Anime & Manga > Capitan Harlock
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Autore: kamony    07/09/2017    9 recensioni
Qui si narra di pirati leggendari conosciuti in tutte le galassie per le loro gesta. C'é chi li considera eroi e chi li considera criminali . «La verità a volte è molto lontana da ciò che sembra» dice Harlock...
Tra vecchie conoscenze e nuovi protagonisti si snoda questa storia "diversa", ambientata in un "other verse" in cui potrete riconoscere tante sfaccettature dei molti universi, in cui è apparso il nostro pirata spaziale, e non. Una sorta di mashup (letteralmente mescolare), un racconto diverso da ogni storia che ho scritto in precedenza. ➤➤【INCOMPIUTA】
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harlock, Nuovo personaggio
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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8

Harlock versò del vino alla donna, poi ne prese anche per sé e si sedette.
Meeme, poco più in là, seminascosta dalla penombra, li osservava silenziosa e discreta.
«Parlami di questo Jesse Corso. Chi è e cosa vi ha fatto?» chiese calmo a Portia, riferendosi alle loro reazioni alla vista di quell’uomo.
Si erano ritirati nella sua cabina poiché voleva informarsi sul clandestino, ma soprattutto perché lei aveva dato di matto e aveva perso il controllo. Quel tipo aveva scombussolato le dinamiche dell’equipaggio della Raza, infatti anche gli altri, quando lo avevano visto, si erano molto agitati. Ad Harlock quella situazione non era piaciuta e voleva indagare su di lui, prima di interrogarlo sulla sua presenza a bordo e su dove fosse sparito Dupont, che, a questo punto, era chiaro fosse suo complice. Di certo non si era dimenticato di Nagol, ma era necessario, almeno per il momento, affrontare un problema alla volta. Se non riuscivano a capire che cosa stesse succedendo loro, non ne avrebbero cavato un ragno dal buco, anzi era probabile che sarebbero finiti dritti nella ragnatela tessuta dal comune nemico.
«Corso è un nostro problema» tagliò corto Portia, che non aveva assolutamente voglia di rivangare il passato.
«Tutto quello che accade nella mia nave è anche un mio problema. Stiamo perdendo tempo prezioso» ribatté il Capitano sorseggiando il suo vino. Era un uomo freddo e anche paziente, ma a tutto c’era un limite e quella donna era dannatamente testarda.
«Non ho niente da dire su di lui. Interrogalo, fallo cantare con qualsiasi mezzo e poi ci penserò personalmente a piantargli una pallottola nel cranio. Questa volta mi assicurerò che sia morto per davvero, a costo di decapitarlo!» disse buttando giù, alla goccia, il suo vino, per poi poggiare con rabbia il bicchiere sul tavolo.
Harlock sapeva che discutere non era il suo forte. Capì che lei non era pronta per affrontare l’argomento e quindi la congedò. Non poteva perdere altro tempo.
Rimasto solo con Meeme, l’aliena gli parlò.
«Potresti confrontarti con qualcuno del suo equipaggio» gli suggerì con la sua consueta delicatezza.
Lui sospirò e fece un cenno di assenso con la testa. Ci aveva già pensato in effetti.
«Quella donna ha un segreto molto triste custodito dentro di sé. Maschera le sue debolezze dietro la forza - un po’ come tu le nascondi dietro il tuo silenzio» osservò, omettendo di dire a voce alta l’ultima parte della frase. Lo conosceva troppo bene e sapeva come parlargli, così come sapeva quando invece era opportuno tacere.
«Chiamerò quel Marcus Boone. Fa lo spaccone, ma tiene molto al suo capitano e la sua reazione alla vista del clandestino è stata molto significativa» pensò a voce alta il pirata.
Meeme intanto bevve il vino che lui le aveva appena versato in un calice dal lungo stelo, poi disse la sua in merito.
«Credo sia una decisione oculata. Quell’uomo, ancor più di Portia, si nasconde dietro una maschera, ma io sento molto chiaramente che la sua anima è tormentata da un dolore implacato».
Il Capitano non commentò. Conviveva con i suoi dispiaceri da anni, facevano parte di lui, l’avevano profondamente segnato e cambiato, rendendolo un uomo schivo e taciturno. Boone, probabilmente era un’altra faccia di una stessa medaglia e questo l’aveva capito quasi subito, perché c’è sempre una forte empatia tra chi ha un’anima sfilacciata e corrosa dalla sofferenza, anche se di fatto, poi, ognuno reagisce a suo modo.
Più tardi i due uomini erano seduti che si fronteggiavano.
«Cosa sai di questo tuo ex compagno che sembra essersi materializzato dal nulla sulla mia nave?» chiese Harlock a Boone dopo averlo invitato nella sua cabina e aver offerto anche a lui del vino.
Marcus si guardò deliberatamente intorno valutando il luogo dove si trovava.
«Devo dire che la tua tana non è niente male. Un po’ troppo old fashion e buia per i miei gusti, però credo che sulle donne…» e si girò, lanciando un’occhiatina furba verso l’aliena, che era sempre presente «…anche di ogni razza, mi pare, abbia grande presa. Non credevo che sotto questo tuo aspetto così serioso tu fossi un mandrillone dai gusti strani, non ha neppure la bocca, certi lavoretti non li può mica fare, no? Magari però ha altre doti assai nascoste» gli rispose eludendo la sua domanda, con la sua solita impertinente goliardia.
Il Capitano ignorò deliberatamente le sue battutine provocatorie e lo fissò molto serio dritto negli occhi.
«Nonostante tu ti dia un gran da fare a nasconderti, è chiaro che tieni molto a lei - gli disse diretto - Così com’è chiaro che quell’uomo, quando è apparso, ha spiazzato anche te. Hai detto che è una lunga storia. Sono pronto ad ascoltarla».
«Solo se me lo farai interrogare» rispose Boone questa volta molto serio.
«Lo faremo insieme» rilanciò Harlock. Aveva capito che c’era qualcosa di molto personale che lo legava a quel Corso.
Marcus sembrò rifletterci un attimo e poi acconsentì precisando: «Userò i miei metodi».
«Se sarà necessario te li farò usare» precisò secco il Capitano.
«Bene, cosa vuoi sapere?».
«Tutto».
Marcus gli raccontò che Jesse Corso era un membro del loro equipaggio già da prima della criogenesi. Gli raccontò anche che era un delinquente della peggior specie e un assassino a sangue freddo. Di sicuro tra di loro il peggiore, perché non esitava a coinvolgere civili innocenti, considerandoli meri danni collaterali.
Prima dell’ibernamento, però, Corso, a loro insaputa, era stato sostituito dal marito di una delle sue vittime innocenti. Avendo loro perso la memoria, non si erano saputi spiegare come quell’uomo fosse riuscito a soppiantare il loro compare e a introdursi nella Raza. Aveva preso le sue sembianze, non usando però il correttore retinale, che - gli illustrò - non può ingannare i sistemi di riconoscimento della Raza. Il finto Corso era riuscito nel suo intento grazie ad una speciale forma di chirurgia plastica replicativa che gli aveva consentito di diventare identico al vero Corso. Il suo piano era poterlo scovare e ucciderlo, per vendicare la moglie. Almeno questa era stata la sua versione dei fatti nel momento in cui era stato smascherato.
Portia, disgraziatamente, quando si erano risvegliati dalla criogenesi si era subito invaghita di quel ragazzo belloccio e molto stupido gli spiegò Marcus contrariato. Stravedeva per lui e a un certo punto si era probabilmente innamorata, anche se non lo voleva ammettere neppure con se stessa.
Purtroppo però il finto Corso, al contrario di lei, era solo attratto fisicamente dalla sua procacità, di fatto era un farfallone e un immaturo, non era l’uomo adatto a lei.
Successivamente, per puro caso, in uno spazio porto, erano venuti a contatto con il vero Jess Corso, che non si sa bene per quale motivo, dato che avevano perso la memoria al momento della criogenesi, non era a bordo della Raza ed era già stato soppiantato da quello falso, e in quel momento tutti avevano così scoperto la verità sull’impostore.
Non molto tempo dopo, Corso, quello vero, senza tante cerimonie aveva fatto fuori il suo doppione, spezzando il cuore a Porzia, la quale però si era vendicata. Lo aveva cercato e aveva creduto di averlo ucciso, dato che gli aveva sparato diversi colpi a distanza ravvicinata, ma evidentemente non era stato così.
Durante il lungo e concitato racconto di Boone, Harlock aveva avuto la conferma che questi nutriva dei sentimenti verso il suo capitano e che a suo modo voleva proteggerla.
«Bene, credo che possiamo interrogare il vostro ex compagno» convenne il pirata esortandolo a seguirlo.
Corso era uno sbruffone. Un malato di egocentrismo che si credeva invincibile, quindi, molto stupidamente, spiattellò ai suoi diretti nemici alcune informazioni molto importanti, questo perché era sicuro di farla franca, per qualche motivo era certo di averli in pugno.
«La coalizione e le compagnie vi faranno fuori. Siete l’ultimo ostacolo alla riuscita dei loro piani. Siete la famosa ‘scheggia impazzita’ che va eliminata. Avete le ore contate. Siete senza Computer Centrale e avete il nemico in casa. Siete fottuti!» disse loro compiaciuto e consapevole di aver gettato lo scompiglio e il seme del dubbio.
Boone a quel punto non ci vide più e cominciò a picchiarlo, ma Harlock lo fermò. Aveva capito il suo gioco e non voleva dargli soddisfazione.
La loro priorità era scoprire immediatamente chi fosse il nemico in casa e poi dovevano assolutamente riattivare, a qualsiasi costo, il Computer Centrale.
«Il nemico in casa, come lo definisci tu, mi pare che l’abbiamo messo sotto chiave e Dupont non ci impensierisce più di tanto».
Corso rise in modo sguaiato.
«Quando dico in casa è chiaro che non mi riferisco a me, o a uno esterno, no, non ci arrivi da solo? Sei sordo, oltre che cieco?» gli chiese arrogante.
La bocca di Harlock si piegò in un accenno di sorriso sghembo, aveva avuto la conferma che voleva.
«Andiamo» disse a Boone, che però cominciò a protestare.
Il Capitano allora gli artigliò il braccio, strattonandolo.
«Non fare storie. Seguimi!» gli disse in tono talmente duro, che a Marcus non restò che dargli retta, anche perché qualcosa gli diceva che quell’uomo sapesse il fatto suo. Lo prendeva in giro, ma era conscio che fosse un tipo tosto e niente affatto sprovveduto.
Subito dopo aver rimesso sotto chiave Corso, si diressero in Plancia. Harlock si sedette sul suo scranno e chiamò tutti a raccolta, prima però aveva chiesto a Boone di non intervenire e di non fare alcun commento su quello che avrebbe detto agli altri.
«Sembra che tra di noi ci sia un traditore» cominciò grave.
Tutti drizzarono le orecchie.
«Capitano, non intenderete dire TRA NOI vero? » si risentì stizzito Yattaran.
«Sono portato a credere che sia più facile che si nasconda tra i nostri ospiti, ma non intendo escludere nessuna possibilità, anche se legata al nostro equipaggio».
«Intendi dar retta a quell’infame?» gli chiese oltraggiata Portia.
«Sì» fu la risposta secca del pirata.
La donna stava per replicare, ma lui la anticipò.
«Ora come ora la nostra priorità è ripristinare il Computer Centrale. Yattaran, voglio che tu e la ragazzina, che deve essere costantemente sotto stretto controllo di Kei, lavoriate a questo, e che non usciate di là senza aver risolto il problema».
«Potrei aiutare anche io, se mi è concesso» provò a dire Android.
Il primo ufficiale parve sul punto di obiettare, ma ancora una volta Harlock parlò per primo.
«Grazie, se ci sarà bisogno ti faremo sapere».
«Cosa intendi fare con Corso?» gli chiese Portia seccata.
«Per ora lo teniamo sotto chiave. Nel frattempo noialtri, tutti insieme, dobbiamo stanare Dupont».
«Credi sia ancora sulla nave?» s’intromise Tetsuda interessato.
«Sì, ne sono assolutamente certo» rispose il Capitano.
«Come intendi procedere?» s’informò Griffin.
«Ci divideremo. Ognuno perlustrerà una porzione di nave».
Non sembrava un gran piano, ma nessuno al momento trovò niente da ridire.
Solo Boone si avvicinò e fece l’occhietto ad Harlock, che lo ignorò, anzi fece proprio finta di non vederlo.
Marcus però non se ne curò minimamente e portò le labbra al suo orecchio.
«Ho capito la tua mossa, guercio. Sei proprio un cervello fino» gli bisbigliò con fare complice.
«Cerca di tenere la bocca chiusa» fu la risposta perentoria del pirata, che si alzò dallo scranno e invitò nuovamente tutti a mettersi alla ricerca di Dupont.
Erano passate diverse ore, Yattaran ed Emily, nonostante la loro collaborazione, erano in un vicolo cieco. Non riuscivano a trovare il bandolo della matassa. Ogni volta che credevano di essere arrivati a qualcosa di utile venivano subito smentiti. Il Computer Centrale, a tutti gli effetti era in standby, ma non c’era proprio modo di farlo riattivare, qualunque tentativo si era rivelato vano. Sembravano come entrati in un vicolo cieco, da cui era come se non ci fosse proprio modo di uscire.
«Dovremmo chiedere aiuto ad Android - disse seria Emily - Lei può collegarsi ed entrare direttamente dentro i circuiti, cosa che noi non potremmo mai fare, operare dall’interno e risolvere il problema alla radice».
Yattaran e Kei si scambiarono una serie di sguardi eloquenti.
«Se intendi fregarci sappi che non avrò alcuna remora a spararti» disse subito la bionda pirata alla ragazzina.
«Non intendo fregarvi, perché siete sempre così sospettosi? » chiese frustrata muovendo le braccia in un gesto di stizza.
Yattaran però annuì.
«Credo tu abbia ragione, ma dobbiamo avvisare il Capitano, non possiamo decidere in autonomia di far collegare il vostro androide al nostro Computer Centrale» le spiegò.
«E allora chiedeteglielo, che aspettate ancora? Tanto qui abbiamo esaurito ogni tentativo possibile e siamo a un punto morto» sbottò esasperata Emily. Nella sua logica, sapendo di non voler affatto fregarli, faceva molta fatica a comprendere la loro reticenza.
«Vai tu a cercarlo, Kei» disse il primo ufficiale.
«Neanche per idea! Mi ha comandato di non perderla mai di vista».
Yattaran sospirò.
«Va bene, allora che facciamo? Ci vado io, o ci andate voi insieme?».
Alla fine, dopo un battibecco tra lui e Kei, fu deciso che andasse da solo.
Si avviò svelto, ma notò fin da subito che c’era uno strano silenzio che aleggiava per i corridoi della nave. Dove si erano andati a cacciare tutti?
Yattaran ebbe uno strano presentimento e allungò il passo.
«Capitano, mi ricevete?» chiese nel frattempo parlando nel dispositivo di comunicazione portatile di cui si erano dotati di recente, per comunicare strettamente tra di loro quando erano in giro per la nave.
«Yattaran, raggiungimi subito, sono dal prigioniero, ma se incontri qualcuno depistalo, è estremamente importante, per precauzione, che tu non porti nessuno della Raza quaggiù».
«Sarà fatto come voi volete» si affrettò a rispondere molto in ansia il primo ufficiale.
Lo sapevo che qualcosa non quadrava, pensò tra sé e sé il corpulento pirata mentre lesto si apprestava ad andare nella stiva.
Come raggiunse Harlock, lo spettacolo che gli si parò davanti si rivelò raccapricciante.
Tutto si sarebbe aspettato meno che un simile scenario.
Qualcuno aveva letteralmente decapitato Jess Corso. Infatti il suo corpo era riverso in modo innaturale da una parte, mentre la testa era rotolata via dall’altra e a terra, sul pavimento d’acciaio, c’era un’enorme pozza di sangue.


Note

JESS CORSO come anticipato nel capitolo precedente è un altro reale protagonista di Dark Matter. Tutto ciò che avete letto fin qui riguardo lui è canon. Ovvero è stato realmente sostituito dal marito di una sua vittima, che si è fatto fare una plastica per essere identico a lui,,è vero che è stato scoperto dal vero Corso casualmente  e da lui successivamente ucciso, così come e vero che Portia si era invaghita di lui e che lo ha vendicato uccidendo a sua volta  il vero Corso ma…e per ora basta così con gli spiegoni :D
Sotto trovate una foto di Corso così potete vedere anche voi la sua faccia da pirla! xD


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Bibliografia
(Via via verranno aggiunte varie informazioni all’equipaggio della Raza e questo promemoria sarà d’ora in poi sempre alla fine di ogni capitolo, pronto per esser consultato e fare chiarezza per chi ne avesse bisogno)

Jess Corso nome in codice “A”
Portia Lin
nome in codice “B”
Marcus Boone
, nome in codice “C”
Ryo Tetsuda
, nome in codice “D”
Emily Kolburn nome in codice “E” 
Griffin Jones
nome in codice “F”
Android
  nessun nome in codice

 

 


¤

Ringraziamenti Sparsi
GRAZIE, GRAZIE e ancora GRAZIE a chi ha avuto la (santa) pazienza di aspettare questo aggiornamento così indecentemente ritardatario: Non sto ogni volta a rifarvi la solita pappardella, il momento ora è così, molto catartico, quindi scrivo, pubblico, leggo e recensisco solo quando posso, quindi la mia eterna gratitudine va a chi mi segue con affetto nonostante sia un periodo in cui riesco veramente a star poco dietro ad EFP (alcuni di voi sanno i perché) e a chi ama, nonostante tutto, questa ficcia così bislacca. Lovvovi!

Un caro saluto carico di affetto a tutti quelli che continuano a mettere la storia tra le seguite/ricordate/preferite :) GRAZIE!

 
Disclaimer
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro.
Tutti i personaggi non originali; ovvero Capitan Harlock e i protagonisti di Dark Matter, non mi appartengono, ma sono proprietà dei loro rispettivi creatori e proprietari.
Invece la trama, così come i personaggi originali e qualsiasi altra cosa inventata dalla sottoscritta, sono proprietà dell'autrice, cioè me :)

  
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