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Autore: _Kalika_    08/09/2017    3 recensioni
*Questa storia partecipa al contest “Back to School” a cura di Fanwriter.it!*
***
“E questi che cazzo sono?!”
“Mi pare ovvio. Sono tappi per le orecchie, Eustass-ya.”
“Stai scherzando? Ed io sono rimasto tutto il viaggio ad ascoltare questi mocciosi urlare mentre tu te ne stavi tutto tranquillo?!”
***
“Ora dobbiamo andare a destra.”
“No, a sinistra.”
Genere: Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Eustass Kidd, Trafalgar Law, Un po' tutti | Coppie: Eustass Kidd/Trafalgar Law
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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*Questa storia partecipa al contest “Back to School” a cura di Fanwriter.it!*
Numero parole: 4342
Prompt: “A e B lavorano come maestri in un asilo.”
 
 
 
Ricordami il motivo per cui sono qui!
“Sono tutti?”
“Sì, sono tutti, vediamo di sbrigarci” La risposta assomigliò più ad un ringhio furioso, mentre le porte del pullman si chiudevano e i due ragazzi prendevano posto nei sedili avanti del veicolo.
I primi minuti passarono nel silenzio più totale, ed i maestri quasi credettero di poter fare un viaggio tranquillo. Ma ovviamente la calma durò poco, presto sostituita da urla selvagge degne dei peggio guerrieri, pianti disperati e fastidiose risate. Non c’era da stupirsi: già l’appello era stato un incubo, con i gemelli Vinsmoke che avevano deciso di indossare tutti grossi cappelli che li rendevano a dir poco identici l’uno all’altro; già al secondo gemello, il povero supplente era certo di essere impazzito. Il resto della classe, poi, era esploso in una risata quando nessuno aveva risposto alla voce “Portuguese D. Ace”, nonostante i fratelli avessero giurato che fosse venuto a scuola con loro. Il bambino si era addormentato sul banco, rischiando di far venire una crisi di nervi all’esasperato maestro.
E proprio al terzo grido di Ace perché “Maestro, l’autista cattivo mi ha fregato i fiammiferi!”, il suddetto maestro perse la pazienza e si volse adirato verso il collega, che sembrava essere rilassato sul sedile con gli occhi chiusi. Lo scosse senza alcuna pietà prima che il ragazzo gli rivolgesse un’occhiata a mista fra l’infastidito e il divertito. Per tutta risposta il maestro gli ruggì contro, gridandogli che non era possibile andare avanti in quelle condizioni, e l’altro si limitò ad un’alzata di spalle.
Si rimise al suo posto, sistemando il cappello maculato sulla testa, e fu nel fare quel gesto che il povero esasperato si accorse di un particolare che lo fece passare dalla sorpresa alla rabbia ceca. Si avvicinò e gli strappò i tappi dalle orecchie con fare incredulo, mentre l’altro si girò stringendo appena le labbra per l’improvviso casino che era tornato nei suoi timpani.
“E questi che cazzo sono?!”
“Mi pare ovvio. Sono tappi per le orecchie, Eustass-ya.”
“Stai scherzando? Ed io sono rimasto tutto il viaggio ad ascoltare questi mocciosi urlare mentre tu te ne stavi tutto tranquillo?!”
Trafalgar si strinse nelle spalle, nonostante un ghigno derisorio gli fosse apparso spontaneamente sulle labbra.
“Ma io ti-” “Non qui, Eustass-ya, non vorrai traumatizzare i bambini…” Lo zittì all’istante, mentre l’altro si preparava a sbatterlo e picchiarlo lungo il pavimento del pullman. Si passò tranquillamente due dita sotto gli occhi, dove facevano mostra di sé due vistose occhiaie, poi allungò la mano per riappropriarsi degli oggettini incriminati ancora sul palmo di Kidd. Il rosso tuttavia non lo lasciò fare, anzi si alzò fulmineamente in piedi e buttò i tappi fuori dal finestrino, ignorando la pericolosa occhiata fulminante che gli regalò Law non appena registrò cosa aveva fatto.
“Eustass-ya.” Lo chiamò con calma glaciale. “Non crederai certo che te la faccia passare lisc-” Venne interrotto da una vocina stridula ed allarmata prima che potesse completare la sua minaccia: “Maestri, maestri, Usopp si è sentito male!”
Pochi secondi ed erano tutti accerchiati vicino al punto in cui il povero bambino dal naso lungo, a forza di agitarsi e parlare, aveva finito con il riversare tutto il contenuto della sua colazione sulla magliettina di Kobi, il compagno di sedile.
Dopo aver stabilizzato le condizioni di Usopp – “Allora, Trafalgar, ti stai per laureare in medicina, sì o no? Datti una mossa, prima che vomiti di nuovo!” -, Kobi aveva sostituito gli indumenti con il cambio che i maestri avevano consigliato di portare.
Risolta l’emergenza vomito, Trafalgar ebbe l’illuminazione che avrebbe forse salvato il resto del loro viaggio, e si rivolse serioso al resto della classe ancora scossa: “Bambini, avete visto cosa è successo al vostro compagno? È stata colpa del fatto che parlava troppo. Se continuerete anche voi a parlare così ad alta voce, farete la stessa fine.”
Brevi urla di panico seguirono le sue frasi, prima che la voce più acuta di tutte perforasse i timpani dei presenti. “STATE TUTTI ZITTI! NON AVETE SENTITO? NON VOGLIO CHE SPAVENTIATE KUMACY CON I VOSTRI ATTACCHI DI VOMITO!!!”
La classe si quietò all’urlo di Perona ed i maestri già esauriti ringraziarono mentalmente il peluche che la piccola bambina dai capelli rosa stringeva al petto come un prezioso tesoro da quando erano partiti.
Dopo poco, per fortuna, arrivarono alla meta della gita: lo Zoo comunale di Sabaody. Il custode, Geimon, un uomo basso con un’enorme capigliatura verdastra che ricordava un cespuglio, li accolse solare e consegnò ai maestri una cartina della zona; successivamente gli si presentò davanti la guida, uno strano personaggio corrispondente al nome di Hannyabal che alla prima occhiata rinunciò a tentare di fornire informazioni alla massa informe di bambini che iniziava ad eccitarsi per la visione dei primi animali.
“Guarda, guarda! Questa dev’essere per forza una specie rarissima!”
“Rufy, quella è una mosca…”
Pochi erano i bambini che resistevano al fascino dello zoo. Una di questi, tuttavia, si avvicinò al maestro moro che camminava in testa alla spicciolata, chiedendo con pragmatismo: “Hai già preparato un percorso da seguire?”
Law ammorbidì lo sguardo, prima fisso sul rosso compagno che tentava inutilmente di calmare una rappresaglia dei gemelli Vinsmoke, e si rivolse alla bimba mostrandole la cartina: “Certo, Robin. Passeremo prima per il reparto dei rettili, poi quello dei volatili.” Mentre parlava tracciava con il dito sulla carta il percorso da lui precedentemente evidenziato, mentre Robin al suo fianco annuiva alternando sguardi silenziosi agli amichetti che avevano iniziato una gara a ‘Mangia la formica’. “Poi prenderemo tutti un gelato e se rimarrà tempo potremo riposarci vicino a questo laghetto con le tartarughe. Purtroppo abbiamo solo mezza giornata, quindi come hai visto non potremo visitare molte sezioni.” Concluse Law soddisfatto di sé stesso.
Mentre la piccola si allontanava rialzò lo sguardo sul resto della classe, divisa in gruppetti che avanzavano a velocità diverse. Ghignò accorgendosi che uno dei gruppi più numerosi era impegnato in un’ardua lotta contro quella furia rossa di Eustass. Il maestro, in evidente conflitto con la sua parte più selvaggia, assecondò lo sguardo d’ammonimento del moro, limitandosi a riportare a terra i bambini che gli si arrampicavano addosso per rapire i suoi occhialoni da aviatore senza che riportassero probabili traumi infantili.
Passando vicino ad un chiosco di zucchero filato, Kidd si accorse di un nutrito gruppo di persone a cavallo che venivano nella loro direzione ed avvertì l’altro insegnante, affibbiandogli malvagiamente il compito di calmare e riordinare la classe.
“OK bambini, chi di voi vuole il gelato?” Law batté le mani ed attirò l’attenzione di tutti grazie alla parola magica; in un istante si ritrovò paia e paia di occhi ad osservarlo sognante. “Molto bene. Se adesso non vi mettete in fila per due e lasciate passare quei cavalli, nessuno di voi avrà il gelato!” Quanto si divertiva a ricattare quei mocciosi.
Fortuna volle che gli alunni sembrarono d’accordo con l’iniziativa, e in pochi secondi riuscirono a trasformarsi in un lungo serpente più o meno longilineo.
“SABO, VIENI SUBITO QUI!” Una vocetta stridula richiamò l’attenzione dei maestri.
“Ma Koala, io voglio stare in fila con Ac-” “E invece no! Ace sta con Rufy che deve controllare che non si addormenti, quindi vieni subito!”
I ragazzi si affiancarono con un sorriso divertito sulle labbra, mentre Kidd borbottava: “Autoritaria la mocciosetta.”
“Sì, penso che mi starà simpatica.”
Dopo aver bloccato Franky ed Izo che ballavano oscenamente in mezzo alla strada, il gruppo lasciò passare gli uomini a cavallo limitandosi ad occhiate ed urletti ammirati, poi ripresero di gran lena.
Proseguendo il percorso di Law, i bambini, chi esaltato e chi impaurito dall’esperienza appena vissuta – o forse solo memori della minaccia del moro riguardo il gelato – avanzarono con un ritmo più sostenuto e soprattutto più silenziosamente. Ovviamente non mancarono isolati casi di schiamazzi, urla e ruggiti, ma in generale ai due maestri fu permesso di condurre una conversazione senza essere interrotti.
Qualcuno però sembrava comunque non essere contento.
“Trafalgar, sai benissimo che la mia pazienza è pressoché inesistente. Ricordami perché sono qui, ora!”
“Oh, Eustass-ya, quanto sei lamentoso. Sei qui perché il vero insegnante di questa classe, il maestro Shanks, è malato ed ha chiesto a me di sostituirlo. Ed è un’ottima esercitazione per me, semmai volessi specializzarmi in chirurgia pediatrica.”
“No, questo è il motivo per cui tu sei qui.” Spostò con le mani una grossa felce al lato del sentiero, scorgendo una scorciatoia indicata da Hannyabal tra le fronde ed imboccandola senza esitazione.
Il moro ghignò voltandosi di tre quarti per osservare l’espressione corrucciata del compagno. “Tu invece sei qui perché, dopo aver perso una partita a carte con me, hai promesso che avresti acconsentito ad un mio ordine, e l’ordine in questione è stato di accompagnarmi in questa giornata che altrimenti sarebbe stata noiosa.” Gettò un’occhiata alle sue spalle, dove Iceburg stava tentando di picchiare Franky per riportarlo all’ordine attorniato dalle risate di Mozu e Kiwi, per poi correggersi. “No, forse noiosa no. Direi devastante.”
“Vorrei ben vedere..” Borbottò in risposta il rosso, levando con malagrazia una ragnatela che si era posata sui capelli dell’altro.
“Ora dobbiamo andare a destra.”
“No, a sinistra.”
Si fermarono perplessi, fronteggiandosi all’inizio di un bivio ed arrestando l’intera spicciolata.
“Ho studiato la mappa, Eustass-ya, so dov’è che dobbiamo andare.”
“E si dà il caso che io abbia la cartina in mano, geniaccio.” Nel parlare gli porse il foglio davanti agli occhi. “Vedi, stiamo seguendo questa strada ed abbiamo tagliato per..”  “Quello non è il sentiero che dobbiamo seguire, Eustass-ya.”
Trafalgar prese dalla tasca dei propri pantaloni un foglio stropicciato che si rivelò essere una copia della cartina, su cui era evidenziato il percorso stabilito. Accostò le mappe fra di loro, mostrando al rosso come avessero palesemente sbagliato strada, prendendo una delle numerose parallele della via da seguire, e notando poi l’espressione stupefatta del rosso. Espressione che non impiegò troppo tempo a virare sull’adirato.
In poche falcate superò Trafalgar ed arrivò davanti ad Hannyabal, che si guardava intorno noncurante. Lo apostrofò furente, prima di afferrarlo per il colletto dell’uniforme da lavoro e sbatacchiarlo violentemente sotto lo sguardo del moro e di tutti i bambini.
“TU! Mi hai dato tu le indicazioni! Cos’è, uno scherzo?!” Fortunatamente ebbe poca libertà d’azione, perché Trafalgar si parò in mezzo ai due.
“Hannyabal-ya, ci siamo accorti soltanto ora che abbiamo sbagliato strada. A quanto pare ci hai fornito le indicazioni errate per arrivare al reparto rettili.”
Le sopracciglia della guida si arcuarono perplesse. “Rettili? Non dovevate andare nella sezione savana?”
Una vena pulsò pericolosamente sulle fronti di entrambi gli insegnanti. “No” rispose secco il moro, bloccando sul nascere gli improperi del collega, “Chi ti ha detto questo?”
Hannyabal in risposta indicò uno dei gruppetti della classe, di cui Trafalgar individuò immediatamente i capi. “Lucci, Kaku! Venite subito qui!”
Seguì un breve ma pungente rimprovero. “Volevamo vedere il ghepardo e la giraffa!”, fu l’unica giustificazione, e Law decise di lasciar perdere. Ormai il danno era fatto.
 
“Secondo la mappa, per tornare indietro e riprendere la via giusta dovremmo fare troppa strada e perderemmo tempo.” Il futuro chirurgo stava studiando il percorso che avrebbero potuto seguire, seduto su un tronco caduto ed affiancato da Kidd. Hannyabal stava tentando inutilmente di calmare i bambini. “D’altra parte, si potrebbe raggiungere questo sentiero e tagliare buona parte del percorso in direzione della meta, ma c’è di mezzo un ruscello e dalla cartina non sembrano esserci ponti.”
“No, i ponti ci sono!” La voce della guida apparve alle loro spalle, miracolosamente sfuggita all’assalto di Rufy e compagnia. “Sono nuovi, quindi non sono riportati in queste carte che sono un po’ vecchiotte, ma ne hanno costruiti un paio per attraversare il ruscello. Solo che… non so dove si trovano di preciso.”
“Che razza di guida sei se non sai neanche com’è fatto lo zoo?!” Per una volta, Law si trovò d’accordo con il rosso.
“Le strutture sono nuove, conosco solo alcuni percorsi! Mica è compito di una guida conoscere tutti i sentieri del luogo in cui lavora!”
“INVECE SÌ CHE LO È!”
Kidd e Hannyabal, di nuovo, vennero fermati in tempo da Law prima che passassero alle mani. Il giovane optò invece per un’altra opzione, che illustrò rapido ai due.
 
“Per me ci può stare. Ma perché dovremmo andare noi due a cercare informazioni mentre quella sottospecie di guida rimane a badare ai bambini?”
“Perché voi due non potete stare insieme, Eustass-ya, e tu non saresti in grado di mantenere da solo la classe. E no, non possiamo portare con noi tutti i bambini perché il nostro scopo è sapere se ci sono ponti nelle vicinanze, ergo sarebbe inutile muoversi. In ogni caso non correranno pericoli.”
Detto fatto, in pochi minuti i due ragazzi si ritrovarono a camminare nel bosco in direzione della strada principale.
“Quando torniamo a casa pagherai per avermi fatto passare questa tortura per tutto il giorno.” Fu la minaccia che il rosso riuscì a formulare tra uno sbuffo e l’altro.
Law, sentendo quelle parole, ghignò silenzioso. Non aspettava altro per divertirsi un altro po’.
“In effetti, pensandoci, adesso mi dispiace. Insomma, certo non meritavi simile fatica, non hai fatto nulla di male…” Si guardò pensieroso le dita tatuate, mentre sentiva lo sguardo indagatore dell’altro su di sé. “Se ti fa piacere, puoi anche andare… insomma, trovata questa stupida informazione, io me ne torno dai bambini e tu vai a casa e magari mi fai trovare una cenetta… insomma in ogni caso ti riposi, no? Ti va?”
Kidd lo guardò perplesso. C’era sicuramente sotto qualcosa, ma davvero non riusciva a capire cosa passasse per la mente di quel dottorino del cazzo. Beh, quasi, dottore. Tuttavia l’offerta lo allettava, e Trafalgar sembrava anche sincero, così lo guardò eloquentemente per fargli capire che sì, forse se ne sarebbe andato.
“Sì, lo immaginavo.” Confermò il moro ancora con lo sguardo sulle mani. Poi, fulmineamente, voltò la testa verso il colosso accanto a lui con un ghigno assolutamente divertito. “Ma sì, posso anche lasciarti andare e continuare da solo. Però ti avverto… non vedrai il mio culo per un mese.”
Quel briciolo di speranza che aleggiava nella testa di Kidd scomparì così com’era arrivato. “Fanculo, Trafalgar!”
“Sì, era esattamente quello che intendevo.”
Pochi istanti e si ritrovò la schiena sbattuta contro il tronco di una grossa quercia, Kidd che lo squadrava dall’alto furente.
“Allora è vero, preferisci passare una giornata in compagnia di quei disastri vaganti piuttosto che rinunciare a qualche scopata con me… Penguin mi deve 200 berry.”
Il rosso lo guardò incredulo per qualche secondo prima di chiudere la bocca e poi replicare: “Hai scommesso su una cosa del genere?!”
Trafalgar sorrise. “Non avevo dubbi sulla risposta.” Dopo quelle parole appena sussurrate si fiondò sulle labbra rosse, invitanti ed ancora incredule del compagno, che rispose al bacio con irruenza sbattendolo ancora contro il tronco dell’albero. Nonostante ciò, quando Law sentì una mano grande e pallida iniziare a palpargli una natica, la scansò con malagrazia ottenendo un grugnito dal ragazzo.
Kidd infatti, dopo che il bacio ebbe consumato tutte le loro scorte d’ossigeno, allontanò la testa dall’altro per guardarlo interrogativo. Il moro gli riservò un paio di occhiate di divertito ammonimento.
Lo baciò ancora, stampandogli quasi delicatamente le sue labbra, poi ancora, senza mai approfondire il contatto come la prima volta. Ad un tratto, in mezzo a quei baci così assurdamente casti, iniziò a sussurrare al rosso.
“Non qui, Eustass-ya.” Un altro stampo, un po’ più lungo, sembrava quasi sofferente di non starsi spingendo oltre ma Kidd lo vedeva, lo vedeva eccome quello sguardo divertito e provocatorio che stentava a nascondere.
“Non preoccuparti, aspetta ancora qualche ora e ti assicuro che non te ne pentirai.”
Lo stava prendendo in giro, nient’altro, di nuovo, mentre tempestava le sue labbra di baci e gli solleticava i capelli. Non che temesse che Trafalgar si rifiutasse di scopare, quello no, ma in quel momento lo stava facendo soltanto per sadico divertimento e nient’altro.
Così, giusto per sadico divertimento e nient’altro anche da parte sua, sordo agli avvertimenti gli strizzò una chiappa senza alcun preavviso, sentendolo gemere – e dubitava fosse per il piacere – con le labbra di nuovo incollate fra di loro. A quel punto Law preferì darci un taglio e, dopo un ultimo bacio con tanto di morso vorace al labbro inferiore del rosso, sgusciò dalla posizione in cui si trovava e riprese a camminare come se niente fosse. Kidd masticò qualche altra imprecazione prima di riprendere a camminare appena dietro di lui, forse rimuginando su quanto appena successo.
 
Dopo quella stupida scenata, Kidd preferì passare il resto del tragitto senza lamentarsi per evitare di suscitare ulteriore ilarità nella mente del suo sadico amante. Quando lo sentì sbadigliare per un paio di volte di fila, tuttavia, non resisté alla tentazione di sfotterlo, per ripicca: “Stanco, Trafalgar? Forse stare con i bambini ti ha fatto venir voglia di fare un pisolino pomeridiano?”
Il moro si limitò a lanciargli un’occhiata luminosa da dietro le spalle. Stanco sì, lo era, decisamente era la parola più adatta a descrivere quello che provava dopo tutte le ore passate sui libri per la laurea che si sarebbe guadagnato tra pochi mesi, tra lo stress, l’insonnia e Kidd. Ma era anche certo che non gli avrebbe lasciato così facilmente una soddisfazione simile.
“Quella laggiù è una guardia. Finalmente siamo arrivati. Chiediamogli indicazioni e facciamola finita.”
 
Quando la classe vide tornare i maestri con aria vittoriosa ed una nuova “X” sulla mappa indicante un ponte nelle loro vicinanze, esplose in un grido di gioia. Non che non si fossero divertiti in presenza della strana guida, anzi avevano anche pranzato in sua compagnia, ma alcuni degli alunni più miti preferivano di gran lunga il paziente e calmo maestro Law.
“Brook, smettila di usare le teste dei tuoi compagni come tamburi, non fanno suono!”
“In realtà, quella di alcuni suona proprio vuota!”
“Maestri, maestri, volete della carne di scoiattolo? Io e Sabo l’abbiamo cucinata per bene!”
“Noi invece stiamo cucinando Sanji!”
“ICHIJI, NIJI, LIBERATE SUBITO VOSTRO FRATELLO!”
 
La visita al rettilario, in confronto a quanto avevano passato nel bosco, fu tutto sommato tranquilla: Bibi e Koza non mancarono di urlare spaventati alla vista dell’animale che, a loro parere, somigliava tanto ad un loro malefico amico di famiglia, mentre Baby e Buffalo ridevano pensando alla stessa persona, conoscenza del loro caro zietto Doffy.
Marco, Bonney e Satch preferirono osservare la teca destinata alle lucertole ed affini, anche se dopo pochi istanti la bimba corse fuori urlando “Un mostro mi è caduto sui capelli!”, salvo poi accorgersi che il suddetto mostro altro non era che una lucertola di gomma lanciata ad arte da uno dei bambini con lei.
Ace si addormentò spiaccicando la propria faccia sul vetro e spaventando gli animali intorno, e quando Kidd e Law si accorsero di Rufy che era finito non si sa come all’interno della gabbia dei Boa Constrictor capirono che era il momento di passare ad un altro reparto.
 
Stavano appunto apprestandosi a raggiungere la sezione volatili del brasile – questa volta la cartina parlava chiaro, dovevano solo seguire una lunga strada dritta – quando un batuffolo dai capelli rosa si avvicinò al maestro rosso attirando la sua attenzione.
E quello che disse in preda al pianto risvegliò del tutto il ragazzo: “Abbiamo perso Zoro!”
“Come sarebbe a dire che l’avete perso?!”
“Ha.. ha corso lontano mentre giocavamo… adesso non lo troviamo più!”
“Eustass-ya, che sta succedendo qui?”
“Hanno perso Zoro.”
Secondo le testimonianze di Marco e Violet, il bimbo era corso nella direzione opposta a quella in cui stavano avanzando, seguendo lo stradone che tagliava in orizzontale l’area dello zoo in cui si trovavano. Dicendo per l’ennesima volta addio al tranquillo itinerario, Trafalgar decise di scortare i bambini nel luogo indicato, prendendo in mano le redini della situazione.
“Non preoccuparti per Zoro, piccola, lo ritroveremo presto.” Si premurò anche di tranquillizzare la bimba che aveva dato l’allarme, che tuttavia si accigliò contrariata.
“Non mi interessa di lui! Però quando è scappato aveva con sé Kumacy! Lo rivoglio indietro, chissà quanto è spaventato!”
Identificata l’alunna come la bambina che li aveva salvati in pullman, si diressero di gran lena verso la direzione scelta, e presto si ritrovarono il reparto degli animali acquatici, a destra, e quello invece delle zebre a sinistra. Dopo di essi la strada diventava via via più piccola fino a perdersi in diversi sentieri, e tutti sperarono che il piccolo viaggiatore avesse deciso di fermarsi in uno dei reparti. Law propose di dividersi per controllare contemporaneamente i reparti, ma diverse voci acute disapprovarono la sua idea.
“Noo! Tu e Kidd non potete dividervi!”
“Non è giusto! Due persone che si amano dovrebbero sempre stare insieme!”
“Sì, è vero!”
Il moro dovette ricorrere a tutto il proprio autocontrollo per girarsi verso i bambini ed evitare di sopprimerli all’istante.
“..Scusate? Temo di aver capito male.”
“Ma sì, tu e Kidd vi amate! Non dovreste separarvi!”
“E chi…” Si massaggiò il ponte del naso evidentemente irritato, ignorando le risatine di Hannyabal ed al contempo cercando di evitare di fare una strage. “Chi vi avrebbe detto questa cosa?”
La risposta fu rapida: “Nami e Robin! Vi hanno visto mentre vi baciavate.”
Ad entrambi i ragazzi gelò il sangue nelle vene. Si girarono in contemporanea verso le nominate, che sorridevano divertite.
Il moro, nel riconoscere la bimba calma che gli aveva chiesto dell’itinerario, non riuscì a reprimere un’imprecazione. “Piccola traditrice…”
La rossa, in particolare, a cui prima non avevano fatto caso, stringeva tra le dita sottili un foglietto di carta. “Ho anche una foto.” Spiegò lei con una linguaccia, al che Kidd non si trattenne e si fiondò su di lei.
Prima che Law tentasse di salvarla dall’imminente aggressione, si accorse che il rosso aveva solo intenzione di rubarle l’immagine su cui, effettivamente, era raffigurato Law spiaccicato contro l’albero e Kidd che apparentemente lo minacciava bloccandolo contro il tronco, le loro labbra a distanza pressoché nulla.
“Finiamola qui e dividiamoci.” Riuscì a dire con tono distaccato mentre Eustass metteva in tasca la foto ed elargiva silenziose ed assassine occhiate agli innocenti bimbi.
 
Pochi minuti, ed il cellulare del moro vibrò nella tsca posteriore dei pantaloni.
Eustass-ya?”
“Trafalgar. L’abbiamo trovato, vieni subito qui prima che commetta un omicidio.”
“Ohy Marimo, svegliati!”
“Sì, svegliati e restituiscimi Kumacy!”
“Ma come ha fatto a perdersi e poi addormentarsi?”
“Non lo voglio sapere. L’importante è che l’abbiamo trovato.”
Trafalgar Law, Eustass Kidd ed Hannyabal, intanto, stavano inutilmente tentando di trovare una soluzione per mantenere il loro itinerario.
“Trafalgar, forse potremmo..” “I DELFINI!!” Un grido lacerò le orecchie di tutti i presenti, ma al contempo risvegliò l’attenzione degli insegnanti che si girarono verso un’entusiasta Izo che osservava la vasca accanto alla panchina su cui avevano ritrovato Zoro addormentato con tanto d’occhi.
Subito tutti gli alunni lo seguirono, esplorando il reparto degli animali acquatici con tanto di gridolini ed esclamazioni meravigliate.
La soluzione fu chiara ai maestri e alla guida all’istante.
“Che ne dite se…”
“SÌ.”
 
Buona parte del pomeriggio passò tra delfini, pesci, razze e meduse che scoprirono essere lievemente urticanti (no, non grazie alle targhette con le informazioni). Hannyabal, blaterando qualcosa riguardo la fine del suo turno lavorativo, abbandonò i maestri nel momento in cui scoprirono che il bambino che era caduto nella vasca delle razze non era in grado di nuotare, così come molti altri che lo seguirono.
Passò poco più di mezz’ora, prima che Kidd decidesse che era arrivato il momento di smetterla di improvvisarsi bagnini ed uscire da quell’inferno acquatico.
La penultima tappa del disastroso viaggio, il tanto agognato gelato, non si fece attendere troppo grazie ad un semplice chioschetto sul bordo della strada. I maestri preferirono poi fare una breve passeggiata fino ad arrivare ad uno specchio d’acqua pieno di tartarughine che accolse la classe con il suo silenzio spezzato solo dal gorgogliare dell’acqua.
 
I maestri si sedettero su una panchina, i bambini distesi sul prato dietro di loro. Per una volta, finalmente, era tutti tranquilli: la maggior parte di loro dormiva sull’erba fresca, mentre i rimanenti lanciavano delle pietre nel lago od osservavano pigramente le tartarughe nuotare placide.
Dopo un’intera giornata trascorsa nella follia e nella confusione, i bambini avevano decisamente bisogno di un po’ di tranquillità, e lo stesso valeva per gli insegnanti.
Kidd infatti era talmente rilassato che quando sentì un peso – successivamente identificato come una testa coperta da un cappello maculato – posarsi nell’incavo del suo collo non si irritò, anzi decise di circondare le esili spalle del moro con il suo braccio.
“Ehy Trafalgar, a che ora è previsto il rientro a scuola?”
Nessuna risposta.
Il cervello del rosso impiegò diversi secondi per registrare che Law, che Trafalgar D. Water Law, il “Mr So-tutto-io” che mai e poi mai si sarebbe fatto trovare in situazioni a suo sfavore, si era appena addormentato sulla sua spalla, in uno zoo e completamente senza difese. Dopo aver scattato diverse foto per eventuali ricatti futuri, Kidd si permise in via del tutto eccezionale di mettersi più comodo, cercando con la mano che cingeva le spalle di Law i capelli di quest’ultimo, iniziando a solleticarli quasi dolcemente.
Era diverso tempo che Law appariva più stanco del solito, complici gli esami finali per la laurea che si avvicinavano sempre di più. Quello studioso del suo ragazzo non si stava risparmiando, non l’aveva mai fatto, ed onestamente su questo fronte Kidd era molto fiero di lui, ma ultimamente si stava stressando forse più del dovuto.
Ancora un mesetto e poi tornerà tutto come prima, rifletté borbottando mentre accarezzava il pizzetto curato che svettava sul mento olivastro.
A dirla tutta, a Kidd non dispiaceva poi così tanto quel momento. Anzi, se proprio doveva essere sincero, non l’avrebbe cambiato per nulla al mondo. Ovviamente nessuno lo sarebbe mai venuto a sapere, ma se ci pensava… aveva passato un’intera giornata al fianco di quel rompiballe del suo ragazzo, era riuscito a rubargli un bacio tutto sommato soddisfacente – ok, forse non era stato proprio lui a prendere l’iniziativa -, ora quello dormiva tranquillamente accanto a lui e a casa lo aspettava una scopata con i controfiocchi… se a passare una giornata con dei mocciosi urlanti si ricavava tutto questo, forse – ma proprio forse – era anche disposto a ripeterlo.
 
 
***Angolo dell’Autrice***
Temo che questo testo si rivelerà un completo disastro. È la prima storia “lunga” a cui riesco a dare una conclusione, quindi tra mancanza di esperienza e fretta non so proprio se potrà piacere a qualcuno.
​Quasi dimenticavo, ho messo l'avvertimento "OOC" per i bambini, dato che dovevo renderli infantili e quindi modificare un po' il loro carattere, ma se anche Kidd e/o Law risultassero OOC vi pregherei di avvisarmi, così che possa esercitarmi e migliorare.
In ogni caso ci ho provato, ed anche stavolta non ho molto da dire, quindi non posso far altro che salutarvi ed invitarvi a farmi sapere cosa pensate di questa storia.
A presto,
_Kalika_
   
 
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