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Autore: Redferne    07/09/2017    7 recensioni
Judy e Nick sono appena scampati da una cella di massima sicurezza e da un impressionante volo lungo una cascata. E adesso cercano di riordinare le idee, in attesa che Bogo e gli altri agenti del primo distretto giungano a dar loro manforte.
Una one - shot ambientata durante e dopo la rocambolesca fuga dei due protagonisti dal Cliffside Asylum, con cui auguro il bentornato a tutti quanti i lettori!
Genere: Azione, Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Capitan Bogo, Judy Hopps, Nick Wilde, Sindaco Lionheart
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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ASPETTANDO I RINFORZI

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Era accaduto tutto in un attimo. In un solo attimo.

Judy era intenta a filmare con la microcamera digitale del suo smartphone la concitata conversazione tra il sindaco Leodore Lionheart ed una femmina di tasso vestita in uniforme verde ed in camice bianco. Quello di norma indossato dai DOTTORI.

Il primo risultava evidentemente alterato, mentre la seconda cercava di minimizzare i toni e ricondurlo alla calma. Anche se, a giudicare dall’espressione impaurita del suo volto, doveva essere ben conscia che le sue maniere pacate e concilianti non stavano sortendo l’effetto sperato.

 

“Sono profondamente contrariato, dottoressa HONEYBADGER! Ero venuto qui aspettandomi di trovare dei risultati! Ed invece, scopro che siete ancora al punto di partenza!!”

“L – le chiedo umilmente scusa, signor sindaco...ma le assicuro che io e la mia equipe stiamo facendo tutto il possibile, per cercare di risolvere la situazione...”

“Ma davvero? Io invece ritengo che tutti voi siate BEN LONTANI, dall’aver fatto tutto il possibile!!”

 

L’argomento discusso era di quelli veramente scottanti. Di quelli che possono far decollare una carriera, assicurando gloria imperitura. O di rovinarla, facendo saltare miriadi di teste. Questione di punti di vista. E degli interessi che ha in gioco chi la sta ascoltando.

Riguardava il motivo per cui i quattordici anzi, i QUINDICI mammiferi scomparsi di recente si trovassero lì, in un reparto nuovo di zecca dell’ormai dismesso ospedale psichiatrico di CLIFFSIDE.

Un reparto costruito appositamente per segregarli e rinchiuderli, dopo averli catturati. Per effettuare ricerche su di loro, a quanto sembrava. Ma che tipo di ricerche?

Poi, all’improvviso, si udì partire un allegro jingle.

 

Una chiamata?! ADESSO?! Dico, ma abbiamo voglia di scherzare?!

 

Nick non aveva nemmeno avuto il tempo di pensarlo.

Guardò al suo fianco, in preda ad un terribile presentimento.

Vide Judy, sdraiata esattamente come lui sul pavimento della cella. Quella dove si erano nascosti non appena il sindaco e la sua collaboratrice avevano fatto il suo ingresso nel lungo corridoio.

La vide trafficare con l’apparecchio, cercando disperatamente di spegnerlo. E la udì imprecare, borbottando sottovoce e a mezza bocca.

 

“Oh, no...no, no, no, no!! Non ora, maledizione! Non ora!!”

 

Vide che la schermata dello smartphone era mutata, cambiando sia di colori che di immagine. La visuale in diretta della microcamera, con il bollino rosso che comandava l’input per la registrazione, era stata rimpiazzata dalla foto di una coppia di conigli entrambi felici e ghignanti.

Due coniugi di mezza età, probabilmente marito e moglie.

Che fossero davvero…

Poi, una scritta inequivocabile.

 

 

 

Mom & Dad

 

Coming Call

 

 

 

Non era possibile. Erano davvero i suoi genitori.

Chiamata urgente per Carotina da mamma e papà. In un momento simile.

 

No. Non può essere. Ditemi che non sta succedendo davvero. Pensò lui, mentre l’ansia gli stava già salendo alle stelle. Ditemi che é solo uno scherzo. Ditemi che si tratta solo di un dannatissimo scherzo, vi prego! Perché nessuno mi sta dicendo che é solo un dannatissimo scherzo?!

 

A quel suono improvviso, il leone smise immediatamente di parlare ed alzò la testa.

“Chi...chi é là?” Urlò. “C’é...qualcuno, qui?”

“Ha sentito, dottoressa?” Aggiunse poi, rivolgendosi alla Honeybadger. “C’é qualcuno, la in fondo!!CI DEVE ESSERE PER FORZA QUALCUNO!!”

“OH, MIO DIO!” esclamò, ormai in preda al panico. “HANNO ASCOLTATO TUTTO! SANNO OGNI COSA! SONO ROVINATO, ORMAI...COMPLETAMENTE ROVINATO! FINITO!!”

“Stia tranquillo, signor sindaco.” lo acquietò lei. “Niente paura. Usciamo fuori di qui. IMMEDIATAMENTE. Chiamo subito la sicurezza.”

Presero entrambi la porta dalla quale erano venuti. Le ultime parole da parte loro che udirono Judy e Nick, dalla cella in cui si trovavano, furono quelle pronunciate dalla dottoressa:

 

“Pronto, sicurezza? Gary, sei tu? Correte qui al reparto di detenzione, SUBITO! ABBIAMO DEGLI INTRUSI!!”

 

Pochi istanti dopo si sentì un rumore simile a quello di una serratura che veniva bloccata dall’esterno. Successivamente, i lampeggianti per le emergenze disposti lungo l’intero soffitto iniziarono a ad emettere una vivace luce rossa intermittente, coadiuvati dalla sirena dell’allarme che ronzava ad intervalli fastidiosamente regolari.

Quasi in contemporanea, le spesse porte a vetro con minuscole feritoie circolari delle celle ancora vuote scattarono all’unisono, scorrendo sulle loro guide. Compresa quella di Judy e Nick, che vi rimasero imprigionati dentro.

Si precipitarono d’istinto contro di essa, afferrandola e spingendola nella direzione opposta nel tentativo di riaprirla.

Era tutto inutile. Era un impresa oltre le loro forze. Ci sarebbe a malapena riuscito un rinoceronte, con tutta probabilità. Figurarsi loro.

“Ecco! Fantastico!!” Sbraitò Nick, mettendosi a gesticolare convulsamente e girando come un ossesso per tutta la stanza. “Siamo MORTI, ti rendi conto? Io sono morto, tu sei morta, siamo tutti e due belli che morti!!”

Judy, al contrario, rimase in silenzio e cominciò a guardarsi attorno.

Non che la volpe avesse tutti i torti, ad onor del vero. Tra non molto, i lupi che piantonavano senza sosta l’ingresso, posti a guardia dell’immensa struttura, avrebbero fatto irruzione armati di tutto punto. E stavolta non sarebbe stato sufficiente emettere un finto ululato, per bloccarli o distrarli.

Ma non era il caso di disperarsi, come stava facendo lui. Perlomeno non ancora.

 

Rifletti, Judy. RIFLETTI. Quando sei con le spalle al muro, il tempo non ha più alcuna importanza. Puoi morire ad ogni istante, così come ad ogni istante ti puoi salvare.

Prenditi il tuo tempo. Osserva con calma. E RIFLETTI.

 

Poi, d’un tratto, qualcosa in fondo alla cella attirò la sua attenzione.

Nick, intanto, continuava ad agitarsi e a sproloquiare senza sosta. Pareva un invasato.

“Non dici niente, Eh?” Le disse, ormai fuori di sé. “E’ tutta colpa tua, Carotina! Sei stata tu a tirarmi in mezzo a questo guaio! Lo sapevo che sarebbe andata a finire male, e che non avrei dovuto seguirti! Me lo sentivo che era meglio rimanersene fuori, e non lasciarsi coinvolgere! Eppure é incredibile, non trovi? E’ incredibile il fatto che io ti stia ancora parlando, vero? Io ti sto parlando, tu mi stai ascoltando, eppure é come se fossimo GIA’ MORTI!! Non é pazzesco, tutto ciò? Eh? Non é pazz...”

“PIANTALA!” Lo zittì lei.

Lui sgranò gli occhi e la fissò.

“Cosa...cosa hai detto, carotina?”

“Ho detto di piantarla, Nick.” ribadì la coniglietta, con tono fermo. “Chiudi il becco, per favore. Mi stai dando fastidio. Non riesco a concentrami, se mi continui ad urlare addosso. Noi conigli abbiamo un udito ipersensibile. E le orecchie molto delicate. E sappi anche che comportarsi come stai facendo tu non risolve nulla. Datti una calmata, altrimenti non mi sei di nessun aiuto. Se davvero vuoi essere utile a qualcosa, comincia prima di tutto a STARE ZITTO!!”

“Stare...zitto?” Chiese lui, esterrefatto. “STARE ZITTO?! No, che non sto zitto!! E non la pianto nemmeno!! Tu ci hai messo in questa situazione, bella mia, e tu adesso ce ne tiri FUORI, mi hai sentito?! Ma...ma si può sapere che stai facendo?”

Judy aveva appena estratto da un taschino una grossa busta trasparente di cellophane, ripiegata più e più volte su sé stessa. Poi l’aveva aperta, ci aveva infilato dentro lo smartphone e l’aveva richiusa con un doppio nodo, prima di rimettere via il tutto.

“Quel che mi hai appena chiesto. Ti sto tirando fuori da questa situazione.”

“Dimmi una cosa, piuttosto...SAI NUOTARE?” Aggiunse, buttando un’occhiata alle sue spalle.

“C – cosa?”

“Ti ho chiesto sei sai nuotare. Allora, sai nuotare si o no?”

“Se so nuotare? Certo che so nuotare! Magari non da vincere le olimpiadi, però...sì, me la cavo. Non arriverò sicuramente primo se dovessi partecipare ad una gara agonistica, però...se mi dovessero sbattere in acqua, almeno a galla saprei rimanerci. E comunque non capisco adesso a cosa mai dovrebbe...”

Poi, vedendo che Judy continuava a mantenere lo sguardo fisso dietro di lui, La volpe si decise finalmente a fare silenzio e si girò a sua volta.

Scorse un enorme water, realizzato sicuramente per animali di grosse dimensioni come ippopotami o pachidermi.

E proprio un attimo prima di voltarsi di nuovo e cercare di capire cosa avesse in mente Carotina, Nick si sentì spingere in avanti, perse l’equilibrio e si ritrovò dentro, a sguazzare nell’immensa tazza.

“COFF, COFF!! Ma che diavolo...” annaspava e tossiva, cercando di aggrapparsi al bordo. Ma era troppo alto e distante.

Judy fece un balzo e piombò sopra di lui, spingendolo sotto.

“Trattieni il fiato. Ne avremo bisogno.” gli consigliò, mentre vedeva l’acqua richiudersi sopra di lui.

E tirò la catena.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Presto, presto!!”

“Svelti, dentro!!”

“Muoversi, muoversi!!”

I lupi, armati di pistole taser e con Gary in testa, spalancarono la porta blindata e fecero irruzione nel locale con armi spianate, mirino laser puntato e dita sul grilletto pronte a colpire.

I gingilli che avevano in dotazione erano piuttosto potenti: una sola scossa avrebbe potuto tramortire e rendere inerme persino un mammifero di grossa taglia come un orso o una tigre.

Ad un rapido cenno del loro caposquadra si divisero i compiti e si sparpagliarono, esaminando una dopo l’altra tutte le celle rimaste inutilizzate. Ma non trovarono nulla. Niente di sospetto o fuori dalla norma. Quelle vuote, tali erano rimaste.

Unica stranezza, una minuscola bollicina, un rigurgito proveniente dalla polla d’acqua sul fondo di uno dei water. Come se qualcuno lo avesse utilizzato di recente. Ma chi diavolo poteva essere stato, se lì dentro non c’era NESSUNO?

Gary reagì alla cosa inclinando la testa leggermente di lato, ed assumendo un’espressione alquanto perplessa, mentre abbassava l’arma.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Avevano udito una sorta di gorgoglio, e poi una forza irresistibile li aveva risucchiati e trascinati verso il basso.

Si ritrovarono circondati da acque tumultuose e turbinanti e, d’istinto, avevano chiuso gli occhi.

Quando li riaprirono, si videro precipitare all’interno di lungo e gigantesco condotto di acciaio, per poi schizzare a velocità folle lungo le sue pareti scure e lisce, mentre tentavano di piantare mani, piedi e unghie nel velleitario tentativo di trovare una sporgenza, un appiglio che potesse frenare, arrestare quella loro rovinosa caduta nel vuoto.

Tutto inutile. Era come scivolare lungo una parete circolare totalmente composta da specchi. Non offriva loro nulla.

Fu in quel momento che un infausta quanto inopportuna intuizione si fece largo nelle loro menti, quasi in contemporanea, come in una sorta di transfert.

Quel tipo di intuizioni che solitamente vengono quando si versa in una situazione totalmente disperata. Con l’acqua alla gola, LETTERALMENTE. Come lo erano loro due in quel momento. E non é detto che rappresentino un bene.

Quella zona non doveva essere collegata al resto del complesso fognario di Zootropolis. Troppo impervia. E, per lo stesso motivo, non doveva disporre nemmeno di un sistema fognario autonomo. Lo scarico doveva avvenire senz’altro secondo i dettami della vecchia scuola.

E cioé, A CADUTA NATURALE.

Valeva a dire che quel condotto, ad un certo punto, sarebbe finito e avrebbe riversato tutto il suo maleodorante contenuto nel torrente più vicino, senza alcun tipo di riguardo per l’igiene e per la tutela dell’ambiente. E che il cielo avesse in gloria l’intelligenza mammifera.

Giunti a quel punto, c’era solo da sperare che non ci fosse una grata o delle sbarre al termine di quel tubo, altrimenti vi sarebbero finiti spiaccicati contro.

Pochi istanti dopo il condotto diminuì improvvisamente di pendenza ed intravidero, in lontananza, la luce tonda del foro di uscita. E fu grande il loro sollievo, quando videro che non vi era alcun tipo di barriera.

Un sollievo che però durò ben poco, quando si ricordarono entrambi che c’era un unico fiume, da quelle parti.

Quello che scorreva a fianco del costone su cui poggiava l’intero ospedale psichiatrico. E che terminava la sua corsa nella GRANDE CASCATA SULL’ABISSO.

Si misero entrambi a gridare, mentre cercavano nuovamente di aggrapparsi e fare presa alle pareti del condotto, rese lucide e scivolose da decenni di acqua mista a fluidi e liquami di ogni genere.

Una decina di metri più avanti, le loro paure trovarono adeguata materializzazione, purtroppo per loro.

Sentirono un fragore assordante, come quello di decine di elefanti in marcia. Poi vennero sparati fuori dalla tubazione come proiettili, finendo nel torrente sottostante dopo un breve volo, per poi precipitare lungo la cascata.

Judy, memore dell’addestramento ricevuto all’accademia, si tappò il naso con le dita trattenendo il respiro, unì le gambe tenendo le punte dei piedi rivolte verso il basso e fece aderire il braccio rimasto libero al resto del corpo, appoggiandolo al fianco corrispondente. Infine chinò la testolina premendo il mento contro il petto e cercando di compattarsi al massimo, in modo da offrire la minor superficie possibile all’impatto con l’acqua.

Entrò completamente dritta, bucando la superficie come un minuscolo pezzo di piombo, senza sollevare nemmeno uno spruzzo.

Nick, che invece non disponeva di alcun addestramento specifico, si limitò a piroettare all’indietro su sé stesso e ad agitarsi in maniera scomposta, urlando ancora più forte.

 

 

 

 

 

 

 

 

Entrò nell’acqua su di un fianco. Mentre andava a fondo, un forte bruciore gli esplose nella schiena, come se qualcuno gli avesse levato la pelliccia da metà dorso a suon di frustate, lasciando la nuda carne esposta.

Ma non aveva il tempo di pensarci. Aveva in polmoni in fiamme per il debito di ossigeno, e stava già iniziando a bere. Le volpi non si trovavano granché a loro agio in acqua e lui, dal canto suo, non aveva mai subito il fascino delle profondità in vita sua.

Cominciò ad agitare gambe e braccia con movimenti ampi e lenti, puntando verso il tenue bagliore sopra la sua testa.

Riaffiorò in superficie. La cascata si trovava ormai alle sue spalle, e stava galleggiando in acque calme e placide, seppur gelide.

“Anf, anf...CAROTINA!!” Urlò, mentre riprendeva fiato.

Era solo.

“HOPPS!!” Urlò ancora.

Niente. Nessuna traccia della coniglietta. Che fosse…

Il panico gli cominciò a stringere forte la gola, come un cappio.

“JUDY!!”

No. Mio Dio, no. Non poteva essere. Non poteva essere accaduto davvero. NON DOVEVA ACCADERE.

Stava per immergersi e ributtarsi sotto di nuovo, alla sua ricerca, quando qualcuno spuntò alle sue spalle.

Nick si voltò. E subito si rasserenò.

Judy, al pelo dell’acqua, mostrava il suo smartphone protetto e al sicuro dentro la sua busta di plastica, agitandolo con fare trionfante. Sembrava stesse esultando. Lo teneva ben distante dai flutti, come se si trattasse di un tesoro prezioso ed inestimabile.

E, in effetti, lo era davvero. Ma più che un tesoro era un autentico ordigno nucleare, poiché ciò che conteneva era in grado di squassare l’intera Zootropolis fin dalle fondamenta, non appena lo avrebbero divulgato.

 

Meno male, pensò Nick, tirando un sospiro di sollievo. Meno male che non ti é successo nulla, Carotina. Grazie al cielo stai bene. Non me lo sarei mai potuto perdonare. MAI.

 

“Ce l’abbiamo fatta, Nick!!” Urlò lei, raggiante. “Ora, dobbiamo solo portarlo al capitano Bogo!!”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Ricevuto, Clawhauser. Confermo. Abbiamo ritrovato i quattordici anzi, i QUINDICI mammiferi scomparsi. Ripeto: abbiamo ritrovato i quindici mammiferi scomparsi. Si, attendiamo l’arrivo dei rinforzi. Passo e chiudo.”

Judy interruppe la chiamata e raggiunse Nick sulla riva. Dopo la cascata, il fiume faceva un’ansa e cominciava a scorrere molto più tranquillo. Ma, soprattutto, uno dei due bordi degradava fino ad una piccola e boscosa radura dove i due avevano trovato momentaneo riparo e conforto dalla brutta disavventura appena trascorsa.

La coniglietta si avvicinò e vide, non priva di un certo imbarazzo, la volpe togliersi la cravatta e sbottonarsi la camicia per poi appoggiarle su di un ramo poco distante.

“M – ma...che stai facendo?” Chiese, stupita.

“Niente di speciale, Carotina.” rispose lui. “Li sto solo stendendo ad asciugare. Sono fradici, nel caso tu non l’abbia notato.”

“Ah...”

“Cos’hai? La vista di una VOLPE A TORSO NUDO ti imbarazza, per caso?” Ammiccò Nick, mentre si metteva a quattro zampe e si scuoteva violentemente per liberarsi dall’acqua di dosso, fino all’ultima gocciolina. “Ma se solo ieri sei stata in mezzo a decine di animali TOTALMENTE SVESTITI e non hai battuto ciglio!!”

“Ma lì era diverso!” Esclamò lei stizzita, mentre cercava di riparasi dagli schizzi. “Eravamo nel bel mezzo delle indagini! DOVEVO FARLO!!”

“Capisco...niente può fermare L’INDOMITA EROINA DELLA LOTTA CONTRO AL CRIMINE, vero?”

“Più o meno.” rispose Judy, sedendosi su di una piccola roccia lì vicino.

“Uff...sono esausta...” ammise.

“A proposito, Carotina...”

“Si?”

“Pare proprio che tu mi abbia salvato la vita per la seconda volta. Inoltre, volevo...si, volevo scusarmi per quel che ti ho detto poco prima, quando...quando eravamo rinchiusi in cella. Non...non lo pensavo davvero.”

“Mph. Stà tranquillo. Dopotutto, mi hai dato una grossa mano anche tu, con il capitano. Senza il tuo intervento, a quest’ora sarei già a spasso. Senza contare che sei stato sempre tu, a fornirmi la dritta sulle telecamere di sicurezza. E non temere. Non me la sono certo presa. Capita di perdere il controllo, in una situazione del genere. Ma, giù all’accademia, mi hanno insegnato che per poter fare un lavoro come il mio devi mantenere la calma, ad ogni costo.”

“Dici...dici sul serio ?”

“Proprio così. Spesso la soluzione si trova proprio sotto al nostro naso, ma siamo troppo agitati per riuscire a vederla. Credo che ci saresti arrivato anche tu, se non fossi stato tanto tanto impegnato a sbraitare.”

“Io...”

“Capisco quel che hai passato, Nick. E so quel che provi, credimi. Ma se proprio ci tieni a sdebitarti di nuovo, ti chiedo solo di provare ad AVERE UN PO’ DI FIDUCIA IN PIU’. Almeno nella sottoscritta. Almeno tanta quanta ne ho io in te. Credo di avertelo più che dimostrato. Se così non fosse, non ti avrei portato dietro con me.”

“Ok, Carotina. Ricevuto. Vedrò di adeguarmi. Intanto, GRAZIE.”

“Di nulla.”

“Dì un po', piuttosto...” chiese poi lui. “Non ti sembra PAZZESCO, quello che abbiamo appena visto?”

“Già...davvero pazzesco.” confermò lei.

“Voglio dire...” continuò Nick. “...il responsabile delle sparizioni é nientemeno che IL SINDACO IN PERSONA! Ma perché li avrebbe fatti catturare, secondo te?”

“Non ne ho proprio idea...magari voleva solo metterli in condizioni di non poter nuocere a nessuno. Te lo ricordi, il signor Manchas? Se gli altri sono tutti come lui, non si può certo lasciarli liberi di circolare...”

“Credo che tu non abbia tutti i torti. Da questo punto di vista, non é stata una brutta idea.”

“E quel che penso anch’io. Ma non capisco perché abbia voluto fare tutto quanto di nascosto!”

“In effetti é vero...perché non ha voluto rendere la cosa pubblica?”

“Non lo so proprio. Ma credo che Lionheart avrà la possibilità di spiegarlo, tra non molto. E farà meglio ad avere una motivazione valida.”

“Sempre ammesso che voglia collaborare, Carotina...comunque, ora che mi ci fai pensare, credo di aver notato qualcosa di strano, riguardo ai mammiferi rapiti...”

“Sarebbe a dire?” Domandò Judy.

“Non so...” rispose lui, dubbioso. “...ho come l’impressione che io e te abbiamo tralasciato un piccolo dettaglio, uno di quelli che si scorgono quasi di sfuggita...ma é come se in questo momento non riuscissi a metterlo bene a fuoco, e...”

Nick si interruppe. Mentre si avvicinava a Judy, aveva notato che la coniglietta stava stringendo entrambe le braccia attorno al busto. E che stava tremando.

“Hai...hai freddo?” Domandò.

“U – un po'...” rispose lei, battendo gli incisivi.

“Ti buscherai un malanno, così.”

“Lo so...ma non vedo cos’altro potrei fare, in questa situazioneEEETTCCIIIUUUUHHH!!”

Quasi a voler confermare i timori della volpe relativi al suo stato di salute, la coniglietta tirò un grosso starnuto.

“Forse dovresti togl...”

“SCEMO!!” Lo zittì Judy, rimproverandolo ad alta voce. “MA TI PARE CHE IO POSSA SPOGLIARMI QUI DAVANTI A TE COME SE NIENTE FOSSE?! MA SI PUO’ SAPERE CHE CAVOLO TI DICE QUELLA TUA TESTA, CERTE VOLTEEEEETTTTCCCIIUUUUHHH!!”

“Ehm, chiedo scusa.” si schermì Nick. “Credo tu abbia ragione.”

Detto questo, si sedette alle sue spalle, appoggiando la sua schiena a quella di lei.

L’inaspettato contatto con la sua nuda pelliccia la fece sobbalzare.

“M – ma cosa...che hai intenzione di...”

“Oh, andiamo!” Ridacchiò lui. “Come se fosse LA PRIMA VOLTA che stiamo così vicini! Parlando di Manchas...non te lo ricordi ieri, quando abbiamo fatto quella sessione di BUNGEE – JUMPING fuori programma nel tentativo di sfuggirgli, finendo legati ed appesi come due salami?”

“Si, ma...”

“Ah, ah, ah!! Sei proprio la classica CAMPAGNOLA TIMORATA, Carotina! Va bene il pudore, ma tu stai decisamente esagerando! Ah, ah, ah!!”

“Smettila di prendermi in giro, Nick! Hai capito?! SMETTILA SUBIT...”

Ma, poco prima che Judy potesse concludere la frase, qualcosa la coprì. Sentì qualcosa di morbido e caldo scorrerle lungo il ventre ed il petto. Abbassò gli occhietti e vide che la coda di Nick la stava avvolgendo dalla vita fino alla spalla destra, come un soffice bozzolo.

“Tieni.” disse lui, senza voltarsi. “Mettitela attorno, come una coperta. Dovrebbe aiutarti.”

“Nick, io...”

“Sul serio. Non fare complimenti, dai.”

Judy obbedì e la strinse a sé. La volpe trasalì.

“Ouch!!”

“Oh! Scusa...ti...ti ho fatto male?” Domandò lei, preoccupata.

“No, no...” la rassicurò lui. “Devi sapere che...che la coda é un punto piuttosto sensibile, per noi volpi, ma...non ti preoccupare. E’ tutto a posto.”

“Grazie.” Disse lei, abbozzando un sorriso e reclinando il capino leggermente all’indietro.

Poteva riuscire a vederlo, anche se lui non se ne accorgeva. Quando si afferma che i conigli hanno gli occhi ai lati e fin dietro le orecchie, bisogna sapere che NON E’ AFFATTO UN MODO DI DIRE. Con la loro loro vista panoramica possono davvero scorgere OGNI COSA senza nemmeno il bisogno di voltarsi.

“Sai” disse Nick dopo qualche istante, riprendendo il discorso. “Certo che ce ne sono capitate davvero di tutti i colori in questi due giorni, non é vero?”

“Yaaawwnn...puoi...puoi dirlo forte.” replicò Judy, soffocando a stento un enorme sbadiglio.

“Davvero, ne abbiamo...ne abbiamo passate di cotte e di crude io e te, INSIEME...” continuò la volpe. “...ma la cosa più pazzesca di tutte sei proprio TU, CAROTINA. Io...io credo di non aver mai visto né incontrato NESSUNO, COME TE. Gli sbirri di questa città sono in gran parte demotivati, e pensano solo a tirare la fine della giornata. E ad intascare lo stipendio a fine mese. Ma tu, invece, sei...sei DIVERSA. Diversa da chiunque altro. Tu...credi VERAMENTE IN CIO’ CHE FAI. E sei davvero convinta che possa servire, CHE SERVA VERAMENTE A QUALCOSA. TU VUOI DAVVERO CAMBIARE LE COSE, ECCO LA VERITA’. Sei...sei STUPEFACENTE, ecco. Non...non trovo altre parole, per dirlo.”

“E non é tutto.” aggiunse. “Sei in assoluto la prima persona che abbia mai avuto fiducia in me. Voglio dire...chi mai si sognerebbe di dare fiducia AD UNA VOLPE? Eppure...eppure tu lo hai fatto. Nonostante io ti abbia persino ingannato, all’inizio. E ti sono grato, per questo. Avevo...avevo maledetto questa città, questo mondo, quest’epoca. Ma tu mi hai dato la possibilità di rendermi utile a qualcuno. E mi hai fatto capire che forse, da qualche parte, C’E’ UN POSTO ANCHE PER ME. Ti ringrazio di cuore, JUDY. Davvero.”

“Scusami” aggiunse ancora, dopo una pausa dovuta ad un evidente imbarazzo. “Forse non avrei dovuto dirtele, queste cose. Non...non credo di cavarmela molto bene con questo genere di discorsi, e...”

Smise di parlare. Gli parve di udire uno strano rumore. Una sorta di ronzio sommesso e regolare, quasi come se…

No. Senza QUASI. Qualcuno stava decisamente RONFANDO. E della grossa, anche.

Sbirciò con la coda dell’occhio e vide che Judy si era addormentata sul serio. Era completamente appoggiata al suo dorso e russava indecorosamente. Le si era persino formata una pozzetta di saliva a lato della boccuccia.

Probabilmente aveva finito col cedere all’invitante tepore e alla morbidezza della sua estremità caudale. Senza contare il fatto che doveva essere sfinita. Entrambi non chiudevano occhio da più di un giorno, per tacere di tutti i pericoli e le peripezie che avevano dovuto affrontare.

Troppe emozioni e troppi strapazzi tutti in una volta sola, poverina.

Coraggio indomito a parte, rimaneva pur sempre e soltanto una TENERA CONIGLIETTA, dopotutto.

A Nick venne da ridere, a vedere quella scena. Così comica e adorabile al tempo stesso.

“Tsk...che peccato...” commentò sarcastico, con una punta di malcelata amarezza. “...per una volta che mi era riuscito di fare un discorso serio...”

“...Ma forse é un bene che tu non abbia ascoltato, Carotina.” si corresse subito dopo.

 

Già. Proprio così. Rifletté. Non so perché ho detto quelle smancerie idiote. Mi é venuto così. Spontaneo. Naturale. E non so nemmeno spiegarne la ragione. E Finnick dice che quando non sei in grado di trovare una ragione utile a spiegare qualcosa, beh...é il momento di INIZIARE A PREOCCUPARSI.

In realtà la ragione la conosco benissimo.

La ragione sei TU, Carotina.

La verità é che i miei trucchi con te non funzionano. Riesci sempre ad intuire e ad anticipare le mie intenzioni.

Mi costringi ad essere ME STESSO, per poter rimanere al tuo fianco.

Ma devi sapere che un truffatore di professione come me, quando non riesce più a fingere di essere qualcun’altro, é praticamente FINITO.

L’inganno é il mio pane, Judy. Il mio alibi. La sola giustificazione che ho al fatto che la gente mi odia, mi disprezza e ce l’ha con me solo per per il semplice fatto di essere UNA VOLPE.

Se mi levi anche questo, CHE COSA MI RESTA?

CHE MI RIMANE?

E’ come l’altra volta, sulla funivia.

No so perché ho voluto raccontarti di me da piccolo. Né il perché abbia voluto raccontarti di quella storia della museruola.

Tsk. Ma chi voglio prendere in giro?

Lo so benissimo il perché.

Perché é il tuo potere, Carotina. Ecco il perché.

Tu sei PERICOLOSA, cara la mia coniglietta. Più di quanto tu possa pensare.

Hai la capacità di vedere oltre le mie maschere, e di farle cadere una dopo l’altra.

Riesci a mettere a nudo la mia anima.

“Guardò poi i suoi abiti, stesi lì vicino.

“E non solo quella, a quanto pare...” Ammise.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La ridestò circa dieci minuti dopo, dandole dei piccoli buffetti di gomito sul fianco.

“Psst! Carotina!”

“Zzzzzz…”

“Ehi, Carotina! SVEGLIA!”

“Zzzzzz...snort...” fece lei, tirando su con il naso.

“CAROTINA!!”

“Grmph...eh?!”

“Sveglia, bell’addormentata!” la esortò Nick, mentre se la rideva di gusto. “I tuoi colleghi saranno qui a momenti. Credo proprio che per allora tu ci tenga a renderti un minimo PRESENTABILE, no?”

Detto questo si voltò leggermente, puntando l’indice destro di fronte a lei. Già si udivano e si potevano riuscire a scorgere le sirene e i lampeggianti in rapido avvicinamento.

“Oh, PER TUTTI I CRACKER AL FORMAGGIO!!” Imprecò lei. “Ma perché non mi hai chiamata prima, santo cielo?!”

“Ma come, Carotina?” Domando Nick. “Non sei uno sbirro anche tu? Dovresti saperlo meglio di chiunque altro che la polizia ARRIVA SEMPRE ALLA FINE, come da copione! Lo sanno anche i sassi! Ah, ah, ah!!”

E scoppiò a ridere a crepapelle, tenendosi la pancia.

Judy resistette all’impulso di strozzarlo con le sue stesse zampe e cercò di balzare in piedi di scatto, nel disperato tentativo di raggiungere la riva del fiume e sciacquarsi un poco il musino, ma le volanti furono più veloci e la inchiodarono lì dove si trovava.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Gli agenti del primo distretto al gran completo fecero capannello attorno ai due. Infine, sbucando in mezzo a loro e sciaguattando nell’acqua bassa, il capitano Bogo fece il suo trionfale ingresso in campo.

L’oscurità circostante, dovuta all’ora tarda e alla fitta vegetazione tropicale lo rendevano ancora più grosso e minaccioso dell’ultima volta. Con quell’andatura marziale sembrava un patchwork di due distributori automatici messi l’uno sopra l’altro, con grande sprezzo del pericolo e del senso dell’estetica. Ma posseduti da qualche entità demoniaca oppure riadattati per l’uso bellico, come in qualche demenziale romanzaccio di fantascienza spiccia o di horror - splatter da quattro soldi. Di quelli che sparavano la lattina o la bevanda calda direttamente sulla fronte del malcapitato avventore di turno, lasciandolo deturpato dalle ustioni oppure stecchito sul colpo.

Dovettero pensarlo tutti quanti, in quel momento. Compreso Nick, che festeggiò il loro reincontro con un’infelicissima battuta.

“Per me una fucilata di thé al limone con molto zucchero, grazie.”

I poliziotti, Judy compresa, lo guardarono, incerti se scoppiare a ridere.

“CHIUDI QUELLA BOCCA, VOLPE! NON RICORDO DI AVERTI RIVOLTO NESSUNA STRAMALEDETTA DOMANDA!!” Lo zittì il bufalo.

“Guarda, guarda” Proclamò con un tono calmo che faceva ancora più paura della precedente sfuriata. “di nuovo la premiata agenzia investigativa Hopps and Wilde, L’ACCOPPIATA VINCENTE!! E’ la seconda volta che mi costringete a piantare lì tutto e a giungere in vostro soccorso in meno di due giorni, ed é la seconda volta di fila che vi ribecco APPICCICATI L’UNO ALL’ALTRA! Qual’é il vostro problema, si può sapere?”

Judy deglutì, a quella risposta. Possibile che il capitano non sapesse NULLA? Eppure Benjamin doveva averlo messo al corrente del ritrovamento. Magari Bogo era il classico tipo da non concedere la minima soddisfazione ai suoi sottoposti. O magari non la riteneva ancora all’altezza della situazione, nemmeno di fronte all’evidenza dei fatti.

“Beh, qualunque cosa abbiate da dire in proposito, sappiate che NON MI INTERESSA. E adesso rompete le righe. E non rompete le tasche.”

Judy balzò in piedi sull’attenti, ignorando il commento tagliente ed inopportuno del suo comandante. E sorvolando anche sulle battutine e sui commenti ironici dei suoi colleghi lì vicino, intenti a ridacchiare sotto ai baffi e a darsi di gomito.

“Sissignore.” rispose, mettendo le dita della mano destra all’altezza della tempia.

“Senza contare che é anche la seconda volta in meno di due giorni che mi convocate d’urgenza, obbligandomi ad uscire dal mio ufficio.” aggiunse lui. “E in tutta onestà, mi auguro che stavolta si tratti di un motivo meno futile e idiota di quello precedente.”

“Ehm...con permesso, signore.” intervenne l’agente Delgato. “Se posso esprimere un’opinione, mi pare che siano entrambi piuttosto intirizziti. Devo forse provvedere?”

“Se proprio ci tieni...” commentò Bogo.

“D’accordo, signore. Provvedo subito.”

“Ehr...grappino per i feriti, forse?” Gli domandò Nick.

“No.” rispose il leone, mentre si allontanava a recuperare tutto l’occorrente. “Caffé caldo e coperte per i citrulli.”

“Allora” riprese il bufalo, “cari i miei RIZZOLI E ISLES...”

“Ehm...GRIZZOLI, signore.” lo corresse un lupo bianco alle sue spalle.

“Ssshhh!! Non sta parlando con te, imbecille.” lo zittì bisbigliando un altro lupo al suo fianco, dal manto grigio.

“Non sto parlando con te, imbecille.” gli fece eco il capitano che aveva sentito benissimo, nonostante si fosse trattato poco più di un sussurro.

“Allora, SIMON AND SIMON” disse, rivolgendosi di nuovo a Judy. “Cosa avete per me? Come ho detto poc’anzi, spero per voi due che si tratti di qualcosa di VERAMENTE IMPORTANTE.”

“Si, signore.” Confermò la coniglietta. “Ho motivo di ritenere che sia MOLTO IMPORTANTE. Molto più di quanto lei possa anche solo immaginare.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salve a tutti, rieccomi qua!!

Come avevo promesso, eccomi di ritorno con una one – shot dedicata agli avvenimenti dopo la fuga dei protagonisti dal Cliffside Asylum.

Ammetto che é venuto un po' lunghetto, ma non me la sentivo di dividerlo in due parti. Altrimenti la prima parte sarebbe risultata incentrata sugli avvenimenti del film. Certo, sicuramente più ricca e dettagliata, ma nulla di nuovo. E poi ho fretta di tornare alla mia storia principale. Spero vi piaccia.

Tornando alla long, ricomincerò a pubblicarla tra un paio di settimane. Contemporaneamente, inizierò la pubblicazione di una storia su un altro fandom, relativo ad uno dei miti della mia infanzia.

Trattasi di ASHITA NO JOE (o ROCKY JOE, come lo conosciamo noi).

Ho letto una stupenda long, a riguardo (L’UNICO DOMANI di innominetuo, che vi consiglio caldamente), e ho deciso di provarci.

Ma non temete: saranno cinque, sei episodi al massimo. E comunque, la pubblicazione di THE PROMISE YOU MADE non subirà né interruzioni, né ritardi (a parte quelli causati da lavoro o casini vari, come sempre).

Intanto, ringrazio Plando, hera85, Sir Joseph Conrard, darkdestroyer, Nilson_D_Rayleigh_2001, LittleCarrot, Newdark (bentornata!), zamy88 e nami92 per le recensioni dell’ultimo capitolo.

Un grosso BENTORNATO a tutti quanti voi e a presto!!

 

See ya!!

 

 

 

Roberto

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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