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Autore: Ladychic    09/09/2017    6 recensioni
One-shot nata per colmare il vuoto lasciato da quegli ultimi episodi filler dello shippuden che hanno parlato di tutti, tranne che di Loro! Vi prego quindi di immaginare questa storia come una sorta di episodio conclusivo della serie: il 501. Ecco un piccolo stralcio.
L'Uchiha investì nuovamente con sguardo omicida la figura della rosa.
« Quindi Sakura, sposami ! »
Sasuke non fece in tempo a stupirsi del fatto di aver davvero pronunciato quelle fatidiche parole che si sollevò da terra e fece un volo tale da fuoriuscire dal giardino degli Hyuga.
Sakura roteò la spalla e sciolse i muscoli dopo lo sforzo, in mezzo a quelli che poteva percepire essere applausi di acclamazione per aver respinto quel sociopatico di Sasuke Uchiha.
Il pugno destro però doleva davvero, come se avesse veramente scaraventato il corpo di Sasuke oltre il giardino.
« INO » strillò improvvisamente la rosa. « Dimmi che questo è un sogno e che Sasuke Uchiha non mi ha chiesto per davvero di sposarlo ».
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden, Dopo la serie
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Salve a tutti cari lettori e lettrici. Dopo anni di assenza da questo sito, vi propongo ora un'umile one-shot esplicativa del come - e si, spero anche“del perché” -  Sasuke e Sakura siano diventati una coppia. Non ho mai amato i filler, ma ho approfittato degli ultimi episodi della serie Shippuden per inserire la mia storia proprio in quel contesto: il matrimonio di Naruto e Hinata.

Eh no! Sinceramente non mi è andata a genio che, per quanto io li adori, si sia deciso di spendere diverse puntate sulla coppia Shika-Tema (e anche Ino-Sai), e per due dei membri del team sette ci si sia limitati ad uno stupido uccello (non è vero, io amo il falco di Sasuke) con un altrettanto stupido messaggio! Questi due avranno una figlia della stessa età dei figli dei loro compagni, deve essere successo qualcosa per forza in questo arco di tempo! E allora mi chiedo, perché diavolo tenerci all'oscuro di tutto?!

Ho dovuto dare sfogo urgentemente alla disperazione in questo modo, quindi mi scuso in anticipo se alcune parti risulteranno essere poco chiare, dato che è stata scritta in qualche ora.

Mi sono sforzata affinché questa storia potesse avere i toni comici/demenziali che ha preso a questo punto la serie, ma ovviamente non potevo non inserire una buona dose di riflessione criptica/malata/contorta del nostro beniamino, e tanta, tantissima carica sentimentale (oh 'sti due in un modo o nell'altro si sono sposati!).

Detto questo, spero di non annoiarvi e che questa mia piccola creatura possa in qualche modo piacervi.

Buona lettura.

 

 

LA DOLCE INCOMPRENSIBILITÀ DELLE DITA DI UNA MANO SUPERSTITE SU UNA FRONTE SPAZIOSA

 

Il sole stava ormai tramontando oltre i monti raffiguranti i volti dei sei hokage di Konoha, tingendo il cielo d'arancio.

I lampioni immersi nel verde cortile di villa Hyuga si accesero in quel momento, attirando verso di loro piccole farfalle svolazzanti.

Gli invitati al matrimonio di Naruto e Hinata stavano a poco a poco tornando a casa; solo i pochi amici intimi ancora sedevano lungo la tavolata nuziale. Choji si apprestava a far sparire gli ultimi residui della gigantesca torta, Shikamaru si era appartato da qualche parte con Temari; a capotavola Kakashi – l'hokage – e Nartuto – lo sposo – stavano cercando di convincere Gaara a bere un bicchierino di sakè. Poco distante dalla tavolata, vicino a un ponticello giapponese, Rock-lee approfittava degli ultimi minuti di luce per terminare le sue flessioni; invece Ino, dopo essersi finalmente staccata da un'appassionata pomiciata con Sai, aveva rapito la povera Hinata sotto l'arcata fiorita dove poche ore prima si era celebrato il suo matrimonio, e le stava dando alcune dritte su come comportarsi durante la prima notte di nozze.

Seduta sullo sgabello del bancone bar, Sakura Haruno ingurgitò rapidamente quello che si ripromise essere l'ultimo bicchierino. Shikamaru e la sorella del Kazekage avevano senza ombra di dubbio una relazione; inoltre, a giudicare dal disgustoso intreccio di lingue che ebbe la sfortuna di notare, ipotizzò che anche la sua migliore amica dovesse per forza avere un rapporto similare con Sai; poi c’era il suo migliore amico – quel baka imbranato del suo migliore amico – che si era addirittura sposato. Infine c’era lei, la perennemente sola Sakura, con un bigliettino piegato con cura nella tasca del suo kimono - una volta tornata a casa si ripromise di riporlo in una teca di vetro che avrebbe appeso in camera sua, pazienza se non era lei il destinatario.

Si strinse tra le spalle e sbuffò. Per quanto avesse bramato e agognato l’autore di quel biglietto di auguri dai tre anni in su – quindi sostanzialmente per tutta la vita – in quel momento si sentiva disperatamente bisognosa più che mai di averlo lì con lei. Non necessariamente mano nella mano – cosa che la rosa non aveva contemplato nemmeno nell’anticamera del cervello.

Si sarebbe semplicemente accontentata di saperlo al sicuro, a casa, sorridente – per quanto ovviamente Sasuke Uchiha potesse sorridere.

Ciò che la perennemente sola Sakura non poteva ancora sapere era che due diverse abilità innate stavano registrando alla perfezione ogni suo minimo movimento, che il possessore di tali abilità aveva in mente un futuro per lei che nemmeno nella più brillante delle aspettative si sarebbe mai immaginata, e che forse – almeno per un periodo medio breve della sua vita – non sarebbe più stata perennemente sola.

Con la mente un poco offuscata dall'alcol scese attentamente dalla sedia, e dopo essersi accertata di avere il laccio del kimono dignitosamente serrato attorno alla vita, si rimboccò le maniche dell'abito e ritenne di intervenire per impedire alla sua maestra, Tsunade Senju, quinto Hokage, di spogliarsi deliberatamente davanti a Kiba e a Killer Bee.

Dopo aver risolto il problema alla radice, ovvero mandando in coma con un pugno ben assestato i due poveri spettatori, la giovane ninja medico si apprestò a raggiungere soddisfatta il bancone del bar per l'ultimo bicchierino.

Le sue dita avevano quasi afferrato la liscia superficie di vetro, quando una mano destra, di certo non appartenente a lei, scaraventò il bicchiere e il suo contenuto lontano.

« Brutto idiota, come diavolo ti sei permesso di... » le parole di Sakura le morirono in gola non appena il suo sguardo registrò davanti a lei un occhio nero come la notte e uno viola con i cerchi concentrici tipici del Rinnegan.

«Che accidenti sta succedendo qui dentro?» Sasuke Uchiha, assente dal villaggio da oltre due anni, era stranamente scosso dalla situazione che gli si presentava davanti. Non che ritenesse i membri di Konoha particolarmente diligenti, ma insomma, lasciare il controllo della città a degli shinobi stranieri affinché tutti gli abitanti della foglia potessero partecipare a quel dannato matrimonio e ubriacarsi, era altamente azzardato! Non se lo sarebbe mai immaginato da un ninja sveglio come Kakashi. E poi era lui che voleva distruggere il villaggio…

«Oi bentornato Sasuke! E' il matrimonio di Hinata e Naruto» lo informò Choji pulendosi la bocca con un lembo della camicia «Scusa ma ho finito anche l'ultimo pezzo di torta, ma sono sicuro che in cucina troverai altre... »

«Hei Teme! Ce l'hai fatta a venire!» Un Naruto leggermente alticcio si scaraventò di peso sul giovane Uchiha il quale nel percepire il braccio sudaticcio dell’amico a stretto contatto col suo mantello non poté mascherare un’espressione disgustata.

«Guarda un po'. Un dobe come te sposato. Come farà la Hyuga a sopportarti resterà un mistero» proferì amichevole come sempre.

Dopo aver scacciato via Naruto, il moro si portò la mano superstite sul capo come per riflettere. Lo sharingan aveva impiegato meno di due secondi a registrare l’intreccio di mani tra il Nara e la donna col ventaglio; per non parlare dello sguardo languido che quell’oca della Yamanaka continuava a rivolgere al suo sostituto; Sasuke non aveva il potere di leggere nella mente delle persone – almeno per il momento – ma la maniera in cui quelle coppiette si guardavano e toccavano lasciava ben poco all’immaginazione.

Quella constatazione l'aveva condotto a un improvviso attacco di panico.

Qualcosa era andato storto nel suo piano. Non aveva calcolato bene le tempistiche, e ora Naruto, la persona più stupida e imbranata che conoscesse era addirittura diventato un marito, e probabilmente, così come la maggior parte dei suoi ex compagni d’accademia, sarebbe diventato un padre, prima di lui.

 

In.con.ce.pi.bi.le.

 

«Sakura!» esclamò immediatamente investendo con uno sguardo omicida la figura della giovane ninja medico la cui spina dorsale nell’udire il suo nome fuoriuscire dalle sue labbra in quel modo perentorio si drizzò immediatamente come un chiodo.

Il cervello della rosa lottava contro il fiume di alcol ingurgitato nelle ore precedenti. Quello davanti a lei non poteva essere Sasuke. Sasuke era partito due anni prima, illudendola con uno strano tocco sulla fronte di un qualcosa che non aveva ben capito nemmeno lei, ma che comunque le aveva fatto sciogliere il cuore come burro al sole e generato in lei una sorta di aspettativa -  sarà per la prossima volta, che accidenti poteva significare altrimenti?

Se dunque il giovane uomo con quella pezza logora e dai capelli neri e selvaggi era davvero lui, le opzioni che la mente di Sakura stava lentamente ponderando erano fondamentalmente due : saltargli addosso e baciarlo in un modo che nemmeno Ino avrebbe mai saputo fare, oppure, mandarlo all'altro mondo con un destro per il tono con il quale le si era rivolto.

«Perché diavolo stai bevendo alcol?!»

Sakura Haruno, che in quei due anni aveva sognato ad occhi aperti tante volte il ritorno dell'amato, mai, nemmeno nella più negativa delle ipotesi, aveva immaginato una frase del genere da parte sua. Sasuke l’avrebbe dovuta stringere a sé, dirle nuovamente quel mi dispiace che le aveva fatto venire la pelle d’occa due anni prima, ma ovviamente e con molta maggiore probabilità si sarebbe anche aspettata di essere ignorata – come al solito – o di essere chiamata noiosa – come al solito

Anche un nuovo tentato omicidio da parte del moro nei suoi confronti sarebbe senza ombra di dubbio stato un gesto meno inaspettato di quella frase incomprensibile.

«Ei tu, che cazzo vuoi?! Sakura può fare quello che vuole e non deve le spiegazioni a te! » intervenne minacciosa Tsunade che barcollando si intromise in mezzo ai due « hai forse problemi con le donne che bevono?! » continuò prima di ruzzolare definitivamente per terra.

Sasuke alzando gli occhi al cielo scavalcò la donna svenuta – e probabilmente in coma etilico – e si pose nuovamente davanti a Sakura.

Sasuke detestava le occhiatacce che i partecipanti alla discussione gli stavano ora riservando, ma non c’era un minuto da perdere. Guardò profondamente quegli occhi verdi decisamente confusi e quelle mani affusolate che non volevano accennare a sciogliersi dal pugno nel quale la loro padrona le aveva strette.

Perché le sue orecchie ancora non avevano registrato quel Sasuke-kun che tanto aveva detestato provenire da quelle labbra? Perché non l’aveva ancora stritolato in un abbraccio soffocante? Aveva sempre ritenuto quella ragazzina noiosa e insopportabile. Possibile che fosse anche così poco collaborativa?! C’era un clan da ripristinare dannazione!

«Potresti...» si sforzò di essere carino «Potresti non esagerare più con l'alcol da qui ai prossimi vent'anni, per favore?»

Un improvviso mutismo colse immediatamente tutti i presenti. Una scossa elettrica investì per intero la colonna vertebrale di Sakura e le sue palpebre sbatterono incessantemente per diversi secondi.

«Che…che accidenti stai dicendo?» la rosa pronunciò quella domanda lottando contro l'improvvisa voglia di vomitare e contro il suo arto superiore destro che minacciava di scattare avanti contro la sua volontà.

Sakura sapeva di aver alzato il gomito un pochino troppo, quindi in quel momento ritenne di trovarsi per forza in un'impossibile visione alcolica. Il Sasuke Uchiha che si palesava davanti a lei non poteva essere reale, ma frutto dell'alcol. Non potevano esserci altre soluzioni.

In quel sogno tuttavia Sasuke era particolarmente scorbutico e scontroso nei suoi confronti – ovvero molto molto simile alla realtà – e quell'aria autoritaria con la quale le aveva praticamente imposto quella richiesta non le piacque per niente.

«Il dobe avrà presto un erede, e non posso permettermi di arrivare tardi.» spiegò risoluto incrociando le braccia al petto.

I partecipanti spalancando la bocca ritennero che l’Uchiha fosse decisamente e inopportunamente diretto. Anche Sai si ripromise di consegnare il prima possibile uno dei suoi libri al poveretto che evidentemente in tema di relazioni sociali stava messo peggio di lui.

Sasuke, mandando mentalmente al diavolo la presenza di una buona parte degli abitanti del villaggio – che evidentemente e a differenza della niente affatto collaborativa Sakura avevano capito alla perfezione le sue intenzioni – investì nuovamente con sguardo omicida la figura della rosa, che non sarebbe rimasta ignara del suo destino un minuto di più.

 

«Quindi Sakura, sposami!»

 

Sasuke non fece in tempo a stupirsi del fatto di aver davvero pronunciato quelle fatidiche parole che si sollevò da terra e fece un volo tale da fuoriuscire dal giardino degli Hyuga.

Sakura roteò la spalla e sciolse i muscoli dopo lo sforzo, in mezzo a quelli che poteva percepire essere applausi di acclamazione per aver respinto quel sociopatico di Sasuke Uchiha.

Il pugno destro però doleva davvero, come se avesse veramente scaraventato il corpo di Sasuke oltre il giardino.

«INO» strillò improvvisamente la rosa. «Dimmi che questo è un sogno e che Sasuke Uchiha non mi ha chiesto per davvero di sposarlo».

L'amica la guardò stranita, dandole conferma che tutto quanto accaduto coincidesse esattamente alla realtà.

A quel punto Sakura non poté che raggiungere l'albero più vicino e vomitare.

 

***

 

Bip-bip-bip- Bip-bip-bip

 

Quel rumore era decisamente irritante. Penetrava insidioso lungo le orecchie e provocava un malessere fastidioso alla sua testa che ancora registrava gli ultimi barlumi di un sogno confuso ma stranamente piacevole.

 

Bip-bip-bip- Bip-bip-bip

 

Sasuke Uchiha avrebbe volentieri mandato all'altro mondo la causa di quel fastidioso e squillante rumore se solo il suo corpo non fosse stato così tanto indolenzito e il torace non fosse stato così dannatamente pensante da tenerlo disteso in quello che poteva percepire essere il materasso di un letto decisamente troppo profumato.

 

Si svegliò dunque perfettamente attivo, perfettamente alterato – come suo solito – e pronto a distruggere e ad annientare qualsiasi fosse la fonte del suo malessere.

Quando poi il rinnegan registrò il colore rosa dei capelli sparsi disordinati sul suo petto, quest'ultimo prese ad alzarsi e ad abbassarsi a un ritmo frenetico.

 

Bip-bip-bip- Bip-bip-bip Bip-bip-bip- Bip-bip-bip

 

Era in procinto di imprecare per l'aumento di frequenza di quel dannato rumore quando si rese conto, finalmente, che quel maledettissimo bip provenisse dal monitor cardiaco piazzato di fianco a lui all'interno di quella stanza d'ospedale.

Il cuore in effetti era sempre stata la fonte principale dei suoi problemi. Per anni aveva cercato di sopprimerlo, di oscurarlo con l'odio, ma puntualmente ritornava imperterrito a disturbarlo e a porlo faccia a faccia con quelle dannate emozioni.

Ne era un esempio la strana nausea che investì il suo addome non appena entrambe le sue arti oculari presero ad osservare in maniera attenta e concentrata il volto della giovane addormentata.

Odiava ammettere che quelle labbra perfette gli facessero quello stupido effetto, che il contatto con il corpo della giovane gli facesse provare una sensazione così dannatamente piacevole.

Ma purtroppo era così. Nel momento stesso in cui aveva affrontato Naruto nella valle dell'epilogo aveva compreso che non poteva più scappare. Tanto dalle sue responsabilità quanto dalle sue emozioni.

E se alle prime aveva rimediato, almeno in parte, con il viaggio di redenzione, alle seconde aveva sempre cercato di procrastinare all'infinito qualsiasi sorta di chiarimento.

Tuttavia quelle emozioni, quei dannati legami c'erano – l'assenza del braccio sinistro ne era la prova inconfutabile – ed erano state proprio quelle a spingerlo in maniera del tutto irrazionale e incomprensibile due anni prima, a posare le due dita della mano superstite sulla superficie liscia di quella stessa fronte che in quel momento era distesa e rilassata sopra il suo petto. Lo stesso gesto d'amore di Itachi.

Del come e del perché le sue dita avessero scelto Lei come destinataria del legame per lui più importante di tutti, la mente di Sasuke ne era completamente all'oscuro. O forse, la sua mente continuava a rifiutarsi di accettare quanto quel suo dannato cuore aveva saputo da sempre.

In ogni caso, aveva preferito scappare ancora per un po' da quel dannato problema, conscio che comunque un giorno o l'altro l'avrebbe dovuto affrontare una volta per tutte, se non con lei, almeno con sé stesso.

Ciò che non poteva immaginare era che proprio quello stupido di Naruto, con la stupenda idea di sposare la Hyuga, avrebbe suscitato in lui un vero e proprio bisogno impellente di crescere ed andare avanti.

Anche in questo caso, non si sa come e perché, la sua scelta incondizionata era ricaduta su di Lei. Ma qualcosa - forse due o tre costole rotte a giudicare dal dolore – gli fece immediatamente intuire che questa volta non sarebbe più potuto scappare.

Le sue riflessioni furono interrotte da un improvviso movimento di quei capelli rosa, chiaro segnale che Sakura Haruno doveva essersi finalmente svegliata.

Non appena quegli occhi verdi registrarono l'espressione apatica e annoiata dell'Uchiha, Sakura si sentì improvvisamente sollevata nell'appurare che il giovane stesse bene.

«O meno male, finalmente ti sei svegliato Sasuke-kun »

 Senti chi parla.

 

«Scusa, scusa, scusa, non volevo assolutamente romperti tre costole, ma avevo bevuto un po' troppo» Sakura sporse le mani in avanti, e iniziò a gesticolare in maniera frenetica

«con questo non sto dicendo che non avrei dovuto bere, e ci tengo a precisarti che a differenza di quello che puoi pensare tu io non sono un'alcolizzata! Ho bevuto due volte in tutta la mia vita, e comunque sono un'adulta e sono capace di reggere l'alcol ed è mio diritto divertirmi come chiunque altri al matrimonio del mio migliore amico! Solo non mi aspettavo un tuo arrivo improvviso né tanto meno una dichiarazione che faceva talmente schifo da non potersi nemmeno definire tale, in realtà era talmente impossibile che quella situazione irreale fosse vera che ero convinta di essere in un sogno, o meglio in un incubo vista come si è...» La rosa continuava a gesticolare e a mettere insieme una quantità spropositata di frasi, articolandole tra loro in maniera talmente rapida che Sasuke smise subito dopo le prime tre parole di prestare attenzione. La scena in realtà gli sembrava leggermente comica, e poté giurare che se solo i lunghissimi anni di solitudine e psicopatia non gli avessero atrofizzato i muscoli facciali, forse sarebbe anche scoppiato a ridere.

Il risultato dall'esterno invece sembrava decisamente diverso. Sakura infatti, nel notare lo sguardo sempre più scontroso e alterato di Sasuke poté giurare che quello sarebbe stato il giorno in cui Sasuke Uchiha l'avrebbe uccisa per davvero. E lei forse si sarebbe lasciata uccidere volentieri visto che non aveva voglia di protrarre ancora avanti quella situazione maledettamente dolorosa di attesa, di aspettative, di confusione.

La giovane strinse gli occhi e serrò i denti pronta a far fronte all'arte oculare del moro che pareva investirla con prepotenza e aria omicida. Pochi istanti e sarebbe tutto finito.

 

«Pensavo che mi amassi»

 

Sasuke constatò che gli occhi verdi dell'ex compagna di team non fossero mai stati tanto grandi. La giovane batté le ciglia un bel po' di volte prima di scuotere la testa come per riprendersi da chissà quale choc.

Passarono istanti di silenzio interminabili in quella stanzetta d'ospedale, scanditi solo dal ritmo cardiaco di Sasuke, notevolmente accelerato in effetti, e amplificato dall'apparecchio di monitoraggio cardiaco.

«Si be, NO! Cioè... è complicato… insomma...» Sakura si stava disintegrando le mani dall'agitazione. Tra gli innumerevoli insulti e i differenti tipi di morte che le avrebbe potuto concedere, quella domanda secca e decisa da parte di Sasuke non era stata assolutamente contemplata.

«Dannazione Sasuke-kun, sei davvero un Baka!» urlò la rosa stremata.

«Prima tenti di uccidermi, ora addirittura mi insulti!» affermò lui guardandola di sottecchi e stringendo le braccia al petto mascherando non proprio benissimo la fitta di dolore proveniente dal torace.

La ragazza lo guardò con sguardo deciso, uno sguardo che mai aveva avuto il coraggio di rivolgergli, e presa da un motto d’audacia glielo chiese.

«Tu mi ami?»

 

Bip-bip-bip- Bip-bip-bip Bip-bip-bip- Bip-bip-bip Bip-bip-bip- Bip-bip-bip Bip-bip-bip- Bip-bip-bip

Bip-bip-bip- Bip-bip-bip Bip-bip-bip- Bip-bip-bip Bip-bip-bip- Bip-bip-bip Bip-bip-bip- Bip-bip-bip

 

« Amaterasu! »

 

Ecco, Sasuke aveva ammazzato Sakura una volta per tutte. Perfetto.

Tuttavia era strano che le narici della rosa ancora riuscissero a percepire l'odore di bruciato, di conseguenza la giovane dovette immediatamente escludere la possibilità di essere morta.

Invece, al contrario di ogni aspettativa, a fare una brutta fine era stato il monitor cardiaco. Chissà perché.

«Dannazione Sakura! Sei sempre così... così... noiosa!» gridò Sasuke scomponendosi per la prima volta in tutta la sua vita.

Ti ho praticamente giurato amore eterno con quel gesto!

 

«Senti un po' brutto idiota! Dopo ti chiederò di risarcire quel monitor, hai idea di quanto lo paghiamo?! Vuoi sapere se sono ancora innamorata di te?! E va bene ti rispondo subito!»

Sakura era in piedi davanti a lui, gli occhi velati dalle lacrime, il respiro corto e una mano stretta a pungo sul petto che si alzava ed abbassava velocemente.

Sasuke non l'aveva mai vista così decisa, così incazzata, così disperata, così dannatamente... bella.

«La verità è che sono una stupida masochista! Che accidenti ci posso fare se il mio cuore è così deficiente da provare costantemente questo insensato amore per te?!»

Come ci riusciva? Come accidenti ci riusciva quella dannata ragazzina ad essere così… così maledettamente irritante?! Era quello l'aspetto del carattere della rosa che Sasuke odiava di più. Era quell'aspetto che l'aveva spinto più di una volta ad ucciderla, ad eliminarla dalla sua vita per sempre. Sasuke odiava quella sua dote maledettamente innata nel mostrargli i suoi sentimenti senza alcuna remora.

Era sostanzialmente lo stesso ragionamento che l'aveva condotto a ritenere di dover uccidere Naruto due anni prima. Naruto, tuttavia, era da sempre il suo rivale, Sasuke era a conoscenza della sua estrema forza, così come delle sue debolezze, perché Naruto aveva vissuto nel dolore. Perché Naruto era come lui.

Con Sakura era completamente diverso. Lei non sapeva niente del dolore, della solitudine, per tale ragione Sasuke l'aveva sempre considerata debole, e non degna dei suoi sentimenti, negativi o positivi che fossero.

Quando però quella stolta dodicenne gli si presentò davanti a quella fottuta panchina per supplicarlo di portarla con lui perché l'amava, iniziò ad odiare pure lei. Per Naruto c'era una logica spiegazione: era il suo amico/nemico; ma per Sakura?! Come diamine poteva essere riuscita quella ragazzina con quelle dannate parole ad essere diventata irrimediabilmente oggetto del suo odio?

Come aveva osato prendere un posto pari a quello occupato da Itachi o da Naruto?

Sasuke, anche se odiava ammetterlo, ci aveva pensato più volte. Si era spesso domandato per quale ragione la detestasse così tanto.

Quando poi lei gli si palesò davanti al paese del ferro con l'intento di ucciderlo, Sasuke ebbe la conferma dei suoi sospetti.

Odiava Sakura Haruno per il semplice e fottuto motivo che ne era maledettamente invidioso.

Invidioso del suo coraggio, della sua forza, della sua determinazione nel reiterare quell'amore malato verso di lui.

Invidioso perché Sakura riusciva in quello in cui lui non sarebbe mai riuscito. Amarlo.

Sasuke ci aveva provato tante volte. Sasuke voleva davvero mettere da parte il dolore, prendersi cura di sé stesso, essere felice. Amarsi. Ma non ci riusciva.

Il dolore per la sua famiglia e per Itachi era troppo forte ed era giusto che ci fosse.

Non poteva e non doveva assolutamente permettere che Sakura cancellasse quel dolore, lui non doveva assolutamente lasciarsi sopraffare da quella debolezza, da quell'immonda malattia causa di tutti i suoi problemi. Sakura rappresentava una tentazione troppo pericolosa e per tale ragione lei doveva essere eliminata.

Quando poi si ritrovò disteso su quel masso con una pozza di sangue al posto del braccio sinistro, fece segretamente un patto con sé stesso. Se fosse sopravvissuto, si sarebbe sforzato di amarsi. Se fosse sopravvissuto, avrebbe cercato anche lui di diventare forte, determinato e coraggioso come i suoi due compagni di squadra. Se fosse sopravvissuto, avrebbe cercato di salvarsi.

Quando poi la mattina dopo lei si era inginocchiata in lacrime su di lui per salvargli la vita, Sasuke ebbe paura.

L'aveva odiata, l'aveva invidiata, l'aveva detestata, eppure in quel momento sentì l'improvvisa e incondizionata voglia di imitarla.

Tra quelle lacrime versate sulla sua spalla mutilata vide lo sguardo di sua madre, in quel sorriso tirato vide quello di Itachi prima di morire, in quel calore che inspiegabilmente Sakura gli infondeva sfiorando il suo copro straziato con le sue mani curatrici, Sasuke scoprì un qualcosa che sarebbe stato sempre e solo di Sakura. Quel dannato e maledetto cuore, che batteva tra il suo petto, che l'aveva tenuto in vita dopo lo scontro con Naruto, che lo aveva fatto innamorare di lei. E questo gli faceva una fottuta paura.

La paura si era moltiplicata nel constatare che innamorarsi di Sakura era stato talmente naturale da non essersene nemmeno reso conto. Quelle dita erano finite sulla sua fronte in maniera del tutto illogica e irrazionale e questo lo terrorizzava particolarmente per il semplice fatto che, se amare lei era risultato essere dannatamente semplice, amare sé stesso era ora diventato maledettamente difficile.

Come poteva amare sé stesso dopo tutte le cose tremende che aveva fatto?! Come accidenti ci riusciva lei?

Era sostanzialmente questo che voleva sapere, ancor prima di chiederle di sposarlo e diventare la madre dei suoi eredi, voleva sapere come diamine riuscisse ad amarlo indipendentemente dal mostro che era stato.

«Io... io non lo so perché... Mi odio così tanto perché ogni volta mi illudo che mi sia passata, e invece questo mio stupido e ostinato cuore del cavolo non ne vuole sapere di dimenticarti!»

Sakura strinse con più forza il pugno al petto e non si vergognò di mostrare le lacrime che ormai rigavano le sue guance.

«Ti ho sempre voluto salvare Sasuke-kun, ma solo ultimamente ho capito che l'unico che può farlo sei tu»

Sakura non gli aveva mai fatto così paura fino a quel momento. Fino a quanto una persona può essere capace di capirne un'altra?

Dopo anni di distanza lei riusciva a leggere dentro il suo animo irrequieto. Era forse questa la forza del suo amore?

Era forse questo l'amore di Sakura che lui aveva per anni inconsciamente bramato quasi in maniera distorta e malata?

Anche Sakura sembrava averlo capito: l'amore è una malattia, l'amore ti fa impazzire, eppure c'è e non puoi fare niente per guarire.

Ma tornando alla domanda chiave: Sasuke era riuscito finalmente a salvarsi? Quel dannato viaggio di redenzione era sostanzialmente servito a quello; quei due anni in cui si era privato della ristata del suo migliore amico e del calore della donna che amava dovevano servire a quello.

Sakura lo guardò con tenerezza. Amava Sasuke da tutta la vita e sposarlo e diventare madre dei suoi figli sarebbe stata la logica conseguenza di quell’amore. Ma Sasuke non l’amava. Una volta per tutte lei aveva avuto il coraggio di chiederglielo e l’unica risposta che aveva ottenuto era stata la distruzione del monitor cardiaco, chiaro segnale che il suo cuore non poteva essere curato da niente e da nessuno.

Ripensandoci, l’unico gesto non scontroso e non di rifiuto che il moro le aveva concesso era consistito nel posare le dita sulla sua fronte spaziosa, un buffetto che di certo non rappresentava una dichiarazione d’amore – o forse si? – ma al massimo (proprio al massimo) affetto. Come quello che si prova per un’amica, o per una sorellina, non di certo per la donna che si ama.

Sakura non era stupida. Anche se non immediatamente come la maggior parte dei suoi compagni, aveva capito anche lei quali fossero le intenzioni del moro. Il ripristino del suo clan in effetti era sempre stato uno dei suoi sogni – e l’unico forse che non comportasse un omicidio – e per quanto la ragazza fosse estremamente felice di essere stata designata come madre dei suoi figli – e questo perché difficilmente i soli esseri viventi per cui il moro avesse mai dimostrato simpatia, ovvero i serpenti e Naruto, gli avrebbero potuto concedere un erede – non poteva ignorare quella fitta detestabile al cuore che per quanto non volesse ascoltare le stava urlando a squarcia gola quanto tutto ciò fosse estremamente sbagliato sia nei confronti di sé stessa sia nei confronti di Sasuke.

Infatti, per quanto fosse triste e doloroso da ammettere, l’affetto non era di certo il sentimento che poteva mandare avanti un matrimonio. E lei lo amava troppo per permettere che lui si legasse a lei in un vincolo che per funzionare avrebbe necessariamente dovuto fondarsi su un sentimento che lui non avrebbe mai provato nei suoi confronti e che probabilmente non avrebbe potuto mai neanche concepire.

«So che tu non mi amerai mai e a me va bene così, non voglio costringerti a stare con me per pena o per affetto, non voglio legarti a me se per te tutto ciò rappresenta una gabbia. E anche se ogni volta che mi guarderai il cuore mi farà dannatamente male, il solo saperti sereno mi renderà incondizionatamente felice. Sono noiosa... sono patetica, lo so! Quindi facciamola finita una volta per tutte e...»

 

Pat.

Se non ti amassi veramente, non mi sarei

esposto a pubblico ludibrio per chiederti di sposarmi, sciocca ragazzina.

 

Le mani di Sakura, tremanti, andarono subito a coprirsi la fronte sulla quale per pochi secondi si erano posate per la seconda volta le dita di Sasuke.

Ancora quel gesto. Ancora quel dannato e incomprensibile gesto.

Il moro aveva ancora il braccio destro sospeso con le dita leggermente tese in avanti, il capo abbassato con i capelli lunghi a coprirgli parte del viso. Sakura poté notare chiaramente solo le sue labbra tirarsi leggermente di lato in un sorriso incerto, timido e di rassegnazione.

«Questo è il gesto che mi riservava sempre Itachi quando ancora ero bambino»

Ti è chiaro ora?!

 

La testa della rosa iniziò a girare vorticosamente. Un calore asfissiante interessò immediatamente il suo viso.

«E' un gesto che racchiude amore, e sai, penso che non ci sia niente di più grande dell'amore incondizionato che Itachi provava per me»

La torta nunziale che aveva ingerito poco prima e che non aveva espulso insieme all’alcol ai piedi di quell’albero iniziò a volteggiare all’interno del suo stomaco dandole un senso di svuotamento e rendendo più che mai arduo definire chiaramente il nesso implicito tra quel gesto e il significato racchiuso in quella spiegazione.

 

«E io ora trovo il disperato bisogno di riservarlo a te»

 

Infine, per la prima volta in vita sua la sentì. Una scossa che partiva dal suo cuore e che si irradiò immediatamente in tutto il suo corpo.

Quella spiegazione l’aveva presa talmente alla sprovvista che non riuscì nemmeno a piangere, cosa che per lei era sempre stato estremamente semplice.

Lo guardò intensamente negli occhi scorgendo per la prima volta un colorito leggermente più roseo violare le sue guance perennemente marmoree, scorgendo per la prima volta un qualcosa di diverso in quegli occhi scuri.

Sakura aveva tenuto quei globi verdi spalancati per interminabili secondi tanto da sentirli diventare secchi. E infine, quando finalmente li chiuse, si sentì amata.

Sasuke l’amava. Certo, non gliel’aveva detto esplicitamente – e anzi probabilmente quelle due paroline non sarebbero mai uscite dalle sue labbra – però la confessione del significato racchiuso in quel gesto incomprensibile valeva mille volte di più di qualsiasi altra dichiarazione, perché non c’era nulla di più sacro per Sasuke del suo rapporto col fratello.

Sakura si crogiolò in quella sensazione di leggerezza e serenità ancora per qualche secondo, pazienza se Sasuke Uchiha dall’altra parte del letto si aspettava una sua reazione, aveva bramato di provare quell’emozione così tanto a lungo da volerne assaporare al massimo ogni aspetto.

Quando poi ritenette di dover far entrare nuovamente l’aria nei suoi polmoni – perché no, dopo una notizia del genere non poteva permettersi di morire – razionalizzò che, non avendo mai preso in considerazione un tale significato nascosto dietro quelle due dita, non sapeva assolutamente come comportarsi.

Baciarlo? Assolutamente fuori discussione. Sarebbe stato un secondo choc emotivo decisamente ravvicinato al primo che con molta probabilità l’avrebbe condotta a un probabile svenimento.

Piangere? Poteva essere un’idea. Ma per una volta nella vita che i suoi occhi erano stati colti da un’insolita siccità dovuta allo stupore voleva godere a pieno di quello sguardo imbarazzato, dolce, nervoso, impaziente del moro che si promise segretamente di non dimenticare mai e poi mai nella vita.

« Io non so che dire...» sussurrò semplicemente.

«Perché diavolo non me l'hai detto prima?! Shannaro…! Accidenti a te e alla tua inesistente stitica eloquenza del cavolo!» esplose la rosa con gli occhi che ormai erano in procinto di straripare.

E a Sasuke quella scena non fece che ricordare il giorno in cui su quelle dita di pietra comprese di essere irrimediabilmente innamorato di lei.

«Dici che mi ami ma continui ad insultarmi» le fece notare il giovane sinceramente divertito dal comportamento della rosa. In effetti quel nuovo carattere di Sakura, non solo la sua mostruosa forza, ma la battuta pronta, la disinvoltura, la sicurezza di sé tanto da rimproverarlo, lo incuriosì e attrasse parecchio.

«Beh, non sperare che soltanto perché ti amo, tu sia esentato dal mio vocabolario di parolacce e dai miei pugni quando te lo meriti, a maggior ragione se mi toccherà diventare tua moglie»

Questa volta a sgranare gli occhi fu l’Uchiha il quale prima che la sua mente gli suggerisse di fare qualcosa di stupido, ottuso e testardo come risponderle per le rime, la tirò per un braccio fino a farla ruzzolare sul suo petto. Le labbra a cinque centimetri dalle sue.

«Quindi mi sposerai?»

In un primo momento le gote della ninja medico si tinsero irrimediabilmente di un rosso acceso e abbassò lo sguardo coprendolo con le folte ciglia lunghe, ma successivamente puntò decisa i suoi occhi in quelle pozze nere e viola, cercando di mascherare al ragazzo il suo attimo di timidezza.

Il cuore di Sasuke, a discapito di quello che la mente gli aveva impartito di non fare, tentava letteralmente di schizzargli via dal petto da quanto forte pulsava il sangue.

Erano quegli aspetti di lei che lo stregavano. Quella purezza d'animo e ingenuità che mostrava delle volte e al tempo stesso quella determinazione, sicurezza, coraggio e fierezza che ormai la caratterizzavano.

«Sai Sasuke-kun, ora ti mostro io un gesto che spero sia più comprensibile del tuo».

L'alito caldo con il quale Sakura aveva pronunciato quelle parole lambì la pelle delle labbra del moro facendolo deglutire rumorosamente.

La rosa si spinse pericolosamente vicina a lui e in un istante le loro labbra si unirono nel loro primo bacio.

Quelle labbra erano così calde e avvolgenti da offuscargli la mente. Quelle piccole mani che timidamente si erano posate sul suo petto erano talmente ardenti da scombussolarlo completamente. Era totalmente in balia di lei.

Senza rendersene conto il giovane non le diede il tempo di allontanarsi che nuovamente le sue labbra avvolsero le sue, questa volta spinte dal desiderio di assaporarle a fondo avidamente, come se fossero state una sorgente d’acqua e lui fosse stato terribilmente assetato.

E prima di staccare completamente il cervello la sola cosa a cui riuscì a pensare era a quanto fosse stato uno stupido ad aver privato il suo corpo e il suo cuore per così tanti anni di quella sensazione così calda e potente da inebriargli i sensi.

In un minuto quel bacio era riuscito a mandare in pezzi il muro che Sasuke aveva costruito con fatica e in lunghissimi anni di vendetta e solitudine attorno al suo cuore.

Quando si staccarono e la vide con il fiatone, le labbra gonfie e lo sguardo appannato, Sasuke temette seriamente di avere un infarto in corso.

«Qu...questo era un si?» chiese cercando di darsi una controllata. Non voleva fare la figura dell'adolescente in preda a una crisi ormonale.

Il cuore tamburellava nella cassa toracica talmente veloce che si dovette portare la mano destra sul petto per impedirgli di poter esplodere. Iniziò a sudare freddo e a preoccuparsi decisamente per la sensazione provata qualche istante prima che l'aveva scosso terribilmente, quasi in maniera brutale.

Nel vederlo in quella situazione Sakura non poté che scoppiare a ridere, ma non appena razionalizzò la situazione e percepì sulle labbra il sapore ancora caldo di Sasuke quella risata si tramutò presto in singhiozzi.

«Tu sei pazza, lo sai?»

Con ancora le lacrime intrappolate tra le folte ciglia, la rosa posò del tutto inaspettatamente la sua fronte su quella di Sasuke facendogli tornare in mente la scena d’addito con il fratello e destabilizzandolo ulteriormente. Quanti infarti in una giornata avrebbe sopportato il suo cuore? Sasuke stava per dire qualcosa quando le due dita della giovane si posarono sulle sue labbra per zittirlo.

«Si» sussurrò impercettibilmente.

« E vai ! Si cazzo ! »

« Ehi ma ti vuoi stare zitto ?! »

« Di questo passo i vostri figli potrebbero essere coetanei! »

« Hai ragione Choji ! »

« Ti sei sposato oggi e già pensi ai figli ? »

« Shika, tu e Temari a che punto siete ? »

« Shikamaru ! Tu e mia sorella dovreste essere precisamente a cosa ?! »

« Kazekage-sama la prego non riempia di sabbia il corridoio dell'ospedale »
«Insomma silenzio ! Voglio capire se si stanno baciando. Volete forse che ci scopra... »

 

 

Sakura spalancò la porta trovando le orecchie di tutti gli invitati posate su una superficie trasparente che ormai non c'era più. Alcuni, come Naruto e Choji persero l'equilibrio, altri, come Shikamaru e Kakashi tentarono la fuga.

Ma ormai era troppo tardi. Il frenetico vibrare del sopracciglio sinistro di Sakura Haruno non lasciava alcuna speranza.

«SHANNARO !!!»

 

La rosa si stirò con le mani il kimono stropicciato, si assicurò di aver ancora legato per bene il fiocco tra i capelli e si sedette come se nulla fosse davanti al giovane Uchiha che le mostrava uno sguardo misto di orgoglio e terrore.

Questa donna è degna di essere un'Uchiha

 

«Pensi che il fatto che abbia appena tentato di uccidere buona parte del villaggio e il fatto di aver accettato di sposarti, possano essere in qualche modo correlati?»

E nel momento in cui Sasuke si stupì del suono che poteva avere la propria risata, si rese conto di essere irrimediabilmente salvo.

  
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