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Autore: Stregatta_Khan88    08/09/2017    0 recensioni
Diana Tosi è una scrittrice squattrinata. Gabrio Rossato, in arte "Chef Russel" è noto cuoco da strada della televisione. Le loro vite presto s'incroceranno... Un colpo di fulmine, due arti diverse quanto simili. Un biglietto da visita che l'autrice manda ad un suo idolo, con la speranza di poterlo incontrare, un giorno..
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Le dita puntate sulla tastiera del laptop, il foglio bianco di Word aperto davanti agli occhi ed il cursore che lampeggiava con severa intermittenza. Pareva impaziente, voleva produrre frasi logiche, creare parole.

Ne aveva digitate solo due: "capitolo uno".

Diana si gettò con la testa sui pulsanti, emettendo un verso frustrato. Il cursore la schernì facendosi strada sul foglio con lettere, numeri e simboli senza senso, a causa dell'impatto tra la sua fronte ed i tasti. Lo guardò di traverso, dopo di che voltò la sedia girevole dell'ufficio -la sua stanza da letto- verso la porta finestra che dava al suo paese, avvolto da una coltre di nebbia.

Diana Tosi era una scrittrice di romanzi fantasy ed aveva ambientato proprio lì la sua prima saga, a Sarnico, dov'era nata e cresciuta. Non era un'autrice di fama mondiale, lavorava per piccole case editrici, ma ciò che ricavava dalla vendita dei suoi libri, specialmente reperibili online, le bastava per vivere. Era più che entusiasta di quel lavoro: gestiva il suo tempo a piacimento, non aveva orari da rispettare, poteva andare a dormire quando voleva o alzarsi tardi la mattina ed uscire ogni volta che lo desiderava. Ma difficilmente Diana si svegliava oltre le otto e mezza e si addormentava oltre l'una di notte. Diceva sempre che svegliarsi tardi la lasciava intontita per tutta la giornata, portandole via ore da sveglia che poteva vivere e godersi, anche per trovare ispirazione per i suoi romanzi.

Aveva già pubblicato ben tre saghe, tutte ispirate alla magia, allo sciamanesimo, a streghe e incantesimi. Prendeva fatti reali e li tramutava con la sua fantasia, facendo spiccare i suoi protagonisti sempre come eroi. Non tralasciava di descrivere anche qualche scenetta di sesso, ma rimaneva entro certi limiti, niente volgarità.

Da non molto tempo aveva concluso l'ultima saga fantasy, ma già quando mancavano pochi capitoli alla fine si era detta che stava diventando monotona e, forse, avrebbe dovuto dare una svolta ai suoi scritti

Non voleva scrivere un romanzo rosa e soprattutto desiderava evitare gli erotici, due generi che non adorava. Diana non disdegnava il sesso, ma non si faceva problemi se mancava. A vent'anni non era stata a letto con molti uomini, ma quei pochi le erano bastati per capire che poteva anche farne a meno, era noioso per lei: si eccitava di più con le fantasie spinte che descriveva.

Ma come sapeva accadere anche ai grandi scrittori, a livello di Stephen King, JK Rowling o Licia Troisi, venne assaltata dal drammatico blocco dello scrittore. Se succedeva a loro, figurarsi a lei, che era conosciuta appena entro ristretti confini italiani. Probabilmente la sua fama si limitava ai confini di Bergamo, Brescia, Milano, Pavia...

Insomma, circa tutta la Lombardia; più a Sud era conosciuta per merito dei contatti su Facebook: tra i suoi millecinquecento contatti aveva amici in Emilia Romagna, Campania, Puglia e Marche, qualcuno anche in Lazio, ma parlava volentieri con così tante persone che spesso si confondeva.

Il terribile blocco era causato dal timore di cadere nella banalità, insieme alla mancanza di nuove idee, qualcosa d'innovativo ed interessante da offrire al pubblico dei lettori, dove mescolare ironia, serietà, magari un po' di mistero e... magia?

«No, dai, ho già fatto tre saghe di magia» disse tra sè e sè.

Tolse i suoi occhiali per pulire le lenti con l'apposito panno e si soffermò pensierosa a fissare il soffitto.

Diana aveva due bellissimi occhi che parecchie persone le invidiavano, un misto tra il blu ed il viola, ma le mancavano alcune diottrie. Eppure non se ne dispiaceva così tanto. Da adolescente odiava portare gli occhiali: il primo paio che aveva acquistato, con molta inesperienza, aveva una forma ridicola, quasi rotonda, e con quel suo viso non erano un bel vedere.

Gli anni erano passati.

Era diventata una giovane donna, il suo volto era dimagrito e la forma degli occhiali si era allungata ad occhi di gatto e quella montatura viola e nera le piaceva, nonostante sua madre le avesse spesso detto che la facevano sembrare una zitella. Lei fu convinta di quel modello dall'inizio, perchè con quella forma le bastava un trucco leggero per mettere in risalto quegli occhi che le lenti non riuscivano ad adombrare.

Accese la piccola tv al plasma, attaccata nell'angolo di fronte al letto, inforcò di nuovo i suoi occhiali e con la compagnia delle voci televisive tornò a fissare il cursore assassino che lampeggiava sul foglio digitale bianco. Lesse e rilesse le parole "capitolo uno" ma nulla si muoveva nella sua testa. Digitò rabbiosamente:

"Non so che cazzo scrivere". Salvò e chiuse.

Lascia perdere, si disse. Se le idee non arrivavano in automatico era vano sforzare la testa. A volte avrebbe voluto prendere più sul serio i viaggi che aveva fatto con i genitori e la famiglia: i luoghi visitati erano stati tutti interessanti e suggestivi da ammirare. Se in passato avesse preso appunti, fatto più foto e studiato meglio la storia dei siti visitati ne avrebbe ricavato buone storie, ma purtroppo era entrata da poco fino al midollo nel mondo della scrittura.

Prestò attenzione al canale su cui era sintonizzata. In quel momento andava in onda un programma di restauri di automobili, i titoli di coda che comparivano indicavano che era quasi finito. Alzò un sopracciglio pensierosa: e se avesse scritto un libro che parlava di piloti ed automobili? Rischioso: esisteva già il noto film "Rush" che aveva visto. Probabilmente avrebbe teso a emularlo e, per di più, non sapeva un accidenti di motori.

Si diresse in cucina e preparò un tè caldo solubile al limone. Lo adorava: se n'era presa la fissa ai tempi della scuola, quando a ricreazione se lo concedeva spesso. Da allora aveva bandito le bustine, passando alla polvere.

Quando fece ritorno in camera udì la sigla del programma successivo che le fece sgranare gli occhi a prestare maggiore attenzione alla tv. La musica di sottofondo doveva essere una composizione orientale, o qualcosa del genere. Il tipo che conduceva il programma faceva parte di quella categoria di uomini che accendeva pensieri strani nella mentre Diana.

Si sedette con la tazza di tè in mano e studiò quell'individuo che guidava la sua jeep bianca, tenendo un braccio completamente tatuato fuori dal finestrino. Tatuato, come l'altro braccio e buona parte del suo corpo.

I capelli a spazzola e la barba incolta scuri lo facevano sembrare più anziano dei suoi trent'anni; il fisico robusto denotava la sua ex professione da rugbista.

Nella prima stagione del programma debuttò con un paio di baffi da sparviero alla Salvador Dalì. All'attuale quarta stagione il suo aspetto si era fatto più tenebroso e rude, forse per la barba che aveva preso il posto dei baffetti. Nonostante la mutazione Diana lo aveva ritenuto sempre un figo pazzesco, ma leggendo sui blog aveva constatato che gran parte del pubblico femminile la pensava così.

Non era quel tipo di bellezze immacolate che lei non sopportava, che riteneva troppo false. Lui aveva un fascino tutto particolare ed il marcato accento romanesco non faceva altro che intensificare quel sex appeal.

Anche Diana, come tutte le donne che seguivano quel programma, lo vedeva bene nei panni del sex symbol, con il suo metro ed ottantasei di altezza ed i suoi centotre chili di muscoli da ex rugbista.

Ma Gabrio Rossato non conduceva un programma di stampo erotico. Gabrio Rossato era conosciuto da tutti come "Chef Russel", un cuoco sul canale 52 del digitale terrestre. Lo scopo del programma era far conoscere lo street's food d'Italia ed Europa, attraverso sfide con esperti del cibo da strada, che non erano i soliti Chef da cucina classica e raffinata, ma per lo più persone comuni che gestivano piccole attività culinarie, come baracche su quattro ruote o trattorie di quartiere. Programma originale, anche se non tutto il cibo da strada faceva parte dei gusti di Diana. Alcuni piatti la intrigavano, altri non ci avrebbe tenuto affatto a provarli, pur notando che Russel ci sapeva fare con i fornelli. Non tutte le sfide lo vedevano vincitore, ma non era tipo da prendersela, forgiato dallo spirito del rugbista: i praticanti di quello sport paravano bene i colpi delle perdite, così come esultavano delle vittorie.

Diana puntò un gomito sulla scrivania, reggendosi il volto con la mano mentre seguiva il programma interessata. Come di consueto Russel compariva vestito da comune cittadino, jeans, camicia con le maniche arrotolate fino al gomito sopra la t-shirt e scarpe da ginnastica. Gironzolava per la città scelta per la sfida, raccontando la storia della cucina e della tradizione delle viuzze interne, incontrando gli esperti commessi di fast food e valutava i piatti che potesse sfidare.

Lei ridacchiava ogni volta che, durante un confronto tra cuochi, la già accentuata espressività di Russel si marcava ancora di più, accompagnata dalle taglienti esclamazioni romanesche. Restò seria nel momento della sfida, spalancando gli occhi e socchiudendo la bocca, come al solito, quando Russel tolse la camicia e la maglietta, sfoggiando il suo fisico statuario con i numerosi tatuaggi sulla schiena e sul petto, indossando poi la casacca nera da cuoco. Freddava infine il suo sfidante con volto serio a braccia conserte.

«Troppo sexy...» sospirò Diana udendo una specie di campanellino che trillava nella sua testa. Un'idea! Perchè non scrivere un romanzo su uno Chef?

Sapeva dell'esistenza di una trilogia dove il protagonista era un cuoco, ma era una serie erotica, genere segnato da un'immaginaria X rossa. Cercò di pensare ad un simile personaggio messo su uno sfondo fantasy, ritenendola all'improvviso un'idea ridicola. Oltretutto non sapeva nulla di cucine e cuochi. Sapeva solo preparare piatti molto basilari, riso, pasta, bistecche impanate, ma era capitato anche che qualcosa fosse finito bruciato. Sapeva cucinare ma non era un asso e non conosceva nessuno che potesse darle dritte sul mondo dei cuochi. Un suo ex studiava presso l'istituto alberghiero ma... erano anni che non lo vedeva: storia durata due mesi quando aveva sedici anni. Tirò un sospiro, sentendosi svuotata di tutte le probabili idee per scrivere un nuovo romanzo.

Mordendosi il labbro iniziò a pensare che la sua carriera di autrice fosse già giunta alla fine, ma sembrò alla stessa un pensiero stupido: uno scrittore non doveva mollare per un comune e diffuso blocco.

Guardò Russel che esultava dopo la vincita della sfida di cucina e sopirò ancora. La telecamera fece il primo piano allo Chef, che tornando serio si rivolse direttamente alla camera. Diana ebbe la sensazione che Gabrio parlasse proprio a lei, mentre gli oscuri occhi guardavano fisso.

«Raga'. Ricordateve: l'importante è nun arrendesse». Diana lo invidiò, così come invidiò tante delle persone famose, attori, cantanti... e scrittori.

La sua ridotta fama la faceva sentire soddisfatta, ma non sempre ricavava una grande fiducia da essa. Diana lo invidiò: avrebbe voluto sapersi ripetere anche lei, più spesso, di non arrendersi mai.

   
 
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