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Autore: Vanex23    05/09/2017    0 recensioni
[...]
Una ragazza dai capelli biondi stava seduta fuori da un locale alle 22:00 di sabato sera, intenta a finire delicatamente la sua ultima sigaretta, cercando di non pensare a ciò che si stava perdendo all'intero del posto. I suoi occhi color cioccolato si erano quasi incantati a fissare il nulla, all'estremità della strada, da cui passavano auto su auto e aveva ormai perso il conto di quante ne aveva viste in quelle serata.
Si stava annoiando e stava aspettando e ciò la portava alla seccatura più totale perché odiava aspettare, soprattutto chi era in ritardo.
Si stava interrogando se le scelte che aveva fatto fin quella sera potevano essere giuste oppure no, ma d'un tratto si scordò pure perché stava pensando, quando incrociò il suo sguardo con uno sguardo azzurro, che la scrutavano come sempre e, uno sguardo così non te lo puoi dimenticare. Non te lo puoi dimenticare soprattutto se ci sei cresciuta insieme, se ci hai sperato almeno una volta nel vederlo addosso a te. Non te lo puoi dimenticare se ci hai passato tutte le notti più brutte della tua vita con quello sguardo che ti rassicurava [...]
Genere: Generale, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 Trentaquattresimo capitolo
 

NB: ( https://www.youtube.com/watch?v=pS-gbqbVd8c ) La lettura del capitolo è consigliata con questa canzone di sottofondo.






UN ANNO PRIMA




"C'è la polizia, scappiamo!" Urlò un ragazzo entrando da una porta sul retro.
Nel giro di pochi minuti la casa fu subito abbandonata e non rimase quasi nessuno, se non il proprietario che faceva sloggiare chi ancora era rimasto seduto sui divani.
Due ragazzi in particolar modo, sentendo quelle urla, riuscirono a scappare per primi, ma storditi per il troppo alcool e non capendo bene dove poter andare per nascondersi, decisero di optare per un capannone abbandonato.
"Qui non dovrebbe vederci nessuno." Disse uno dei due all'altro, mentre piano si appoggiava alla parete fredda e bianca del capannone. Rimasero seduti lì forse per qualche minuto buono oppure per qualche secondo, tempo che le acque si fossero calmate e dopodiché decisero di venire allo scoperto per poter ritornare ognuno a casa propria.
"Questa la devo proprio raccontare a.." Iniziò a dire uno di loro, ma furono bloccati entrambi da un uomo che si piazzò davanti a loro con le braccia conserte e un'espressione abbastanza contrariata.
"Voi chi siete?" Chiese subito quest'ultimo.
"Ecco, noi.." Cominciò il primo, ma l'altro lo scosse leggermente per una spalla e fece di no con la testa. Rimasero dunque in silenzio per qualche minuto, fin quando l'uomo non sorrise amaramente e furono circondati da altri cinque uomini.
"Va bene, non ditemelo." Si arrese l'uomo alzando le mani in aria.
"Pensavamo fosse abbandonato." Rispose sempre lo stesso, mentre l'altro continuava a fare cenni con la testa per farlo rimanere zitto.
"Qui niente è come sembra, vero Joey?" Chiese l'uomo, riferendosi al ragazzo dietro di sé, che continuava a fumare una sigaretta senza interessarsi minimamente a quello che stava succedendo.
"Mio padre non ti paga per parlare." Disse semplicemente il ragazzo, avvicinandosi ai due.
"Questo moccioso è insopportabile." Bisbigliò l'uomo, mentre si avvicinava ai due per allontarnarli di peso dal capannone.
"Allora, me lo dite chi siete?" Chiese stavolta Joey.
In quel momento i due ragazzi si guardarono un po' stravolti, ma subito dopo uno dei due iniziò a parlare. - "Io ti conosco." - Disse pensieroso.
"Già, peccato che qui dobbiamo scoprire chi siete voi, non io. Dunque?" Chiese il ragazzo, uscendo una pistola dai suoi pantaloni e puntandola al volto del ragazzo che stava già parlando anche con l'uomo di prima. In quel momento nessuno sapeva esattamente cosa fare, Joey aveva presa alla sprovvista anche gli uomini che stavano con lui e nessuno proferiva parola, poiché sapeva esattamente che sarebbe finita per tutti.
Allora il ragazzo, capendo quanto in realtà fossero in pericolo, cominciò subito a parlare e disse tutto quello che in quel momento gli passava per la testa, rendendosi conto anche di quanto fosse realmente ubriaco in quel momento. Solo quando finì di parlare e solo dopo un interminabile minuto di silenzio da quello che aveva detto lui a quello che aveva recepito Joey, tirò un lungo sospiro di silenzio, per il sorriso compiaciuto di quest'ultimo.
"Ora li possiamo lasciare andare, no?" Chiese innocente l'uomo.
"No. Lui, uccidiamolo. Il suo amico resterà qui a guardare per imparare la lezione, ovvero che non dovrà dire niente a nessuno e che deve farsi i fatti suoi, vero?" Chiese retorico Joey.
"Cosa?! No! Non potete ucciderlo." Esclamò l'altro che aveva parlato solo in quel momento.
"Quindi non sei muto, tu?" Chiese ridendo Joey.
"Non uccidetelo." Chiese supplichevole il ragazzo.
"Stai zitto, mettiti qui e guarda." Lo spinse via Joey, dandolo ad altri due uomini, mentre prendeva l'altro ragazzo e lo faceva inginocchiare di fronte l'amico e puntandogli una pistola contro.
"Non farlo!" Urlò l'altro che si girò per non vedere quello che stava accadendo.
"Guarda!" Urlò Joey di rimando mentre toglieva la sicura alla pistola.
"No!" Urlò l'amico.
"Possiamo sempre fare in un altro modo." Disse l'uomo.
"Fallo guardare! Tienigli la testa ferma e fallo guardare, deve vedere il sangue del suo amico e ricordarsi che è per colpa sua se il suo amico è morto, mentre lui è vivo e sta qui a guardarlo." Soiegò Joey divertito.
"Vi prego, fermatelo." Disse il ragazzo quasi con gli occhi lucidi, il volto sconvolto e la voce rotta.
"Non dipende da noi." Disse semplicemente l'uomo che gli teneva il volto dritto per guardare la scena.
"Ti voglio bene." Sussurrò l'altro ragazzo vedendo il suo amico sconvolto e si rese conto in quel momento di star piagendo anche lui e che per la prima volta non aveva protestato in vita sua per un qualcosa che non gli toccava fare.
"Anch'io, ma non può finire così!" Disse semplicemente il ragazzo, cercando di strattonarsi daggli altri due uomini che lo tenevano.
"Fatelo guardare." Disse semplicemente Joey, mentre i due uomini tenevano l'uno fermo e l'altro la mascella serrata per far guardare il ragazzo mentre il suo amico veniva ucciso.
"No!" Urlò così forte da coprire quasi il rumore dello sparo. Un solo proiettile. Dritto in testa. Il suo amico era a terra, mentre da foro del proiettile usciva tutto quel sangue, il sangue di cui parlava Joey.
Il ragazzo scoppiò immediatamente a piangere e solo a quel punto fu così forte da colpire con un forte pugno uno dei due uomini per divincolarsi e scappare dal suo amico. In quel momento Joey disse all'altro di lasciarlo stare e andarono tutti via, lasciandolo solo. Prima però disse semplicemente una frase rivolta al ragazzo, che udì perfettamente - "Non dirai mai a nessuno di questa storia, o chiunque ti sarà vicino farà la sua stessa fine e l'unico responsabile alla fine sarai solo e soltato tu." -
Il ragazzo rimase per tutta la notte lì, a piangere, accanto al corpo ormai freddo e morto, del suo amico e in quel momento maturò consapevolmente la scelta che sarebbe arrivato prima o poi il giorno della sua vendetta, ma in quel momento l'unico sentimento che provava era rabbia.







***




Erano ormai passati cinque giorni da quando l'istituto si era riempito di nuove facce e da quando era diventato quasi impossibile poter muovere più di due cm senza incappare o sbattere contro qualcun altro. Si respirava comunque un'aria più tranquilla e rilassata, soprattutto perché il mese delle gite per gli studenti si stava avvicinando e soprattutto quelli dell'ultimo anno avrebbe concluso tra quasi tre mesi, in bellezza.
Il cortile in questi ultimi giorni era sempre pieno e anche la mattina presto non si sentiva più quella pesantezza col sole che illuminava il giardino e gli spalti su cui si sedevano alcuni ragazzi prima di entrare per svolgere le lezioni.
Ogni mattina, da circa una settimana, un gruppo di ragazzi arrivava sempre con due auto ben riconoscibili ormai e chiunque aveva imparato nel giro di pochi giorni di chi ormai si trattava, sempre solito posto e solito orario.
Ma quella mattina, qualcosa diceva che non ci sarebbe stato il solito posto e il solito orario. Infatti ormai mancava ben poco finché non suonasse la prima campana per le lezioni e il cortile senza il gruppetto ben definito sembrava ancora un po' spoglio e privo di senso. Ultimamente alcune ragazze erano appositamente sedute sugli scalini dell'entrata solo per vedere l'ingresso dei soggetti in questione e attuare nuovi pettegolezzi per passarsi allegramente tutta la giornata scolastica.
Tutto d'un tratto però, delle ruote sgommarono sul terreno e un auto arrivò e parcheggiò esattamente nel solito posto in cui parcheggiava sempre da cinque giorni a questa parte. Dall'auto scesero esattamente con lo stesso ordine William, i suoi due amici ovvero Elias e Joseph, la sua ragazza Noora e per finire, ultimo ma non per importanza ma per i posti selezionati, Chris. In quel momento tutti, ma proprio tutti, si girarono a guardare la scena come una sorta di loop, ogni mattina. Ma c'era qualcosa di diverso, quel giorno e non era l'ordine con cui erano scesi dall'auto e nemmeno l'essere arrivati in ritardo.
Keira, Steffy e Allison erano rimaste all'entrata del cancello, per aspettare che tutte le ragazze passassero e si togliessero dall'entrata e poter entrare anche loro indistubate, ma quando tutti notarono cosa c'era di diverso quel giorno, la folla davanti la porta fu sempre più vasta e non si trattava solo di ragazze ma anche di ragazzi.
Ciò che risaltava agli occhi era di notevole importanza poiché prima di allora mai si era visto per quanto riguardava i nuovi arrivati. L'occhio di Chris.
Il ragazzo indossava una felpa col cappuccio e il ciuffo della parte desta gli ricadeva sbadatamente sull'angolo dell'occhio destro, quello che però non aveva attirato l'attenzione di tutti. In realtà, l'occhio in questione era quello sinistro, che aveva richiamato tutta quella folla per guardarlo. Un grande livido sullo zigomo sinistro, che quindi richiamava tutta quella parte del volto di un color violastro e un labbro un po' ridotto male erano il gossip del giorno per metà scuola. In quel momento il gruppo di ragazzi passava in mezzo a tutta la folla e per la prima volta Chris, non aveva rivolto attenzione a nessuno, nemmeno a Keira che era praticamente alla sua destra e che lo stava guardando preoccupata e al contempo curiosa di ciò che stava accadendo.
"Avete visto?" Chiese Steffy curiosa.
"Sì." Risposero insieme Keira e Allison.
E proprio in quel momento, mentre tutti stavano rientrando dentro, che Keira notò con la coda dell'occhio lo sguardo fiero e soddisfatto di Joey mentre osservava da dietro gli spalti la scena, compiaciuto, insieme ai suoi del suo gruppo. In quel momento Keira capì che non era stato tutto un caso, ma che come sempre, dietro questi grandi ed enigmatici misteri c'è dietro sempre solo una persona.


_____







Gli allenamenti della squadra di pallanuoto erano da poco finiti e quasi tutti i ragazzi erano rientrati per sistemarsi. In contemporanea anche gli allenamenti di atletica erano da poco finiti e le ragazze, dopo aver aspettato Keira per tutto il tempo degli allenamenti, avevano deciso di accompagnarla nel suo spogliatoio per poi tornare insieme.
"Hei Steffy?" Chiese una voce dietro le ragazze. 
Tutte e tre si voltarono di scatto quando capirono che si trattava di Calum.
"Sì?" Si girò lei, guardandolo.
"Senti, dovrei parlarti di una cosa importante, dopo scuola, sei libera?" Chiese il ragazzo.
"Sì, accompagno le ragazze a casa e dopo sono libera." Rispose lei, tranquillamente.
"Ok, allora nel tardo pomeriggio passo da te." Disse semplicemente il ragazzo, prima di superarle e andare via.
"Chi lo capisce è bravo." Disse semplicemente la ragazza, prima di arrivare alla porta dello spogliatoio di Keira.
"Arrivo, subito, tempo della doccia e fate conto che sono subito da voi." Spiegò Keira.
"Sì, ti aspettiamo fuori." Dissero Allison e Steffy, uscendo dalla scuola.
La ragazza entrò subito dentro e prese il cambio dalla sua borsa per poi dileguarsi dentro la doccia. Dopo dieci minuti uscì e quando stava per cambiarsi, sentì la porta aprirsi e corse a nascondersi per non farsi cogliere quasi nuda da chiunque stesse aprendo la porta.
In realtà chi stava entrando davvero non poteva avere tempo per accorgersi della sua figura poiché non era né una persona qualunque e né tanto meno una persona soltanto, ma bensì un gruppo folto di ragazzi e ragazze, che stavano occupando quasi tutto lo spogliatoio senza lasciare altra scelta a Keira se non quella di nascondersi e mettersi almeno la maglietta sopra il reggiseno.
"Mi spieghi che ti prende?" Chiese William alterato.
"Niente." Rispose sbuffando Chris.
"Non è vero." Disse Noora.
"Allora chiedi, ti vedo che muori dalla voglia di sapere." Disse stizzato Chris.
"Cos'è successo?" Chiese la ragazza.
"Niente che ti interessi." Rispose subito il ragazzo.
"Non risponderle male, siamo tutti preoccupati per te. Ieri sei sparito per sei ore Chris, quando mi hai chiamato, alle tre del mattino avevi la voce impasticcata da non so che cosa e ora pretendi che mi comporti come se non sia successo niente?" Chiese William.
"Avevo la voce di uno che in quel momento provava dolore, tranquillo, non mi stavo drogando." Disse accigliato Chris.
"Beh, dopo lo scorso anno vorrei ben dire." Ripetè William a braccia conserte.
"Finitela voi due!" Si intromise nuovamente Noora.
"Siamo tuoi amici Chris, puoi dirci cosa succede." Disse Elias.
"Non posso." Disse Chris.
"Ok dai, abbiamo capito, queste sono cose che puoi dire solo a Noora e William, noi ce ne andiamo." Aggiunse Joseph.
"Mercedez, vieni con noi." Disse Elias, prendendo per un braccio una ragazza che per tutto quel momento era rimasta in silenzio. Era alta, bionda anche lei, capelli ondulati e occhi azzurri color ghiaccio quasi. Rimase impassibile.
"Io rimango." Disse sedendosi su una panca, accanto a Chris.
"Va bene, a dopo." Disse Elias e uscì dalla stanza insieme a Joseph.
"Allora?" Chiese William scattando in piedi di colpo e facendo prendere anche un colpo a Keira che era appoggiata ad una panca, dietro di loro.
"Joey, è stato Joey, ma penso tu questo lo sapessi già. Ieri sera ci siamo incontrati, per puro e semplice caso. Era con cinque dei suoi. Inutile dirti che quando mi hanno visto hanno iniziato a provocarmi facendo dei riferimenti a Finn, alla sua morte, a quanto io fossi colpevole e non ci ho visto più." Disse subito Chris.
"Lo sapevo che c'entrava Finn.." Commentò a voce bassa Mercedez.
"Era il mio migliore amico, l'ho lasciato morire, l'ho fatto uccidere. E perché? Perché Joey non sapeva con chi prendersela quella notte." Disse furioso Chris.
"Non è stata colpa tua Chris." Lo riprese William.
"E se fosse successo a te? Sarebbe stato anche peggio." Disse piano Chris.
"Non è stata colpa tua!" Lo riprese William.
"L'ho costretto io ad andare a quella festa quella sera e intanto guarda dove ci ha portato. Noi abbiamo perso un amico, lei il ragazzo e Joey continua a fare il cazzo che gli pare." Disse furioso Chris.
"Ne avevamo già parlato, smettila di pensare di poterti vendicare con lui e smettila di pensare soprattutto che sia colpa tua perché non guadagni assolutamente nulla col questo tuo comportamento del cazzo. Ti fai solo del male e fai preoccupare noi!" Spiegò William.
"Sì, lo so, ma quello di ieri sera non era voluto. Ad ogni modo adesso devo farmi una doccia gelata, questo zigomo mi fa malissimo e oggi in mensa non riuscivo a mangiare come volevo." Disse il ragazzo e tutti e quattro si guardarono sorridendosi l'un l'altro. In quel momento anche a Keira venne da sorridere dopo quello che aveva sentito.
"Ok, noi andiamo, ti aspettiamo fuori, tanto torni con noi." Disse William prima di uscire dalla stanza, seguito da Noora e Mercedez.
Keira rimase seduta ancora sulla panca nascosta non sapendo esattamente cosa fare, fin quando non si ritrovò un'ombra proprio su di lei e lo sguardo fisso di Chris che la osservava attentamente, notando solo il fatto che era rimasta in maglietta senza nulla che copriva le gambe.
"Puoi anche uscire, sai?" Chiese lui sfoderando comunque uno dei suoi sorrisi più belli, ma lo zigomo continuava a fare male e non durò molto.
La ragazza ricambiò il sorriso e prese la mano che Chris le porse subito per uscire, prese i pantaloncini e li indossò immediatamente, mentre il ragazzo sfilò da dosso la maglietta e mettendosi di spalle, cercava gli abiti di ricambio.
In quel momento Keira, girandosi e osservandolo, si rese conto dei due grandi ematoma che aveva sulla schiena e senza pensarci due volte, avvicinò al ragazzo e gli sfiorò la parte 'malata'.
"Ai." Disse sussultando il ragazzo.
"Non ti ho neppure sfiorato." Disse Keira allontanando subito la mano.
"Sì certo, come no. Lo hai fatto e ti ho pure sentito." Si voltò di scatto e dallo specchio dietro di lui, Keira notò quando sulla sua pelle chiara risultavano ancora più neri i lividi che aveva addosso. Ma subito si accorse che anche sulla zona delle costole, la pelle bianca di Chris era macchiata da lividi violacei e con la mano, passò delicatamente un dito su di essi.
"Lo fai apposta?" Chiese il ragazzo ancora una volta sussultando.
"Ti fanno male, questo vuol dire che potresti avere anche una contusione delle ossa sia per la schiena che per le costole, serve del ghiaccio e qualche pomata e passeranno via anche queste brutte macchie." Spiegò ovvia la ragazza.
"Sei per caso un'infermiera?" Chiese scioccato lui.
"No, ma mia madre sì, certe cose le ho imparate col tempo. Vieni un attimo in infermeria, con me." Comunicò Keira, portando il ragazzo con sé e tenendolo per la mano. In quel momento si rese conto come sempre del contatto contrastante della sua mano fredda con quella del ragazzo, calda.
"Perciò, hai sentito tutto?" Chiese il ragazzo, mentre si sedeva sul lettino, e la ragazzo gli passava del ghiaccio da mettere prima sullo zigomo e poi sul labbro.
"Sì. E non mi sorprendo perché Joey è un pazzo." Disse semplicemente Keira, mentre metteva una pomata addosso ai lividi del ragazzo.
"Mi ha costretto a guardare il mio migliore amico mentre lui lo uccideva con un colpo di pistola. Dritto in testa." Disse subito il ragazzo, rimanendo a fissare il vuoto più totale e Keira a quelle parole si bloccò, rimanendo ferma con la mano a mezz'aria, mentre ripeteva mentalmente la frase che aveva appena udito.
"Lui è capace di cose molto spregevoli, purtroppo lo so." Mormorò la bionda, continuando a fare quello che stava facendo.
"Io mi voglio vendicare, sto aspettando il momento giusto. Ho imparato col tempo che Joey ha momenti di pura fortuna e momenti di puro decadimento totale. Bisogna semplicemente aspettare. Lo vorrei vedere morto, ma preferirei vederlo marcire con la consapevolezza che la notte non riesce a dormire perché tutte le persone che ha ucciso gli danno tormento proprio come succede a me ogni notte." Disse Chirs.
"Io vorrei ucciderlo." Disse Keira arrabbiata in quel momento.
"Fidati, tu col senso di colpa non sopravviveresti nemmeno un secondo dopo averlo ucciso. E' da un anno che il mio senso di colpa per Finn non mi fa chiudere occhio." Disse il ragazzo voltandosi per non guardare Keira.
"Non sei stato tu ad ucciderlo." Disse la ragazza.
"Se non fossimo andati alla festa, se non lo avessi costretto a venire con me e a nascondersi dopo che avevano chiamato la polizia, se non lo avessi costretto..!" Ripetè stringendo i pugni.
"Se non lo avessi conosciuto?" Chiese sorridendo Keira.
"Finn era troppo speciale per non farsi conoscere." Sorrise Chris, rassenerato dopo aver detto quella frase.
"Non sei stato tu." Concluse Keira.
"Sappi, sappi che tra un paio di giorni questa scuola sarà divisa in due. Il gruppo di Joey, contro il mio. E non finirà bene. Soprattutto per chi deciderà di non immettersi in uno dei due gruppi." Riprese Chris, incastrando i suoi occhi con quelli di Keira.
"Io sono nel tuo gruppo Chris. Joey deve pagare per tutto quello che mi ha fatto e che ha fatto ai miei amici. Non lo tollero più." Spiegò Keira.
"Io non volevo coinvolgerti, ma dovevi saperlo. Da quando siamo qui, Joey ha in mente per noi molti scherzetti. Ma non sa che noi lo ricambieremo, quantomeno, il prima possibile." Sorrise soddisfatto Chris.
"Io sto con voi." Rispose semplicemente Keira, avvicinandosi al ragazzo.
In quel momento, i due si ritrovarono davvero così vicini che i loro nasi riuscirono a sfiorarsi e a dare il via a ciò che accadde subito dopo nemmeno un secondo. Chris attirò più vicino a sé il corpo di Keira, trascinandola per i fianchi e se la ritrovò incastrata tra le sue gambe, mentre la ragazza avvolse le sue braccia alle spalle nude di Chris. In quel momento i due dimenticarono la discussione appena fatta e inizarono a baciarsi con molta foga, una foga che Keira non aveva mai provato prima d'allora e che Chris per la prima volta non sapeva come controllare. Era normale per lui baciare in modo rude e quasi con bramosia una ragazza, ma mai come in quel momento. Non sapeva controllarsi. Immediatamente il ragazzo il morse il labbro inferiore della bionda e aprì subito dopo gli occhi per guardarla. Anche lei fece lo stesso e si guardarono per qualche secondo, dopodiché si staccarono ed entrambi schiarirono la voce con un colpo di tosse, secco. Erano in imbarazzo ma non tanto.
"Vuoi un passaggio per dopo?" Chiese Chris scendendo dal lettino.
"Vado con le ragazze, ma grazie lo stesso." Rispose Keira, rimanendo con una mano sul braccio di Chris.
"Grazie a te per avermi medicato, bionda." Sussurrò Chris uscendo dalla porta.
Ciò che però non sapevano, era che in realtà in quella infermeria non erano proprio da soli, ma qualcuno li stava osservando e ascoltando attentamente.






"Joey, dobbiamo parlare!" Esclamò il ragazzo.
"Tu vuoi parlare a me?" Chiese scettico quest'ultimo.
"Il ragazzo nuovo insieme ai suoi amici vogliono vendicarsi." Rispose senza pensarci, il ragazzo.
"E perché tu vieni a dirmi questo, Hemmings? Siamo nemici, ricordi." Sorrise il ragazzo.
"Perché anche lui vuole una cosa che vuoi tu e che però appartiene a me." Sorrise il biondo.
"E sentiamo, chi?" Chiese Joey, sapendo già la risposta.
"Keira." Rispose semplicemente il biondo.









"Ci vediamo da te per le sette. Calum." La ragazza lesse il messaggio che le era appena arrivato e chiuse il telefono senza rispondere.


























Angolo Autrice:
EEEEEECCOOOOMIIIIIIII! Dopo mesi sono tornata lo so, il capitolo non è lungo ma mi bastava per scrivere il trampolino e l'inizio della bomba che ho in mente per voi nei prossimi capitoli. Per un attimo dimenticatevi dei gruppi iniziali, perché adesso non ci saranno più quei gruppi, me se ne formeranno di nuovi.
Non mi sono dimenticata né di Matt, né di Evelin, che saranno i protagonisti del prossimo capitoloe e nemmeno di Calum e Steffy che come avete capito ci saranno anche loro nel prossimo capitolo. Inoltre non mi sono dimenticata neppure delle scommesse di Ashton e Michael, arriveranno anche quelle.
Concludo lasciandovi ai 4 mega spoiler dei prossimi capitoli, non vi dirò quali capitoli però intutitelo voi quello del prossimo, sono in ordine sparso e vi auguro come sempre buona lettura e fatemi sapere cosa ne pensate.
xoxo, Vanex23.







 

SPOILER 1:


[...]
"Puoi attaccarmi quanto vuoi, in una scuola io non risponderò mai." Disse il ragazzo sorridendo.
"Fermati!" Gli dissero i suoi amici.
[...]





 

SPOILER 2:

[...]
"Ci hai scopato? Ci hai davvero scopato? Dimmi la verità, cazzo!" Urlò furioso il ragazzo.
"Sì, ma l'ho dovuto fare, sono stata costretta, lui.. Lui mi aveva detto che ti avrebbe ucciso." Disse scoppiando a piangere la ragazza.
"Lui mi sta usando per prenderti in giro e tu ci sei cascata, non ci posso credere, il giorno prima avevi pure scopato con me. Mi fai schifo." Si scagliò contro di lei, il ragazzo.
[...]



 

SPOILER 3:

[...]
"Lui ti piace, non è vero?" Chiese la ragazza, sedendosi accanto alla sua amica.
"Non penso che mi piaccia e basta, onestamente, è diverso." Spiegò la bionda, sorridendo.
[...]



 

SPOILER 4:

[...]
"Chris è sparito." Disse William assolutamente privo di emozioni.
"Che cazzo significa che è sparito?" Domandò Keira preoccupata.
"E' da ieri sera che non si fa sentire né vedere, non risponde al telefono, è letteralmente scomparso." Continuò William.
"Non può.." Disse semplicemente la ragazza, prima di sparire nei bagni.
[...]
  
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