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Autore: Mary P_Stark    06/09/2017    6 recensioni
1827. Andrew Spencer, erede del titolo degli Harford, parte per il Grand Tour europeo assieme ai suoi migliori amici, Keath e Leonard. Il viaggio ha sì lo scopo di fare nuove scoperte e conoscenze - come effettivamente avverrà - ma serve ad Andrew come via di fuga dal suo annoso, terribile problema. Il suo cuore sanguina per una donna che pensa di non poter avere.
Violet Phillips, al tempo stesso, è alle prese con un problema non dissimile: la Stagione a Londra, mille potenziali cavalieri e nessuno che realmente colpisca il suo cuore... poiché esso è già impegnato, e dall'uomo per lei più inavvicinabile di tutti.
Potrà il Grand Tour aiutare Andrew a chiarirsi le idee, e trovare il coraggio che ora gli manca per dare voce al suo cuore?
E potrà Lucius Bradbury, cugino di Alexander Chadwick, aiutare Violet nella riscoperta di se stessa e di una forza che non crede di avere? - SEGUITO DI "UNA PENNELLATA DI FELICITA'" e "SOTTO IL VELO DELLA NOTTE"
Genere: Romantico, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo regency/Inghilterra
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Serie Legacy'
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Epilogo.
 
 
 
24 Dicembre 1827 – Aberdeen
 
 
“Sei un caso disperato, fratello…” brontolò Elizabeth, sistemandogli per la centesima volta il plastron di seta color perla. “… e dire che ti credevo più integro, a livello nervoso.”

“Io? E quando mai ti ho dato questa idea?” ironizzò Andrew, fissandosi nervosamente allo specchio.

“Magari, perché hai resistito tre anni, nel tenere per te il tuo amore per Lettie? Una persona così, dimostra nervi d’acciaio” dichiarò Lizzie, dandogli una pacca sulla spalla, prima di girargli attorno. “E poi ammettiamolo. La più esagitata sono sempre stata io.”

Il frac color antracite gli cadeva alla perfezione e, su un fisico slanciato come quello del gemello, faceva la sua figura, pensò poi tra sé Lizzie, approvando.

“Peccato che, da quando ho parlato, tutto il mio fantomatico autocontrollo è andato a farsi benedire” le ricordò lui, rammentando la sbronza colossale presa due giorni addietro, una delle pochissime di tutta la sua vita, a ben vedere.

Era sempre stato contegnoso in tutti i suoi atteggiamenti, ligio all’idea di voler essere degno del suo nome e dei suoi genitori.

Inoltre, negli ultimi tre anni, aveva evitato caldamente qualsiasi sbandamento per non correre il rischio di parlare di Violet, una volta sbronzo.

Ora che tutto questo era venuto meno – il segreto su Lettie, più che altro – parte delle sue reticenze a divertirsi erano scemate, e i suoi amici ne avevano approfittato.

Wendell e il padre erano giunti in taverna a recuperarli, dopo che uno degli avventori del locale era salito alla villa dei Chadwick per avvisarli delle loro misere condizioni.

Ciò che Lizzie e sua madre gli avevano detto il giorno seguente, si perdeva in oscure reminiscenze di cui non aveva ancora recuperato tutte le sequenze.

Lettie, invece, si era limitata a ridere e, con un bacetto, gli aveva augurato di stare bene al più presto.

Era stato a quel punto che la data speciale a cui si stavano avvicinando – la Vigilia di Natale – gli era balenata nella mente, rammentandogli un evento assai più importante.

In barba a tutte le convenzioni, Violet aveva voluto che il loro matrimonio si svolgesse per la vigilia, niente affatto intenzionata ad attendere l’anno nuovo, per sposarlo.

Certo, a Londra qualcuno avrebbe chiacchierato, ma erano così distanti dal Ton e da tutte le loro fissazioni, che ad Andrew poco importava.

Che parlassero. Loro conoscevano la verità, e tanto gli bastava.

“Se non fosse che mi odieresti a vita, ti darei un po’ di belletto per nascondere le occhiaie, fratello” intervenne Lizzie, strappandolo ai suoi pensieri.

Andrew la fissò malissimo ma, prima ancora di poter parlare, Christofer fece la sua entrata e disse: “I ragazzi sono riusciti a tornare con il pastore, nonostante la nevicata storica. Dovremo dare loro un regalo extra.”

“Basterà aprire la cantina di mio suocero…” ironizzò Elizabeth, facendo sorridere i due uomini. “… e vedrete quanto saranno felici. Maxwell conserva un autentico tesoro, sotto i nostri piedi.”

Visto il numero ingente di invitati al matrimonio, i Chadwick avevano messo a disposizione il loro palazzo e ora, nell’enorme atrio si stava finendo di allestire il tutto per la cerimonia.

Gli altri saloni – da pranzo e da ballo – erano gremiti di tavolate e sedie, il tutto allestito per la sfarzosa festa che Lizzie, Myriam, Kathleen e Madaleine avevano imbastito.

Clarisse, Savannah e Julianne, invece, avevano tentato di mettere un freno alle altre, viste le idee a volte stravaganti di Elizabeht e Madaleine.

Gli uomini si erano tenuti a distanza di sicurezza, discorrendo su quanto potessero essere pericolose, le donne, se messe insieme per progettare un matrimonio.

Ora, comunque, tutto era pronto.

Andrew avrebbe sposato la sua Lettie e, se fosse riuscito a sopravvivere fino alla fine dei festeggiamenti, avrebbe iniziato una nuova vita con lei.

Se il cuore non gli si fosse fermato prima per la troppa ansia, ovviamente.

Lizzie gli sorrise, gli diede un bacetto sulla guancia e mormorò: “Sei splendido, fratello, e ti auguro il meglio, ma ora devo correre dai gemelli, o il seno mi esploderà.”

Andrew e Christofer scoppiarono a ridere di fronte alla sua sfrontatezza e la giovane, correndo fuori, lasciò entrare Alexander al suo posto, giusto proprio in quel momento.

Il giovane Spencer gli sorrise – Alex era uno dei suoi innumerevoli testimoni di nozze – e, quando il cognato lo raggiunse, dichiarò: “Bene, vedo che non sei ancora svenuto. Un po’ di coraggio in formato liquido?”

“Volentieri” sospirò Andrew, accogliendo di buon grado un po’ di spumante.

“Solo uno, o non ti godrai nulla, dopo” lo mise in guardia Christofer.

“Ho appena visto la sposa e posso dirti che, se il tuo cuore non è abbastanza forte, avrai un infarto” lo ammonì bonariamente Alexander.

“Come… hai visto la sposa? E’ già pronta?!” gracchiò Andrew, quasi strozzandosi col vino.

“Per la verità, voleva scappare via a cavallo per sposarsi con Solomon a Gretna Green…” iniziò col dire Alexander, prima di scoppiare a ridere di fronte al pallore di Andrew. “… ma dai, scherzo! Figurati se Lettie farebbe una cosa del genere, dopo aver mandato al diavolo anni di impostata eduzione femminile per trovare una soluzione al vostro problemino.”

“Alexander, ti voglio bene, ma certi scherzi tienili per te” ringhiò Andrew, riprendendo colore.

Christofer sorrise sornione e, nell’accomiatarsi, discese le scale per raggiungere l’atrio.

Rimasto solo con lo sposo, Alexander tornò serio e disse: “Senti, i tuoi amici sono qua fuori e vorrebbero entrare per un saluto. Ti senti dell’umore adatto per vederli?”

“Sì, certo. Perché non sono entrati e basta?” esalò sorpreso Andrew.

“Credo temano che il matrimonio si possa attaccare come una malattia” ridacchiò Alexander, aprendo la porta per far entrare il manipolo di testimoni di Andrew.

Uno dopo l’altro, i giovani entrarono nella stanza e Andrew, nel vederli tutti lì con lui, sorrise con autentica gioia e mormorò: “Siamo alla fine di questa avventura, mi sa…”

“Tu ne comincerai una nuova” replicò Keath, sorridendo fin quasi a farsi male, ma senza riuscire a nascondere gli occhi lucidi.

Nessuno riuscì a dire altro e, spontaneo quanto sentito, scaturì un abbraccio di gruppo che, per poco, non mandò a monte gli sforzi di Elizabeth di rendere perfetto l’abito del gemello.

Non c’era bisogno di usare le parole, tra di loro.

La loro amicizia sarebbe rimasta salda anche negli anni a venire, in barba alla distanza, ai nuovi doveri di ognuno.

Fu per questo che, senza dire nulla, si avviarono tutti verso l’uscita, verso quel nuovo inizio, verso quella nuova avventura.

Ultimo tra tutti, Alexander chiuse la porta alle sue spalle con un sorriso e, con passo tranquillo, seguì la comitiva di ragazzi, diretti verso l’atrio del palazzo.

Sì, sarebbe stata una Vigilia di Natale davvero splendida.
 
***

L’ansia la rimordeva e, mentre lanciava occhiate alternate al suo abito bianco disteso sul divanetto, e alla porta che la divideva dalla stanza di Andrew, Violet non sapeva come calmarsi.

La cerimonia era stata splendida, così come Andrew le era parso splendido, quando lo aveva trovato accanto al pastore, mentre i suoi amici gli guardavano le spalle, fidi amici di entrambi loro.

Ricordava sì e no ciò che si erano detti in quei momenti magici, troppo persa in contemplazione degli occhi verde-oro di Andrew, in cui si era lasciata annegare, colma d’amore.

Il bacio che aveva suggellato la loro promessa aveva scatenato il plauso di tutti gli invitati e, quando si erano recati nella sala da pranzo, Lettie era rimasta strabiliata nello scoprire cosa avessero messo in piedi in un mese di tempo.

Tutto le era parso perfetto, così come ogni ballo le era sembrato dipinto dalla mano degli angeli.

Andrew era sempre stato un bravo ballerino e, con lui, Lettie aveva sempre ballato come sospesa su una nuvola ma, quella sera, tutto era stato più speciale del solito.

Come se la piccola fede d’oro che solleticava il suo dito rendesse ogni cosa più bella, più limpida, più vivida ai suoi occhi.

Con l’avvicinarsi della mezzanotte, il timore per ciò che sarebbe seguito, però, aveva cominciato a serpeggiare nel suo animo e, pur se la madre l’aveva istruita in tal senso, un conto erano le parole, e un altro i fatti.

Andrew si sarebbe dimostrato l’uomo che lei sperava che fosse?

Sarebbe stato gentile, o l’avrebbe fatta soffrire?

Avrebbe…

Quando udì la porta aprirsi, Violet perse di vista ogni altro pensiero e, non appena Andrew entrò nella stanza in veste da camera, si dimenticò per un attimo di respirare.

Appariva spaurito, quasi timido e, quando si chiuse il battente alle spalle, Lettie notò che la sua mano stava tremando.

Questo la portò a sollevarsi dalla poltroncina per raggiungerlo in poche, rapide falcate e, strettasi a lui, sussurrò contro il suo torace in tumulto: “Ho paura di essere un disastro, ai tuoi occhi.”

Andrew rise, le baciò i biondi capelli sciolti sulle spalle, e che ora raggiungevano il fondoschiena e, nel carezzarli delicatamente, lui mormorò: “Allora, siamo in due.”

“Quindi, cosa facciamo, se siamo tutti e due impauriti?” gli domandò lei, sollevando il capo a guardarlo dubbiosa.

“Che ne dici se impariamo insieme ciò che può renderci meno pavidi?” le propose lui, chinandosi per baciarla.

Lei sorrise, annuendo compiaciuta poiché aveva sentito la mancanza di quei baci, da quando Andrew si era rifiutata di toccarla in quel modo, da un mese a questa parte.

Subito, un calore benefico si irradiò nel suo corpo, riscaldandola quando non si era resa conto di averne un bisogno disperato.

Le sue mani corsero spontanee al collo del giovane, carezzandolo prima di scivolare sul suo torace ansante.

Andrew, con dolcezza, le carezzò la schiena inarcata, i fianchi delicati e morbidi e, attirandola a sé, mormorò: “Ti desidero con tutta l’anima, Lettie, ma non voglio che tu ti spaventi. E potresti, ora come ora.”

Sorridendo, la giovane si scostò da lui per un istante e, sollevandosi in punta di piedi, gli disse un paio di parole riguardo a ciò che le aveva detto sua madre.

A quel punto, Andrew la scostò da sé, la fissò leggermente imbarazzato ed esalò: “Oh… è… stata piuttosto… esplicita.”

“Anche Lizzie, per la verità, mi ha detto qualcosa.”

Andrew preferì soprassedere su quell’ultimo punto – non voleva sapere quanto potesse essere estroversa, sua sorella, quando ci si metteva – e, nel carezzarle il viso, le domandò: “Sei sicura, allora?”

Per tutta risposta, Lettie mise mano all’orlo della vestaglia di Andrew e, aiutata dalle mani del giovane marito, lo denudò poco alla volta.

Si era aspettata perfezione e bellezza ma mai, nei suoi sogni più reconditi, aveva immaginato un simile splendore.

Pur se il suo viso andò in fiamme, Violet non smise di guardarlo e Andrew, nell’attirarla a sé, sussurrò al suo orecchio: “Ora ti mostrerò cosa voleva dire tua madre, dicendoti ciò che ti ha confidato.”

Andrew fu di parola.

Le mostrò cosa volesse dire essere amata, non posseduta, e lo fece per tutta la notte, conducendola per mano alla mattina di Natale nel modo più dolce possibile.

Violet, però, non si preoccupò di scoprire che regali le avessero fatto, quell’anno. Aveva appena ricevuto il dono più bello di tutti da Andrew, e lo avrebbe avuto per sé per tutta la vita.







Note: E qui si conclude, per ora, l'avventura dei nostri eroi, che comunque ritroveremo anche nella storia dedicata a Max, che posterò dalla settimana prossima.
Visto che molte di voi hanno apprezzato il personaggio di Lucius Bradbury, ci tengo a farvi sapere che mi ingegnerò per creare uno spin-off tutto su di lui, ma vi avvertò che ci vorrà qualche mese, visto che non ho pronto ancora nulla, se non qualche idea vagante.
Per ora, grazie per avermi seguita fino a qui!
  
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