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Autore: Tokorode Hana    08/09/2017    2 recensioni
Mamoru, su consiglio del fidato Ichirouta, decide di creare un allenamento un po' bizzarro. La riuscita dell'allenamento prevede che alla fine sei giocatori diventino tre coppie! Spero di avervi incuriosito.
GoenjixShirou; AkioxYuuto; HirotoxMidorikawa; accenni MamoruxIchirouta!
Buona lettura ;)
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Axel/Shuuya, Caleb/Akio, Jude/Yuuto, Shawn/Shirou, Xavier/Hiroto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Allenamento di coppia 💘
Quando il telefono di tutti i membri del gruppo creato da Endou Mamoru “Allenamento speciale” vibrò, i ragazzi della squadra tentarono di capire qualcosa su quel particolare allenamento.
Endou Mamoru: Ehi, ragazzi! Allora, ci siete oggi alle cinque? Così posso spiegarvi l’allenamento speciale che faremo a partire da domani! Ditemi che anche voi non state nella pelle! 😝
Fubuki Shirou: Ok, capitano, conta su di me      
Fudou Akio: Io veramente avrei da fare...
Endou Mamoru: Ti prego, Fudou, non puoi mancare!
Kidou Yuuto: Sì, Fudou, non puoi mancare 😌 comunque io ci sono
Ryuuji Midorikawa: conta anche su di me, capitano!
Shuuya Gouenji: Ci sarò
Kiyama Hiroto: Anch’io
Fudou Akio: Beh, dato che anche Yuuto-kun non può fare a meno di me... ❤
Kazemaru Ichirouta: Perfetto! Allora ci vediamo alle cinque alla sede del club!
Ryuuji Midorikawa: Anche Kazemaru ha organizzato questo allenamento? Posso sentirmi più tranquillo, allora! Non ci farà fare le pazzie del capitano 😂

«Allenamento di coppia?» Chiese scocciato Akio, che voleva già essere in tutt’altro posto meno che lì. Mamoru comunque non ci fece molto caso e continuò la sua spiegazione «Consiste nel passare una giornata insieme ad uno dei compagni che ci sono qui per migliorare il vostro rapporto e quindi anche l’affinità e il gioco di squadra in campo».
Ichirouta sorrise, prendendo in mano dei bigliettini di carta e distribuendoli tra Yuuto, Gouenji e Hiroto.
«Troverete scritto sul biglietto il nome di un vostro compagno che vi è casualmente capitato» spiegò infine Mamoru, evitando di guardare in faccia i compagni.
«Casualmente?» Ripeté Yuuto, volgendo il suo sguardo verso Akio, il suo compagno di coppia. Questo si avvicinò curioso e ghignò «Chissà, Yuuto-kun, magari era destino».
Gouenji si avvicinò a Shirou, che sorrise nel leggere il suo nome sul bigliettino del compagno.
Midorikawa rimase perplesso, tanto che Hiroto gli chiese «Qualcosa non va?»
«No» rispose l’altro, sorridendo «Solo che io e te siamo già migliori amici, dunque siamo già avanti con l’allenamento».
Hiroto annuì e sorrise a sua volta.
Infine Ichirouta porse ai compagni dei fogli con delle attività prestabilite e spiegò «Dovrete seguire tutte le attività e mandarci delle foto mentre le svolgete, tutto chiaro?»
«Voi non vi allenate?» Chiese Midorikawa, facendo sussultare Mamoru.
«No no…» rispose per lui Yuuto «Loro sono già affiatatissimi».
Quando tutti uscirono, Mamoru si rivolse ad Ichirouta «Credi che funzionerà?»
Kazemaru avvicinò a sé il compagno, trascinandolo per le mani «Ma certo, Mamoru-kun, tu sei un perfetto Cupido».
Endou arrossì di colpo, poi Ichirouta gli lasciò un tenero bacio sulle labbra «Il mio bellissimo Cupido».
 
La mattina seguente, Yuuto ed Akio si erano dati appuntamento ad un bar del centro che era segnato nella lista delle cose da fare.
«Chissà perché proprio questo per fare colazione…» rifletté ad alta voce Kidou, facendo sbuffare il compagno «Ecco qual è il problema, Yuuto-kun, tu pensi troppo»
«Non era un allenamento per migliorare la nostra affinità?» Gli ricordò Yuuto, già sulle difensive.
Akio sospirò e annuì «Però rilassati. Non ho intenzione di litigare,  tranquillo».
La cameriera arrivò per prendere le ordinazioni «Cosa vi porto, signorini?»
«Per me un caffè e una cheesecake ai frutti di bosco» disse Fudou, guardando il seno della cameriera più che la sua faccia.
«Anche per me» disse allora Yuuto, lanciando delle occhiatacce al compagno e mollandogli poi un calcio sotto il tavolo per farlo smettere.
Quando la cameriera se ne andò, Akio decise che era ora di prendersi la sua vendetta e di guadagnarci magari anche qualcosa.
«Sono quegli occhialini che non ti fanno apprezzare la bellezza delle cose» si lamentò allora, ghignando.
«Non è vero» rispose piccato Yuuto, colpito su un tasto delicato.
«Allora sei geloso!» Continuò Akio, non curante del rossore che iniziava a comparire sulle gote del compagno.
«No!» Rispose nuovamente quello, mettendosi a braccia conserte.
«Allora togliti gli occhialini» lo stuzzicò ancora Fudou «Toglili o sei geloso».
Yuuto si tolse i tanto amati occhialini e li lasciò appesi al collo. Akio rimase semplicemente a bocca aperta e non disse nulla neanche quando la cameriera portò loro i caffè e Kidou alzò appena lo sguardo sul suo seno, non si voltò nemmeno a guardarlo di nuovo. Quegli occhi rossi erano mille volte più belli.
 
Shirou rimase fermo a guardare l’acqua del fiume, aspettando silenziosamente l’arrivo di Gouenji. Erano le otto di mattina e soffiava un leggero vento fresco.
Shuuya intravide il compagno già dalla strada sopra il fiume. Indossava un maglione turchese a collo alto e dei pantaloni beige, lo trovò quasi carino mentre guardava assorto lo scorrere lento dell’acqua. 
Arrivato giù,  gli posò delicatamente una mano sulla spalla, facendolo sussultare e sorridere subito dopo.
«Secondo te perché Endou ci ha chiesto di farci una foto, prendendo tutto quell’albero?» Chiese Shirou, che stava cercando la soluzione a quel dilemma già da parecchi minuti.
«Non saprei» rispose semplicemente Gouenji «Però c’è scritto che dobbiamo prendere l’albero fin proprio alla cima».
Fubuki si avvicinò di più a quell’abete, posandogli le dita sulla corteccia; se il capitano l’aveva scelto doveva in qualche modo essere importante.
Shuuya prese invece il suo telefono e si accorse immediatamente che se volevano davvero prendere l’albero sino in cima, dovevano stringersi parecchio. Arrossì di colpo al sol pensiero e si chiese cosa gli stesse prendendo. Va bene trovare Shirou carino, ma addirittura arrossire!
«Gouenji-san» lo chiamò Fubuki, avvicinandosi «Pronto per la foto?»
Shuuya tossì per dissimulare l’imbarazzo ed annuì. Anche Shirou si accorse che non sarebbero mai entrati nella foto, ma non si fece tanti problemi e si strinse a Gouenji, sorridendo per mettersi in posa.
Shuuya era pietrificato dall’imbarazzo, così quello che venne fuori fu un sorriso piuttosto inquietante, contornato da delle gote rosse quanto dei pomodori.
«Ti sei preso un raffreddore, Gouenji-san?» Chiese Shirou in tutta la sua ingenua innocenza, ricevendo dal compagno solo un mugugno di assenso.
 
Midorikawa si sentiva piuttosto elettrizzato per quella giornata. Non ne capiva bene il motivo, effettivamente lui ed Hiroto uscivano insieme quasi tutti i giorni, ma quello era il loro allenamento di coppia e già la cosa suonava molto bene. Forse per questo aveva deciso di mettere una camicia bianca con un papillon rosso e dei jeans aderenti neri.
Hiroto era già al luna-park quando vide spuntare Midorikawa vestito leggermente troppo elegante. Poi che una parte della sua mente lo trovasse sexy era un altro discorso.
«Ma che diamine hai messo?» Gli chiese con un sorriso divertito, senza però riuscire a togliergli gli occhi di dosso.
Ryuuji arrossì fino alla punta delle orecchie e tentò di trovare una scusa decente «Più tardi ho una cena!»
«Lo so» annuì Hiroto, mantenendo il suo sorrisetto che prendeva sempre più ad assomigliare ad un ghigno «Nella lista c’è scritto che dobbiamo cenare in quel ristorante con la terrazza in centro».
Midorikawa emise una risata nervosa «Che sbadato! Dovrò disdire la mia cena…»
Hiroto lo prese con nonchalance per mano e lo condusse verso la biglietteria per le montagne russe.
«Endou mi vuole morto…» biascicò Ryuuji, mentre le sue orecchie iniziavano a pulsare e lui a sentire un gran caldo per tutta la faccia.
«Due biglietti» Chiese invece Kiyama che se la rideva sotto i baffi a  far impazzire l’amico così.
Saliti su uno dei carrelli delle montagne russe, Hiroto lasciò la mano di Midorikawa, ma questo la riprese subito una volta che la giostra si mise in moto.
«Posso abbracciarti se prendiamo velocità?» Chiese ad un tratto Ryuuji, mentre guardava con nostalgia la strada che si allontanava sotto di loro.
«Non credo ti convenga…» rispose Hiroto con la voce che tremava ed il viso che assumeva già uno strano colorito verdognolo.
Gli occhi di Midorikawa iniziavano a farsi sempre più lucidi man mano che la giostra saliva, Kiyama se ne accorse e, nonostante la nausea, si costrinse a chiedergli «Qualcosa non va?»
Il carrello raggiunse il punto più alto della salita, Midorikawa strinse gli occhi e si aggrappò con entrambe le mani alla felpa di Hiroto. La risposta a quella domanda la sentì tutto il luna park quando la giostra iniziò la sua picchiata verso terra «IO HO PAURA, FATEMI SCENDERE!»
Dopo circa un quarto d’ora in cui Kiyama era diventato sordo e aveva vomitato anche l’anima, misero finalmente piede a terra.
«Adesso puoi anche staccarti, Mido-kun» biascicò Hiroto, ancora scosso per il turbolento giro.
Midorikawa lasciò la presa, ma barcollò talmente che Kiyama fu costretto a sorreggerlo nuovamente tra le braccia.
Ryuuji sorrise appena, stringendo di nuovo la felpa di Hiroto e sussurrando «Grazie, Hiro-kun».
La foto era venuta piuttosto bene, con Midorikawa che piangeva come una femminuccia e Hiroto semi-svenuto con la bava alla bocca, Ichirouta e Mamoru si sarebbero seriamente fatti delle grosse risate.
 
Akio si sporse a leggere il foglio che Yuuto teneva in mano, tentando di capire quale sarebbe stata la loro prossima meta.
Kidou assottigliava parecchie volte gli occhi, infastidito dalla luce che non era più abituato a ricevere.
«Dove andiamo?» Chiese ad un tratto Fudou, che iniziava a trovare quell’allenamento di coppia interessante.
Yuuto sospirò «Mi pare che dobbiamo andare al parco giochi dei bambini vicino la casa di Endou e stare un po’ sulle altalene…»
«E che siamo poppanti?» Si lamentò indignato Akio, facendo sorridere il compagno, che disse «Se dobbiamo andare lì ci sarà un motivo, no?»
Fudou sbuffò «Secondo me è tutta una presa per il culo…»
Arrivarono al parchetto dopo una serie di frecciatine e prese in giro, ma nessuno dei due sembrava arrabbiarsi, ormai era diventato più un modo per passare il tempo. Akio si era reso conto con stupore che il solo poter vedere gli occhi di Yuuto lo faceva sentire più a suo agio e gli permetteva anche di cogliere meglio le sue emozioni. Distinguendo così un banale scherzo da un insulto.
Si sedettero sulle altalene per un po’, facendosi anche una foto in cui Akio aveva una smorfia disgustosa in faccia, mentre Yuuto sorrideva tranquillo.
Improvvisamente un bambino si diresse da Fudou e gli chiese «Scusa, signore, mi fai fare un po’ l’altalena?»
«Levati dai…» aveva iniziato con il suo solito tono strafottente Akio, ma dopo aver visto lo sguardo con cui Yuuto lo stava guardando, decise di alzarsi e dire «Tutta tua…»
Il bimbo sorrise riconoscente per chiedere poi «Mi spingi, signore?»
Fudou sospirò scocciato, ma prese comunque a dondolare l’altalena.
«Non ti facevo così dolce» Gli disse Kidou con un sorriso quasi affascinato.
Akio rivolse subito lo sguardo altrove, per poi aggiungere «E io non pensavo che tu potessi sorridere in quel modo…»
Adesso anche Fudou dondolava il bambino con un sorriso alquanto dolce, così Yuuto ne approfittò per scattare un'altra foto molto più dolce e bella di quella di prima.
Akio arrossì di colpo «Non puoi! Cancellala!»
«Tranquillo» lo rassicurò Kidou, ridacchiando «Questa qui la terrò solo io»
«La terrai tu?» Chiese stupito Fudou, dimenticandosi anche di continuare a spingere il bambino sull’altalena.
Yuuto annuì «Akio-kun mi mostra il suo lato più tenero ed io non posso neanche tenermi la foto?»
Akio arrossì appena per poi sorridere nuovamente «Però…Akio-kun…suona bene!»
Kidou rise ed anche Fudou pensò che avrebbe voluto tanto una foto di Yuuto-kun che rideva così sereno e tranquillo.
 
Gouenji raggiunse per primo la vetta della collina che lui e Shirou dovevano raggiungere in bicicletta.
Fubuki smontò dalla sua con il fiatone, ma si riscosse subito nel notare che, nonostante fosse appena iniziata la primavera, vi erano ancora dei residui di neve sulla collina e sugli alberi.
«Ti manca?» Chiese Gouenji, stendendo la tovaglia rossa a quadri del picnic su una parte di prato dove la neve si era già sciolta.
«Cosa?» Domandò Shirou, aiutando il compagno a tirare fuori dallo zaino il pranzo che avevano comprato.
«Hai capito, no?» Insistette Shuuya, sorridendo e scrutando l’amico con i suoi profondi occhi color cioccolato.
Fubuki annuì e tirò un sospiro, infine scosse la testa «Certo, mi piace andare sullo snowboard o sugli scii, mi piace la neve e non sopporto il caldo. Ma comunque mi piace anche stare qui»
Gouenji alzò le spalle, stendendosi sul prato «E ci sono cose che ti piace fare qui? Cioè, cosa fai quando non ti alleni?»
Shirou imitò il compagno e sorrise, iniziando a scartare il suo panino «Mi piace passare il tempo con voi, o poter andare in giro e vedere la gente senza rischiare di essere attaccato da un orso o travolto da una valanga…»
«Mi spiace…» si scusò Gouenji, mordendosi il labbro inferiore «Non volevo farti venire in mente brutti ricordi…»
Shirou scosse la testa «Ormai grazie a te è passato. Sai, in montagna non avevo tanti amici, mi allenavo e facevo tutto da solo…»
Anche Shuuya ora mangiava il suo panino, continuando silenziosamente ad ascoltare.
«Venendo qui invece ho trovato dei  compagni, certo, ma soprattutto degli amici»
Gouenji annuì «È stato così anche per me. Quando ero rimasto solo, dopo l’incidente di mia sorella, ho trovato Mamoru, o almeno lui ha trovato me, e ho avuto di nuovo degli amici, non ero più solo…»
«Tu hai trovato me, Gouenji-san…» sussurrò Shirou, diventando rosso sulle gote e sulla punta del naso.
Shuuya era sinceramente colpito e non capiva cosa fosse quella strana sensazione al petto, o quell’insolita felicità. Lanciò uno sguardo a Fubuki, infine chiese «Ti sei preso un raffreddore, Shirou-chan?»
Fubuki annuì, poi posò il suo panino sulla tovaglia e si andò ad accucciare vicino a Gouenji, facendolo arrossire.
«Abbiamo ancora un po’ di tempo prima di andare, no?» Chiese Shirou, sorridendo timidamente «Ho freddo, Gouenji-san »
«Ma non avevi detto che non sopporti il caldo?» Domandò Shuuya, che comunque non avrebbe voluto altro se non che il tempo si fermasse lì.
«Ma con te è diverso…e poi neanche tu sopporti il freddo» ribatté Shirou, quasi offeso.
Gouenji rise «Ma con te è diverso! Tu non sei poi così freddo come tutti credono…»
 
Hiroto si stava già stancando di aspettare da solo al tavolo come un idiota. Quello era un posto pieno di coppiette e lui doveva stare lì da solo con una coppa gelato che si stava già sciogliendo. Si alzò di scatto e si avviò a passo di carica verso il bagno. Di certo non si aspettava di trovarsi davanti Midorikawa a petto nudo con i capelli sciolti.
«Ma che…?» Provò a chiedere, ma tutte le frasi sensate andarono a farsi benedire quando il compagno si voltò di scatto a guardarlo con le guance color porpora e qualche ciuffo di capelli sul viso bagnato.
Forse fu per quello che l’unica cosa che Hiroto riuscì a dire fu «Sei la ragazza più carina che io abbia mai visto…»
Midorikawa si affrettò a rimettere la camicia ed esclamare «Scusa, chi sarebbe la ragazza!?»
Quando Kiyama si rese conto di quanto era appena successo era troppo tardi; Ryuuji era già fuggito dal bagno lasciandolo nuovamente solo a fissare il vuoto come un perfetto idiota.
Midorikawa corse fuori dal locale a riprendere aria, finendo tranquillamente di abbottonarsi quella camicia infernale e rifacendosi la coda. Quella camicia era così scomoda che rimpianse di non aver preso una comune maglietta.
Hiroto uscì dal locale e si buttò immediatamente in ginocchio, chiedendo umilmente perdono. Ma la domanda che Midorikawa gli rivolse fu ancora più imbarazzante di tutta quella situazione «Ti sembro davvero carina?»
«Carino!» Si affrettò a rispondere Hiroto, assumendo più o meno la tonalità dei suoi capelli.
«Grazie, Hiro-kun »disse allora Ryuuji «Anche se hai messo assolutamente in crisi la mia virilità, sono molto lusingato dal tuo complimento»
«Sul serio?» Chiese Kiyama speranzoso e sollevato.
«NO, IDIOTA, NON TI AZZARDARE MAI PIÙ A SCAMBIARMI PER UNA RAGAZZA!» Gridò Midorikawa, scoppiando subito dopo a ridere per l’espressione intimorita e dispiaciuta che il rosso aveva assunto.
Hiroto si grattò la nuca e ammise «Me lo sono meritato…»
Ryuuji annuì «Ma sappi che anche tu sei una ragazza tanto carina»
Kiyama arrossì nuovamente e tossì un paio di volte, poi sorrise quando Midorikawa gli prese la mano e lo riportò dentro la gelateria, dicendo «Vieni, mia signora, ti offro un altro gelato».
Appena seduti però, Hiroto fu più svelto a chiamare la cameriera e ordinare «Una coppa degli innamorati per me e la mia fidanzata, per favore».
Midorikawa sprofondò con la testa dietro il menù e non la rialzò fin quando non arrivò al tavolo un’irresistibile coppa gelato alla stracciatella con biscotti a forma di cuore e cannucce che si intrecciavano tra loro.
I due si sporsero entrambi verso le cannucce e si accorsero solo dopo di essere tremendamente vicini.
«Sarebbe una bella foto» disse Hiroto senza allontanarsi. Midorikawa prese il suo telefono dalla tasca, rimanendo sempre con le labbra sulla cannuccia e disse solo «Sorridi!»
 
Per Akio e Yuuto la lista prevedeva che mangiassero qualcosa per strada, mentre andavano verso un cinema dove avrebbero visto uno dei film horror usciti di recente.
«Classico» aveva commentato Kidou, facendo ridacchiare Fudou, che aveva scoperto che passare del tempo con Yuuto era tutt’altro che noioso.
«Ma non possiamo farci una foto davanti il cinema e uscire?» Chiese Akio, una volta arrivati dinnanzi il suddetto edificio.
«Cosa c’è, Akio-kun? Per caso paura?» Domandò ghignando Kidou.
Il compagno si affrettò ad assumere nuovamente un’espressione spavalda «Tsk! Io lo dicevo per te, Yuuto-kun »
Yuuto era al massimo della sua soddisfazione personale «Ti ringrazio, ma per me non c’è di che preoccuparsi. Non mi ha mai dato fastidio il sangue».
Akio impallidì e pagò due biglietti con le mani che tremavano leggermente, segni che non passarono inosservati all’attento regista.
Si sedettero in sala, piuttosto vicini allo schermo e Fudou sussultò già alla prima scena più turbolenta.
Yuuto aveva già intuito quale fosse il reale intento di Mamoru con quell’allenamento e per questo magari avrebbe anche giocato un po’, ma senza caderci troppo.
Come se fosse un gesto assolutamente casuale mise un braccio sul bracciolo che condivideva con la poltrona di Akio.
Il film era uno splatter di quelli fatti solo per far vedere più sangue, senza una reale storia dietro, ma con tanti personaggi che morivano nei modi più cruenti e assurdi.
Akio afferrò la mano di Yuuto già dopo i primi venti minuti di film e si ritrovò alla fine del primo tempo completamente abbracciato al compagno.
Le luci si riaccesero per l’intervallo e prima che Fudou potesse anche solo capire in che condizioni si trovasse, Kidou scattò una foto dal suo cellulare.
Akio scattò immediatamente in piedi e senza dire nulla corse fuori. Yuuto provò a farlo tornare indietro, ma senza successo, così gli toccò rincorrerlo.
Una volta fuori Fudou si voltò su tutte le furie «Ti sei preso gioco di me, farabutto! »
Kidou si passò una mano sulla nuca «Dai, mi dispiace. Volevo solo prenderti un po’ in giro come facciamo sempre».
Akio scosse la testa «Ma io mi stavo fidando di te! Eri la mia protezione dal…da tutto quel sangue!»
Yuuto ridacchiò «Ti dà davvero così fastidio vedere il sangue?»
Fudou annuì offeso «Vuoi ridere ancora di me?»
Kidou scosse la testa e allungò una mano in segno di pace. Akio la prese solo leggermente irritato, poi si voltò e chiese «Ora che dobbiamo fare?»
Yuuto prese la lista ormai spiegazzata e lesse ad alta voce «Andate nel centro commerciale aperto in centro e fatevi dei regali a vicenda».
Akio rabbrividì, cosa avrebbe regalato a Yuuto-kun?
 
Gouenji salì sulla barca dove avrebbero dovuto passare un’ora del loro pomeriggio. Shirou rimase a guardare l’acqua del porto che riportava piccole onde di quelle che erano le reali onde di quel giorno ventoso.
«Shirou-chan» Lo chiamò Shuuya, porgendogli una mano per aiutarlo a salire. Il compagno la accettò volentieri, ma rimase impassibile e taciturno sino alla partenza.
«Qualcosa non va?» Chiese infine Gouenji quando il battello stava già uscendo dal porto e le prime onde si infrangevano a prua.
Fubuki scosse la testa, stringendo con maggiore forza le mani alla ringhiera e tremando impercettibilmente. Shuuya si rese conto che non soffriva di mal di mare, ma che sicuramente qualcosa lo disturbava.
«Vuoi che andiamo dentro? Potrebbero arrivarci degli schizzi…» provò nuovamente Gouenji, ma senza ottenere nessuna risposta.
Era come se Shirou vedesse qualcos’altro tra le onde del mare. Finalmente Shuuya capì. Un’onda più potente si scagliò contro la fiancata del battello, provocando molto rumore e facendo accovacciare Fubuki a terra con le gambe strette al petto.
«Ehi» Lo richiamò Gouenji, stringendogli le spalle con le mani «Non è una valanga» .
Ad una seconda onda di quella portata, Shirou si gettò in avanti tra le braccia di Shuuya «Ti prego, Gouenji-san, non lasciarmi da solo!»
Shuuya si morse il labbro, quella scena suonava così familiare che gli provocava anche un certo fastidio. Come la prima volta si alzò e andò via, nonostante le suppliche del compagno.
Shirou rimase da solo con il fragore delle onde e rimase ad ascoltarle, rivedendo mille volte la valanga e gli occhi di suo fratello Atsuya. Poteva benissimo entrare dentro e raggiungere Gouenji, ma si era reso conto della scenata pietosa che aveva nuovamente fatto, così si alzò in piedi e rimase immobile a guardare il mare, con gli schizzi d’acqua che gli sferzavano il viso, ripetendosi che erano solo le onde, che erano solo le onde, solo le onde.
Shuuya da dentro lo osservava, chiedendosi se stesse facendo la cosa giusta. Era stata giusta un tempo e lo sarebbe rimasta sempre, ma allora perché gli sembrava più doloroso lasciare Shirou da solo contro le sue paure? Perché sentiva di doverlo proteggere?
Passarono una manciata di minuti prima che Gouenji raggiungesse nuovamente Fubuki.
«Come va?» Chiese semplicemente. Shirou sussultò «Sto bene, ti ringrazio. Puoi tornare dentro se vuoi. Voglio sconfiggere da solo i miei scheletri e non voglio che tu provi pietà per me…»
Fu allora che Shuuya capì che non era pietà, non era solo amicizia. Improvvisamente prese Shirou per le spalle e lo baciò.
Fubuki sgranò gli occhi, il rumore delle onde era ormai un problema lontano, piccolo ed insignificante. Gouenji lo lasciò andare e rimase fermo, in attesa. Anche Shirou restò immobile, senza sapere bene cosa fare o come comportarsi. Passarono secondi che sembravano ore prima che anche Fubuki baciasse velocemente Shuuya. Entrambi si resero conto che adesso non ne avrebbero potuto fare più a meno e si baciarono nuovamente, solo in maniera un po’ più approfondita. Le onde continuarono ad infrangersi contro la barca, ma ormai nessuno le stava più a sentire.
 
Hiroto si chiedeva sinceramente come facesse Midorikawa ad avere di nuovo fame dopo tutto il gelato che avevano mangiato. Comunque sia si fermarono a comprare un sandwich prima di proseguire per la torre Inazuma. Era un posto piuttosto scontato per uno come Endou, ma non si fecero troppe domande e vi salirono lo stesso per farsi una bella foto con dietro il meraviglioso panorama che si vedeva dalla torre.
«Certo che è parecchio in alto» commentò Midorikawa senza avvicinarsi alle ringhiere.
Hiroto ghignò, ricordando l’esperienza sulle montagne russe ed esclamò, sporgendosi «Guarda quel gatto, Mido-kun!»
«HIROTO!» Gridò Ryuuji, gettandosi a terra e afferrando per le gambe l’amico in modo che non potesse in alcun modo cadere
Il fatto che quel giorno Kiyama indossasse dei pantaloni larghi, quella era solo sfortuna.
Midorikawa poté perfettamente vedere i boxer con gli ufo e le stelle di Hiroto e non poté fare a meno di mettersi a ridere ed urlare 《Aiuto! È tornata la Alius Academy! Sono tornati gli alieni!》
Kiyama arrossì vistosamente e si gettò a sua volta a terra per abbassare i jeans al compagno, con il risultato che Midorikawa si ritrovasse un enorme strappo all’altezza del fondo schiena che lasciava intravedere dei boxer rossi con delle mele.
«Mele» disse solo Hiroto, prima di iniziare a ridere come forse non aveva mai fatto.
Ryuuji stava per mettersi a piangere, quando minacciò «Se non andiamo subito a comprare dei nuovi vestiti giuro che non ti parlo per il resto della mia vita!»
Kiyama si rialzò,  sistemandosi i pantaloni, infine assunse un ghigno per niente rassicurante e chiese «Hai presente quando ti ho detto che eri una ragazza carina e ho detto alla cameriera che eri la mia ragazza?»
Midorikawa annuì, già spaventato da come quella situazione potesse andare a finire.
Hiroto deglutì a vuoto quando Ryuuji uscì dal camerino di prova con un vestito nero smanicato e corto sino alle ginocchia.
Midorikawa si stava ancora chiedendo come fosse riuscito a farsi convincere ad indossare una cosa del genere ed uno scomodissimo reggiseno con le coppe imbottite.
Kiyama si avvicinò a lui e gli sciolse la coda che teneva sollevati i capelli, infine chiese «Vuoi essere la mia fidanzata per il resto della giornata?»
«Ma sei gay?» Chiese con assoluta naturalezza Midorikawa,  facendo però arrossire il compagno, che scosse piano la testa.
«Allora va bene» rispose tranquillo Ryuuji «Ma non dimenticarti che resto comunque un uomo»
«Io direi più un bambino» Lo schernì Hiroto, prendendolo per mano e dirigendosi alla cassa.
 
Akio girava tra gli scaffali del centro commerciale con  l’angoscia di non trovare nulla di adatto e con una persistente domanda in testa: perché si stava impegnando tanto per un banalissimo regalo ad un ragazzo che fino a poco tempo prima odiava?
D’altronde anche Yuuto era impelagato nello stesso dilemma. Sapeva qual era lo scopo di Mamoru, sapeva di non voler illudere Akio, eppure sapeva di dovergli regalare qualcosa di speciale, qualcosa che gli avrebbe sempre ricordato di lui. Ed improvvisamente vide quello che stava cercando. Erano due ciondoli legati a due cordoncini che uniti raffigurato un pallone da calcio a forma di cuore. Prese la metà sinistra e gli fece incidere sul retro Yuuto-kun. Non voleva chiedersi cosa sarebbe significato quello per lui ed Akio, sapeva solo che era giusto così.
Aspettò per una buona mezz’ora fuori dal centro commerciale prima che anche Fudou uscisse con il suo regalo. Era un pacchettino simile a quello di Kidou e i due li scartato quasi contemporaneamente.
A Yuuto mancò il respiro nel constatare che Akio aveva preso la metà destra dello stesso cuore e che vi aveva fatto incidere Akio-kun.
«Cosa vuol dire?» Chiese Fudou, deglutendo ed indietreggiando di un passo.
Kidou ghignò e ripeté la stessa frase che il compagno aveva detto quella stessa mattina «Chissà, Akio-kun, magari era destino».
 
Shirou e Gouenji erano rimasti chiusi a casa del biondo per tutto il pomeriggio, dimenticandosi della lista e dell’allenamento. Quando uscirono era ormai sera ed avevano le idee ben chiare su quello che era diventato il loro rapporto e su come sarebbero andate le cose tra di loro da lì in avanti.
«Rientriamo?» Chiese Fubuki, accarezzando il petto di Shuuya e facendo un’espressione così dolce, che quella di Gouenji fu una vera e propria prova alla sua forza di volontà «No, Hani*, andiamo almeno a mangiare»
«Uff» si lamentò Shirou, per poi tornare a sorridere e annuire, prendendo a braccetto Shuuya e stringendosi di più a lui.
Il ristorante dove avrebbero dovuto cenare era molto carino, con una luce calda e bassa che rendeva l’atmosfera molto più romantica.
Shirou prese un gran respiro, poi chiese «Tutto quello che è successo…fa parte dell’allenamento, Gouenji-kun?»
Shuuya sorrise appena «Credo proprio di sì, Hani…ma questo non vuol dire che debba finire con la fine dell’allenamento»
Fubuki aveva un’espressione decisamente felice, serena come forse Gouenji non l’aveva mai vista. Shirou aveva sempre mille tormenti, ma quella sera sembravano essersi dissolti tanto era tranquillo, rideva e scherzava.
Quando arrivò anche il dessert e Fubuki si sporse per arrivare ad imboccare Shuuya, Quest’ultimo disse «Stasera sembri un’altra persona».
Gouenji si maledisse quando vide tornare sul volto del compagno quell’ombra di malinconia che lo aveva sempre caratterizzato.
«In tutti questi anni non ho mai avuto qualcuno che restasse con me dopo gli allenamenti, o qualcuno che mi volesse realmente bene…» iniziò Shirou, ritrovando quasi subito il suo sorriso gentile «Ma adesso ho te, Gouenji-san! E sono davvero felice per questo».
Shuuya sospirò, leggermente deluso «Ma se il problema era non voler stare da solo, perché quando Someoka ti ha chiesto di stare con lui hai rifiutato?»
Shirou ridacchiò «Credo di essermi spiegato male…Quel qualcuno che volevo restasse con me dopo gli allenamenti, o quel qualcuno che volevo mi volesse bene davvero…non era di certo Someoka-kun! Non che io non gli sia affezionato, certo, è uno tra i miei più cari amici…però, ecco, io credo fossi innamorato di te sin da allora, Gouenji-kun. Sei tu quel qualcuno…»
Shuuya si slanciò in avanti per baciare Fubuki. Quella era la cosa più confusa e al tempo stesso dolce che qualcuno gli avesse mai detto dal risveglio di sua sorella.
«Sai, Hani, anche io sono innamorato di te, ma come uno stupido l’ho scoperto solo oggi!»
 
I capelli di Midorikawa si muovevano insieme al vento che soffiava sulla terrazza del ristorante in cui avevano cenato.
«Hai freddo?» Gli chiese Hiroto, adagiandogli la sua felpa sulle spalle.
«Non sei male come fidanzato, sai?» Ammise invece Ryuuji, appoggiandosi sulla ringhiera.
«Beh…grazie» rispose Kiyama, arrossendo per l’ennesima volta durante quella giornata che di insolito aveva solo la denominazione “di coppia”.
«Non credi sia ora di tornare a casa?» Chiese dopo qualche secondo Hiroto, accorgendosi di quanto si fosse fatto tardi.
«Ancora un po’, per favore» supplicò Midorikawa come un bambino che non vuole tornare a casa dal parco, illudendosi che quella serata sarebbe potuta rimanere così, che la magia non sarebbe mai finita.
I fuochi d’artificio li fecero sussultare entrambi, ma, mentre Midorikawa rimaneva a guardarli entusiasta, Hiroto rifletteva anche lui sul fatto che presto quel bizzarro allenamento si sarebbe concluso e che loro sarebbero tornati ad essere i soliti migliori amici di sempre.
Quando lo spettacolo finì, Kiyama si offrì di riaccompagnare a casa Ryuuji, come un vero fidanzato fa con la sua ragazza.
Arrivati di fronte la porta di casa, Midorikawa si voltò e disse serio «Sai cos’altro fa un fidanzato con la sua ragazza?»
Hiroto scosse la testa, nonostante avesse già un presentimento a riguardo.
«La bacia» rispose Ryuuji, arrossendo appena.
«Altro che bacio…» mormorò Kiyama senza distogliere lo sguardo da Midorikawa «Io ti scoperei subito».
Ryuuji si umettò le labbra «Ma tu non sei gay»
«Oh, ti assicuro che sono pazzo di te Mido-kun. Sono più gay di un arcobaleno» concluse Hiroto, baciando Midorikawa ed entrando in casa con lui, chiudendosi la porta alle spalle.
 
Akio era seduto sulla spiaggia a bere una birra, di fianco a lui Yuuto sorseggiava una coca e giocherellava con gli occhialini ancora appesi al collo.
«Io ti piaccio almeno un po’, Yuuto-kun? » Chiese Fudou con tutta l’impulsività che aveva nel suo carattere.
«No, credo di odiarti in ogni angolo della mia mente» rispose Kidou, voltandosi verso il compagno.
Akio si aspettava una risposta del genere, eppure sentirla gli fece male lo stesso.
«Però è pur vero che ti amo con ogni particella del mio cuore» continuò Yuuto «E  io, Akio-kun, ti piaccio o mi odi? »
Fudou spalancò gli occhi, poi li socchiuse e ghignò «Io ti odio di sicuro», infine si avvicinò al viso del compagno e lo baciò.
Mamoru era sul serio un Cupido perfetto.



*Hani vuol dire tesoro o amore.

Angolo di Toko-chan: spero vi sia piaciuta e vi ringrazio per essere giunti fin qui! Gradisco recensioni sia positive che negative che neutre e accetto qualunque tipo di consiglio! Grazie ancora e arrivederci ;)

 
   
 
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