Storie originali > Generale
Segui la storia  |       
Autore: lunatique    06/09/2017    0 recensioni
[...]
«Ora possiamo andare?» Carola che con la mente stava già gustando il suo succo di ananas sotto i raggi del sole.
Eva annuì e si girò, iniziando ad incamminarsi verso il loro ombrellone.
«Non sei così tanto mezza sega, però!»
Una voce maschile urlò, costringendola a rigirarsi.
«Dubiti troppo delle mie doti!»
In risposta ricevette una risata cristallina, «Io sono Diego comunque, Diego Carisi!»
«Eva De Cesari!» E proseguì per la sua strada, scomparendo tra la gente.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
3. Il Kings
 


05 Luglio 2017, ore 16:07, da qualche parte in Abruzzo
 
 
Eva passeggiava avanti e indietro davanti al portico di casa, le braccia incrociate sotto il seno coperto solo da una maglietta nera troppo grande per la sua esile figura. Il sole alto in cielo illuminava le foglie del sempreverde a pochi passi da lei, creando un’illusione di ombre su buona parte del giardinetto. Passeggiava, calciava di tanto in tanto qualche ramoscello che le capitava a tiro, e pensava.
«Se continui così finirai per scavarti una fossa.» Carola stava seduta su una delle sedie del tavolo da giardino, i piedi poggiati su di esso a godersi la sua Peroni fresca di frigorifero.
«Se continui così finirai per giocarti il fegato.» Le rispose a tono Eva, accennando alla bevanda che teneva tra le mani nonostante fossero solo le quattro del pomeriggio.
Erano passati ormai cinque giorni dal loro arrivo e quattro dall’incontro in spiaggia con quel gruppo di ragazzi della quale non sapeva neanche i nomi. E di questi in giro nemmeno l’ombra, nemmeno per sbaglio. In compenso però Eva pensò di aver trovato una nuova amica.
«Carola!» La figura slanciata di una biondina che controllava la buca delle lettere nella villetta accanto attirò l’attenzione delle amiche. Indossava solo una larga maglietta bianca macchiata da qualche scritta, sotto un costumino verde che si legava in due fiocchetti sui fianchi stretti. Nonostante avesse due ciuffetti ai lati della testa che le conferivano un’aria fanciullesca, Eva pensò dovesse avere un paio di anni in più di loro.
«Non sapevo fossi tornata.»
La corvina si alzò dalla sua posizione stravaccata per avvicinarsi alla bassa ringhiera che separava le ville e poter abbracciare la sua amica, «Jo! Che piacere vederti!» E le schioccò un bacio che sapeva di Peroni sullo zigomo.
«Ma guarda come sei cresciuta, piccoletta!» La bionda le scompigliò i capelli già spettinati con fare materno, rivolgendole un sorriso frizzante, «vedo che ti sei portata un’amica.»
Eva, sentitasi chiamata in causa, si presentò alzando la mano destra a mezz’aria che non tardò ad essere stretta.
«Eva De Cesari, piacere di conoscerti.»
«Il piacere è mio! Sono Adele ma se vuoi andare d’accordo con me chiamami Jolene.»
La rossa apprese solo dopo, da Carola, che la scelta del nome era un tributo alla canzone Jolene di Dolly Patron, una delle preferite della ragazza. A presentazioni fatte Jolene chiese alle due di entrare per una tazza di thè o del caffè a casa sua, invito che loro accettarono di buongrado.
L’abitazione, munita di giardino antecedente come tutte le villette di quella via, era più piccola di quella dei Romano ma comunque accogliente e si estendeva tutta su un solo piano. L’arredamento era semplice e minimale, si spostava tra i toni del bianco e del legno chiaro e alla parete vi erano appesi una schiera di quadri ritraenti natura morta, paesaggi e persone di ogni tipo. Eva si accomodò al tavolo posto al centro del salottino, di fronte alla sedia che aveva occupato la sua amica, mentre Jolene spariva dietro la porta della cucina per andare a preparare loro i caffè – macchiato e con un cucchiaino di zucchero per Carola e rigorosamente amaro per Eva –.
«È carino qui» commentò la rossa appena furono sole, «e ci vive da sola?»
«Già. Si è trasferita qui a 18 anni, due estati fa» le spiegò Carola, «per un periodo ha vissuto insieme al ragazzo Lorenzo, ma poi credo abbiano rotto perché non l’ho più visto in giro.»
Non passò molto che la figura slanciata di Jolene fece capolino dalla cucina, interrompendo la loro conversazione.
«Ecco qui i vostri caffè, signorine» e prese posto sulla sedia vuota, rannicchiando le gambe magroline al petto e tenendo stretta la sua tazza di thè caldo, nonostante facessero trenta gradi e passa. Eva buttò giù in un sorso il contenuto del suo bicchierino, sentendo il sapore amore del caffè riscaldargli la gola, mentre le altre due presero ad aggiornarsi sulle loro vite.
Jolene raccontò di quanto stesse andando forte la sua musica, che cantava e suonava spesso in piccoli pub o ad eventi in spiaggia e questo per lei era un gran traguardo che non si sarebbe aspettata di raggiungere in così breve tempo. Carola parlò dell’esito positivo della sua pagella, soddisfatta dei suoi eccellenti e sudati voti in greco e letteratura italiana, dell’ansia degli esami che avrebbe dovuto affrontare l’anno successivo e per finire del suo ex ragazzo Daniele, che con quell’aria da maturo ma il cervello da bambino più le stava lontano meglio era.
«E tu invece, Eva? Hai già trovato il tuo Adamo?» La bionda la fece risvegliare dallo stato di trance in cui era entrata mentre giocherellava con le doppie punte di una ciocca di capelli. Stava per rispondere ma Carola la batté sul tempo.
«Oh lei è un’accalappia ragazzi» incrociò le gambe e sfoderò uno sguardo di chi la sapeva lunga «ha fatto breccia nel cuore di un giovine aitante, ma questa testa dura non è interessata.»
Ed un calcio sotto il tavolo da parte della diretta interessata non tardò ad arrivare.
«E com’è?»
«Irritante» si affrettò a dire la rossa, come per difendersi. Lanciò uno sguardo sagace all’amica che annuì alzando le mani «su questo non posso darle torto, ci ha spudoratamente provato con lei.»
Jolene aveva lo sguardo che le brillava per l’eccitazione da gossip «e l’hai rivisto?»
«No» Eva deluse le sue aspettative, scrollando le spalle «lui e la sua gang del bosco sembrano essersi volatilizzati.»
Seguì a quelle parole un momento di silenzio che la più grande spezzò dopo aver riflettuto qualche secondo «se non sbaglio stasera il Kings è aperto. Se vuoi cercare il tuo principe ranocchio ti consiglio di iniziare da lì.»
«Non se ne parla.» Eva si girò di scatto verso Carola, precedendo qualsiasi cosa stesse per dire perché ormai conosceva l’amica come le sue tasche.
 
«Ci vuole ancora molto?» I tacchi modesti della corvina riecheggiavano ad ogni suo passo mentre camminava sul marciapiede che costeggiava le spiagge.
«Siamo quasi arrivate.»
La rossa non sapeva davvero come avessero fatto a convincerla nonostante il suo palese disaccordo, ma Carola sapeva essere molto persuasiva quando ci si metteva, persino con un osso duro come lei. Avanzava mettendo un piede davanti all’altro con estrema attenzione per non rischiare di prendere una storta con le zeppe che indossava, regalo della cugina di qualche anno prima che non aveva quasi mai tirato fuori dalla scarpiera fino a quel momento.
Riusciva a sentire il profumo della salsedine da lì insieme al rumore del mare mischiato con quello della miriade di ragazzi e ragazze che passeggiavano per le strade, chi con un gelato chi con una birra in mano.
Il Kings si rivelò essere un bar sulla spiaggia tutto in stile hawaiano, con pista da ballo e tavolinetti sparsi qua e là, abbastanza per accogliere una discreta quantità di persone. C’era già un bel po’ di gente che assediava il bancone dove erano poggiati una schiera di drink dai colori sgargianti, alcune coppiette erano intente a ballare quella che alle orecchie di Eva suonò come musica latino americana che fece subito partire Carola per la tangente.
«Vai Caro!» Esclamò la rossa che si era accomodata al bancone, girandosi verso l’amica che aveva ormai conquistato tutti i presenti con le sue mosse sinuose frutto di anni di allenamento nella danza. Le altre due si presero da bere, un Cuba Libre per Eva ed un Long Island per Jolene.
«De Cesari!» Qualcuno alle sue spalle a chiamò, «che fai, mi segui?»
Al suo fianco comparve Diego ed il sorrisetto di chi sta sempre un passo avanti agli altri, che prese posto nello sgabello libero vicino a lei.
«Casomai il contrario.»
«Io non ho motivo di farlo.»
«Nemmeno io.»
«Allora sarà colpa del destino.»
La rossa allargò le labbra piene in un sorriso sghembo «o della sfiga, dipende dai punti di vista.»
Eva si era quasi dimenticata di Jolene che dopo aver finito il suo cocktail decise di alzarsi dallo sgabello di legno annunciando “vado a farmi una sigaretta”, schioccandole un bacio sulla guancia e scomparendo più in là verso la spiaggia libera.
Diego poggiò gli avambracci sul bancone e scosse la testa, guardando il vetro vuoto abbandonato davanti alla ragazza e ancora sporco di rossetto.
«Ti offro da bere, devo farmi perdonare per la pallonata.»
«Non l’avevi già fatto?» Eva inarcò il sopracciglio, storcendo la testa con aria confusa.
Il moro sembrava esaspero, alzò gli occhi al cielo e «ce la fai a non controbattere e dire solo un “sì grazie”?»
«Giammai!»
Ma lui finse di non averla sentita perché altrimenti non avrebbero mai smesso e fece in modo di farsi notare dal barista, ordinando per entrambi.
«Come mai Bloody Mary?» Domandò Eva incuriosita dopo aver sentito cosa aveva scelto per lei.
Per tutta risposta il ragazzo alzò le spalle «il tuo rossetto, mi ci ha fatto pensare.»
Eva strinse inconsciamente le labbra rosso fuoco tra loro, aprendole poi in un sorriso gentile che a Diego piacque molto.
«Avrei sempre voluto provarne uno.»
La musica frizzante che riempiva il luogo faceva girare la testa ad Eva più di quanto quel Bloody Mary ed il Cuba Libre avrebbero fatto da soli. Non era mai stata una grande bevitrice se messa a confronto della sua amica Carola che era solita arrivare alle feste già alticcia, ma un drink non si rifiuta mai soprattutto se offerto da un bel – per quanto fastidioso – “giovane aitante”. Anche Diego nonostante avesse il fegato più allenato del suo sentiva la testa pesargli più del solito, reduce aalle continue serate che diventavano nottate passate nei giorni precedenti in compagnia di Andrea e gli altri ragazzi del gruppo.
«Non ti sembra troppo affollato qui?» Ed affollato non lo era nemmeno più di tanto, ma anche solo il rumore dei bicchieri che battevano sul bancone ogni volta che venivano poggiati lo irritava.
«Stavo pensando la stessa cosa.»
Senza pensarci un secondo in più scese velocemente dal bancone e la rossa lo seguì a ruota in modo molto meno aggraziato del suo, e ci mise un po’ per ritrovare l’equilibrio sulle zeppe beige. Vedendola in difficoltà Diego le prese la mano e, con sua sorpresa, Eva non protestò minimamente a quel gesto, forse perché un appoggio in più dopo quei drink le serviva.
Proseguirono lentamente per la passerella che li portava alla riva perché nessuno gli correva dietro, e quando questa fu finita Eva decise che la sabbia era troppo instabile per lei in quel momento e liberò i suoi piedi da quegli aggeggi infernali che sarebbero finiti nel dimenticatoio una volta tornata a casa.
«Al diavolo!» Disse a denti stretti mentre se le sfilava dai piedi, tenendole tra le dita della mano libera.
«Attenta a non perderle, Cenerentola
«Già tanto se non le butto in mare.»
Si sedettero uno al fianco dell’altro sulla sabbia fredda, con il mare che tentava di raggiungerli a ritmi regolari ma non riuscì a bagnare i piedi nudi di lei e le Converse nere di lui. Diego non le lasciò la mano nemmeno un secondo nonostante stesse cominciando a sudare, quel gesto gli sembrava così giusto in quel momento e privo di malizia che rovinarlo sarebbe stato un vero peccato.
«Un centesimo per i tuoi pensieri.» Eva posò lo sguardo sulla metà del viso illuminata dalla mezzaluna che riusciva a vedere bene, in attesa di una risposta.
«In realtà non ne ho di particolari ora come ora; mi sto solo godendo il momento, ed il mare.»
«Si sta bene, concordo.» Lei annuì e ritornò a prestare attenzione alla distesa cristallina che brillava davanti ai loro occhi.
«E poi una compagnia migliore di questa non la trovi da nessuna parte.»
«Ora non ti montare la testa, Carisi
Dopo essersi scambiati sorrisi complici decisero di dar spazio alle domande che ronzavano nella testa di entrambi da ore.
«Qualcosa mi suggerisce che tu sia romana, Eva.»
«Qualcosa mi suggerisce che anche tu lo sia.»
«Già finite le superiori?»
«Mi manca un anno, scientifico.»
«Io classico. Dovrai essere una piccola scienziata, allora.»
«Mi piacciono solo molto i numeri. Non ti facevo mica un classicista, sai?»
«E cosa mi facevi?»
«Più uno da artistico.»
«Attenta che mi offendo.»
«Non era detto in modo negativo, stai sereno. Allora deduco ti piacciano le lingue morte.»
«L’italiano, più che altro. Ed ultimamente sto riscoprendo un amore nei confronti della letteratura latina.»
Eva, che in quell’anno tra Sallustio, Livio e Tacito ne aveva avuto fin sopra i capelli dei latini, storse in naso costellato di lentiggini in un’espressione buffa.
Durante le ore successive continuarono a parlare di scuola, dei loro amici, del tiro all’arco di Eva e del pianoforte di Diego che mancava alle sue dita come manca l’aria, di loro; fino a quando il vento non si fece più forte e loro si stesero sulla sabbia che si infilava da tutte le parti, guardandolo le stelle, poco prima di chiudere gli occhi.

 
Spazio Autrice
Buonasera e bentornati!
Finalmente mi sono decisa ad aggiornare e questo capitolo è stato un po' un parto per me, ma spero abbiate gradito comunque.
Vi ho introdotto un nuovo personaggio: Jolene. Mi è venuta in mente guardando il video di Malibu di Miley Cyrus e non potevo non inserirla.
Spero che il pezzo finale tra Diego ed Eva vi sia piaciuto e non scordatevi di lasciarmi le vostre opinioni, alla prossima!
Tanti bacini xx


 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: lunatique