza di rispondere in altro modo.
 
«Una cosa del genere non può essere lasciata in giro» dichiarò Beerus, cupo come poche volte Whis lo aveva visto e altrettanto agitato «Un Dio della Distruzione così potente, immortale e non legato al suo Kaioshin potrebbe diventare una seria minaccia per tutti gli Universi!»
 
«Devo concordare con lei, Lord Beerus» annuì Whis «Sebbene questo Lord Lobo sia un individuo assolutamente unico nel suo genere».
 
«Ci credo che è l’unico, gli altri czarniani li ha sterminati tutti lui… e si è fatto impiantare nel cervello una radio che trasmette una canzone che glielo ricorda ogni giorno: “ho ammazzato la mia genteee, non è stato un incidenteeee!”…» canticchiò Ginger a mezza voce.
 
Non si avvide dell’occhiata che le lanciarono gli altri due, e se anche l’avesse fatto probabilmente non le sarebbe importato affatto, non in quelle condizioni.
 
«Lord Beerus, può lasciarmi solo con mia sorella per qualche minuto?»
 
Una richiesta che in realtà era palesemente un ordine, me Beerus tentennò. «Non è che vuoi progettare con lei il mio assassinio?»
 
«Poco fa le ho detto di no, ma chissà che non finisca a cambiare idea» replicò Whis.
 
«EHI! Certe cose non si dicono nemmeno per scherzo!» protestò Beerus «Vedi di fare in fretta, poi devi prepararmi il pranzo, ho fame!»
 
Detto questo se ne andò lasciando soli i due fratelli, come richiesto.
 
«Un Universo con un simile squilibrio non può né deve esistere» affermò Whis poco dopo, con una calma glaciale «Ginger… a quanto ammonta il mortal level dell’Universo Tredici?»
 
La donna gli restituì un’occhiata vuota in risposta, ma dopo qualche istante l’informazione tornò a fare capolino nel suo cervello. «0.99, perché Lord Lobo distrugge troppo più del necessario. Il Kaioshin glielo aveva fatto notare, ma lo ha sfrakatzat- ehm, pestato quasi a morte, in quell’occasione. Quasi».
 
Whis sollevò un sopracciglio. «Sempre peggio» commentò.
 
«Aspetta: che intendi dire con “un Universo con un simile squilibrio non può né deve esistere”?» gli chiese Ginger, un po’allarmata.
 
Whis assunse un’espressione un po’condiscendente. «Dovresti capire che certe cose non sono accettabili… e sapere quali sono le conseguenze».
 
Ginger si alzò in piedi di scatto. «Non intenderai dire?... q- quello è… quello è l’Universo di mia competenza! L’Universo Tredici non può essere distrutto per colpa di una persona soltanto!» esclamò.
 
«Il suo mortal level è sempre stato basso, anche l’ultima volta si è salvato per un soffio» le ricordò Whis «Oserei quasi dire che sia sopravvissuto anche più del dovuto. Dovresti parlare al Gran Sacerdote di ciò che sta succedendo: meglio che glielo dica tu, prima che si accorga da sé che c’è qualcosa che non va».
 
«M-ma Whis-»
 
«Così facendo potrai anche decidere cosa dire e cosa omettere» la interruppe lui «Mi segui?»
 
Sì, purtroppo Ginger aveva capito fin troppo bene cosa intendeva. Il Gran Sacerdote sarebbe venuto a sapere di ciò che era accaduto, in un modo o nell’altro, e agendo da solo avrebbe scoperto anche delle regole da lei infrante; meglio che fosse lei a parlare, anche se non l’idea non le piaceva, così da evitare che facesse ulteriori indagini. Non osava immaginare quali sarebbero potute essere le conseguenze per lei se avesse scoperto quel che aveva fatto, ma probabilmente sarebbero state peggiori della disattivazione alla quale sarebbe andata incontro per forza di cose: quest’ultima perlomeno era sempre reversibile. «Sì».
 
«Bene. Mi rendo conto che è uno sporco lavoro, ma in questo caso è inevitabile. Ora andrai a rinfrescarti e darti una ripulita, ti calmerai, tornerai nel tuo Universo, e infine… farai quel che devi fare, Ginger».
 
Lei annuì, pur avendo ripreso a piangere silenziosamente, e dopo una minuscola esitazione accettò la bevanda calda che il fratello le offrì. «Whis…»
 
«Dimmi».
 
«Ho paura» confessò Ginger, con un filo di voce «L’Universo Tredici scomparirà, e io non voglio disattivarmi, non in perpetuo! Sarebbe come morire e… e noi non siamo fatti per morire, Whis!»
 
«Infatti non morirai. Niente è per sempre, sorella!» disse Whis, stringendosi nelle spalle «Può essere che il Re di Tutto un giorno inizi a pensare che ci sono pochi Universi, e che dunque ne vengano creati di nuovi per divertirlo. Al momento vige il trend opposto, lo so, ma le opinioni di Re Zeno sono assai mutevoli… e, per fortuna, quando siamo disattivati non ci accorgiamo di quanto tempo passa».
 
«Per te è facile parlare, non sei tu di noi due quello che verrà disattivato per chissà quanto e che “forse” un giorno verrà riattivato» borbottò la donna.
 
«Questa è ingratitudine» la rimproverò Whis «Non sei gentile con qualcuno che ti ha dato un buon consiglio».
 
«A volte è difficile esserlo con qualcuno che mostra gentilezza ma in realtà ha la stessa empatia di un sasso» ribatté lei.
 
Whis sollevò un sopracciglio. «Sei proprio sconvolta, non c’è che dire».
 
Forse suo fratello aveva ragione a definirla sconvolta -fino a poco prima l’avrebbe avuta sicuramente- ma, a dirla tutta, in quel preciso momento Ginger si sentiva come se qualcuno le avesse dato una sberla e l’avesse ridestata da uno stato di trance ovattata nel quale si era cullata da sempre. Molto ironico che fosse accaduto poco prima del momento in cui si sarebbe addormentata per chissà quanto tempo.
Aveva passato una vita a soffocare sul nascere sentimenti di empatia che sarebbero stati soltanto inutili o d’intralcio, aveva a sua volta mostrato l’ “empatia di un sasso” quando cinque dei suoi fratelli maggiori avevano subito il destino che stava per subire lei, e solo in quel momento iniziava a pensare che tutto ciò fosse in qualche modo sbagliato.
Peccato che fare qualsiasi cosa diversa dal tenere per sé quei pensieri sarebbe stato inutile e/o dannoso.
 
«Sì, hai ragione, sono sicuramente sconvolta» concluse dunque, riappioppando a Whis la bevanda calda senza nemmeno finirla «Grazie per i consigli, che seguirò alla lettera, e addio, fratello».
 
«Non è un addio, e comunque non puoi andare, non ti sei pulit-»
 
«Fatto» lo interruppe Ginger, ripulendosi grazie alla magia del bastone.
 
 «… e non hai finito la tua bevanda calda!»
 
«In nome di tutti i culi celesti, andate a quel paese TU e la tua strafottuta bevanda calda del katz!» gridò Ginger, lasciando Whis completamente allibito, appena prima di battere a terra il bastone e partire alla volta dell’ Universo Tredici, sfondando il soffitto.
La “Lobite” era per davvero una malattia contagiosa!
 
«In queste condizioni, una lunga disattivazione non può farle che bene» commentò Whis, battendo velocemente le palpebre per lo stupore che perdurava ancora.
 
«Ehi Whis, noto che tua sorella è andata» domandò Beerus, rientrando nella stanza «In tutti i sensi» aggiunse, vedendo il buco sul soffitto.
 
«Temo di doverle dare ragione».
 
 
 
 
***
 
 
 
 
«Sant’Eccidio!...»
 
«Sì, come lei se credesse davvero nei santi! Mi faccia il piacere».
 
Ginger non sapeva se quella fosse stata la sua definitiva caduta nel baratro della pazzia dovuta all’esasperazione, o semplicemente un’altra conseguenza del suo “risveglio”, ma di fatto non si era mai sentita così così piena di energia nel corso della sua intera esistenza.
Era come vedere tutto quanto attraverso lenti tinte di molteplici colori, le quali facevano sembrare tutto strano, tutto nuovo, e tutto più… “più”. Semplicemente “più”, non avrebbe saputo completare la definizione in altro modo, e forse non era neppure necessario.
 
«Su quel fronte mi sembrava di avere già dato, ma se vuoi ripetere l’esperienza non mi faccio problemi!» esclamò lo czarniano, con una risata roca, accendendo un sigaro.
 
Per un brevissimo istante, nel sentire quelle parole, Ginger provò una lieve punta di imbarazzo, mentre quel che restava della sua coscienza le urlava che era andata completamente fuori di testa, e che fare sesso -più volte di seguito- con il suo Dio della Distruzione era stata la cosa peggiore e più oscena in quella giornata completamente folle… ma le passò subito.
 
«Dopo sole due ore non c’è mio orifizio che non la conosca intimamente, Lord Lobo, direi che possa bastare» ribatté lei, languidamente appoggiata sui pettorali dello czarniano «Piuttosto, mi dia quel sigaro senza fare tante storie».
 
«Sei già tornata normale? Peccato, la nuova Ginger mi piaceva di p-»
 
«Voglio fumarlo».
 
Lobo sollevò leggermente le sopracciglia, presumibilmente sorpreso, ma passò tranquillamente il sigaro al suo angelo. «Non so cosa ti prende e non voglio saperlo, perché non me ne frega nulla, ma qualunque cosa sia mi sta benissimo! Se mi avessi dato retta da prima, ci saremmo potuti divertire molto di più!»
 
«Meglio tardi che- coff- mai!» tossì Ginger, tentando di aspirare il fumo «Se non lo avessi fatto ora, non ne avrei avuto più tempo né modo».
 
«Che vai blaterando, donna? Io rimarrò Dio della Distruzione ancora per un po’, per cui abbiamo tutto il tempo che ci pare» disse Lobo, appena prima che Ginger gli rimettesse il sigaro tra le labbra e si alzasse dal letto.
 
«No, invece» lo contraddisse lei, calpestando quel poco che rimaneva dei propri vestiti strappati e gettati a terra in precedenza. «Il mortal level di questo Universo è infimo, il suo Kaioshin è morto, e lei è un Dio della Distruzione immortale in ogni senso. Le notizie sulla decisione di Re Zeno arriveranno a minuti, ma la cancellazione di questo Universo è praticamente certa e, anche se io mi salverò, verrò disattivata quando lei scomparirà. ‘Fanculo!» aggiunse, seccata e ancora “Lobizzata” «Per l’appunto, o adesso o mai più».
 
«Cancellazione un fico secco!» esclamò Lobo, alzandosi a sua volta dal letto «Portami dal moccioso colorato con la testa a limone» alias Zeno «Voglio proprio vedere cosa cancellerà, una volta che l’avrò sfrakatzato!»
 
«Lei non può “sfrakatzare” Re Zeno, se lo tolga dalla testa. Pretendere di uccidere qualcuno in grado di far scomparire un Universo in un battito di ciglia è troppo perfino per lei» lo disilluse Ginger, facendo comparire il bastone per poi rivestirsi con la magia. Pensò anche di rifare la sua classica treccia, ma cambiò idea: non era più la Ginger “da treccia”, ormai.
 
«Nessuno strafottuto pischello prova a cancellare l’Uomo e poi riesce a sopravvivere!»
 
«Invece le cose andranno proprio così, piaccia o non piaccia. Voglio dirle una cosa, Lord Lobo: io l’ho odiata profondamente per tutto il suo essere, beh, quello che è, e dovrebbe saperlo. Tuttavia sento di doverla ringraziare, perché mi ha esasperata e portata alla follia al punto da darmi la sveglia e farmi capire quanto tutto questo faccia profondamente schifo» disse Ginger «Questa realtà in cui tutto sembra cambiare nel corso dei millenni, ma che in realtà è sempre la stessa manfrina, questo fare da guida a un Dio della Distruzione dopo l’altro fino a quando un Re di Tutto che non sa neppure contare fino a dieci* decide che ci sono troppi Universi in giro, e puff, ne fa sparire un po’, lasciando noi angeli inattivi per chissà quanto… se non altro la cancellazione avverrà per un motivo valido, stavolta. Lei è un buzzurro odioso e misogino, ma è il solo che sia mai riuscito a dare una “scossa” a tutto questo, e anche a me, in tutti i sensi. Per quel che può valere, non la dimenticherò mai».
 
«Ascolta, donn-»
 
Il bastone di Ginger si illuminò, lei e Lobo ebbero solo il tempo di scambiarsi un’occhiata, e la mano che lo czarniano aveva teso nel tentativo di agguantarla riuscì soltanto a sfiorarla leggermente un’ultima volta.
Era stata portata nel palazzo di Re Zeno, presumibilmente da un portale attivato dal Gran Sacerdote.
 
«Ho ritenuto opportuno un trasferimento rapido. Non c’era ragione di prolungare ulteriormente la tua permanenza in quell’Universo, neppure di pochi minuti» disse una cortese voce maschile.
 
Ginger si voltò. «Sono dello stesso avviso, padre».
 
«Denunciando i fatti hai agito nel modo corretto» sorrise il Gran Sacerdote, restando a distanza.
 
«Ne sono consapevole. Presumo che l’Universo di mia competenza verrà cancellato a breve?» chiese Ginger, in tono freddo e formale.
 
Suo padre annuì. «Puoi recarti nella tua stanza, la cancellazione dell’Universo Tredici avverrà appena ti sarai stesa sul letto, e ad essa seguirà la tua disattivazione».
 
«La procedura di disattivazione mi sembra simile a quella consueta. Vale anche per i classici dieci secondi?»
 
 «Certamente: una volta stesa sul letto, passeranno dieci secondi prima che tu venga ibernata» confermò il Gran Sacerdote «Hai eseguito bene i tuoi compiti. Raggiungi la tua stanza».
 
Ginger fece un breve inchino e girò sui tacchi, mentre un germoglio di soddisfazione nasceva dentro di lei; non perché il Gran Sacerdote si fosse complimentato per il suo lavoro, ma per il compiacimento che provocava riuscire a nascondere uno o più segreti tanto gravi al proprio genitore E superiore.
 
Raggiunse rapidamente la propria camera, e si gettò scompostamente sul letto.
 
L'Universo Tredici a quel punto doveva essere scomparso, e  mancavano dieci secondi alla disattivazione.
 
Suo malgrado, ad attraversarle la mente erano le sensazioni che aveva provato in quelle due ore trascorse con Lobo, la bestia incivile che tanto detestava, e che ormai non esisteva più.
 
Nove secondi.
 
Le sembrava di sentire ancora le grandi mani del Dio della Distruzione sul suo corpo. Ebbe un brivido, ma non di disgusto.
 
Otto.
 
Anche i baci di quello czarniano non erano stati meno “ferali” del resto. Per sua fortuna le sue labbra si erano sgonfiate in fretta, e Lobo si era portato anche quel segreto nella tomba.
Anzi, ormai non c’era più neppure la tomba.
 
Sette.
 
Ricordò i molteplici modi in cui l’aveva posseduta. Lui era un vero mostro, e non era stato dolce con lei, eppure non riusciva a pensare a qualcosa che non le fosse piaciuto. Era stato tutto così selvaggio, così passionale, così lontano da quel che era abituata a provare.
 
Sei.
 
Si era sentita così viva!...
 
Cinque.
 
Era stata bene, anche se lo aveva odiato… o forse proprio per quello.
 
Quattro.
 
Nessuno l’avrebbe mai saputo, ma lei non l’avrebbe mai dimenticato.
 
Tre.
 
Rise, e provò perfino pena per i suoi fratelli, i quali probabilmente non avrebbero mai provato nulla di tutto ciò.
 
Due.
 
Non erano pensieri degni di un angelo, e forse avrebbe dovuto vergognarsi di se stessa… ma ormai tutto provava, tranne vergogna.
 
Uno.
 
Chiuse gli occhi. Era finita.
 
Zero.
 
Riaprì gli occhi. Forse aveva contato male.

«Z-zero?...» balbettò.

O forse non era affatto finita.

 




* Ebbene no, Zeno non è in grado di contare fino a dieci. Chi ha visto l'ultimo episodio di Super in streaming, lo sa :'D


Ri- ciao a tutti quanti!
Alors, prima di inseguirmi con torce e forconi urlando all'overpower esagerato, vi invito a dare un'occhiata qui,  nella pagina wiki che riguarda Lobo. Vi accorgerete che, per quanto riguarda i suoi poteri e le sue abilità, non ho inventato proprio nulla! :'D

D:  Ma quindi Lobo è davvero così?
R: Sì!
D: E anche quella cosa dell'essere stato bandito dall'oltretomba?...
R: Assolutamente vera, e il supervisore si chiamava davvero Derek Dodd. Konrad invece l'ho inventato io.
D: Ha seriamente ammazzato la sua gente con un agente patogeno da lui inventato?
R: Aye.
D: Ma quindi Lobo ha anche un un Q.I. da genio?
R: Incredibile, ma assolutamente vero. Lo usa soprattutto se si tratta di ammazzare la gente! Lobo è un violentissimo e volgare scandalizzatore di femministe (?) che di solito riesce a portarsi a letto tutte le donne del circondario... ma ha anche dei difetti! :'D

Vi lascio una mia fanart di Lobo e Ginger fatta piuttosto alla svelta

Lobo e Ginger

Alla prossima,

_Dracarys_


   
 
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